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Athena x Ares x Tara | Delaunay

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    La conversazione avvenuta il giorno prima con Magnus non aveva lasciato Tara neanche un momento - aveva continuato a riflettere su ciò di cui aveva discusso con il fratello, rimuginando su un pensiero dopo l'altro finchè tutto aveva perso senso. Che l'epidemia sykdom fosse un'incognita squisitamente besaidiana era poco ma certo; i problemi che avrebbe portato nelle loro vite e nei loro affari invece le erano completamente oscuri. Si prospettava per Tara un periodo in salita, e lei ne era più che consapevole. Si era chiesta sino all'ultimo minuto se non fosse stato più saggio prendere un giorno libero dal lavoro, dal Delaunay quantomeno, eppure la prospettiva di passare una giornata lontana dagli affari in un periodo incerto come quello la agitava ancora di più. Dunque eccola lì, a concludere una lunga giornata di lavoro per poi iniziare la notte al Perception. Non sempre Tara si mostrava nelle sale del Delaunay, restando nel suo ufficio per ore intere per occuparsi di questioni più pratiche riguardanti l'amministrazione dei locali, eppure a volte capitava di vederla emergere nel bistrot per curarsi dei rapporti con lo staff e la clientela. Per essere le nove meno un quarto di sera, solitamente un orario meno frequentato, ancora qualche avventore si aggirava per le sale del Delaunay e poi... Una prenotazione. Drakos. Un cognome che Tara riteneva sin troppo pericoloso, e che aveva inserito nella sua lista di persone da evitare o quantomeno di cui diffidare. Una donna potente come la giudice Drakos avrebbe potuto far crollare con uno schiocco di dita l'intera rete di affari di famiglia, per questo sarebbe stato saggio muoversi con attenzione attorno a lei. «Hey Franny, mi occupo io di questo tavolo, non preoccuparti.» Suggerì mansueta lei, portando lo sguardo dalla barista al suo orologio da polso: mancava ancora un quarto d'ora all'arrivo della giudice Drakos, e Tara ne approfittò per assicurarsi che tutto fosse al suo posto. «Ares Maleros? Sì, la prenotazione è a nome Drakos, prego.» Aveva sfiorato il coltello accuratamente posato sulla tovaglia con le dita, specchiandosi al suo interno ed adocchiando il cerotto che sottile e minuto le aveva avvolto l'arcata del naso, colpa di un alterco avvenuto la notte prima, quando udì una voce familiare fluttuare negli spazi del locale. «Guarda chi c'è.» Scoccò Tara, sollevando lo sguardo tagliente sulla figura dell'uomo che aveva appena fatto il suo ingresso: conosceva bene Ares Maleros, non solo perchè assiduo frequentatore del Perception, ma anche per via delle lunghe ed estanuanti sessioni d'allenamento nella sua palestra, che spesse volte culminavano in incontri illegali a cui Tara non esitava a prendere parte.
