He's my sun, he makes me shine like diamonds

Elise, Eyr & Lucas

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    Fece un’altra piroetta mentre la musica correva veloce attorno a lei a un volume decisamente troppo forte. Non le importava che i vicini potessero lamentarsi di tutto quel baccano, tanto lei non li sarebbe stata a sentire. Capitava di rado che si lasciasse prendere dalla voglia impellente di ascoltare della musica e farsi trascinare dalle emozioni che questa poteva generare, ma quando accadeva non voleva che qualcuno la disturbasse e la riportasse con i piedi per terra. Elise viveva di istanti, di momenti rubati. Che fosse a se stessa e alla sua vita o a quella degli altri non faceva molta differenza. Ancheggiando a piedi nudi sul liscio pavimento in legno si mosse di nuovo verso il bagno, per controllare i suoi capelli. Era tornata al castano, con una sfumatura rossastra. Aveva portato il biondo per un po’ di tempo ma poi si era stancata, preferendo tornare a qualcosa di più simile al suo colore naturale. C’erano dei periodi in cui voleva cancellare quello che era stata, trovare sullo specchio l’immagine più dissimile che fosse in grado di generare. Altre, invece, trovava confortevole rivedere la stessa se stessa che aveva conosciuto quando non era altro che una bambina e ancora non sapeva quanto duro potesse essere stare al mondo. Arden era partita, lasciandosi Besaid alle spalle e lei l’aveva odiata all’inizio. Si era arrabbiata, aveva finto che non le importasse, che non le sarebbe mancata. Poi, quando aveva capito quanto profonda fosse la ferita che l’amica aveva scavato con il suo addio, aveva cercato di riempirla in qualche modo, di annegare tutta quella tristezza con l’alcol perché sparisse il prima possibile. E alla fine aveva deciso che avrebbe fatto in modo che Arden non dimenticasse, che sarebbe andata a trovarla tutte le settimane, che le avrebbe scritto spesso, che sarebbe andata contro il destino.
    Non sapeva se la sua tecnica avrebbe funzionato. Non aveva avuto modo di stare a sentire le esperienze delle altre persone a riguardo visto che lei girava sempre ben lontana dai problemi. Non le importava stare a sentire le preoccupazioni della gente, a meno che non si trattasse di quei pochissimi elementi a cui teneva davvero. Eyr, ad esempio, era uno di quelli, ma lui parlava raramente di sé e ancora meno esprimeva dubbi o perplessità che lo attanagliavano. Aveva provato spesso a comprenderlo, a leggere dietro le sue espressioni o i suoi gesti, ma non era sicura di essere ancora giunta a un buon risultato. Lucas, al contrario, si era aperto molto più velocemente. Era stato semplice entrare in sintonia, sfruttando le ferite che entrambi avevano, non avevano neppure dovuto forzare la mano. Si erano incontrati la prima volta quasi per caso, poi, attraverso le dovute presentazioni, avevano iniziato a vedersi, dando vita a uno strano rapporto a cui non avevano voluto dare un nome. Erano amici? Sì, era possibile. Si sentiva a suo agio con lui, non sentiva la necessità di essere diversa, di nascondere i comportamenti strani o infantili, non si sentiva giudicata. Stavano insieme? No, probabilmente no, ma si divertivano e quello per il momento stava bene a entrambi. Nessuno dei due era geloso delle frequentazioni dell’altro, nessuno aveva fatto dei piani o detto cose poco opportune. Che cos’erano lei e Eyr invece? Tutto. Era un fratello, un amico, un amante, un confidente, a tratti persino la metà migliore di lei. Ma sapeva anche essere la fonte delle sue più grandi gelosie e di tutto il suo fastidio. Sapeva portarla sulla luna con un gesto e poi, il secondo dopo, farla arrabbiare così tanto da farle perdere la testa. Eppure Elise non avrebbe rinunciato neppure a un frammento di quel rapporto, neppure alle cose che la facevano infuriare di più.
    Quel giorno aveva invitato entrambi a trascorrere una giornata con lei appena fuori città. Aveva parlato a lungo all’uno dell’altro e viceversa, ma per qualche motivo non si erano ancora mai incontrati e riteneva quindi che fosse giunto il modo di forzare la mano affinchè questo accadesse. Lucas aveva accettato subito, con la tranquillità che lo contraddistingueva, Eyr, invece, si era rifiutato categoricamente. A nulla era servito il suo insistere e minacciarlo che se non fosse venuto non lo avrebbe mai perdonato. Lui sapeva che non era vero, che Elise gli voleva troppo bene per lasciarlo indietro e quindi era rimasto saldo nella sua idea. Inviperita, quindi, aveva deciso di proseguire comunque con i suoi piani e che sarebbe stato lui a pentirsi di non essere venuto e non lei a perdere l’occasione di uscire. Lei e Lucas avrebbero comunque trascorso una bella giornata e gli avrebbe mostrato il lago, il suo luogo preferito in assoluto. Quello dove scappava, sin da bambina, quando voleva allontanarsi dal resto del mondo e trovare un posto sicuro. Guardò il telefono, nella speranza di trovare un messaggio di Eyr che le diceva di aver cambiato idea e quindi di aspettarlo, invece ne trovò solo uno di Lucas, che le comunicava di essere quasi arrivato. Arricciò il naso con aria indispettita, poi rispose con una semplice faccina che mandava un bacio, prima di infilare i suoi shorts in jeans e una canottiera rosa. Mise su un paio di converse giallo limone, raccolse i capelli in una crocchia un po’ disordinata e poi terminò l’opera con un po’ di trucco. A distanza di qualche minuto era pronta per uscire, doveva solo controllare di aver messo in borsa tutto l’occorrente: patatine, succo di fronte, altre bevande energetiche, un po’ d’acqua, un cocktail di sua personale invenzione di cui non ricordava neppure gli ingredienti, delle caramelle e un telo su cui stendersi. Bene, le sembrava che ci fosse tutto. Prese le chiavi di casa e con un sorriso smagliante sul volto si affacciò a salutare l’amico. -Buongiorno straniero. Credo andremo a piedi, non mi va di prendere la bici. - disse, con aria piuttosto tranquilla, parlando a voce piuttosto alta per farsi sentire mentre si chiudeva la porta alle spalle. Di prendere una macchina o la moto di Lucas, ovviamente, non se ne parlava proprio. Lei preferiva sempre muoversi a piedi quando poteva, un’abitudine che aveva preso da bambine, quando non aveva molte altre opzioni. Iniziò a camminare nella sua direzione, guardandosi attorno ancora una volta, per poi emettere un leggero sospiro. -Eyr ha deciso di non venire. - spiegò, senza troppi giri di parole, con un’espressione che sembrava chiaramente dire che non le andava di parlarne. Non glielo aveva detto in anticipo perché aveva sperato sino alla fine in un cambio di piani, ma era certa che si sarebbero divertiti comunque. Lo abbracciò, lasciando poi un leggero bacio sulle sue labbra e rivolgendogli un sorriso tranquillo. -Da questa parte. - indicò, prima di mettersi a camminare. Probabilmente ci sarebbe voluta una mezz’ora o poco più, non aveva mai tenuto il conto del tempo. -Com’è andata la tua impegnatissima settimana lavorativa? - disse, con un tono un po’ canzonatorio. Lucas faceva un lavoro che lei avrebbe definito strano, ma forse per questo era sempre curiosa di starlo a sentire. Era interessata a quel mondo che non conosceva affatto.
    Prese la sua mano senza neppure chiedere il permesso e continuò a camminare. -Spero che tu abbia preso qualcosa da mangiare. Ormai saprai che io compro solo patatine e strani snack. - mormorò poi, ridacchiando appena. In realtà neppure Lucas sembrava molto organizzato dal punto di vista cibo, ma in pochi potevano raggiungere i livelli che lei e Eld raggiungevano insieme. -Da quella parte, oltre quell’altura. - mormorò, quando si furono inoltrati nella boscaglia, prendendo un sentiero che avrebbe avuto bisogno di una bella potatura. Non era una zona molto frequentata per fortuna, era l’ideale se si voleva stare un po’ da soli. -Ah e… ti avviso. E’ severamente vietato fare commenti negativi sul posto. - disse, mettendo subito le cose in chiaro, mentre continuava ad avanzare. Quando furono ormai quasi al termine della salita lasciò andare la sua mano, iniziando a correre senza un motivo preciso, forse soltanto per arrivare prima di lui ed emettere un urlo al vento. Era arrabbiata ma non aveva intenzione di renderlo palese o far sì che Eyr divenisse l’argomento principalmente della mattinata. Le sarebbe piaciuto farli incontrare, ma forse ci sarebbe stata un’altra occasione. L’urlo si perse dopo qualche istante e allora abbassò lo sguardo, per osservare la riva del lago. Solo allora notò una figura solitaria, sin troppo conosciuta, che se ne stava proprio nei pressi della riva. Assottigliò lo sguardo, facendo schioccare la lingua, per poi arricciare le labbra in un sorriso soddisfatto. Lui era lì. Si ricompose, raddrizzando la schiena e facendo sparire il sorrisetto felice, per poi camminare verso quella figura. -Oh bene, vedo che hai cambiato idea. - disse, soltanto per poi lasciare andare la borsa a terra poco distante da lui e puntare lo sguardo dritto nel suo. Non voleva essere la prima a salutarlo. Voleva che fosse lui a decidere come fare.
     
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    Nel rispetto di tutti i lettori si avvisa che da questo punto in poi sono presenti tematiche di: Descrizioni dettagliate o discussione estesa di contenuti espliciti e non adatti ai minori di diciott'anni: promiscuità e allusioni sessuali.
    Ricordiamo che si tratta di un'opera immaginaria, frutto della fantasia di chi scrive e che non mira a danneggiare nessuno nello specifico.


    La sobrietà di Fabi che mette i disclaimer audaci.


    Aveva detto ok ad Elise, ci sarebbe stato. Glielo aveva chiesto nella solita modalità che aveva la ragazza di chiedere le cose a Lucas, o forse era la modalità con cui chiedeva le cose anche a tutti gli altri indistintamente. Semplicemente aveva espresso un desiderio che demandava di essere esaudito, in quel caso la richiesta era per lui: portarla al lago e conoscere Eyr.
