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Cameron Noah Blackthorne
Girava e rigirava tra le dita uno dei portachiavi più brutti che avesse mai visto in vita sua, era stato costretto a chiedere in prestito la macchina di sua madre per la serata Star Wars a casa di Ziggy, visto che la sua era dal meccanico per un guasto di cui non capiva nulla. Non gli erano mai piaciuti i motori e il mondo delle macchine in generale, nonostante ciò era cosciente dell'utilità di quei trabiccoli a quattro ruote, l'unica cosa su cui aveva messo mano sulla sua era l'assistente di bordo personalizzandone la voce con il suo personaggio preferito di Stars Wars, Yoda. Si divertiva a sentirlo parlare, a volte accendeva l'assistente di bordo anche se non gli serviva, solo per interagire con Yoda come se fosse una persona reale. Era un appassionato di quei mondi che molte persone definivano "nerd" per essere gentili, o "pazzoidi" se volevano offenderlo, era così immerso in quelle dimensioni create da menti brillanti (a tratti deliranti) che cercava sempre di portarne un pezzetto nella sua vita. Gadget, videogiochi, blu ray, poster e chi più ne ha più ne metta. Non si vergognava di dire a voce alta che era un nerd in piena regola, lottando per far capire a chi lo guardava con disprezzo che quegli universi che apparivano così lontani in verità parlavano dell'umanità intera. Con alcuni non c'era davvero verso di fare breccia e ci rinunciava puntualmente, ma con altri era ruscito ad aprire un piccolo spiraglio di comprensione. Non voleva essere una specie di Messia del verbo Nerd, però difendeva la sua posizione se veniva additato come stupido per i suoi gusti personali. Per anni da bambino era stato trattato come un emarginato per via dei suoi poteri che avevano ritardato a farsi trovare, aveva permesso agli altri bambini di farlo sentire sbagliato, crescendo aveva sviluppato una specie di repulsione per quella sensazione. Nessuno poteva permettersi di farlo sentire sbagliato, bastava lui a rimproverarsi da solo nei suoi momenti di solitudine, a tutti gli altri non era permesso quel lusso. Infatti crescendo si era circondato di persone che lo accettavano per quello che era, tra cui Ziggy che lo stava aspettando per una maratona IMPORTANTISSIMA. 'Perché mamma ci sta mettendo tanto?' dopo aver preso le chiavi della sua macchina stava per andarsene, ma Jennifer gli aveva chiesto di aspettare un momento. Cam iniziò a tamburellare quella faccia di gatto piena di glitter argentati sul palmo della sua mano, cosa stesse attendendo era un mistero. Se entro una manciata di minuti sua madre non tornava, era pronto ad andarsene senza una spiegazione. il suo countdown mentale era agli sgoccioli quando finalmente Jennifer arrivò stringendo tra le mani una bottiglia di vino, Cam sgranò gli occhi, gli stava suggerendo di ubriacarsi con Ziggy? "Ma', ho già comprato tutto quello che ci serve per la serata." indicò la sua busta che conteneva piatti, bicchieri e tovaglioli a tema Stars Wars più qualche pacchetto di patatine. "Cosa hai capito, zuccherino? Questo è per la signora Penbrook che vive nel palazzo di Ziggy, le ho promesso in pasticceria che le avrei fatto assaggiare il vino artigianale che io e tuo padre abbiamo provato a fare quest'anno." la donna avvolta in un grembiule rosa shocking spinse tra le mani del figlio quella bottiglia, facendogli cenno di andarsene senza fiatare. Cameron rimase per un istante a fissarla mentre si levava quel festival del kitch di dosso e tornava a sembrare una persona normale con un semplice paio di jeans mid wash e una mezza manica verde chiaro. Certe volte si chiedeva da chi avesse ripreso perché come carattere non somigliava affatto ai suoi genitori, o per lo meno questo era quello che si ripeteva quotidianamente. Scosse la testa e non aggiunse nulla altrimenti sarebbe rimasto intrappolato in qualche conversazione infinita, "ciao, ma'!" si limitò a dire mentre si fiondava fuori casa con la velocità di Flash, potere che gli invidiava come pochi.