    Circondò il tavolo, ed andando incontro all'amico a passo lento e sicuro gli si fermò di fronte, salutandolo con un cenno del capo. «Sai che non apriamo prima delle undici, no? Oh. Oooh...» Tara si voltò lentamente, seguendo lo sguardo di Ares sino al tavolo della giudice Drakos, e poi tornò a lui sollevando entrambe le sopracciglia in segno di sorpresa. Collegava solo ora la presenza del suo caro cliente con quella della magistrata. «Non mi dire che sei tu quello che si siederà dall'altra parte del tavolo! Con la.. giudice.. Drakos~» Splendido, assolutamente splendido! Se Tara avesse voluto cercare dei modi per pungolare Ares, nessun assist sarebbe stato migliore di quello. Gli girava intorno come uno squalo, lentamente e col sorriso sulle labbra, adocchiando l'elegante abito nero che l'amico indossava. «Che c'è, hai un appuntamento galante stasera prima di passare dal Perception oppure cerchi di farti interrogare in tribunale?» Più che deliziata, Tara si aprì in una lieve risata, allungando poi un braccio dietro di sè e recuperare una sedia, trascinandola senza grazia sino al tavolo, dove la piantò prima di accomodarsi. Accennò al posto di fianco a lei con una mano ed attese che Ares si fosse seduto, congiungendo poi le dita sotto il seno nello spallarsi sulla sua seduta. «Devo dire che per quanto diversi, vi ci vedo. Perchè no...» Riflettè divertita, sbocciando in un ghigno smargiasso. Non faticava a vedere come per chiunque la giudice Drakos si sarebbe potuta considerare un buon partito; non solo il suo status sociale, ma il suo brillante intelletto e la sua raffinata bellezza avrebbero fatto capitolare chiunque. Forse tra lei ed Ares non c'era nulla, ma a Tara piaceva giocare, e chi meglio di Ares da punzecchiare! La loro conoscenza era germogliata in un'amicizia forse ancor prima che entrambi potessero realizzarlo, e Tara sentiva di potersi concedere qualche passo verso di lui, a modo suo. Quando il mercenario si accomodò vicino a lei l'osservò attentamente, registrando ogni reazione della sua figura resistente e slanciata nello sguardo. «Non ti preoccupare, me ne vado appena arriva... forse Scherzosa e misteriosa, Tara non avrebbe lasciato Ares di piede, ben contenta di leggere nelle sue iridi una luce che possibilmente in esse non aveva mai scorto prima. Non poteva mancare di notare che un'amicizia o un rapporto di qualsiasi tipo tra una giudice ed un mercenario le pareva sin troppo inusuale, ma le erano familiari le contraddizioni che gli esseri umani portano con sè, specialmente dopo aver lavorato ed ora che gestiva uno spazio come il Perception. I modi in cui le persone gestiscono i loro problemi e le loro emozioni trasparivano nei loro momenti più vulnerabili e di rilassatezza, oppure nelle parole che pronunciavano, i pugni che sferravano o gli sguardi che si scambiavano. Tara aveva imparato a leggerne i segnali, man mano, non senza fatica. Ad ogni modo era curiosa: perchè vedersi al Delaunay ad ora tarda? Si trattava seriamente di un appuntamento prima dell'orario "di lavoro" di Ares? Oppure c'era di più? Attirò l'attenzione di Franny solo dopo qualche attimo, e non appena la vide arrivare si rivolse a lei gentilmente. «Potresti portarci due scotch lisci? Grazie, poi va pure a casa, tanto non c'è più quasi nessuno. Qui chiudo io.» Lo sguardo di Tara si fece più serio, velandosi di una luce più ponderosa. Magnus le aveva parlato del fatto che anche Ares e per l'appunto la giudice Drakos fossero stati invitati all'incontro in università, ed avrebbe con interesse raccolto anche le impressioni dell'amico. «Ho saputo che ieri c'è stato un incontro in università sull'epidemia, quella roba del governo. Magnus me ne ha parlato, l'avrai visto lì prima di andartene.» Non c'era traccia di giudizio o di punte più affilate nelle parole di Tara; sapeva che, per quanto singolare, il gruppo selezionato dal governo per quella riunione doveva essere stato scelto per dei motivi ben precisi. Molto probabilmente si trattava di persone ben preparate ed al corrente delle attività illegali di ciascuno di loro. «Che ti è sembrato? Ci dobbiamo preoccupare? Lo puoi immaginare, gli affari ne stanno già soffrendo.» Un grande errore di Roger Lennox era sempre stato peccare di presunzione - pensava di essere al di sopra di tutti, così teso a ricordare ad ogni persona a lui conosciuta quanto fosse intelligente, potente, disgustosamente ricco. Tara però non desiderava diventare come suo padre, per quanto avesse tratto vantaggio dal suo status e da quello della sua famiglia. Raccogliere informazioni, ammettere di non sapere, a volte si rivelava la mossa vincente, in maniera particolare in tempi come quelli, in cui le persone cadevano esanimi come marionette usurate sotto le mani di chi possedeva la particolarità più pericolosa. Tara salutò Franny con un lieve sorriso e cenno della mano, e poi avvolse le dita inanellate attorno al suo bicchiere, osservandone il liquido ambrato senza però avvicinarlo alle labbra. Scivolava in cerchio, si increspava e ritornava verso il centro proprio come i suoi pensieri, che in quei giorni non facevano che gravitare verso la questione della sykdom. Che Ares potesse fornirle più risposte oppure avrebbe innescato in lei altre domande? Questo non lo sapeva, ma avrebbe atteso con pazienza le parole dell'amico per tracciare un quadro più chiaro della situazione.

