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Debbie & Celine

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  1. 'misia
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    Ridacchiò quando l’altra le restituì la battuta sull’arresto piuttosto in fretta. Era bello a volte poter scherzare su argomenti seri come quello, anche se non era possibile farlo con tutti. Tra colleghi era importante anche riuscire a sdrammatizzare, usare argomenti pesanti per renderli molto più leggeri, cercare di staccare e allontanarsi da quella che era la loro routine. Quando uscivano dalla Centrale per i momenti di pattuglia o perché chiamati per un’emergenza, dovevano essere sempre molto seri e attenti. Non potevano permettersi di commettere degli errori, o mostrare alle persone che prendevano alla leggera quello che vedevano, quello che per gli altri poteva essere un vero e proprio incubo. In quei pochi ritagli di tranquillità, però, era importante anche riuscire a recuperare un po’ di umanità e di leggerezza o avrebbero finito tutti quanti per impazzire. Era un lavoro duro, che ti costringeva a mantenere una serietà a tratti disarmante, a vedere cose che per chiunque altro sarebbero state troppo forti, era difficile quindi riuscire a sentirsi come tutti gli altri, fingere quelle cose non ti toccassero o di non averle mai viste. Debbie aveva sempre faticato molto a parlare del proprio lavoro con la famiglia o con gli amici. Quando le chiedevano come andava, di norma rispondeva in maniera sbrigativa, con un semplice Tutto bene oppure Sempre molto impegnata. Cercava di minimizzare, di lasciare tutto all’interno della Centrale, lì dove doveva stare. Era bello però avere qualcuno, all’interno di quelle mura, che la faceva sentire meno sola.
    Sorrise quindi mentre camminava al fianco di Celine, raccontandole di quell’ultimo caso un po’ particolare che alla fine si era risolto piuttosto in fretta. -Direi che è perfetto. Il sushi è sempre una buona idea. - decretò, annuendo tra sé e sé con aria piuttosto soddisfatta. Un collega si intromise nella loro conversazione confermando che si era trovato molto bene lì e che la cucina era ottima. -Grazie Pete. Anche io ne ho sentito parlare e in effetti non sono ancora riuscita ad andarci. - aggiunse poi, confermando anche lei le stesse cose degli altri. Era un nuovo locale molto carino che si trovava anche vicino all’edificio dove avrebbero assistito alla proiezione del film. -Controllo subito se è possibile prenotare. - disse, prendendo il suo telefono e cercando la pagina del ristorante, trovando subito la possibilità di prenotare un tavolo online. -Ecco fatto. - mormorò, felice, mostrando all’altra la schermata che affermava che la sua prenotazione era avvenuta con successo. Essendo un nuovo locale aveva preferito andare sul sicuro ed evitare di dover ripiegare su qualcosa di diverso all’ultimo minuto perché i tavoli erano già tutti occupati. Presero le loro pietanze e si accomodarono in un tavolino tranquillo, lontane da un gruppo chiassoso di colleghi che raccontavano dell’ultima serata trascorsa al bar e delle loro ultime conquiste. Lei non era mai stata il tipo di persona che parlava delle sue nuove fiamme in giro, preferiva sempre tenere la sua vita personale privata o raccontarla a quei pochi di cui si fidava. Inoltre, aveva uno strano rapporto con le relazioni, non era mai davvero riuscita ad aprirsi con un uomo tanto da pensare di poter trascorrere la vita insieme a lui.