Svoltò a destra sentendo l'adrenalina crescere, parcheggiò la macchina di sua madre con attenzione, non voleva sorbirsi lamentele per eventuali graffi o cose che non aveva fatto lui. Prese la busta dal lato passeggero dopo aver inserito il freno a mano, si guardò attorno sconsolato, quell'auto era una specie di ripostiglio, c'erano attrezzi di cucina, scatoloni e arnesi di tortura che le sue sorelle definivano make-up. Cam tenne le mani a debita distanza dalle cose di sua madre prima di scendere e chiudere a chiave quel ripostiglio a quattro ruote, attraversò la strada e s'imbucò attraverso il cancelletto principale che aveva tenuto aperto per una signora che non conosceva piena di buste. Con un cenno di saluto alla donna si catapultò dentro al piccolo palazzo, non c'erano tantissimi appartamenti, cosa che apprezzava decisamente, non gli piacevano i posti affollati. Si fermò al piano terra dalla signora Penbrook, suonò vigorosamente il campanello affinché si sbrigasse, Chewbecca lo avrebbe sgridato nella sua lingua madre se fosse arrivato in ritardo. Dovette suonare almeno tre volte prima che una donna sulla sessantina gli aprisse fissandolo con aria diffidente. "Salve, sono il figlio di Jennifer della pasticceria. Questo è per lei." allungò la bottiglia di vino verso la signora che invece di aprirsi in un sorriso, fece un passo indietro socchiudendo la porta. "Hey, boyscout. Io non voglio niente. Non vendevate biscotti una volta?" la signora Penbrook era davvero strana, possibile che avesse sbagliato appartamento? Eppure sul campanello il cognome era giusto. "Io veramente... non vendo nulla, è un regalo da parte di mia madre." esitò nello scegliere le parole per rivolgersi alla donna, forse aveva qualche problema di memoria che Jennifer si era dimenticata di nominare? Ecco perché non ci era andata lei di persona, 'alla faccia di Sauron!' pensò con un sorriso storto sulle labbra. "Se non lo vuole me lo porto via!" le diede le spalle e si avviò verso la rampa di scale per raggiungere Ziggy, accidenti agli imprevisti! "Aspetta ragazzino, Jennifer Blackthorne?" forse un lampo di lucidità o forse vedere quel buon vino allontanarsi dal suo raggio visivo le aveva fatto cambiare idea. "Proprio lei." si girò verso la signora Penbrook per guardarla negli occhi, erano di una strana sfumatura di grigio, sembrava di fissare un acquitrino sporco. Cam non si mosse, la osservò uscire dal suo rifugio per andare verso di lui, afferrare la bottiglia e richiudersi la porta alle spalle senza un grazie. "Beh, almeno non ha chiamato la polizia." sollevò le spalle e corse a perdifiato fino a raggiungere l'appartamento del suo amico, suonò due volte di fila, un po' perché temeva che la signora Penbrook fosse una matta e tornasse a cercarlo con un bastone, un po' perché moriva dalla voglia di vedere il suo amico. "Min Venn*! Sono pronto per viaggiare nello spazio a bordo della Millennium Falcon, ho portato un paio di cose che potrebbero piacerti." gli allungò la busta al cui interno c'era il necessario per contenere cibo e bevande a tema della loro saga preferita. "ho lasciato Sonic a casa perché quando ci sono dei rumori che non gli piacciono nei film inizia ad abbaiare, pensa che odia la Marcia Imperiale. Ma come si fa? Certe volte penso che abbia problemi di udito, non può non piacergli!" rise di gusto ripensando alla prima volta che aveva visto Star Wars sul divano del suo seminterrato con Sonic accanto, si era accanito contro la televisione quando era iniziato uno dei pezzi musicali più famosi della storia del cinema. Seguì il suo amico Ziggy verso il piccolo banchetto che aveva preparato per loro, senza attendere inviti prese una patatina e se la mise in bocca in segno di apprezzamento. "Star Wars e le verdurine crude non si abbinano bene, è come mettere il ketchup sulla cioccolata!" non poteva trovarlo più d'accordo, accompagnare cibo poco invitante a un film di grande livello era un insulto. Gli piaceva Ziggy, si erano conosciuti per caso e poi avevano scelto di rivedersi, era facile trovarsi in sua compagnia, non ci si poteva annoiare vista la sua inesauribile energia. Certe volte si lasciava contagiare dall'entusiasmo di Ziggy anche quando non voleva o era di malumore, era