Nothing is really work unless you would rather be doing something else

Debbie & Celine

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    Sbuffò sonoramente mentre si concedeva un momento per chiudere gli occhi e riposarli un po’ dallo schermo del computer. Si portò le dita alle tempie, massaggiandole appena. Fortunatamente quel giorno non c’era stata alcuna segnalazione, ma aveva avuto un bel da fare con tutti i documenti arretrati dei giorni precedenti. Il nuovo virus in circolazione aveva mandato tutti nel panico e le persone chiamavano la Centrale in continuazione, anche per le cose più sciocche. L’ultimo rapporto a cui stava lavorando coinvolgeva gli strani comportamenti di porte e finestre di una casa, che si erano poi rivelati semplicemente colpa del gatto dei vicini che cercava qualcosa da mangiare. Era una fortuna che molte persone li chiamassero solo per simili sciocchezze, ma era anche vero che stare dietro a tutte quelle segnalazioni rischiava di distoglierli da avvenimenti più seri, se questi si fossero presentati. Morale della favola, comunque, aveva guadagnato tantissimi rapporti da scrivere e se all’inizio ci aveva riso su e li aveva scritti con un certo trasporto, quando la fila si era accumulato aveva iniziato a trovarla soltanto una gran seccatura. Sbuffò di nuovo, riaprì gli occhi e si rimise a scrivere. Al decimo rapporto su questioni prive di reale fondamento non sapeva neppure più bene che cosa scrivere e iniziava anche a sentire un certo languorino. Sollevando appena il capo guardò il grande orologio a parete che si trovava proprio sulla parete di fronte del suo ufficio e sorrise. Finalmente una buona notizia, era ormai giunta l’ora della pausa pranzo. Rilesse l’ultima frase che aveva scritto, per assicurarsi che fosse di senso compiuto e poi, dopo aver recuperato il telefono e la borsa, uscì dall’ufficio. Si mosse con passo tranquillo lungo il corridoio, dando un’occhiata alle porte chiuse degli altri uffici, fino a giungere a quello di Celine.
    Bussò una volta, non troppo forte ma abbastanza per farsi sentire e attese di sentire la voce di lei prima di posare la mano sulla maniglia e aprire. -Muoio di fame, mi fai compagnia? - chiese, con un sorriso allegro sulle labbra ad accompagnare le sue parole. Non poteva dire di essere in ottimi rapporti con tutti i colleghi della Centrale, ma ce ne erano alcuni che le piacevano davvero e Celine era una di queste. -Ho sentito dire che oggi c’è persino la crostata. - aggiunse poi, rivolgendole un leggero occhiolino. Non era stato semplice recuperare la sua routine quotidiana dopo aver interrotto la sua relazione con Taylor. Inizialmente era stata molto male, era stata tentata di tornare sui suoi passi e ricominciare, ma alla fine aveva compreso che era meglio tenerlo lontano dalla sua vita. Le persone che li avevano minacciati mesi prima sembravano essersi fatti da parte, ma non poteva sapere se un giorno sarebbero tornati quindi preferiva non avere troppi legami. Le mancava. Era la prima volta in cui aveva davvero deciso di aprirsi con qualcuno e provare a fare sul serio, ma evidentemente quello non era ancora il suo momento. Si era buttata sul lavoro e sulla famiglia, trascorrendo molto più tempo con i suoi fratelli e i pochi amici di sempre, che erano divenuti per lei un po’ una seconda famiglia. Era tutta questione di abitudine dopotutto, e di tempo. Tutti dicevano che il tempo poteva curare ogni ferita, no? Tutto stava nel crederci davvero.
    Camminarono fianco a fianco verso la mensa, attraversando un gruppo di colleghi che sembrava aver avuto la loro stessa idea e si stava dirigendo chiassosamente verso il luogo preferito di tutti all’interno della Centrale. -Com’è andata la tua mattinata? Anche tu hai dovuto fronteggiare dei ladri felini? - chiese, per poi ridacchiare appena. Non era sicura di averle già raccontato di quella strana chiamata, ma quello era un modo come un altro per chiederle scherzosamente di aggiornarla sul suo lavoro. Era capitato nel corso degli anni di dover collaborare su alcuni casi e aveva sempre trovato molto stimolante lavorare al fianco di una profiler, per lei che invece non era che un semplice detective. Diede un’occhiata al menù del giorno, cercando di decidere se optare per un primo, un secondo, oppure per entrambi. -Che cosa prendi oggi? - chiese all’amica, alla ricerca di buoni consigli sul cibo. Negli ultimi tempi Deborah era divenuto un po’ più silenziosa e meno incline alle sue solite battute, ma stava cercando di riprendersi ed era sicura che il momento sarebbe passato. -Ah, ho una notizia bomba! Pare che arriveranno alcuni nuovi film d’autore la prossima settimana, hai per caso una sera libera per accompagnarmi a vedere qualche pellicola? - domandò ancora, prima di prendere un vassoio e mettersi in fila. Sentiva una certa voglia di prendersi del tempo per sé, a parte le corse mattutine e la palestra e passare del tempo con un’amica cinefila non avrebbe potuto farle che bene.
