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Joon & Hoseok / HARDANGERVIDDA NATIONAL PARK

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    Se l'inverno era il periodo dei raccontastorie, l'estate doveva essere la stagione degli avventurieri. Situato fra Bergen e Oslo, il Hardangervidda National Park, il parco nazionale più grande in Norvegia, al disgelo e con l'arrivare della bella stagione permetteva di attraversare i propri sentieri normalmente coperti da una morbide coltre di neve. Fra la flora locale e tanti altri che avevano deciso di visitare il Parco in quei giorni, a piedi o in bici, sarebbe stato possibile individuare anche due avventurieri non da meno che, con zaino in spalla e accompagnati da un continuo e fluido vociare fra loro, stavano camminando già da qualche ora. Mancava poco più di un chilometro per raggiungere la loro prima destinazione della giornata. Hoseok e Joon avevano lasciato Besaid quella mattina e dopo aver attraversato il paesaggio infinito e verdeggiante avevano macinato diversi chilometri senza rinunciare a qualche pausa rilassante. La meta era molto vicina e un senso di soddisfazione, indistinguibile da una sana e piena stanchezza, aveva iniziato a riempire non solo la mente ma anche il corpo di Joon.
    Che sensazione gloriosa. Non poteva negarlo: stare all'aria aperta era indubbiamente il migliorargli l'umore. Molto spesso Joon si era fermato, trasognante, a farsi raggiungere dalla visione dell'immenso paesaggio che si stagliava di fronte a loro, osservando quello o l'altro basso arbusto che presentava o meno delle influorescenze, e aveva condiviso con Hoseok tanti aneddoti e discorsi interessanti, oltre ad aver appuntato sul proprio diario una serie di pensieri prima che questi fuggissero via. Camminare vicino al collega e amico in quelle giornate di fine Giugno si sarebbe rilevato un buon modo per rendere più forte il loro legame; se questo inizialmente aveva subito dei rallentamenti, ora tutti e due sembravano concentrati sull'obiettivo, ovvero il progetto artistico che avrebbe visto come protagonista principale Hoseok. Joon non vedeva l'ora di imparare, ma anche di rendersi utile con le proprie conoscenze, oltre che a riprendere a vivere dopo gli eventi di qualche mese prima: era anche grazie a Hoseok che era stato possibile per lui sentirsi così leggero, e mai avrebbe smesso di ringraziarlo. Infatti, quella piccola avventura di un paio di giorni era proprio un regalo per Hoseok.
    Pur manchevole di capacità organizzative, Joon non mancava d'entusiasmo e sebbene fosse un amante della montagna e delle escursioni, non perdeva mai l'occasione di dimenticare qualcosa. Fortunatamente dove non arrivava la mente leggermente distratta di Joon, c'era sempre Hoseok, che gentilmente gli fornì un po' di crema solare e un cappello con visiera per coprire la testa. «Ahh... per essere solo alla fine di Giugno è davvero caldo, non trovi?» Osservò Joon dopo essersi accorto di aver terminato quasi del tutto l'acqua nella sua borraccia, avvicinandola comunque a Hoseok in modo che potesse decidere se prenderne un sorso o meno. Si pizzicò la t-shirt in cotone sul petto, così che la pelle potesse respirare un po'; per via delle temperature aveva optato per dei pantaloni corti, che arrivavano più o meno al ginocchio, senza dimenticare dei calzini comodi e le scarpe da trekking. La strada era pressoché pianeggiante, e gli ricordava certe camminate che aveva fatto in cresta, e mancavano gli alberi dell'ambiente boschivo a fornire un po' di ombra. «Oh, guarda che bello. È della misura giusta? Ah, perfetto.» Continuando a parlottare con Hoseok, Joon non si privò della gioia di rispondere alla necessità di rendere quella passeggiata ancor più mitologica e stravagante, acquisendo un bastone da passeggio improvvisato.
    Dopo un po' di passi fu di nuovo il momento di fermarsi. Joon guardò a lungo il panorama e poi si fermò a guardare Hoseok, sorridendogli. Da un po' avevano iniziato a parlare di cosa avrebbero potuto fare per migliorare Besaid nel loro piccolo ed era stato facile per Joon interrogarsi su ciò che sentiva come un bisogno. Nonostante venissero da due situazioni molto differenti, i due condividevano esperienze simili. «Dovrebbe esserci un posto, uno spazio... per dare la possibilità a chi si trova in difficoltà di avere un punto di riferimento, qualcuno con cui parlare, dove fare amicizia, o un posto da chiamare casa.» Joon aveva avuto la fortuna di essere supportato fin da piccolo in ogni sua scelta o inclinazione, guidato dai propri genitori con sensibilità e affetto: sarebbe stato eternamente riconoscente nei confronti dei genitori e della sua famiglia, per non averlo mai fatto sentire a disagio o fuoriluogo. Allo stesso modo, avrebbe desiderato esserlo per qualcun altro, allargando la sua famiglia scelta per raggiungere chi credeva di essere sola o solo. «Ah... e come potrebbe chiamarsi? Mh? BePride? Potrebbe essere un'idea...» Rise, genuinamente soddisfatto dalla proposta di Hoseok, prendendo una nota mentale del titolo da affidare al comitato. «E vorresti essere il mio vice? Non saprei a chi altro chiedere. In fondo, hai dato tu il nome al Comitato, no?» Non credeva che avrebbe mai avuto l'opportunità o il coraggio di chiedergli se volesse stringere qualcosa di differente da legami lavorativi (o amichevoli), ma per il momento andava bene così. Joon credeva di avere ancora il pieno controllo sui propri sentimenti per Hoseok. «Ehi, perché non ci facciamo una foto?»
    Poco più tardi, finalmente, i due arrivarono a Krækkja. Situato vicino al lago Storkrækkja, il lodge era circondato da un paesaggio dalle linee dolci e pianeggianti che, per via della vicinanza con il lago e con alcuni antichi stabilimenti, dava la possibilità di intraprendere numerosi percorsi, dedicarsi a delle attività come la pesca o all'osservazione della flora e fauna locale. Seppur la giornata fosse prossima al tramonto, Joon credeva che avrebbero avuto abbastanza tempo per prendere una stanza, godersi il lago e poi andare a cena. «La notte dev'essere spettacolare qua. Di sicuro si vedranno le stelle...» Commentò entusiasta Joon mentre allungava un po' il passo, rivolgendo uno sguardo sorridente a Hoseok. «Possiamo fermarci qui una notte e proseguire domani verso uno dei sentieri che ci consigliano, oppure fermarci di più. Che ne pensi?» Domandò dimostrando tutta la sua spontaneità e inclinazione all'avventura, atteggiamento che preferiva al pragmatismo e all'organizzazione. Non erano in vacanza, erano in viaggio! Anche se la tentazione di iniziare una lunga disquisizione con chi lavorava alla reception fu forte, Joon immaginò che sarebbe stato saggio far riposare almeno un po' le gambe prima di cena. Così di lì a poco entrarono nella loro stanza, fornita di quanto necessario, come due letti a castello e altri pochi elementi d'arredo, oltre a un piccolo bagno privato, dove su tutto dominavano i dettagli in legno: sembrava accogliente e, soprattutto, emanava un buon odore. «Oh, si vede il lago. E questo tizio... hah, chi sarà mai?» Ridacchiò indicando una foto proprio accanto alle finestre.
     
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