Quest V : Sykdom Apocalypse

Quest nr. 5 | Besaid

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. 'misia
        +8   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    Vi è una ostinazione in me che non tollera di lasciarsi intimidire dalla volontà altrui. Il mio coraggio insorge a ogni tentativo di farmi paura.

    Guardò la sua immagine riflessa allo specchio. I capelli, che negli ultimi anni aveva lasciato crescere fino a metà della schiena, erano ora tornati corti e le arrivavano ora poco sotto il mento. Gli occhi azzurri erano stati tinti con un leggero ombretto chiaro e definiti con una linea di matita scura. Stava imparando a riconoscere di nuovo quell'immagine, a ritrovare quella sicurezza che l'aveva contraddistinta un tempo, quando da bambina si ergeva a difesa dei più piccoli e dei più deboli. Aveva messo da parte quell'anima coraggiosa per qualche tempo, ma ora sembrava essersi risvegliata, finalmente. Sorrise appena a quell'immagine che appariva pensosa e un po' distratta, cercando di ritrovare la tranquillità. Sistemò il colletto della camicia rosa che aveva indossato sopra un paio di jeans stretti. Era stata tentata dal pensiero di usare il costume dell’anno precedente, ma poi aveva optato per qualcosa di molto più comodo e pratico. Era lì per lavorare, non per festeggiare. Anche perché non era sicura che ci fosse davvero qualcosa da festeggiare visto che il numero di persone che affollavano gli ospedali non faceva che aumentare. Sarebbero davvero riusciti a scoprire chi era quella losca figura che aveva dato inizio a tutto quanto?
    Il telefono vibrò accanto a lei e il messaggio sul display le fece corrucciare appena la fronte. Sei libera stasera? Il telefono vibrò di nuovo, ma il secondo messaggio finì sotto un'altra pila. Era da un mese ormai che si sforzava di non rispondere subito a Lucas, di fingere di non vedere i suoi messaggi, di fargli credere che non le importasse. La loro relazione era iniziata per caso, come qualcosa di leggero che non doveva lasciare nessuna impronta sui loro cuori e per lei si era invece alla fine trasformata in qualcosa di diverso che le veniva difficile combattere. Si era detta che, come lui, avrebbe frequentato altre persone e si sarebbe tenuta libera dai legami, ma non ci aveva messo molto a comprendere che quella non era la sua natura. Un altro messaggio, questa volta da Lars, la scosse da quel filo di pensieri, riportandola alla realtà. Prese il telefono, aprì la conversazione e fece partire un messaggio vocale. -Saró pronta tra cinque minuti, a dopo. - disse, per poi inviare e finire di pettinarsi. Non aggiunse molto altro. Si erano già accordati in precedenza sul punto di incontro e avevano deciso che era meglio non lasciare troppe tracce di sé. Quello era un giorno importante. Lei e Lars avevano sentito parlare di una festa clandestina che si sarebbe tenuta sulla spiaggia e, visto che le notizie sui contagi non erano state molto esaustive negli ultimi tempi, si erano accordati per provare a recarsi sul posto e reperire qualche nuova informazione. Dopotutto sembrava che fosse proprio a una festa che tutto era iniziato, poteva essere un buon modo per distrarsi dai suoi problemi d'amore e concentrarsi completamente sul lavoro. A quel punto prese coraggio e aprì anche la conversazione di Lucas. -Ciao, mi dispiace ma ho già un impegno, ci sentiamo nei prossimi giorni. - inviò, aggiungendo un piccolo cuore alla fine del messaggio, per poi buttare il telefono dentro la borsa e prendere una giacca. Sarebbe stata una serata lunga e intensa, se lo sentiva, ma era anche convinta che non sarebbe stata una sera buttata.