     
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  2. Eris`
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    Quando lavorava perdeva letteralmente la cognizione del tempo e assieme ad esso, per poco non dimenticava di dissetarsi! Aveva comprato un thermos dalla capacità di 2litri, ma non era servito ad invogliarla a bere di più, come non l'aveva aiutata il post it che vi ci aveva appiccicato, scrivendo a caratteri cubitali "BEVI!". E non è che non l'avesse visto o che le fosse sfuggito, è che continuava a rimandare e a bere a piccoli sorsi, mentre ragionava al computer, digitava le sue analisi, controllava i suoi documenti, andava da una stanza all'altra e rispondeva alle mail di lavoro che le arrivavano. Era così indaffarata che non si accorse neppure che era appena giunta l'ora di pranzo, o forse si convinceva che certe cose non le avrebbe potute rimandare a dopo...fortuna che Deborah entrò nel suo studio, distogliendola dai suoi doveri. Le chiese se volesse farle compagnia alla mensa e mettere qualcosa nello stomaco. Fu in quel momento che Celine si vergognò come una ladra di se stessa, perché lei il languorino neppure lo aveva percepito e ora che le faceva pensare al cibo, aveva una certa fame anche lei. Non aveva neppure fatto merenda, affianco al thermos c'era ancora una ciotola colma di frutta già sbucciata e tagliata con minuzia da lei, quella mattina, come vano tentativo di ricordarsi un'altra cosa fondamentale. Si passò una mano sulla fronte e sorrise in maniera impacciata «volentieri, in effetti ho dimenticato di fare merenda e dire che ce l'avevo d'avanti agli occhi!»
    Fece una smorfia indispettita mentre indicava il contenitore chiuso ermeticamente. Sua madre era uguale, forse era anche per questo se le due non mettevano su un grammo. Si alzò dalla sedia dopo aver spento il pc e aver sistemato le carte al sicuro nel cassetto che chiudeva a chiave. Non è che non si fidasse dei suoi colleghi, ma la sicurezza non era mai troppa. Appena finì le si avvicinò e iniziarono a camminare verso la mensa.
    «E comunque mi hai conquistata quando hai parlato di crostata! Spero sia alle mele. Le mele stanno bene su tutto.» Le mele erano il suo frutto preferito, ma tra tutte amava quelle a buccia rossa, con polpa rossa e dal gusto semplicemente eccellente. Erano il suo spuntino preferito, qualcuno le aveva dato della noiosa, perché di solito era molto schematica su queste cose, ma le abitudini erano dure a morire. «Un ladro felino?» era piena di entusiasmo mentre lo disse, tanto che scoppiò a ridere. «Almeno era adorabile? Dovrebbero farne una testata in tutte le case giornalistiche di Besaid e del mondo. Farebbe sorridere la gente! Io lo comprerei subito un giornale che parla di gattini e dei loro furti. Sicuramente più interessante degli psicopatici che girano ultimamente. Il mio computer è pieno di cartelle da sistemare, ho gli archivi pieni e-mail che continuano ad arrivare. La mia mente è diventata un tutt'uno con il pc...non credo che riuscirò a staccare, ma almeno mi hai salvato dall'impazzire. A me è capitato un caso parecchio strano...credo che abbiano occultato le prove, come se avessero previsto il nostro arrivo. Per ora non dirò niente fin quando non ne saprò di più.»
    In certi momenti diventava davvero logorroica, Debby le aveva dato pane per i suoi denti e soprattutto una piccola pausa da tutti i pensieri che la preoccupavano al momento. Da quando si era lasciata, il suo lavoro era diventato la sua priorità, tutto ciò che aveva...sapeva bene che per molti era così, che il vizio di rifugiarsi nei propri doveri era troppo per rinunciarvi con facilità. Lei non aveva nessuno a parte sua mamma e qualche amico che però vedeva sporadicamente. La maggior parte si erano tutti sposati, avevano figli e quindi meno tempo da dedicarle. All'inizio neppure ci faceva caso, ma quando aveva dovuto lasciare andare via la sua relazione, improvvisamente si era accorta di come il mondo fosse andato avanti mentre lei era concentrata su altro e sapeva bene che sarebbe successo nuovamente, e in tutta onestà proprio non voleva ritrovarsi ad occuparsi soltanto del suo lavoro. Aveva bisogno di riprendere contatto anche con la sua realtà, uscire con qualcuno e ritagliarsi più spesso degli spazi per sé. Per ora le mancava il coraggio, le serviva quell'incentivo in più per riprendere a "funzionare" correttamente. Anche se non voleva ammetterlo, nonostante fossero passati degli anni da quella relazione, le faceva ancora molto male.