    Edited by ‹Alucard† - 20/3/2023, 11:33
     
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    Una semplice camicia nera e un paio di jeans del medesimo colore avvolgevano la prestante e muscolosa figura di Ares Maleros, intento a farsi strada all’interno del Delauney con la stessa sicurezza che avrebbe mostrato il proprietario della baracca.
    Il greco aveva optato per un vestiario un po’ più elegante rispetto al solito, così da soddisfare l’occhio più aristocratico della giudice Drakos, ma senza rinunciare a quel tocco più trasgressivo – consistente nella solita giacca di pelle - che sembrava accompagnarlo ovunque indipendentemente dalle temperature esterne.
    L’invito a cenare insieme non era giunto affatto inaspettato, anzi, era semmai riuscito a confermare ciò che Ares già pensava di suo: Athena era una donna dalle mille risorse, adesso molto più che in passato, ed era coinvolta negli affari interni della città molto più di quanto non potesse sembrare. Proprio come lui, neanch’ella sembrava essere rimasta chissà quanto convinta dal discorso della esasperante criminologa e dunque aveva manifestato il desiderio di incontrarsi lontano da occhi indiscreti per discuterne insieme.
    Per ciò che lo riguardava, Ares non aveva alcuna intenzione di spendere neanche una parola positiva nei confronti del raduno della sera prima, il quale per i suoi gusti era stato fin troppo simile ad un’assemblea di condominio, ma sicuramente Athena si sarebbe mostrata molto più oggettiva e diplomatica al riguardo.
    L’improvvisa apparizione di una delle poche persone che avrebbe potuto definire “amiche” a Besaid colse Ares leggermente alla sprovvista: il greco sapeva che ella lavorasse lì, ma aveva sperato di non doverla incontrare proprio quella sera poiché consapevole di ciò che un tale incontro avrebbe comportato. E infatti, Ares non fece neanche in tempo ad entrare che eccola lì, pronta a prenderlo in giro, che gli girava intorno come un predatore faceva con la sua preda.
    Quando divenne chiaro che Tara non aveva intenzione di lasciarlo in pace – e infatti la vide addirittura avvicinare una sedia per sistemarsi dinanzi a lui – Ares si lasciò sfuggire uno sbuffo esasperato, sfiatando dalle narici come un toro, e prese posto a propria volta.
    « Se finissi in tribunale, dovresti preoccuparti di essere trascinata insieme a me poco dopo… » le fece notare con il solito ghigno divertito, un sopracciglio inarcato in maniera sarcastica come al suo solito. Non erano poche le attività illegali in cui i due erano stati coinvolti insieme ed entrambi avrebbero potuto tirare l’altro a fondo se lo avessero desiderato. Non che Ares avesse alcun motivo per farlo, anzi, Tara era forse una delle poche persone con le quali poteva essere semplicemente sé stesso dopo che sua sorella era scomparsa senza lasciare traccia. Il greco rivolse un cenno affermativo con la testa nella direzione della cameriera quando quest’ultima venne richiamata al tavolo, come a voler confermare il proprio ordine, e poi tornò a guardare Tara.
