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Rei & Eira / Ospedale / Post-quest

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  1. Kagura`
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    Se solo avesse potuto gettare lo sguardo all'interno della mente di Eira, la donna avrebbe potuto conoscere una meraviglia che mai aveva provato prima d'allora. Quel mito creativo l'avrebbe ricondotta indietro, al loro primo incontro, al momento in cui si erano separate. Erano in un ambiente molto simile a quello eppure in due condizioni totalmente differenti. Ecco che Eira tornava alla vita: apriva gli occhi, piangeva silenziosamente, cercava di respirare con i propri polmoni, ormai indipendente dalle fredde macchine che l'avevano alimentata. "Va tutto bene, aspetta. Eira... con calma." Intervenne prima che la più giovane potesse attraversare quel passaggio dal sonno alla veglia in modo troppo brusco. Non era quel tipo di dottore, ma credeva che un approccio più lento, per quanto potesse immaginare l'urgenza di Eira, fosse necessario, se non fondamentale. Non provò a toccarla ma si avvicinò di più al letto solo per premere con l'indice il tasto che avrebbe richiamato l'attenzione degli infermieri: qualcuno più abile e capace di lei avrebbe fatto presto capolino nella stanza, occupandosi di Eira a dovere, in modo da rimetterla in contatto con i suoi veri affetti. Era sicura che i suoi genitori sarebbero stati contenti di vederla sveglia.
    Rei la scrutò per qualche secondo ancora e poi indietreggiò. "Uh... qualcuno? Ehi?" Provò ad alta voce, nonostante potesse sentire chiaramente il rumore del campanello, lasciando vagare lo sguardo sulla porta della stanza. Dopo qualche secondo un paio di infermiere accorsero, chiedendole di farsi da parte in modo che potessero accertarsi dei parametri vitali e dello stato di coscienza di Eira. La donna eseguì gli ordini, allontanandosi di qualche passo ma continuando a guardare Eira davanti a sé: si era svegliata! Rei si passò una mano sulle labbra, decidendo che non avrebbe aspettato ulteriormente - l'essere stata scoperta da Eira a vegliare su di lei l'imbarazzava. Rei credeva di non avere il diritto di esse là. Nonostante tutto, scivolò con una mano in una tasca interna della propria giacca. Evitò il pacchetto di sigarette per raccogliere uno dei suoi biglietti da visita, che appoggiò sul comodino al lato del letto prima di uscire rapidamente dalla stanza. Abbandonò l'ospedale accompagnata dalla speranza che Eira notasse quel biglietto, riponendo nella figlia tutto il potere decisionale: sarebbe stata lei a scegliere se contattarla o meno. Che l'avesse abbandonata una seconda volta? Rei era convinta che questa volta sarebbe stata in grado di incontrare finalmente Eira, sua figlia.