    Portò una mano sotto il mento, pensando a cosa avrebbe potuto prendere a mensa. Guardò la locandina affissa alla parete prima di entrare, e dove era comunicato il menù del giorno. «Credo che mangerò una bruschetta e del salmone affumicato, e tu? Hai trovato qualcosa che ti piace?»
    Iniziarono a prendere il vassoio e a fare la fila. Afferrò anche delle mele, le sue le avrebbe mangiate più tardi. «Certo che sì! Sono libera oggi, domani e persino questo weekend. Ultimamente non esco molto se non per lavorare. Dovrei darci un taglio, ma è più forte di me.»
    Si misero a sedere in uno dei tavoli liberi, avrebbe continuato il discorso lì. Aveva persino preso un bicchiere di vino, non era il massimo, ma al vino non si poteva dire davvero di no. E lei lo adorava e non lo aveva mai nascosto, ma cercava di non esagerare quando era in centrale, a meno che non vi fosse una festa e allora lì si sbizzarriva come meglio poteva. «Le mie amiche sono tutte impegnate. Arrivate ai trenta, hanno tutte almeno un figlio... è così stressante, non trovi?»
    Non si vergognava di esprimere la sua a riguardo...e poi non stava dicendo niente di male. «Intendo che è stressante quando hanno dei figli e la vita sociale improvvisamente finisce. Forse parlo così perché io figli non ne ho avuti...a dire il vero, non ho pensato neppure a trovare un altro uomo, dopo il mio ultimo ragazzo. Ha lasciato Besaid per sempre e ci sono rimasta talmente male che non ne ho voluto sapere. Non so se sono pronta per rimettermi in gareggiata. Tu stai vedendo qualcuno Deb? Scommetto che la tua vita privata è più interessante della mia, racconta! »
    Quando parlava di lui lo faceva sempre con quel filo di malinconia che tanto l'attanagliava...fortunatamente non aveva voglia di annoiare Debby con un racconto strappalacrime; quindi, aveva spostato l'argomento su di lei mentre iniziava a mangiare. E poi era sinceramente curiosa di ciò, non glielo aveva mai domandato e adesso aveva avuto l'occasione per farlo.

    Edited by Eris` - 19/12/2022, 11:18
     
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    Sorrise nel sentire la risposta affermativa della collega, che le confidò persino di essersi dimenticata di mangiare il suo spuntino quella mattina, tanto era presa dal lavoro. Deb scosse appena il capo, con aria di rimprovero. -Eh no Miss Johannesen questi sono crimini che non possono restare impuniti. Se dovesse ricapitare sappia che sarò costretta a portarla in cella. - disse, con aria serissima, annuendo appena tra sé e sé per poi scoppiare a ridere e fare cenno all’amica di seguirla al di fuori dell’ufficio, in direzione della mensa. -Esattamente, proprio quella di mele. - confermò, in riferimento alla tanto agognata crostata di cui aveva sentito parlare diversi colleghi quella mattina. Quella di Molly, la nuova cuoca, sembrava essere davvero fenomenale, così tanto da essere sulla bocca di tutti. -Anche se ammetto di avere una passione anche per quella di mirtilli, anzi, forse per quanto mi riguarda i mirtilli battono le mele. - continuò, come se stessero parlando di un argomento di vitale importanza e non semplicemente di cibo. Che poi, alla fine dei conti, quella non era forse un argomento di vitale importanza? Non si poteva sopravvivere senza di esso ed era quindi bene prendere la cosa con la dovuta serietà.
