Trauma Therapy

Athena x Ingrid | Pomeriggio.

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    The Fourteenth of the Hill.

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    L
    e loboutin della giudice Drakos si fermarono esattamente quand'ella raggiunse il sentiero acciottolato dinanzi a sé.
    Serpente pietroso, si snodava nel bel parco come una creatura viva, carezzandone ogni angolo per gli ospiti che ne esploravano i meandri di smeraldo.
    Athena Drakos aveva dato appuntamento alla sua collega ed amica Ingrid Soldberg per un pomeriggio di tranquillità ad una decina di giorni dall'evento che l'aveva coinvolta sulla spiaggia.
    Il virus Sykdom, la pandemia che imperversava in città che aveva condotto numerosi cittadini ad un coma irreversibile e privi delle loro particolarità, non era stato altro che l'ingegnosa creazione di un'unica mente.
    Si faceva chiamare l'Unico e, poco meno di due settimane prima, egli aveva dato tutto alla propria causa, comprese le anime ed i poteri degli sventurati che si erano trovati con lui.
    Che fossero stati pro o contro, gli avventori sul luogo avevano vissuto un'ecatombe.
    V'erano state vittime, feriti, schieramenti che Athena aveva avuto modo di scorgere solo quando era stata arruolata nell'esercito inglese, ben prima della sua venuta a Besaid.
    Da allora, ella aveva sentito di aver perso tutto.
    Gli attacchi di panico e stress post-traumatico erano stati frequenti, tanto che non era potuta recarsi a lavoro per una settimana intera successiva all'accaduto, chiusa nella sua costosissima abitazione per raccattare i frammenti di se stessa che aveva brutalmente perso durante il percorso.
    Priva di poteri, destinata al coma come ogni altro infetto, Athena aveva provato con ogni fibra di sé d'estinguere il caos belluino che le si era annidato nell'anima.
    Naavke Evjen si era rivelato un antagonista pericolosissimo ed il sou compagno, Vilhelm Petersen, era stato un fantasma tornato a bussare alla porta del presente di Athena.
    Ares Maleros, suo amico d'infanzia ed amante, aveva reciso ogni possibile speranza e lei, reciprocamente, l'aveva fatto per lui quella notte sulla spiaggia.
    Ritrovatisi per caso fortuito insieme, erano stati costretti dall'Unico a privarsi l'un l'altra dei loro poteri e, conseguentemente, condannarsi alla morte senza via d'uscita.
    Ares era sopravvissuto nonostante le gravi ferite ed Astra, rincuorata dalla notizia che aveva seguito solo da lontano, si era immersa in montagne di lavoro per sperare in un momento di tranquillità che non era mai arrivato.
    Senza Thyelas, Ares, lontana dalla sua famiglia a cui aveva mentito, occultando l'intera situazione, Athena non si era mai sentita così persa in vita propria.
    Aveva conosciuto il dolore in passato, il lutto e la rabbia, eppure elaborane i significati era qualcosa di inconcepibile per una mente brillante come la sua.
    Si sedette su una panchina, fasciata in un costoso cappotto autunnale mentre accavallava le gambe lunghe e toniche.
    Si accertò che non vi fossero ragni acciambellati negli angoli e si spallò sulla comoda seduta, osservando distratta il cielo terso torreggiare su di sé.
    Giunonica, Athena volse gli occhi di cristallo alle fronte placide che danzavano delicate, rintracciando già un paio di curiosi reporter che dovevano aver intuito l'itinerario della sua cara Ingrid, ben più ricercata della greca che, solitamente, veniva tallonata da quelle zecche solo per darle ulteriore pressione durante scomodi casi a cui lavorava.
    Per Ingrid, quella doveva essere normalità.
    Donna brillante e promettente, di talento e dall'eloquio scaltro, l'avvocatessa Soldberg aveva fatto strada in una costellazione che Athena Drakos conosceva bene sin dall'infanzia.
    L'aveva già solcata e vissuta in Grecia, Germania, Inghilterra ed, infine, a Besaid: l'alta società era un mostro raro e complesso, destinato ad una giusta estinzione.
    Tuttavia, quella simile educazione aveva portato le due a stimarsi, a conoscersi ben prima d'altri, considerato anche il carattere schivo ed estremamente riservato della giudice Drakos.