    Anche lei sembrava essere al corrente della riunione che aveva avuto luogo la sera prima, ma la cosa non lo sorprese più di tanto. Per come gestivano le cose, non si sarebbe sorpreso se tutta Besaid fosse stata a conoscenza degli ultimi avvenimenti e di quella fantomatica caccia all’uomo. Un enorme errore, a suo parere. Più persone erano a conoscenza di una situazione potenzialmente pericolosa, più difficile sarebbe stato gestire il panico e l’ansia da essa generate. « Sicuramente la situazione non è delle più rosee, almeno da quello che ho potuto capire. Quest’uomo, che a quanto pare è capace di rubare le particolarità altrui, è una minaccia per la sicurezza dell’intera Besaid – ma è evidente che non sanno da dove iniziare a cercarlo, visto che hanno ritenuto necessario coinvolgere mezza città nella sua ricerca. Troppe persone sono a conoscenza della cosa, persone con interessi e obiettivi diversi che potrebbero contribuire come ostacolare le ricerche a seconda di come conviene loro – insomma, una riunione all’insegna della disperazione » non si preoccupò di edulcorare i propri pensieri o indorare la pillola, non l’avrebbe fatto a prescindere, ma di certo non aveva intenzione di farlo con Tara. Entrambi avevano un’opinione condivisa di ciò che la legge poteva e non poteva – o meglio voleva – fare. « Ah, come dimenticare – dovremmo agire gratuitamente, guidati dalla sincerità dei nostri cuori » aggiunse, evidentemente sarcastico.
     
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    « Se finissi in tribunale, dovresti preoccuparti di essere trascinata insieme a me poco dopo… » Impossibile non lasciarsi sfuggire lo sbuffo di una risata dalle labbra, come una scintilla innescata dalla forte energia di Ares. Tara ne era decisamente divertita, ed avrebbe sfruttato al massimo quelle buone sensazioni con l'ormai fidato cliente. L'osservo' con attenzione, ed anche al suo studio per il momento poco approfondito emerse tutta la sicurezza e la fiducia in se stesso che Ares di solito presentava al mondo. In tal senso Tara lo riconosceva come suo simile. Da questo punto di vista, lei ed Ares mostravano al mondo versioni sicure ed inscalfibili di sé, non meno vere delle loro parti più tenere, ma sicuramente molto più visibili. Schioccò allora le labbra accuratamente ricoperte di rossetto nero e scosse appena il capo, mostrandosi scherzosamente poco convinta delle parole dell'amico. È vero, anche se io non ho mai avuto un appuntamento galante col tribunale. Rimbeccò lei, scoccando un sopracciglio verso l'alto mentre il suo odioso sorrisetto compiaciuto le restava stampato in faccia senza accenni a ritrarsi. Fu solo quando Tara ed Ares si concessero un drink insieme che l'espressione della donna muto' in una piu' riflessiva: tanti pensieri le affollavano la mente poiche' oramai era diventata brava a riconoscere il pericolo prima che bussasse alla sua porta, ed ora invece era persino in ritardo. Sykdom era arrivato ben oltre le mura della sua casa, infestando l'intera Besaid. Si conosceva ancora troppo poco di questa malattia che privava le persone delle loro particolarita' e delle loro vite, e Tara avrebbe voluto conoscere quante piu' informazioni possibili. Gliel'aveva insegnato quello psicopatico di suo padre, e lei aveva assorbito quella e tante altre fondamentali lezioni dalle sue mancanze e dai suoi pregi - suo malgrado. Dunque arrivo' ben presto la carrellata di domande ad Ares, il quale non si mostro' timido nell'esprimere le proprie opinioni. Sembrava deluso, probabilmente le sue aspettative sull'incontro avvenuto in universita' non erano state rispettate.
