Let the investigation begin!

Alex x Eddie, esterno, 31 Marzo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    The Fourteenth of the Hill.

    Group
    Cittadini
    Posts
    10,037
    Reputation
    +355
    Location
    The Matrix.

    Status
    Offline

    Eddie Noah O'Moore
    ❝26 y.o. , clumsy reporter
    lovely young man, venom
    sheet

    « C
    rawling in my skin.. these wounds, they will not heal» canticchiava Eddie con gli occhi socchiusi per metà, mimando il ritmico cadenzare della batteria del brano che gli martellava i timpani.
    Non era stato così bene da mesi.
    L'Altro aveva preso controllo frequentemente in quel periodo, rivelando la presenza di ingenti vuoti di memoria nella quotidianità del reporter.
    Febbrile e preoccupato, Ed aveva cercato segni del proprio crudele passaggio senza trovarne alcuno. Certo, un criminale picchiato qui e lì, un tizio morto dopo aver spacciato droga.
    Era ovvio che l'Altro avesse cominciato ad approfittare del caos generato dalla pandemia in corso, trasformando la città nel suo parco giochi personale.
    Eddie però sapeva che quelle non erano state altro che avvisaglie e lui, da qualche tempo a quella parte, dopo tutto ciò che aveva passato a Besaid, si era deciso a non colpevolizzarsi ma a cercare aiuto, indagando su se stesso.
    Aveva applicato ogni stilla di conoscienza giornalistica nel ripercorrere i suoi passi, nel rivelare quanto più di quella tormentata coesistenza con l'Altro e chissà quante altre personalità presenti in lui.
    Non aveva idea se fosse stata una scissione avvenuta in parallelo allo sviluppo della sua tediosa particolarità o se fosse stato speciale dalla nascita.
    Fatto sta che Eddie era moltitudine ed uno, era animo e coscienze, era presente, passato, pericolo, vita e morte.
    Come gestire quella quantità ingente di sentimenti? Di solito cercava d'abbracciarla tutta, di barcamenarsi in quel via vai incosciente, sicuro che prima o poi ci avrebbe rimesso la pelle.
    Da qualche tempo a quella parte frequentava una brava ed anziana psichiatra, Frøken Mellem, che si era affibbiata il complesso compito di analizzarlo e dipanare il suo strambo cervello.
    Eddie aveva pianto come un coccodrillo una sessione dopo l'altra e nessuno dei suoi altri ego era sbucato fuori, possibilmente spaventati dall'idea di interfacciarsi con una sconosciuta potente come Mellem.
    O forse per prendersi il tempo di studiarla ed adempiere al loro dovere al momento opportuno.
    «Fear is how I fall, confusing what is real» canticchiava Ed nelle strade buie di Besaid, muovendosi silenzioso ed a ritmo di musica poco prima dello scatto del coprifuoco.
    Attento, il reporter aveva scelto di andare in avanscoperta per indagare com freelance su quell'epidemia che stava mietendo vittime a destra ed a manca.
    Aveva indossato dei guanti ed una mascherina, non proprio sicuro di come quel morbo si sarebbe potuto diffondere ed era arrivato sino all'Egon pub, oramai in chiusura.
    Avventori si stavano affrettando a salutarsi per tornare a casa a favore d'una sera come tante altre, eppure Eddie sentiva che qualcosa non stava andando proprio per il verso giusto.
    Mosso da quell'istinto irrefrenabile, una strana eco nel suo animo, aveva scelto invece di restare a scapito delle conseguenze.
    Ovviamente non era mai accaduto prima che infrangesse così apertamente la legge e ciò lo stava agitando non poco.
    «Io, dividere la cella con... Lionel, il boss di Besaid... non voglio nemmeno pensarci» borbottò fra sé, inventandosi nomi a caso in previsione di un sicuro arresto e sfumando il volume della musica che gli martellava nelle cuffie.
    Indossava il suo solito paio di jeans ed una maglietta degli X-Men con Magneto in primo piano, coperto solo da una spessa felpa sul suo corpo asciutto e slanciato.
    Fu allora che i suoi occhi nocciola compresero un lieve cambio di tendenza quella sera: c'era meno polizia in giro, meno sorveglianza.
    Avrebbe voluto proprio capire il perchè.
    Qualcosa di grande sta succedendo, Eddie. Qualcosa di grande e tu non sei invitato. gli sibilò una voce appuntita in testa.
    Ed scosse il capo bruno e si diede un colpetto alla fronte.
    «Non ora, lasciami in pace» protestò lui che, ovviamente, non si era reso conto di essere inciampato nei suoi stessi piedi ed essere finito contro un'altra persona.
    Lo zainetto che gli abbracciava la schiena si schiacciò e lui si volse immediatamente in corrispondenza del povero malcapitato, sollevando piano le mani guantate.
    «Hey scusa! Scu... oh Alex! Sei tu!» esclamò il reporter, la sua fotocamera al collo ed un sorriso gioviale dietro la maschera che si sfilò prontamente.
    Erano all'aperto, magari questo avrebbe influito.
    «Hey, come va, amico?» chiese, come se si fosse scordato un dettaglio importante. Poi affondò una mano in tasca e sollevò le spalle.
    «Senti, so che il coprifuoco è vicino ma posso farti un paio di domande per il mio nuovo articolo?» domandò infine Ed che, probabilmente, non avrebbe mai avuto un'opportunità ghiotta come quella. Alex era sempre stato un ragazzo dinamico, attento, pronto e questo magari avrebbe aiutato loro a farsi un'idea di quello che stava succedendo.
    Per quanto i propri pensieri invasivi fossero fastidiosi, l'Altro Eddie forse aveva ragione: qualcosa di grande stava succedendo, qualcosa di strano e lui, per dovere e curiosità, avrebbe proprio voluto sapere cosa.
     
