A Night of Music and Memories

Eydís & Fae | @ Lille Musikk Bar | 1st Sept 2023

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    Eydís Isaksen Bøe

    28 years old
    bar owner & musician
    dreamlike elements materialization


    In quella sera di fine estate, il 'Lille Musikk Bar' era avvolto in un'atmosfera intima e accogliente. Le luci soffuse illuminavano con delicatezza le pareti di legno scuro adornate da alcuni vecchi vinili e poster di concerti di artisti indie-folk, alternati a fotografie esposte in cornici semplici ma eleganti. Erano tutti scatti opera dalla stessa Eydís, vere e proprie finestre sul suo mondo e prova della sua passione per la musica.
    Alcune di esse ritraevano il paesaggio innevato del fiordo in cui sorgeva Besaid: montagne che si ergevano maestose, acque cristalline che riflettevano la luce del sole e aurore boreali che illuminavano il cielo. Era come se le fotografie catturassero l'essenza stessa della natura selvaggia e suggestiva della Norvegia, trasportando chi si soffermava a guardarle in un viaggio immaginario attraverso paesaggi mozzafiato.
    Altre foto ritraevano musicisti intenti a suonare proprio lì, nel 'Lille Musikk Bar'. Le immagini catturavano l'energia e la passione degli artisti, trasmettendo il senso di intimità e calore che solo la musica dal vivo può offrire.
    Ogni singola foto era una testimonianza dell'amore di Eydís per la sua terra, per la musica e per il suo bar. Ogni volta che la giovane posava gli occhi su quelle immagini e le guardava, si sentiva di essere parte di qualcosa di più grande e significativo.
    Tra le decorazioni appese spiccavano anche veri e propri strumenti musicali tradizionali norvegesi, come l'Hardingfele — il celebre violino norvegese con otto corde — di suo nonno, un seljefløyte e persino alcuni bukkehorn, tutti esposti con orgoglio come testimonianza della ricca eredità musicale del paese.
    Era come se le pareti stesse del locale raccontassero il legame speciale che la famiglia Isaksen Bøe aveva con Besaid e con la musica che animava i loro cuori.

    Il suono del pianoforte e la voce dolce e calda di Eydís riempivano l'aria con le loro note penetranti danzando nell'atmosfera come foglie mosse dal vento. La musica, intrecciata con delicatezza e maestria, trasportava gli ascoltatori in un viaggio emotivo attraverso paesaggi sonori di dolce nostalgia e riflessione. Ogni accordo vibrava nell'aria, catturando l'attenzione e avvolgendo e incantando gli animi degli spettatori con la sua bellezza, avvolgendoli in un abbraccio intimo dal quale emergeva solo il suono struggente del pianoforte e la voce della giovane cantante.
    Era come se l'armonia stessa si materializzasse in quelle note.
    La stanza era piena di persone, alcune sedute ai tavoli sorseggiando birra e chiacchierando, altre affollate attorno al palco, rapite dalla performance della giovane proprietaria del locale. Eydís indossava un abito lungo dai colori tenui e dal sapore vintage, realizzato in tessuto leggero con spacco frontale che le donava un'aria di eleganza con un tocco di mistero. I suoi capelli, biondi lunghi e mossi, cadevano morbidi sulle spalle mentre le dita scorrevano agili sui tasti del pianoforte.
    Intorno a lei, il pubblico era immerso nell'atmosfera magica della sera, alcuni spettatori sorridevano, altri chiudevano gli occhi lasciandosi cullare dalla musica, mentre Eydís continuava a cantare con il cuore colmo di emozioni e gli occhi chiari che brillavano di passione.
    La canzone si concluse tra applausi e sorrisi, poi un'altra prese il suo posto, e anche quando la performance di Eydís giunse al termine, un'atmosfera di calore e amicizia sembrava persistere nell'aria.
    « Grazie a tutti » disse la giovane con gratitudine più che tangibile negli occhi.
    « Vorrei presentare il prossimo artista che avremo il piacere di sentire questa sera... » Eydís cercò con lo sguardo l'amico Terje che avrebbe preso il suo posto sul palco.
    « Signore e signori, permettetemi di presentarvi il talentuoso cantautore e musicista Terje Nilsen! » la giovane lo annunciò, quindi con un sorriso radioso fece cenno all'uomo di salire sul palco.
    Terje era alto e slanciato, dai capelli biondi che cadevano morbidi sulla fronte in ciocche ribelli. Aveva occhi chiari e penetranti che riflettevano la sua anima sensibile e creativa. Un sorriso gentile gli illuminava il viso dai lineamenti regolari mentre saliva sul palco con fare elegante e rilassato, « grazie, grazie a tutti... » disse rivolto al pubblico della sala che lo aveva accolto con un caloroso applauso.
    « Spero di non farvi rimpiangere la nostra bella Eydís! » scherzò con modestia cogliendo l'occasione per rinnovare i complimenti all'amica musicista che lo aveva preceduto. Mentre Terje, armato di chitarra, prendeva posto sullo sgabello e si accingeva ad iniziare la propria performance, Eydís scese dal palco con leggerezza e un sorriso radioso ancora stampato sul volto.
    Tra gli applausi e le chiacchiere animate, la giovane cantante si fece largo nella sala e si avvicinò con passi leggeri al bancone del bar. Ad accoglierla trovò Jonas, il barista, un uomo sulla cinquantina dai capelli brizzolati, la salutò con un sorriso amichevole.
    « Complimenti per la tua esibizione, Dís » disse con un accento nordico che tradiva le sue origini di Vardø in Finnmark.
    « Grazie Jonas » rispose con gratitudine la ragazza mentre si appoggiava al bancone e ordinava una birra per rinfrescarsi dopo lo sforzo sul palco.
    « Ho proprio bisogno di una birra ghiacciata »
    Mentre aspettava il suo drink, lasciò che lo sguardo si perdesse tra le persone che popolavano il locale fino a raggiungere il palco, dove Terje stava iniziando la sua performance con la chitarra. Con un sospiro, Eydís si lasciò avvolgere dall'aria vibrante e coinvolgente del 'Lille Musikk Bar', la luce soffusa del locale accarezzava delicatamente i suoi lineamenti e il ronzio sommesso delle conversazioni si mescolava alle note calde della chitarra creando un'atmosfera intima e coinvolgente.

