You don't need to save me, but would you run away with me?

Bellatrix ft. James | Rainbow lounge restaurant | 05.10.2022

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  1. wanderer.
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    I love you, it's ruining my life

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    Spinse la porta d'ingresso, una mano spiaccicata sopra al vetro e una sulla grande maniglia tubolare del locale. Bellatrix entrò all'interno, il freddo che aveva lasciato all'esterno si tramutò in un tepore acuto e penetrante, che la costrinse ad abbandonare il cappotto rosso di lana che aveva indosso immediatamente, spogliandosi appena dopo aver fatto il suo ingresso all'interno del locale. Riconobbe il silenzio, quello che accompagnava da sempre il suo ingresso negli ambienti dove poteva essere conosciuta, riconosciuta, adocchiata, silenziosamente additata. Bellatrix sorrise, portando a casa un altro favoloso ingresso in un locale dalla sua. La sua particolarità stava da sempre, almeno da quando era entrata nella scena politica ed aveva guadagnato lo stipendio ambito a poter permettersi quello che poteva, in qualche modo, nel fatto di saper abbinare gli abbigliamenti giusti ad ogni occasione, e di saper fare la sua figura sempre e comunque, attirando l'attenzione come la luce abbaglia la falena notturna. Nora avrebbe definito il suo attire sopra le righe ma avrebbe detto che era perfetta, non sbagliava mai, e lei si sarebbe definita impeccabile. Se solo avessero saputo quanto tempo dedicava a pensare il suo guardaroba, e a decidere cosa andava fatto, cosa doveva essere comprato, cosa gettato nella pila degli scarti, cosa conservato per le grandi occasioni.. Bellatrix rappresentava davvero il pacchetto completo. Era intelligente, bella, e passava moltissimo tempo a preparare i suoi discorsi come il suo abbigliamento, a definire stategicamente i pro e i contro di qualsiasi uscita fuori casa e di qualsiasi discorso. Valutava minuziosamente la vita che percorreva, valutava le parole che spendeva, e le parole che doveva ricordarsi di utilizzare. Bellatrix non aveva scelto una vita ambiziosa, era quella vita che aveva scelto lei: cavalcava l'onda della semina che aveva effettuato, aspettava la tempesta che doveva giungere. Un difetto aveva anche lei dalla sua: sapeva di non essere una persona qualunque. Sapeva che il tempo e le energie che spendeva dietro un incarico non erano questione da niente, e che gli altri non l'avrebbero mai pensata come lei. Tutto quello che faceva aveva un significato, e tutto quello che compiva era chiaramente articolato, e spesso non era facile da organizzare. Ecco che l'uscita a quel locale, quel giorno, quella sera in particolare, non era nata come frutto di un caso, ma la scelta di quel preciso locale era stata improvvisata, dovuta e purtroppo attutita come meglio poteva.
    Bellatrix era nel momento migliore della sua vita. La campagna elettorale stava dando i suoi frutti. Il suo nome era effettivamente sulla bocca di tutti, e finalmente le nuove elezioni la indicavano come candidata migliore al seggio preposto per l'amministrazione cittadina. Se fosse stata eletta molte cose sarebbero cambiate: il suo stipendio, tanto per cominciare, sarebbe cresciuto quattro volte quello che prendeva in quel momento, avrebbe abbandonato i lavori superflui, la possibilità di effettuare ricerca in università e di destreggiarsi in discorsi che puntavano alla candidatura. Adesso si sarebbe concentrata nel lavoro effettivo, nel taglio delle spese e nella direzione del futuro, negli investimenti in azioni sensate, alle persone giuste, al lavoro giusto e ai settori migliori. E lei era così eccitata per quello che sarebbe potuta svenire seduta stante, in quel momento, ma per fortuna non dimenticava mai che il più delle volte si trovava di fronte alle persone. Si lasciò andare ad un gesto semplicissimo, si bagnò le labbra alla ricerca di un posto per sedersi. Il Rainbow non rientrava nei locali preferiti sulla sua scena, non era tra i posti che frequentava. C'era un preciso perché dietro quella decisione: fino a quel momento era rientrato tra i locali che frequentava sempre ed incondizionatamente la persona del partito opposto, Garrett Olsen. Quello che cambiava allora però era che quell'uomo era così improbabile che venisse considerato per l'elezione che finalmente le dava l'agio necessario a frequentare anche il Rainbow. Ci erano voluti anni, e mesi di campagna elettorale massiva, del supporto dei suoi colleghi, di Holden come suo assistente tuttofare, e della sua fidata Nora. Finalmente poteva varcare anche le porte di quel locale senza sentirsi fuori posto: ciao ciao Garrett, adesso mi faccio posto da me.
