La grande astuzia dei furbi è spesso fatta dalla stupidità degli altri

Adam & Agnieszka

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    Probabilmente di giornate così intense mai ebbe occasione di cimentarsi; non da quando aveva ufficiosamente iniziato a far parte della comunità di Besaid. Una richiesta indicibile, incalcolabile di preparazioni succulente e dolci, ricche di ogni sorta di farcitura e decorate minuziosamente. Agnieszka fu costretta nel restare a casa praticamente per cinque giorni di fila, non potendo neanche affacciarsi dalla finestra. In quell'ambiente, in quel piccolo appartamento, si sentiva solo l'odore squisito di pan di spagna estratto dal forno bollente. Il suono di stoviglie che venivano lavate e successivamente sporcate, sistemate sul lavandino della cucina piccola ma abbastanza confortevole e anche comoda, per quel genere di preparazioni e attività. Eppure, nonostante si fosse ritrovata completamente da sola, benché avesse fatto tutto con le sue stesse mani, sfogliando ovviamente all'occorrenza qualche manuale di cucina, qualche libro illustrato e intento a fornire la giusta ricetta, rinfrescandole la memoria: Agnieszka era riuscita nel suo obiettivo. Non le bastò che sistemare le preparazioni nel frigorifero. Miracolosamente non lo riempì così tanto da comprometterne l'utilizzo, anche perché le torte vennero sapientemente preparate con organizzazione ed efficienza. Non le creò anticipatamente onde evitare proprio un accumulo di pietanze, capaci poi di rovinarsi: mandando quindi in frantumi l'impegno dimostrato nei giorni antecedenti.
    Era in momenti come questi, quando concludeva di lavare anche l'ultima spatola per stendere la glassa o la panna - a differenza dei casi - col viso un poco madido di sudore che, Agnieszka rimpiangeva lo spazio stretto del suo appartamento. Sarebbe stato il momento perfetto per riempire una vasca e gettarsi dentro, magari rilassandosi anche con un bel bicchiere di vino. Un poco di musica che echeggiava e si liberava dal piccolo stereo, comperato solo qualche anno prima in una delle bancarelle della cittadina, e tutto sarebbe stato magico. Purtroppo però, le dimensioni della sua stanza da bagno non avrebbero mai potuto permetterle una vasca, neppure una piccolissima e striminzita, quindi, doveva necessariamente trovare un altro modo per rilassarsi. E lo fece, senza tergiversare. Si sedette, recuperò il suo pacchetto di sigarette e se ne accese una, fumandola placidamente. Non si era mai sentita meglio. Perfettamente soddisfatta e compiaciuta del suo operato, anche se tecnicamente, non aveva ancora concluso per quella giornata. Doveva portare la torta al rispettivo cliente, in modo tale che potesse mostrarla ai suoi ospiti e conseguentemente pagarla del lavoro effettuato. Aveva provveduto ad un piccolo sconto. La famiglia Hansen non si ritrovava intenta ad affrontare un periodo piacevole e sereno. In effetti, ogni famiglia - apparentemente felice - possedeva qualche preoccupazione e, queste, differivano sempre le une dalle altre. Per quanto riguardava i suoi clienti, i Hansen, il denaro stava rappresentando una problematica. Besaid offriva poco, e il loro nucleo stava crescendo sempre di più. Le spese sembravano eccessive e per quanto riuscissero a barcamenarsi, stavano prendendo in considerazione l'idea di trasferirsi. Un vero peccato, Agnieszka li considerò gente piacevole ed educata. Una caratteristica che aveva sempre apprezzato nelle persone. Comunque, non poté che abbassare il prezzo del suo lavoro. Non si sentiva di spillare troppi soldi ad una famiglia compromessa. Erano anni che non potevano concedersi una vacanza - anche Agnieszka se per questo ma, vivere a Besaid per lei rappresentava già una vacanza, dato che aveva messo piede in un luogo incantevole, semplicemente se ne innamorò dal primo momento in cui la vide e non avrebbe mai desiderato andarsene altrove - dunque... Almeno nel suo piccolo, si sentì spinta in dovere di fare qualcosa per avvantaggiarli.
    Qualche ora dopo, si ritrovò intenta a chiudere la porta di casa. Non fu semplice barcamenarsi con la borsa, un'altra riserbata unicamente alla sua preparazione - quindi frigo, cosicché la mantenesse nella giusta temperatura - e le chiavi di casa da inserire nell'apposita insenatura. Era stata costretta ad indossare anche un abito quanto meno elegante, non eccessivamente da rappresentare qualcosa di troppo estroso e sgargiante, inadatto, ma sufficientemente gradevole da non distinguersi troppo dagli invitati di quella festicciola. Il vestito era indubbiamente adatto alla stagione estiva. Faceva caldo anche se erano scoccate e superate le cinque del pomeriggio. La parte superiore dell'abito - smanicato - era d'un bel bianco brillante, decorato da alcuni ricami floreali - piccoli - d'un rosso tendente al fucsia, anche se non appariscente, un po' opaco. La parte sottostante, diversamente, era d'un intenso blu. La gonna sfoggiava delle pieghe particolarmente adatte alla sua fisicità, dato che valorizzava il punto vita e il tessuto adagiandosi morbidamente sui fianchi li assottigliava, rendendoli meno voluminosi. I tacchi poi, rappresentavano per lei un'autentica tortura. Non era mai stata capace di sopportarli, specialmente quelli eccessivamente alti ma a dire la verità: anche quelli moderati rappresentavano per lei una sfida continua. Perennemente insicura, timorosa di potersi prendere qualche storta alla caviglia. Fortunatamente riuscì nel suo intento e ciò che le restò da fare non fu altro che raggiungere la casa degli Hansen. Miracolosamente non distava troppo dalla sua, anche se camminare sulla via ciottolata poteva ugualmente dimostrarsi un'autentica impresa per la sua bassa e minima coordinazione ed equilibrio. Infine arrivò dove l'aspettavano. Fu puntuale, e anche questo non stupì nessuno. Donò loro la torta e non mancò di presenziare nel momento in cui venne mostrata agli invitati. Rimasero tutti piacevolmente stupiti. Agnieszka stessa provvide a tagliarla a fette, sistemandole poi sui piattini e donandoli agli ospiti. Partecipò al brindisi e successivamente decise di lasciare la festa. Hansen Senior provvide a chiedere quanto doveva sancirle, rimase stupito dal prezzo e inizialmente volle pagarla a prezzo dovuto, ma infine Agnieszka seppe convincerlo. Colse l'occasione per chiedere espressamente all'uomo qualche informazione. Disperatamente stava andando alla ricerca di tronchetti di legno, piatti, non trattati che potessero prestarsi per la creazione dei suoi quadretti. Hansen la informò dell'esistenza del taglialegna. Avrebbe potuto rivolgersi a lui. Si salutarono, si augurarono care cose e successivamente si ringraziarono. Agnieszka lasciò quella casa festeggiante e poiché era ancora - tutto sommato - presto, decise di seguire quella pista fornita proprio dal suo cliente. Certo, immergersi nel bosco in quella condizione, con quelle scarpe, e a quell'ora - erano scoccate ormai le 18.45 - non sarebbe stata una buona idea: ma cosa poteva mai accadere, dopotutto? Al massimo se non fosse stata fortunata e non avesse incontrato quella persona e quel professionista, avrebbe provveduto nel ritornarci un altro giorno: magari in un orario più adatto.