     
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    Era strano come, da solo qualche mese, ogni sguardo rivolto nella propria direzione si fosse trasformato in una ricerca, in un sospetto, in una domanda. Restava appeso lì, in tutte le sue forme, pendeva per aria intorno a Fae, la quale, invece di rispondere, abbassava lo sguardo e sorrideva timidamente, contava i secondi affinché quella sensazione di inadeguatezza si dileguasse. Perché, in fin dei conti, di quello si trattava: non era più adeguata, non a quel tipo di vita, non a quella città, non a nessun'altra. Era un piccolo ed individuale mini cosmo che avrebbe finito per implodere su sé stesso e avrebbe lasciato tutti gli altri a chiedersi come potesse essere possibile che l'invincibile ragazza arcobaleno, ora, invincibile più non era. Fino a quel momento, però, Fae aveva deciso di aggrapparsi ad un'illusione, la stessa che appariva dinanzi agli occhi di chi ancora quel mini cosmo sembrava vederlo funzionante, e così facendo aveva tenuto tutto per sè: tutto andava bene, Fae stava bene, ogni ferita si rimarginava, e quello importava. Era un'illusione, una bugia che in pochi ancora erano stati capaci di smascherare.

    Il 'Lille Musikk Bar' di Eydìs pullulava di energia e note musicali e di quella luce calda e artificiale che si stendeva su tutto il locale lasciando qualche angolo al buio, donando alle pareti quell'atmosfera accogliente dalla quale Fae si lasciava abbracciare volentieri ogni qualvolta mettesse piede lì dentro. Ne conosceva ogni angolatura, ogni sgabello, ogni vite, ogni porta e graffio sul pavimento o sulle travi in legno che supportavano la struttura. Era un po' come addentrarsi in una versione romantica del suo Bolgen, quel masso di cemento e finestre alte quanto le pareti animate da musica più ritmica, più veloce, spigolosa come quei due gomiti che si ritrovava ad agitare ad ogni serata al bar. E nel Lille c'era lo stesso amore e la stessa anima che Fae aveva piantato dentro il Bolgen quindici anni prima, erano luoghi che di Fae e Eydìs parlavano e tanto dicevano. A legarle, quelle due, erano sempre state tantissime cose: la passione per la musica, la fotografia, la consapevolezza d'appartenere a Besaid, alla città stessa, d'essere parte di qualcosa di così speciale da aver paura di potersi perdere altrove. Erano cose che le avevano tenute saldamente legate anche attraverso tutti quegli anni, anche durante le crisi adolescenziali, durante i momenti di buio pesto che aveva fatto perder loro la via, durante gli attimi di felicità che a parole sarebbe stato impossibile spiegare. E dal tavolino rotondo in fondo al locale, seduta su uno degli sgabelli, lo sguardo di Fae era completamente rapito dall'esibizione dell'amica, a qualche metro di distanza, che deliziava l'intero pubblico con uno dei suoi pezzi. Si dondolava piano sullo sgabello, Fae, le lunghe gambe avvolte in un paio di jeans stretti, il busto intrappolato in una t-shirt bianca a maniche lunghe, fra le mani una bottiglia di Zipper, una delle innumerevoli birre artigianali norvegesi dalla quale si lasciava deliziare quando in visita da Eydìs. Quando l'amica terminò di cantare e fu in procinto di scendere dal piccolo palco allestito per gli artisti, Fae bevve l'ultimo sorso della propria bibita e, afferrata la bottiglia vuota, scivolò giù dallo sgabello per muoversi fra le altre persone e raggiungere il bancone del bar dove, ora, l'altra si era fermata per ordinare qualcosa da bere.
