What are the words you do not yet have?

Joon x Soren

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    Accarezzate dalla luce del tramonto, le colonne e le mille guglie dell'edificio che ospitava l'università di Besaid sembravano animarsi di vita propria: respiravano, accogliendo secoli di conoscenza in ogni mattone ed in ogni libro lì custoditi, e quando vi camminava attorno, Søren scorreva in quei corridoi come sangue in un corpo, pronto ad offrire nuova aria a vene che altrimenti sarebbero diventate null'altro che stantie. Di solito si perdeva in quegli intrecci fatti di pietra e di carta, però quella sera camminava più in fretta, con più intenzione - aveva un appuntamento importante. Aveva terminato la sua ultima lezione, e con i suoi libri ancora sotto braccio, si avviò verso il giardino che costeggiava l'ingresso alla facoltà di letteratura, nel cuore del campus. Lì si fermò, adocchiando il viale che si snodava sino a condurre ai campus di altri dipartimenti. Per tutte le volte che aveva attraversato quei luoghi, Søren avvertiva una familiarità profonda, eppure come in tutti gli altri aspetti della sua vita si percepiva come alieno, lontano, come fosse spettatore della sua vita senza poterne controllare minimamente il corso. Si rese conto di aver ripreso a camminare solo qualche secondo dopo, costeggiando le tante panchine che davano sul portone e sugli alberi di fronte ad esso per accomodarsi su una di esse in attesa del suo ospite: era ancora presto, avrebbe atteso senza fretta. Evidentemente però, qualcuno era arrivato prima di lui, e Søren si mostrò immediatamente incuriosito ed affascinato. «O-oh.. Così raro in queste parti della città..» Si affrettò quindi a scavare nel suo borsello, recuperando matita e blocchetto per ritrarre un adorabile esemplare di pigliamosche del Vecchio Mondo, un tenero volatile dal canto melodioso e dal piumaggio delicato. Ricordava a Søren tutte le creature più piccole di lui che non era riuscito a salvare.
    Iniziò quindi a tratteggiare a matita le prime linee che riflettevano il corpo dell'uccellino sulla carta prima che volasse via, in movimenti leggeri e veloci, al tempo stesso pieni di cura. A partire da quel momento, Søren iniziò a perdere la misura del tempo, perso a svolgere i suoi studi con occhio osservatore ed attento su quel piccolo pennuto. Proprio mentre stava terminando il ritratto del becco minuto in uno dei suoi tanti schizzi, Søren sollevò lo sguardo dal suo blocco, incontrando quello altrettanto scuro e brillante di una persona a lui così familiare. Sentiva la sua presenza gentile aleggiare attorno a sè, e distaccò la punta della matita dalla carta ruvida solo quando fu del tutto pronto a rincontrarla. «Nils.» Sussurrò, chiudendo poi il taccuino nel mezzo per posarlo cautamente vicino a sè, notando però il volo improvviso ed immediato del pigliamosche, che aveva registrato anch'esso l'arrivo del ragazzo. Søren allora tornò prontamente in piedi, aprendosi in un ampio sorriso per poi allargare le braccia ed accogliere il giovane in una stretta gentile. «Il mio miglior studente. Ah, come sei cresciuto, da quanti anni!» Nonostante racchiudesse entusiasmo e gioia, la voce di Søren non si incrinò in volumi più alti, restando morbida e pronta ad infondere tranquillità in Joon. Era passato molto tempo da quando Søren era diventato suo precettore, eppure in cuor suo il legame di amicizia e rispetto tra maestro ed allievo non si era affievolito neanche di un secondo. Si separò presto dalla stretta amichevole in cui aveva racchiuso il più giovane, e portando lo sguardo su di lui, Søren volle accertarsi che stesse bene, ripercorrendo con la mente momenti passati e felici che avevano condiviso.