    Si era sempre chiesta il perché di quella data così singolare a sancire il passaggio da un anno all'altro. Era ben cosciente che il calendario non fosse che una convenzione stabilita tramite alcuni accordi, ma non aveva mai capito perché la cittadina fosse sempre stata così legata a quella particolare notte dell'anno, che preludeva l’inizio del mese di aprile. Era nata e cresciuta in quel luogo e certe cose ormai erano così familiari da risultare assolutamente naturali. Aveva sempre amato l’atmosfera festosa che invadeva le strade nei giorni che anticipavano la festa e poi il grande evento finale, la notte, che segnava un nuovo inizio. Quell’anno, tuttavia, il virus aveva cambiato molte cose, o meglio, l’uomo che aveva deciso di scombussolare le loro vite. Le forze dell’ordine avevano cercato di sedare ogni tentativo di festeggiare ma qualcuno era comunque riuscito a organizzare qualcosa in sordina.
    Con un bicchiere di liquido rosso in mano si mosse in mezzo a piccoli gruppi di persone, accompagnata dal suono delle chiacchiere e della musica. Alcuni indossavano dei costumi, altri invece erano in borghese, proprio come lei, forse per mancanza di tempo o forse perché credevano che sarebbe stato più semplice fingere di essere finiti lì per caso e quindi dimostrare di non far parte dell’organizzazione. Sorrise nel vedere come la gente cercasse una via di fuga alle preoccupazioni, a quel male silenzioso che si era insediato entro i confini della città. A nulla erano valsi i richiami, gli appelli, i tentativi di illustrare i rischi a cui si andava incontro. Le feste sembravano essere l’unico modo per difendersi dalla paura.
    Individuò la figura di Lars a qualche metro da lei e, mandando giù un altro breve sorso dal bicchiere, gli si affiancò. -Sembra che in casa non sia rimasto proprio nessuno. - sussurrò, a un soffio dal suo orecchio, per poi lasciarsi andare a una leggera risata. -Hai avuto problemi ad arrivare? - domandò, curiosa di sapere come fosse giunto sin lì. Lei era venuta a piedi dal bosco dove viveva, prendendo solo stradine secondarie per evitare di essere intercettata e fermata. -Per ora non ho notato nulla di singolare, ma la notte è ancora giovane. - continuò, facendogli poi cenno con il capo di seguirla verso uno dei piccoli fuochi che erano stati accesi per rischiarare la notte. -Non so. C’è qualcosa che non mi convince, ho una strana sensazione. - mormorò, per poi sospirare. Forse era solo la preoccupazione, forse era solo il fatto che avrebbe tanto voluto godersi quella festa in compagnia di qualcun altro. -Andiamo, cerchiamo di unirci alla folla o non scopriremo nulla. - disse ancora, riprendendo a muoversi verso la spiaggia. Aveva sentito qualcuno mormorare che era lì che il meglio sarebbe accaduto a fine serata e non voleva certo perdersi l’evento più importante del giorno. Terminò il contenuto del suo bicchiere e lo buttò nel cestino dandogli una piccola spinta con la sua particolarità. Un vento leggero aleggiava nella notte, le solleticava la pelle trasportando una certa elettricità. Doveva essere la gioia delle persone, la felicità di trovarsi di nuovo tutti insieme, come se quell’anno e tutto quello che aveva portato con sé si potesse cancellare con un veloce colpo di spugna, sostituendo i brutti ricordi con altri, ben più felici. Sollevò lo sguardo per osservare il cielo, era così limpido che la luna sembrava incredibilmente grande e vicina.
    La luce delle fiaccole sembrava individuare un percorso sicuro verso la spiaggia dove un buon numero di persone aveva giù trovato posto. Qualcuno si era seduto intorno a degli asciugami a cantare e ballare, altri erano in piedi con i piedi sul bagnasciuga, altri ancora componevano piccoli gruppi vicino ai fuochi. Forse si era davvero sbagliata. Forse era davvero una serata come tante e lei aveva perso il suo sesto senso. Eppure continuava a provare quella strana sensazione, come se qualcosa di oscuro si agitasse nell’aria rendendola quasi affilata.
