And the snakes start to sing.

Celine x Adam

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  1. Eris`
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    Wolves come out of the woodwork
    Leeches come from out of the dirt
    Rats come out of the holes they call home
    And I fall apart
    And the snakes start to sing



    La bionda era stata chiamata nel cuore della notte, la situazione le era stata spiegata in maniera alquanto confusa. Si sarebbe resa conto della gravità soltanto una volta aver raggiunto il luogo che le era stato indicato.
    Un caso complesso, un intricato puzzle -proprio come piaceva a lei- di cui sarebbero mancati troppi pezzi per sperare di avere un quadro completo, di rimettere assieme tutto in così poco tempo e comprendere quanto stesse accadendo. Non era la prima volta che si ritrovava di fronte a situazioni elaborate, il cui schema quasi la faceva rabbrividire.
    Forse un giorno avrebbe trovato la chiave giusta per scoprire cosa si celasse dietro quella porta chiusa, ma non poteva dire neanche che ci sarebbe riuscita, anche se era chiaramente la sua missione di vita non fallire e sognare delle notti più serene, senza passare a rimuginare e a rielaborare spaventosamente quello che aveva visto. Molto spesso non dormiva bene, alcune notti erano insonni e se non fosse stato per la sua reperibilità, sarebbe passata alle xanax.
    Sembrava tutto più semplice quando era giovane e ingenua, ma la realtà con cui faceva i conti ogni giorno, le lasciava innumerevoli sensazioni, emozioni che stava imparando a contenere e reprimere, ma la strada per raggiungere l'assenza d'empatia, era ancora piuttosto lunga.
    Persino il luogo era raccapricciante! Le era stato indicato di giungere al bosco vicino...il posto decisamente ideale per compiere un crimine, delle indicibili atrocità...ma anche piuttosto scontato se doveva dirla tutta, nonostante non fosse proprio semplice trovare con facilità delle tracce. Doveva sperare che non avesse piovuto, il terreno umido non era affatto favorevole e che nulla potesse rovinare le sue indagini, che fosse ancora in tempo per indagare e farsi un'idea per ricostruire quanto accaduto.

    Si alzò dal suo letto, si tolse la vestaglia di dosso e si vestì di fretta e furia con i panni che aveva usato poche ore prima.
    Qualunque persona conducesse quello stesso lavoro, presto o tardi, si abituava ad essere svegliato e tirato giù da qualunque situazione a causa delle emergenze lavorative che avevano la priorità assoluta. Questo significava che doveva essere reperibile sempre, anche nei momenti inopportuni.
    Lei viveva da sola. Con quella professione stava facendo fortuna, la sua vita era migliorata molto da quella che aveva condotto da bambina. Non viveva più nella miseria. Aveva raggiunto un benessere che un tempo poteva permettersi solo di sognare.
    Fortuna che non aveva più un uomo, lo pensò senza malizia mentre guidava la sua Audi, una RS Q3 Sportback. Si rese conto di avere una vita troppo frenetica, ricca di pensieri e di ansie perpetue dovute al lavoro. Aveva il battito accelerato, stava prendendo dei grossi respiri e nel frattempo la sua mente navigava, iniziava ad essere già lì e a immaginare qualunque cosa. Le luci dei semafori la fecero sussultare, assieme ad un gatto nero che iniziò ad attraversare la strada, veloce come un fulmine.
    «Porca miseria!» imprecò, frenando bruscamente e poggiando il viso sullo sterzo per qualche breve secondo. Erano le 3:00 del mattino, non c'era nessuno in quel tratto di strada e poteva permettersi un istante per riportare la calma e la lucidità alla sua mente inquieta. Iniziò a ripetere mentalmente delle frasi per riprendere il controllo e scacciare quella tachicardia che le era venuta con il 5° caffè della giornata, mentre riprendeva il suo tragitto grazie a google maps che non ne sbagliava una. All'apparenza era sempre stata una persona tranquilla, aveva sempre saputo riportare l'ordine nelle sue emozioni. Alle volte si irrigidiva come un oggetto inanimato, anche se dentro di sé attraversava tempeste, monsoni che neppure lei sapeva come fosse in grado di scansare o quantomeno di accantonare. Forse l'unica certezza era che il sole sarebbe giunto presto, dopotutto lo faceva sempre. Ed effettivamente, era un paragone piuttosto azzeccato.
    Suo padre.
    Forse era lui il motivo per il quale fosse divenuta una donna così forte e con quello che aveva dovuto attraversare, non c'era da sorprendersi se era effettivamente così.
    Giunta sul luogo, trovò la pattuglia della polizia. Parcheggiò e sbatté forte lo sportello della sua auto. Afferrò le sue cose dal portabagagli. Indossò la sua tuta e parlò con le persone che si trovavano sul posto.
    «Celine Kaja Jonnesen» si presentò a tutti, indicando di essere una criminologa profiler. «Celine, lui è il signor Kane, il guardiacaccia di cui ti parlavo. È lui ad aver trovato una pista.»
    Si voltò verso l'uomo e lo scrutò dall'alto verso il basso prima di rispondere. «Bene, perfetto. Mi conduca verso questa pista, non c'è minuto da perdere. Da quanto tempo si trova qui, signor Kane?» fece, mentre la scortava dove aveva ritrovato delle impronte di sangue. Celine aveva già indosso i guanti, toccò la sostanza densa e fresca e stabilì ad alta voce che risaliva a poche ore prima. Raccolse un po' di quel sangue e lo chiuse in uno dei suoi campioni vuoti, quelli che dovevano contenere le prove raccolte durante quella serata.
    Era il 23 ottobre del 2022, il cielo era incerto e non era sicura che avrebbe retto ancora per molto. Sembrava che sarebbe esplosa una forte pioggia da lì a qualche minuto. Il cielo tuonava e gli animi di tutti erano piuttosto inquieti. «Può raccontarmi come se n'è accorto? Ha sentito rumori? Era qui di pattuglia, dico bene?»
     
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