    Elise e Lucas potevano essere assurdi a modo loro. Agli occhi di Lucas molte cose erano particolari di se stesso. Nel suo passato aveva conosciuto una storia che era stata totalizzante, per cui aveva pensato avrebbe potuto mettere da parte chiunque pur di stare con quella persona che viaggiava sempre nei suoi pensieri. Le cose erano andate diversamente, per cui il suo cuore spezzato ne era uscito fuori cambiando forma, richiedendo al ragazzo di rivolgersi altrove, come se potesse in quel modo richiedere altro a se stesso, dipendere da altre persone o non dipendere da nessuno, rivedersi in una nuova veste fatta di imprendibilità. Il passaggio era stato sottile e inaspettato, per molto tempo non se ne era accorto neanche lui di aver superato uno stadio, di essersi evoluto come se avesse cambiato pelle, lasciando una muta invisibile nei posti dei ricordi dove aveva abitato. Quello che era stato una forzatura in principio era diventata la normalità naturalmente, come un passaggio dei tempi. Lucas era diventato un giovane adulto, e le cose non potevano che essere diverse, indiscutibili. Lucas non doveva chiedere niente a nessuno e poteva fare quello che voleva: uscire con Elise? Andava bene, perché aveva voglia di vederla. Incontrare Eyr, che sapeva essere non un compagno qualsiasi, ma il compagno di Elise? Aveva risposto immediatamente di sì, perché sapeva che era qualcosa che avrebbe fatto contenta la ragazza, lui se lo sentiva, e un pò comprendeva il tipo di attenzioni che aveva per Eyr che era il tutto di Elise, un compagno d'armi, forse un amore non ancora intuito, compreso, o sbocciato, sicuramente non in maniera convenzionale. Nulla era convenzionale con Elise: lei e Lucas erano pur sempre amanti, ma per la ragazza non esisteva un vero confine fatto di carezze o taboo in una relazione, e seguiva l'istinto di avere rapporti liberi, promiscui, cosa che aveva preoccupato in parte la mente di Lucas per quel giorno, che aveva immaginato la ragazza avesse fini più particolari per quel loro incontro, per poi ricacciare la sottigliezza immaginata proprio perché non pensava che Elise volesse condividerli entrambi nello stesso momento. Se lo sentiva, lui, che comprendeva la ragazza per molti aspetti perché per tante sfaccettature era proprio come lei. Sentiva il bisogno di fare incontrare due persone che avevano significato tanto per lei, uno il tutto di una vita, passato e probabile futuro, e Lucas che era diventato una parte sempre affiancata a lei, adesso, nel suo presente vivo e luccicante di giovani adulti che si riscoprivano nell'argento vivo di due corpi bellissimi. Lui lo sapeva perché sentiva che aveva pensato molte volte allo stesso desiderio di condividere, in quel caso, in una maniera molto più elaborata, intricata e disonesta, di quella ingenua e genuina di Elise, le donne che amava nel suo presente. Aveva pensato e immaginato moltissime volte di prendere insieme Elise e Sam, più o meno nello stesso momento, e di avere lì con sé Lily a guardare, a pregarlo delle sue attenzioni, ad implorare che le rivolgesse tutte su di lei e lei soltanto, e a bearsi del fatto di lasciarla ad aspettare invano. Se lo ripeteva in modi diversi e diverse volte nella sua mente immaginando diversi esiti: alla fine finiva soltanto in un modo possibile nella sua realtà, rimaneva con lo stomaco ingarbugliato e con la voglia di un amplesso non consumato addosso. Solitamente finiva per correre da una o l'altra per compiere una metà del disegno complesso che aveva bramato, al resto poteva pensarci un pò di ambiziosa fantasia, anche durante il momento. Così gli era sempre morto nel cuore, e da qualche altra parte di lui, il desiderio di chiedere di più. Tanto sapeva e tanto bastava, lui amava condividere quanto gli pareva, ma chiederlo ad una donna che frequentava significava uccidere l'ego di un'altra, ergo per cui, non avrebbe potuto provare per quanto avrebbe voluto di saperne di più. Solo le serate più libertine al Bolgen avevano saputo concludersi in un altro modo, ma non erano né Sam né Elise le compagne di quelle notti, che erano tanto diverse quanto speciali per lui, e ovviamente non erano Lily.
    Lucas rimase assorto dietro quella considerazione spiacevole che gli aveva lasciato una riflessione amara nella mente, e un consueto languore che si irradiava nel petto e scendeva giù chissà dove. Si era vestito velocemente, mettendo qualcosa di comodo che gli stesse bene e che potesse farlo sentire a suo agio, un pantalone morbido di una tuta, un maglioncino color panna e una giacca di pelle, le scarpe comode semi eleganti che potevano portarlo lontano per una passeggiata oppure in un locale qualsiasi, anche mediamente importante, se ce ne fosse stato il bisogno. Aveva riempito uno zaino nero di piccole dimensioni con una bottiglia di acqua e una di vermouth rosso, perché anche l'alcool per Lucas doveva essere dolce, e un pacco di patatine piccanti. Aveva preso la sua moto per arrivare da Elise, rifiutandosi di andare a piedi, ma sapendo che con molta probabilità gli sarebbe toccato lasciarla sotto casa di lei, per la volontà che poteva avere in mente Elise e le idee che potevano in effetti sovrapporvisi, che spesso potevano contraddirsi e quindi non poteva mai sapere l'esito che avrebbe raggiunto la sua giornata quando era con lei. Aveva inviato un messaggio ad Elise avvisandola di essere sotto casa sua. Aveva ricevuto un messaggio con una emoji con un bacio in risposta subito dopo, segno che non ci avrebbe messo molto a scendere dall'appartamento subito dopo, e attese, con il telefono tra le mani con l'idea tutta sua di parlare con Sam. Era una buona idea? Non aveva specificato quel giorno che fine avrebbe fatto, le aveva detto di avere un impegno non appena Elise gli aveva chiesto di raggiungerlo per quella passeggiata, proprio quel giorno che era il suo giorno libero. Chissà se lo avesse chiesto a Elise cosa gli avrebbe detto: nonostante fosse più incline a capire e comprendere come Elise la pensasse, era pur vero che in quel momento sapeva di per certo che Sam, che andava piano, più piano di lui, vivendo più serenamente le relazioni amorose non l'avrebbe mai potua prendere alla leggera come Lucas avrebbe avuto voglia di proporre di fare. E non se la sentiva di abbandonare proprio quello che aveva in virtù di una richiesta a priori sbagliata. Pensò di cercarla con la sua telepatia, chiuse gli occhi per concentrarsi e provare a raggiungerla, ma la connessione si interruppe quando sentì il rumore di una porta che si apriva.
    Dimenticò la possibilità di cercarla, dirle qualcosa, quando Elise aprì la porta di ingresso del suo stabile, e spuntò fuori con una crocchia disordinata nel suo colore castano, novità degli ultimi giorni, e canotta e shorts. Indugiò con gli occhi sul suo corpicino esilissimo, sfoderò il suo sorriso migliore, mentre la guardò richiudere la porta alle spalle e imbracciare meglio lo zaino con quello che aveva preparato per loro. « Ciao straniera. Come desidera. » Le disse, organizzandosi per la risposta. Lui fissò la moto con la catena sotto casa, sapendo che Besaid aveva altro genere di problemi ma non quello di vandalizzare o derubarlo della sua amata Scrambler. Sistemò meglio il portafoglio nella tasca interna della giacca, e il telefono in quella dei pantaloni, lo zaino su una spalla penzoloni, dopo che la ragazza ebbe annunciato la sua volontà di uscire a fare due passi, senza l'utilizzo di alcun mezzo di trasporto. Forse, ma forse davvero, qualcosa si tranquillizzò nell'animo di Lucas al pensiero di essere soli, come lei gli aveva appena rivelato. Semmai sarebbero stati solo loro per quel giorno, e la cosa lo lasciò più soddisfatto di quanto avrebbe immaginato. Si lasciò baciare velocemente e prendere per mano, e poi, complice la testa e i pensieri irrequieti che aveva svolto fino a quel momento, si fermò e la attirò a sé, per baciarla meglio, una mano attorno alla vita sottilissima di quel corpo flessuoso, che doveva ammetterlo, lo mandava fuori di testa. La guardò, cercando di mascherare il desiderio con un sorriso ingenuo, grandissimo. Lucas aveva sempre avuto la bellezza di un principe azzurro e una faccia da schiaffi memorabile, ma fintanto che era bambino non se ne era accorto, vicino ad un uomo che sembrava essere sempre molto più bello di lui, adesso brillava di una bellezza che era solo sua e, purtroppo per gli altri, adesso se ne rendeva capace. « Lo rivedrai. Se non oggi, ci sarà un'altra volta. Vorrà dire che oggi sei solo mia. » Ci andò giù piano a toccare il discorso Eyr che sapeva riusciva a portarla su come a scoraggiarla in un battito di ciglia, e la canzonò un pò a sua volta, da bravo gentiluomo. Se Eyr non sarebbe venuto sarebbero stati solo loro, e a lui incuriosiva conoscere quell'angolo di posto che Elise aveva sempre millantato essere il suo posto preferito di tutta Besaid. Cominciarono a camminare, inoltrandosi in un sentiero che aveva preso il posto dell'asfalto sicuro sotto ai piedi di Lucas, che per fortuna era sempre stato più sportivo e meno dinoccolato dei suoi coetanei e compagni di ruolo, nella sua Londra di un tempo. Pestò un paio di rami secchi che fecero un rumore chiassoso, tanto da stanare figure velocissime che riconobbe in scoiattoli vicini, che andavano piano piano allontanandosi da loro, mentre procedevano ai margini della boscaglia che andava perdendosi lungo la vista, oltre i ciottoli disseminati lungo la strada.
    Gli chiese del suo lavoro, e lui pensò all'ultima copertina che aveva disegnato, un lavoro per una commessa con la casa editrice di Besaid, che aveva conseguito nuovamente in coppia con Beatrice Moretti. « Ho proposto un'altra copertina per una prima edizione di un autore di romanzi norvegese. É un thriller ambientato in una casa da poco scoperta abbandonata, utilizzata per un esperimento da un dottore che vuole provare che sia stregata. » Le raccontò, mentre stringeva la sua mano e avanzava piano sul terreno che cominciava a diventare più impervio. Nessuno dei due aveva delle scarpe adatte ad una vera passeggiata tra i boschi, perciò sperò che le suole lo accompagnassero, e che Elise non fosse stata troppo audace da aver immaginato un percorso più facile. Si affidò a lei, che conosceva il luogo e lo spingeva al suo fianco più avanti, immaginando che fosse solo una futile preoccupazione la sua, e che conoscesse quei sassi come le sue scarpe. Continuò a raccontare della sua copertina, tornando con la mente al lavoro per dettagliarle di più, senza ammorbarla con un discorso di cui non le sarebbe interessato sapere molto. «Non è la copertina più fantasiosa che abbia ideato, ovviamente è il disegno di una casa in chiaroscuro che abbozza figure che si vedono appena, ma penso che ti piacerebbe. Poi te la faccio vedere. » Mormorò, sapiente dei gusti in merito di Elise, eppure non sapendo poi fino a che punto si potesse spingere con quell'idea dell'oscuro e del mistero, e chissà quanto potesse piacerle piuttosto che essere parte di lei. «Mmmm insomma.» Mormorò in risposta all'argomento cibo che aveva sollevato lei. Lucas era un disastro allo stesso modo di Elise in materia cibo salutare, ma lui e Paul avevano promesso negli ultimi mesi di alternare le giornate dello sgarro a delle serie giornate salutari, perché si erano messi in testa di lavorare in palestra con l'obiettivo di tirare su un fisico perfetto. «Diciamo che oggi non conta.» Le disse, stringendole meglio la mano come per farle capire cosa immaginasse, e cioè che erano entrambi due perfetti disastri in merito, e nessuno dei due avrebbe mangiato come si conveniva.