uno dei motivi per cui lo apprezzava e aveva intenzione di scoprirne altri continuando a conoscerlo. Un nuovo amico nerd era sempre il benvenuto con Cameron, ovvio non quegli spocchiosi che si dichiaravano puristi e altre stupidaggini da idioti che si considerano degli eletti in quanto nerd. Non aveva mai capito quel tipo di persone, nessuna categoria era elitaria per lui, il singolo individuo era ciò che faceva la differenza, non i suoi gusti o il suo lavoro. "Non ti preoccupare, io bevo di tutto!" seguì Ziggy con lo sguardo mentre andava a prendere un paio di coca cola extra per la loro maratona. "Come non lo trovi? Se vuoi dopo ti aiuto a cercarlo!" lo disse con solennità, non si poteva lasciare un costume di Chewbecca perso chissà dove. "Io ho messo la maglietta che ho comprato all'evento di Star Wars dello scorso anno in centro, tu ci sei andato? Ho lasciato tutti i miei averi lì, volevo portare la spada laser oggi, ma mi sembrava un po' eccessivo." si accomodò sul divano del salottino open space, si guardò un po' intorno il posto era piccolo, ma era davvero delizioso. Fece una smorfia involontaria rendendosi conto di aver usato la parola delizioso nei suoi pensieri, la sentiva ripetere troppo spesso da sua madre, doveva trovare il modo di eliminarla dal suo vocabolario. Un uomo non usava certi termini, a parte suo padre Hugh per non contraddire sua madre, era saggio ad adattarsi all'ecosistema famiglia invece di creare caos inutile, a quello ci pensava sua sorella Clover. "Stamattina ho lavorato, ho fatto l'ultimo addestramento con Sugar, un pastore tedesco che domani entrerà ufficialmente nella polizia. Mi dispiace sempre quando se ne vanno, però sono contento per lui, ha un buon partner, ha passato il Cam-Scanner!" ridacchiò parlando dell'agente Lungvar, un uomo sulla quarantina, padre di famiglia e nonno (piuttosto giovane). Gli era piaciuto il suo modo di rivolgersi a Sugar come se fosse uno dei suoi figli, ne aveva tre per la precisione, lo trattava come una persona piuttosto che come un semplice animale. Aveva conquistato moltissimi punti agli occhi di Cameron, lo aveva incontrato tre volte prima di decidere che la sua prima impressione fosse quella giusta, era il padrone adatto a Sugar. Non capitava così spesso che i suoi cani avessero dei match così positivi, ma non poteva scegliere lui gli abbinamenti, quindi la maggior parte delle volte non poteva far altro che mordersi la lingua e salutare i suoi amici a quattro zampe con calore. Lasciò che Ziggy facesse gli onori di casa, gli allungò il telecomando, poi si sporse verso il suo amico con espressione dubbiosa sul viso. "Posso chiederti una cosa? Ma la signora Penbrook al piano di sotto è un po' matta?" ripercorse mentalmente la sua esperienza prima di mettere piede a casa di Ziggy, era davvero una di quelle storie che valeva la pena di aggiungere alla lista degli eventi bizzarri di Cam. Di sottofondo intanto si sentiva il telegiornale, era il canale su cui avrebbero transitato prima di mettere l'ingresso del blu ray e godersi la loro saga preferita. "Un'epidemia di massa, non era mai accaduto nulla del genere a Besaid. Signor sindaco ci dica, quali sono i suoi piani per questa emergenza?" non sentirono mai la risposta perché si era avviato il lettore, a quel punto Cameron si appoggiò con la schiena al divano, non voleva rallentare l'inizio della maratona, ma un'altra domanda gli premeva sulla lingua. "Tu cosa pensi di questo Sykdom, potrebbe capitare anche a noi?" il silenzio dopo le sue parole era pesante come piombo, forse non avrebbe dovuto tirare fuori un argomento così serio, eppure era da quando quella notizia circolava al telegiornale che una specie di formicolio lo attraversava al solo pensarci. Era preoccupato, una sensazione che non sentiva di poter condividere con chiunque, se c'era una cosa che odiava era parlare dei propri sentimenti. In quel momento non aveva fatto in tempo a frenare la lingua, ormai non poteva ritirarsi dietro la facciata di non curanza che riservava a quel tema. Sperava soltanto che Ziggy non lo avrebbe preso per paranoico.
Min Venn = amico mio in norvegese
Edited by Aruna Divya - 16/6/2022, 14:15
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