    Numerosi erano stati gli eventi ed occasioni galanti a cui le due avevano partecipato, discutendone placide i giorni successivi per giocare quelle eterne partite a scacchi dove solo loro, regine dei loro rispettivi domini, ne sarebbero sempre uscite vincitrici.
    O almeno questo Athena aveva pensato sino a quando sabbia e sangue non l'avevano riportata ai suoi vecchi campi di battaglia, sino a quando non aveva avuto Ares morente fra le braccia per colpa sua, sino a quando non aveva sentito Thyelas strappatole dal petto.
    Sollevò appena il capo, negandosi a quella tristenzza con fierezza furiosa.
    La treccia bruna, pesante come un serpente nero alle sue spalle, dondolò quando Athena espirò rumorosamente, insofferente a quella solitudine in un luogo così pacifico.
    Quando vide Ingrid, splendida ed elegante, con i suoi capelli paglierini curatissimi e la falcata sicura, il suo corpo parve rasserenarsi appena.
    Rigida, la giudice accennò un sorriso verso la sua amica ed un rapido cenno d'una mano, alzandosi in segno di rispetto senza però abbandonare le vicinanze della panchina, situata in un luogo intimo ma non isolato. Perfetto per scambiare due chiacchiere.
    «Ingrid, αγαπητέ, come stai?» esalò Athena, chiamandola "cara" nella sua lingua madre.
    Il sorriso che seguì non giunse agli occhi della giudice, invitando però la sua compagna a mettersi comoda, sedersi al suo fianco e concedere un paio di scatti decenti ai paparazzi appostati per la sua collega.
    «Non siamo sole» soggiunse in un sussurro vellutato più cauto, vagamente indurito nella naturale severità che Athena emanava sempre.
     
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    Il caso che l'aveva portata lontano da Besaid era un enigma intricato, un mistero giuridico che aveva catturato l'attenzione di tutto il paese. Si trattava di un presunto crimine che coinvolgeva figure di alto profilo, politici influenti e segreti ben custoditi. La stampa era in subbuglio, e l'opinione pubblica era divisa su chi fosse il colpevole e chi l'innocente. Ingrid, con la sua reputazione di risolvere casi difficili, era stata la scelta naturale per affrontare questa sfida.
    Nonostante il caos mediatico e le pressioni costanti, Ingrid aveva mantenuto la sua calma e la sua concentrazione. Era abituata a situazioni simili, ma questa volta c'era qualcosa in più. Una strana sensazione di inquietudine l'aveva accompagnata sin dall'inizio di questa avventura. Forse era il fatto di essere lontana dalla sua città, lontana dai suoi amici e dal suo ambiente familiare, che le aveva fatto percepire una sorta di disagio. O forse c'era qualcosa di più profondo, qualcosa che doveva ancora scoprire.

    [...]


    Ingrid avanzò attraverso il parco, conscia dei flash delle macchine fotografiche che cercavano di immortalare ogni suo passo. Si sentiva come un faro nella luce del giorno, la sua presenza luminosa attirava l'attenzione di tutti quelli che si trovavano in quel luogo tranquillo. Era una donna di grande presenza, e anche se aveva imparato a gestire l'attenzione dei media nel corso degli anni, in quel momento, la sua mente era altrove.
    I suoi lunghi capelli rossi ondeggiavano delicatamente mentre camminava, e il suo abito elegante le conferiva un'aria di fiducia e autorità. Ingrid era sempre apparsa impeccabile in pubblico, ma quella giornata era diversa. Aveva lasciato a casa il suo trucco e i suoi gioielli scintillanti, concentrandosi invece sul conforto di un abbigliamento più semplice. Aveva scelto di essere sincera con se stessa e con Athena, perché sapeva che quella era un'occasione importante.
    Athena si alzò in piedi quando Ingrid si avvicinò, e le rivolse un sorriso gentile. Ma Ingrid non poté fare a meno di notare che i suoi occhi non riflettevano la gioia che avrebbe dovuto. La recente tragedia aveva lasciato un segno profondo su di lei, e Ingrid sapeva quanto fosse difficile per Athena affrontare tutto ciò.
