When my depression works the graveyard shift all of the people I've ghosted stand there in the room

Ethan & Cornelia - Maneggio Blackthorne

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    16,567
    Reputation
    +2,797
    Location
    ..un luogo al di là del tempo e dello spazio..

    Status
    Anonymes!
    Ci avevano messo qualche mese a rimettersi in sesto, lui e Jake, dopo i piccoli problemi scolastici. Il pensiero che l’assenza di una madre stesse creando dei problemi al piccolo lo aveva distrutto all’inizio, poi aveva cercato di rimettersi in sesto e di essere la roccia di cui il piccolo aveva bisogno. Con il passare dei giorni il bambino si era maggiormente aperto con lui e gli aveva rivelato i piccoli disagi che lo avevano portato a entrare in conflitto con alcuni compagni, uno in particolare. E, grazie al paziente aiuto di Cornelia, era riuscito a mediare con i genitori di quel bambino, ottenendo così un incontro dove avevano potuto parlare faccia a faccia di quanto stava accadendo. Avevano così sventato la necessità di renderla una questione pubblica davanti a tutta la classe e di doverne parlare all’interno del gruppo dei genitori. Sperava che le divergenze tra i bambini si appianassero, sebbene lui per primo sapesse che non era sempre possibile andare d’accordo con tutti e che spesso era meglio avere pochi ma buoni amici, piuttosto che circondarsi di persone per il semplice gusto di farlo. In quei mesi aveva anche ritrovato la presenza salda di Cornelia, una persona che era stata più presente nella sua vita quando era un adolescente e che con il tempo aveva perso senza neppure volerlo. Le loro vite erano semplicemente andate avanti senza che ci fosse alcun tipo di contatto necessario tra di loro. Si erano sempre salutati quando si erano incontrati in maniera fortuita, ma per anni quella era stata l’unica forma di contatto. Ritrovarsi entrambi genitori single, anche se per motivi differenti, li aveva portati ad avere di nuovo qualcosa in comune, oltre al solito Cameron e ad avere più motivi per vedersi e scambiarsi delle opinioni, nonostante le vite piene di entrambi. Era stata lei, tra le altre cose, a proporgli di portare Jake a fare equitazione. Gli animali erano sempre molto di aiuto con i bambini e i cavalli, in particolare, erano in grado di creare uno speciale rapporto con loro.
    Aveva quindi iniziato a portarlo alle lezioni al maneggio di uno dei fratelli di Cornelia. Prima una volta a settimana, per vedere se quello sport, accettato in maniera così euforica dal figlio, potesse dimostrarsi davvero di suo gradimento una volta iniziato, poi, dopo il primo mese, le lezioni a settimana erano diventate due e l’umore del figlio era molto migliorato. Anche la piccola Amelia aveva iniziato le lezioni. Forse Cornelia aveva sempre avuto in mente di farglielo fare, o forse aveva semplicemente voluto offrire a Jake un volto conosciuto con cui condividere quel nuovo percorso, viste le difficoltà che aveva affrontato negli ultimi tempi. Qualunque fosse il motivo, Ethan aveva colto di buon grado la loro presenza che, a poco a poco, stava divenendo una costante nelle loro vite. Era rassicurante sentire di avere qualcuno su cui poter contare. A volte facevano i turni per portare i bambini alle lezioni, altre invece si ritrovavano lì entrambi e approfittavano di quel tempo per chiacchierare e aggiornarsi sulle loro vite. L’appuntamento al maneggio era divenuto una sorta di oasi sicura in mezzo a tutto quello che stava capitando in quella cittadina. Gli spiacevoli episodi che accadevano una volta all’anno, poi quello strano morbo che aveva iniziato a colpire le persone indistintamente, riempiendo gli ospedali in maniera sempre più spaventosa. Una o due volte si era persino chiesto se non sarebbe stato meglio tenere Jake in casa, evitare di uscire e avere contatti con le altre persone, così da tenere entrambi al sicuro dal contagio. Poi però aveva ripensato a Mina e al fatto che, purtroppo, se qualcosa doveva capitare lo avrebbe fatto comunque, la vita conosceva molti modi per metterti i bastoni tra le ruote. Era certo che lei non avrebbe apprezzato quella paura e che avrebbe preferito vederli vivere la vita a pieno, anche a rischio di finire nei guai, piuttosto che vivere nella paura e si era quindi ripreso da quei pensieri.