    Si diresse quindi nel bosco. Camminò a lungo e quando si lasciò la cittadina alle spalle, scorgendo sotto ai suoi piedi il manto smeraldino, cessò il suo passo, privandosi delle scarpe. Le tolse, affondando quindi la pianta dei piedi sul terreno morbido e lievemente inumidito, mentre la mano sinistra, reggeva i due capi tipicamente femminili. Chiaramente sospettava di non incontrare nessuno, a parte qualche fortuito camminatore o sportivo, anche se tecnicamente, questi ultimi preferivano costeggiare il bosco, anziché insinuarsi al suo interno. Aveva udito chiaramente il suono di alcune voci, sembravano lontani e aveva finanche riconosciuto il rumore dei passi. Sul momento Agnieszka non ci diede molto peso. Si sentiva tranquilla e completamente al sicuro. Proseguì nel suo incedere, sperando forse d'aver trovato quella figura, con la quale poter chiedere qualche informazione e se, la sua richiesta fosse stata appetibile, avrebbe anche potuto pagarlo e ricevere quanto desiderava. Disgraziatamente le sue ipotesi non si dimostrarono così pacate. "Posso chiedervi cosa state facendo qui?" Domandò, individuando due persone intente a darle le spalle, anche se aveva prontamente visto qualcosa che mai avrebbe desiderato scorgere. Cacciatori. Una razza che se fosse stata per Agnieszka avrebbe preferito vedersi estinguere. Naturalmente poteva comprendere se qualcuno cacciasse per sopravvivere, per mangiare... Ma ormai il genere umano non era più costretto a faticare tanto - esistevano i market - dunque perché uccidere, privare la vita di un essere solo per divertimento e sport? "A lei non dovrebbe interessare." Ribatté immediatamente un dei due. Agnieszka sentiva il sangue ribollirle nel corpo, quindi non rimase troppo attenta nel guardarlo per bene. "Oh sì, invece. Questo bosco è protetto. La caccia in questi spazi è severamente vietata." Rispose piuttosto schietta Agnieszka, inarcando finanche le sopracciglia e indurendo i suoi lineamenti, dimostrando loro tutto il suo fastidio. "Non c'è nessuno, quindi possiamo fare cosa ci pare e piace. Non hai altro da fare, damina dei boschi?" Le disse il secondo. Solo allora si era resa conto che quei due idioti, avevano con loro un fucile per ognuno, sembravano decisamente imponenti nell'aspetto ed erano chiaramente troppo arrossati sulla faccia; difatti, non fu difficile scorgere poco più in là alcune lattine di birra gettate impudentemente sul terreno. Ciò nonostante, quella breve constatazione visiva non impedì ad Agnieszka d'avvertire l'onta salirle e propagarsi nel corpo tutto. Respirò profondamente, sopportando a stendo quelle parole pronunciate con baldanza e maleducazione dal duo maschile. Le bastò unicamente issare lo sguardo verso il cielo, individuando e trovando qualcosa che, sostanzialmente avrebbe fatto a caso suo. Un buteo buteo meglio conosciuta come Poiana Comune, stava volteggiando in alto. Un rapace, presumibilmente intento a cacciare prima che il cielo scurisse completamente. Arricciando un poco le labbra, fu immediata l'idea e la tentazione alla quale la donna non avrebbe resistito.
     
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    La maggior parte delle giornate, Adam si ritrovava a dover tornare a casa subito dopo il lavoro. Certo, incontrava spesso Fae ed Ivar, ed a volte Jude, per bere qualcosa insieme o uscire la sera. Eppure, il mestiere di guardiacaccia richiedeva una notevole resistenza fisica. Non solo doveva fare ripetuti giri del bosco, delle pendici dei monti e della spiaggia per controllare che fosse tutto in ordine, ma parte dei guadagni di Adam erano anche ricavati dal fatto che fosse lui a fornire a Besaid il legno che serviva per qualsiasi scopo - che fosse qualche ceppo per il camino o pezzi più rari da consegnare ad Ivar, il suo migliore amico, che era anche il falegname della città. La conoscenza ed il legame che univa il guardiacaccia alla natura locale era forte e viscerale, e proprio le sue ricerche ed il suo amore per la flora e la fauna del posto lo rendevano un alleato prezioso non solo per i commercianti locali, ma anche per lo Stato, che delle volte gli richiedeva di raccogliere campioni di specie in estinzione. Inoltre, il boscaiolo lavorava a stretto contatto anche con la veterinaria del luogo, ma ancor più con la sua assistente, Arwen. Erano diventati amici da poco, ma il ragazzo aveva già notato la bravura della giovane nel suo lavoro. Proprio tramite questi legami professionali, lui era anche molto legato ai rifugi della zona. Proprio lì aveva trovato il cane guida giusto per Helena, una nuova concittadina che aveva bisogno di un compagno fedele che la aiutasse a barcamenarsi più agilmente nella città diventando i suoi occhi. In breve, non avrebbe mai cambiato il suo lavoro per niente al mondo: era convinto che fosse ciò che avrebbe dovuto fare da sempre, e quando scoprì una volta tornato a Besaid di essere stato un poliziotto, non si sorprese più di tanto. Aveva un forte senso protettivo e nonostante ora si occupasse di far rispettare le regole, il suo lavoro di guardia era dedicato perlopiù alle piante e le creature degli spazi naturali di Besaid. Quel pomeriggio, verso le diciannove, Adam era di ritorno dal suo ultimo giro di ricognizione nel bosco. Dato che era estate, per proteggersi dal freschetto Norvegese senza soffocare dal caldo, indossò un outfit total black, composto da una maglia a maniche lunghe di cotone - che teneva arrotolate sino a metà avambraccio -, dei jeans neri e delle scarpe dello stesso colore. In teoria, avrebbe dovuto indossare la divisa, ma in uno spazio non troppo vasto come Besaid tutti – o quasi – lo riconoscevano con facilità nel bosco, e per non incappare in qualche malinteso, lui comunque teneva appuntato sul petto il distintivo. Adam era un uomo che preferiva certamente la comodità all'eleganza, e non era curato in maniera eccessiva, però non per questo si mostrava trasandato o con abiti di dubbio gusto. Dando una veloce occhiata all'orologio argentato che portava al polso sinistro, il giovane si rese conto che a breve sarebbe arrivato il crepuscolo. Nella stagione calda, molto spesso lui si soffermava ad osservare il cielo al tramonto. Era la sua parte preferita della giornata, quella in cui le ombre e la luce del giorno si univano formando dei colori meravigliosi prima che arrivasse la sera. Era come se tutta la natura fosse vibrante, in attesa della notte. Per questo motivo, il passo deciso del guardiacaccia divenne più lento. Anche se fosse arrivato con l’oscurità a casa non gli sarebbe dispiaciuto fare un giretto nel bosco che conosceva come le sue tasche anche una volta calato il sole. Dunque, la quieta ronda del boscaiolo divenne una passeggiata, e nonostante vedesse quella foresta ogni giorno, lui non poteva fare a meno di apprezzarlo e coglierne un dettaglio nuovo ogni volta che lo attraversava.
    Il sentiero sterrato vicino al lago cedette il posto all'erba verde e rigogliosa del bosco più inoltrato, nei pressi del quale c'era l'abitazione di Adam, che viveva in una casa al limitare della foresta. Mentre si avvicinava ad una radura abbastanza vicina alla strada che conduceva verso la città, il ragazzo udì delle voci e si diresse verso la fonte del rumore sommesso. "Posso chiedervi cosa state facendo qui?" In lontananza, nel silenzio della foresta coperto da alcuni suoni di animali, il ragazzo avvertì una voce di donna. Era raro che delle persone passeggiassero nella selva a quell'ora, ma era pur vero che era estate, dunque lì per lì non si sorprese. Tuttavia, era sempre meglio passare da quella zona in modo da assicurarsi che stesse andando tutto bene. Essendo molto scrupoloso nel suo lavoro, il giovane non volle avere dubbi nei riguardi degli ospiti della selva in quel momento. "A lei non dovrebbe interessare." Avvicinandosi, il giovane potè sentire una voce maschile e riuscì anche scorgere le figure in questione. Erano tre persone: due uomini ed una donna. I due tizi sembravano essere armati, e alla vista di ciò, il guardiacaccia si affrettò a raggiungere il gruppo, aggrottando le sopracciglia perplesso. "Oh sì, invece. Questo bosco è protetto. La caccia in questi spazi è severamente vietata." Replicò la donna, e il boscaiolo non potè che sentirsi sollevato da quella risposta: lei non faceva parte di quel gruppetto improvvisato di cacciatori e si stava facendo valere perfettamente; eppure, non era una situazione ideale che lei si trovasse da sola con due uomini scorbutici ed armati. Il suo abbigliamento non sembrava il più comodo per essere nel bosco, ma le donava moltissimo: fu la gonna, in particolare, ad attirare per qualche attimo lo sguardo del giovane, che portò per un paio di secondi lo sguardo sulla vita della donna dai capelli rossi. Per qualche secondo, il colore della chioma ondulata di lei gli riportò alla mente dei ricordi che lui aveva faticosamente stipato nella mente: ricordi di Engel, che così facilmente come erano ritornati in superficie vennero spinti nelle crepe del cuore del guardiacaccia, che ormai avevano smesso di crescere in profondità. La stoffa blu a pieghe ricadeva elegantemente sulle gambe di quella donna molto bella e le accentuava la forma dei suoi fianchi dalle forme femminili. "Non c'è nessuno, quindi possiamo fare cosa ci pare e piace. Non hai altro da fare, damina dei boschi?" Qualcuno c'è. Borbottò ad alta voce Adam, da dietro le spalle dei due cacciatori. Volgendo lo sguardo più dietro di sé e seguendo quello della donna, lui potè notare le lattine di birra lasciate in mezzo alla radura dai due uomini. Molto probabilmente erano anche brilli, quindi inaffidabili. Ha ragione lei. Qui è vietata la caccia, dovete andarvene e raccogliere le schifezze che vi siete lasciati dietro. Asserì sintetico e non troppo delicato Adam, che non era mai stato un asso nelle relazioni interpersonali. Non amava conversare, era un uomo quieto e di poche parole, e in più, persone disattente e noncuranti come quelle lo irritavano facilmente. Senza contare il fatto che stavano apostrofando in maniera stupida la giovane dai capelli rossi che gli era di fronte. Gli uomini irrispettosi, specialmente nei confronti delle donne, erano il tipo di persona che Adam amava meno in assoluto.