    Sicuramente la situazione non è delle più rosee, almeno da quello che ho potuto capire. Quest’uomo, che a quanto pare è capace di rubare le particolarità altrui, è una minaccia per la sicurezza dell’intera Besaid – ma è evidente che non sanno da dove iniziare a cercarlo, visto che hanno ritenuto necessario coinvolgere mezza città nella sua ricerca. Lasciandosi scivolare del bruciante alcool giu' per la gola, Tara soppeso' ogni parola che Ares aveva appena condiviso con lei. Gia' Magnus aveva anticipato che si trattasse di un uomo solo, pericoloso, pronto a colpire. Quasi senza poterlo controllare si ritrovo' a sollevare gli occhi al cielo: come sempre, era colpa di un uomo. Che la sua stessa particolarita' le potesse giocare uno scherzo meschino, mandandola proprio da colui che avrebbe potuto sottrarle il dono piu' orribile ed utile che avesse mai ricevuto in vita propria? Troppe persone sono a conoscenza della cosa, persone con interessi e obiettivi diversi che potrebbero contribuire come ostacolare le ricerche a seconda di come conviene loro – insomma, una riunione all’insegna della disperazione. Anche questa impressione di Ares rispecchiava quelle di Magnus, confermando a Tara ancora una volta che in quell'aula universitaria si stessero muovendo forze molto piu' grandi di un solo individuo o una sola organizzazione, e che esse stesse avrebbero potuto passare tra le correnti scure ed invisibili del Perception, dove Tara e Magnus le aspettavano. Bel casino. Soffio' unicamente, quasi tra un respiro e l'altro, posando cosi' il bicchiere sul legno chiaro del tavolo. Grazie Ares. Eppure, mentre pronunciava quelle parole, Tara restava incatenata tra i suoi pensieri, trascinata a fondo, non potendo fare a meno di pensare a quanto fossero tutti incredibilmente impreparati (Lennox compresi) nel gestire questa nuova minaccia, persino per incalliti criminali come loro.
    E se l'avesse tolta a te, o a me, la particolarita'? Saremmo stati altrettanto disperati? Si domando' quasi piu' tra se' e se' che in un vero discorso, rivolgendosi comunque all'amico. Prese quindi un altro sorso di scotch ed aggrottando le sopracciglia scosse appena il capo, come non convinta dalle sue stesse parole. Alla fine, per quanto la gente si rifiuti ad ammetterlo, le particolarita' non sono che estensioni di noi stessi. Anche le peggiori. Anche quelle che fanno male e ti tormentano. Del resto, Tara non si era mai vegognata della sua particolarita'. Non era stato facile per lei accettare di essere cio' che era diventata, non tanto per la brutalita' con cui Besaid si era manifestata in lei, ma per cio' che la costringeva a vedere. La violenza, la paura, la prevaricazione, sembrano sempre concetti astratti e lontani finche' non ci toccano con le loro fredde mani, e Tara ne era rimasta ustionata. Nah, probabilmente, se capitasse a noi saremmo solo due rompipalle in un letto d'ospedale. Scaccio' cosi' via la nebbia di ogni preoccupazione prima che potesse depositarlesi in mente, lanciando uno sguardo affilato ad Ares mentre schiudeva le labbra in un sorriso. « Ah, come dimenticare – dovremmo agire gratuitamente, guidati dalla sincerità dei nostri cuori » Non si rese neanche conto di aver lasciato scivolare tutto l'alcolico giu' per la gola, non bruciava mentre i pensieri si intrecciavano alle parole di Ares con una trama fitta ma che per il momento non aveva costretto Tara ad un cappio difficile da eludere. Quelle frasi non la sorpresero e si ritrovo' ad annuire ancora una volta; nonostante fosse suo cliente, Tara poteva annoverare Ares tra le fila dei suoi pochissimi amici - ancor meno, uomini. Eppure sapeva anche, senza giudizio alcuno, del suo lavoro - aveva visto tante persone, perlopiu' uomini, come lui in tal senso, e lei ormai agiva nella medesima maniera. Nulla si fa mai per nulla. Non nella sfera che sia lei che Ares abitavano, almeno. Come dici tu, ci sono troppi pesci nello stagno. Me ne occuperò a modo mio se sara' necessario... Come puoi immaginare anche Magnus e' sul chi vive per questa storia. Vedremo, ma ho una brutta sensazione stavolta. In quel momento, Tara s'incrino' abbastanza da far capire ad Ares di essere preoccupata - si trattava di una situazione da non sottovalutare, giacche' farlo avrebbe potuto compromettere le esistenze intere di una citta'. Comunque, il tempo di schiarirsi la voce, e Tara torno' fiera e luminosa come suo solito, tinta della sua solita spavalderia. Ma inutile pensarci adesso, almeno non ora che ti devi preparare per essere asfaltato dalla giudice Drakos, no?