    «Sono contento che tu mi abbia chiamato e mi fa molto piacere rivederti.. Ma come stai? Sei ancora curioso sui segreti ed i misteri dei granchi e delle rane?» Domandò allora Søren facendo un passo indietro, con lo sguardo più che luminoso mentre poteva letteralmente percepire l'odore dell'erba tagliata in cui lui e Joon spesso si sedevano per portare a termine le loro lezioni. Søren era sempre stato così soddisfatto nell'istruirlo - poche persone vantavano una mente tanto piena d'immaginazione e compassione per il mondo come Joon, e fargli da maestro non poteva che considerarlo un onore. «Ma penso che tu abbia tutt'altro per la testa, non è vero? Vieni, andiamo nel mio ufficio, così parliamo più tranquillamente.» Con un veloce cenno del capo, Søren indicò a Joon di spostarsi in altri luoghi, più riservati e silenziosi, e raccolse tutti i suoi oggetti (un po' goffamente) per poi rimettersi in cammino con i libri sotto il braccio proprio com'era arrivato, ripercorrendo i corridoi dell'università fino a raggiungere un rigoglioso chiostro interiore al dipartimento di letteratura, che più internamente ospitaval'ufficio di Søren. «Beh, in teoria... Il mio ufficio sarebbe da quella parte, ma se ricordo bene hai sempre preferito stare all'aperto, quindi possiamo- possiamo stare qui, se ti va bene naturalmente.» Søren dovette interrompersi solo qualche attimo per potersi aggiustare i tomi che portava tra le braccia prima che cadessero, e poi rivolse uno sguardo a Joon, cercando di sondarne lo stato d'animo. Solo una volta che ebbe ottenuto una sua risposta si sedette su una delle panche di pietra nel chiostro, al sole, per catturarne gli ultimi raggi prima che il cielo divenisse viola, affondando le scarpe nell'erba fresca per poi appoggiarsi del tutto allo schienale. «Ammetto che quando mi hai chiamato dopo tutti questi anni dicendomi che si trattava di una situazione delicata mi sono preoccupato.. Posso fare qualcosa per te, Nils?» Domandò infine Søren pieno di premura, sperando di non sentire mai di un suo allievo in pericolo, tantomeno Joon che si era sempre dimostrato molto saggio e cauto, persino da bambino.
     
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    Sarebbe potuto facilmente sembrare uno studente qualsiasi, fra quelli che entravano e uscivano dagli ambienti dell'Università, eppure Joon non era lì per seguire una lezione o per sostenere un esame. A differenza di tanti suoi coetanei, Joon aveva abbandonato quel percorso tempo prima. Tuttavia, aveva un appuntamento che l'aveva portato a gravitare intorno all'Università. Un appuntamento molto speciale: un ricevimento con il suo vecchio ed unico precettore, Søren Eli Thomas Göthberg. Joon proseguì per diversi minuti, perdendo quasi la cognizione del tempo mentre riprendeva il modo in cui il vento piegava l'erba alta, o qualche bocciolo prematuro che aveva scambiato le temperature più alte per il preludio della primavera, e che sarebbe stato sicuramente ben presto congelato dal freddo. L'avrebbe ammesso se solo se ne fosse reso conto: stabilire dei piani con Søren non era stato difficile, ma tutti e due sembravano mancare di quel pragmatismo che avrebbe risparmiato loro del tempo, rendendo quell'incontro più efficiente. Era stato Joon a contattare il vecchio precettore in seguito agli eventi molto seri e decisamente sconvolgenti che l'avevano visto protagonista recentemente. Sapeva che Søren