    Ingrid si sedette accanto a Athena, sentendosi un po' fuori posto con la sua semplicità in mezzo a tutto quel clamore mediatico. "Sto cercando di andare avanti." ammise con sincerità. "Ma è stato difficile non essere qui quando la città ha avuto bisogno di me. Ho sentito che la gente è ancora sconvolta da quello che è successo. E tu, Athena? Come stai affrontando tutto questo?"
    Athena prese un momento per rispondere, fissando lo sguardo nei suoi occhi con un'aria di intimità che solo un'antica amicizia poteva permettersi. Conosceva bene la determinazione di Athena e sapeva che non si sarebbe mai arresa facilmente.
    "Sono stata lontana dalla città per lavoro negli ultimi mesi. Ero così presa da quel caso legale che non mi sono nemmeno resa conto di cosa stesse succedendo qui. Mi dispiace di non essere stata qui per te quando hai avuto bisogno."
    Ingrid si chiese come sarebbe stata in grado di aiutarla. Aveva sempre cercato di essere un punto di riferimento per la sua amica, ma questa situazione era diversa da tutto ciò che avevano affrontato in passato. Era una sfida più grande di qualsiasi altra cosa, e richiedeva un impegno totale.
    Ingrid aveva sempre rispettato e ammirato Athena per le sue abilità e la sua forza, e vedere la sua amica ridotta a uno stato di vulnerabilità così estrema la colpì nel profondo.
     
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    thena si accomodò dopo l'amica, accavallando le lunghe gambe coperte dal cappotto di lusso ed un paio di pantaloni palazzo blu cobalto.
    Impeccabile, Ingrid condivideva con la Giudice Drakos il rigore ed il fedele senso del dovere verso la loro difficoltosa professione.
    Athena ci era passata prima della sua prestigiosa amica: come avvocato militare dapprincipio, civile poi, ancora ricordava il fascino di comporre le proprie arringhe, di ingegnarsi a trovare le giuste strategie per vincere una giuria.
    Ricordava d'essere stata dall'altro capo della barricata prima di battere quel martelletto passando alla Verità più assoluta e, per quanto non le mancasse, Athena lo ricordava con nostalgica malinconia.
    Era stato un buon periodo della sua vita, costellato dal suo trasferimento a Besaid e l'acquisizione dei suoi strabilianti poteri.
    Così la giudice si spallò con calma felina, seguendo con gli occhi glauchi i movimenti della sua compagna.
    Ne sondò attenta ogni sfumatura, come a volersi immergere in una lettura diversa dalla preoccupazione e vuoto costante che l'aveva divorata ultimamente.
    «Per certi versi ringrazio il Destino che tu fossi fuori città» ammise la greca con severa tranquillità, calma tipica del ghiaccio invernale od una statua impassibile.
    «Lo sto affrontando sopravvivendo, Ingrid» si concesse di rivelarle Athena, solitamente molto più reattiva di così alle avversità della vita.
    Sembrava come se, lentamente, si stesse davvero tramutando in quella creatura "senza cuore" come la definivano sotto i baffi fuori dalle proprie stanze in tribunale.
    Eppure ella era stata una soldatessa stimata e temuta, era stata una figlia esemplare ed una sorella fidata.
    Era stata una buona confidente ed una cauta ascoltatrice per chiunque fosse stato degno del suo tempo; era stata un'abile e devota giudice, tuttavia niente di tutto quello aveva prontamente fallito a prepararla allo tsunami di traumi che l'avevano investita quella notte sulla spiaggia.
    «Non c'è niente di cui tu debba scusarti» assertiva, Athena scoccò un'intenso sguardo nei confronti dell'amica, scrutando oltre la sua carne, in quell'animo velato d'un senso di colpa che non sarebbe dovuto appartenerle.
    Astra ascoltò un fruscio delicato, percependo i fotografi muoversi forse dopo aver intuito che non vi sarebbe stata un'occasione poi così succosa quel pomeriggio: che la rinomata Ingrid Solberg fosse intenta a chiacchierare con "La Giudice Drakos" a poco o nulla sarebbe servito, ancor meno ad alimentare gossip sulla sua vita privata.
    Così si allontanarono ed Athena, grata, volse appena il busto verso la sua collega e confidente.
    «Ho perso i miei poteri, Ingrid» spiegò la giudice, senza far riferimento al fatto che era stato Ares a darle il colpo di grazia, pensando sul momento che quello sarebbe dovuto essere un segreto solo proprio.
