Let the investigation begin!

Alex x Eddie, esterno, 31 Marzo

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    The Fourteenth of the Hill.

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    Eddie Noah O'Moore
    ❝26 y.o. , clumsy reporter
    lovely young man, venom
    sheet

    « C
    rawling in my skin.. these wounds, they will not heal» canticchiava Eddie con gli occhi socchiusi per metà, mimando il ritmico cadenzare della batteria del brano che gli martellava i timpani.
    Non era stato così bene da mesi.
    L'Altro aveva preso controllo frequentemente in quel periodo, rivelando la presenza di ingenti vuoti di memoria nella quotidianità del reporter.
    Febbrile e preoccupato, Ed aveva cercato segni del proprio crudele passaggio senza trovarne alcuno. Certo, un criminale picchiato qui e lì, un tizio morto dopo aver spacciato droga.
    Era ovvio che l'Altro avesse cominciato ad approfittare del caos generato dalla pandemia in corso, trasformando la città nel suo parco giochi personale.
    Eddie però sapeva che quelle non erano state altro che avvisaglie e lui, da qualche tempo a quella parte, dopo tutto ciò che aveva passato a Besaid, si era deciso a non colpevolizzarsi ma a cercare aiuto, indagando su se stesso.
    Aveva applicato ogni stilla di conoscienza giornalistica nel ripercorrere i suoi passi, nel rivelare quanto più di quella tormentata coesistenza con l'Altro e chissà quante altre personalità presenti in lui.
    Non aveva idea se fosse stata una scissione avvenuta in parallelo allo sviluppo della sua tediosa particolarità o se fosse stato speciale dalla nascita.
    Fatto sta che Eddie era moltitudine ed uno, era animo e coscienze, era presente, passato, pericolo, vita e morte.
    Come gestire quella quantità ingente di sentimenti? Di solito cercava d'abbracciarla tutta, di barcamenarsi in quel via vai incosciente, sicuro che prima o poi ci avrebbe rimesso la pelle.
    Da qualche tempo a quella parte frequentava una brava ed anziana psichiatra, Frøken Mellem, che si era affibbiata il complesso compito di analizzarlo e dipanare il suo strambo cervello.
    Eddie aveva pianto come un coccodrillo una sessione dopo l'altra e nessuno dei suoi altri ego era sbucato fuori, possibilmente spaventati dall'idea di interfacciarsi con una sconosciuta potente come Mellem.
    O forse per prendersi il tempo di studiarla ed adempiere al loro dovere al momento opportuno.
    «Fear is how I fall, confusing what is real» canticchiava Ed nelle strade buie di Besaid, muovendosi silenzioso ed a ritmo di musica poco prima dello scatto del coprifuoco.
    Attento, il reporter aveva scelto di andare in avanscoperta per indagare com freelance su quell'epidemia che stava mietendo vittime a destra ed a manca.
    Aveva indossato dei guanti ed una mascherina, non proprio sicuro di come quel morbo si sarebbe potuto diffondere ed era arrivato sino all'Egon pub, oramai in chiusura.
    Avventori si stavano affrettando a salutarsi per tornare a casa a favore d'una sera come tante altre, eppure Eddie sentiva che qualcosa non stava andando proprio per il verso giusto.
    Mosso da quell'istinto irrefrenabile, una strana eco nel suo animo, aveva scelto invece di restare a scapito delle conseguenze.
    Ovviamente non era mai accaduto prima che infrangesse così apertamente la legge e ciò lo stava agitando non poco.
    «Io, dividere la cella con... Lionel, il boss di Besaid... non voglio nemmeno pensarci» borbottò fra sé, inventandosi nomi a caso in previsione di un sicuro arresto e sfumando il volume della musica che gli martellava nelle cuffie.
    Indossava il suo solito paio di jeans ed una maglietta degli X-Men con Magneto in primo piano, coperto solo da una spessa felpa sul suo corpo asciutto e slanciato.
    Fu allora che i suoi occhi nocciola compresero un lieve cambio di tendenza quella sera: c'era meno polizia in giro, meno sorveglianza.
    Avrebbe voluto proprio capire il perchè.
    Qualcosa di grande sta succedendo, Eddie. Qualcosa di grande e tu non sei invitato. gli sibilò una voce appuntita in testa.
    Ed scosse il capo bruno e si diede un colpetto alla fronte.
    «Non ora, lasciami in pace» protestò lui che, ovviamente, non si era reso conto di essere inciampato nei suoi stessi piedi ed essere finito contro un'altra persona.
    Lo zainetto che gli abbracciava la schiena si schiacciò e lui si volse immediatamente in corrispondenza del povero malcapitato, sollevando piano le mani guantate.
    «Hey scusa! Scu... oh Alex! Sei tu!» esclamò il reporter, la sua fotocamera al collo ed un sorriso gioviale dietro la maschera che si sfilò prontamente.
    Erano all'aperto, magari questo avrebbe influito.
    «Hey, come va, amico?» chiese, come se si fosse scordato un dettaglio importante. Poi affondò una mano in tasca e sollevò le spalle.
    «Senti, so che il coprifuoco è vicino ma posso farti un paio di domande per il mio nuovo articolo?» domandò infine Ed che, probabilmente, non avrebbe mai avuto un'opportunità ghiotta come quella. Alex era sempre stato un ragazzo dinamico, attento, pronto e questo magari avrebbe aiutato loro a farsi un'idea di quello che stava succedendo.
    Per quanto i propri pensieri invasivi fossero fastidiosi, l'Altro Eddie forse aveva ragione: qualcosa di grande stava succedendo, qualcosa di strano e lui, per dovere e curiosità, avrebbe proprio voluto sapere cosa.
     
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