    E tu, chi saresti? Domandò uno dei due cacciatori. Al che, Adam aggrottò le sopracciglia e diede un colpetto al distintivo con l'indice. Non fare il finto tonto, lo vedi anche tu. Andate via, non vi è permesso cacciare. Ripetè un'altra volta il ragazzo, che stava già parlando troppo per i suoi gusti, mentre incrociava le braccia. Adam poteva essere un uomo abbastanza intimidatorio: non era aggressivo se non istigato, anzi, tendeva ad essere estremamente pacifico; tuttavia, i suoi modi leggermente rudi e la sua fisicità virile e alquanto imponente lo rendevano un avversario abbastanza temibile. L'ultima cosa che voleva però, era litigare in quel momento. Nonostante ciò, cercò in tutti i modi di non irritarsi e rimanere il più deciso ma pacato possibile, poichè quei due cacciatori stavano mettendo a dura prova i suoi nervi. Sollevando lo sguardo nel cielo ancora chiaro ma tinto di un tenue viola, il boscaiolo notò una Poiana volare proprio sopra di loro, come se stesse attendendo qualcosa. Non era diretta in un luogo preciso, sembrava come se stesse volteggiando in cerchio. Riportando però le iridi castane su quella intraprendente donna dai capelli rossi, Adam non potè che soffermarsi sui suoi occhi: anche lei stava osservando il volatile. E' stata la damina lì a mettersi in mezzo! Il il guardiacaccia aggrottò le sopracciglia sempre di più, incrociando le braccia spesse al petto. Facendo un passo avanti, e mostrando inconsapevolmente lo scarto in altezza che c'era tra lui ed i due uomini più bassi, Adam inclinò appena il capo. Meglio, invece. Adesso ve ne dovete andare. Se vi becco di nuovo coi fucili nel bosco non vi ci faccio più mettere piede. Per dissuadere maggiormente il boscaiolo, che ora era sulla difensiva più totale, dal suo intento di mandarli via, uno dei due uomini sbadatamente ebbe l'idea di agguantare il fucile. Prima di quanto si aspettasse, seguendo il suo istinto, il giovane allungò una mano in avanti e agguantò nel palmo uno dei due fucili, che gli giunse a sè per via della sua telecinesi, sicuramente scattata con i suoi istinti di protezione e sopravvivenza. Nel mentre, la Poiana iniziò ad emettere qualche piccolo verso, abbassandosi nel volo. La situazione si era fatta più tesa, ma non necessariamente pericolosa. Bisognava soltanto far capire a quei cacciatori che il loro atteggiamento non era che sbagliato.
     
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    La donna aveva deciso immediatamente come agire. Probabilmente le sue intenzioni per quanto onorevoli non furono incoraggiate da una lunga e soffermata riflessione. Era vero, lei come chiunque altro - abitante a Besaid - aveva iniziato a possedere delle particolarità; le quali la rendevano estremamente unica. Poteva sfruttarle a suo vantaggio, poteva farne uso quando la situazione per lei era adatta o basilare, ciò nonostante era anche consapevole che l'utilizzo di queste particolarità l'avrebbero resa alquanto debilitata e spossata. L'energia e lo sforzo che affrontava per metterle in atto, la prosciugava e, non a caso, portava sempre con sé una bevanda energetica - in lattina - per sopperire a quel prosciugamento. Sapeva però, che in quel momento, nella sua borsa nulla di tutto questo era presente. Semplicemente aveva dimenticato di portarsele appresso, consapevole del fatto che il suo assentarsi da casa, sarebbe stata questione di poco tempo: merito unicamente del suo lavoro. Furono le circostanze, gli imprevisti, semplicemente quel modo di agire così comune in tutti gli esseri umani, i quali sembravano sempre in balia di qualche mutamento, di una piccola decisione: che avrebbe potuto condurre ad un finale e ad uno svolgimento del tutto imprevisto. Un pensiero indubbiamente profondo, ma a dire la verità, talvolta Agnieszka non poteva far altro che soffermarcisi.
    Apparentemente fu una coincidenza il suo imbattersi a Besaid. Altrettanto fortuita fu la scelta che aveva perseguito, anni addietro, quando decise di trasferirsi lì. Chiaramente fu incoraggiata dalla presenza e dalla manifestazione delle particolarità che la possedettero. Pur tuttavia, tutto questo insieme, tutti questi dettagli osservati, analizzati e raggruppati in un cerchio, in un insieme, non facevano che dimostrarle o semplicemente annunciarle, solleticarle l'idea, che qualcosa doveva essersi messo in moto. Esattamente come una biglia, lasciata cadere su un piano inclinato. Non c'era verso di fermarla, di stopparla, quella avrebbe continuato a correre, a discendere, giungendo sino a dove il sentiero avrebbe avuto fine: sin dove la forza motrice della caduta e dello scivolamento l'avrebbe spinta. Agnieszka si sentì in dovere d'intervenire. Non era una persona incline a ricercare guai. A dire la verità pensò sempre che il miglior modo per rapportarsi - anche con personalità di quel genere - fosse la civile comunicazione. Sarebbe stato sciocco pensare o sospettarli capaci d'agire minacciosamente e pericolosamente nei suoi confronti, no? Sì, erano armati, ma sino a quel momento - caccia a parte - rappresentavano unicamente delle persone moderatamente per bene inclini soltanto a non rispettare poi molto le regole. Sostanzialmente, nulla la portò a crederli dei criminali o delle individualità di dubbie intenzioni. Chiaramente, si mostrarono alquanto irriverenti e maleducati nei suoi riguardi. Esattamente come succedeva nel mondo animale, anche in quello degli esseri umani, alcune specie vivevano in branchi. Si tutelavano dai predatori selvatici. Questo accadeva in natura ma per quanto riguardava gli esseri umani, questo era il modo di comportarsi per fare gruppo, per esercitare un potere, per dimostrarsi più forti e invalicabili di chiunque altro. Il che la diceva decisamente lunga sulla stima e sulla considerazione che avevano di loro stessi. Due uomini provvisti di fucili, che si allearono contro di lei e presero a ribatterle come se fossero stati dei bambini bulletti. No, non avrebbe lasciato passare la cosa. Non se ne sarebbe dimenticata e certamente non sarebbe stata incline a perdonarli così, su due piedi. Agnieszka era una donna cordiale, gentile, educata e riguardosa nei confronti del prossimo, ma sapeva anche essere molto intransigente e a tratti determinata e decisa: in pratica, quando qualcosa le veniva in mente, quando qualcosa la disturbava, l'affrontava e prendeva provvedimenti. Come asserisce un detto popolare: "non si lascia posare una mosca sul naso".
    I suoi occhi si diressero quindi al rapace. Cercò di catturare la sua attenzione e per farlo, era necessario che la bestia la notasse. Esattamente non sapeva come funzionava la sua particolarità; essa si presentava, la possedeva tutta quanta, la plasmava e susseguentemente gli animali attuavano ciò che lei stessa ordinava loro. Pur tuttavia, nonostante il riguardo esercitato nei confronti della Poiana comune, Agnieszka non poté che percepire l'arrivo e il manifestarsi di un altro individuo. Inizialmente il suo cuore fece un battito, un tremolio sospetto. Temette che il duo, non fosse propriamente duo. Un terzo individuo, avrebbe senz'altro rappresentato una peggioramento della sua condizione e situazione; ma anche tremando un po' di timore avrebbe senz'altro proseguito le sue intenzioni. Sì, poteva considerarsi una donna sufficientemente coraggiosa. Dopotutto il coraggio, l'emblema stessa stava in questo: attuare un qualcosa, anche se gli arti si squassavano di angoscia e terrore. Scivolò con lo sguardo. Dal cielo si diresse al nuovo giunto. Una figura completamente in nero. Non c'era nessun dettaglio del suo aspetto che potesse in qualche modo spezzare il monocromatico colore. Gli abiti, i calzari e finanche gli occhi, le iridi e le pupille che sembravano fondersi in una cosa soltanto, così come la chioma e le sopracciglia. In effetti, a spezzare quell'inneggio corvino vi era solo la sfumatura della pelle, chiara, esattamente come quella della donna. Il nuovo giunto, diede ragione ad Agnieszka. Chissà, forse era un escursionista sopraggiunto nel momento adatto. Presumibilmente aveva udito delle voci e aveva deciso di assicurarsi che tutto fosse tranquillo e per nulla pericoloso. Poi... Poi notò quel distintivo sul petto: precisamente pizzicato sul pettorale sinistro. Un poliziotto? Il Guardiacaccia? Chi poteva saperlo con sicurezza, quanto meno non Agnieszka, dato che su queste cose era davvero ignorante. Nonostante avesse veduto tantissimi film, ancora tendeva a perdersi su questi particolari.