    ◊◊◊

    Alzando lo sguardo nell'individuare la piccola insegna del locale, Rei si chiese cosa l'avesse spinta a uscire così fuori dalla sua zona di conforto. Sbuffò una densa nuvola di fumo dalle labbra, finendo per tossire leggermente come se si trovasse alle prime armi con quel vizio che ormai l'accompagnava da anni. La poca gente che si stava addentrando nel locale non aveva fatto caso a lei, catturata dalla musica densa e magnetica che, di tanto in tanto, si riusciva a percepire con l'aprirsi e il chiudersi delle porte dell'Haunted Hearse. Cosa non si fa per amore... Quel pensiero la prese un po' alla sprovvista mentre si avvicinava all'ingresso. Restò ferma qualche secondo, non avendo il tempo di acclimatarsi poiché dietro di lei altri clienti sembravano molto desiderosi di poter entrare. Pochissime luci animavano quel locale striminzito e la band di Eira non era ancora salita sul palco: non essendo una grande bevitrice e non avendo nessuno da contattare tramite il cellulare che riposava silenzioso nel piccolo marsupio che le tagliava il torso, Rei iniziò a sentire un'altra forma di disagio iniziare a risalire dalle sue caviglie.
    Era stata Eira ad invitarla lì e Rei era stata più che contenta di ricevere sue notizie. Le aveva fatto alcune domande sul suo stato di salute, e su come fosse stato per lei essere tornata a casa, ma non avevano parlato a lungo e non si erano mai più chiamate dal giorno del risveglio di Eira, circa due settimane prima di quella serata. Si guardò attorno, ipotizzando che un buon modo per anestetizzare l'agitazione fosse dirigersi verso il bar, immaginando che stringere fra le dita qualcosa di freddo si sarebbe rivelato utile. Per ingannare l'attesa si sedette su uno sgabello libero e venne facilmente intercettata dal barista, un tipo altissimo e bruno. Per via del suo abbigliamento molto più modesto, quasi minimal, Rei doveva essere quella fuori luogo all'interno del locale - tuttavia nessuno l'aveva fatta davvero sentire a disagio. Suppose che l'atteggiamento più spensierato fosse caratteristico di ambienti come quelli. Il barista fu molto cortese e rapido nel passarle l'analcolico che gli venne richiesto e, non appena la folla nuotò altrove, Rei approfittò di quella prima conoscenza per avere più informazioni sulla band. Le parole di Kris non solo furono utilissime, ma la rassicurarono allo stesso tempo; in un certo senso, sapere che Eira fosse la cantante la riempì un po' d'orgoglio. Non era esperta nel genere musicale in cui sua figlia si era specializzata e credeva che sarebbe stato più facile sentirla attraverso il canto.
    La loro prima conversazione si sarebbe svolta in modo peculiare. Rei, un recipiente fra i tanti nel pubblico, era pronta a raccogliere le parole di Eira, donando ad esse la sua intera attenzione. Nonostante avesse avuto modo di sentire la sua voce solo in una visione, credendo di essere sul punto di morire, Rei non aveva smesso di pensare a quel tono dolce e melodioso - a quanto fosse cambiato e a come non avesse modo di stabilire nessun mezzo di paragone. Si passò fugacemente una mano sotto l'ombelico, credendo di poter avvertire il freddo emanato dal palmo sulla pelle del ventre. La prima volta che aveva sentito la sua voce, questa si era dispiegata a fatica, come a non voler dar sfoggio di sé o come se volesse evitare di far notare al mondo di essere nata, forse avendo intuito che quello sarebbe stato il momento in cui avrebbe dovuto dire "addio" a sua madre. Quando la musica si fermò per qualche attimo e la gente la spinse fino alle prime file, Rei venne raggiunta da una voce che non riconobbe come sua. Frasi spezzettate e confuse le riempirono la mente per una manciata di secondi prima che ogni altro rumore venisse sovrastato dalle note della prima canzone, scura, lenta e che si trascinava in modo melancolico. Rimase in attesa, alzando lo sguardo fino ad individuare Eira. Sperò che, in mezzo alla folla, Eira non credesse Rei un'estranea ma che anzi potesse leggere nei suoi occhi partecipazione e orgoglio. Nonostante non conoscesse nessuno dei testi, fu facile per Rei abbandonarsi all'emozione fino a sentire gli occhi farsi più umidi; cacciò via le pochissime lacrime dal viso solo quando si rese conto che fossero arrivate alla punta del mento. Piangere era un evento raro per lei e, in quel frangente, la sua noncuranza e la chiara concentrazione altrove le diede il permesso di sentirsi più leggera: quante emozioni erano state trasportate via da quelle pochissime lacrime?
    Rei non si rese conto di quanto fosse passato in fretta il tempo, o di quando avesse iniziato a dondolare sul posto, trasportata dalla musica. Per quanto fosse insolito per lei trovarsi in un ambiente del genere e in una situazione del genere, Rei stava scoprendo una pallida e soffusa sensazione di benessere. Rimase ai piedi del palco anche quando il concerto volse al termine, indecisa sul da farsi: avrebbe raggiunto Eira o sarebbe stata lei a tornare indietro? Iniziò a fare qualche passo, ma si trovarono a metà strada. Una ragazza che aveva visto suonare insieme a Eira, dai lunghi capelli e gli occhi chiari, lasciò un bacio affettuoso sulla guancia della figlia, abbandonandole forse un sussurro all'orecchio, prima di lasciare le due da sole. Rei attese qualche secondo, approfittando di quella brevissima parentesi di tempo per guardare con attenzione Eira. Madre e figlia non si somigliavano molto: avevano una simile corporatura, e un pallore analogo, e il colore dei capelli poteva avvicinarle, ma Rei credeva di leggere nell'espressione di Eira qualche tratto di sua nonna e forse perfino del padre. "Eira, grazie per avermi invitata. Devo farti i complimenti, è stato un bel concerto, hai davvero una bella voce... mi è piaciuto ascoltarvi, anche se è tutto nuovo per me." Parlò con calma. Non sarebbe stato difficile per Eira avvertire un po' di emozione tingere la voce di Rei, che non solo si trovava in un posto che non conosceva bene, ma anche in compagnia di una persona su cui voleva avere un'impressione positiva. Respirò un po' più di aria, ammorbidendo lo sguardo e accennando un timido sorriso. "La tua band è molto brava, sembrate molto affiatati... e il pubblico si stava divertendo." Continuò, aspettando di ricevere le prime risposte prima di proseguire con ulteriori domande. Aveva messo da parte il bicchiere da tempo e ora che le mani erano libere non sapevano che fare. Rei le infilò semplicemente nelle tasche dell'ampio cappotto, continuando a scrutare Eira, cercando di essere discreta. "Come ti senti?" Parlò, sperando che l'altra avvertisse almeno parzialmente l'anticipazione che ne attorcigliava i pensieri e la lingua. "Hai fatto cena?" Domandò più premurosa, facendo un piccolo passo indietro. "C'è un posto qui vicino che conosco... fanno un'ottima zuppa di miso. Ci potremmo spostare là e mangiare qualcosa. Qui è carino ma... rumoroso."
    Attese l'arrivo di Eira all'esterno del locale, evitando di accendersi l'ennesima sigaretta nonostante sentisse le mani pruderle. Voleva in qualche modo esorcizzare quella tensione, ma aveva paura di dare un brutto esempio a Eira, o di infastidirla con l'aroma di nicotina che non tutti apprezzavano. Alzò gli occhi al cielo, raggiunta parzialmente anche dal rumore lento e ondivago del mare non troppo distante dal locale. Non appena Eira le fu di nuovo vicina, Rei raddrizzò la postura, rivolgendole un altro lungo sguardo. "Possiamo andare?" Parlò piano, iniziando a camminare con Eira in direzione del locale. Risalendo verso il centro della città si sarebbero trovate in un piccolo ristorante a qualche minuto di distanza dall'Haunted; Rei credeva che per via dell'ambiente rilassato e intimo sarebbe stato più facile per loro parlare senza essere interrotte da stimoli esterni, mentre una luce calda illuminava il piccolo tavolino che avevano occupato. "L'ultima volta che ho fatto qualcosa fuori dalla mia zona di conforto mi sono trovata in una situazione... strana." Iniziò a dire, facendo riferimento al motivo del loro incontro. "Eppure è anche quello che è successo che mi ha portata qui." Aggiunse poco dopo, più piano. Forse per via dell'imbarazzo stava parlando più del dovuto. "Immagino che tu abbia molte domande da farmi... cercherò di risponderti come posso."

    Edited by Kagura` - 11/10/2023, 14:52
     
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