Trauma Therapy

Athena x Ingrid | Pomeriggio.

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  1. Annie`
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    The Fourteenth of the Hill.

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    Athena Astra Drakos
    ❝39 y.o. , paladin of Justice, chained bird.
    I am no mother. I am no bride. I am king.
    Per Aspera Ad Astrasheet


    L
    e loboutin della giudice Drakos si fermarono esattamente quand'ella raggiunse il sentiero acciottolato dinanzi a sé.
    Serpente pietroso, si snodava nel bel parco come una creatura viva, carezzandone ogni angolo per gli ospiti che ne esploravano i meandri di smeraldo.
    Athena Drakos aveva dato appuntamento alla sua collega ed amica Ingrid Soldberg per un pomeriggio di tranquillità ad una decina di giorni dall'evento che l'aveva coinvolta sulla spiaggia.
    Il virus Sykdom, la pandemia che imperversava in città che aveva condotto numerosi cittadini ad un coma irreversibile e privi delle loro particolarità, non era stato altro che l'ingegnosa creazione di un'unica mente.
    Si faceva chiamare l'Unico e, poco meno di due settimane prima, egli aveva dato tutto alla propria causa, comprese le anime ed i poteri degli sventurati che si erano trovati con lui.
    Che fossero stati pro o contro, gli avventori sul luogo avevano vissuto un'ecatombe.
    V'erano state vittime, feriti, schieramenti che Athena aveva avuto modo di scorgere solo quando era stata arruolata nell'esercito inglese, ben prima della sua venuta a Besaid.
    Da allora, ella aveva sentito di aver perso tutto.
    Gli attacchi di panico e stress post-traumatico erano stati frequenti, tanto che non era potuta recarsi a lavoro per una settimana intera successiva all'accaduto, chiusa nella sua costosissima abitazione per raccattare i frammenti di se stessa che aveva brutalmente perso durante il percorso.
    Priva di poteri, destinata al coma come ogni altro infetto, Athena aveva provato con ogni fibra di sé d'estinguere il caos belluino che le si era annidato nell'anima.
    Naavke Evjen si era rivelato un antagonista pericolosissimo ed il sou compagno, Vilhelm Petersen, era stato un fantasma tornato a bussare alla porta del presente di Athena.
    Ares Maleros, suo amico d'infanzia ed amante, aveva reciso ogni possibile speranza e lei, reciprocamente, l'aveva fatto per lui quella notte sulla spiaggia.
    Ritrovatisi per caso fortuito insieme, erano stati costretti dall'Unico a privarsi l'un l'altra dei loro poteri e, conseguentemente, condannarsi alla morte senza via d'uscita.
    Ares era sopravvissuto nonostante le gravi ferite ed Astra, rincuorata dalla notizia che aveva seguito solo da lontano, si era immersa in montagne di lavoro per sperare in un momento di tranquillità che non era mai arrivato.
    Senza Thyelas, Ares, lontana dalla sua famiglia a cui aveva mentito, occultando l'intera situazione, Athena non si era mai sentita così persa in vita propria.
    Aveva conosciuto il dolore in passato, il lutto e la rabbia, eppure elaborane i significati era qualcosa di inconcepibile per una mente brillante come la sua.
    Si sedette su una panchina, fasciata in un costoso cappotto autunnale mentre accavallava le gambe lunghe e toniche.
    Si accertò che non vi fossero ragni acciambellati negli angoli e si spallò sulla comoda seduta, osservando distratta il cielo terso torreggiare su di sé.
    Giunonica, Athena volse gli occhi di cristallo alle fronte placide che danzavano delicate, rintracciando già un paio di curiosi reporter che dovevano aver intuito l'itinerario della sua cara Ingrid, ben più ricercata della greca che, solitamente, veniva tallonata da quelle zecche solo per darle ulteriore pressione durante scomodi casi a cui lavorava.
    Per Ingrid, quella doveva essere normalità.
    Donna brillante e promettente, di talento e dall'eloquio scaltro, l'avvocatessa Soldberg aveva fatto strada in una costellazione che Athena Drakos conosceva bene sin dall'infanzia.
    L'aveva già solcata e vissuta in Grecia, Germania, Inghilterra ed, infine, a Besaid: l'alta società era un mostro raro e complesso, destinato ad una giusta estinzione.
    Tuttavia, quella simile educazione aveva portato le due a stimarsi, a conoscersi ben prima d'altri, considerato anche il carattere schivo ed estremamente riservato della giudice Drakos.
    Numerosi erano stati gli eventi ed occasioni galanti a cui le due avevano partecipato, discutendone placide i giorni successivi per giocare quelle eterne partite a scacchi dove solo loro, regine dei loro rispettivi domini, ne sarebbero sempre uscite vincitrici.
    O almeno questo Athena aveva pensato sino a quando sabbia e sangue non l'avevano riportata ai suoi vecchi campi di battaglia, sino a quando non aveva avuto Ares morente fra le braccia per colpa sua, sino a quando non aveva sentito Thyelas strappatole dal petto.
    Sollevò appena il capo, negandosi a quella tristenzza con fierezza furiosa.
    La treccia bruna, pesante come un serpente nero alle sue spalle, dondolò quando Athena espirò rumorosamente, insofferente a quella solitudine in un luogo così pacifico.
    Quando vide Ingrid, splendida ed elegante, con i suoi capelli paglierini curatissimi e la falcata sicura, il suo corpo parve rasserenarsi appena.
    Rigida, la giudice accennò un sorriso verso la sua amica ed un rapido cenno d'una mano, alzandosi in segno di rispetto senza però abbandonare le vicinanze della panchina, situata in un luogo intimo ma non isolato. Perfetto per scambiare due chiacchiere.
    «Ingrid, αγαπητέ, come stai?» esalò Athena, chiamandola "cara" nella sua lingua madre.
    Il sorriso che seguì non giunse agli occhi della giudice, invitando però la sua compagna a mettersi comoda, sedersi al suo fianco e concedere un paio di scatti decenti ai paparazzi appostati per la sua collega.
    «Non siamo sole» soggiunse in un sussurro vellutato più cauto, vagamente indurito nella naturale severità che Athena emanava sempre.
     
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