    Sarebbe stato meglio per Agnieszka intervenire, dire qualcosa ma, accadde una cosa che la lasciò improvvisamente spiazzata. Un movimento, o quanto meno, un battito di ciglia e uno dei due cacciatori si ritrovò sprovvisto del suo fucile. Riguardò il ragazzo?!, - non poteva essere completamente certa di quanti anni avesse ma dal suo viso e dal suo aspetto generale non doveva essere più grande di lei - trovandolo esattamente immobile, fermo, come lo aveva lasciato: tranne per la stretta su quell'arma. Dunque... Dunque lui poteva prendere gli oggetti con la forza del pensiero, o una cosa simile? Distese lievemente la rima buccale destra, ascoltando nuovamente quell'appellativo tutt'altro che simpatico: proferito dal secondo cacciatore. Respirò profondamente, dimostrando la sua insofferenza e velocemente issò lo sguardo sul cielo. "Spaventali. Spaventali entrambi!" Ordinò al rapace il quale smise di volteggiare circolarmente nel cielo: discendendo ora verso di loro, inoltrandosi con sveltezza tra le fronde degli arbusti - probabilmente alcuni di loro secolari data l'ampiezza del tronco - e sbattendo le ali frettolosamente ed energicamente, sospingendo le zampe in avanti come per ghermire una preda - una lepre o un topolino di campagna, animali dei quali si cibavano - fece echeggiare il suo caratteristico verso. Si lanciò chiaramente contro di due uomini, i quali presero ad urlare, agitando le braccia, tentando spasmodicamente di coprirsi gli occhi o il viso, temendo che il volatile potesse ferirli gravemente. No, questo non sarebbe mai accaduto. Agnieszka non ordinò alla bestiola d'essere pericoloso, d'essere mordace e sanguinoso, ma bensì gli impartì l'ordine di spaventarli, cosicché potessero comprendere quanto sciocco fosse prendersela con la natura, quanto vili fossero nel divertirsi a giocare ad armi impari. Perché effettivamente non c'era niente di nobile o di coraggioso, di temerario o di gratificante nell'uccidere animali per sport. "Ma che c...o succede? Basta!" Gridò uno, accovacciandosi sempre di più, tentando forse di scomparire e inabissarsi nel terreno. "Passami il fucile, imbecille!" Gridò l'altro, disarmato, ma a quella parola, Agnieszka richiamò la Poiana, la quale smise di terrorizzare il primo cacciatore dirigendosi sull'altro. S'abbassò, si getto a suolo, uno spettacolo decisamente indegno, specialmente se comparato all'atteggiamento antecedente: baldanzoso come pochi. "La damina dei boschi ve lo aveva detto." Iniziò dicendo Agnieszka, non potendo non manifestare un certo piacere. "Ora, fate ciò che vi è stato ordinato. Altrimenti chiederò alla Poiana d'essere un poco più fastidiosa di così." Concluse, incrociando le braccia sotto al seno - almeno quanto poté data la presenza delle scarpe che ancora stringeva tra le dita - volgendo brevemente uno sguardo complice al ragazzo vestito di nero. "Va bene, va bene. Ok, ok... Non cacceremo e raccoglieremo le lattine ma, porca p*****a, fai allontanare questo uccellaccio!" Pregò, scongiurò uno dei cacciatori, continuando a nascondersi la testa sotto le braccia, proteggendosi alla bene e meglio. Fu così, che Agnieszka smise d'esercitare il suo potere sul rapace, che come risvegliatosi s'allontanò: issandosi sul cielo rosato e aranciato.
    Ed ecco che, quell'intervento le costò le sue energie. Immediatamente dopo aver concluso quella possessione, Agnieszka fu costretta a sbattere ripetutamente le palpebre e le ciglia. La testa prese a vorticarle, si sentì mancare e percepì finanche i suoi arti - superiori e inferiori - diventarle incredibilmente pesanti. Forse le gambe un poco tremolarono, anche se parte di esse rimasero chiaramente celati dalla gonna. Istintivamente si ritrovò a chinare il capo, mentre l'arto destro andò ad avviluppare parte delle tempie e della fronte, avvalendosi delle lunghe dita femminili. Il respiro si fece lento, eccessivamente placido. Aveva necessità della sua bevanda energetica, ma sfortunatamente non la portò con sé. Chi avrebbe mai potuto immaginare che una semplice passeggiata nel bosco, mossa col fine di trovare un taglialegna potesse invece concludersi in questo modo? Lasciò immediatamente - inconsapevolmente e per nulla intenzionalmente, avvenne senza premeditazione - cadere inizialmente le scarpe - strette tra le dita della mano mancina - con un tonfo poi, ci andò dietro lei: svenendo.
     
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    Le particolarità di Beasid, Adam aveva capito, erano una faccenda molto più delicata di semplici ed eccitanti poteri sovraumani. Si trattava di parte integrante delle vite dei cittadini, di frammenti più o meno gradevoli di esseri umani con un loro vissuto che poteva anche voler essere tenuto nascosto. Non ricordava lui, la prima volta in cui aveva usato la sua particolarità da bambino, ma ora che erano mesi che l'aveva recuperata, era consapevole delle sue conseguenze. Ogni avvenimento, bello o brutto che fosse, gli aveva fornito una consapevolezza ben complessa di quello strano misto tra telepatia e telecinesi. Poteva essere usato a fin di bene per comunicare con le persone, come anche essere impiegato per uccidere. Al centro di tutto c'era Adam, con le sue emozioni. Erano loro a comandare la magnitudine di tale potere, e sempre loro a dettarne la pericolosità. Certo, ora lui aveva acquisito un controllo non indifferente sulla sua particolarità, ma parte di essa risiedeva proprio nell'istinto, nella veemenza e nelle passioni. Questa ambivalenza tra controllo e libertà, pace e tumulto il ragazzo la notava praticamente in tutti, a Besaid. Il suo migliore amico, Ivar, era padrone e prigioniero del tocco di Hel, così come Fae lo era della sua guarigione che la proteggeva ma le impediva di accedere al tratto più umano di tutti: la morte. Ora, cosa si nascondeva dietro alle iridi chiare della donna dai capelli rossi che era davanti al giovane? Lei sembrava essere più decisa di prima, e assieme a quella risolutezza, il guardiacaccia percepì anche una chiarezza mentale che magari prima doveva essere stata leggermente offuscata dalle emozioni negative che quei due stupidi cacciatori avevano trasmesso.
    Un po' come per Agnieszka, anche Adam incrociò il suo cammino con Besaid casualmente, dopo averla lasciata ed averne perso le tracce volontariamente. Si ricordava di quando si era trasferito ad Oslo per iniziare il suo addestramento e diventare un guardaboschi a tutti gli effetti; aveva ancora in mente la sua testardaggine nel voler perseguire quell'obbiettivo. Tuttavia, aveva dimenticato il dolore, la rabbia ed il senso di abbandono che aveva provato nei riguardi della sua famiglia, così come il suo vecchio lavoro da poliziotto, sovvenendosene solo una volta tornato nella cittadina Norvegese. Poi, una volta ristabilitosi in quella terra che tanto lo stava chiamando a sè, fu come se i mesi che ne erano susseguiti fossero stati travolgenti esattamente come un fiocco di neve che in breve tempo diviene una valanga. Giorno dopo giorno, degli eventi a dir poco importanti avevano costellato la vita da Besaidiano del ragazzo, che si era ritrovato ad essere un uomo molto diverso da quello che era cresciuto lì e che poi era arrivato senza memoria. Dunque, eccolo lì, che era ancora in piedi, in mezzo a tre sconosciuti durante l'ultima ronda prima di tornare a casa. Eppure, quella situazione un po' spinosa presagiva qualcosa di interessante; che fosse adempiere al dovere di difendere il bosco o conoscere qualcuno di nuovo però, non era ancora dato sapere. Nel momento in cui aveva intravisto quel gruppetto insolito, il guardiacaccia non si fece ripetere due volte di andare a controllare. Essendo un amante della quiete, non avrebbe mai permesso a qualche disturbatore - per di più armato - non solo di mettere disordine nella selva, ma anche di importunare un'altra persona. Anche in quell'occasione, l'istinto del giovane si dimostrò fine, poichè quei due uomini erano davvero dei cacciatori abusivi, e stavano anche disturbando una donna che anzi, stava dando loro del filo da torcere. Nonostante il suo tono, neanche Adam desiderava impicciarsi in qualcosa di più complicato di una discussione, e lo fece capire limitandosi ad ordinare ai due buontemponi di andarsene; a dirla tutta, era stato anche fin troppo affabile, poichè avrebbe dovuto multarli come minimo. Eppure, gli era bastato farsi una bella fotografia mentale dei volti di quei due mascalzoni, in modo da poterli identificare se avessero messo piede nel bosco di Besaid ancora una volta.