abitava a Besaid da molto tempo prima di lui - eppure non l'aveva contattato prima. Riflettendoci, credeva di sentirsi un po' in colpa. Tuttavia, durante la breve telefonata si erano persi a tal punto nell'entusiasmo generato all'idea di rivedersi che non avevano stabilito l'orario esatto né il punto esatto d'incontro. Entrambi avevano dato per scontato che si sarebbero incontrati, nel luogo e al momento giusto, tradendo della familiarità nei modi di fare che sarebbe stata inspiegabile se solo non si fosse stati a conoscenza delle loro attitudini, del loro comportamento, e delle loro personalissime storie. Il punto esatto si rivelò essere l'ora del tramonto, in una delle numerose panchine fuori dall'università, mentre uno puntava lo sguardo su un pigliamosche e l'altro ne rimaneva sorpreso perché questo prese il volo. Søren lo chiamò e Joon gli sorrise, mentre il suo nome si univa al battito leggerissimo delle ali dell'uccello che ora li aveva lasciati per dirigersi chissà dove. «Ciao Søren.» Sfilò le mani dalle tasche del cappotto e guardò il maestro allargare le braccia, facendosi più vicino in modo da poter reciprocare l'abbraccio. «È passato molto tempo...» Disse morbidamente. Si sarebbe fatto trasportare alla sua infanzia nel chiudere gli occhi, ma l'aver superato Søren in altezza gli confermò di essere ancora a Besaid, nell'anno corrente. I due sciolsero il loro abbraccio ma Joon gli rimase vicino, ad osservarlo con una certa curiosità. Søren aveva più o meno la sua età quando si erano conosciuti.
    «Dei granchi e delle rane? Uh... in verità...» Ridacchiò, grattandosi la guancia, non potendo essere raggiunto da una punta d'imbarazzo. Ricordava molto bene il sapere enciclopedico che, da piccolo, aveva voluto raccogliere in quaderni che puntualmente perdeva, o finivano per macchiarsi; quegli episodi erano paragonabili per lui alla perdita della biblioteca di Alessandria. Ovviamente tutto quello che sapeva, e tutto quello che conservava nella memoria o nel cuore, lo doveva a Søren. «Sì, ma non più come un tempo. Trovo sempre affascinante il processo di carcinizzazione, però. Va a sempre a finire con un granchio, eh?» Parlò per un po', distratto per un momento da quel suo stesso pensiero, seguendo con lo sguardo la direzione che aveva preso l'uccellino volato via poco prima. «Oh, il tuo ufficio?» Non davvero sorpreso dall'affermazione di Søren, Joon fu ben contento di scoprire gli ambienti che ospitavano tutto il sapere del vecchio precettore. Sarebbe stato come avere l'occasione unica e rara di poter entrare nella testa di quell'uomo che tanto aveva ammirato e ammirava. L'avrebbe aiutato a raccogliere le sue cose se solo Søren non fosse stato tanto veloce (e un po' goffo). Joon credeva di aver ereditato per vie traverse la poca coordinazione negli arti del maestro; gli sorrise e annuì una sola volta, seguendolo per poter esplorare con lo sguardo, l'olfatto e il tatto, tutti quegli ambienti poco familiari. Giocherellando e facendo muovere fra le dita una foglia caduta, Joon si arrestò quando anche Søren si fermò. «Uh, all'aperto? Certamente. L'importante è avere un po' di... riservatezza.» Parlò per poi gettarsi un'ultima occhiata attorno. Si offrì di prendere parte dei tomi di Søren, sbirciando i titoli dei libri e raggiungendo insieme a lui una panchina poco distante. La pietra era ancora calda e Joon sorrise, appoggiando entrambi i palmi contro il materiale.