    -Oh sì, era davvero adorabile. Un gattino nero con il musetto bianco e degli occhi azzurrissimi. - raccontò, aggiungendo qualche piccolo dettaglio sul gatto, mentre l’altra parlava della possibilità di far uscire quelle notizie sulle testate giornalistiche di tutto il mondo, per rallegrare almeno un po’ gli spiriti e cancellare quelle sui vari psicopatici che si nascondevano tra la folla. Il mondo sarebbe stato un posto più bello se i fatti di cronaca nera fossero stati circoscritti a piccoli furti di cibo da parte di felini facilmente identificabili. In effetti anche il loro lavoro sarebbe stato molto più semplice. -Se dovesse ricapitarmi magari ti faccio un fischio e andiamo a recuperare il prossimo gatto insieme. - scherzò, rivolgendole un leggero occhiolino e una breve risata. Si fece più attenta, tuttavia, quando l’altra parlò di un caso ben più complicato, che forse comprendeva anche delle prove occultate. -No, certo, è meglio fare delle indagini approfondite in questi casi. - mormorò, abbassando appena il tono della voce e annuendo. Sebbene conoscesse almeno di vista la maggior parte dei suoi colleghi, non poteva comunque dire di fidarsi di tutti loro. Aveva inoltre sentito dire che parevano esserci dei poliziotti nel libro paga di alcune organizzazioni criminali della zona ed era quindi molto meglio non parlare troppo apertamente dei casi più importanti. -Se dovessi avere bisogno di più personale chiedi pure al capo di spostarmi a supporto. Ti aiuterò volentieri. - aggiunse poi, offrendole la possibilità di collaborare in maniera definitiva se le sue idee si fossero rivelate più concrete. Un insabbiamento di prove dopotutto era una cosa seria, che non avrebbe potuto affrontare da sola, senza contare che muoversi di pattuglia per la città da soli, senza un collega a guardarti le spalle, non era mai una buona idea.
    Fissò per qualche momento il menù della mensa affisso poco distante dall’ingresso e si prese un istante per decidere. -Io invece credo che oggi prenderò gli gnocchi di patate e qualche verdura. - mormorò, abbastanza convinta. Per poi avanzare con il suo vassoio e mettersi in fila. Prese le posate, un po’ di pane e un bicchiere, continuando a chiacchierare mentre avanzavano lentamente seguendo gli altri colleghi. -Domani sera danno la Dolce Vita di Fellini, mi pare alle 19, se ti può interessare. - aggiunse, davanti all’entusiasmo con cui la collega aveva elencato i suoi giorni liberi, pronta a buttarsi in quello che si prospettava come un nuovo e irrinunciabile impegno settimanale da seguire insieme. -Ti capisco, anche per me è stato un periodo no, quindi direi che ci meritiamo qualche pausa e un po’ di divertimento. - mormorò, annuendo appena, mentre indicava le pietanze scelte alla signora della mensa, che le offrì velocemente due piatti da mettere sul vassoio. -Le mie non hanno ancora dei figli, ma spesso sembra abbiano una vita ancora più incasinata della mia. Diventa sempre più complicato riuscire a far coincidere gli impegni e il tempo libero. - ammise poi, pensando alle amiche di sempre, quelle che l’avevano conosciuta quando i suoi genitori erano ancora con lei e che le erano state accanto nei momenti più belli ma anche in quelli più bui. Pensò a Mia, a quanto le mancasse la possibilità di vedersi tutti i giorni, come quando erano ragazzine. A volte diveniva persino difficile riuscire a scriversi qualche messaggio almeno due o tre volte a settimana.
    -No, neppure io ho figli, ma mio fratello maggiore ha una bambina e ho visto come la sua vita sia radicalmente cambiata da quel momento in poi. - spiegò, parlando della piccola Agnes. La sua nipotina era la luce dei suoi occhi, ma non riusciva comunque a immaginarsi come madre ancora, a dedicare tutta la sua vita a qualcun altro. Non si sentiva pronta e forse per questo continuava a tirarsi indietro davanti alle relazioni più serie. -Anche io single al momento. - raccontò, mentre iniziava a mangiare i suoi gnocchi e si sorprendeva di quanto lei e Celine fossero simili sotto molti aspetti. -Nel mio caso però sono stato io a chiudere la relazione. Siamo stati insieme per diversi mesi ma era come se io non mi sentissi ancora pronta per andare più avanti di così. - ammise, stringendosi appena nelle spalle. Forse Taylor era davvero la persona giusta per lei e se l’era lasciata sfuggire, ma non riusciva a smettere di pensare di aver fatto la scelta giusta e che, in quel momento della sua vita, stava molto meglio da sola. -Chissà, magari un giorno mi guarderò indietro e me ne pentirò, ma al momento sto meglio così. - aggiunse, con aria molto tranquilla. Era sempre stata brava a stare da sola, ad allontanare gli altri e vivere una vita particolarmente solitaria. A volte Mia le diceva che sbagliava a tenersi tutto dentro e cercare di risolvere tutti i suoi problemi da sola, ma purtroppo era più forte di lei, non riusciva proprio a cambiare. -Ogni tanto però mi piace andare a qualche festa e conoscere qualcuno di nuovo, non si può mai sapere dove si accenderà una nuova scintilla. - disse ancora, rivolgendo un leggero occhiolino all’altra mentre continuavano a mangiare. -Ad esempio, proprio questo finesettimana, ci sarà una festa sulla spiaggia, dovrebbe essere una cosa molto tranquilla: si mangia, si beve, si sta attorno al fuoco. Potresti fare un salto se ti va. - le propose, aggiungendo un’altra serata a quella cinema, già presente nella lista.