    Fu in quel momento che Adam notò le iridi chiare della donna volgersi nuovamente verso la poiana che stava volteggiando sopra di loro. Quel leggero movimento della testa non sfuggì al giovane, che ormai riusciva a intuire facilmente quando qualcuno si stava preparando ad agire in situazioni di tensione o pericolo. Da questo punto di vista, gli eventi della Spiegelhaus e della sparatoria erano stati illuminanti ed istruttivi nel loro modo spaventoso. Poteva quasi percepirlo, il lieve timore della donna, e per qualche attimo il guardiacaccia si dispiacque di avere un fisico così imponente; l'ultima cosa che desiderava era peggiorare la situazione, anzi. Era lì per cercare di risolverla, anche perchè era sua responsabilità farlo. Quando lo sguardo di lei gli si posò sul corpo, Adam fissò le proprie iridi nei sui suoi occhi per qualche secondo, un po' per studiarla ed un po' per infonderle un minimo di sicurezza. Dopo essersi qualificato, il guardiacaccia scongiurò qualsiasi rischio di dubbi agli occhi dei presenti, oltre a stabilire la sua autorità nel bosco. Quei due cacciatori dunque erano tenuti a seguire le indicazioni di allontanarsi. Lì per lì, Adam non si rese conto di aver apertamente utilizzato i poteri - o meglio, l'aveva fatto in maniera così spontanea da non essere consapevole dell'effetto che tale azione avrebbe sortito agli occhi degli altri presenti. Tenendo il fucile saldamente in mano, solo allora il guardaboschi si rese conto di averlo prelevato telepaticamente in maniera esplicita. Questo è... sequestrato. Mormorò a quel punto, restando il più fermo possibile per non fomentare il clima teso che si era venuto a creare.
    "Spaventali. Spaventali entrambi!" Il pensiero della rossa risuonò immediatamente nelle orecchie di Adam, che si ritrovò a lanciarle immediatamente uno sguardo. Ecco cosa aveva in mente di fare! Stava parlando con la poiana, cercando di persuaderla ad attaccare i due disturbatori. Le intuizioni del giovane furono presto confermate non appena il rapace planò su di loro, dapprima inoltrandosi nei rami degli alberi, e poi sbucando sopra le teste dei due cacciatori con fare aggressivo. Facendo un passo indietro, il ragazzo si rese conto di non voler interferire più di tanto con l'attacco del volatile - anche perchè aveva udito le istruzioni che la donna gli aveva dato, e non erano quelle di attaccare apertamente i due uomini. Nella sua esperienza come guardiacaccia, Adam aveva dovuto prepararsi sui comportamenti degli animali, e conosceva quello della poiana. Era un rapace maestoso, legato al suo territorio, che difendeva costantemente. In quel momento, il volatile non stava assolutamente venendo meno alla sua natura, neanche se persuaso dal comando della donna misteriosa. Lanciatasi in un attacco non amichevole ma nemmeno troppo veemente contro i cacciatori, la poiana sicuramente fece imparare loro la lezione molto meglio di quanto Adam sapeva di poter fare. In fin dei conti le punizioni più esemplari si ricevono dalle madri, e non è forse la natura la madre suprema di tutti? I due uomini iniziarono ad urlare e a muoversi per tentare invano di scacciare l'animale, che però non intendeva demordere. Sulle labbra del guardiacaccia spuntò un leggero sorriso soddisfatto, sia per il comportamento della donna, sia per la reazione ottenuta dai due disturbatori, che man mano che il tempo passava sembravano star cambiando idea sui loro propositi per la serata. "Ma che c...o succede? Basta!" Protestò un cacciatore, mentre lottava contro la poiana. "Passami il fucile, imbecille!" Replicò l'altro, prima che la rossa richiamasse il rapace, che iniziò a dedicarsi al secondo uomo. In tutto ciò, Adam non fece che rimanere in silenzio, osservando la scena appagato mentre teneva le braccia spesse incrociate al petto ed il fucile in mano che posava col calcio nell'erba. Inclinando leggermente il capo, il guardiacaccia silenzioso attese che i due si fossero spaventati per bene.
    "La damina dei boschi ve lo aveva detto." La voce femminile e melodiosa della donna attirò l'attenzione del boscaiolo, che la osservò annuendo appena, impercettibilmente. Aveva capito della sua particolarità e delle intenzioni che aveva avuto da un po', e non gli dispiacque affatto trovare una persona che difendesse il bosco con la stessa passione che sapeva di avere anche lui - anche se manifestata in modo diverso. "Ora, fate ciò che vi è stato ordinato. Altrimenti chiederò alla Poiana d'essere un poco più fastidiosa di così." Incurvando appena le labbra in un sorriso, Adam accolse lo sguardo della rossa, un po' come a dirle che era d'accordo. Come non avrebbe potuto? Aveva trovato tutta quell'azione assolutamente epica. "Va bene, va bene. Ok, ok... Non cacceremo e raccoglieremo le lattine ma, porca p*****a, fai allontanare questo uccellaccio!" Aprendo leggermente di più gli occhi per lo stupore, il giovane non potè che sospirare, notando nel gesto di pregare del cacciatore il segno che la tattica della donna si era dimostrata molto efficace. Come nella sua natura, una volta scacciato un intruso, la poiana fece presente la sua vittoria lanciandosi in picchiata ad ali chiuse per circa 30 metri per poi risalire di colpo. Dododichè, essa si sollevò in volo. Il movimento delle ali fece capire al guardiacaccia che si trattava di un maschio, e prima che la sua compagna si facesse viva, l'esemplare si era librato in aria, lontano dai presenti. I due cacciatori si allontanarono senza nemmeno reclamare il fucile, inciampando nei loro stessi passi fin che non raggiunsero il centro della radura. Raccattarono velocemente le loro cose e poi si dileguarono nel crepuscolo, come animaletti spaventati. Lo sguardo vigile di Adam restò fisso sui due finchè non sparirono completamente dalla su vista, per essere sicuro che fossero andati via. Una volta che si voltò nuovamente verso la donna per ringraziarla dell'aiuto e presentarsi, la vide a capo chino, toccandosi la fronte. Stai.. sta bene? Avvicinandosi di un passo, senza sembrare troppo invadente, il giovane cercò di sincerarsi che la sua nuova compagna d'avventure non stesse male, eppure, nel giro di qualche secondo lei iniziò a barcollare leggermente. Lasciando andare velocemente il fucile in mezzo all'erba, Adam portò rapido un braccio attorno alle spalle della donna, appena in tempo. Era svenuta. Non c'era altro da fare, bisognava agire. Come però? Dopo aver raccattato velocemente le scarpe e il fucile alla bell’e meglio mentre reggeva la ragazza, Adam portò l'altro arto attorno alle sue gambe. In quel modo, il giovane sollevò la donna con estrema facilità, prendendola con sè. Sperando di non sembrarle un maniaco al suo risveglio, pensò di portarla a casa per curarla. Si era trattato di un semplice calo di zuccheri e lui aveva capito a cosa ricondurlo. Per molti Besaidiani il dispendio di energie per i poteri era spesso tale da stancarli molto velocemente, e questa donna che ora teneva a sè non era un'eccezione. Dunque, Adam iniziò a camminare a passo svelto verso la sua abitazione. Lui era fatto così, non poteva non aiutare chi aveva bisogno, e non avrebbe mai lasciato una persona da sola nella foresta con le ombre incombenti. Deciso nel suo intento accelerò il passo, in modo da poter fornire alla rossa le cure necessarie affinchè si potesse riprendere il prima possibile. Attraversato il bosco, Adam arrivò finalmente a casa. Passando in fin dei conti poco tempo al chiuso, il giovane si era impegnato affinchè il posto fosse comunque ben arredato ed ospitale, per accoglierlo dopo tante ore di lavoro. Era una casetta di medie dimensioni, con il tetto spiovente, immersa nella natura alle porte del bosco. L'interno era abbastanza modesto, semplice nell'arredamento ma anche ricco di oggetti. Gli spazi erano tutti abbastanza raccolti e collegati tra loro, come se davvero fossero stati pensati per una persona sola. Il soggiorno era immerso nel legno, e tutta la scala cromatica dell'ambiente ruotava attorno ad esso. C'erano due poltrone ed un divano, che convergevano verso il camino, che riscaldava l'ambiente ed era molto utile nei giorni più freddi. La cucina era adiacente al soggiorno, uno spazio molto piccolo; al guardiacaccia non serviva un posto iperaccessoriato, solo dei fornelli e un frigo, il necessario. Sempre nello stesso spazio del tinello, si trovava il letto, visibile tranquillamente dalla porta d'ingresso. Infine, il bagno, nonostante fosse ristretto, era molto comodo ed ideale per una persona come Adam, che passava molto tempo all'aperto. Complessivamente, l'abitazione era modesta e semplice, ma anche confortevole e piacevole esteticamente; quell’abitazione ne aveva viste di cotte e di crude, e per fortuna era tornata alla sua bellezza originale. Dunque, lasciati cadere poco elegantemente le scarpe ed il fucile sul portico all’entrata, il ragazzo aprì velocemente la porta tenendo saldamente la donna a sé; a salutarlo si presentarono immediatamente i suoi due cani, un maremmano bianco ed una volpina. Erano senza dubbio un’accoppiata un po’ atipica, ma erano due compagni meravigliosi. Non appena videro il guardiacaccia in casa, le due bestioline si affrettarono ad andargli incontro, tenendosi un po’ più lontane per via della nuova persona che era entrata assieme a lui. Con molta calma, Adam appoggiò il corpo della donna sul divano, e con estrema discrezione sistemò un cuscino sotto le sue gambe in modo da sollevarle il necessario per aiutarla a riprendersi più velocemente. Soffermandosi a guardarla qualche attimo con aria preoccupata, il guardiacaccia tornò brevemente fuori per recuperare gli oggetti che aveva lasciato all’ingresso, e poi ricevette una leggera testatina su una coscia da Thunder. Immergendo una mano ampia nel pelo bianco del cane per lasciarvi una carezza, il boscaiolo abbassò lo sguardo su di lui. Ora non restava che aspettare.
