Nothing lasts forever, but this is getting good now

Deb & Dean

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    Erano mesi ormai che lei e Taylor non si sentivano più. Avevano avuto modo di parlare un po’ quando lui le aveva scritto da ubriaco e lei lo aveva riportato a casa, aspettando che si svegliasse prima di spiegargli quale era il vero motivo per cui lei lo aveva lasciato: aveva paura. C’erano delle persone che l’avevano seguita e minacciata e lei non voleva mettere a rischio le persone a cui teneva. La discussione era durata a lungo e entrambi avevano alzato la voce, ma alla fine lui sembrava essersi convinto e l’aveva lasciata stare. Non le aveva più scritto dopo quel giorno. Aveva creduto che ne sarebbe stata sollevata, che non vederlo e non sentirlo sarebbe bastato a dimenticare, ma purtroppo le cose non erano andate così. Continuava a pensarci e una parte di lei ancora si domandava se avesse fatto la scelta giusta. Se non sarebbe stato meglio, per una volta, accettare i sentimenti che provava e il rischio, piuttosto che tirarsi indietro, di nuovo. Quando gli strani tizi avevano smesso di seguirla e la sua vita era tornata a essere quasi normale aveva pensato di scrivergli di nuovo, di chiedere scusa e di provare a ricominciare. Aveva lottato parecchio contro se stessa per impedirsi di farlo, ma alla fine i mesi erano passati e, dopo tutto quel tempo, aveva capito che era molto più giusto per entrambi andare avanti. Non lo aveva cercato, non sapeva neppure che fine avesse fatto e se fosse ancora in città. sapeva che se avesse cercato informazioni alla fine avrebbe ceduto e lo avrebbe contattato di nuovo. Si era buttata sugli allenamenti in palestra, sul lavoro e in un primo momento aveva anche evitato di vedere gli amici. Non le andava di parlare, di ammettere di non stare affatto bene. Sapeva che Mia e Theo avrebbero capito, la conoscevano ormai e sapevano che a volte aveva bisogno di un po’ di tempo solo per se stessa, ma che sarebbe tornata.
    Piano piano aveva ripreso a uscire, a cercare di recuperare il corso della sua vita. Aveva ripreso anche a frequentare qualche ragazzo, senza avere in mente di portare avanti una relazione. Si trattava di incontri quasi casuali, di momenti irripetibili oppure anche di una serie di occasioni. Aveva persino pensato di ricontattare Darko, lui che, prima di Taylor, era stato il miglior “senza impegno” che aveva avuto, ma aveva cambiato idea anche su quello. Era meglio non recuperare troppo della vecchia vita, le avrebbe ricordato il motivo per cui l’aveva messo da parte e sarebbe stata male, di nuovo. L’idea migliore era stata quindi quella di creare un nuovo giro, di trovare nuove persone, nuovi amici. Aveva parlato con Mia di quegli incontri, lei che invece sembrava ormai presa dalla persona che lei meno avrebbe voluto al suo fianco. Avrebbe scoperto che lei lo conosceva? Si sarebbe arrabbiata? Anche quel pensiero a volte la teneva sveglia. Una parte di lei avrebbe voluto mettere la sua migliore amica in guardia, dirle di allontanarsi da Eden e dai guai che avrebbe potuto portarle, ma non poteva farlo. Il suo lavoro le imponeva di mantenere il silenzio su ciò che i colleghi svolgevano sotto copertura e ammettere di conoscerlo avrebbe puntato qualche occhio in più sul poliziotto, che di certo non lo avrebbe aiutato. Poteva capire perché Mia fosse così affascinata da lui. Anche lei era caduta nella stessa trappola e per qualche tempo aveva creduto che Boyd potesse essere finalmente la prima persona con cui avere qualcosa di serio, poi era arrivato Taylor e anche quel pensiero era stato spazzato via. Alla fine dei conti tornava sempre lì, dove tutto era cominciato.