     
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  4. Eris`
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    Quelle erano esattamente il tipo di conversazioni che aiutavano Celine a mantenere il buon umore, in giornate in cui il lavoro la incupiva a causa dei casi che spesso si ritrovava a inseguire e a dover risolvere, spesso non proprio al lieto fine come per il gattino che aveva menzionato Deborah con un sorriso affabile e un entusiasmo contagioso. Celine mimò un'espressione di sorpresa, portando in maniera molto teatrale la mano destra sul petto, nel punto in cui pulsava il suo cuore. «In carcere...io?» sbatté le palpebre più volte, mantenendo il gioco. «Sarà meglio che io ritorni sulla retta via. Senza di te, mia cara Deb, non lo avrei mai capito! Ho un debito.»
    Celine non era la collega musona, le piaceva stare allo scherzo e ci stava ben volentieri.
    Per quanto riguardava quello che seguì quella conversazione, non si sorprese che Deb preferisse quella con i mirtilli. Anche lei aveva un debole per quel tipo di frutta, l'unica che non le andava giù era quella esotica, in particolar modo odiava profondamente il gusto e l'odore del mango. «Per questa volta sarò io a non metterti in gattabuia.» commentò lei annuendo «I mirtilli stanno bene su tutto, panna, cioccolato...cavolo che fame che mi sta venendo!» si lamentò poco dopo, toccandosi la pancia che iniziava a brontolare e la cosa la fece scoppiare a ridere. «Oh, adesso ti svegli tu?» disse al suo stomaco, che per tutto quel tempo, le aveva fatto dimenticare di mettere qualcosa tra i denti, nonostante ogni volta le tentasse tutte per ricordarsene e non restare come sempre assorbita dal lavoro. Una pausa ogni tanto era necessaria.
    Ascoltò intenerita la descrizione sul gatto. A lei gli animali piacevano davvero molto, aveva sempre sognato di prenderne uno, ma con il lavoro che conduceva e la reperibilità in ogni momento del giorno, aveva paura che il suo potesse essere un desiderio egoistico e che dunque non potesse offrire al povero animale le giuste attenzioni, quindi ogni volta che si trovava d'avanti ad un animale, aveva come il cuore spezzato da quel desiderio, ma non poteva farci nulla attualmente.
    «Sarebbe bellissimo poter recuperare un gatto e metterlo a curriculum!» scherzò anche lei, apprezzando comunque quella divertente proposta.

    «La Dolce Vita di Fellini è un classico, lo rivedrei volentieri.» pensò un momento se avesse degli impegni, ma fortunatamente era libera. «D'accordo, direi che è un orario perfetto e poi dritte al sushi che c'è di fronte. Ne ho sentito parlare davvero bene, ma non ho ancora avuto l'occasione di provarlo. So che ha aperto di recente e che sta ottenendo un discreto successo.»
    La persona accanto a lei si intromise nella conversazione, affermando che valesse davvero la pena di provare quel locale dove il sushi aveva un sapore eccezionale. Disse loro che avrebbero fatto un All you can eat quel giorno, e pertanto era una scusa in più per provarlo. Si sarebbe ingozzata di nigiri, maki, chirashi...poco ma sicuro.
    Ringraziò cortesemente il collega e dalla cuoca si fece mettere ciò che aveva scelto ma questa fece un'occhiataccia al suo piatto, trovandolo troppo "leggero" e le fece pressione per aggiungere qualcosa in più. Alla fine le mise una bella porzione di patate al forno e dell'orata impanata. Guardò il piatto con leggero imbarazzo e ringraziò come sempre la cuoca che aveva il vizio di propinarle sempre piatti deliziosi e abbondanti. Forse simpatizzava con Celine oppure la trovava troppo magra per i suoi gusti. Celine non immaginava neppure la risposta.