    Il vestito che aveva indosso Bellatrix faceva presupporre che la serata sarebbe continuata per la donna. Indossava un pezzo unico in nero, lungo fino ai piedi, di maglina, che nascondeva e mostrava allo stesso tempo tutto il corpo che l'attività fisica e lo yoga le avevano regalato: un corpo flessuoso senza pieghe, estremamente curato, frutto di una dieta bilanciata e di allenamento costante. Quanta fatica e quanta soddisfazione le portava tutto quell'impegno, eppure ogni tanto, se ne sentiva gratificata. Trattenne il suo cappotto in mano finché una ragazza vestita in un tailleur bianco non venne ad accoglierla all'ingresso. «Signora Doyle, è un piacere accoglierla. Che tavolo possiamo riservarle per stasera? Aspetta ospiti?» Bellatrix sorrise cordiale, il suo solito sorriso di fabbrica a labbra strette, storto e tutt'occhi, gli occhi turchesi posati sulla ragazza che era stata assegnata all'accoglienza nel locale. «Grazie. Stasera sono sola, cenerò al bancone.» La ragazza sorrise, facendole strada al suo posto. Bellatrix aveva pensato adeguatamente l'uscita in quel locale, pensando di poter prevedere il suo arrivo e l'orario della sua uscita di scena, senza attardarsi troppo ma facendo intendere che la serata per lei sarebbe sicuramente seguita in altro modo. Era stato Egon ad accompagnarla lì, brontolando per tutto il tempo che per andare, bere e cenare avrebbe potuto anche sistemarsi e vestirsi in altro modo, evitando di lasciar intendere cose superflue alla gente nei dintorni, e lei lo avrebbe rimbeccato dicendo di chiamare la gente elettori. C'era sempre un motivo a tutto quello che Bellatrix decideva, e quella era l'ennesima prova. Camminò lentamente, con la grazia che la contraddistingueva, quando la ragazza tornò da lei dopo aver lasciato il cappotto altrove, avvicinandosi a lei e seguendola lungo il corridoio che la introduceva direttamente al bancone del locale. Il ristorante, da quello che ricordava lei, aveva fatto enormi passi in avanti: si era tramutato da un semplice diner a qualcosa di diverso da una tavola calda, acquisendo uno status, una icona e un target di clienti precisi. La proprietaria aveva fatto lunghi passi in avanti per arrivare fino a quel punto, e alla fine della serata, se tutto fosse andato bene, le sarebbe piaciuto anche salutarla. «Grazie cara.» Sussurrò, quando la ragazza la accompagnò al bancone, al suo posto, sola, in una fila di sedie su trespoli alti, sgabelli bianchi e bancone in legno chiaro tipo rovere, un locale dai colori neutri e dai toni che richiamavano il verde tiffany. Bellatrix spiccava con il suo completo nero elegante rispetto al resto dei clienti del locale, vestiti eleganti ma con un dress code meno formale. Si sedette sullo sgabello agevolmente, aiutata dall'altezza che possedeva che l'aveva sempre aiutata più del lecito, la ragazza avvampò per il cara che le aveva assegnato, le posò tra le mani la lista dei drink del locale, e lei si acclimatò con un sorriso che pronunciava appena i suoi denti bianchissimi. Bellatrix socchiuse gli occhi, leggendo la lista dei drink, e facendo ondeggiare con la mano sinistra i capelli biondi dritti e stirati al di là della sua spalla, dietro le scapole. Ancorò il tacco dalla suola rossa, di marchio inconfondibile, al di sotto dello sgabello, e posò la mano destra con gli anelli vicino al collo alto del vestito simil maglione, nero, che indossava. Sorrise a denti stretti, trattenendo come sapeva sempre fare l'emozione, beandosi delle occhiate di tutti i presenti che guardavano solo lei. In attesa che arrivasse qualcuno a servirla, cercò con la mano sinistra il cellulare nella borsa minuscola, che conteneva solo esso, il suo rossetto, e le chiavi di casa, digitando velocemente un messaggio a sua sorella Vega.
    CITAZIONE
    @Vega: missione compiuta, sono arrivata. Domani ci vediamo e studiamo insieme le possibilità per l'istituto. Love you little sys.