    Gli annunciò che erano vicini al loro obiettivo, indicandogli la meta oltre l'altura che aveva fatto capolino all'orizzonte. Passò la mano libera a farsi strada nel sentiero che diventava più stretto e cominciava a diventare pieno di sterpaglie, un rovo con qualche bacca rossa qua e là spuntò a farsi beffa di loro ad ostruire il passaggio, ed Elise lasciò andare la mano di Lucas per farsi strada prima di lui, e corse come chi sapeva la direzione che aveva di fronte, sapendo bene dove stesse andando, oltrepassando lui di qualche metro. Si affacciò oltre la visuale, per rimirare un lago di piccole dimensioni, le cui acque illuminate lo accecarono per qualche secondo finché non si abituò alla vista. Elise fece un urlo, che Lucas non seppe identificare bene se non pensando che sapesse di frustrazione, e si avvicinò a lei per raggiungerla finché entrambi non misero a fuoco la figura di un ragazzo sulla riva del lago, sotto di loro e sotto l'altura rocciosa che stavano percorrendo. Non ci volle molto a capire per Lucas che fosse proprio Eyr. Il ragazzo li guardò alzando la testa e poi portò subito il viso altrove, guardando qualcosa che Lucas non poteva vedere. Vide il sorriso di Elise che si animò tutta nel rendersi conto che la sua missione era effettivamente compiuta, e aveva fatto centro. Eyr si era presentato. Lucas la seguì, e si posizionò dietro di lei, avanzando piano prima di entrare nel campo visivo di entrambi. Beh, non era esattamente andata come aveva previsto ma non poteva farci niente, oramai erano lì tutti e tre, proprio come Elise aveva progettato. Non sapeva cosa pensasse Eyr, che mai aveva visto prima di allora, ma qualcosa nella sua postura e nel fatto che non avesse un sorriso felice dipinto in viso gli fece immaginare che doveva aver pensato qualcosa di simile a quello che in maniera indagatoria ma senza fondamento aveva immaginato Lucas. Forse aveva avuto ragione prima, o forse avevano ragione entrambi, o forse poteva esser tutto e niente insieme a realizzarsi in ogni caso, perché Eyr lo guardò scrutandolo e lui fece lo stesso, guardando lui e cercando di aprire il suo sguardo senza chiuderlo e ridurlo a due fessure, ma a fissarlo attento con un cipiglio interrogativo sul volto. Poi scrollò le spalle, e porse la mano in sua direzione, non sapendo se l'altro avrebbe mai pensato di stringerla. «Ci conosciamo alla fine, Eyr. Io sono Lucas, Elise mi ha parlato molto di te. » Sì, Lucas sapeva essere un ragazzo educato e per bene, e aveva un aspetto per cui molte persone avrebbero ucciso, e allo stesso modo sapeva essere leggero come colpire nei punti giusti, e sapere esattamente le cose che avrebbero potuto dar fastidio ad un uomo, come mascherarle con fare spontaneo. Non era importante che Elise avesse parlato ad Eyr di lui, poteva anche essere che non avesse parlato affatto di lui e non sapesse nulla di Lucas, ma lui sapeva molte cose di Eyr perché sapeva quanto Elise tenesse a lui. Quello lo faceva sentire in vantaggio, proprio perché sapeva che Eyr aveva il cuore di Elise tra le sue mani tormentate, e questo poteva farlo divertire per tutta la giornata a giocare un pò con lui, e gli era lecito farlo.
     
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    Perché si trovasse a gelarsi il culo contro una roccia scagliata dall'alto e incastonata sulle sponde di quel lago Eyr proprio non lo sapeva. Era colpa di Elise. Elise che lo faceva impazzire, eccitare e incazzare tutto in una botta sola. Incredibile. Si strinse il maglione contro, una roba grigiastra appartenuta a chissà chi della setta, per sentirlo aderire allo stomaco puntellato dalla pelle d'oca. Erano giorni che si sentiva uno schifo. Forse è il morbo che sta ammazzando mezza città. Concluse mentalmente senza che quel pensiero suscitasse una particolare emozione in lui. Avrebbe dovuto avere paura? Probabilmente sì, ma riusciva solo a pensare al fatto che Elise ci tenesse abbastanza a quel tizio da desiderare di fare le presentazioni, manco si stessero per sposare. Lo faceva per farlo incazzare, era palese, lì per lì c'era anche riuscita e Eyr aveva detto subito no, assolutamente, che cazzo me ne frega. A indispettirlo era stato pensarla offrirgli quella spiacevole gita al lago convinta che Eyr non avesse altro da fare che perdere il proprio tempo a conoscere qualcuno che avrebbe volentieri ucciso alla prima occasione disponibile. Non era la prima volta che Eyr sognava momenti del genere immaginandosi
    Poi c'era il fatto che quei due scopavano a fargliele girare, ovviamente. Quella mente deviata non riusciva a comprendere perché qualcuno potesse aver bisogno d'altro quando c'era lui, non arrivando ad afferrare che il problema stava proprio nella sua incostanza: un momento avevi tutta la sua attenzione e quello dopo, per Eyr, contavi meno di niente. O così ti faceva credere. Sbuffò e l'aria uscì forte dal naso. Era condensa quella? Si mosse per trovare una posizione più comoda, la pietra gli graffiò le spalle e minuscoli pezzettini si incastrarono tra le maglie di ciò che indossava senza che lui se ne accorgesse, intento com'era a guardare un punto preciso da cui aveva deciso che sarebbero arrivati. Conosceva quel posto, lei glie lo aveva mostrato in precedenza, e non aveva senso guardare poeticamente verso l'acqua e fingere d'essere lì per un'altra ragione al di fuori di quella per cui era venuto. Se doveva ammazzare qualcosa, non sarebbe di certo stato il tempo. Tirò su col naso e gli occhiali da sole si sollevarono, lasciandogli vedere il mondo in tonalità più accese di quanto le lenti gli permettessero. Il suo era quasi sempre uno sguardo dai toni color seppia, ma sapeva comunque distinguere l'oro dei capelli di Elise quando li vedeva. Riusciva a farlo incazzare con una tale veemenza da confermargli che di lei ce n'era una copia sola al mondo, e che quella copia gli apparteneva. Per questo si era adirato sentendo quella stupida proposta. Non gli interessava neanche cosa provasse, il semplice pensiero di loro due insieme gli faceva salite il sangue al cervello. Era sua, cazzo, sua e basta. Per questo aveva detto no, certo che no con una flemma tale da sembrare disinteressato o morto. E forse all'inizio era stato così, disattento, perché glie lo aveva detto mentre era intento a fare qualcos'altro che riteneva più importante, ed era uscito sbattendo la porta. Poi però Eyr ci aveva improvvisamente ripensato. Dubitava sarebbe stato interessante ma toccava a lui rendere divertente quell'incontro, e Eyr aveva un modo tutto particolare di divertirsi. Di solito iniziava in un modo e finiva per scapparci il morto. Si chinò di lato a prendere la birra che aveva stappato portandosela alla bocca. Altre tre, l'accendino e poco altro giacevano sul fondo dello zaino poggiato ai suoi piedi. Quando li vide apparire fu quasi d'un botto nonostante avesse ancora lo sguardo puntato proprio in quel punto. Assottigliò gli occhi, si tenevano per mano o era solo la gelosia a fargli vedere certe cose? Li osservò dirigersi verso di lui e non mosse un muscolo neanche quando Elise buttò la borsa per terra quasi ai suoi piedi, tanto vicina da sentirne lo spostamento d'aria mentre atterrava. Sentiva anche il profumo di Elise mischiato a quello più mascolino del tipo, a cui tra l'altro non aveva rivolto ancora neanche un cenno. «Che cosa hai fatto ai cappelli.» Non era una domanda, era una semplice constatazione e suonava delusa. Finse anche di non aver registrato il sorriso e la felicità nella voce di Elise quando l'aveva salutato. Un tipo alto dalla faccia da idiota le stava dietro e lui si preoccupava di non vedere l'oro dei suoi capelli, l'unica luce che si permetteva di guardare di tanto in tanto. Solo quando l'altro parlò Eyr ruotò il viso sull'asse lunga del collo, puntando gli occhi nei suoi lasciandogli immaginare che lo stesse osservando senza che di fatto potesse averne l'assoluta certezza. Spaesava la gente quella cosa. Annuì due vole. «Lo so.» Abbassò gli occhi giusto per osservare la mano dell'altro tesa e assaporare il piacere di non stringerla. «Lei di te per niente, Luca. Mi dispiace.» Sbagliò appositamente il nome mentendo due volte in una sola frase. Uno, Elise gli aveva parlato di lui purtroppo, due, non gli dispiaceva di niente. Atteggiò la faccia in un'espressione che voleva dire non la prendere sul personale, piegando leggermente la testa per finire di bere la bottiglia che teneva presa per il collo di vetro. Ricacciò la testa in giù schioccando le dita e buttando la birra vuota sulla riva prima di darsi una spinta e piantare tutti i piedi a terra. Si avvicinò a Elise, solo dopo lo scambio di battute e la stretta di mano mai consolidata sembrò abbastanza sereno da salutarla facendosi incredibilmente vicino a lei. Si chinò poi con incredibile lentezza, le labbra vicino al suo orecchio per dirle piano - ma non abbastanza: «No Eli. Non è il tuo tipo.» Guardando dritto verso Lucas al di là della spalla della ragazza. Ci fu un momento di sospensione che parve durare un'eternità, che Eyr poi spezzò distogliendo lo sguardo per colmare la distanza tra le proprie labbra e quelle di Elise. Se lei glie lo avrebbe Si prese il tempo di baciarla, le dita ora lungo la sua mascella e giù fino al collo. La lasciò andare di scatto, tirandosi indietro quasi con violenza mentre un sorriso raggiante da folle si apriva lì dove prima c'era la bocca di Elise. Le avvolse un braccio intorno alle spalle attirandola a sé e più lontano da Lucas. «Che ne dite di giocare a un gioco? Per rompere il ghiaccio e conoscerci meglio. Non che voi ne abbiate bisogno. » Guardò lei e poi lui, l'umore ora sembrava essere dalla parte opposta di come era iniziato ma con un che di ancora gelido, preoccupante. La lasciò andare e si accomodò per terra, tirando fuori dallo zaino le due birre che piantò al suolo prima di stapparne un'altra per sé. «Obbligo o verità! Inizio io. Vediamo. Luca! Mi sembra doveroso: obbligo o verità? Pensaci, mi raccomando. » Bevve un sorso e allungò le gambe. Sbatté la mano per terra vicino a lui, invitando Elise a raggiungerlo. Sembrava apparentemente sereno.


    "The Devil is real.
    And he's not a little red man with horns and a tail.
