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Athena Astra Drakos ❝39 y.o. , paladin of Justice, chained bird. Per Aspera Ad Astra ✨ sheet Era raro che Athena avesse un giorno libero. Quando anticipava un po' di lavoro, non aveva udienze programmate per la giornata e nessun mandato da firmare si sentiva quasi vuota, priva di uno scopo. Inizialmente era stato un vero problema per lei, abituata a lavorare e soddisfare aspettative in lei riposte sin da giovanissima. Poi, pian piano e dopo anni vai e vieni in terapia, aveva imparato a concedersi quelle giornate, a soddisfare quei momenti di cura di sé che aveva spesso rimandato in fanciullezza e maturità. In verità, vivere da sola l'aveva aiutata molto in quel senso. Da quando aveva avuto solo lei a cui rispondere, nessun fratello pronto a sconvolgere i tabloid di un'intera nazione, sorella sibillina e sinceramente antipatica da osteggiare, un padre a richiedere il suo supporto e parere, una delle catene a lei strette si era allentata. Besaid, oltre ad un potere immenso ed una brillante carriera, le aveva anche donato una nuova declinazione d'indipendenza che non aveva veramente potuto vivere sino a quel momento. Così aveva cominciato piccoli rituali personali, ritrovando interessi e passatempi, una comodità immensa nella sua solitudine. Aveva preso a dilettarsi in lunghe passeggiate per il centro cittadino, ore di minuziosa tessitura, lettura o studio delle stelle durante le sere insonni. Altre volte invece si era dedicata regolarmente al perfezionamento del suo fisico grazie alla lotta che saltuariamente praticava in solitaria, come da ragazza, od alla falconeria, specialmente all'apertura della stagione di caccia od accoppiamento dei suoi rapaci. La cosa migliore era stata che, per anni, Athena non era stata affatto brava in alcuna di queste attività. Si era presa il suo tempo per migliorare naturalmente e per suo volere, ascoltando i suoi bisogni e ritmi spesso sacrificati in passato. In virtù di questo percorso personalissimo di crescita, la giudice aveva dunque deciso l'attività per quel giorno di inaspettata libertà. Aveva bisogno di pensare in positività durante quel clima così fragile in città, di allontanare le pressioni quotidiane a favore di qualcosa di buono, di luminoso. Così quel mattino indossò un paio di costosi pantaloni scuri di sartoria a vita alta, una blusa ed un cappotto lungo color camoscio consegnatole direttamente da una delle sue botteghe preferite in Italia. Si diresse dunque all'univeristà di Besaid, approffittando del bel tempo per concedersi una colazione ed una squisita passeggiata. Chiese dunque al suo autista di lasciarla qualche isolato in anticipo, così da concederle qualche passo in più. Si muoveva tranquilla, priva della sua inseparabile ventiquattrore mentre i suoi lunghissimi capelli bruni le ondeggiavano sulla schiena, raccolti in una larga, pesante treccia simile ad un nero serpente. Aveva appena riposto il cellulare in borsa dopo una chiamata alla sua assistente per concederle del tempo libero quando qualcuno si abbatté contro di lei. Dapprincipio Athena poté ascoltare solo il cascante frusciare di una marea di fogli, stringendo gli occhi per l'impatto improvviso. Poi, mettendo a fuoco, il suo sguardo glauco individuò un uomo, forse suo coetaneo, intento a raccattare quel tesoro di carta oramai sparpagliato tutto attorno a loro. Per un istante Athena inclinò appena il capo come a voler inquadrare velocemente il suo imbarazzato interlocutore, scontrando il proprio sguardo intenso ed indagatore con uno altrettanto potente, intelligente. «Non si preoccupi» disse vagamente interdetta prima di chinarsi lei stessa e raccogliere qualche foglio sparso qui e lì, più come mero gesto di cortesia che altro. Pareva quasi strano che una creatura severa come lei fosse capace di muoversi. Porse quindi la sua porzione di compiti all'uomo che intuì essere un professore al campus, accennando un sorriso verso il tema da lui proposto agli studenti. «E' un piacere, professor Göthberg» esalò dunque la giudice che gli strinse la mano con sicurezza. «In effetti, approfitterei del suo aiuto» aggiunse poco dopo, volgendo gli occhi chiarissimi al campus a lei parzialmente sconosciuto. «Ho dimestichezza di dove siano le aule magne e quelle di Giurisprudenza» spiegò. «.. dopo un paio di lezioni che ho tenuto lo scorso semestre ma sarei interessata al planetario» concluse Athena senza far mistero delle proprie intenzioni, baciata col professore dal sole mite e tiepido di quel mattino terso e frizzante. «Lei insegna letteratura, presumo..» aggiunse dopo una breve pausa, adocchiando i fogli con fare più eloquente. «Frankenstein, il Prometeo moderno.. » citò placida, accennando un nuovo sorriso comprensivo verso Göthberg. Il suo comportamento apparve curioso, gentile, di primo acchito accomodante e solo vagamente impacciato per l'imbarazzo dovuto alla sua lieve distrazione. Athena parve apprezzare quell'impressione. «Ho vissuto a Londra per molti anni e la percezione che hanno avuto gli scrittori della mia cultura ed antichità è sempre piuttosto straordinaria ai miei occhi» commentò vagamente nostalgica, adesso memore della sua infanzia passata a visitare la vastità meravigliosa del partenone, le isole dal mare cristallino ed il passato immortale custodito nella sua terra.
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