    Doveva ammetterlo, le parole di Søren rianimarono in lui quel sentimento di vergogna - forse uno strano senso di colpa. Non era il destino di tutti gli allievi di allontanarsi dai maestri per dirsi davvero adulti? Joon tirò un piccolo sospiro. Sperò che quell'occasione si rivelasse utile su più fronti: aiutare un amico in difficoltà era la priorità, ma forse tornare ad intessere un rapporto di quotidianità con Søren si sarebbe rivelato un effetto non previsto, una forma di serendipità. «Prima di parlare di quello, che forse si rivelerà essere meno preoccupante di quello che credi, davvero, volevo ringraziarti per aver accettato. È stata una mia mancanza, quella di non averti scritto o di non averti contattato prima... per questo mi dispiace molto. Con gli anni le persone possono cambiare radicalmente, e non cerco lo stesso rapporto che avevamo un tempo, ma spero che in questo incontro ci sia la possibilità di una nuova amicizia, magari una alla pari.» Iniziò a parlare con calma, dando voce a una serie di pensieri che avevano scavalcato perfino la preoccupazione per il nuovo amico. Joon esitò per qualche secondo sul viso del maestro, offrendogli un sorriso caldo e pacato. I biglietti e i tentativi di contatto da parte della sua famiglia, soprattutto in seguito alla morte del nipote di Søren non avevano mai avuto risposta. Joon non avrebbe mai potuto premere su quell'argomento, né desiderava farlo: l'elaborazione del lutto era una faccenda personale. Per quanto avrebbe potuto essere di sostegno per Søren, credeva di aver fatto quanto fosse giusto e necessario. Avrebbe desiderato essere di più in situazioni come quelle, ma quei pensieri sarebbero rimasti nel dominio dell'immaginazione, non facendosi mai realtà. Non era certo lui al centro della sofferenza, per quanto l'avrebbe volentieri divisa e elaborata, se fosse stato chiamato a farlo. Forse, però, si sarebbe potuto dire che Joon non aveva completamente idea di quello che lui stesso aveva pensato in passato. Ormai erano trascorsi due anni dal funerale di Saul - e una seconda volta sarebbe stato un evento legato alla morte a intrecciare le loro strade. Se prima entrambi si erano dimostrati assenti, come sarebbe cambiata ora la situazione? «So che insegni, giusto? Tieni il corso di letteratura Inglese e Americana, se non sbaglio. Forse la cosa che sto per farti leggere potrebbe interessarti...» Domandò, per poi parlare più piano. Credeva che non sarebbe stato in grado di esprimere attraverso la voce ciò che aveva già fermato su penna, anche se avrebbero potuto parlare in modo razionale e a mente fredda degli eventi descritti nelle pagine di diario in un secondo momento. Joon aprì la propria borsa, e da essa estrasse il proprio diario, spesso e da cui svolazzarono via alcuni foglietti, petali, o intere foglie. Arrivò al 1 novembre di quell'anno e guardò Søren un'ultima volta prima di allungargli il diario. «Forse sarà più facile così...»
     
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    «Ciao Søren. È passato molto tempo...» Era incredibilmente curioso il modo in cui gli anni fossero passati ed avessero trasformato Joon in una persona tanto differente quanto riconoscibile agli occhi di Søren. Quando aveva iniziato ad istruirlo non era che un bimbo, eppure adesso che l'abbracciava dopo tutto quel tempo sapeva di avere di fronte a sè una persona del tutto realizzata, un individuo che certamente custodiva ancora tratti che il Joon bambino esprimeva ora protetti nella mente e nel corpo di un adulto, un uomo che stava trovando come tutti gli altri esseri umani la sua strada nel mondo. Si ritrovò ad annuire senza nemmeno pensarci, consapevole del fatto che si fossero ritrovati davvero dopo molti anni, ma proprio per questo felici di scoprire l'un l'altro ancora una volta. Søren poteva dire di aver conosciuto tante persone brillanti ed interessanti in vita propria, ognuna con le sue peculiarità, eppure la vivacità della mente di Joon anche dopo anni continuava ad interessarlo ed affascinarlo. Gli restò anche lui vicino, assorbendo i suoi lineamenti ora più maturi nello sguardo con grande affetto. Dalla luce che le iridi di Joon gli trasmettevano e dal suo apparente stato di salute, Joon sembrava stare bene, e Søren ne era genuinamente felice. Avrebbero certamente avuto tempo di parlarsi e sapere cosa l'uno e l'altro avessero imparato in quegli anni di distanza.