    Ascoltò quello che ebbe da dire Deb e provò una leggera invidia nel sapere che avesse un fratello e persino una nipotina. Se Celine non avesse avuto figli suoi, avrebbe tanto voluto dei nipoti suoi, ma purtroppo non aveva avuto fratelli, era rimasta figlia unica e quindi alla fine trattava i figli delle sue amiche come fossero dei nipoti acquisiti. I bambini le piacevano molto, ma era rimasta scottata e disillusa dalla sua precedente storia d'amore e ora come ora non immaginava affatto una famiglia. A dire il vero la sua visione si era limitata al presente, come se si fosse innescata una sorta di paura nel pensare al futuro. Era realizzata, aveva ottenuto dalla vita quello che non aveva avuto nella sua gioventù, un benestare che le avrebbe consentito di vivere davvero dignitosamente ma...le mancava qualcosa ed un po' questa mancanza la faceva sentire vuota dentro.
    E forse quella cosa, la fece empatizzare con il motivo per cui la sua collega aveva mollato una relazione durata mesi. Forse se si fosse presentato qualcuno alle porte del suo cuore, lei si sarebbe sentita in forte difficoltà. Aveva conquistato degli spazi che ora come ora le piacevano così e pensare di doverli condividere, le provocava una certa inquietudine.
    Le aveva detto che forse un giorno si sarebbe guardata indietro e che se ne sarebbe potuta pentire, ma al momento stava meglio così. «Credo che se lo hai fatto coscientemente, allora in futuro non te ne pentirai. Molto spesso il nostro intuito ci vede giusto. Magari avevi bisogno di questa relazione per capire che stai bene così. Non sempre è un male...forse un giorno qualcuno arriverà e sradicherà via tutte le tue convinzioni» esordì lei cercando di essere il più discreta possibile, non era esattamente il tipo a cui piaceva emettere sentenze senza prima conoscere bene una specifica situazione, né era interessata ad emettere un giudizio, semplicemente elaborava una nuova chiave di lettura a quello che le aveva detto Deb, cercando di non offenderla. . «Del resto, chi può dirlo se non il tempo?» concluse quel discorso accennandole un sorriso affabile, riprendendo a mangiare il suo pranzo con calma per potersi godere i sapori. Anche se aveva fame, le piaceva gustarsi lentamente gli alimenti. Avevano ancora un mucchio di tempo e aveva intenzione di digerire bene prima di tornare a svolgere le sue mansioni.
    «Una festa sulla spiaggia?» ecco che Celine si sentiva fuori dal mondo. Con il suo ex frequentava molto quel genere di posti, aveva stretto un mucchio di amicizie e in tanti la conoscevano in città. Da quando lui se n'era andato dalla sua vita, qualcosa si era affievolito e lei aveva smesso di fare tutte quelle cose che un tempo erano la normalità. «Ti confesso che è da un sacco che non partecipo a questi eventi. Sono un po' arrugginita, ma perché no? Farebbe bene anche a me conoscere persone nuove e divertirmi un po'.»
    Aveva apprezzato quelle proposte, si era accorta di come fosse statica la sua vita nell'ultimo periodo e di quanto fosse importante dedicarsi anche ad altro che non fosse il lavoro o quel genere di cose che facevano parte della propria comfort-zone. Ora che ci pensava, non viaggiava neppure da un po' e forse era arrivata l'ora di scegliere una meta per un weekend. Deborah aveva ragione: bisognava anche crearle le situazioni, non rimanere impassibili mentre il mondo andava avanti. Il tempo correva e non aspettava nessuno. «Conosci qualcuno a questa festa?» domandò con curiosità, mentre addentava una patatina ancora calda. «Sarebbe sorprendente se incontrassi qualcuno che frequentavo tempo fa. Ci sono alcune persone che non so neppure che fine abbiano fatto e io non sono il tipo da curiosare nei social. Ho un account instagram ma non lo uso quasi mai, mentre il mio facebook è morto da secoli! Whatsapp è l'unico che mi piace usare, soprattutto la sera, prima di dedicarmi a qualche nuova opera di Stephen King. A proposito, tu leggi?»
    Celine amava leggere, aveva recentemente acquistato una bella libreria in legno massello che aveva inserito nel suo studio. Era stato per lei un hobby intramontabile, quel rifugio dalla vita quotidiana che le faceva provare numerose emozioni. Le piacevano i gialli, i romanzi classici e psicologici, i saggi e aveva numerosi manuali dedicati alla tipologia del suo lavoro e degli studi che aveva fatto per arrivare dov'era ora. Anche in questo momento, lei non aveva smesso di studiare. Stava eseguendo un master, perché le piaceva essere sempre sul pezzo. «Forse non lo avresti mai detto, ma sono un vero topo da biblioteca. Di recente ho comprato una libreria dove tengo tutti i miei gioiellini!» prese il cellulare e le mostrò la foto di quel pezzo d'antiquariato che aveva acquistato facendo un ottimo affare dall'antiquario. A Celine piaceva molto un arrendamento tra il classico e il moderno. La sua casa era tutta così e rispecchiava molto la sua personalità.

