In this twilight how dare you speak of grace

Niko x Naavke

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  1. scarecrow!
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    Era stata dura, e ancora più duro era ammettere d'aver subito un colpo talmente ben assestato da essere a un passo così dalla morte. Nikolaj Mordersønn non era tipo da spaventarsi, e non credeva di avere particolari paure esterne, eppure gli si rizzava la peluria dietro il collo al pensiero della cupola. Detestava essersi sentito così vulnerabile, che qualcuno avesse potuto assistere alla scena intonso, da una posizione privilegiata che tutto coordinava dall'alto. Pur non essendo in grado di provarlo, non ancora, il sospetto che dietro quella cocente umiliazione ci fosse Naavke Evjen si consolidava sempre di più nella sua mente alimentando quel cuore nero d'odio. Fino a quel giorno i due si erano limitati a tenersi d'occhio ma da lontano. Era impossibile ignorare la presenza dell'altro nonostante a volte Nikolaj provasse a fingere che non esistesse, da sempre convinto che siamo noi, con le nostre attenzioni, a dare spessore e importanza a una cosa. Tuttavia non era uno stolto. Entrambi uomini potenti aspiranti al controllo generale, sapeva di non poter usare la stessa tecnica che usava con la maggior parte del mondo. Perché, per quanto l'idea lo disgustasse, Naavke Evjen non era come tutti gli altri e l'aveva dimostrato chiaramente una manciata di settimane prima quando aveva deciso di giocare con la sua vita. La sconfitta gli bruciava dentro insieme alla ferita che, ancora bendata stretta, si stava lentamente rimarginando sotto la camicia inamidata a nuovo che aveva scelto appositamente per quell'occasione. Nell'auto dai vetri oscurati che procedeva a passo d'uomo nel cuore della città, Nikolaj si sfiorò i gemelli ai polsi, assaporando con trepidazione un incontro che a volte aveva desiderato ardentemente, altre neanche un po'. C'era da una parte la naturale curiosità che uomini come lui avevano verso un opponente che aveva dimostrato di sapergli tenere testa quando molti altri avevano fallito, troppo intimoriti e deboli per anche solo provarci; voleva capire cosa pensava, come funzionava la sua testa, forse constatare se fosse simile alla sua. Doveva esserlo, in una qualche misura, affinché i loro destini fossero così ingarbugliati. Dall'altra, invece, c'era la solita noia e repulsione che il giovane CEO provava verso qualsiasi scocciatura, che fossero le zanzare a Luglio o un uomo pericoloso come Naavke. Una scarpa lucida nera atterrò sul marciapiede e per qualche secondo quella fu l'unica cosa visibile di Nikolaj insieme alla lunga gamba, poi seguì il resto del corpo allampanato che si mosse senza troppe esitazioni verso l'ingresso di quel locale che forse, se fosse stata idea sua, non avrebbe scelto. Ma era un luogo pubblico, quello contava davvero. E che avessero dello scotch decente. Fece il suo ingresso con tranquillità, grazie l'alta statura sovrastava gli altri e fu in grado di scorgere l'uomo quasi subito. Un brivido, la colonna vertebrale fremette leggermente insieme alla palpebra sinistra, ma il passo di Nikolaj rimase controllato e calzante mentre si avvicinava al tavolo ricambiando il saluto. Accomodatosi sulla sedia, potè osservare il proprio nemico più da vicino. Non che ci fosse solo lui sulla sua personalissima lista nera, ma gli avrebbe forse fatto piacere sapere d'essere tra i primi posti. ≪La ringrazio.≫ Disse, chissà se lo stava ringraziando per il bicchiere di vino o per il "complimento". Evitò accuratamente di abboccare all'esca "Delilah", l'ultimo argomento di cui voleva parlare con l'uomo. ≪ Io invece la trovo..invecchiato. Forse dovrebbe limitare le gite in periferia e dedicarsi alla campagna o al mare. L'aria pulita è un toccasana, così ho sentito dire.