    Il professore però non potè esimersi dal lasciarsi trasportare indietro dai ricordi, domandando a Joon se avesse mantenuto alcuni degli interessi che da piccolo lo incuriosivano tanto e che era ben felice di coltivare assieme a lui. «Sì, ma non più come un tempo. Trovo sempre affascinante il processo di carcinizzazione, però. Va a sempre a finire con un granchio, eh?» Fu allora che Søren si schiuse in un sorriso allegro ed affezionato, non potendo fare a meno di annuire riportando lo sguardo su Joon solo poco dopo. Per quanto cambiati, era certo che l'incontro di quel giorno si sarebbe rivelato un ottimo punto di ritrovo, un momento per riprendere le fila di un bel rapporto tra maestro ed allievo forse pronto a germogliare in altre forme. Proprio in quello spirito Søren accompagnò Joon verso il proprio ufficio, restando all'esterno, dove si trovavano le panchine più in disparte tra le ombre regalate dagli degli alberi poco lontano. «Uh, all'aperto? Certamente. L'importante è avere un po' di... riservatezza.» Nonostante conoscesse quei luoghi molto bene, si preoccupò anche Søren di dare uno sguardo allo spazio circostante, soddisfatto di aver scelto quel punto in particolare perchè spesso utilizzato solo da lui quando desiderava concedersi un po' di quiete tra lunghe ore di lezione o di lettura. Nonostante la panchina su cui sedevano fosse ora immersa nell'ombra, essa risultava calda al tatto, dovendo aver assorbito la luce del primo mattino. Con quello stesso tepore nello sguardo e nel cuore Søren iniziò ad interrogare Joon sulla sua visita: il professore era più che certo che il suo ex allievo adesso avesse nel suo arsenale tutti gli strumenti di cui aveva bisogno per decifrare il mondo, ma se aveva deciso di contattarlo si doveva essere trovato di fronte ad un grattacapo che necessitava di uno sguardo in più.
    Tuttavia, il discorso che Joon presentò a Søren si rivelò, almeno inizialmente, essere di natura diversa. Restò quindi ad ascoltarlo con cura ed attenzione, lasciando però vagare o sguardo sui pulviscoli che dai raggi di luce si insinuavano nella pietra antica e finemente decorata, sulla foglia che Joon reggeva con tanta delicatezza tra le dita, ed infine sulla sua voce - un colore caldo ma vivace, presente agli occhi. Ricambiò allora il suo sorriso, districando un palmo dai libri solo per poterlo brevemente posare su quello del più giovane, stringendolo piano in un gesto amichevole e confortante. «Nils.. Non c'è niente per cui ringraziarmi o dispiacersi. Sia la vita che la morte possono rivelarsi in forme inaspettate nel corso degli anni, noi cerchiamo di fare del nostro meglio.» Oppure del nostro peggio, pensando al mio caso. Offrì allora lui, continuando a sorridere pacificamente mentre nello sguardo ombre più malinconiche macchiavano l'usuale brillantezza delle sue iridi. Sapeva che anche da parte sua si fosse ritirato alla solitudine due anni prima, non riuscendo a rispondere ai messaggi ed ai biglietti che Joon e la sua famiglia gli tanto gentilmente avevano inviato in seguito alla morte di Saul ed il suo tentativo disperato, egoista, forse malato di riportarlo a Naomi ed al resto della famiglia. Era ancora difficile parlarne, essendo Søren consapevole di dover anche svelare delle tendenze più oscure del suo animo che ancora riteneva necessario custodire solo. «Se non si cambiasse almeno un po' sarebbe preccupante, non pensi anche tu?» Aggiunse poi, riflettendo proprio su quel punto che come sempre Joon aveva saputo esporre con sapienza. In realtà, anche da piccolo Nils si era dimostrato un bambino capace di parlare con eloquenza, ed ora in età adulta, Søren ritrovò in lui una persona sempre articolata ma priva di inutili sofismi. Gli piaceva conversare con persone come lui, e sperava davvero di sentire le parole che gli furono rivolte poco dopo. «Ne sarei molto felice, davvero.» Rispose infine, suggellando quella promessa di una nuova amicizia con un cenno del capo più convinto, che smosse anche gli spessi ricci neri che si intrecciavano sul capo del professore.
