Quest V : Sykdom Apocalypse

Quest nr. 5 | Besaid

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  1. ‹Alucard†
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    «Ti mancava così tanto?» La luce morbida che illuminava i lineamenti eleganti e pericolosi di Cassandra non smussava il tono impietoso della sua voce, che per quanto delicata nel timbro, non poteva che rivelarsi per ciò che era: crudele. Non per gelosia, ma per puro e semplice divertimento. Cassandra, nel coltivare il suo estremo acume, era arrivata a padroneggiare un'affilatezza comune a ben pochi esseri umani, e di questo Naavke era non solo confortato, ma pronto a ricevere ben volentieri ogni suo fendente. La casa, adornata da costosissime opere d'arte e riscaldata solo dal chiarore dei lumi, era come i suoi due abitanti ferma in una stasi pericolosa. Come stanze di notte prima del terremoto che frantuma i vetri in mille pezzi, Naavke ugualmente se ne stava in silenzio, trattenendo tra le dita un fragilissimo bicchiere ancora pieno di un pregiato whiskey Yamazaki invecchiato ben 12 anni. Non aveva bisogno di fingere con lei. Solo due persone erano state in grado di vederlo davvero: una si trovava proprio lì, in quella stanza, l'altro rinchiuso in una prigione fino a poco tempo prima. «Mi stai facendo una domanda di cui già conosci la risposta. Piuttosto.. ti stai divertendo?» Cassandra e Naavke giocavano brutalmente, così come le loro menti ed i loro corpi si erano evoluti a fare. Non ci sarebbe stata esclusione di colpi tra loro, ed era quella una delle ragioni per cui Naavke amava Cassandra così tanto. Sapeva che prima o poi l'avrebbe distrutto ed affrontava quella consapevolezza con serenità. «Molto, Naavke.» Fuseggiò lei, accavallando le gambe fasciate in un finissimo pantalone a palazzo beige. Sembrava guardare persino oltre il suo stesso marito, scorgendo sotto la camicia che indossava, il suo costato, i suoi polmoni sino al suo cuore, ben protetto da anni di minuzioso lavoro. «Un invito formale.. Non mi aspettavo niente di diverso da un amante raffinato come te. Trovo le conseguenze di questo gioco tremendamente interessanti. Non hai mai amato me come ami lui, e non amerai mai lui come ami me. Tutto questo perchè tu continui a creare muri, e vuoi vedere chi è tanto intelligente da superarli.» Solo allora Naavke portò il bicchiere alle labbra, soppesando con grande attenzione le parole della moglie per realizzare ancora una volta, senza sorpresa, che il suo giudizio era stato accurato. «È uno dei pericoli dell'autodeterminazione.» Soffiò lui, passandosi distrattamente la ligua tra le labbra, solo per prolungare ancora per qualche istante il residuo fumoso dell'alcolico. Si avvicinò poi alla moglie che fino ad allora era rimasta nella medesima posizione, ed estese una mano non ancora ricoperta dai suoi guanti in pelle nera sino alla sua guancia, che sfiorò col dorso di due dita. Venne raggiunto ben presto dall'intero palmo della donna, che gli circondò con grazia ed in una presa salda il polso - al tempo stesso un tocco amorevole ed un cappio ineludibile e pronto a stringere. «Direi piuttosto una riluttante ammissione delle tue paure, amore mio. Quando torni stanotte non fare rumore, questo passatempo non vale la perdita del mio sonno. Mi racconterai tutto domattina.»

    8OnrqAk
    [Carissimo Vilhelm,
    Abbiamo trovato entrambi la strada verso una nuova vita, ma le nostre vecchie esistenze aleggiano nell'ombra come nascente follia.
    Temo che ben presto i risultati e le origini di questa epidemia arriveranno a bussare anche alla tua porta.
    Ti consiglierei, come tuo amico, di godere della imminente festa, ma di non varcare la soglia che esse ti apriranno davanti a te.
    È buio dall'altra parte, e la follia attende.
    Tuo,
    Naavke Evjen]



    - It's in the eyes
    I can tell, you will always be danger
    We had it tonight, why do we always seek absolution?
    It's in the eyes
    I can tell you will always be danger