    Con la coda dell’occhio notò una figura con il volto tinto di verde muoversi in mezzo alla folla. Corrucciò le labbra e con la punta del gomito cercò di attirare l’attenzione di Lars, che sembrava guardare altrove. -Hai notato quello strano tipo? No, aspetta, ce ne sono altri. - disse, notando il gruppetto vestito di pelli o protetto con delle armature, che avanzavano verso il grande falò. Un uomo uscì dal gruppo, muovendosi con passi lenti ma decisi, attese qualche istante prima di rivelare i propri chiarissimi e la testa dai capelli corti. Ogni cosa parve fermarsi in quell’istante, persino la musica e il chiacchiericcio delle persone. Tutti si erano voltati nella sua direzione, come spiazzati da una forza indistinta, impossibile da comprendere. Sam sentì l’aria incresparsi di nuovo, farsi più calda, mentre una barriera luminosa chiudeva ogni possibile via di fuga alle loro spalle. L’uomo sorrise. Sentì l’aria incresparsi più forte, come attratta da quella figura. L’uomo sollevò le mani verso l’alto e tutt’a un tratto l’aria si fece silenziosa. Un brivido le persone la pelle mentre si guardava velocemente a destra e a sinistra, preoccupata. Cercò di richiamare di nuovo l’aria a sé, senza riuscirci e allora sgranò gli occhi, cercando lo sguardo di Lars senza fiatare. Erano caduti in una trappola. Provò per una seconda volta ad attirare l’aria, mentre l’uomo iniziava a parlare, invitando le persone a liberarsi e a divenire un tutt’uno con lui. Si muoveva davanti alla folla, come un leone che osserva la sua preda, come un serpente insidioso in grado di insinuarsi nelle menti. Il battito accelerato del suo cuore attutì qualunque altro suono per qualche momento. La sua particolarità non c’era pi, era sparita. Fu quello a stordirla e a destabilizzarla. Era stata con lei da che aveva memoria, era stata un pensiero ricorrente, una compagnia fidata a cui sapeva di potersi sempre rivolgere in caso ne avesse avuto bisogno, e invece quello stronzo gliel’aveva appena portata via e ora si ergeva a paladino delle masse invitandoli a unirsi a lei e accettare passivamente le sue scelte.
    Un primo rifiuto arrivò dalle labbra di un ragazzo che venne incenerito da una palla di fuoco che, una volta spenta, lasciò soltanto della sabbia nera lì dove un tempo c’era stato qualcuno. Per un attimo le mancò il fiato mentre osservava quella scena, immobile, incapace di muoversi. Strinse la mano di Lars, che si trovava ancora accanto a lei. Cercò in quel contatto amichevole la forza per tenersi salda sulle gambe, per non vacillare. Sentiva la paura scorrerle nelle vene ma sentiva anche qualcosa di diverso. Non voleva unirsi a lui, non voleva accettare di piegarsi a un pazzo e a un assassino. Se quello era il suo ultimo giorno di vita allora voleva viverlo davvero, voleva arrivare sino alla fine compiendo le sue scelte ed essendo se stessa. Non si sarebbe unita alla causa, non ne aveva alcuna intenzione. Anzi, sentì di nuovo quel moto di rabbia e orgoglio risvegliarsi e risalire dal basso andando a pizzicarle la lingua. Osservò Naavke Evjen, il curatore del museo, avanzare verso quell’uomo, seguito da Nikolaj Mordersønn. Non riusciva a credere che qualcuno potesse davvero decidere di accettare. -Liberarci? - chiese, la voce che suonò quasi come un ringhio rabbioso mentre altre persone continuavano ad avanzare e stringere la sua mano, lasciandosi cambiare d’abito per unirsi ai suoi adepti. Lasciò andare la mano di Lars e si mosse di un passo, la schiena ben dritta e gli occhi puntati su quelli azzurri dell’uomo, esattamente come aveva sempre fatto da ragazzina quando aveva fronteggiato i bulli della scuola. -Non c’è alcuna libertà in questa scelta che poni, non c’è alcuna libertà accanto a te. - continuò, serrando i pugni lungo i fianchi per cercare di contenere la rabbia e l’agitazione. -Voglio essere libera di scegliere per me stessa e non divenire parte di qualcuno. - disse ancora, ben ferma nelle sue convinzioni. Alcuni intorno a lei cercavano di scappare, senza tuttavia riuscirci. -La verità è che sei solo un codardo! Ci privi delle particolarità perché questo è l’unico modo che hai per sconfiggerci! - urlò quasi, esasperata da tutti quei pensieri. Fece per aprire di nuovo le labbra e aggiungere qualcosa ma si sentì afferrare e tirare indietro, lontana dalla prima linea che aveva tenuto sino a quel momento. Si voltò, spaventata di trovarsi di fronte il volto di un’altra delle persone a cui voleva bene, qualcuno che non doveva essere alla festa e che invece era venuto comunque. Tirò un sospiro di sollievo quando si accorse che non si trattava di nessuno di loro. Pregò affinchè gli altri a casa, al sicuro, si cullò nello stolto pensiero che chiunque non fosse in quella spiaggia si sarebbe salvato ben sapendo che, una volta finito con loro, quell’uomo avrebbe volto il suo sguardo altrove. Solo allora notò la figura altera della giudice Drakos, dalla stessa parte della sua barricata, e quella di un uomo con una pistola. Altri avevano fatto la loro stessa coraggiosa scelta.
    L’unica speranza che avevano era quella di restare uniti.
     
    .
37 replies since 25/5/2023, 20:33   1730 views
  Share  
.
Top