Quest V : Sykdom Apocalypse

Quest nr. 5 | Besaid

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. wanderer.
        +8   +1   -1
     
    .
    Avatar

    I love you, it's ruining my life

    Group
    Elfo magico
    Posts
    737
    Reputation
    +978
    Location
    Middle-earth.

    Status
    Anonymes!
    Non poteva dire di essere pronto a morire. Ma non aveva rimpianti.
    Aveva vissuto ogni giorno della sua vita facendo esattamente quello che pensava fosse meglio per sé, e in fondo anche se non lo voleva dare a vedere, anche per gli altri. Non era stata una persona cattiva, era stato sì un uomo saccente, altamente irritante, estremamente pignolo. Quello che aveva imparato in quella vita poteva riempirne almeno altre tre passate invece mediocremente a far molto poco, perciò non poteva arrivare a quel momento in ginocchio senza pensare cosa avesse fatto fino ad allora, e a valutarsi in maniera obiettiva sulla strada compiuta o a dove le sue scelte di percorso lo avessero portato.
    La determinazione che lo aveva spinto a schierarsi dalla parte dei giusti lo aveva condotto alla scelta inconsapevole, eppure molto probabile in prospettiva non ravvicinata, del sacrificio. Non aveva mai pensato che sarebbe morto per fare l'eroe, men che meno che potesse essere creduto tale. Era comunque un pensiero gentile che sfiorava quella consapevolezza di fronte alla tragedia imminente che si sarebbe compiuta.
    Non sapeva se le persone che avevano raggiunto l'Unico, come si faceva chiamare lui, avessero pensato invece di potersi mai trasformare in boia, per aver seguito un sì dettato sicuramente con l'idea di potersi salvare la pelle.
    Accadde tutto proprio come gli era stato descritto dalle persone che era riuscito a raggiungere nelle sue interviste, negli scoop tenuti al sicuro a debita distanza da altre testate o dalla polizia, coloro che avevano vissuto le esperienze in linea diretta alla festa di fondazione nell'anno prima. Lars chiuse gli occhi pensando razionalmente a come uscire da quella situazione, l'unica arma che aveva in mano era andata ovviamente perduta, ma sapeva che non avrebbe potuto farci affidamento in più di qualche punto di probabilità che la fortuna potesse avere la meglio su di lui. Puntò gli occhi su Dominik, l'Unico, o chi diavolo fosse per lui, si fece forza nel momento più disastroso che potesse immaginare chiedendo a se stesso quale fosse una via di fuga che potesse vedere, come potesse fare per potersi tirare fuori da quella situazione.
    Non ne vedeva. Imbrigliato come era faceva perfino fatica a vedere chi fosse assieme a lui: Sam, che aveva trascinato maledettamente a quella serata che sapeva fosse dannata in partenza, e le altre persone che avevano dichiarato di non volersi associare alle ire megalomane di un folle che si riteneva potente di poter decidere vita o morte sugli altri, di poter racchiudere tutte le particolarità e il potere e le unicità della loro città in lui. Le guardò, ci guardò per poco, con un piccolo ritaglio del suo campo visivo, cercando di comprendere le vite di ognuno di loro e immaginando come avessero fatto ad arrivare fino a lì, e perché avevano compiuto quegli stessi passi che avevano sistematicamente condotto lui lì. Aveva voluto pensare di trovare nel supporto dei suoi concittadini quel momento di appiglio per poter, insieme, sbaragliare un nemico che non avevano conosciuto fino ad allora. Il fatto che Lars stesse continuando a trovare una spiegazione logica a quello che era accaduto era già un grande e gigantesco segnale di allarme al momento che si spiegava di fronte a lui, dato che, alla fine, molto razionale quello che era accaduto, proprio non era.
    Gli sarebbe piaciuto trovare quella piccola parentesi di serenità che gli consentisse allora di dire addio a tutte le persone a cui non poteva farlo. Guardò Sam, ricordando la loro prima intervista, e il fatto che l'avesse ritenuta infinitamente ingenua e che ingenuo era stato lui ad inquadrarla senza conoscerla, e in quel momento cercò di dirsi, di guardarsi in quella prospettiva lontanissima, come se non fosse più lui, che aveva fatto bene nel dire no, che non avrebbe potuto accettare qualsiasi epilogo della storia che non avrebbe mai conosciuto.
    Salutò nella sua mente la sua sorella impiastra, i suoi amici di una vita, i suoi amori perduti, gli amori non corrisposti, i nemici che gli avevano dato filo da torcere. Poteva salutare quell'ultima pagina voltando il capitolo per dichiararne la fine.
    Vide avvicinarsi Naavke Evjen a lui, una lama nelle mani come se sapesse come usarla, cosa che a quel punto non dubitava e né escludeva, ma volle chiudere gli occhi perché non aveva voglia di vedere lui nella sua mente come ultima immagine di cosa conosciuta a quel mondo. Sorrise, pensando ricordi confusi di quelle storie irrealizzabili che non aveva potuto vivere, che non aveva potuto scrivere.
    E poi il buio.