     
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    ARES MALEROS
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    « Se c’è una cosa che mio padre ha cercato di insegnarmi, questa è che bisogna sempre vestirsi per l’occasione — non che me ne sia mai fregato un fico secco di ciò che pensava mio padre, si fa per dire » stette al gioco il mercenario, come sempre soddisfatto all’idea di parlare male del suo vecchio in qualsiasi occasione. Non era mai andato d’accordo con suo padre, così affine a lui e al tempo stesso così diverso, e aveva fatto del deluderlo lo scopo della sua vita.
    Ogni sua azione, ogni suo modo di fare, ogni parola e comportamento eccentrico, la sua personalità era stata costruita in tutto e per tutto per distinguersi da lui e per umiliarlo. Che poi avessero lo stesso temperamento focoso e la stessa vena sanguinaria era uno scherzo del destino; mentre Ares l’aveva abbracciata senza esitazione, suo padre la nascondeva dietro una maschera di ipocrisia e falsità.
    L’unica cosa di cui forse sarebbe stato fiero era proprio il suo appuntamento di quella sera con la giudice Drakos.
    Punta sempre in alto, gli aveva detto il genitore.
    Aveva sempre trovato disgustose le compagnie con cui di solito si intratteneva e se avesse visto Tara probabilmente non l’avrebbe degnata di un solo sguardo, non che l’amica avrebbe provato chissà quale piacere e onore nell’avere a che fare con quel vecchio marpione con la puzza sotto al naso.
    Qualsiasi pensiero riguardante suo padre venne soffiato via al cambiare dell’argomento di discussione.
    Ares non esitò ad enunciare per filo e per segno tutto ciò che aveva trovato di negativo in quella piccola “riunione di condominio” che aveva avuto luogo all’università di Besaid, informando così anche l’amica di quel pericolo che incombeva su tutti loro che la città non aveva la benché minima idea di come gestire.
    « Forse. Ma di certo non avremmo supplicato la pietà di nessuno, né chiesto il permesso di agire come meglio riteniamo. Avremmo combattuto per riprenderci ciò che è nostro, come facciamo sempre… e persino da un letto di ospedale » asserì il mercenario senza esitazione, inconsapevole ed ignaro del destino che lo attendeva e di quanto quelle parole sarebbero tornate a tormentarlo nei mesi a venire.
    Annuì alle parole successive dell’altra, altrettanto pronto a gestire la situazione a modo suo se l’occasione si fosse presentata, con la stessa scioltezza con la quale stava ingollando il suo alcol in quel momento.
    « E chi ti dice che non sarò io ad asfaltare lei? Ah, la tua convinzione che tutte le donne siano superiori agli uomini » la prese in giro, ma con semplice ironia e nessun accenno di critica o pregiudizio veri e propri. Ares ne aveva conosciute di donne fenomenali, capaci di asfaltare qualsiasi uomo facesse girare loro le proverbiali palle. Ne aveva una davanti a sé proprio in quel momento e mai l’avrebbe sottovalutata.
    « Dai, sparisci adesso. Ho un appuntamento galante e una brutta ceffa come te mi farebbe soltanto fare brutta figura ».