    He can be beautiful. Because he's a fallen angel,
    and he used to be God's favorite"

     
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    Il motivo effettivo che l’aveva spinta a organizzare quella giornata non era chiaro neppure a lei. Era stato strano, sotto certi aspetti, riuscire a legare in maniera così naturale con Lucas, riuscire a percepire una comunione d’intenti che l’aveva fatta sentire al sicuro, capita. Forse per questo aveva pensato che fosse il caso di presentarlo a Eyr, perchè sentiva che Lucas poteva diventare un ottimo amico, qualcuno che sarebbe rimasto a lungo nella sua vita e che forse non sarebbe andato più via. Considerando quindi quanto Eyr fosse importante per lei aveva sentito la necessità di presentarglielo, di renderlo partecipe di quel nuovo legame, forse sperando che potesse andare a genio anche lui, che potesse accettare di farlo unire al loro ristretto gruppo. Il motivo più intimo, tuttavia, era che sperava di vedere un briciolo di gelosia in lui nel vederla così legata a un’altra persona, un luccichio che le facesse capire quanto anche lui tenesse a lei, sebbene non lo dicesse mai in maniera aperta. Non c’erano mai state definizioni tra di loro. Le cose accadevano e basta, senza che ci fosse bisogno di dare spiegazioni o di parlare di quanto era o non era accaduto. Era stato così per anni, eppure nell’ultimo periodo si era resa conto che per lei qualcosa aveva iniziato a mutare, che ci fosse un certo fastidio nascente che le impediva di vivere tutto con la stessa leggerezza di sempre, una leggerezza che era tornata invece nel suo rapporto con Lucas. Non sentiva quella stessa scossa all’altezza dello stomaco, non aveva quella stessa voglia di urlare quando Lucas le diceva di no per un’uscita, non si arrabbiava come faceva con Eyr. Era tutto così semplice da sembrare quasi irreale, eppure era allo stesso tempo rassicurante. Forse il motivo ancora più profondo di tutta quella messa in scena era che lei aveva bisogno di vederli insieme, nello stesso luogo, per farsi alcune domande e cercare di cogliere silenziosamente delle risposte, senza dire loro nulla. Doveva pur esserci dopotutto qualcosa che rendeva Eyr così speciale, anche se lei si rifiutava di comprenderlo e di accettarlo.
    Aveva saputo sin dal primo momento che lui era diverso, che c’era qualcosa in lui in grado di scuoterla sin nelle parti più profonde del suo essere, eppure il fatto che lui invece sembrasse immune a quelle stesse emozioni la faceva impazzire. Lo odiava per quella sua aria tranquilla, per la sua capacità di concentrarsi solo su determinate cose, lasciando perdere tutto il resto. Avrebbe voluto spegnere tutto quanto Elise, chiudere quelle emozioni in un cassetto e buttare via la chiave, aprirsi a una vita completamente diversa, più serena, più facile, ma quando ci pensava finiva sempre per tornare sui suoi passi, come se ci fosse un filo che la legava a lui, così resistente da non poter essere spezzato in alcun modo. Ci aveva provato, più e più volte, finendo sempre con il constatare che Eyr non era una parte sostituibile della sua vita e che, in un modo o nell’altro, lui ne avrebbe sempre fatto parte. Il modo, tuttavia, sembrava che spettasse a lui deciderlo e questo lei non riusciva a sopportarlo. Avrebbe voluto poter avere voce in capitolo, potergli imporre il suo punto di vista con decisione, convincerlo a fare almeno qualcosa per lei, come quella stupida gita e invece, ancora una volta, aveva deciso di dedicarsi ad altro, di dirle di no. E lei, ferita da quel rifiuto, aveva deciso che si sarebbe divertita anche senza di lui, che non avrebbe annullato i suoi piani e che, anzi, gli avrebbe raccontato con dovizia particolare quanto era stata bella quella giornata, anche senza di lui. Era sempre un continuo stuzzicarsi e cercare di accendere la scintilla tra di loro, senza curarsi dell’incendio che sarebbe poi divampato, di cosa avrebbe incontrato lungo il suo cammino e di quali vittime quell’incendio avrebbe fatto. No, quando la scintilla divampava erano solo loro due a esistere, in un mondo strano e intricato che sembrava fatto per loro due soli, l’unico luogo in cui riuscivano a sentirsi davvero vicini. Se fosse vero amore, ossessione o qualcosa di ancora diverso Elise non avrebbe saputo dirlo, sapeva solo che era sempre stato così e che sembrava impossibile poter cambiare le cose.
    Raggiunse Lucas con aria tranquilla, invitandolo a lasciare la moto davanti a casa sua per proseguire a piedi verso la loro meta. Aveva sempre amato camminare, sin da bambina, la aiutava a calmarsi, schiarire le idee e allontanare tutte le emozioni negative e in quel momento sembrava la cosa migliore da fare per evitare che la rabbia nei confronti di Eyr avesse il sopravvento e la portasse a fare qualcosa di stupido. No, meglio camminare, prendere aria e recuperare qualche emozione positiva, per evitare che la sua particolarità potesse sfuggirle di mano. Lo informò del piccolo cambio di programma e del fatto che sarebbero stati solo loro due e le parve di cogliere un leggero sollievo sul volto di Lucas a quella notizia. Probabilmente aveva accettato solo per farla contenta, ma avrebbe preferito una giornata completamente diversa. Ecco uno dei tanti aspetti che lo rendevano diverso da Eyr, che sembrava invece mettere se stesso al primo posto e poi tutti gli altri. Si chiese se per Eld lo avrebbe fatto, se a lui dicesse sempre di sì e una punta di gelosia le chiuse lo stomaco al pensiero che, ancora una volta, non riusciva ad essere il vero centro dei suoi pensieri. Era molto più probabile che Eld la pensasse senza motivo, rivedendola nei gesti o nell’abbigliamento di una sconosciuta. Glielo aveva detto in alcune occasioni e ne era stata felice. Adorava essere nei pensieri delle persone, la faceva sentire importante. Con Eyr invece non capitava affatto, o se capitava di certo lui non glielo raccontava.
    Baciò velocemente Lucas per poi prendere la sua mano e incamminarsi, scacciando via qualunque altro pensiero insieme al suo fastidio latente. Fecero giusto qualche passo prima che lui si fermasse, attirandola a sé in un bacio ben più deciso. Sbuffò contrariata, alzando gli occhi al cielo, quando lui nominò velatamente Eyr, dicendole che lo avrebbe rivisto senza dubbio un altro giorno. Non aveva mai pensato che quello fosse un addio e non la turbava certo il pensiero che lui non si sarebbe più fatto rivedere. Anzi, sospettava che si sarebbe fatto vivo piuttosto presto, per farle presente che lui era senza dubbio una compagnia molto migliore dell’altro., decantando la meravigliosa giornata che aveva trascorso lontano da lei, facendola arrabbiare ancora di più. -Eri partito così bene. Era così necessario nominarlo? - disse, con una punta di fastidio nella voce che non riuscì proprio a mascherare. Preferiva fingere che Eyr non esistesse neppure per quel giorno, liberarsi dal suo fantasma e dall’eco che la sua assenza sapeva lasciare dentro di lei. Dopotutto, visto il suo rifiuto, non meritava di essere presente in alcun modo, neppure all’interno dei loro discorsi. Non si curò del fatto che, con quelle parole, avesse reso piuttosto palese il suo fastidio. Non aveva mai nascosto a Lucas l’importanza che aveva Eyr nella sua vita, quindi non doveva certo essere stata una sorpresa per lui, ma Elise non amava piangere sul latte versato e preferiva ignorare i problemi piuttosto che cercare di risolverli, convinta che, se non gli avesse dato alcuna importanza, questi sarebbero spariti da soli, senza bisogno del suo intervento. Era infantile fuggire dalle cose, lo sapeva bene, ma non aveva mai detto di essere una persona matura, né si era mai ritenuta tale.
    Ripresero a camminare, mano nella mano, chiacchierando del più e del meno. Le parlò del suo lavoro, della nuova copertina a cui stava lavorando e del libro a cui questa era legata. Lo guardò con interesse. I thriller erano forse il genere che più le piaceva, uno dei pochi che riusciva a tenerla ferma, ancorata a un pezzo di carta, piuttosto che in giro a fare chissà cosa, senza un reale motivo, anche se preferiva comunque i film o le serie tv. -Sì, lo penso anche io. E sono proprio curiosa di vederla. - disse, con un sorriso tranquillo sul volto, mentre chiudeva gli occhi per un momento e cercava di immaginarla. Continuò ad avanzare con gli occhi chiusi per alcuni metri, prima di decidersi a riaprirli. Dalla stretta della mano di Lucas era chiaro che lui non fosse troppo sicuro del percorso che stavano facendo e le sembrò quindi il caso di dimostrargli che era attenta e che sapeva bene dove stavano andando. Probabilmente sarebbe riuscita ad arrivare persino a occhi chiusi, sfruttando la sua memoria muscolare e il ricordo remoto dei passi che servivano per raggiungere le varie aree ma non era il caso di sperimentare con lui in quel momento. Riaprì quindi gli occhi, rivolgendogli un largo sorriso, mentre continuava ad ascoltarlo. Era strano sentir parlare del lavoro degli altri, visto che lei raramente parlava del suo, ma rimaneva sempre affascinata dalle differenze tra la sua vita e quella degli altri. Ridacchiò quando intuì che neppure lui doveva aver portato del vero cibo e che probabilmente avevano avuto delle idee simili: patatine, bevande e qualche altra schifezza. Non le dispiacque, preferiva quel genere di cibo a quello che gli altri avrebbero ritenuto normale, ma sapeva che la convenzione sociale imponeva di ingurgitare anche altre cose. -Oh andiamo e i tuoi buoni propositi? - lo prese un po’ in giro, pungolandolo su quella promessa che si erano fatti lui e Paul, il suo migliore amico. Elise aveva pensato sin dal primo istante che fosse una cosa irrealizzabile, ma lui era sembrato piuttosto convinto quando gliene aveva parlato.
    Affrettò il passo quando raggiunsero al fine di quella piccola altura, pronta a lanciarsi in un inseguimento fanciullesco, ma una figura solitaria sulla riva cambiò immediatamente i suoi piani. Proprio quando si era arresa all’idea di non vederlo, lui scombinava di nuovo le carte in tavola, facendo l’esatto opposto di quanto lei si aspettasse. Lo raggiunse, lasciando la borsa vicino a lui ma tenendosi comunque a qualche passo di distanza, con l’orgoglio che riempiva lo spazio e le impediva di abbracciarlo e dimostrargli che era contenta che lui fosse lì. Arricciò il naso quando, invece di un saluto, le chiese dei suoi capelli, come se tornando al suo colore naturale, dopo qualche tempo, avesse compiuto un delitto imperdonabile. -Avevo voglia di cambiare. - rispose, soltanto, con una frase che poteva voler dire molte cose. Cambiare vita? Amici? Affetti? O forse soltanto il suo aspetto esteriore? Non lo disse, troppo infastidita per evitare di lasciare cose non dette. Lo guardò dritto nei suoi occhiali da sole, lì dove sapeva si trovavano le sue iridi scure che solo in rarissime occasioni aveva avuto modo di vedere. La faceva sentire terribilmente distante non poterlo guardare davvero, allontanata da un muro che non poteva mai abbassare e che a volte la portava a desistere con lui, certa che non ci fosse alcun modo di raggiungerlo. Non li salutò e si voltò verso Lucas solo quando questo attirò la sua attenzione per presentarsi. Inarcò appena un sopracciglio quando Eyr disse che lui invece non sapeva niente dell’altro, mentendo in maniera piuttosto decisa. Se solo lei non avesse già detto a Lucas in precedenza di avergli parlato di lui questo avrebbe potuto tranquillamente credere alle sue parole. Non disse niente Elise, immaginando che Eyr avesse semplicemente finto di ascoltarla per tutto il tempo e che per questo non avesse neppure registrato il nome dell’altro, che gli aveva cortesemente teso una mano che non era mai stata stretta. Rimase in silenzio a osservarlo con un cipiglio ora più serio mentre cercava di capire quali fossero i suoi piani per quel giorno.
