Quest V : Sykdom Apocalypse

Quest nr. 5 | Besaid

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  1. Kagura`
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    How could you think darling
    I’d scare so easily?

    Lo sfarfallio degli abbaglianti e lo strombazzare veloce di clacson di macchine che gli sfrecciavano vicino non l'avrebbero risvegliato dal sonno. Vilhelm non sapeva da quanto tempo stava camminando e non si era reso conto di aver abbandonato le comodità della sua casa e del suo letto. Le sue gambe l'avevano allontanato da casa sua e, gradualmente, il manto erboso era stato sostituito da quello stradale. "Ehi, amico, ci finirai sotto!" Strizzò gli occhi mentre si rendeva conto di essere stato investito dalla luce siderale di due fanali, alzando una mano per coprirsi il viso, infastidito e confuso. Addosso non aveva che una maglietta e dei pantaloni, anche se privo di scarpe. Il viso era più pallido del normale, e l'umidità della notte si era appiccicata sulla pelle esposta delle braccia, del viso, impregnandogli i capelli. Accortosi di non essere più a casa sua, ma ancora troppo tramortito per poter registrare le parole dell'uomo che si era rivolto a lui, Vilhelm si fermò sul posto. "Ma è fatto? Dove stai andando?" Mentre la comitiva di amici sghignazzava, e la loro musica e più voci indistinte lo raggiungevano, Vilhelm mosse qualche passo fino al finestrino aperto della vettura. "Festa... alla festa." Parlò con una certa fatica Vilhelm, ma le sue parole vennero ben accolte dal gruppo dentro la macchina. "In spiaggia? Stiamo andando proprio là." In breve tempo si trovò nei sedili posteriori dell'auto, stretto fra le gambe di qualche sconosciuto e la portiera. Si appoggiò là dove non c'era il vetro del finestrino, ora completamente aperto, e lasciò che l'aria notturna lo colpisse in pieno viso.
    Parole elegantissime pulsavano come stelle, danzando in un cerchio frenetico che si fondeva al movimento di alcune donne di fronte a lui. Ballavano gioiose e scalpitanti sulla sabbia, sembravano imitare e lingue di fuoco dei numerosi falò che illuminavano la spiaggia. Ora Vilhelm era seduto su una sedia da campeggio e non aveva idea di come fosse arrivato là. Una musica antica lo raggiungeva senza sfiorarlo, così come le risate delle persone, e i loro passi festosi. Il suo passato e il suo presente avevano iniziando a confondersi da tempo, rendendo impossibile per Vilhelm discernere con precisione l'uno dall'altro ora che avevano i confini sfocati. Aveva perso sé stesso nel bosco, quando aveva rischiato di morire per mano dell'unica persona che aveva amato? Oppure era successo quando aveva sentito la carne degli innocenti lacerarsi sotto il suo morso? Quando aveva vissuto in compagnia di quei ricordi atroci in prigione? Quando i medici avevano cercato di entrare nella sua testa, affidando la sua cura a farmaci salvifici? Sulla mano vuota vedeva una lettera che aveva già affidato alla bocca ardente del camino ma che, come un'allucinazione o una fastidiosa appendice, si era di nuovo palesata alla sua vista. È buio dall'altra parte, e la follia attende. Vilhelm voltò il palmo della mano verso il falò, vicino a tal punto da rischiare di bruciarsi, agitando il polso in maniera convulsa. Sapeva che ciò di cui doveva liberarsi aveva un peso di gran lunga maggiore rispetto a quello di un pezzo di carta: credeva che l'inchiostro scuro avesse potuto imprimersi sulla sua pelle fino ad arrivare alle sue vene. Non voleva essere avvelenato una seconda volta. Eppure si rendeva conto di essere lì in spiaggia per un motivo ben preciso, spinto da una pulsione che superava il controllo che aveva su di sé, che l'aveva abbandonato ormai da tempo.
    Credeva di essere stato chiaro, anni prima, con sé e con Naavke: non era nei suoi interessi avere a che fare con lui in nessun modo, per il resto della sua vita, non dopo quello che era stato costretto a subire. Vilhelm si era convinto del fatto che l'altro l'avesse dimenticato e che i dolori di entrambi fossero stati sotterrati dalle radici degli antichi alberi nel bosco, tuttavia Vilhelm si sbagliava. Quella lettera non era altro che la conferma di non essere mai uscito dal pericolo, di essere stato continuamente e sempre allo scoperto rispetto gli occhi aridi e crudeli di Naavke, che ora voleva iniziare una nuova partita con lui. Vilhelm aveva rifiutato il suo invito eppure si trovava lì, esattamente dove era stato chiamato a presentarsi. La voce del vecchio amante, mutata dal tempo ma mai povera di fascino, raccolse tutto il fiato nei polmoni di Vilhelm che, quasi con ingenuità, fece scivolare una