    Il caldo colore dei lumi si trasformò ben presto nel bagliore timido e misterioso delle fiaccole, nel chiacchiericcio di uomini e donne a divertirsi, e nell'ostinato ritmo che il ciclo continuo delle onde produceva. Non poteva dirsi un'occasione frequente, ma Naavke poteva sentire la pelle arricciarsi nell'elettricità tipica dell'anticipazione. Aveva come sempre seguito un progetto ben preciso, e voleva vedere ciò che sarebbe accaduto dopo - il timone non era più nelle sue mani, ma in quelle di Vilhelm. Nell'insieme di persone che celebrava il passato per sperare in un miglior futuro, Naavke si stagliava alieno tra loro, un acuto promemoria di un presente complesso e cupo. Diversamente dalla maggioranza degli altri avventori era infatti vestito come sempre, curato ed avvolto in un funzionale ma opulento completo scuro, punto da gocce di rosso solo nella camicia e nella cravatta - segni sottili di ricercatezza. Le ombre lo confortavano: proprio come aveva scritt sul suo biglietto era lì che aspettava Vilhelm, dall'altra parte, se lui l'avesse voluto. Non lo trovò, ma riconobbe il viso di un agente di polizia in borghese, quelli di esponenti più o meno interessanti della città, ed osservò una sequela di volti a lui poco familiari, ma che in quella circostanza tanto sacra, gli parvero quelli di fratelli e sorelle mai ritrovati. Del resto, con quella celebrazione clandestina si rievocava ciò che era emerso palesemente agli occhi di tutti gli abitanti della città l'anno precedente: Besaid era diventata un miracolo terrestre grazie a sangue e vite innocenti, una rivelazione terribile per alcuni e rassicurante per altri. Naavke si trovava tra questi ultimi - considerava il sacrificio dei Besaidiani come il loro primo grande successo, quello che garantì loro non solo il favore degli dei, ma anche i loro poteri straordinari. Sapere di essere parte di quella eredità e di quella storia l'inorgogliva. Era comunque più che consapevole che quella notte non si trattava unicamente di una rivendicazione cittadina a dispetto delle autorità per commemorare l'eclissi, ma anche una riappropriazione delle strade nonostante una malattia che privava la gente di quegli stessi poteri, quelli che Naavke aveva un giorno intenzione di liberare con violenza, assieme alla linfa vitale che veniva rubata senza pietà a Besaidiani e Besaidiane da mesi. Il pericolo non era mai stato tanto vicino, e Naavke sapeva si fosse trattato anche di un suo errore - certo, non agiva mai in maniera disinteressata o per altruismo: non ci sarebbe stata una città da portare al caos se tutti i suoi abitanti fossero stati annientati in una epidemia. E poi, Dominik si era rivelato trementamente scortese. Un peccato tanto grave quanto l'omicidio.
    Le elucubrazioni di Naavke si fermarono sino a divenire un bisbiglio nella sua mente appena posò lo sguardo su Vilhelm. Era tornato, aveva accettato l'invito e scelto di presentarsi lì. Difficile dimenticare il primo vero amore. Il gioco di cui parlava Cassandra lo riguardava ed era semplice: era il cuore di Naavke ad essere sul piatto, sua moglie era interessata a vedere se Vilhelm l'avrebbe divorato. Trattenne a stento un sorriso emozionato ma di quelli sereni, consapevoli del fatto che la pugnalata sarebbe arrivata presto. La desiderava. Vilhelm si trovava al di là della fiamma, là dove Naavke aveva promesso che l'avrebbe atteso. Gli sarebbe bastato oltrepassare il falò per raggiungerlo, e così fece, senza fretta, fino a fermarsi alle spalle dell'altro uomo. «Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici.» Sussurrò unicamente, slacciando uno dei guanti al polso. «Grazie, per aver dato parte della tua a me, Vilhelm.» Naavke non sapeva quando il colpo sarebbe arrivato, eppure non si spostò di un millimetro, aggrappandosi alla pelle del proprio guanto per sfilarlo del tutto. Lo ripose ordinatamente in tasca, e poi sollevò nuovamente la testa per riportare lo sguardo, più vitreo di prima, sulla figura e poi sugli occhi di Vilhelm ora volti a studiarlo. «Sei venuto.» Erano entrambi cresciuti, tanti anni erano passati da quando erano solo ragazzi acerbi in università, eppure Naavke sentiva ancora quell'agitazione mai spenta chiamarlo, quella che gli diceva che il prezzo da pagare sarebbe stato troppo alto, quel tremore lungo la spina dorsale che l'avrebbe costretto nuovamente ad abbandonare un amore divino come quello. In quel momento fece per avvicinarsi, ma venne fermato da