    Edited by Eris` - 19/12/2022, 11:19
     
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    Ridacchiò quando l’altra le restituì la battuta sull’arresto piuttosto in fretta. Era bello a volte poter scherzare su argomenti seri come quello, anche se non era possibile farlo con tutti. Tra colleghi era importante anche riuscire a sdrammatizzare, usare argomenti pesanti per renderli molto più leggeri, cercare di staccare e allontanarsi da quella che era la loro routine. Quando uscivano dalla Centrale per i momenti di pattuglia o perché chiamati per un’emergenza, dovevano essere sempre molto seri e attenti. Non potevano permettersi di commettere degli errori, o mostrare alle persone che prendevano alla leggera quello che vedevano, quello che per gli altri poteva essere un vero e proprio incubo. In quei pochi ritagli di tranquillità, però, era importante anche riuscire a recuperare un po’ di umanità e di leggerezza o avrebbero finito tutti quanti per impazzire. Era un lavoro duro, che ti costringeva a mantenere una serietà a tratti disarmante, a vedere cose che per chiunque altro sarebbero state troppo forti, era difficile quindi riuscire a sentirsi come tutti gli altri, fingere quelle cose non ti toccassero o di non averle mai viste. Debbie aveva sempre faticato molto a parlare del proprio lavoro con la famiglia o con gli amici. Quando le chiedevano come andava, di norma rispondeva in maniera sbrigativa, con un semplice Tutto bene oppure Sempre molto impegnata. Cercava di minimizzare, di lasciare tutto all’interno della Centrale, lì dove doveva stare. Era bello però avere qualcuno, all’interno di quelle mura, che la faceva sentire meno sola.
    Sorrise quindi mentre camminava al fianco di Celine, raccontandole di quell’ultimo caso un po’ particolare che alla fine si era risolto piuttosto in fretta. -Direi che è perfetto. Il sushi è sempre una buona idea. - decretò, annuendo tra sé e sé con aria piuttosto soddisfatta. Un collega si intromise nella loro conversazione confermando che si era trovato molto bene lì e che la cucina era ottima. -Grazie Pete. Anche io ne ho sentito parlare e in effetti non sono ancora riuscita ad andarci. - aggiunse poi, confermando anche lei le stesse cose degli altri. Era un nuovo locale molto carino che si trovava anche vicino all’edificio dove avrebbero assistito alla proiezione del film. -Controllo subito se è possibile prenotare. - disse, prendendo il suo telefono e cercando la pagina del ristorante, trovando subito la possibilità di prenotare un tavolo online. -Ecco fatto. - mormorò, felice, mostrando all’altra la schermata che affermava che la sua prenotazione era avvenuta con successo. Essendo un nuovo locale aveva preferito andare sul sicuro ed evitare di dover ripiegare su qualcosa di diverso all’ultimo minuto perché i tavoli erano già tutti occupati. Presero le loro pietanze e si accomodarono in un tavolino tranquillo, lontane da un gruppo chiassoso di colleghi che raccontavano dell’ultima serata trascorsa al bar e delle loro ultime conquiste. Lei non era mai stata il tipo di persona che parlava delle sue nuove fiamme in giro, preferiva sempre tenere la sua vita personale privata o raccontarla a quei pochi di cui si fidava. Inoltre, aveva uno strano rapporto con le relazioni, non era mai davvero riuscita ad aprirsi con un uomo tanto da pensare di poter trascorrere la vita insieme a lui.