    Si avvicinò a lei solo dopo quel primo scambio di battute, facendosi così vicino da sussurrarle all’orecchio che Lucas non era affatto il suo tipo. Il tono tuttavia era stato un po’ più alto di quello che si sarebbe usato per un segreto, come se volesse che l’altro sentisse. -Ah no? E quale sarebbe il mio tipo? - gli chiese, con aria un po’ piccata, in un semplice susurro. Dubitava che lui le avrebbe risposto. Di solito Eyr lanciava le sue idee senza poi dare delle spiegazioni, creando dei mondi immaginare nella sua mente che raramente condivideva con qualcuno. Si lasciò baciare senza tirarsi indietro. Per quanta fosse la rabbia che provava nei suoi confronti non riusciva mai ad allontanarlo davvero, beandosi dei pochi momenti che le concedeva, prima di sparire per un tempo indefinito. Lo strinse quindi appena, inspirando il suo profumo a pieni polmoni come se fossero stati da soli, dimenticandosi per un istante di dove si trovavano e di cosa stessero facendo. Fu lui ad allontanarsi di nuovo e lesse il suo abbracciarla e l’allontanarla da Lucas come un tentativo di marcare il territorio, di sottolineare a Lucas che non era certo lui il preferito tra i due e per un momento la cosa la lasciò interdetta. A che gioco stava giocando, esattamente? Cercava di dirle che avrebbe preferito che fossero stati da soli? -Un gioco? Che gioco? – chiese mentre, sedendosi accanto a lui, prendeva un pacchetto di patatine dalla borsa e lo apriva, prendendone alcune prima di offrire il pacchetto a Eyr, aspettando che anche Lucas prendesse posto. Il tono con cui aveva parlato non prometteva nulla di buono ma Elise era abituata a situazioni come quella. Arricciò tuttavia le labbra, puntando lo sguardo verso l’altro quando Eyr propose il gioco, invitando Lucas a scegliere tra obbligo e verità. Lei mimò un Verità silenzioso, suggerendogli la prima risposta da dare e sperando che lui scegliesse di darle ascolto. In effetti non era stata poi così sincera nel parlare di Eyr. Aveva descritto gli aspetti più belli, quelli piacevoli da vedere, lasciando invece da parte quelli più oscuri. Le cose intime erano quelle che non avrebbe condiviso con nessuno, ma ora che lo vedeva così euforico temeva che stesse tramando qualcosa e non voleva che Lucas potesse ferirsi. Lo guardò con un certo interesse mentre mandava giù alcuni sorsi di birra, aspettando di vedere come sarebbe andato quel primo round, per poi sistemarsi un po’ meglio contro il terreno e sorridere in direzione di Lucas. -Obbligo. - gli disse, aspettando che l’altro le dicesse che cosa avrebbe dovuto fare. Lei non era spaventata da nessuno dei due, era certa che Lucas non avrebbe tirato fuori nessun obbligo pericolo e, in fin dei conti, neppure Eyr avrebbe cercato di mettere a rischio la sua incolumità.
    Si preparò a svolgere il suo compito e poi, al termine, guardò verso Eyr, con un sorriso divertito e una certa curiosità. -Bene, tocca a te. Obbligo o verità? - chiese, senza avere alcuna idea di cosa chiedergli di dire o di fare.
     
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    E tu come giudichi l'orgoglio, un difetto o una virtù?
    Nonostante fosse molto lontano dalle apparenze che dava di se stesso, Lucas non era affatto una persona orgogliosa. L'orgoglio l'aveva messo da parte così tante volte che neanche si contavano le volte in cui si era sconfitto da solo, in cui aveva deciso di cedere, in cui aveva pensato di non essere abbastanza da meritare un trattamento di favore, da volere di più per se stesso. C'erano volte invece in cui semplicemente non gli importava affatto di nulla. Perciò vedere la figura di Eyr a cui, finalmente, attribuire un volto, e sentirgli pronunciare parole a caso per confermare il suo primato, la sua supremazia verso Elise per cominciare, e le sue risposte fintamente distaccate verso di lui per finire, non gli diede affatto fastidio, e non lo scalfì in alcun modo nel suo essere. Lucas era fatto in maniera diversa, e forse era un problema suo, ma aveva avuto da tanto tempo bisogno di vivere determinate situazioni, di cacciarsi nei guai, di correre pericoli, di avventurarsi in rapporti complicati, solo per sentire qualcosa, solo per pensare di essere come gli altri, come se poi in fondo di qualcosa un pochino gli importasse. Lucas voleva e teneva a tantissime cose e a nessuna insieme. Un qualcosa poteva significare un capriccio per un momento così breve da diventare poi nullo. Il capriccio vero c'era stato, e l'aveva vissuto qualche tempo prima, quando aveva voluto ardentemente costringere suo fratello a scegliere qualsiasi cosa che non fosse la sua Lily, e si era appigliato e stretto in quella sensazione tanto da spingerlo a fare cose imperdonabili. Era quello che l'aveva tenuto vivo in quei due anni scarsi a Besaid da quando aveva scoperto che poteva riavvicinarsi a Lily e tornare indietro, senza riavvolgere il tempo, facendo tornare indietro lei. Le scaramucce amorose di Elise e Eyr gli erano completamente estranee.
    La conversazione con Elise in solitaria che aveva preceduto l'arrivo al suo luogo speciale gli aveva fatto presagire tutto, meno che di ritrovarsi a loro insaputa Eyr effettivamente faccia a faccia subito dopo. Si era ovviamente già fatto un'idea di lui e loro assieme molto prima di conoscerlo, eppure si rese conto curiosamente che fisicamente l'aveva immaginato diverso. Non sapeva dire se fosse meglio o peggio di quanto avesse pensato, era solo diverso. Là iniziava e lì finiva la sua curiosità.
    «Pensavo sarebbe stato divertente. Bummer Biascicò, pronunciando una parola senza frenare l'istinto, volutamente breve, volutamente chiaro. Allontanò la mano da Eyr quando si rese conto che l'orgoglio del ragazzo gli avrebbe impedito di andare oltre una singola minuzia come quella, e passò a sistemarsi la sacca che aveva sulle spalle, indeciso se fosse già il momento di prendere fuori il cibo e sgranocchiare qualcosa, visto che tanto ne avrebbe avute di cose seccanti a cui assistere, tantovaleva godersi lo spettacolo. Non sarebbe stato per niente come l'aveva immaginato, l'incontro, la giornata e la conoscenza del ragazzo. Si era sforzato di fare quel passo perché doveva essere molto diversa quella giornata preannunciata. Dapprima l'idea di incontrare entrambi e conoscere Eyr l'aveva genuinamente incuriosito di saperne di più su di lui, subito dopo essere arrivato a casa della ragazza invece, Elise gli aveva confermato che sarebbero stati solo loro due insieme, e lui si trovava sempre bene in compagnia di Elise quindi non aveva avuto da obiettare. Avrebbero camminato, e riso, e mangiato cose sciocche come due teenager appena cresciuti, e non giovani adulti alle prese di cose più grandi di loro. Adesso vedere apparire Eyr aveva riacceso una fiamma di curiosità in Lucas, subito dopo il suo comportamento e le frasi buttate lì a caso avevano completamente spento l'entusiasmo, bagnato il fuoco e nascosto l'imprevisto ben lontano da lui e loro.
    La cosa buffa che gli veniva in mente allora era solo una, cominciò a chiedersi cosa diamine ci trovasse Elise in quel tipo, per poi notare un parallellismo allucinante con se stesso: per tutta la vita si era chiesto cosa diamine ci trovasse lui in Lily senza rendersi conto di alcunché se non realizzare quanto forte e destabilizzante fosse il sentimento per quella ragazza. Nessun epifania scoperta, semplicemente non sapeva niente e restava all'oscuro del perché di quella emozione, e in quel momento realizzò perché si trovasse così bene con Elise e la sua compagnia, perché erano fatti della stessa pasta e avevano entrambi una passione viscerale per due persone sbagliate per tutti, tranne che per loro. La guardò per un pò, incrociando le braccia al petto e studiando la sua reazione alla vista di Eyr. Si sentì colpita e criticata per il suo cambio di colore di capelli, la prima cosa che il ragazzo disse quando si trovò al loro cospetto, e il suo umore cambiò di nuovo, una foglia sferzata dal vento, prima sospinta verso l'alto e poi buttata giù in un singolo cambio di traiettoria. Lucas passò quindi a guardare di nuovo lui, nei suoi occhiali da sole dalle lenti scure, e a passare il viso da una parte all'altra, da lui a lei, aspettando che fosse di nuovo il suo turno di parlare, se avesse trovato qualcosa di intelligente da rispondere. Dopo il saluto cortese e la sua constatazione ovvia in realtà si rese conto che non aveva voglia di dire niente. Poi ci ripensò, e lo disse ad alta voce. «Non preoccuparti per me, ti assicuro che non faccio nessuna fatica a piacere alla gente.» Lo guardò poi, come per dire che non si poteva sicuramente dire lo stesso di lui, ma non lo disse. Non gli piaceva essere cattivo. Era solo distaccato e menefreghista, perché quando le cose diventavano troppo complesse da gestire e lui non aveva modo di starci dietro gettava via alle sue spalle quello che era accaduto e passava oltre. Ovviamente dirlo ad alta voce lo fece ridere, perché si rese conto di quanto fosse buffa quella frase. Lucas era esattamente il tipo di tutti, era solo Lily che sembrava aver avuto di lui la stessa idea, ci aveva giocato una volta e poi si era stufata di lui. Molto semplice, tanto che non aveva bisogno di rivangarlo nella sua mente.