     
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    Non che me ne sia mai fregato un fico secco di ciò che pensava mio padre, si fa per dire. Le parole di Ares riecheggiavano in Tara molto più di quanto lui potesse credere: si sarebbe ripetuta più volte di pensare esattamente la stessa cosa, eppure non sarebbe mai stata completamente sincera. Finchè Roger sarebbe stato in vita, dentro di lei avrebbe albergato una tensione irrisolvibile. Non le importava di ciò che suo padre pensava di lei, ed al tempo stesso se ne curava continuamente, come un fastidioso rumore bianco a ronzarle nella mente ed a turbarle i pensieri. Si chiedeva se ne sarebbe mai stata libera, e cosa avrebbe determinato la sua liberazione. Quale sarebbe stato il prezzo da pagare o la parte di sè da uccidere? Cercò di evitare di cadere in quei pensieri così scivolosi, e si aggrappò alla voce dell'amico e cliente, annuendo alle sue parole in silenzio. Si fermò poi ad osservarlo un'ultima volta dall'alto al basso con attenzione: poteva confermarlo, era certamente vestito per l'occasione, i jeans e la giacca in pelle gli donavano indubbiamente. Dunque gli sorrise, scoccandogli un occhiolino come a confermare le sue parole prima di tornare ad avvicinare il bicchiere alle labbra. Certamente ad Ares aspettava una serata più piacevole rispetto a quella trascorsa in università, su cui offrì una sua opinione ben presto.
    Tara l'ascoltò con attenzione, trovando tra punti differenti anche la stessa perplessità che aveva sporcato le parole di Magnus qualche ora prima: per la loro specifica fetta di popolazione questo momento tanto fragile avrebbe potuto rappresentare la rovina così come infinite opportunità. Il rischio di rimanerne colpiti era comunque reale, ma non più presente di quanto già non fosse nei normali ritmi di vite pericolose come le loro. «Forse. Ma di certo non avremmo supplicato la pietà di nessuno, né chiesto il permesso di agire come meglio riteniamo. Avremmo combattuto per riprenderci ciò che è nostro, come facciamo sempre… e persino da un letto di ospedale.» Se c'era qualcosa di cui Tara era certa, era che Ares avrebbe messo a ferro e fuoco la città se ciò avesse significato autodeterminarsi - anche in questo erano simili. Avrebbe ricordato quelle parole mesi dopo, quando avrebbe incrociato lo sguardo dell'altro al Perception, spento perchè qualcuno lo aveva privato della sua vita, ed ancor di più crudelmente lo aveva condannato a riflettere quella stessa violenza sulla donna che amava. Tara non era estranea a quelle bruciature, anche se non le avrebbe fatte riemergere in quel momento. Restavano nascoste, protette dentro di lei, e nel frattempo quelle parole che attraversavano l'aria tra loro sarebbero tornate a galla nel momento opportuno. Già. Probabilmente questo sarebbe un discorso interessante per il mio, di padre. Se me ne dovrò andare prima del tempo però, farò un casino soprattutto per lui. Commentò apparentemente serena Tara, notando già come lo scotch dell'amico fosse quasi interamente sparito dal suo bicchiere. Inutile rimuginare troppo sugli eventi passati, bisognava andare avanti ed affrontare i grattacapi futuri, ed in quel momento Tara non vedeva che gemme scintillanti a fare luce sulla sua strada verso un Ares sempre più invischiato con la giudice Athena Drakos.
    « E chi ti dice che non sarò io ad asfaltare lei? Ah, la tua convinzione che tutte le donne siano superiori agli uomini» Fu allora che Tara sbuffò una risata rumorosa, consumando poi del tutto l'alcool. Ah ma non è una convinzione, è un dato di fatto. Scoccò sicura lei, leccandosi le labbra come ad assaporare la propria vittoria. Ares aveva una lunga lista di cadaveri umani sulle sue mani, Tara invece di corpi squisitamente maschili. Ne sentiva il peso schiacciante e l'odore putrido sotto le narici, eppure non provava rimorso nel divorare il loro terrore e sentire i loro cuori tremare o fermarsi. «Dai, sparisci adesso. Ho un appuntamento galante e una brutta ceffa come te mi farebbe soltanto fare brutta figura». Si alzò sorridente solo in quel momento, deliberatamente senza alcuna fretta, dando almeno qualche attimo di tregua all'amico nel versargli il bicchiere sino a riempirlo una seconda volta. Offre la casa. Era pronta a lasciarlo alla sua serata, se non fosse che nel sollevare lo sguardo affilato questo si posò sulla figura raffinata della giudice Drakos, entrata nel locale semivuoto in quell'istante. Ahh Ares... Hai fatto proprio centro. I tacchi schioccarono sul pavimento nel momento in cui Tara si girò completamente, adocchiando Ares ancora una volta che gli fu tornata di fronte dopo una lenta giravolta. Mm, invece... Si sbilanciò verso di lui, mani attorno al bordo della propria sedia, impertinente come al solito. È meglio se... Superò quindi il mercenario, sino a chinarsi e arrivare col profilo alla stessa altezza del suo per far udire solo a lui le sue prossime parole. Guardi e impari. Soffiò Tara, ridacchiando in una vibrazione appena accennata della voce, lasciando ticchettare gli stivali neri che indossava sotto il suo incedere sicuro, permettendosi di sbottonare la giacca dell'abito nero e damascato che indossava.