    «So che insegni, giusto? Tieni il corso di letteratura Inglese e Americana, se non sbaglio. Forse la cosa che sto per farti leggere potrebbe interessarti...» Søren iniziò ben presto a convincersi del fatto che, con il discorso sulla cui soglia si trovavano ora, per lui e Joon si sarebbe trattato di un nuovo inizio. Ciò che stava per leggere era il motivo del loro incontro, oltre al desiderio ricambiato di riallacciare un rapporto benefico per entrambi, e nell'osservare le pagine spesse ed inframezzate da piccoli memento naturali del diario di Joon, era certo che si sarebbe trovato di fronte a qualcosa per cui avrebbe dovuto onorare la fiducia che Joon aveva riposto in lui. Dopo aver confermato la supposizione del suo ex studente prese con estrema attenzione il quaderno tra le mani, e puntando lo sguardo sulla pagina che gli era stata indicata il professore prese a leggerla, man mano mostrando nello sguardo o nell'espressione le sue reazioni: dapprima si corrucciò in segno di riflessione, dopodichè si mostrò sorpreso, ed infine quasi rapito dal racconto che poteva non solo leggere ma anche scorgere dall'occhio della mente, un'immagine alla volta. «Ti.. Sei trovato in una situazione senza dubbio inusuale, persino per una città come questa.» Iniziò cautamente, spostando così di nuovo lo sguardo indagatore in quello del più giovane. Anche Søren, per via della sua particolarità, aveva avuto modo di testare e studiare la morte in varie maniere, ma mai così come si era presentata nella storia descritta da Joon, vere esperienze che però in qualche strano modo assomigliavano a quelle che egli stesso aveva vissuto sulla sua pelle e nella sua carne. Sapeva che le persone potevano tornare in vita, non-morti, draugr, zombie. Lui stesso aveva il potere di crearne. Tuttavia, non pensava che tali manifestazioni potessero avvicendarsi proprio con tanta vicinanza in una città piccola come Besaid. «Sono certo che avremo tempo di parlare più nel dettaglio di questo più avanti, ma per varie ragioni anch'io mi sono addentrato nello studio dei non-morti, nella letteratura e nei registri. Devo dire che non ho mai letto di nulla di simile, se non in romanzi ed opere di fantasia. I non-morti, i draugr e gli zombie non sono mai stati ben accetti nell'immaginario popolare, e- e quindi sento di consigliarti prima di tutto di tenere il tuo amico al sicuro.» Esordì Søren, non desiderando necessariamente indicare a Joon una via sul da farsi o imponendo la sua opinione. Era chiaro però che, sulla base dei resoconti su questo genere di creature, sarebbe più stato saggio mantenerle nell'ombra, per proteggere gli altri ma soprattutto esse stesse, spesso fraintese dai più. «So che ciò che ti sto per dire sarà poco ortodosso, illegale persino, ma non potrei consigliarti diversamente se la tua intenzione è quella di proteggere il tuo amico: dovrebbe cambiare nome, sparire per questa città per ciò che era e rinascere per ciò che è. Poi, riguardo all'altra questione..» Un sospiro un po' più pesante si librò fuori dalle labbra di Søren, che nella sua riflessione ripescò nei meandri della mente delle nozioni che in qualche modo sapeva gli sarebbero potute essere utili, in maniera inaspettata proprio allora. «Mi piacerebbe aiutarvi. Tempo addietro mi ero incuriosito alla comunicazione, in tutte le sue forme, e ho voluto imparare la lingua dei segni. Potrebbe essere utile a Noah per esprimersi, e potrei presentarvi la specialista che me l'ha insegnata. Da come l'hai descritto qui.. In questo passaggio.. Sembra che il tuo amico sia stato colpito da una qualche forma di afonia funzionale in seguito al trauma di essere beh.. Resuscitato- ed è per questo che purtroppo non riesce a parlare, almeno questo potrei dirti in seguito ad un'analisi preliminare-» Sembrava come se, nel fluire del suo discorso, Søren stesse cercando di acchiappare ed intrecciare ogni singolo filo dei suoi pensieri, legandoli accuratamente al discorso che Joon per primo aveva intessuto le sue impressioni a seguito del suo incontro con Noah, nella speranza di poter dare una mano ad entrambi. «Ti può.. essere d'aiuto tutto ciò?»