    Continuò a guardarli anche quando si scambiarono un bacio, fissando Elise come se stesse rinnovando l'interesse per quel curioso incontro, e chiedendosi appunto quanto anche lui cambiasse umore ed espressioni quando riusciva ad arrabbiarsi e a far pace con la sua persona nello stesso modo in cui vide scorrere disappunto e gioia sul suo viso. A quel punto, la frase pronunciata da Eyr cambiò tutto, e propose un gioco da fare per conoscersi, un classico obbligo e verità a cui ovviamente alla veneranda età di ventisette anni Lucas non aveva proprio voglia di giocare. Si sedettero tutti e tre, Lucas ed Elise erano molto lontani adesso, ed Eyr vicino alla ragazza. Stese le gambe in avanti Lucas, chiedendosi come dover continuare la giornata con un rinnovato interesse, che durò appena qualche battuta. Intercettò Elise che mimò un verità con le labbra, e lui alzò una mano come per rispondere esattamente quello, la seconda delle due opzioni, che avrebbe risposto alla domanda di Eyr sapendo dove andare a parare. Dopo aver risposto alla domanda di Eyr e aver parlato sinceramente su quanto gli avesse chiesto senza pensare di mascherare parole o sentimenti, arrivò il turno di Elise. Fu allora che tornò a far oscillare lo sguardo tra Elise ed Eyr, parlando ad alta voce. «Ok, ecco il mio obbligo.» Tacque, facendo calare il silenzio, e l'attenzione fu completamente su di lui. Con gli occhi di entrambi - meglio, con gli occhi di uno, e gli occhiali dell'altro - su di lui, si rese conto che era quello lo scopo della sua giornata, e che lui sapeva esattamente cosa avrebbe voluto fare in quel momento. Fu una piccola rivincita personale sul suo senso di noia e disinteresse, rendendosi conto che lui voleva mettercisi in mezzo, e risolvere la loro questione, così tanto da rivelargli qualcosa di più su di sé, che non era vero che poteva crollare il mondo e lui si sarebbe scansato, ma ogni tanto quando ci teneva si poteva prodigare sul serio. Ecco, voleva davvero bene ad Elise, e quello era stato il risultato.
    «Voi due avete un serio bisogno di parlarvi sinceramente.» Prese il suo pacchetto di patatine, aprendolo nel mezzo con cura, e cominciò a mangiare. Tornò a far oscillare lo sguardo dall'uno all'altro, masticando alcune patatine piccanti fino a deglutire, riprendendo la parola, ed indicando l'uno prima e poi l'altra con un dito intimidatorio, poi riprese a dire la sua. «Non è possibile che abbiate fatto tutto questo oggi senza rendervene conto. Lei ti invita qui, ti porta un tipo per conoscerlo, tu fai finta non te ne freghi niente e alla fine le dici che non saresti venuto, poi vieni. Sono molto curioso.» Lo disse sorpreso, beandosi della sensazione di novità che gridava la sua mente, e inconsciamente attivò il suo potere fissando Eyr e stabilendo una connessione con lui. Sentì le sue impressioni, e la sensazione opprimente di fastidio verso Lucas seguita subito dopo da un barlume di improvviso interesse. Anche in lui aveva acceso qualcosa quella discussione diretta. Staccò la sua attenzione da Eyr per andare su Elise, e sentire un sentore di pericolo, quasi fosse alimentata da lui, da Lucas, da cui sentiva di potersi fidare eppure aveva fatto una mossa inaspettata, mettendola in pericolo su un piano ben diverso dall'obbligo immaginato. «Perciò Elise ti obbligo a parlare apertamente con Eyr di come ti sei sentita oggi. Non ci si tira indietro, il giuramento obbligo-verità è sacro.» Lo disse seriamente, interrompendo la sua frase e l'enfasi di quel momento staccandosi anche da Elise con la sua telepatia, e mangiando altre patatine. Poi chiuse il pacchetto, lo sfizio era passato e la fame non era ancora arrivata come si doveva tanto da vuotare il contenuto dell'involucro. Mandò giù il suo boccone prima di rialzarsi in piedi, spazzolarsi alla bell'e meglio i pantaloni con le mani, e riprendendo la sua sacca con sé, infine, si rivolse di nuovo ad Eyr come se stesse rivelandogli un monito importante. «E visto che salto un turno Eyr tu devi fare lo stesso con Elise e risponderle. Il mio lavoro qui è finito, Elise ti chiamo domani per sapere come è andata.» Sentenziò, soddisfatto, e saggiando gli umori delle loro espressioni. Entrambi avevano pensato in maniera diversa che non sarebbe stato lui l'elemento sorpresa, e invece li aveva stupiti alla perfezione. «In realtà è stato un vero piacere.» Guardò in direzione di Eyr, mimò un inchino. Era una persona interessante a suo modo, e sicuramente ci sarebbe stata altra occasione di scontrarsi con lui, ma non era quello il giorno. Si accomiatò da loro, ridendosela di gusto. La giornata l'aveva stupito in un senso molto diverso da quello immaginato, e lui aveva capito che doveva lavorare su molte cose di se stesso che non aveva lasciato andare come si doveva. Così si risolvevano le dispute. Mettendo i due indiziati a confrontarsi all'angolo, senza facoltà di scelta se non di parlare tra loro. Se qualcuno l'avesse fatto anche tra lui e Lily, forse le cose sarebbero andate molto diversamente, ma non era andata così la storia per loro. Mandò un bacio volante ad Elise, in qualche modo certo che seppur l'avesse sconvolta lo avrebbe capito, proprio perché lui e lei non cadevano molto lontano dall'albero ed erano due copie stravaganti di giovani adulti che dovevano sbattere la testa con la loro testardaggine prima di ritrovarcisi. Si allontanò facendo i passi indietro, guardandoli per un pò, prima di voltarsi e prendere il ritmo con la sua falcata a grandi passi verso casa di Elise, in direzione della sua moto.
    E anche quel giorno Lucas aveva risolto la situazione di qualcun altro e non la sua. Doveva smettere di fare l'angelo custode degli altri senza farsi pagare per quel lavoro.
     
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    And let me crawl inside your veins🎧
    Ci sono certe cose che non serve dire, cose che esistono senza ragione e senza il bisogno di spiegarsi o essere analizzate, smembrate in piccoli pezzi da ispezionare come Eyr faceva con ogni suo pensiero, vivisezionandolo. Lo apriva osservandolo da ogni angolazione perché era necessario, vitale, capire il frutto di quella mente brillante poggiata sul collo forte, abituato a sorreggere il peso della verità assoluta. E a quello mirava Eyr ispezionandosi, alla verità universale che non poteva che essere rinchiusa nel suo cervello. A volte era talmente vicina da poter allungare le dita e toccarla, sopratutto con lo zampino di Eld e il sui potere che, a detta di Eyr, aveva del miracoloso. Ogni sua energia era catalizzata su quello e sugli obbiettivi della setta, anche e sopratutto quando si scontravano con il volere del padre. Tutto il resto veniva accantonato nella pila degli oggetti che esistevano e basta senza doverne parlare come la famiglia, i sentimenti, Eld, Dean, Coco e anche Elise. Erano lì da sempre, il legame fra le parti era piuttosto semplice pur nel proprio groviglio di intrecci che a Eyr onestamente eccitava, e per un sacco di tempo era andata bene così, nessuno aveva detto niente e le cose erano semplicemente continuate. Ma ultimamente qualcosa era cambiato, un tassello minuscolo si era mosso e con lui le placche tettoniche di ognuno si erano spostate, giusto qualche millimetro, ma non è forse così che accadono i terremoti? Il piccolo pezzo scontento sembrava essere Elise, che faceva di tutto per spingerli in una direzione diversa e a Eyr, che mai aveva prestato troppi pensieri ai perché nascosti dietro a quel gruppo consolidato nella pietra come Stonehenge, la cosa cominciava a dare terribilmente fastidio. Stonehenge, il Colosseo, la piramide di Giza sono tutti mausolei ormai accettati e stanno lì, nessuno cerca di muoverne o sradicarne gli equilibri millenari. Perché diamine Elise cercava di farlo con loro? Avevo voglia di cambiare. Aveva detto e il naso di Eyr si storse verso sinistra sprigionando un domino di rughe e pieghette sul dorso. Voleva ribaltare Stonehenge, Elise. ≪Brutta ossessione ultimamente, questa.≫ Sembrava seccato, ma d'altronde aveva sempre un aria simile, Eyr. Il cambiamento aveva portato il giovane uomo lontano, capiva che fosse necessario in certi contesti ma non in quello, non quando si cercava di sottrarre a lui le redini per fare del tutto un... già, che cosa voleva farne Elise, di loro? La osservò muoversi come come una bellissima belva in una gabbia amica di cui non ha davvero timore e pensò che fosse bellissima e maledettamente snervante, pure con quei capelli diversi a cui non sapeva se si sarebbe di nuovo abituato. Mai snervante come il tipo che si era portata dietro, un mocho vileda alto con gli occhi azzurri alla Bay Watch che guardava Eyr come se ne fosse divertito. Lo sapeva, vileda, che avrebbe dovuto aver paura di lui? No, evidentemente Elise non gli aveva confidato tutto. Che poi poteva davvero dire di conoscerlo? Erano qualcosa da sempre, si conoscevano da un numero indefinito di anni tanti ne erano passati, eppure potevano dire, i suoi amici, di conoscerlo veramente? Diceva quel che voleva sapessero e il più delle volte mentiva.
    Le domande stupide non sono da te, El.≫ rispose. Era lui, ovviamente, il suo tipo. O al massimo Eld. Sollevò poi il mento per tornare su Lucas ancora alle spalle della ragazza, il quale poteva solamente indovinare di essere guardato dietro le lenti scure dei suoi occhiali da sole. ≪Ti assicuro che io per te non mi preoccupo.≫ Sentiva di detestarlo senza neanche conoscerlo e non era poi una cosa così bizzarra per lui. Era più semplice contare le persone che gli andava a genio piuttosto che il contrario.
    Immaginò come sarebbe stata la sua morte, se si sarebbe messo a piangere quando il momento sarebbe arrivato per lui. Non si sarebbe stupito, Eyr, se nel togliersi le lenti si fosse visto negli occhi azzurro cielo uccidere Lucas. Del resto era pronto a tutto.
    Una volta seduti, Eyr prese a giocare con l'accendino da cui non si separava mai, quello con le sue iniziali incise sul bordo. Vi premette il pollice contro per sentire il solco che il proprio nome lasciava nel materiale, e per associazione pensò ai segni del fuoco sul legno, poi delle sue dita sulla pelle di Elise. Poi, con una prepotenza inaudita, l'immagine di loro due insieme si sparse a macchia d'olio al centro delle sue iridi e per un momento la sabbia, il lago, quello stupido giochino sparirono rimpiazzati da Elise e Lucas in una scena completamente diversa da quella reale, frutto di una mente che della gelosia aveva fatto una malattia. Un secondo di buio finché qualcuno non riaccese la luce e il sole lo accecò nonostante le lenti scure, nonostante si proteggesse sempre e comunque certe cose arrivavano a graffiarlo comunque.