    Restò alle spalle dell'amica per qualche istante ancora, le labbra tirate in un sorriso affettuoso, le iridi grigi che ne catturavano il profilo snello, i lunghi capelli dorati che le ricadevano lungo le spalle e fino alla schiena in onde di grano agitate dal vento. Quasi allo stesso ritmo delle note della chitarra che animava le pareti del locale, ora, Fae si mosse in avanti e, poggiando la bottiglia vuota sul bancone del bar, allungò le mani libere in direzione dei fianchi di Eydìs per poi aggrapparcisi con dito indice e pollice e pizzicarle la pelle da sopra al tessuto degli indumenti che indossava. «Buh!» bofonchiò solamente con lo stupido intento di spaventarla - invano, ritrovandosi poi a ridacchiare piano non appena lo sguardo di Eydìs andò a cercarla per trovarla proprio di fianco a sé: la sagoma alta di un'amica, i capelli colorati raggruppati in una lunga treccia che dondolava da destra a sinistra al più piccolo dei movimenti, un paio di occhiaie appena accennate sotto gli occhi stanchi, il solito sorriso furbo, simpatico. «Quando diventerai famosa voglio la prima copia del tuo cd con l'autografo, grazie.» aggiunse per l'ennesima volta, come a ricordarle che, se mai avesse sfondato per davvero nel mondo della musica, non avrebbe dovuto dimenticarsi di lei. «Direi che mi sono guadagnata la precedenza, dato che ti sopporto da una vita.» aggiunse, specificandone il motivo dopo aver sollevato una mano all'altezza dei loro visi con il dito indice disteso quasi fosse un rimprovero. Afferrò quindi uno degli sgabelli di fianco al quale stava in piedi per tirarlo verso di sé e sedersi su di esso. «Hey, Jonas, mi porti un'altra Zipper, per favore?» chiese poi sporgendosi piano verso il ragazzo dietro il bancone. Questo annuì e, nel giro di due nanosecondi, le porse la seconda bottiglia di birra della serata, sorridendo. «Grrrrrazie.» si rivolse Fae nella sua direzione, poi tornò a guardare l'amica e, avvicinando la propria bottiglia di birra alla sua, lasciò che tintinnassero in un mini brindisi. «A te.» si pronunciò Fae e, poi, portò la bottiglia alle labbra per berne il primo sorso ghiacciato. «Come stai, mamma domandò poi, chiamandola "mamma" per via della piccola Siri, lo scricciolo che conosceva sin dal momento in cui aveva cominciato a formarsi nella pancia di sua madre. Ricordi che non avrebbe mai voluto cancellare, erano i momenti con le persone che amava che avevano creato la Fae che era in quello stesso momento, in quello spazio temporale dal quale non avrebbe mai voluto fuggire via. E Siri, proprio come la sua Lilian, sua nipote, erano porzioni di vita importantissimi, cuori da proteggere a tutti i costi.
     
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