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Cittadini
    Posts
    439
    Reputation
    +35

    Status
    Anonymes!
    Nonostante ci siano solo pochi riferimenti e non sia scesa nel particolare, preferisco apporre un Trigger Warring preventivo.
    Nel rispetto di tutti i lettori si avvisa che da questo punto in poi sono presenti tematiche di: [morte di un personaggio, leggera depressione, black humor su suicidio].
    Ricordiamo che si tratta di un'opera immaginaria, frutto della fantasia di chi scrive e che non mira a danneggiare nessuno nello specifico.



    tumblr_inline_ok7bvuWA6w1qaypzc_400
    Da quando si era svegliato, un anno prima, solo e terrorizzato in un ospedale, Alexander Hamilton aveva visto la propria vita cadere in pezzi tutta in una volta: si era perso il funerale dei propri genitori, non era utile per le indagini circa la loro morte e tutto ciò che avrebbe potuto pensare era al modo migliore per raccogliere i pezzi.
    Stava andando meglio del previsto. Andava da un terapeuta una volta a settimana, stava procedendo ad andare a trovare la tomba dei suoi genitori almeno una volta a settimana provando a non avere un attacco di panico. Andava bene. Stava migliorando. Non sarebbe guarito, perché da una ferita del genere nessuno avrebbe mai potuto pensare di guarire, ma stava lavorando a sopravvivere e poi a vivere davvero.
    Se non fosse che viveva a Besaid e in quella dannata città non ci fosse nulla di normale nel senso stretto del termine: era un ragazzo cui bastava allungare una mano per carpire il dannato futuro di un oggetto. Non poteva pretendere chissà cosa.
    Ma quella giornata..
    Era il primo compleanno di sua madre che avrebbe trascorso senza di lei. Alexander non era sicuro del fatto che le parole del suo psicoanalista – ‘’Hai la tendenza a metterti nei casini, mh?’’- fossero esattamente uno scherzo. Di certo, ci stava pensando mentre si alzava, una bottiglia di rhum in mano come un Capitan Sparrow molto triste, dalla panchina che avevano messo davanti le tombe dei suoi genitori.
    Camminava per la città, talmente immerso nel proprio dolore da non considerare che fosse un giorno di tecnicamente quarantena. E ci mise un po' a distinguere la figura di Eddie, riuscendo miracolosamente a non sfracellarsi sul posto.
    «Ciaoooo Eddie!» borbottò, le guance rosse e la dignità sempre più in pezzi, sbattendo le palpebre come una buffa imitazione di una di quelle cheerlader di cui suo padre gli raccontava in Texas, impegnate ad elevare il proprio status sociale flirtando con il quaterback. Peccato che Eddie fosse più il nerd della scuola, ma a lui sarebbe piaciuto in ogni universo, pensava.