≫ Soppesò la sua reazione, non aspettandosi comunque un'ammissione eclatante da parte sua. Quando aveva ricevuto la proposta di incontrarsi, Nikolaj era rimasto stupito. Si erano incrociati altre volte naturalmente, ma quello era il primo faccia a faccia che avevano, se non contiamo il vigliacco incontro al Kaigaten. C'era Naavke dietro quel mantello e quella maschera ne era sicuro, nascosto come il più ignobile dei codardi dietro un simbolismo che non era sfuggito a Nikolaj nonostante le condizioni critiche in cui quell'incontro l'avevano lasciato. Era sicuro fosse opera di Naavke, e lo mandava su tutte le furie non poterlo ancora dimostrare. Nei giorni che lo separavano dall'incontro aveva ragionato molto, Nikolaj, domandosi se l'altro volesse avere l'occasione di vantarsi sottilmente del colpo inferto o se magari volesse spaventarlo? Del resto era quello lo scopo, il messaggio che aveva voluto mandare imbastendo quell'orribile gioco sotto la cupola, no? Assottigliò lo sguardo grigio accennando un sorriso decisamente poco amichevole, mentre con due dita alzate chiamava il cameriere e ordinava uno scotch liscio con ghiaccio. Non aveva la minima intenzione di toccare quel vino. Fidarsi è bene non fidarsi è meglio, diceva sempre il nonno. Non perse tempo a bere un sorso calibrato non appena il suo drink arrivò, sentendosi immediatamente meglio, più rilassato. Sebbene avesse fatto vagare lo sguardo per la sala, Nikolaj lo ascoltò attentamente fino alla fine, fingendo solamente il contrario. Flesse la schiena contro la sedia, accavallò una gamba sull'altra unendo le mani sul ginocchio. ≪La morte?≫ Un sospiro spazientito. ≪Non ho bisogno di lei per godermi la bellezza, l'arte e l'orrore e tutto ciò che il mondo ha da offrire. ≫ Imitò intenzionalmente le sue parole, ricalcandole una per una come se stesse leggendo o ripetendo in classe. Portò di nuovo il bicchiere alle labbra, tingendole d'ambra. ≪È un concetto talmente lontano da me da non contemplarlo.≫ Mentiva, naturalmente. Aveva visto la morte a diciotto anni in una sala operatoria, ma i dadi avevano scelto lui come vincitore a discapito del gemello. Poi, sotto la cupola, afflitto dalle visioni e dallo sguardo acquoso di Delilah, con una lama conficcata nel petto aveva pensato per un momento che potesse essere la fine. Tuttavia non era successo neanche quella volta, la sua ora non era ancora giunta e questo aveva rinforzato le manie di onnipotenza che, in fondo in fondo, lo convincevano d'essere in qualche modo in grado di sfuggirle. Vennero serviti degli stuzzichini raffinati. Nikolaj afferrò un'oliva snocciolata che portò alla bocca con la punta del pollice stretta all'indice. Rimase spiazzato da quell'improvvisa ammissione, un colpo al ciel sereno talmente diretto da stonare dopo tutte quelle vaghe ma altrettanto evidenti allusioni. Dovette ammettere di apprezzare l'audacia dell'uomo, rispecchiandosi per certi versi in quel volto segnato dalla vita che per un attimo gli ricordò quello del nonno. In fondo, c'era stato un tempo in cui anche Aleksej avrebbe voluto divorarlo. Bloccò la masticazione per un secondo, alzando gli occhi grigio azzurri su Naavke per poi annuire come gli avessero appena comunicato che domani avrebbe piovuto abbondantemente. Si prese il tempo di ingoiare, passando il tovagliolo sulle labbra con lentezza prima di rispondere. ≪Sarei rimasto deluso nell'apprendere il contrario.≫ Ammise molleggiando leggermente la gamba accavallata.≪ Devo avvertirla però che le risulterà complicato. Ho più risorse di quanto immagina.≫ Accennò con lo sguardo alla strada, ai tetti delle case limitrofe. C'erano diversi suoi uomini a controllarli in quello stesso momento attraverso il mirino di armi a lungo raggio. ≪Vede, Naavke, se con il teatrino al Kaigaten e con questa spiacevole conversazione spera di spaventarmi la devo fermare subito: io non ho intenzione di divorarla, non direttamente almeno.≫ Prese una seconda oliva, masticandola a labbra strette. Ingoiò. ≪Come stanno Eyr, Poison, Roy e... Calypso, giusto? Splendida ragazza, complimenti. Una vera forza della natura.≫ Scambiò gamba da accavallare. Non era l'unico, Naavke, ad aver studiato. Come aveva scoperto Delilah, anche lui sapeva una cosa o due sul conto della famiglia dell'altro. ≪Dicono sia importate circondarsi di donne forti, che sono loro a tenere in piedi un uomo. Lei la pensa così? È Cassandra la sua forza o il suo punto debole?≫ I polpastrelli delle dita solleticavano al desiderio di piantarsi sulla sua pelle e controllarlo. Non ricordava di aver mai desiderato così ardentemente di ferire qualcuno come in quel momento. Voleva guerra aperta? Nikolaj Mordersonn era pronto a dargliela.
     
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