    Con gli occhi strizzati e le dita sbiancate tanto stringevano forte l'accendino e la birra, Eyr assistette senza quasi capire di cosa stesse blaterando Lucas. O forse capiva e faceva solo finta di non riuscirci perché erano Stonehenge e niente li demoliva, tantomeno quel tipo apparso dal nulla a interferire. In quel momento avrebbe davvero voluto mettergli le mani intorno al collo e stringere sempre più forte ma rimase a lungo imperturbabile, la mente che elaborava informazioni a una velocità da capogiro. Inarcò solamente le sopracciglia, palesemente interdetto e indubbiamente scocciato che il gioco gli so fisse ritorto contro tanto facilmente. Intuiva, Eyr, di essere passato dalla parte del manico a quella della lama con una velocità spaventosa. Capiva che Lucas aveva appena smosso un masso cresciuto nel tempo sperando forse di causare una valanga che li avrebbe uccisi,; non poteva pensare che vi fosse un qualsiasi altro motivo dietro a una simile azione al di fuori di volerlo distruggere e, con lui, il suo rapporto con Elise. Non credeva alle opere di bene, nei gesti altruistici dettati dal semplice volersi bene. Tenerci, o non lo dimostrava o lo faceva in tutti i modi più sbagliati, lui. Si risvegliò dal momento di interdizione solo quando Lucas era ormai in piedi e si stava già allontanando. ≪In realtà è stato un vero piacere»
    aveva detto, e bastò quello a confermagli il secondo fine di quella messinscena. Voleva far crollare Stonehenge e avrebbe goduto nel vederla sbriciolarsi, con quel sorriso da ebete stampato sulle labbra sottili. Strinse i denti fino a sentirli scricchiolare. ≪È stato un sincero vaffanculo anche per me. Sayonara!≫ Gli urlò dietro agitando la mano e fingendo la stessa ostentata allegria di Lucas ma perdendo subito il sorriso, le labbra strettissime mentre abbassava il braccio e, scolandosi la birra, tornava a posare lo sguardo coperto su Elise come se si preparassero già a rimproverarla. E difatti. ≪Trovane uno più attraente per farmi ingelosire, ok?≫ Scosse la testa come se fosse deluso, o come se le stesse consigliando cosa scegliere da mangiare. Non era la prima volta che succedeva, era un perenne cercare di ferirsi o almeno così la viveva lui, che amava poi sfogare quella rabbia quando erano soli e poteva averla per sé. In quanto gioco andava bene così, non c'erano molte regole se non quella tacita di tornare eventualmente l'uno dall'altra. Si condividevano con altri insieme o separati, si facevano la guerra, litigavano, lei sclerava e lui impazziva ma poi finivano sempre ad essere loro due insieme. Andava così e segretamente gli piaceva, manteneva vivo un'interesse che troppo spesso Eyr iniziava a deviare altrove, e non aveva mai temuto seriamente qualcuno degli spasimanti di Elise. Solo nei confronti di Eld gli era capitato di provare una gelosia tormentata e irresistibile per ragioni opposte e complementari. Avrebbe volentieri ignorato l'obbligo e le parole di Lucas perché per lui assolutamente insensate, talmente assurde da essersene quasi già dimenticato se non fosse stato per lo sguardo di Elise. Lo guardava con un paio d'occhi così intensi che per un momento credette di vederci male, come se avesse qualcosa sulle lenti degli occhiali. ≪Non ti starai mica facendo inculcare strani pensieri da quello lì?≫ Gli venne da chiederle di getto, il pollice che cliccava per accendere lo zip una, due tre volte prima di fare una pausa. Pensava fosse impermeabile, Elise, l'avrebbe desiderata sempre forte e spietata come l'aveva vista certe volte al centro Icarus. Una forza della natura talmente bella da far fisicamente male. La verità è che avrebbe voluto che tutti i suoi amici fossero come lui, idrorepellente a certe stronzate. Ma la voleva dalla propria parte, gli serviva Elise dalla sua e non avrebbe permesso a Lucas di attualizzare il suo piano e dissestare il suo personalissimo Stonehenge, quindi infilò lo zippo in tasca e lasciò la birra di lato prima di sistemarsi meglio con le gambe incrociate di fronte a lei. Allungò un braccio, il gomito sul ginocchio come a infilzare uno spiedino di jeans e il pugno stretto fra loro. Prima, con le dita dell'altra mano afferrò la stecchetta degli occhiali da sole sollevandoli sulla testa con la solenne lentezza che dedicava ad ogni suo rituale, dalle prediche al centro a quella assurda usanza del mignolo che era a tutti gli effetti un rito quasi sacrale. Era semplice: due mignoli uniti a creare un ponte fra lui e l'altra persona. Una volta connessi non c'era spazio per nient'altro, e si creava uno spazio mentale in cui la verità regnava sovrana. Nessuna bugia, finché il legame persisteva bisognava essere tanto onesti che il più delle volte si concludeva con delle lacrime, raramente sue. Erano mesi che non lo faceva con Elise, forse addirittura anni. Con lo sguardo incollato sulle labbra di Elise, Eyr avrebbe impiegato ancora qualche istante per sollevarli nei suoi nello stesso istante in cui il mignolo, sfuggito al pugno, si raddrizzò verso di lei. Scoperto ora da ogni riparo, il nero dei suoi occhi brillava come una luce in fondo a un pozzo buio. ≪Parlami.≫ Sapeva essere intenso quando lo voleva, e non nel modo pauroso di sempre ma con una calma che quasi intorpidiva. In quello stato mentale era quasi sicuro di potersi controllare in modo da evitare di vedere qualcosa di diverso delle pagliuzze dorate negli occhi di Elise ma non poteva esserne sicuro al cento per cento.
     
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    Si trovava in bilico, come ogni volta quando Eyr si parava davanti a lei. Incerta se essere arrabbiata con lui per avere scombinato i piani che lei aveva messo in piedi per quella giornata dopo il suo rifiuto, o se essere felice perché, alla fine dei conti, aveva comunque cancellato ogni altro impegno per essere lì. Era sempre un gioco di forza il loro, a chi tirava di più nella sua direzione e non sempre il vincitore era certo. Lo guardò indispettita, infastidita dal suo commento sui capelli. Era stato assente per così tanto tempo da non avere il diritto di lamentarsi su ciò che lei faceva o non faceva. Più di tutto comunque, la infastidiva la piega che sembrava aver preso la giornata. Non li aveva invitati lì con l’intento di farli ingelosire, non consapevolmente almeno. Aveva davvero trovato in Lucas un nuovo amico, una persona che sembrava capirla e apprezzarla per come era davvero, un po’ come il piccolo gruppetto di amici di una vita aveva sempre fatto e per quello le era sembrata una buona idea presentarlo a Eyr, nella speranza che anche lui lo approvasse e che il cerchio quindi si espandesse appena. Aveva sottovalutato però la gelosia e l’attaccamento dell’altro. In effetti, in tutti quegli anni, nessuno aveva mai superato il muro di confine, spezzando le barriere che isolavano lei, Eye, Eld e Dean dal resto del mondo. Anzi, a dire il vero Dean sembrava essersi allontanato appena negli anni e il cerchio sembrava essersi ridotto ulteriormente, andando ad abbracciare soltanto loro tre. Era stato un pensiero sciocco credere di poter unire con l’acqua qualcosa che il fuoco aveva ormai plasmato a sua immagine.
    Si limitò a osservarli mentre si scambiavano qualche battuta poco amichevole, senza prendere le parti né dell’uno, né dell’altro. Guardò i due ragazzi uno di fronte all’altro e per qualche momento la sua mente si divertì semplicemente a cogliere le differenze. Nell’aspetto, nel carattere, nel modo che avevano di porsi nei suoi confronti. C’era un abisso tra di loro, impossibile conciliare due visioni del mondo così diverse. Se ne rese conto proprio in quel preciso momento, mentre li guardava e leggeva emozioni contrastanti, forti e negative, che le fecero arricciare il naso. I peli delle braccia le si drizzarono di fronte alle emozioni che Eyr emanava. Sapeva perché Lucas l’aveva affascinata così tanto, sin dal primo momento. La sua particolarità non si era mai attivata in sua presenza, non l’aveva mai costretta a percepire ciò che di oscuro poteva nascondere dentro di sé. Lucas emanava tranquillità, come se nulla nella vita fosse più in grado di scalfirlo e togliergli il buon umore. Invidiava quella sua calma placida, la capacità di sorridere sempre, anche quando forse non ne aveva voglia, qualcosa che lei riusciva a fare soltanto quando indossava una delle sue maschere. Era piacevole quindi stare in sua presenza, le consentiva di abbassare le difese e sentirsi una ragazza come tante altre. Con Eyr invece era tutto diverso, la sua oscurità non faceva che nutrire quella che lei covava dentro, costringendola a restare sempre all’erta, sempre preoccupata all’idea di potergli fare del male senza neppure volerlo. Lui, al contrario, non si sentiva spaventato dal mostro che la abitava, anzi, avrebbe voluto esaltarlo, vivere forse al suo fianco piuttosto che a quello di Elise. Più volte si era chiesta se non stesse al suo fianco solo per quel lato più irruento di lui, piuttosto che per il resto. Si sforzò di rimanere salda, di non allontanarsi, di lasciare che quelle sensazioni si muovessero nella sua direzione.
    Osservò in tralice Eyr, come a cercare di capire che cosa stesse tramando, quando propose il gioco obbligo o verità e si premurò di consigliare a Lucas di scegliere la verità, come prima opzione. Non aveva mai temuto per la sua vita in compagnia di Eyr, ma non poteva dire con assoluta certezza che non avrebbe fatto del male a qualcun altro, soprattutto vista la rabbia che emanava in quel momento. Quando fu il suo turno di scegliere andò per l’obbligo, curiosa di sapere cosa Lucas le avrebbe proposto di fare, finendo con il rimanere scottata dalla sua eccessiva sicurezza, quando una scintilla quasi divertita animò lo sguardo di Lucas mentre osservava loro due di rimando. Raddrizzò la schiena, mantenendo comunque il contatto con Eyr, mentre fissava con leggera preoccupazione l’amico. Arricciò le labbra nel sentirsi dire che lei e Eyr avevano bisogno di parlare, puntando uno sguardo arrabbiato e decisamente irritato in direzione di Lucas. Li aveva invitati lì per una giornata tranquilla e priva di preoccupazioni e invece lui aveva pensato che fosse il caso di farle la predica e farle notare quelle che credeva le sue mancanze. La schiena si fece ancora più dritta mentre l’espressione di Elise ora assomigliava a quella di un felino pronto ad aggredire. Assottigliò lo sguardo. Se c’era qualcosa che lei assolutamente detestava era che le persone pensassero di poterle dire che cosa fare, che pensassero di essere in grado di giudicarla senza neppure conoscerla. -Cosa? - si lamentò quanto sentì l’obbligo appena espresso, che suonava molto più come una verità mascherata che lei era stata ben attenta a non scegliere, proprio per evitare di doversi esporre.
    Incrociò le braccia, mettendo su un broncio degno di una bambina, mentre Lucas andava avanti e imponeva anche a Eyr di fare lo stesso, dopo di lei. Quasi le venne da ridere a quel punto. Che lei e Eyr fossero in grado di parlarsi sinceramente era qualcosa che non aveva mai creduto possibile. Loro litigavano, stavano in silenzio, facevano l’amore, ma parlare, quella era tutta un’altra storia. Si voltò dall’altra parte, senza rispondere, ancora arrabbiata, quando Lucas si alzò per salutarli aggiungendo che l’avrebbe chiamata il giorno dopo. Considerando quanto sapeva essere infantile era molto probabile che lei non gli avrebbe risposto, che avrebbe deciso di ignorarlo per giorni, fino a che l’arrabbiatura non le fosse passata, per poi tornare nella sua vita come se nulla fosse, una volta che il fuoco si fosse spento e lei avesse sentito la necessità di rivederlo e parlare un po’ con lui. Ignorò il bacio che lui le mandò, piuttosto soddisfatto della sua uscita di scena. Lei, al contrario, sentiva solo una gran voglia di urlare e di andare via. Detestava quando le cose non andavano come voleva e quel grave errore di valutazione le sarebbe costato caro, quel giorno.
