Every time I don’t, I almost do

Fabian ft. Charlotte | Istituto Mordersønn | 05.05.2022

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  1. 'misia
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    Non le erano mai piaciute le sorprese. Preferiva pianificare ogni dettaglio con attenzione, sapere esattamente che cosa aspettarsi da ogni situazione ed essere pronta per affrontarla. Per questo la visita inaspettata di Fabian l’aveva inizialmente destabilizzata. Perché era lì? Quale era il motivo della sua visita? Era legato al virus o a qualche altra questione di salute? Non sarebbe stata la prima volta per lei che qualcuno cercava di avvicinarsi nella speranza di ottenere un aiuto per varcare le porte della clinica. Non era semplice essere accettati al Mordersønn, un luogo di eccellenza che studiava con attenzione i propri pazienti prima di inserirli all’interno della struttura. Generalmente si trattava di individui con un nome, di figure in grado di pagare per la giusta assistenza o di personaggi con una particolarità interessante, che loro studiavano dietro le quinte, per arricchire il loro database. Per tutti gli altri esisteva l’Ospedale pubblico di Besaid. Non era raro però che alcuni individui cercassero di ottenere trattamenti di favore frequentando qualcuno che lavorava all’interno e che poteva quindi spingere con il Consiglio per facilitare l’ammissione. Nel caso di Charlotte, però, nessuno era mai riuscito nell’intento. Il suo lavoro, dopotutto, veniva sempre prima di ogni altra cosa. Prima delle relazioni, prima degli affetti, prima del suo tempo libero. Le era capitato spesso di cancellare all’ultimo minuto una cena con qualche amico perché doveva terminare di stilare degli importanti documenti per l’Istituto. Una o due volte aveva persino cancellato dei viaggi a Fløen, per andare a fare visita ai suoi genitori. Quello che aveva se lo era costruita da sola, con impegno e molta fatica e non avrebbe quindi permesso a niente e a nessuno di portarglielo via.
    Continuò a guardarlo con l’apparente sicurezza che la accompagnava in ogni momento. -No, non temere, abbiamo tutto sotto controllo. - mormorò, semplicemente, cercando di sviare l’attenzione dall’argomento più scottante del momento. In realtà ci sarebbero state tante opzioni per aiutare l’Istituto: finanziamenti, persone che si offrivano volontarie per partecipare allo studio di quel nuovo virus una volta certi di averlo contratto. Non le sembrò comunque il caso di farlo presente o di invitarlo a prendere una delle strade disponibili. Al momento avevano una lunga lista di finanziatori che li aiutava a mantenere i bilanci in verde e a investire su tecnologie sempre nuove. I volontari invece sarebbero arrivati con il tempo, senza che ci fosse il bisogno di farlo presente ed evitando così che qualcuno potesse mettersi a rischio solo perché sperava di ottenerci qualche guadagno. La gente era disposta a fare qualunque cosa per un po’ di denaro. Ne aveva visti tanti in quegli anni nei piani più nascosti dell’Istituto. Certo non pensava che Fabian potesse essere annoverato all’interno di quella lista, ma a volte bastava dire una cosa a qualcuno perché questa, involontariamente, arrivasse anche alle persone sbagliate. Aveva imparato a dosare le informazioni con grande attenzione e a fare le dovute richieste solo a chi poteva soddisfarle in quel preciso momento. Immaginava, poi, che la sua fosse stata solo una frase di circostanza, qualcosa imposto dalle regole della cortesia e nulla di più.
    Lo vide arrossire leggermente quando lei gli disse che pensava di fosse completamente dimenticato di lei. La cosa la incuriosì, non erano reazioni spontanee a cui era abituata visto che nel suo mondo era molto più importante apparire che mostrare la verità. Le sue parole successive le strapparono un veloce sorriso sincero che non riuscì a occultare in alcun modo. Era sempre piacevole ricevere dei complimenti, anche quando questi non erano espliciti. Trovò molto curioso il fatto che lui avesse desiderato a lungo di scriverle, decidendo però sempre di rimandare in attesa di un momento migliore che non era mai arrivato fino a quel giorno. Lei non si era mai messa simili problemi. Quando si era ritrovata a fare il primo passo lo aveva fatto, senza tirarsi indietro e senza chiedersi se fosse o meno la cosa opportuna da fare. Con Fabian, invece, aveva semplicemente deciso che le loro differenze erano inconciliabili e che la prima opinione che si era fatta di lui era abbastanza per lei per decidere di erigere un muro. Ritrovarselo lì quindi, in maniera del tutto inaspettata, aveva rimescolato tutte le carte e aveva acceso una piccola scintilla di curiosità in lei. Forse erano proprio quelle differenze a renderlo così particolare rispetto a chiunque altro avesse incontrato sino a quel momento. Fu sul punto di rispondere ma il cameriere li interruppe, lasciando in sospeso il discorso almeno per qualche minuto. Fu un bene, pensò, visto che effettivamente neppure lei gli aveva scritto e trovare una buona motivazione in quel poco tempo, che fosse diversa dalla verità, non sarebbe stato affatto semplice e lo avrebbe probabilmente allontanato. Si limitò quindi a raccontare come erano trascorsi i suoi giorni, tra riunioni e preoccupazioni varie legate all’istituto. -Oh, no. Dire che le sorti dell’Istituto ricadano tutte sulle mie spalle credo sarebbe troppo. Non sono poi così importante qui dentro. - aggiunse, lasciandosi andare a una leggera risata. Le sarebbe piaciuto trovarsi ancora più vicina al vertice, sentire di avere un potere così grande come quello che Fabian aveva descritto, ma in realtà sapeva che sarebbe bastato un solo passo falso perché Niko decidesse di licenziarla in tronco senza alcun ripensamento. Nessuno era indispensabile lì dentro, neppure lei. -Faccio solo il possibile per mantenere il mio lavoro. - aggiunse quindi, con un sorriso di circostanza che avrebbe potuto far pensare che con quelle parole cercava soltanto di sminuirsi, ma in realtà era la cruda verità. Quando si metteva piede in quell’Istituto, oltre la facciata luminosa che mostravano al mondo, si doveva accettare di scendere a molti compromessi per poter mantenere intatto il proprio status.