    «Thyelas è morta e, con essa, un'altra parte di me» spiegò, sentendo il petto ancora più arido che in precedenza, un nuovo frammento di cuore divenirle di pietra.
    «Sto cercando di focalizzarmi sul lavoro, tanto quanto tu invece avresti bisogno di una pausa» soggiunse Athena palesando un barlume di rigorosa preoccupazione.
    Intrecciò le dita in grembo mentre i magnetici, infossati occhi celestissimi si posavano sui lineamenti morbidi dell'amica, il cui viso era luminoso e vellutato ma un po' scavato dalla stanchezza, da una instancabile determinazione.
    «So quanto tutto questo conti per te, tuttavia se qualche giorno di riposo ti potrebbe essere utile, ti prego di prenderlo prima che diventi un inferno e, credimi, succederà» asserì certa Athena. Sapeva che avrebbe avuto bisogno di Ingrid in tutta la sua forma brillante prima della fine e se questo avesse dovuto significare privarsene per qualche attimo o giorno, avrebbe acccettato volentieri quel destino.
    Meglio sacrificare quel pezzo dalla scacchiera in quel momento che più in là, quando i rischi sarebbero potuti essere ben più elevati e la posizione fortemente arroccata di Athena – mai come allora – sarebbe stata più vulnerabile.
    «L'Unico è a piede libero e, con lui, ogni speranza di capire come uscire da questa melma in cui siamo immersi. Non abbiamo...» non ho, avrebbe voluto dire. «... ancora molto tempo» spiegò, umettandosi appena le soffici labbra purpurree.
    «Se volessi maggiori informazioni, posso dartele. Ho tempo e risponderò a qualsiasi domanda» concluse infine, sollevando appena il capo con fierezza nonostante lo stato particolarmente ombroso in cui versava, atipico per una creatura fondamentalmente introversa come lei e ben restia a dimostrare alcunché a chiunque.
    I capelli bruni intrecciati scintillarono al sole terso di quel pomeriggio, abbracciando il viso della giudice d'una luce che lei non stava emanando, regina meditabonda ed affranta da giorni.
     
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    Ingrid ascoltò attentamente le parole di Athena, le sue rivelazioni sconvolgenti che gettarono luce sulla profondità della tragedia che aveva colpito l'amica. Mentre Athena parlava, il suo sguardo si posò su di lei con un'intimità che solo un'antica amicizia poteva permettersi. Ingrid sapeva quanto fosse riservata Athena, e il fatto che condividesse così apertamente il suo dolore la colpì profondamente.
    « Non c'è niente di cui tu debba scusarti. » rispose Ingrid sinceramente, desiderando di poter fare qualcosa per alleviare la sofferenza di Athena. La giudice Drakos sembrava così diversa da come l'aveva sempre conosciuta, e questo la preoccupava. Ma sapeva anche che Athena era una persona forte, e avrebbe fatto tutto il possibile per superare questa tragedia.
    Ingrid ascoltò attentamente quando Athena le parlò della perdita dei suoi poteri e della morte di Thyelas. Era un dolore che poteva solo immaginare, ma sapeva quanto quei poteri fossero importanti per Athena e quanto fosse legata a Thyelas. La sua espressione si fece ancor più compassionevole, e sentì un nodo nella gola mentre cercava le parole giuste da dire.
    « Sono così dispiaciuta per la tua perdita, Athena. » disse con sincerità, porgendole una mano per cercare un contatto fisico che potesse offrire un minimo di conforto. « So quanto tu abbia lottato per proteggere questa città, e non dovresti portare questo peso da sola. Siamo amiche da così tanto tempo, e voglio essere qui per te in qualsiasi modo possibile. »
    Le parole di Athena riguardo a prendersi una pausa la fecero riflettere. Ingrid era abituata a immergersi completamente nei casi che affrontava, ma sapeva anche che c'era un limite a quanto una persona potesse sopportare.
    « Ti prometto che farò tutto il possibile per aiutarti a risolvere questa situazione. » disse con determinazione. « Ma raccontami cosa è successo, per filo e per segno. Voglio aiutarti. »
    A quella frase, Ingrid cercò di lasciare la presa che aveva sul proprio potere, man mano che i secondi passavano, Ingrid iniziava a percepire le emozioni forti dell'amica. Le strinse nuovamente la mano come a darle supporto e cercò di alleviare quel suo dolore e abbracciarlo.