    Edited by ‹Alucard† - 5/3/2023, 01:15
     
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    Se non si cambiasse almeno un po' sarebbe preoccupante, non pensi anche tu? Joon avrebbe riflettuto su quelle parole a lungo. Era stato il cambiamento, la inevitabile rottura con le norme e con la predestinazione, che l'avevano portato a sedersi accanto al vecchio maestro con un altro nome e dotato di un nuovo sguardo sulla realtà. Il cambiamento non era stata la cifra della vita di Joon, ma stava imparando ad abbandonarsi ad esso, ai suoi imprevisti e alle sorprese. Joon annuì una sola volta e fu facile intuire il momento in cui le sue intenzioni incontrarono quelle di Søren, mentre le promesse di entrambi si riflettevano nelle loro parole. "Ne sarei molto felice, davvero." Gli sorrise affettuosamente e indugiò con lo sguardo su Søren, alleggerito per qualche secondo dal motivo che l'aveva portato a parlare con lui. «Bene. Grazie, Søren.» Rispose con candore, permettendo ad entrambi di godere della consapevolezza di un nuovo inizio, prima di rivolgersi a lui con richieste che portavano sulle spalle un peso ben diverso. Dopo aver affidato alle mani del maestro il proprio diario, un oggetto importantissimo e che aveva un inestimabile valore per Joon, si fece leggermente più vicino a Søren, così da poterlo aiutare nella lettura: in mancanza di note a pié di pagina, Joon immaginò che qualche spiegazione in più sarebbe stata necessaria, soprattutto di fronte ad una scrittura immediata e personale com'era quella che adottava per scrivere su quelle pagine. Parlò piano e solo quando lo sguardo di Søren sembrava offucarsi per qualche secondo, confuso da qualche passaggio che Joon non tardò a rendere più chiaro a parole. "Ti.. Sei trovato in una situazione senza dubbio inusuale, persino per una città come questa." Il più giovane raccolse lo sguardo di Søren, ora riempito di domande, ma in cui non lesse disgusto o terrore. Per quanto potesse sembrare strano, quella reazione lo rassicurò: aveva affidato nelle mani di Søren un segreto importante e non aveva intenzione di inquietarlo, poiché aveva bisogno della sua esperienza e della sua chiarezza, aveva bisogno di sapere di poter contare sul sostegno di una persona saggia come il suo maestro. Inoltre, quel racconto riportava un'immagine parziale di Noah, a cui si sentiva già legato in modo fraterno. «Ci sono molti modi per conoscere nuovi amici.» Offrì in modo genuino, forse apparentemente ingenuo.