    A quanto pare il virus aveva creato qualche problema anche nel mondo dello sport, fermando le partite prima del tempo per evitare che il numero di contagi potesse crescere esponenzialmente in occasioni come quelle. In effetti gli eventi sportivi mobilitavano molte persone e potevano rivelarsi una bomba a orologeria se non arginati correttamente. -Comprendo, sì. - mormorò, come se quel pensiero si fosse acceso in lei solo in quel momento, mentre lui parlava e le illustrava le sue problematiche. Charlie si era concentrata solo sul suo lavoro, sul suo spazio circoscritto e non aveva prestato molta attenzione al resto del mondo, che era comunque andato avanti. Aveva pensato che, visto che la sede della società sportiva si trovava a Bergen questo non avesse affatto influito sulle loro vite e invece forse la presenza di cittadini di Besaid all’interno del Consiglio di Amministrazione aveva costretto la squadra a prendere delle decisioni. Aveva sentito tuttavia che il campionato nazionale della Norvegia era andato avanti, visto che il resto del mondo era completamente esterno ai problemi di una cittadina con abitanti dotati di particolari attività. Nessuno al di fuori dei loro confini sarebbe stato intaccato da quanto stava succedendo, eppure aveva udito che anche il resto del mondo aveva dovuto arginare un male che aveva colpito una buona fetta di popolazione mondale. Chissà, forse le due cose erano collegate in qualche modo, forse lo Skykdom attaccava in maniera diversa coloro che erano del tutto privi di particolarità. Chi dei due fosse più fortunato non era ancora possibile dirlo.
    Rivolse un sorriso in direzione del cameriere quando tornò con le loro ordinazioni, posando il cappuccino di fronte a lei per prima cosa e poi il caffè e i biscotti per Fabian. Prese il cucchiaino e lo immerse dentro la bevanda calda, girando tre volte in senso orario per mischiarlo meglio, per poi depositare il cucchiaino nel piattino e prendere in mano la tazza fumante. Rimase a fissarlo mentre lui parlava del loro precedente incontro, della voglia che aveva avuto di rincontrarla ma che non aveva trovato il coraggio prima. Ammise anche che il momento non era certo quello più propizio per parlarne, visto che c’era quello spiacevole virus di mezzo che rendeva il suo lavoro e le loro vite decisamente più complicati. -Se aspettassimo sempre il momento giusto o di fare la cosa giusta, probabilmente non si riuscirebbe mai a fare nulla. - mormorò soltanto, con un leggero sorriso. Prese tempo mandando giù un primo sorso di cappuccino, mentre cercava le parole più adatte per andare avanti e rispondere a quello che sembrava un velato invito a uscire, anche se non c’era alcun piano all’orizzonte, né un giorno prestabilito. L’unica cosa che sapeva era che era davvero curiosa di conoscere quell’uomo che sembrava così puro e sincero, in mezzo a un oceano di persone che si facevano strada solo con le menzogne. Riappoggiò la tazza con il cappuccino, prendendo poi il suo telefono tra le mani e scorrendo l’agenda velocemente, per vedere quando poteva avere una sera libera che non venisse intaccata da problemi o impegni improvvisi. -Vediamo.. - mormorò, ancora con lo sguardo puntato sul display del telefono, unendo le labbra dipinte con un rossetto rosso con aria pensierosa. -Potrei essere libera martedì sera alle 20, la prossima settimana, oppure giovedì, ma potrei fare un po’ più tardi. - disse, prendendo l’iniziativa e proponendo alcune date che per lei potevano essere utili, in attesa di sapere se le loro agende fossero compatibili. -Mi piacciono i bei ristoranti, il cinema, il teatro, il mare e, quando sono del giusto spirito, anche i paesaggi naturali. - mormorò ancora, lasciandosi andare a un leggero sorriso divertito, mentre elencava alcune delle cose che avrebbe gradito fare. -Sicuramente c’è anche dell’altro, ma per il momento non metterei troppe carte sul tavolo. - aggiunse, mandando giù un altro sorso di cappuccino mentre rifletteva su un ultimo dettaglio. -Non voglio saperlo in anticipo. Sorprendimi. - disse ancora, con sguardo deciso e aria tranquilla. In realtà di norma le sorprese non facevano per lei, ma neppure gli uomini come lui l’avevano mai affascinata troppo prima di quel momento, quindi pensò che se proprio doveva inoltrarsi in un campo minato era il caso di farlo come si conveniva, fino in fondo.
    Lo guardò ancora, curiosa di sapere come avrebbe risposto a quelle proposte, se si sarebbe tirato indietro o se, anche lui, avrebbe deciso di mettersi in attacco, pronto a mettere sul campo le sue carte e vedere come sarebbe andata a finire.
     
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