    Le parole sincere e compassionevoli di Ingrid fecero sì che Athena potesse sentisse una lieve consolazione in mezzo al buio che l'aveva avvolta da quando aveva perso i suoi poteri e Thyelas. Il contatto fisico con l'amica, la presa della sua mano, era un gesto di solidarietà che Ingrid sperava fosse d'aiuto.
    Mentre parlava, Ingrid sentì qualcosa cambiare nell'aria intorno a loro. Era come se il potere di Ingrid stesse crescendo, avvolgendo l'atmosfera con una sensazione di calma e sollievo. Athena non aveva più i suoi poteri, ma sperava potesse sentire il tocco gentile del potere di Ingrid, come una brezza fresca in una giornata afosa.
    Ingrid iniziò a sentire gli effetti del suo potere che si manifestava in modo più intenso del solito. Le emozioni di Athena, la sua tristezza e la sua determinazione, la colpirono come un'onda che la travolgeva. Era come se fosse stata catapultata direttamente nella mente e nel cuore dell'amica.
    Ingrid chiuse gli occhi per un istante, cercando di proteggersi dall'assalto emotivo. Ma il suo potere era talmente intenso in quel momento che non poteva evitarlo. Le scariche di elettricità che accompagnavano l'uso del suo potere scattarono sul suo corpo, causandole una leggera contrazione dei muscoli ma cercò in tutti i modi di non farlo notare, per non far preoccupare l'amica.
     
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    ono così dispiaciuta per la tua perdita, Athena.» aveva detto Ingrid con la sua voce calda ed adamantina. Athena aveva annuito, accogliendo quelle condoglianze con gentilezza.
    Erano state le prime e le ultime ch'ella avrebbe mai ricevuto.
    L'assenza di Thyelas in tribunale era stata palpabile ma tutti, guardie giurate, colleghi allo scranno, avvocati avevano sempre considerato la creatura niente più che un animale.
    Ingrid era stata l'unica, assieme ad altri pochi eletti, ad aver compreso la forza e profondità del legame fra Athena e la sua creazione.
    Sebbene Thyelas non avesse mai potuto proferire parola, era sempre stata estensione di Astra: la sua anima, le sue percezioni, la sua forza e vulnerabilità. Era personificazione delle sue difese, di tutto ciò che lei avrebbe potuto trovare maestoso nel cosmo.
    Era parte di sé ed era stata recisa come un fiore da un uomo piccolo ed odioso che si credeva un dio.
    Quanti di loro ne aveva incontrati.
    Ingrid aveva capito e, per questo, la Giudice Drakos non poté fare a meno di guardare alla sua compagna con gratitudine e riconoscenza.
    Bellissima, risoluta, potente, Ingrid Solberg era Tempesta ove lei era Inverno.
    Complementari, le due entità femminili avevano cominciato a capirsi e sostenersi e, per questo, Athena si ritrovò melanconicamente ad accettare la sua presenza, eco della sua perduta Telathe, mentre ogni altra era preclusa: che fosse stato lavoro, famiglia, Ares.. nessuno aveva avuto accesso dopo il dramma in spiaggia.
    Nessuno, a parte Ingrid.
    «Ti ringrazio e, considerato tutto, credo che sia necessario tu sappia tutta la verità. Tutto ciò che è accaduto, i rischi, i pericoli che potresti correre in futuro» ammise Athena che, stavolta, volse gli occhi glauchi verso quelli celesti della sua amica.
    I fotografi avevano oramai abbandonato la pista, lasciandole completamente sole a favore d'un'intimità ricercata, propizia allo sbocciare di quella conversazione.
    Dee nel mezzo del parco deserto, soleggiato in quelle ore frizzanti e terse, si persero in quella bolla di appartata serenità.
    Athena si sentì al sicuro abbastanza da poter divulgare ogni cosa, da mettere a parti Ingrid così da prepararla qualora la sua carriera fosse finalmente spiccata come tanto ambito da entrambe.
    «Mi auguro che presto diverrai prima cittadina di questo posto e, se così fosse, non puoi perdere alcun dettaglio, alcun movimento sulla scacchiera» e, per quello, Athena ci sarebbe stata.