     
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    Un vero peccato che la particolarità della donna, l'avesse portata immediatamente in uno stadio tale da dimenticarsi ed esiliarsi di qualsiasi cosa. Avrebbe senz'altro preferito contemplare con i suoi stessi occhi, il modo in cui quei due cacciatori abusivi si trasformarono improvvisamente da bulletti provvisti di fucili, a bambini piagnucolanti e spaventati da un rapace che; sostanzialmente, avrebbe preferito continuare a voltare nel cielo, osservandoli da lontano ma proseguendo nella sua caccia per la sopravvivenza: sua e presumibilmente per la compagna e finanche per i pulcini che avevano messo al mondo. In effetti, per una donna amante della natura e con un spiccato senso di sensibilità e tutelare per gli animali, sia quelli domestici che selvatici, scorgere una tale inclinazione all'umiliazione, sarebbe stato altamente gratificante. A dire la verità, per quanto Agnieszka fosse una personalità complessivamente bonaria, cordiale, sempre pronta a non lanciare pregiudizi e giudizi nei confronti del prossimo, amante della riserbatezza ma finanche dotata dalla particolare tendenza nel sentirsi allegra e ben accettata, specialmente quando coltivava nuove relazioni e conoscenze; posta di fronte a situazioni analoghe, con gentaglia simile, qualsiasi forma di affabilità sembrava venire meno. Succedeva qualcosa nel suo animo, un mutamento drastico anche se non percepibile e visibile a tutti. Era come se il suo carattere, la sua stessa natura placida e serena mutasse, iniziando quindi a raggruppare un continuo ed esacerbante senso di rabbia e desiderio di vendetta. Questo genere di sentimenti, a dirla tutta, aveva finanche mancato di dimostrarli al suo ex, persino il giorno in cui lo aveva scoperto aggrovigliato al corpo di quella ventenne. Sì, esattamente. Quello doveva e poteva considerarsi il giorno peggiore della vita di Agnieszka. Le sembrò di vivere in una scena di quei sceneggiati tv, che le donne apprezzavano particolarmente: specialmente se ambientati in epoche passate o decorati con alcune trame interessanti e fantasiose.
    Come da prassi, per sceneggiati di questa natura, anche Agnieszka aveva deciso di uscire prima dal suo lavoro, quando ancora lo svolgeva in quella bella caffetteria, ormai chiusa da svariati anni. Non aveva resistito alla tentazione, ambendo quindi presentarsi nell'ufficio del suo ex, per informarlo della bella notizia. Indubbiamente, i tempi erano cambiati. Un tempo prima veniva il matrimonio e successivamente la nascita di un figlio, o quanto meno, la rivelazione d'essere in stato interessante: ma ormai si poteva liberamente chiudere un occhio su cosa fosse meglio fare. Agnieszka non avrebbe mai potuto immaginare cosa la stava attendendo e cosa si stava mettendo in atto, proprio mentre camminava a passo spedito, dirigendosi nel luogo di lavoro del suo - all'epoca - fidanzato. Chiaramente, la volontà di diventare madre non fu mai un obiettivo per la donna. Sapeva di non essere propriamente l'emblema perfetto della donna materna, nonostante alcuni lati del suo carattere ben combaciassero, ma, con un po' di speranza e fiducia nel cuore... Beh, aveva pensato che quell'uomo potesse fornirle tutti gli incoraggiamenti necessari. Era entrata nella struttura. La segretaria non era alla sua scrivania e questo, inizialmente, non le aveva dato occasione di riflettere. Ricordava chiaramente i suoni e quei strani e sottili versi che provenivano da dietro l'anta lignea, la quale delimitava l'ufficio del suo ex a quello dell'ambiente in cui, Agnieszka si era ritrovata. Se solo fosse stata più acuta, probabilmente, non le sarebbe servito aprire quella porta, gettando uno sguardo al suo interno: per comprendere semplicemente cosa stava accadendo. Col senno di poi, indubbiamente, si sarebbe risparmiata l'intera scena pietosa. Dunque, Agnieszka aveva schiuso l'anta, e li aveva visti. Inizialmente non si accorsero di lei, poiché entrambi davano le spalle alla porta e quindi ad ella stessa, ma bastò recuperare un oggetto, un porta chiavi sistemato proprio accanto allo stipite per indurli a trasalire. Agnieszka lo aveva lanciato dritto contro quell'uomo, colpendolo alla lombare denudata, per via... Facile intuirne la motivazione. L'aveva inseguita, aveva finanche inciampato sui suoi pantaloni, cercando di tirarseli su in gran fretta, ma Agnieszka non fece niente. Non rimase ad ascoltarlo, non volle neanche lasciarsi imboccare da quelle demenziali giustificazioni. Si voltò solo una volta per guardarlo in faccia, con lo schifo dipinto sul volto e nella fattispecie negli occhi. "E' finita." Aveva sibilato, mentre la sua voce assunse una nota così gracchiante da farla sembrare simile ad un rapace intento ad attaccare e ferire, con l'intenzione di fare male sul serio. In parole povere, la rabbia di quel vissuto non era lontanamente comparabile a quello che sentiva squassarle il petto, quando animali o natura venivano minacciati da individui stupidi, ignoranti e decisamente poco informati sugli errori del passato e che ancora oggi, stavano contribuendo nel rendere sempre più delicata la vita su questo pianeta.
    In questa occasione odierna, avrebbe voluto ricevere soddisfazioni come in quell'altra passata. Anzi, la soddisfazione sarebbe stata maggiore ma, sfortunatamente, il suo potere e conseguentemente il disperdo d'energie causato e scaturito proprio da questo: non glielo permise. Avrebbe potuto rispondere al guardiacaccia, il quale dopo aver osservato l'intera scena, si era reso conto che qualcosa in lei non andava. Presumibilmente si era finanche impensierito e preoccupato per la sua persona, ma Agnieszka non fu abbastanza reattiva, per poter proferire anche un misero sussurro. Disgraziatamente non aveva portato con sé le sue benedettissime bevande energetiche. Dopotutto, non aveva messo in conto di ritrovarsi nel bosco a quell'ora e certamente, non aveva profetizzato l'ipotesi di ritrovarsi immischiata in una situazione simile. Dunque, scivolò perdendo coscienza, venendo - metaforicamente - inghiottita in un mondo completamente scuro, ombroso e corvino. Tutti i suoi sensi di spensero. Fu come piombare in un sonno profondo, come quello notturno e solo la pazienza e lo scorrere consueto dei minuti, avrebbe potuto permetterle nuovamente di ritornare in sé. Di conseguenza, l'intervento, l'aiuto, l'essere sorretta e successivamente scortata sino all'abitazione - ubicata nella fitta vegetazione boschiva - del giovane in total black look, furono interventi e movimenti completamente ignorati dalla donna. Chiaramente, quando finalmente avrebbe riconquistato la dovuta coscienza, il suo ringraziamento sarebbe stato più che appropriato. Lungi da lei, l'intenzione di dare fastidio o preoccupazioni al suo prossimo.

