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Athena x Søren

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    smile-leonardo-da-vinci
    Sì.. Va benissimo Astrid, solo ricordati di avvisarmi se non riesci a consegnare in tempo, possiamo- possiamo trovare una soluzione. A domani! Perdonami se non saluto ma- come vedi, sono abbastanza pieno- Sommerso da mille carte, libri e fogli, Søren si congedò con gentilezza dalla sua allieva, notando i suoi lineamenti ammorbidirsi notevolmente, sciogliendoli dalla preoccupazione che li piegava per via di un saggio non scritto. Nonostante ora si trovasse dall'altra parte, Søren poteva capire benissimo la situazione della povera Astrid, essendosi trovato molto prima di lei nei suoi panni con professori che delle volte si erano dimostrati meno magnanimi di lui. Detestava la presunta superiorità di chi dovrebbe invece guidare i più giovani o i meno esperti nella materia, convinto che il metodo giusto per assorbire più conoscenza fosse uno di approvazione piuttosto che di punizione. Søren desiderava abbracciare ogni suo studente e studentessa così com'era, e cercare di far si che oguno ed ognuna di loro imparasse quanto più potesse nelle condizioni migliori possibili. Allora salutò la ragazza con un cenno del capo, voltandosi giusto in tempo per sbattere all'improvviso contro quella che sembrava... stoffa di abito da donna estremamente costoso? Manco a dirlo, molte delle sue carte piene zeppe di appunti volarono ovunque, assorbendo il piccolo impatto mentre ondeggiavano nell'aria sino a posarsi sullo sterrato che spianava la strada verso l'ingresso del campus.
    O-oh mi scusi davvero, io- ah- quanta roba.. Mi dispiace- Il tenero borbottio del professore rivelava il suo estremo imbarazzo, così come le sue guance che in poco tempo si imporporarono. Nel sollevare lo sguardo però, Søren si rese conto di avere davanti un volto più che conosciuto in città. Per quanto la maggior parte del tempo si dilettasse in attività da topo da biblioteca, era ben informato sugli eventi e le persone che muovevano le fila di Besaid, e la donna che aveva di fronte non era altri che la giudice Athena Astra Drakos, una donna di grande cultura che Søren aveva avuto modo di conoscere principalmente per via della sua saltuaria presenza nei giornali cittadini. Si chinò comunque senza dire altro, recuperando i suoi appunti sparsi qui e lì, finendo per accartocciarne qualcuno tra le braccia, assieme ai suoi fidati tomi e ad una pila di saggi che per l'appunto aveva finito di raccogliere nemmeno dieci minuti prima. Visibile, in alto, era il tema che Søren aveva affidato agli studenti: La re-immaginazione del mythos greco nel romanzo vittoriano, studio di parallelismi e metafore. Si sollevò comunque poco dopo, cercando (invano) di rassettarsi e nascondere, per quanto possibile, l'inchiostro che gli sporcava le dita. Durante le lezioni e nei suoi stralci di tempo libero, Søren si dilettava nell'approfondimento dei suoi studi, annotando fatti di qualsiasi natura su ogni superficie gli capitasse a tiro, che fossero i suoi quaderni, il retro di documenti apparentemente importanti per lui come professore, o vecchi scontrini - se un'idea lo colpiva, avvertiva la necessità di fermarla nel tempo e nella mente.
    Lei è la giudice Drakos- Mi scusi ancora dottoressa, spero di non averle fatto male! Io sono il professor Göthberg, s-se ha bisogno di informazioni il minimo che possa fare è darle una mano. Per tutti il campus può trasformarsi facilmente in una specie di labirinto- e non so perchè si divertono in qualche maniera perversa a cambiare la posizione di tutti gli uffici del personale ogni anno- Nonostante quel fiume di parole fosse fuoriuscito dalle labbra di Søren senza che lui potesse realmente controllarlo, il suo tono di voce pacato e calmo nonostante la timidezza avrebbe potuto mettere a proprio agio chiunque. Mantenne quindi lo sguardo sulla figura ritta e composta della giudice Drakos ed attese una sua risposta, discretamente curioso su quale fosse il motivo della sua visita lì in università: cercava una vecchia conoscenza, oppure un libro di casistica legale particolarmente difficile da reperire? Aveva bisogno di chiedere il consulto ad una o uno dei colleghi accademici per portare chiarezza in una sentenza particolarmente ardua? Questo Søren non lo sapeva, e non si sarebbe mai azzardato a pungolare la pazienza della magistrata, in termini formali una sconosciuta, esponendo i suoi affari a quel modo. Dopotutto, per Søren si trattava anche di una questione di preservazione. Se Athena o qualcuno dei suoi avesse anche solo subodorato le attività diversamente legali che Søren conduceva dopo il calare del sole, nel segreto più totale, nel tentativo di portare sollievo a famiglie disperate e di accrescere la conoscenza in maniere molto poco ortodosse, avrebbe sicuramente fatto tutto ciò che era in suo potere per rinchiuderlo dietro le sbarre, in un esilio che avrebbe portato il professore a soffrire. Cosa ne sarebbe infatti di una mente curiosa se privata del mondo attorno a lei? A questo pensò brevemente Søren, lasciando che il suo sguardo gentile vagasse sui lineamenti della giudice Drakos, attendendo il suo responso.
     
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    The Fourteenth of the Hill.