    Aveva controllato che Jake avesse gli abiti adeguati, aveva messo una piccola merenda e una bottiglietta d’acqua nel suo zainetto e lo aveva accompagnato al maneggio anche quella sera. Quello era uno dei giorni degli incontri, appositamente segnato in agenda con un cerchio rosso e una grande C per non dimenticarlo e per evitare di prendere impegni, a meno che non ci fosse stato qualcosa di troppo importante. Aveva guidato verso l’esterno della città, dove si trovava la proprietà dei Blackthorne e aveva sentito Jake iniziare a scalpitare al suo fianco a mano a mano che si facevano più vicini. Sorrise, lieto di quel cambio piuttosto repentino nella vita di suo figlio che, dopo qualche tempo, sembrava di nuovo felice. Si era reso conto di aver compiuto numerosi errori, di essere stato poco presente e di aver sottovalutato quanto i suoi impegni e il suo umore potessero influire su suo figlio, ma era lieto che le cose ora sembrassero essersi avviate sui giusti binari. Parcheggiò nell’area apposita e osservò suo figlio salutare velocemente con la mano prima di correre verso l’ingresso. -Mi raccomando, comportati bene! - riuscì solo a dire, sollevando appena la voce, prima di vederlo sparire dietro una porta, con lo zainetto che si agitava veloce alle sue spalle. Si era ambientato bene, oramai sembrava conoscere quel posto come le sue tasche. Scosse il capo, divertito, poi si accese una sigaretta. Anche quelle si erano ridotte in quegli ultimi mesi. Se nel periodo immediatamente precedente all’episodio a scuola il numero era notevolmente aumentato, piano piano aveva sentito di averne meno bisogno, anche se sapeva che il vizio non sarebbe mai andato via del tutto. Fumava da troppo tempo ormai per poter pensare di vivere completamente senza, ma credeva che ridurle potesse essere comunque un buon compromesso. Inspirò ed espirò alcune boccate, osservando il cielo azzurro e limpido sopra la sua testa. Si prospettava un’ottima serata. Spense la sigaretta nell’apposita area e poi anche lui varcò la soglia, andando a raggiungere l’area che di solito occupavano i genitori che restavano a osservare i progressi dei loro bambini.
    A lui non interessava che suo figlio diventasse il miglior fantino della storia di Besaid, né che partecipasse a delle competizioni, voleva soltanto che fosse felice e a suo agio. Non era quindi lì per vigilare sull’operato dei maestri, per lamentarsi delle poche attenzioni o dei miglioramenti troppo lenti, ma soltanto per trascorre un po’ di tempo in tranquillità. Individuò la figura bionda e sorridente di Cornelia che agitava una mano in direzione dei bambini e, con un sorriso, si avvicinò a lei. Non si rendeva neppure conto di quante barriere avesse già abbattuto con lei, di quanti passi avesse fatto nella sua direzione e di quanto fosse cambiato il suo modo di porsi. Sembrava quasi richiamare il ragazzino scanzonato di un tempo, sotto un leggero strato di grigio che ancora non era stato del tutto spazzato via. Gli era venuto naturale, tanto che non se ne rendeva neppure conto. -Dici che oggi ce la faranno a non cadere? - mormorò, a voce bassa, sussurrando quelle parole al suo orecchio prima di ridacchiare appena. Nelle lezioni precedenti era capitato che uno o due bambini sbagliassero alcune delle manovre e rischiassero di scivolare giù dal pony, fortunatamente senza riportare danni maggiori di semplici graffietti o ginocchia sbucciate. Le sorrise in maniera più aperta prima di salutarla. -Ciao. Scusa il ritardo. - aggiunse, andando a posizionarsi accanto a lei, posando le braccia sopra il muretto che divideva gli spettatori dall’area dei cavalli, volgendo lo sguardo in direzione dei bambini, dritto davanti a sé. Osservò Jake chiacchierare con Amelia prima di avvicinarsi al suo cavallo e prepararsi a iniziare. -Come stai? - domandò, sincero, voltandosi verso di lei per poterla guardare, sorridendo appena. Non osava neppure immaginare quanto doveva essere complicata la situazione in ospedale in quegli ultimi tempi. Aveva smesso di guardare i telegiornali per evitare di preoccuparsi più del dovuto e farsi prendere di nuovo da un’ansia folle. I giornalisti tendevano a concentrarsi su un unico argomento e continuare a parlare di quello fino alla nausea, anche quando non avevano nulla di nuovo da dire. Generavano ancora più disperazione del dovuto. -Voi state tutti bene? - chiese poi, lasciando sottinteso il motivo di quella domanda. Per fortuna nella sua famiglia nessuno si era ammalato, ma aveva sentito da alcuni colleghi che non tutti erano stati altrettanto fortunati e sperava tanto che, nella sua grande famiglia, tutti fossero al sicuro. -Hanno aperto un nuovo ristorante vicino al mio studio, gli odori sembravano interessanti. - aggiunse poi, cercando di cambiare velocemente argomento e di allontanare le attenzioni dal morbo. -Avete impegni dopo la lezione? - chiese ancora, invitandola a prendere in considerazione l’idea di cenare insieme, se non aveva già degli altri impegni.
     
    .
0 replies since 5/9/2023, 19:42   33 views
  Share  
.
Top
Top