    «Scusami amico, ma non penso di poterti essere molto d’aiuto. Cioè sono piuttosto brillo, okay, però se me lo chiedi posso provarci. Cioè ho due neuroni, uno si mette al tuo servizio volentieri!» ammise, alzando la bottiglia per fargliela vedere.
    Non esattamente responsabile, ma Eddie gli piaceva per tutta una serie di motivi: tra cui, per citare, anche il fatto che sembrasse incredibilmente leale ai suoi amici. Lo faceva stare male essere suo amico? Si e no. Insomma, erano ovvi i suoi sentimenti – a tutti meno che ad Eddie stesso, evidentemente- ma conoscendo perfettamente l’orientamento sessuale dell’altro ragazzo, Alexander non aveva mai davvero sperato.
    «Sai, sarebbe stato il compleanno di mia madre. Vado da un terapista, ma quando il dolore arriva arriva e quindi solo il rhum può aiutare. O il buon vecchio Jack Daniel’s, ma non lo avevo in casa. Diamine, dovrò fare scorta domani» sbuffò, strofinandosi un occhio come un bambino capriccioso, piegando le labbra in una smorfietta.
    Inclinò il capo, simile ad un pettirosso che saltella in un prato e guarda con i propri occhi vispi l’inatteso visitatore.
    «Che poi, sai che ho una cotta imbarazzante per te, no?» disse, agitando la bottiglia come se stessero davanti ad un buon caffè, nella luce del pomeriggio. «Cioè mio padre mi prendeva sempre per il culo. Penso che anche mia madre lo facesse. Sono sicuro che mezza città mi prenda in giro visto che uh- sai, mi sfracello come nulla, quando passi. E rido come un idiota ogni qualvolta mi rivolgi parola.»
    Aggrottò le sopracciglia. In qualche modo, in un angolo remoto del suo cervello, un piccolo Alex stava urlando quanto fosse stato inopportuno: tuttavia, era decisamente troppo ubriaco per occuparsene.
    Ridacchiò.
    «Questo per dire che potresti chiedermi di strapparmi il cuore dal petto ed offrirtelo e lo farei chiedendoti che piatto vuoi per accompagnamento. La B in LGBTQ+ non è una lettera silenziosa, no? Siamo in pari, si? Perfetto, amico, fatti sotto e vediamo cosa mi ricordo in questo momento. Cioè tipo.. mi ricordo il mio nome. Il che è un passo, corretto?» annuì solennemente.
    Decisamente, una figura barbina eccezionale. Dieci e lode e bacio accademico. Alexander non avrebbe ricordato molto, il giorno successivo: il che, col senno del poi, lo avrebbe salvato dal tentare di uccidersi soffocandosi con i propri disegni. Disegni di Eddie. Ovviamente.
    La sua vita era un fottuto scherzo.
    Gli prese un braccio, o per meglio dire vi poggiò una mano e gli sorrise allegro.
    «Ci spostiamo, vuoi? Sto notando degli strani movimenti e non capisco se è il mio rhum, addio sogni di gloria di essere sexy come Johnny Depp in Pirati dei Caraibi, o boh. Questa città è un casino, lo hai mai pensato?»
     
    .
1 replies since 24/11/2023, 16:43   53 views
  Share  
.
Top
Top