    ***


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    Erano trascorsi molti minuti, eppure Agnieszka non se ne accorse: non nell'immediato. Non aveva percepito nulla, neanche il cambio dell'aria, della temperatura e il sentirsi in qualche modo affondare su qualcosa di morbido, su un giaciglio che diversamente non avrebbe mai potuto possedere la medesima morbidezza se, fosse stata lasciata cadere sull'erba del bosco. Inizialmente prese ad avvertire la pesantezza dei suoi arti. Esattamente come al mattino, presto, era incline a risvegliarsi dal sonno ristoratore e notturno, Agnieszka, si ritrovò a provare tutti quei piccolissimi stadi che rappresentavano e formavano il progredire d'un imminente risveglio. Il primo stadio fu quello di sentire il suo corpo, di percepirlo e con esso anche la presenza degli arti: superiori e inferiori. Le sembrò che questi ultimi fossero sospesi, lievemente rialzati, ma sul momento non si pose domande a riguardo né si spaventò. Il secondo stadio, invero, fu l'avvertire un odore nuovo. Le sembrò di sentire sotto al naso l'inconfondibile profumo d'una casa, di un ambiente domestico, anche se ovviamente poco rispecchiava quello conosciuto da lei: quello che le apparteneva. Il terzo, invece, le permise di sentire ciò che le era attorno. Istintivamente mosse le palpebre, gli occhi anche se celati da quel velo di pelle e di ciglia, ascoltando dei suoni che le sembrarono riconducibili a passi di animali. Sentì una porta richiudersi delicatamente, passi di persona spostarsi in quell'ambiente, non eccessivamente grande ma abbastanza da far echeggiarne i sottilissimi rumori. Respirò profondamente, arricciando poi le labbra e anche le palpebre, che strizzò come tessuti impregnati d'acqua. Per ultimo, una forza, un istinto l'aveva portata a schiudere le palpebre. Quello che inizialmente riuscì a vedere fu un soffitto di legno. In effetti, il legno sembrava essere un materiale e una componente maggiore. Sbatté nuovamente le palpebre, cercando di comprendere cosa fosse accaduto e specialmente, dove si trovasse. Quella, non era affatto la sua casa. Spostò lievemente il capo, girandolo alla sua destra. Un camino, una poltrona e persino un piccolo canide, un volpino - se la sua vista non stava portandola in errore - occuparono oltre lei quello spazio. Diresse lo sguardo su di sé, notandosi quindi distesa sul divano, con le caviglie leggermente rialzate e adagiare su guanciali quadrati.
    "Ah..." Mugugnò con un sussurro sottilissimo. "E' successo di nuovo." Borbottò fra sé, comprendendo quindi quanto era successo e come, chiaramente, si svolsero le cose nel corso del suo stadio incosciente. Piegò entrambi i gomiti e con le mani, pigiò ai lati del suo bacino, affondando in quel divano sul quale venne sistemata. Rialzò lentamente la schiena e roteando col busto, decise di condurre i piedi scalzi a contatto col pavimento ligneo: cosicché smettesse di restare sdraiata. Sostanzialmente con ponderazione e lentezza, si mise seduta. "Ehm... C'è qualcuno qui?" Domandò, tentando quindi d'attirare l'attenzione del proprietario della casa. Non le sembrò di vederlo, quindi molto probabilmente doveva essersi diretto in qualche altra stanza dell'abitazione. Era bella, per quanto riuscì a vedere. Rustica, particolare e molto, molto personale. "Sei il ragazzo vestito di nero di poco prima, vero? Il guardiacaccia, no?" Chiese di nuovo, immaginando pressapoco come poterono svolgersi le cose durante il suo sonnecchiare forzato. "Mi dispiace averti dato fastidio. Di solito porto con me alcune bevande energetiche così da evitare svenimenti ma, oggi non contavo proprio di passeggiare nel bosco e di inciampare in quei due idioti." Proseguì dicendo, lasciando vagare il suo sguardo per l'ambiente ampio e aperto, forse cercando un dettaglio che potesse dirigerla verso la figura maschile: sempre se, le cose non andarono diversamente da come sospettò. "Beh... Io comunque mi chiamo Agnieszka... Agnieszka Lewandowski." Concluse dicendo, parlando da sola. In quel momento le sorse anche il dubbio che il proprietario o chiunque abitasse lì, l'avesse scortato fino a là, potesse anche essere fuori: all'esterno.
    Quel suo parlare però, diede iniziò ad un abbaiare. Il volpino si avvicinò e prese a far echeggiare quell'inconfondibile verso. Un po' acuto. Si unì anche un secondo, molto più profondo, il quale diede l'idea d'appartenere ad un cane, certamente, ma di razza più imponente. Agnieszka non poté scorgere il secondo animale, ma il volpino ch'era in salotto con lei, sì. Abbozzò un sorriso, anche se velato dalla stanchezza e dalla confusione, guardandolo con affabile dolcezza quell'esserino. Sembrava un batuffolo rosso di cotone. "Non faccio niente, tranquillo. Vieni, avvicinati. Dai, facciamo conoscenza e amicizia. Non vuoi annusarmi?" Parlò direttamente con la bestiola, dilungando lievemente l'arto destro verso di lui o lei, mostrandogli il palmo e le dita: cosicché se avesse voluto avrebbe potuto avvicinarsi e annusarla, intuendo quindi che le sue intenzioni non erano malevole o minacciose. Con la particolarità che possedeva, se solo lo avesse desiderato avrebbe potuto manipolare completamente il carattere e il comportamento dell'animale, costringendolo quindi ad avvicinarsi e finanche inducendolo a richiedere qualche coccola: ma Agnieszka - in primo luogo - non era affine a comportarsi in questo modo con le bestiole; preferendo sempre intervenire su di loro per questioni importanti che potessero tutelarli o riguardare lei e la sua incolumità: in secondo... Ebbene, le sue forze non si erano riprese del tutto. Una messa in atto e azione della sua particolarità, le avrebbe sinceramente e pericolosamente risucchiato le energie, portandola ad uno stadio d'incoscienza maggiore e più profondo.
     
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    Ormai era passata una solida mezz'ora da quando la donna dai capelli rossi era svenuta, e Adam non potè fare a meno di notare che probabilmente era destinato ad incrociare il suo cammino con esponenti del sesso femminile con la chioma di quel colore. Certo, con Engel la vicenda era stata decisamente diversa, però naturalmente quando qualcosa ricorda eventi che arrivano dritti al cuore è inevitabile operare delle associazioni con la mente. Cercando di sospingere da parte quei pensieri e sospirando leggermente, il ragazzo si chiese se non fosse il caso di chiamare un dottore. Quella signorina misteriosa che aveva utilizzato un potere alquanto affascinante doveva essersi affaticata parecchio, e ora necessitava di riposo - e con un po' di fortuna, di nessun medicinale. Dopo che il giovane ebbe sistemato la sua improbabile compagna di avventure sul divano, lui iniziò a rassettare e a darsi da fare con i suoi cani. I due animaletti erano parecchio incuriositi dalla nuova presenza in casa, e avevano manifestato atteggiamenti molto diversi nei riguardi della nuova arrivata. Chinatosi leggermente vicino alla donna per accertarsi che dormisse e che invece non avesse perso del tutto conoscenza una volta messa più comoda, il guardiacaccia posò due dita sul polso molto più fino di lei, per sentirne il battito cardiaco. Sembrava tutto nella norma. Neanche qualche attimo dopo, agguantò con un gesto veloce e gentile il corpicino della volpina, che stava iniziando a saltellare sopra la signorina addormentata. No, principessa. Non adesso. Le fece capire Adam, guardando la cagnolina infinitamente più minuta di lui mentre ella mugolava in segno di disapprovazione. Dandole una carezza sulla testolina la rimise per terra, per poi venire accolto dai movimenti di Thunder, che con le sue zampe pesanti produceva dei suoni ovattati contro il legno del pavimento. Era evidente, il cagnolone era agitato. Essendo un cane pastore, il suo primo istinto era quello di difendere il "gregge", il padrone e la casa, e la persona estranea che vi era entrata avrebbe lasciato il suo status da intruso solo quando perfettamente riconosciuta dal cane e ritenuta inoffensiva da lui stesso. Un po' come Adam, Thunder era indipendente e fiero, legato alla sua natura. Nonostante non l'avesse preso in casa sin da subito, il ragazzo aveva conosciuto quel cane bianco quando era un cucciolo, sviluppando con lui un forte legame che però si era intensificato solo negli ultimi mesi. Ora erano inseparabili. Per fortuna, Thunder era stato addestrato ad interagire con gli estranei, non propriamente dalla mano di Adam, poichè lui per primo non era una persona eccessivamente socievole. Dunque, nonostante i suoi forti istinti da cane da guardia, il cagnolone riusciva a barcamenarsi con gli esseri umani; aveva persino iniziato a proteggere Fae ed Ivar una volta in casa, considerandoli parte della sua famiglia. Dopo qualche minuto in cui il suo padrone gli aveva mostrato che la donna che dormiva sul loro divano non era offensiva, Thunder strofinò appena il muso contro la mano della donna, per poi camminare via come se niente fosse. Perfetto, era tutto okay; non restava che attendere che la rossa si riposasse. Nel frattempo, il guardiacaccia cercò tra sè e sè di provare una specie di discorso da farle una volta sveglia. Non aveva la minima intenzione di sembrarle un maniaco che aveva approfittato della sua incoscienza per portarla a casa. A tutto ciò si aggiugneva la preoccupazione della salute di lei, che si spearava potesse migliorare solo con un lungo sonno. Che situazione!