    ---


    Quando riaprì gli occhi a Lars parve passato un tempo infinitamente lungo nel silenzio più totale. Ci mise un pò di tempo ad inquadrare e mettere a fuoco l'ambiente circostante.
    La prima cosa che balzò alla mente fu un immagine che gli parve molto simile ai vetri del suo ufficio nella stanza alla redazione del giornale, al primo piano, l'affaccio al cortile interno nella zona est limitrofa al centro di Besaid. Si voltò attorno, cercando cose conosciute in quel luogo che tutto gli comunicava fosse simile a ciò che conosceva e che allo stesso tempo era molto diverso dai contorni ricordati della sede. Non sapeva dove fosse, ma seppe subito che era dove doveva essere. E sapendo cosa potesse aspettarsi si guardò attorno finché non posò gli occhi sul viso di una bambina, seduta alla sedia della scrivania che sembrava proprio simulare la scrivania dove aveva intessuto le storie alla redazione ogni giorno ogni notte che toccasse lui lavorare. Sbatté gli occhi, Lars fece lo stesso, lo stesso gesto incontrollato che faceva quando voleva rispondere qualcosa e doveva invece tacere per non soverchiare completamente l'interlocutore con cui si ritrovava ad interagire, lei sorrise lui, e Lars invece ammutolì sapendo già cosa sarebbe accaduto, e chi fosse la bambina con gli occhi identici ai suoi, vestita in una felpa grigia ridicolosamente grande per lei, i capelli castani intrecciati e legati ai lati del capo. Non disse nulla, indicò la scrivania bianca e scrisse con la punta del suo dito, e dal suo indice non venne fuori inchiostro, non venne fuori nulla di terribile, una luce bianca più bianca della sua scrivania che tracciò una punta luminosa che andò a indicare i contorni di ciò che Lars sapeva e quello che ancora non conosceva, e con essa continuò, sollevò lo sguardo e lo riposizionò sulla scrivania. Posò entrambi i palmi delle mani su di essa e una miriade di fasci luminosi si liberarono da essi andando a tracciare su tutti i confini e i contorni della stanza, del vetro alla finestra, del pavimento e dei vestiti che indossava Lars una serie infinita di parole che si intrecciarono come radici nel sottosuolo che sanno sempre esattamente dove andare e dove attingere quello che è necessario alla loro sopravvivenza.
    Lars richiuse gli occhi quando il riflesso divenne accecante e fu sommerso da essa. Ma gli fu impossibile oscurare in qualsiasi modo quello che aveva visto.
    E poi la luce.