    -Sì, probabilmente hai ragione. - confermò, quando l’altro cercò di analizzare con un occhio più esterno la sua situazione. Forse il suo istinto ci aveva davvero visto bene e la sua vista sarebbe stata migliore senza Taylor, ma per il momento non faceva che continuare a pensarci e chiedersi se non fosse stata solo la paura a spingerla ad allontanarlo. Non insistette troppo su quell’argomento, coscia di non essere ancora pronta a parlarne in maniera troppo diretta e ammise di aver iniziato a frequentare delle altre persone, giusto per vedere come andavano le cose, senza particolari impegni. Le parlò quindi della festa sulla spiaggia che si sarebbe tenuta di lì a qualche giorno e la vide un po’ titubante sulla questione, per poi ammettere che era da tempo che non si prendeva un po’ di tempo per sé e che non partecipava a eventi di quel tipo. -Mi hanno invitata alcuni amici della palestra, ma ci saranno così tante persone che sarà difficile non trovare volti conosciuti. - le spiegò, con un sorriso, quando le chiese se alla festa ci sarebbe stato qualcuno che conosceva. Aveva vissuto in quella cittadina per la maggior parte della sua vita, frequentato tutte le scuole in quel posto e svolgeva un lavoro che la metteva sempre a contatto con la comunità, trovava quindi molto più sorprendente entrare in un luogo e non riconoscere nessuno, piuttosto che il contrario. Per quanto Besaid con gli anni si fosse ingrandita e ora accogliesse un gran numero di persone, si consideravano comunque una piccola comunità a causa di quella legge non scritta che teneva i suoi abitanti all’interno dei confini, per quanto possibile. -Se trovi qualcuno con cui non vuoi avere a che fare, nasconditi all’interno di un diverso gruppo di persone. - mormorò, con una leggera risata. Lo disse in maniera scherzosa, come se non fosse un vero consiglio, ma lei alcune volte lo aveva fatto. Quel genere di feste coinvolgevano così tante persone che era facile mischiarsi tra la folla ed evitare i volti che creavano più fastidio. -Oppure mi mandi un messaggio e vengo a salvarti. - aggiunse poi, con un sorriso gentile, offrendo un’opzione decisamente più semplice da realizzare.
    Assunse un’aria pensierosa prima di rispondere alla domanda sulla lettura, cercando di capire per prima cosa se lei stessa poteva definirsi una lettrice oppure no. -I libri mi piacciono ma.. non possono considerarmi una vera e propria lettrice. - disse, cercando di articolare quello che aveva in mente sperando di non tirare fuori un discorso troppo contorno. -Ci sono dei momenti in cui riesco a stare seduta e farmi assorbire da un libro, ma il più delle volte stare ferma per tutte quelle ore non mi riesce e preferisco uscire a fare una corsa o qualche altra attività. - continuò a spiegare. La maggior parte delle volte abbandonava i libri dopo la prima mezz’ora, sentendo la necessità di muoversi e bruciare un po’ di energie. Non era semplice per lei stare ferma, rilassarsi e stare a riposo. Le accadeva solo quando c’era qualcosa di particolarmente complesso a turbarla che la teneva ancorata con i piedi per terra, incapace di trovare la forza di muoversi. -E’ molto più semplice per me riuscire a stare seduta per guardare un film o un episodio di qualche serie tv. - aggiunse quindi, scuotendo appena il capo con aria divertita. Si sentiva un po’ strana a volte per quella sua incapacità di fare cose che agli altri venivano assolutamente naturali. -Ma visto che ci sono dei libri che volevo assolutamente leggere ho ovviato al problema con gli audiolibri. Li uso quando vado a correre a volte, al posto della musica. Così mi viene decisamente più semplice. - spiegò infine, rivelando il segreto che le aveva comunque permesso di scoprire tante storie affascinanti messe su carta, grazie alle voci di altri interpreti. Si chiese che cosa ne pensasse Celine degli audiolibri, lei che invece sembrava una lettrice decisamente più attenta di lei. Aveva sentito diverse versioni nel corso degli anni: chi come lei li apprezzava e li trovava molto utili, chi li detestava ritenendo che non fosse affatto un buon modo di godersi un libro e chi non aveva una propria opinione sul conto, visto che non aveva mai voluto sperimentare. C’era inoltre chi i libri quasi non sapeva neppure cosa fossero e quindi usufruirne in maniera cartacea, digitale o vocale non gli interessava a prescindere.
    Si sporse in avanti per osservare la foto della nuova libreria della collega e sorrise. -E’ molto bella. - disse lei, con una certa sincerità, mentre cercava di immaginarsi un angolo come quello anche dentro casa sua. -Io invece devo sempre stare attenta a non lasciare nulla in giro o Muffin ne approfitta per trasformarlo nel suo nuovo giocattolo. - mormorò, ridacchiando, mostrando una foto del suo gatto intento a giocare con una delle sue sciarpe. -Lo so, ha un nome sciocco. Gliel’ha dato mio fratello quando me lo ha regalato. - aggiunse, mentre riponeva il telefono nella tasca e riportava la sua attenzione al pezzo di salmone che aveva ancora nel piatto. -Mi ero appena trasferita in una casa da sola e pensavano che avessi bisogno di compagnia. All’inizio non ero molto contenta, ma poi abbiamo imparato a convivere. - terminò, con un sorriso tranquillo. Dividere i propri spazi poteva essere difficile, anche se si trattava di farlo con un animale domestico.
     
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