    Era Vega la sua debolezza, il suo tallone d'Achille. Lei sapeva che qualsiasi cosa fosse successa la sorella sarebbe sempre stata lì per lei a ricordarle di essere umana, e non una semi-dea come professava di essere, lei e suo fratello Sirius. Ma fintanto che si trovava fuori dal loro radar e poco impegnata a sorvegliarli, non aveva problemi. C'erano molte cose che avrebbe dovuto organizzare, quando la sua vita sarebbe cambiata, ma fino a quel momento abitare con loro significava avvisare dei suoi spostamenti e, cosa che faceva volutamente, raccontare delle sue giornate, giustificare i suoi spostamenti. Spesso le toccava aspettare di concordare con Egon quando e come farlo, ma per allora era tutto filato liscio. Posò via il telefono, lasciandolo al sicuro nella borsa, prima di poggiarsi al bancone, dritta con le spalle, e riprendere con la mano sinistra la lista dei cocktails. Poteva davvero pensare di scegliere qualcosa che non fosse un Old Fashioned? Era pur sempre la sua serata libera e poteva bere super alcolici senza problemi, il giorno dopo le sarebbe toccato la palestra o rimediare alle calorie, ma non era un problema della Bellatrix del presente, lo sarebbe stato di quella del giorno dopo. Si sistemò sullo sgabello alzando la seconda gamba, quella con lo spacco vertiginoso lungo fin sulla coscia, per sedersi composta, ma direttamente in vista con il resto del locale e dei commensali. Si sentì indecisa se fosse il caso di prendere un bicchiere che fosse tra i drink firmati dal locale, di creazione esclusiva del barman del posto, perché forse sarebbe valsa la pena aspettare di sentire un suo parere e far gli onori di casa di chi non conosceva? Perciò si ravviò i capelli, e si umettò di nuovo le labbra, alzando lo sguardo alla figura che sembrava avvicinarsi in quel momento a lei, proprio di fronte a dove si sedeva. «Ciao. Cosa mi consigli per stasera?» Alzò gli occhi sulla figura, e qualcosa si spezzò nella sua compostezza. Gli occhi turchesi vacillarono, guardarono meglio il ragazzo che aveva di fronte, e poi li riposarono su di lui con più forza. Capelli castano rossicci, figura curata, mascella scolpita, occhi azzurri come quelli di un principe. Dovette ricredersi e ricordarsi di non avere solo due talloni d'Achille, perché ne aveva un terzo che non aveva mai superato, e purtroppo mai dimenticato. «James.» Lo sussurrò come un'affermazione, incrociò le braccia sul bancone e si sforzò, con, davvero, tutte le sue forze di non chiedere nulla di affrettato. Sirius il giorno successivo sarebbe morto per mano sua, maledetto disgraziato, perché non le aveva mai detto che James lavorava al Rainbow, e lei era una stolta se aveva pensato di aver studiato la sua serata in ogni piccolo, minuscolo particolare. Quanto era passato da quando si erano incontrati, lui e lei? E quanto da quando aveva dovuto scordare di avere una cotta colossale per l'uomo che era stato l'amico del fratello che non aveva mai guardato nella direzione della sorella minore, per la precisione, della gemella bionda?

    'misia 💥
     
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5 replies since 5/10/2022, 19:09   266 views
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