    Avrebbe prestato la sua esperienza giuridica e militare, la sua passione per la strategia e la Vittoria.
    Il tocco della mano di Ingrid sulla propria fu caldo e confortevole, un'onda gentile su una spiaggia arida e spenta.
    Di istinto, la giudice si irrigidì e pensò di rifuggirla prima d'ammansirsi ed acconsentire il contatto.
    «A seguito di ciò che è successo in spiaggia ho deciso di prendere del tempo per me.» cominciò Athena. Aveva cominciato a mettere in ordine i propri affari, a prepararsi per ciò che sarebbe avvenuto in futuro, a trascorrere del tempo in solitudine assoluta così da metabolizzare ogni verità dentro e fuori di sé.
    «Sto morendo, Ingrid» le disse di punto in bianco, meravigliosa e terribile in quell'ammissione che non aveva ancora verbalizzato apertamente con nessuno.
    «Non sono sicura quanto mi resti, perciò vorrei cercare di metterti a parti di tutto prima..» che vada articolò la giudice greca, avvicinandosi appena alla sua compagna per rivelarle la maestà e la morte che aveva visto, per indurla a temere ed a reagire.
    «Mi ero recata lì per supportare una retata della polizia. Avevo firmato dei mandati, perquisizioni e speravo in una rapida esecuzione di giustizia» spiegò Athena, con la mente colma di ricordi che sentiva premerle e graffiarle la testa.
    Il tocco di Ingrid parve lenire il suo dolore e, allora, la giudice comprese.
    Sapeva quale fosse il dono della sua amica ed il fatto ch'ella si fosse aperta a lei in modo così franco, leale, la stupì ed allarmò al tempo stesso.
    Ingrid stava comunicando con un alieno pericoloso.
    Athena non era mai stata a contatto con se stessa, detestava farlo e l'unico scudo a proteggerla da se stessa era sempre stata la sua durezza.
    Abbassare la guardia, aprirsi realmente al prossimo non era affare semplice per la giudice Drakos, che aveva condannato a morte l'unico altro essere a cui aveva concesso una stilla di quel privilegio.
    I suoi sentimenti erano sempre stati una bestia con cui lei non era mai riuscita a convivere.
    «Forse è meglio di no, Ingrid» accennò a dire Athena, comprendendo la dolce chiamata di supporto di Ingrid per fermarla prima che fosse troppo tardi.
    Ma erano oramai legate in quel momento e l'unico filo conduttore a tenerle insieme era, oltre ogni previsione, la forza dei ricordi di Athena di cui aveva perso il controllo.
    E quanti, quanti la stavano aggredendo, saturati da giorni di solitudine e momenti bui dopo gli eventi di qualche settimana prima.
    Il profondo senso di colpa che aveva provato da ragazzina era tornato a dilaniarla dopo aver schiacciato Ares nelle sue spire. Lo aveva ucciso lentamente e lo amava, lo amava come non era mai accaduto con nessun altro.
    Facce della stessa medaglia, i due titani si erano trucidati a vicenda ed Athena aveva incassato l'orrore, la disperazione, la rabbia per ciò che gli aveva inflitto.
    L'impotenza di non avere il proprio destino sotto controllo a favore d'uno sconosciuto, l'oscuro trionfo di essere stata scelta dalla Città stessa come campionessa a guardia dei suoi confini.
    Athena si toccò una guancia e, incredula in quello strano e sospeso silenzio, capì di star piangendo.
    Ingrid al suo fianco, trascendente nella sua forza, si stava sacrificando pur di donarle pace.
    Così Athena separò il contatto fra loro e si alzò di scatto.
    «Cosa pensavi di fare?» tuonò agitata, aggredendo ingiustamente la sua compagna.
    Preda d'una preoccupazione irrazionale, la giudice si allontanò di un passo.
    «Vuoi ucciderti, Ingrid?» domandò Athena con asprezza, incurante delle lacrime quanto più dello stato della sua cara amica.
    «Non sai cosa ho passato e posso dirtelo, posso spiegare..» continuò, irata. «ma non usare il tuo dono su di me» categorica, Athena trafisse lo sguardo di Ingrid, come se questa le avesse puntato contro un arsenale.
     
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4 replies since 1/9/2023, 22:40   98 views
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