    ---


    fe7e0086805e0aca5f558b194f62aecd4623e662

    Always remember the burning embers
    I vowed not to fight anymore
    If we survived the Great War

    Non erano mai andati perduti. Nessuno di loro.
    Lars ritornò al centro della battaglia, libero dagli incanti che lo avevano tenuto stretto, privo di qualsiasi costrizione, l'irrazionale aveva vinto su tutto quello che non aveva potuto comprendere con la logica. Riconobbe accanto a lui tutte le persone che avevano scelto di tenere fede al proprio cuore, di schierarsi dalla parte della propria città, e che la città aveva tenuto in considerazione regalando loro quello che non avevano potuto immaginare in nessun modo, nuovi e più potenti poteri che potessero dare loro armi per contrastare l'accaduto. C'erano tutti lì, ma proprio tutti, e anche i loro avversari allo stesso modo erano stati dotati di armi con cui lottare.
    Poiché Lars era Lars, e Besaid lo sapeva, le sue parole divennero le sue armi e allora Lars cominciò a raccontare. Grazie agli incanti di Athena si posizionò all'interno del cratere che la donna aveva ricreato con il suo potere e poiché non aveva modo di farsi scudo fisicamente attraverso essi coordinò la resistenza mandando efficaci segnali telepatici, adesso che era in grado di entrare nelle menti di ciascuno, ad ognuno dei componenti della sua squadra, affinché ognuno di loro sapesse esattamente quale fosse il punto debole dell'avversario che stavano attaccando, chiedendo loro di raggiungere efficacemente la persona con cui avevano maggiori possibilità di vittoria, per limitare i danni e le ferite che avrebbero riscontrato, con l'obiettivo di poter sbaragliarli e raggiungere l'Unico. Conobbe in quel momento tutte le persone che non aveva mai incontrato nella sua vita fino ad allora, e seppe intimamente con la saggezza acquisita cosa dover fare con ognuno di essi. E così come chi manipolava gli elementi come Jonah o Poison, poteva essere sbaragliato da un elemento contrapposto efficace per essere contrastato, così come poteva essere aggirabile il potere di Naavke per poter far diventare il cacciatore preda, così sapeva che lui avrebbe dovuto affrontare Nikolaj, che già invece nella sua vita aveva ben conosciuto e che contendeva con lui il potere di parlare direttamente alle menti e manipolare la propria visione. Così come Niko era stato il burattinaio e Lars aveva avuto il potere della persuasione fino a prima dell'intervento dell'Yggdrasil e di quella sera di luna nuova, intessero una battaglia su un livello diverso sapendo che nessuno dei due potesse prevalere e che dovesse sacrificarsi.
    Lars fu portato in un territorio nuovo e rincorse Niko trascinandolo con lui, in una proiezione mentale dove la mente di entrambi aveva viaggiato velocissima e Lars puntò sul punto debole più grande e terribile di Nikolaj, raccontandogli la storia che sapeva era sempre stata in lui e che non avrebbe mai potuto sapere del gemello che aveva perduto, Jakob, e della vita che avrebbe vissuto se fosse stato al suo posto a sopravvivere. Che di tutte le cose che avrebbe creato Jakob avrebbe avuto l'amore, la cura, la dedizione, la gentilezza del pensare al contrario, e che alla fine, anche Aleksej, il loro nonno, sarebbe stato orgoglioso di quello che avrebbe costruito, nel lasciare il suo impero al gemello giusto. Quello che non era morto. Era Nikolaj che era sparito al suo posto.
    Ma anche Lars fu costretto a seguire la manipolazione di Niko, e in quello scontro nonostante fosse rimasto al sicuro nel cratere di Athena la sua mente andò perduta, e nel raccontare quella storia a Niko, anche lui lontano al di là dello scontro tra gli altri contendenti con poteri distruttivi, si scontrarono e si persero, a nulla valse l'assistenza di Sam che appena ebbe potuto si avvicinò a Lars per cercare di curarlo.
    Lars non vide che l'Unico era caduto a terra, ancora rinchiuso nella manipolazione di Nikolaj perse i sensi, perse i ricordi, non riuscì a parlare ad alta voce e guardò Sam senza vederla, bisbigliò ricadendo al suolo, senza parole nella sua mente, dopo aver detto tantissimo e aver raccontato a tutti quello che ebbe potuto improvvisamente il suo nuovo potere lo lasciò, e la saggezza e l'eterna conoscenza di Saga lo abbandonò.
    Sarebbe tornato infine in lui?
     
    .
37 replies since 25/5/2023, 20:33   1730 views
  Share  
.
Top