    -Magari l’obiettivo non era farti ingelosire. - rispose lei, secca, puntando lo sguardo dritto sui suoi occhiali, arricciando di nuovo le labbra mentre posava le mani a terra, pronta ad alzarsi e piantarlo in asso, troppo arrabbiata per poter stare lì ad ascoltarlo. -Magari, per una volta, volevo soltanto che tu accettassi di conoscere qualche altra persona della mia vita, e trascorrere una giornata tranquilla. Nel mio posto preferito. - soffiò, arrabbiata. Perché doveva sempre essere una questione di gelosia? Perché, per una volta, non potevano semplicemente trascorrere una giornata normale, come se fossero stati due ragazzini normali, come tutti gli altri? Lo guardò quindi, per un lungo istante, come se fosse indecisa se parlare ancora o andare via.
    -Quali strani pensieri? - chiese, senza neppure pensarci. Non aveva idea di cosa lui considerasse strano. Più lo guardava e più le sembrava di non conoscerlo affatto, come se in quegli anni passati a rincorrersi avessero in realtà perso loro stessi. Attese un istante, poi ci ripensò. Dubitava che Eyr avrebbe davvero risposto, dopotutto lo faceva troppo raramente perché lei potesse farci affidamento. Puntò di nuovo le braccia a terra, facendo forza per sollevarsi appena, ma un guizzo di fronte a lei la fece fermare. Vide Eyr posizionarsi dritto di fronte a lei, a gambe incrociate, allungando un braccio verso di lei e togliendosi gli occhiali da sole, per guardarla meglio, per permetterle di guardarlo - Quel gesto la lasciò senza parole e non potè nascondere un’espressione sorpresa e incredibilmente colpita. Da quanto tempo non vedeva i suoi occhi? L’ultima volta era stata quando ancora la notte si intrufolava a casa sua per scappare da Harald, proprio quando lui le aveva aperto gli occhi su quello che sarebbe potuto succedere. Ebbe un brivido a quel ricordo e abbassò gli occhi per un momento ripensando a quello che aveva fatto, a quello che avevano fatto insieme. Bastò quel pensiero a rincuorarla, almeno un minimo, rispetto a tutti i pensieri che avevano affollato la sua mente, portandola in una spirale di negatività. Si era sentita incredibilmente sicura al suo fianco, tra le sue braccia, come se lui fosse stato in grado di completarla e ora invece tutto le sembrava diverso. Forse dovevano davvero parlare. Sospirò, mandando giù un lungo sorso di birra prima di posizionarsi meglio di fronte a lui, incrociando i mignoli con i suoi mentre si perdeva a guardare per un lungo momento gli occhi scuri di Eyr, che in tutti quegli anni aveva quasi dimenticato. In effetti anche quella era una cosa che non facevano da tempo e che doveva aver contribuito alla sua sensazione di solitudine.
    Serrò appena la presa, arricciando le labbra, davanti a quella sua unica parola. Avrebbe preferito una domanda esplicita, qualcosa che non la costringesse a creare un discorso su due piedi, assolutamente campato per aria, ma non si lamentò. Si rendeva conto del grande passo che lui aveva già fatto nella sua direzione quel giorno, non poteva davvero chiedere di più. -Non ci sei mai. - iniziò, abbassando lo sguardo a osservare le loro dita unite, fuggendo per qualche momento dai suoi occhi scuri, temendo che lui potesse vedere qualcosa che lo sconvolgesse e lo portasse di nuovo lontano da lei. -Da tempo è diventato quasi impossibile vederti e la cosa mi fa arrabbiare. - suonò come un’accusa, per niente mascherata, che le fece serrare la mascella con aria indispettita. Non era lei a remare contro il rapporto, era lui a mettere muri. -Mi manca il tempo insieme, come quando eravamo ragazzini, come quando… - mormorò, a voce più bassa, lasciando a metà la frase mentre, solo in quel momento, risollevava lo sguardo per incontrare il suo, ancora privo degli occhiali. -Lucas mi ascolta, mi fa ridere, mi dice cose carine. Tu non lo fai mai, non ci sei mai. – disse di nuovo, ripetendo quella che era stata la sua prima lamentela. Le mancava e la sua assenza sembrava scavare vuoti che lei non sapeva neppure di possedere. Non sapeva come spiegargli che cosa avesse visto in Lucas, che cosa le fosse piaciuto di lui. Non era una questione fisica, le piaceva la tranquillità che lui sapeva offrirle, la leggerezza con cui riempiva le sue giornate buie. -Perché? Che cosa c’è che non va? - chiese, e la sua voce si fece più dolce a quel punto, preoccupata che potesse esserci qualcosa che lui non le aveva detto. -Continui a pretendere la sincerità, ma tu sei mai davvero stato sincero con me? Perché non mi permetti di starti davvero vicina? - chiese ancora, senza riuscire a frenare la domanda. Che cosa c’era di sbagliato in lei? Perché lui non sembrava volere ciò che lei ardentemente desiderava?
     
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    Con l'esile mignolo di Elise attorcigliato alle falangi, cercava di comprendere le sue parole senza tuttavia poter far a meno di sentir la rabbia muoversi nelle viscere. Ripensò al passato, a quando tra tutto il caos almeno loro erano semplici, qa uando gli bastava stare insieme e non serviva molto altro. Un di più di cui Eyr si ossessionava come con il fuoco ma che cercava altrove, in suo padre, nella setta, nelle visioni che l'amico gli metteva a disposizione. Pur non essendo priva di guerriglie, la zona che li comprendeva era sempre stata territorio off limits in cui la guerra, quella vera, non era mai entrata. Finora. Fino a che a Elise non era saltato in mente di avere delle aspettative e di renderle visibili, se non sempre con la voce, certamente con gli atteggiamenti. Il teatrino che aveva messo su con Lucas si andava ad aggiungere alle insistenze, alle domande, alla ricerca spasmodica di risposte a domande di cui Eyr non sapeva la verità. Forse era questo che lo faceva infuriare più di tutto, essere messo nella posizione di dover ammettere di non avere tutte le risposte. Lui, che si riteneva il detentore di ogni conoscenza, precipitava di fronte a qualcosa come quella mostrando lacune incolmabili su un'argomento così semplice e venale come i sentimenti. Aveva sempre preso Elise come un rompicapo interessante da osservare e spingere all'estremo, ora si strava trasformando in un problema che non spettava a lui risolvere. Perché gli si stava rivoltando contro? Lo prendeva come un attacco personale. Restava immobile, Eyr, ma dentro urlava di rabbia e disperazione. Le sue parole cercavano appiglio in lui senza trovarlo nel modo giusto perché non capiva, un uomo intelligente come lui non avrebbe mai potuto capire la complessità di quelle domande; cosa davvero gli stesse chiedendo. A lui sembrava tutto così fastidiosamente assurdo, lo vedeva come un sabotaggio che Elise aveva deciso di attuare per rovinarli. Perché? Fissandola negli occhi, Eyr per la prima volta vide l'impensabile. Non la sua morte, quella l'aveva già assimilata molti anni prima: la vide scivolare piano via, allontanandosi da lui. La stretta allo stomaco divenne di marmo mentre le dita che li univano guizzarono leggermente sotto la spinta di uno spasmo involontario. Era davvero paura di perderla, la sua?
    Un giorno l'aveva vista baciarsi con un altro e la gelosia l'aveva fatto impazzire tanto prendere a botte il tizio fino ad avere le nocche insanguinate. Aveva fatto male, ma niente in confronto alla ferita che in pochi secondi gli aveva inferto. Eld ed Elise non l'avevano mai voluto diverso. Pur spesso senza capirlo, quei due erano in qualche modo sempre riusciti ad assecondare il suo essere, senza far caso ai come e ai perché. Erano e basta.
    Perché vuoi cambiarmi.≫ Il tono gelido fremeva sotto la spinta di una rabbia celata a fatica. Non era una domanda, quella, ma una constatazione fatta con l'intento di ferire. Gli rivenne in mente il modo in cui anni l'aveva vista baciare quell'altro e lo sguardo con cui Lucas l'aveva guardata pochi minuti fa, come quando si è così in confidenza da capirsi anche senza parlare.
    ≪"Mi dice cose carine. Cresci un po', Elise."≫ Le fece il verso mimando una voce stridula, da bambina. ≪Pensi che Lucas ti vorrebbe se venisse a sapere di Harald?≫ Stringeva ora il mignolo di Elise così forte da darle probabilmente fastidio. Si avvicinò d'improvviso il viso fino ad essere a pochi centimetri dal suo. Quella notte nella stanza di Eyr avevano promesso che mai più ne avrebbero parlato. ≪La risposta è no. Gli faresti ribrezzo, si terrebbe alla larga, avrebbe paura di te o di te si approfitterebbe. Solo io apprezzo chi sei, quello che hai fatto e quello che farai; io ti ho salvato da una morte terribile, io ti ho raccolta da terra, io vedo il tuo potenziale e tu mi ripaghi così? ≫ La voce era bassa e vibrava di rabbia mentre le sputava quelle sentenze sulle labbra a un respiro da lui. Stava così tanto male da non riuscire a incanalare quell'energia in altro modo se non in distruzione, perché solo quello sapeva fare Eyr. Preferiva incenerire piuttosto che ammettere di mancare in qualcosa, di non sapere come fare ad amare come voleva lei. ≪Cosa vuoi? Che cosa cerchi di ottenere? Vuoi i cioccolatini per San Valentino e i messaggi del buongiorno? Non pensare neanche per un momento di potermi plasmare in un damerino con zero cervello come il tuo nuovo amico.≫ Non stava fingendo, non riusciva a comprendere dove volesse andare a parare, quel era la visione di insieme? Era decisamente sconvolto da quello che stava succedendo. ≪Vuoi Lucas? Vuoi provare a vivere nelle favole? Và, poi però non venire a piangere da me chiedendomi di far sparire un altro corpo. Io mi sono rotto il cazzo di starti dietro.≫ Il distacco che venne dopo fu violento quasi tanto quelle parole. Con uno scatto Eyr fu in piedi rovesciando quel che rimaneva della sua ultima birra. Quello che provava era qualcosa di paragonabile al rifiuto, al tradimento, alla consapevolezza inaccettabile di non essere più il centro del mondo di qualcuno. Impensabile, per uno come lui, che Elise volesse davvero dargli un ultimatum. Voltandosi per andarsene senza neanche più guardarla. Nella furia, dimenticò gli occhiali da sole sul prato.
     
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