altre immagini, che dalla coda dell'occhio facevano capolino nel campo visivo di entrambi. Qualcosa, qualcuno di diverso era arrivato in spiaggia: il clamore della festa, per quanto sommesso, era stato sostituito da un silenzio assordante, e le macchie dapprima informi si erano trasformate in volti, ricoperti di luce fluorescente. Naavke avrebbe riconosciuto quel ghigno sfacciato ovunque: Dominik Sykvold... Sykdom. Terribilmente derivativo. Riflettè seccato il curatore, volgendo lo sguardo all'uomo che, con evidente carisma e potere aveva attirato tutta l'attenzione su di sè. L'accesso, così come l'uscita, erano stati bloccati, e quella dimostrazione di potere ora racchiuso tra le mani di quell'uomo che Nero conosceva come Dominik si rivelò impressionante. Avrebbe dovuto immaginarlo - colui che rubava particolarità e vita agli altri era adesso giunto a reclamare il suo premio. Proprio quella notte, e non in pieno giorno con l'intera città a guardare: perchè? Naavke restò impassibile nell'espressione, convinto che l'altro uomo si sarebbe rivelato ben presto. Nel frattempo, lasciò scivolare le iridi sul resto degli avventori, e lontano da lui e Vilhelm si stagliavano figure a lui note, molte delle quali presenti all'incontro per elaborare una strategia contro la persona che in quel momento manipolava con disinvoltura una sfera di fuoco senza bruciarsi - Nikolaj Morsonn, Athena Drakos, Sibylla Greseth, Ares Maleros, padre Sirius Doyle, Lars Berg, Jonah Losnedahl. Tutte persone che conosceva, ed in cui notava la sua medesima confusione. Per non parlare di Poison, il suo fidato adepto, il giovane che lui stesso aveva messo sulle tracce del rivale - mentendo al governo, aveva tenuto ben protetti tra i dossier di Libra l'identikit dell'uomo, di cui però non conoscevano il vero nome. Ciò gli aveva garantito un solido anonimato, reso idistruttibile da poteri convenienti in situazioni come quelle.
    «Sono qui per liberarvi, liberarci, da chi ci vuole assottigliare, da chi ci vuole separati. Sono qui per voi, per renderci uno, un solo essere, il prescelto senza alcun limite, senza restrizione, il fondatore di qualcosa che un tempo già era ed ora potrebbe tornare ad essere.» Ed eccolo che deciso e pericoloso, l'uomo si avvicinava agli avventori, chiedendo loro di prestargli la fede che è riposta in un messia. Tutto parve incuriosire e non scalfire Naavke, fino a che Dominik non incenerì in un sol colpo un dissidente. Fu allora che, mantenendo la sua compostezza seppur apparente, fece un passo avanti superando Vilhelm. Uno scatto d'istinto di protezione e possesso. «E' ora di decidere da che parte stare.» Naavke restò in silenzio. Un altro ultimatum, un'altra persona colta dal dolore nella cenere, mentre il cuore tornava a battere indomito. Si preparava, portava più sangue e forza al corpo che la necessitava. «Avanzino tutti coloro i quali vogliono prender parte alla nascita della nuova Besaid. Tutti quelli che vogliono stare dalla parte del potere, del giusto, di chi non accetta di esser domato.» E così sia, allora. Naavke non esitò: si guardò intorno e non attese che l'uomo gli fosse vicino per farsi avanti, lentamente come faceva lui, prendendo il suo tempo, il suo spazio. «Io.» Affermò secco, trovandosi con una spalla a sfiorare quella dell'altro. «Mi unirò alla causa.» Aggiunse poco dopo, sollevando il palmo scoperto per posarlo sulla spalla seminuda dell'altro, parzialmente libera dalla piega della sua veste. Strinse con l'intera mano la carne in un gesto d'incoraggiamento, per vedere cosa sarebbe successo. Nulla. La debolezza che aveva accusato non appena il malcapitato venne incenerito poco prima non era che un sintomo: aveva perso la sua particolarità. Non riflettè sul da farsi articolando veri e propri pensieri, per paura che anche la sua mente fosse stata messa sotto scacco, controllata dallo stesso uomo che ora cercava di portargli via la sua città, le sue persone, i suoi adepti, il suo Vilhelm. Per quanto più stanco, il cuore continuava a caricare, contrarsi, portare sangue al corpo, i muscoli si tendevano anche mentre la donna incappucciata lo cambiava d'abito con una semplice trasmutazione, per fare ciò che l'evoluzione l'aveva equipaggiato a fare. Da predatore a predatore, Naavke non avrebbe mai permesso che qualcun altro gli avesse rubato le sue prede. La caccia era iniziata.

    Edited by ‹Alucard† - 5/6/2023, 13:41
     
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