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    Athena Astra Drakos
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    Per Aspera Ad Astrasheet

    Era raro che Athena avesse un giorno libero.
    Quando anticipava un po' di lavoro, non aveva udienze programmate per la giornata e nessun mandato da firmare si sentiva quasi vuota, priva di uno scopo.
    Inizialmente era stato un vero problema per lei, abituata a lavorare e soddisfare aspettative in lei riposte sin da giovanissima. Poi, pian piano e dopo anni vai e vieni in terapia, aveva imparato a concedersi quelle giornate, a soddisfare quei momenti di cura di sé che aveva spesso rimandato in fanciullezza e maturità.
    In verità, vivere da sola l'aveva aiutata molto in quel senso. Da quando aveva avuto solo lei a cui rispondere, nessun fratello pronto a sconvolgere i tabloid di un'intera nazione, sorella sibillina e sinceramente antipatica da osteggiare, un padre a richiedere il suo supporto e parere, una delle catene a lei strette si era allentata.
    Besaid, oltre ad un potere immenso ed una brillante carriera, le aveva anche donato una nuova declinazione d'indipendenza che non aveva veramente potuto vivere sino a quel momento.
    Così aveva cominciato piccoli rituali personali, ritrovando interessi e passatempi, una comodità immensa nella sua solitudine. Aveva preso a dilettarsi in lunghe passeggiate per il centro cittadino, ore di minuziosa tessitura, lettura o studio delle stelle durante le sere insonni. Altre volte invece si era dedicata regolarmente al perfezionamento del suo fisico grazie alla lotta che saltuariamente praticava in solitaria, come da ragazza, od alla falconeria, specialmente all'apertura della stagione di caccia od accoppiamento dei suoi rapaci.
    La cosa migliore era stata che, per anni, Athena non era stata affatto brava in alcuna di queste attività. Si era presa il suo tempo per migliorare naturalmente e per suo volere, ascoltando i suoi bisogni e ritmi spesso sacrificati in passato.
    In virtù di questo percorso personalissimo di crescita, la giudice aveva dunque deciso l'attività per quel giorno di inaspettata libertà.
    Aveva bisogno di pensare in positività durante quel clima così fragile in città, di allontanare le pressioni quotidiane a favore di qualcosa di buono, di luminoso.
    Così quel mattino indossò un paio di costosi pantaloni scuri di sartoria a vita alta, una blusa ed un cappotto lungo color camoscio consegnatole direttamente da una delle sue botteghe preferite in Italia.
    Si diresse dunque all'univeristà di Besaid, approffittando del bel tempo per concedersi una colazione ed una squisita passeggiata.
    Chiese dunque al suo autista di lasciarla qualche isolato in anticipo, così da concederle qualche passo in più.
    Si muoveva tranquilla, priva della sua inseparabile ventiquattrore mentre i suoi lunghissimi capelli bruni le ondeggiavano sulla schiena, raccolti in una larga, pesante treccia simile ad un nero serpente.
    Aveva appena riposto il cellulare in borsa dopo una chiamata alla sua assistente per concederle del tempo libero quando qualcuno si abbatté contro di lei.
    Dapprincipio Athena poté ascoltare solo il cascante frusciare di una marea di fogli, stringendo gli occhi per l'impatto improvviso.
    Poi, mettendo a fuoco, il suo sguardo glauco individuò un uomo, forse suo coetaneo, intento a raccattare quel tesoro di carta oramai sparpagliato tutto attorno a loro.
    Per un istante Athena inclinò appena il capo come a voler inquadrare velocemente il suo imbarazzato interlocutore, scontrando il proprio sguardo intenso ed indagatore con uno altrettanto potente, intelligente.
    «Non si preoccupi» disse vagamente interdetta prima di chinarsi lei stessa e raccogliere qualche foglio sparso qui e lì, più come mero gesto di cortesia che altro. Pareva quasi strano che una creatura severa come lei fosse capace di muoversi.
    Porse quindi la sua porzione di compiti all'uomo che intuì essere un professore al campus, accennando un sorriso verso il tema da lui proposto agli studenti.
    «E' un piacere, professor Göthberg» esalò dunque la giudice che gli strinse la mano con sicurezza. «In effetti, approfitterei del suo aiuto» aggiunse poco dopo, volgendo gli occhi chiarissimi al campus a lei parzialmente sconosciuto.
    «Ho dimestichezza di dove siano le aule magne e quelle di Giurisprudenza» spiegò. «.. dopo un paio di lezioni che ho tenuto lo scorso semestre ma sarei interessata al planetario» concluse Athena senza far mistero delle proprie intenzioni, baciata col professore dal sole mite e tiepido di quel mattino terso e frizzante.
    «Lei insegna letteratura, presumo..» aggiunse dopo una breve pausa, adocchiando i fogli con fare più eloquente.
    «Frankenstein, il Prometeo moderno.. » citò placida, accennando un nuovo sorriso comprensivo verso Göthberg. Il suo comportamento apparve curioso, gentile, di primo acchito accomodante e solo vagamente impacciato per l'imbarazzo dovuto alla sua lieve distrazione.
    Athena parve apprezzare quell'impressione.
    «Ho vissuto a Londra per molti anni e la percezione che hanno avuto gli scrittori della mia cultura ed antichità è sempre piuttosto straordinaria ai miei occhi» commentò vagamente nostalgica, adesso memore della sua infanzia passata a visitare la vastità meravigliosa del partenone, le isole dal mare cristallino ed il passato immortale custodito nella sua terra.
     
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1 replies since 3/3/2023, 11:52   41 views
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