    Si fermò solamente quando fu di fronte alla giudice Drakos, di cui indagò brevemente i lineamenti statuari con gli occhi chiari: si sarebbe voluta ricordare del suo volto semmai sarebbe stata lei la donna a demolire per sempre i suoi affari. Bellissima, imperiosa e sofisicata, Athena Drakos sembrava uscita dal suo mondo per reclamarne altri, e quella fierezza venne immediatamente apprezzata. Buonasera, giudice Drakos. Il saluto cortese di Tara non mancò di fascino sicuro e gentile mentre estendeva una mano verso l'altra donna. Tara Lennox, è un piacere. Una volta che il palmo della magistrata venne raccolto dal suo, Tara lo strinse appena in un tocco solido ma non opprimente. Dopodichè lo spezzò con tranquillità, sorridendo alla giudice Drakos e non interruppe il contatto visivo con lei finchè non si fu voltata. Prego, mi segua, le faccio strada. Dopo averla invitata a spostarsi verso il suo tavolo, Tara si fermò nel tragitto solo per raccogliere degli oggetti utili, ed accennò a voltarsi verso Athena, che scorreva nei suoi lunghi ed eleganti abiti come onde quiete e potenti dietro di lei. Incantevoli, i suoi pantaloni Windsor. Nel tracciare quel sincero complimento che tradiva anche una consapevolezza su marchi sartoriali più ricercati - non che Tara amasse indossarli necessariamente, ma aveva visto sua sorella prediligere un guardaroba simile e ne aveva assorbito le informazioni quasi per osmosi - Tara si permise di ammirare la finezza con cui Athena si muoveva nel mondo. Una volta arrivate al tavolo, si preoccupò di spostare la sedia per la giudice Drakos, scoccando un'occhiata ad Ares nel frattempo. Benvenuta al Delaunay. Aggiunse più caldamente dopo, nel chinarsi quanto bastava per porgere un fiore alla donna, un semplice garofano rosso che affidò direttamente alle sue mani. Da proprietaria sono particolarmente fiera di avere un'ospite tanto illustre stasera. Non la deluderemo. Un ultimo sorriso, e Tara posò i menù sul tavolo, soddisfatta del suo lavoro. Bene, passate una splendida serata, se avete bisogno di me sarò nel mio ufficio, lo staff è a vostra disposizione. Cordiale ed affidabile, Tara si preparò a congedarsi dai suoi preziosi clienti. Si rivolse, quindi, prima ad Athena. È stato un piacere conoscerla. Protese una mano una seconda volta, e senza affidarsi ad un contatto tradizionale, racchiuse le dita dell'altra donna nel tepore del proprio palmo per sollevarlo e posare un attento baciamano su quello di Athena, che non le sfiorò le labbra. La cavalleria prima di tutto. Dopodichè si voltò verso Ares, a cui arrivò alle spalle per lasciare la coppia ai propri spazi ed alle prooprie conversazioni. Noi due invece ci vediamo sul ring. Un occhiolino complice, e Tara salutò l'amico in attesa di rivederlo tra i meandri scuri del Perception molto presto.
     
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