    Dopodiché rimase in silenzio, ascoltando con attenzione le indicazioni e le parole del maestro. Alcuni punti rimasero nei suoi pensieri a lungo, impigliandosi nei rami della sua mente come pezzettini di stoffa strappati alle vesti di una persona che, correndo, si muoveva all'interno della testa di Joon sullo stesso ritmo delle parole di Søren. Quali erano le ragioni che avevano portato il suo maestro ad interessarti a quell'universo? Tuttavia non permise a quelle domande di avere la sua completa attenzione, rivolta invece a Søren e ai suoi utilissimi consigli che con una certa rapidità fuoriuscirono dalla bocca del maestro: aveva una visione chiara e Joon ebbe l'impressione che, per la sicurezza dimostrata anche nel bel mezzo dei ragionamenti, non si trattasse della prima volta che Søren aveva a che fare con eventi del genere. Mettere al sicuro Noah... aiutarlo a rinascere per ciò che è... Quei consigli lasciarono la loro impronta nella mente di Joon, la cui espressione ora era più pensierosa, ma non incupita: ogni parola di Søren sembrava essere illuminata da una fonte estranea a Joon, ma verso cui, grazie anche alle indicazioni di Søren, Joon avrebbe potuto tendere. «È sicuramente un buon... un buonissimo inizio.» Parlottò, lasciando che Søren potesse di nuovo prendere parola per dargli il suo ultimo consiglio. L'idea di avvicinarsi alla lingua dei segni sembrava una buona intuizione e, semmai sarebbe stata accolta da Noah, si sarebbe potuta rivelare un'occasione per riconsegnare una voce all'amico. «Søren, mi hai aiutato già moltissimo. Noah sembra voler restare a Besaid e, a meno che le sue intenzioni non siano cambiate, credo che questi consigli potranno rivelarsi molto utili... forse avrò bisogno di qualche aiuto più in là, ma farò tesoro delle tue parole.» Joon parlò con calma e sarebbe stato facile intuire la sincerità nel tono della sua voce. Si allungò verso Søren fino a raccogliere una delle sue mani fra le sue, stringendola con forza fra i suoi palmi in un breve ma sincero contatto. Lo ringraziò nuovamente e si fece da parte, raccogliendo di nuovo il diario fra le mani ma senza nasconderlo alla vista di Søren, appoggiandolo sulle proprie gambe e appoggiandoci sopra i palmi delle mani.
    «Non credo sia una cosa necessariamente negativa l'aver ricevuto questo tipo di particolarità. Quella notte Noah era sicuramente spaventato e, probabilmente, ci vorrà del tempo prima che possa rendersi conto delle proprie potenzialità e di quello che Besaid gli ha affidato...» Parlò liberamente, guardando i propri piedi o di fronte a sé, concentrandosi sulla scena naturale e umana che li avvolgeva: le foglie accarezzate dal vento, la sicurezza delle colonne che sostenevano la struttura universitaria, qualche studente che passeggiava da solo o con gli amici. «Anche io ho dovuto fare i conti con la mia anche se non è stato così devastante scoprirlo... forse perché sapevo in parte ciò a cui andavo incontro, non sono il primo della mia famiglia ad aver frequentato Besaid.» Lo sguardo a quel punto tornò su Søren che, in quei momenti, stava conoscendo come un uomo nuovo, in un ambiente diverso rispetto a quello in cui era abituato a vederlo. Erano lontani i giorni a Trømso e Joon non poteva che chiedersi come gli anni avessero plasmato la vita di Søren, di cui aveva ricevuto poche notizie fino a quel momento. Avvicinò il dorso dell'indice al ponte degli occhiali che portava sul naso, virando poi lo sguardo in direzione del precettore. Sono certo che avremo tempo di parlare più nel dettaglio di questo più avanti, ma per varie ragioni anch'io mi sono addentrato nello studio dei non-morti, nella letteratura e nei registri. Joon non poteva definire con sicurezza che si trattasse di un curiosità accademica o di una scelta dettata da esperienze di vita ma sperava che, in qualità di suo amico, Søren potesse rivelargli la chiave di lettura di quel messaggio criptico. «Sei felice di quello che hai ricevuto, Søren?»

    Edited by Kagura` - 27/5/2023, 20:25
     
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