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Athena x Naavke

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  1. Annie`
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    The Fourteenth of the Hill.

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    Athena Astra Drakos
    ❝39 y.o. , paladin of Justice, chained bird.
    Per Aspera Ad Astrasheet

    Un mite, estivo paesaggio norvegese sostava ritratto dinanzi agli occhi cerulei di Athena Drakos.
    Ritraeva un placido e silente mattino domenicale proprio come il proprio, verdeggianti colline e paglierine distese di grano.
    Athena potè quasi ascoltare il loro frusciare come un mare aureo, al vento, di una campagna fantastica.
    Era seduta dinanzi a quella meraviglia d'arte e composizione da circa mezz'ora, avendo abbandonato da poco l'esposizione temporanea di artisti rinascimentali italiani ch'erano stati messi in mostra al museo per un intero, privilegiato quadrimestre. Da quando si era stabilita a Besaid, Athena era diventata un'assidua frequentatrice del Kunstmuseum anche se la sua anima raramente si rivedeva toccata dai chiaroscuri, anche dopo una lunga sessione di visite.
    Quella quiete e compostezza, quel perfetto equilibrio di luci, ombre, espressioni ed anatomia la estraniava in una dimensione di pace sufficiente affinchè ella avesse potuto realmente riordinare le proprie idee.
    Ammirava il bello, sebbene dell'arte preferisse l'armonico, l'equilibrio.
    Delle volte si sedeva dinanzi a maestose cornici per dipanare dilemmi semplici: come comportarsi dopo l'ennesimo dramma familiare, chi contattare per rattoppare in modo più efficace, cosa nascondere a suo padre o cosa invece rivelargli per il bene ultimo di mantenere la famiglia salda e coesa.
    Altre volte carezzava riflessioni personali: il proprio modo di codificare e decriptare il mondo, di interpretarne segni e comportamenti, intravedere trame che ad altri sfuggivano o quando ed in che modo ascoltare il proprio cuore.
    Altre ancora si trattava di pungenti questioni lavorative: decretare una sentenza con giustezza o quando, invece, avrebbe dovuto farne esempio. Quando avrebbe dovuto perdere la propria inflessibile fama per essere più morbida, più condiscendente. Sebbene marmorea, la legge si sarebbe potuta piegare alle evenienze e circostanze.
    Seduta dinanzi al paesaggio, Athena tesseva trame invisibili di pensieri, ne riordinava i punti, ne tagliava i fili e snodava gli imbrogli.
    Con le ultime novità e la pandemia che aveva investito Besaid il museo era eccezionalmente vuoto.
    Sebbene preoccupata dagli eventi, Athena apprezzò molto quella coperta ulteriore di pace, quiete surreale in quelle stanze quasi infinite, ove i suoi pensieri erano riusciti a correre liberi.
    Si riscoprì in compagnia solo qualche tempo dopo.
    La giudice sollevò lo sguardo glauco per separarsi sia dal proprio ricamo di pensieri che dalla splendida tela dinanzi a sé, volgendolo nei pressi d'una figura familiare, maschile a cui ella accennò un cordiale sorriso prima di chiudere i propri taccuini.
    Le eleganti, metodiche scritte in greco sparirono, rivelando ancor più il suo distinto compagno.
    Naavke Evjen era uno stimato e prestigioso membro della società cittadina. Più volte la Giudice aveva frequentato il museo di cui egli era curatore e, in altrettante occasioni, era stata ospite dei suoi sofisticati ricevimenti in passato.
    Athena, dopotutto, aveva sempre avuto un occhio di riguardo per quelle creature che avrebbero potuto quietamente tessere trame come lei.
    Sapeva di non essere l'unica con quel dono ed era convinta, dall'acume ed intelligenza innegabili di Naavke, ch'egli fosse suo gemello in quella delicatissima danza.
    «Buongiorno, Herre Evjen» scandì la giudice senza alzarsi, fasciata in uno dei suoi severi ma costosissimi tailleurs dai pantaloni a vita alta e giacche rigorose.
    I lunghi capelli neri e lucenti erano acconciati alle sue spalle in una treccia guerriera mentre dinanzi a sé v'era solo la eco gentile dei passi del suo interlocutore.
    «Ho terminato da qualche ora di ammirare l'esposizione temporanea. Notevole» ammise Athena, la cui voce femminile parve parlare con una nota di rispetto atta ad onorare il luogo in cui entrambi si trovavano.
    Strano come, di istinto, la giudice fosse cauta nel parlare con l'uomo dinanzi a lei, come se volesse in qualche modo rimuoversi da ogni possibile eventualità di rientrare in uno dei suoi schemi anche solo per errore.
     
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4 replies since 28/1/2023, 17:21   116 views
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