There must be lights burning brighter somewhere

Alexander x libero

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  1. Kagura`
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    Come ogni good boy che si rispetta, Joon non avrebbe sprecato una soleggiata giornata autunnale all'interno di casa sua. Il sole e le temperature frizzanti lo stavano richiamando all'esterno e per questo, con la sola compagnia della sua immancabile tote bag (piena di oggetti più o meno inutili) e un beanie per non congelare le estremità delle orecchie decise di abbandonare il comfort e la sicurezza di casa sua per godersi una lunga passeggiata. Molto sembrava essere cambiato nella città in quell'ultimo periodo e Joon non mancava all'appello delle persone inquietate e spaventate dagli ultimi eventi. Besaid è piena di sorprese. Un tempo avrebbe pensato in modo ingenuo che si trattasse di una delle tante magie che caratterizzavano la città. Tuttavia, essendo stato anche lui raggiunto dalla violenza che accompagnava l'incanto della città, gli ultimi eventi avevano risvegliato in lui incubi che non lo sfioravano da tempo. Prima di ricorrere all'isolamento paranoico, Joon aveva contattato la rete che lo circondava, assicurandosi che tutte le persone che conosceva, amici più o meno stretti, stessero bene. Aveva raccolto le testimonianze di molti e, interrogandosi sulle loro parole, aveva sospettato l'esistenza di un denominatore comune. Ma quale? Le risposte forse non sarebbero mai arrivate, eppure Joon non aveva smesso di chiedersi cos'avesse portato via da Besaid un numero di persone che sarebbe stato difficile da ignorare. Fra questi c'era anche Søren, antico maestro e amico ritrovato, che tanto avrebbe voluto contattare per poter fare chiarezza non solo nella sua mente, ma anche nel suo animo inquieto. Era certo che Søren, grazie alla sua conoscenza e all'infinita saggezza, sarebbe stato in grado di fornire un aiuto prezioso ai suoi pensieri, eppure per Joon fu impossibile raggiungere il maestro. Come molti altri, Søren sembrava essersi smaterializzato nel nulla. Fu inutile provare a contattare la famiglia, o la sorella Naom. Nessuno volle rispondere alle sue domande e Naomi lo rifiutò bruscamente, impedendo a Joon di instaurare ogni forma di conversazione.
    Nonostante fossero passati diversi mesi, quei pensieri non avevano abbandonato Joon e ne appesantivano il passo, così come lo sguardo era catturato da una sfilza di volantini affissi ai pali di Besaid. "Mi avete visto?" chiedevano a gran voce gli annunci con volti sorridenti di persone che non conosceva, e che lottavano per cogliere l'attenzione dei passanti, sperando di suscitare in loro un interesse in grado di scuoterli fuori dal terrore. La città era in subbuglio e sembrava essersi ritirata nella sua intimità per ricaricarsi, come se stesse preparando un attacco violento e definitivo contro chi l'aveva costretta a leccarsi le ferite. Ma contro chi scagliare la rabbia quando non esisteva nessuno a cui dare la colpa? Dov'era il capro espiatorio di cui Besaid aveva bisogno in momenti come quelli? Mentre i pensieri continuavano ad intasargli la mente, Joon non si accorse di essere giunto alla spiaggia, là dove era iniziato (o forse ricominciato) tutto. Lanciò una lunga occhiata al mare, sperando che le molecole che componevano la sabbia, la brezza, le onde, potessero restituire le immagini di quella notte piena di eventi e cambiamenti. Che cos'era successo, esattamente? E perché nessuno sembrava in grado di ricomporre una verità sensata e compiuta? Ha senso fidarsi ancora di quello che si dice in giro? Rifletté mentre il volto si incupiva leggermente. Poi, all'improvviso, ogni pensiero venne interrotto. Qualcuno si era appena scontrato con la sua spalla e Joon alzò le sopracciglia, preso alla sprovvista, guardando un cumulo di fogli alzarsi prima in aria e poi cadere a terra, venendo trasportati leggermente dal vento. Solo in un secondo momento focalizzò l'attenzione sul ragazzo che aveva di fronte a sé, tirandosi rapidamente sul naso il ponte degli occhiali per chinarsi a dare una mano, raccogliendo i fogli prima che venissero portati via dalla brezza.
    «No, no! Scusami tu! Anche io ero sovrappensiero. È tutto okay. Mi dispiace di averti fatto cadere le foto...» Iniziò a parlare velocemente, mentre le dita raccattavano quanti più fogli possibile, distraendosi una seconda volta per osservarne uno in particolare. Non credeva di conoscere il volto ritratto ma quelle foto gli sembravano di qualità altissima. «Oh, aspetta, ma sono disegni? Wow, hai un tratto fenomenale. Ah, scusa, non volevo... farmi i fatti tuoi, ecco.» Iniziò sorridente e sorpreso, alzando lo sguardo sullo sconosciuto per comunicare meglio tutta la sua meraviglia. Quindi terminò la frase in modo un po' più basso, restituendo i disegni che aveva raccolto al proprietario. Si tirò in piedi e continuò ad osservare il volto dell'altro. «Uh? Come dicevi, scusa? Beh, forse sono io a dovermi scusare, ti ho fatto fare un casino coi tuoi fogli. Spero non si siano rovinati!» Rispose, genuinamente sorpreso dall'offerta dell'altro.
    «Aspetta... ma ci conosciamo? Hai una faccia familiare.» Parlò mentre strizzava gli occhi, accarezzandosi il mento in maniera pensierosa e quasi un po' comica. Naturalmente si avvicinò di poco all'altro, osservandone i tratti caratteristici del volto, fino a quando l'intera espressione di Joon non s'illuminò, dato che era arrivato alla soluzione. «Lavori al negozio di antiquario qua in città, vero? Devi essere Alexander, se non sbaglio.» Gli offrì un sorriso luminoso. «Scusa, io so il tuo nome ma non credo tu sappia il mio. Sono Joon, simpatico residente di Besaid. O almeno spero...» Continuò a parlare con atteggiamento affabile, contento di aver potuto incrociare la strada di Alexander al di fuori del negozio di antiquario. Non lo frequentava spesso, ma in passato la sua famiglia aveva fatto riferimento alle conoscenze e l'abilità della famiglia Hamilton per alcune tele o oggetti d'arte. «Credo di avere qualche lavoro di tuo padre a casa. Aveva un tocco terribilmente raffinato.» Concluse, sovrappensiero.
    Fra i ricordi che si accatastavano negli scaffali della sua mente come disordinatissimi libri e volumi, Joon sfiorò un vecchio articolo di giornale che riguardava proprio Alexander e la sua famiglia. Si domandò se fosse stato opportuno riportare alla luce degli eventi che, probabilmente, erano molto delicati per l'altro. «Lo sai... hanno consigliato di non girare da soli, soprattutto qua in spiaggia. Non mi ero nemmeno accorto di aver raggiunto la zona. Riflettendo mi sono inquietato da solo per certe cose... magari un po' di compagnia non sarebbe male.» Offrì, lasciando intuire con un sorriso gentile che avrebbe compreso un rifiuto da parte di Alexander. Per quanto allenato alle buone maniere, alle volte anche Joon si dimostrava goffo nelle interazioni sociali.
     
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2 replies since 7/10/2023, 15:35   116 views
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