    Sbuffò e si guardò allo specchio. Alcuni amici della palestra l’avevano invitato a una festa sulla spiaggia quella sera e aveva deciso di farci un salto, almeno per vedere com’era la situazione. Non era proprio dell’umore adatto per una festa, ma se avesse seguito il suo umore, probabilmente, avrebbe finito con il trascorrere ogni momento libero chiusa dentro le mura della sua casa e no, quello non era certo il modo migliore per riprendersi. Aveva indossato qualcosa di semplice e comodo: un paio di jean neri strappati appena sotto le ginocchia, una canottiera bianca, una giacca di pelle nera, un paio di guanti di pelle nera abbinati al giubbotto e un paio di semplici converse, nel caso ci fosse stato da camminare a lungo. Si era persino truccata però, decisa a darsi un’occasione, sebbene non avesse certo l’outfit giusto per conoscere qualcuno di nuovo. Ma non si poteva mai sapere che cosa la vita potesse avere in serbo per lei. Mangiò qualcosa di veloce, per non arrivare a una festa piena di alcol a stomaco vuoto e poi decise di dirigersi a piedi verso la spiaggia. Era pur sempre un’agente di polizia, anche se al momento non era in turno, farsi vedere ubriaca da una buona fetta della città non avrebbe contribuito a renderla molto credibile sul lavoro. Lasciò qualcosa da mangiare a Muffin, che la osservava con aria contrariata, come sempre e gli diede anche qualche veloce carezza. Se non ci fosse stato lui, alcune volte, si sarebbe sentita davvero sola. Con il telefono tra le mani iniziò a muoversi verso la spiaggia. Ci sarebbero voluti almeno quaranta minuti, ma aveva bisogno di un po’ aria e camminare le piaceva. Sul display le comparve un messaggio di Theo, lo aprì e rispose senza dirgli dove stava andando, limitandosi a scrivere che stava bene e di non preoccuparsi. A lui non aveva detto che aveva ripreso a vedere un po’ di persone, senza troppa attenzione. Lui non era uno da relazioni complicate o da non relazioni. Lui preferiva le cose stabili, un po’ come lo era stato il suo matrimonio, prima del tragico epilogo. Un’altra notifica le mostrò la foto della sua nipotina che le mandava un selfie prima di andare a dormire. Sorrise, mandandole una foto in risposta con un bacio. Anche i suoi fratelli le erano stati molto vicini in quei tempi, nonostante lei avesse fatto il possibile per non mostrare che qualcosa era capitato.
    Già a qualche metro di distanza la musica le fece capire che la festa doveva essere già entrata nel vivo. Sorrise, affrettando il passo per andare a curiosare tra i vari invitati. Non aveva idea di chi avrebbe trovato lì, ma era abbastanza convinta che ci sarebbe stato almeno qualche volto familiare. Besaid era una cittadina abbastanza grande, ma non così grande da potersi ritrovare a una festa senza conoscere nessuno. Varcando quindi l’ingresso, segnato da due torce accese, notò subito alcuni ragazzi della palestra, a cui rivolse un cenno con il capo e un sorriso. Notò anche la zona in cui erano state disposte le bevande e adocchiò subito una bottiglia di birra. Avanzando verso il tavolo tuttavia notò anche un’altra figura conosciuta. Si mosse quindi per recuperare due bottiglie di birra appena stappate e si mosse verso l’uomo, che se ne stava seduto a chiacchierare con delle altre persone che non le sembrava di aver mai visto. -Lundberg! Che sorpresa trovarti qui! - mormorò, allungando una birra nella sua direzione e rivolgendogli un sorriso. Sì conoscevano da diversi anni, forse troppi, tanto che anche tra di loro c’era stato qualcosa per un breve periodo della loro vita, prima di allontanarsi senza troppe storie, presi entrambi da qualcosa di diverso. Era capitato di vedersi anche negli ultimi tempi, grazie a Theo, l’amico comune che entrato nelle loro vite da qualche anno, con gentilezza e che non ne era più uscito. Molto spesso era lui a metterli insieme nella stessa stanza, magari per una cena o una semplice serata tra amici. Le parve quindi strano per un momento, vederlo lì da solo, per poi ricordarsi che in effetti Theo aveva degli altri programmi per quella sera. -Sei tra gli invitati o tra gli organizzatori? - domandò, mandando giù un sorso di birra direttamente dalla bottiglia. In effetti non sapeva chi fosse stato il primo a dare vita a quella piccola festa sulla spiaggia piena di falò e di persone che suonavano e cantavano attorno al fuoco. Si guardò attorno incuriosita, per poi scuotere la testa e riportare l’attenzione su Dean. -Ok, ho appena visto compiere almeno cinque azioni illegali in pochissimi metri. Ti prego, distraimi. Ho bisogno di una serata di pausa. - chiese, lasciandosi andare a una leggera risata. Quella serie non voleva essere l’agente Hagen, voleva essere solamente Deborah.
     
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