    -Sì, probabilmente hai ragione. - confermò, quando l’altro cercò di analizzare con un occhio più esterno la sua situazione. Forse il suo istinto ci aveva davvero visto bene e la sua vista sarebbe stata migliore senza Taylor, ma per il momento non faceva che continuare a pensarci e chiedersi se non fosse stata solo la paura a spingerla ad allontanarlo. Non insistette troppo su quell’argomento, coscia di non essere ancora pronta a parlarne in maniera troppo diretta e ammise di aver iniziato a frequentare delle altre persone, giusto per vedere come andavano le cose, senza particolari impegni. Le parlò quindi della festa sulla spiaggia che si sarebbe tenuta di lì a qualche giorno e la vide un po’ titubante sulla questione, per poi ammettere che era da tempo che non si prendeva un po’ di tempo per sé e che non partecipava a eventi di quel tipo. -Mi hanno invitata alcuni amici della palestra, ma ci saranno così tante persone che sarà difficile non trovare volti conosciuti. - le spiegò, con un sorriso, quando le chiese se alla festa ci sarebbe stato qualcuno che conosceva. Aveva vissuto in quella cittadina per la maggior parte della sua vita, frequentato tutte le scuole in quel posto e svolgeva un lavoro che la metteva sempre a contatto con la comunità, trovava quindi molto più sorprendente entrare in un luogo e non riconoscere nessuno, piuttosto che il contrario. Per quanto Besaid con gli anni si fosse ingrandita e ora accogliesse un gran numero di persone, si consideravano comunque una piccola comunità a causa di quella legge non scritta che teneva i suoi abitanti all’interno dei confini, per quanto possibile. -Se trovi qualcuno con cui non vuoi avere a che fare, nasconditi all’interno di un diverso gruppo di persone. - mormorò, con una leggera risata. Lo disse in maniera scherzosa, come se non fosse un vero consiglio, ma lei alcune volte lo aveva fatto. Quel genere di feste coinvolgevano così tante persone che era facile mischiarsi tra la folla ed evitare i volti che creavano più fastidio. -Oppure mi mandi un messaggio e vengo a salvarti. - aggiunse poi, con un sorriso gentile, offrendo un’opzione decisamente più semplice da realizzare.
    Assunse un’aria pensierosa prima di rispondere alla domanda sulla lettura, cercando di capire per prima cosa se lei stessa poteva definirsi una lettrice oppure no. -I libri mi piacciono ma.. non possono considerarmi una vera e propria lettrice. - disse, cercando di articolare quello che aveva in mente sperando di non tirare fuori un discorso troppo contorno. -Ci sono dei momenti in cui riesco a stare seduta e farmi assorbire da un libro, ma il più delle volte stare ferma per tutte quelle ore non mi riesce e preferisco uscire a fare una corsa o qualche altra attività. - continuò a spiegare. La maggior parte delle volte abbandonava i libri dopo la prima mezz’ora, sentendo la necessità di muoversi e bruciare un po’ di energie. Non era semplice per lei stare ferma, rilassarsi e stare a riposo. Le accadeva solo quando c’era qualcosa di particolarmente complesso a turbarla che la teneva ancorata con i piedi per terra, incapace di trovare la forza di muoversi. -E’ molto più semplice per me riuscire a stare seduta per guardare un film o un episodio di qualche serie tv. - aggiunse quindi, scuotendo appena il capo con aria divertita. Si sentiva un po’ strana a volte per quella sua incapacità di fare cose che agli altri venivano assolutamente naturali. -Ma visto che ci sono dei libri che volevo assolutamente leggere ho ovviato al problema con gli audiolibri. Li uso quando vado a correre a volte, al posto della musica. Così mi viene decisamente più semplice. - spiegò infine, rivelando il segreto che le aveva comunque permesso di scoprire tante storie affascinanti messe su carta, grazie alle voci di altri interpreti. Si chiese che cosa ne pensasse Celine degli audiolibri, lei che invece sembrava una lettrice decisamente più attenta di lei. Aveva sentito diverse versioni nel corso degli anni: chi come lei li apprezzava e li trovava molto utili, chi li detestava ritenendo che non fosse affatto un buon modo di godersi un libro e chi non aveva una propria opinione sul conto, visto che non aveva mai voluto sperimentare. C’era inoltre chi i libri quasi non sapeva neppure cosa fossero e quindi usufruirne in maniera cartacea, digitale o vocale non gli interessava a prescindere.
    Si sporse in avanti per osservare la foto della nuova libreria della collega e sorrise. -E’ molto bella. - disse lei, con una certa sincerità, mentre cercava di immaginarsi un angolo come quello anche dentro casa sua. -Io invece devo sempre stare attenta a non lasciare nulla in giro o Muffin ne approfitta per trasformarlo nel suo nuovo giocattolo. - mormorò, ridacchiando, mostrando una foto del suo gatto intento a giocare con una delle sue sciarpe. -Lo so, ha un nome sciocco. Gliel’ha dato mio fratello quando me lo ha regalato. - aggiunse, mentre riponeva il telefono nella tasca e riportava la sua attenzione al pezzo di salmone che aveva ancora nel piatto. -Mi ero appena trasferita in una casa da sola e pensavano che avessi bisogno di compagnia. All’inizio non ero molto contenta, ma poi abbiamo imparato a convivere. - terminò, con un sorriso tranquillo. Dividere i propri spazi poteva essere difficile, anche se si trattava di farlo con un animale domestico.
     
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