mano nella tasca dei propri pantaloni alla ricerca di un'arma per difendersi. Pur sfiorando con le dita l'impugnatura legnosa del coltello da pesca da cui si separava raramente, sapeva bene di essere indifeso di fronte a Naavke che, sfilando il guanto da una delle mani, gli ricordava di avere la meglio. A quel punto si girò, sfuggendo allo sguardo di Naavke in un primo momento e, solo dopo qualche secondo, puntando gli occhi proprio in quelli dell'altro. Non sapeva che cosa Naavke avrebbe letto nel suo sguardo. Forse avrebbe trovato dell'odio o forse del dolore mai cicatrizzato. "Sei venuto." Mi hai chiamato. Eppure, forse anche per via della tensione, avendo compreso la sconfitta, Vilhelm emise una breve risata sommessa. "No, non ho dato nulla. Sei stato tu a prenderla." Parlò arido, in netto contrasto con la sempre presente e, sicuramente, fittizia pacatezza di Naavke. "Ho ricevuto il tuo messaggio. Pensavo che la tua voglia di giocare si fosse estinta dopo l'ultima volta. Non sei sazio?" Continuò, certo del fatto che Naavke avrebbe inteso tutti i messaggi sottesi a quelle semplici parole, dato che Vilhelm non si stava riferendo esclusivamente al suo ultimo messaggio e all'improvviso desiderio di fornire a Vilhelm dei consigli.
    Tuttavia ben altro sembrò cogliere l'attenzione di entrambi, mentre uno sconosciuto seguito da un gruppo di persone irrompeva nella scena. Un'aura magnetica lo circondava e presto incastrò anche tutte le persone presenti sulla spiaggia in quella zona: la fuga divenne impossibile e, nonostante in molti, presi dal panico, iniziarono a correre, vennero respinti da una barriera verde e costretti a terra in preda a convulsioni. Un rito... ? Nonostante l'atroce esecuzione di un innocente, infuocato dal tocco di quello che sembrava essere un leader autoproclamato, la mente di Vilhelm era concentrata a razionalizzare e analizzare ciò che lo circondava. Aveva avvertito uno svuotamento dentro di sé, come se attraverso i movimenti e le parole dello sconosciuto fosse stato privato della parte più emotiva e umana. Libero di pensare senza l'affanno di altre centinaia di pulsioni, anche se chiaramente in pericolo, Vilhelm si concentrò sulle parole e sull'aspetto dello sconosciuto: che messaggi nascondevano i simboli e le scritte sul suo petto? Potere, liberazione, unione... senza alcun limite. È un'iniziazione... L'intestino gli diceva di mettere in moto le gambe per fuggire - ma dove? Una donna venne accolta nel gruppo e la sua omologazione significò la sua salvezza, almeno per il momento.
    "Io mi unirò alla causa." In che momento Naavke l'aveva superato? Vilhelm gli guardò la schiena e lo osservò mentre si allontanava a passo sicuro, non distogliendo lo sguardo dai suoi movimenti. Era impazzito? O forse era a conoscenza di quello strano colpo di scena che, fin da subito, si era rivelato fecondo di pericolo? Vilhelm conosceva fin troppo bene Naavke per immaginare che l'altro si sarebbe fatto rubare la scena in quel modo. Quell'uomo non poteva essere un suo alleato ma era evidente, agli occhi di Vilhelm, come Naavke lo reputasse inferiore e, conseguentemente, in grado di essere schiacciato. Lo ucciderà? Vilhelm non nutriva timori per la sicurezza di Naavke, al contrario, provava un po' di invidia per l'altro uomo che, come aveva dimostrato poco prima, non credeva che dar fuoco alla gente fosse problematico. Il tocco di Naavke avrebbe risvegliato i vizi dello sconosciuto? Eppure nulla sembrò mutare. In quegli stessi attimi, altre persone si fecero avanti, dirette verso l'uomo come delle falene attirate dalla luce. Vilhelm rimase sul posto, guardandosi attorno, riconoscendo dei visi che non si sarebbe aspettato di trovare là fra quella folla, quella sera: Athena Drakos e Sibylla Greseth, perfino il capo di una delle testate locali più importanti, Lars Berg. Sarebbe stato saggio raggiungere una delle due donne? Vilhelm non sapeva discernere il suo presente dal suo passato, ma credeva di saperlo ancora fare con il bene e con il male. Stare dalla parte di quello sconosciuto non era il bene. Stare dalla parte di Naavke non era il bene. Allora fece diversi passi indietro, cercando di muoversi dove la folla era più densa, provando a capire se la barriera si fosse indebolita o se si fosse generato qualche spiraglio di fuga dopo l'impatto con numerosi corpi in corsa. Nulla sembrava essere in grado di attraversarla, e Vilhelm si accucciò a terra, cercando di aiutare una persona che stava subendo ancora lo scontro con la barriera sotto lo sguardo di una catena di persone incappucciate.
     
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