    Dai bello andiamo, un po' d'aria ci farà bene. Uscito qualche minuto con Thunder per sistemare degli oggetti in legnaia, Adam non assistette ai primi momenti del risveglio della donna. Ormai il cielo era diventato scuro accogliendo le ombre della sera, una volta concluso il tramonto. "Ah..." La voce di Agnieszka riecheggiò leggermente all'interno del soggiorno, che in quel momento era vuoto ma illuminato con delle luci calde e soffuse. La casa non era enorme, ma neanche piccola abbastanza da sentire ogni singolo rumore provenire da una stanza all'esterno. "E' successo di nuovo." Nemmeno il borbottio dal tono basso della nuova ospite raggiunse l'udito del ragazzo, che restò dov'era. "Ehm... C'è qualcuno qui?" A quella domanda, non si presentò il padrone di casa, ma la creaturina più curiosa che vi abitava: la volpina. Con dei passettini felpati e leggermente esitanti ricordandosi del divieto del giovane, la cagnetta fece capolino da dietro il divano, con i suoi grandi occhioni vispi che ispezionavano la figura della donna ora seduta sui morbidi cuscini color verde scuro. "Sei il ragazzo vestito di nero di poco prima, vero? Il guardiacaccia, no?" Restando nascosta, la cagnolina fece il giro del soggiorno senza farsi sentire, mentre la donna parlava con il suo tono gentile, che la incoraggiava sempre più ad avvicinarsi. "Mi dispiace averti dato fastidio. Di solito porto con me alcune bevande energetiche così da evitare svenimenti ma, oggi non contavo proprio di passeggiare nel bosco e di inciampare in quei due idioti." Nel sentire la nuova arrivata pronunciare altre parole che lei non capiva ma percepiva come amichevoli, la cagnolina piccina iniziò a trotterellare sino a lei, squittendo il suo abbaiare acuto ma piacevole. "Beh... Io comunque mi chiamo Agnieszka... Agnieszka Lewandowski." Come se anche lei volesse presentarsi, la cagnettina abbaiò nuovamente, avvicinandosi alla donna ancora un po', molto più sicura di prima. Nel frattempo, Adam e Thunder stavano ritornando dalla legnaia, quando il ragazzo scorse la figura della donna dai capelli rossi dalla finestra: si era svegliata! Aumentando il passo, il giovane si avvicinò all'ingresso, mentre il grande cane bianco che era al suo fianco abbaiò profondamente in segno di approvazione. "Non faccio niente, tranquillo. Vieni, avvicinati. Dai, facciamo conoscenza e amicizia. Non vuoi annusarmi?" Nel momento in cui il guardiacaccia aprì la porta con calma lasciando entrare il maremmano in casa, trovò la sua ospite seduta sul divano che protendeva una mano gentilmente verso la volpina, che la annusò curiosa, prima di iniziare a lambire le dita con la sua linguetta ed iniziare a saltellare in segno di felicità. Rimanendo qualche istante sulla soglia ed inclinando il capo lievemente, Adam a quel punto si chiuse la pesante porta di legno alle spalle, per poi annuire non appena la cagnolina corse verso di lui e poi nuovamente verso la nuova arrivata. Lei va molto d'accordo con le donne, i maschi non le piacciono mai così tanto. Borbottò lui, riferendosi alla cagnetta, che nella sua permanenza a casa di Adam accettava di buon grado di essere coccolata solo da lui ed Ivar, mentre accoglieva sempre le attenzioni delle donne, con cui si sentiva a suo agio. Dopo aver guardato la cagnolina qualche istante, il boscaiolo sollevò la testa e portò gli occhi castani sulla figura della donna dai capelli rossi. Come... come ti senti? Non ti devi preoccupare. Sei svenuta e ti ho portata qui. Intendo, per curarti... Abbaiando nuovamente, Thunder si avvicinò ad Adam, che aveva capito subito di non essersi raffinato neanche un pochino nei contatti umani, specialmente con quelli con le donne. Di norma, il ragazzo era davvero un orso, non gli piaceva trovarsi in luoghi affollati, e senz'altro preferiva la compagnia degli animali a quella delle persone. A tutto ciò si aggiungeva una sua impacciatezza d'indole quando i suoi interlocutori erano di sesso opposto.
    Dando un'occhiata veloce alla rossa, Adam ebbe l'impressione che si fosse ripresa: i suoi occhi erano brillanti e le sue guance avevano ripreso un po' di colore. Per evitare di essere esposto ad un ulteriore scambio verbale, senza dire altro il giovane si dileguò in cucina. Una volta lì, prese un bicchiere e vi versò dell'acqua, per poi aggiungervici un cucchiaino di zucchero. Dopo aver mescolato qualche secondo tornò indietro, in soggiorno. Certo, di primo acchito poteva sembrare un po' burbero o troppo silenzioso, ma il guardiacaccia era fondamentalmente un uomo schivo e spontaneo. Nessuna reazione che lui forniva non era genuina; la sua felicità, il suo dispiacere e le sue emozioni erano sempre chiaramente leggibili e percepibili d'istinto. Fermandosi di fronte alla donna, il boscaiolo le porse il bicchiere qualche dito d'acqua e zucchero. Una volta che lei l'ebbe preso, la volpina saltellò con un po' di sforzo sul divano, accucciandosi sulle gambe della signorina come se fosse la cosa più naturale del mondo. Hai fatto prendere un bello spavento a quei due. Commentò sintetico Adam, incrociando le braccia al petto. E… hai fatto bene. Aggiunse poco dopo, usando sulla sua voce profonda e grave un tono gentile. Si ricordava di quel che la ragazza aveva fatto con decisione per dissuadere quei due cacciatori inopportuni: l'uso della sua particolarità poteva essere ambiguo, ma chi meglio del boscaiolo poteva capirlo. Inoltre, quella donna dai lineamenti così raffinati e lievi aveva dimostrato con grazia e intraprendenza di condividere con Adam anche una passione in comune per la difesa della natura - cosa che lui non poteva non apprezzare. Era stato più che attento nel premurarsi che tutti gli effetti personali della rossa fossero lì, e anche a dimostrarle di non essere una minaccia per lei, bensì qualcuno di cui potersi fidare e che l'aveva aiutata. Lanciando uno sguardo fuori dalla finestra, anche i suoni del bosco sembravano essere mutati: ora stavano iniziando ad esporsi le creature della sera e della notte, che abitavano la selva nelle ore di oscurità. E' già buio, quando vuoi ti riaccompagno a casa. E' meglio non andare in giro da soli nel bosco di sera. Constatò lui, resosi conto solo dopo di non aver intenzione di dare l'impressione di voler buttare fuori la donna da casa. Imbarazzato più del necessario e non sapendo molto bene come comportarsi, il guardiacaccia allora si sistemò sulla poltrona di fronte al divano, mentre Thunder appoggiò il muso su una coscia del ragazzo, che lo accarezzò affettuosamente, sollevando poco dopo lo sguardo inanellato dalle iridi castane sulla deliziosa figura femminile di fronte a sè. Io sono Adam.
     
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    Come aveva sospettato solo qualche attimo prima, Agnieszka si rese conto di ritrovarsi completamente da sola all'interno di quella peculiare, particolare, gradevole e decisamente mascolina: abitazione. A tenerle compagnia era rimasta solo la cagnolina, il di razza volpino, la quale si appropinquava a lei con fare socievole e per niente minaccioso.
    La donna aveva sempre avuto un ottimo feeling con gli animali. Era come se loro stessi avvertissero e comprendessero che le sue intenzioni non fossero mai malevole o minacciose. Indubbiamente, Agnieszka, non sarebbe mai stata capace di attuare qualcosa di lontanamente spregevole nei confronti degli animali, sia domestici che selvatici. A dire la verità, odiava terribilmente tutte quelle persone che, sia pure per impartire un poco di educazione, provvedevano nel sancire qualche buffetto sul sedere dell’animale. S’incarogniva particolarmente ed era meglio, che alcuno commettesse di quelle gestualità davanti ai suoi occhi; altrimenti quanto avevano vissuto i due cacciatori, poteva considerarsi una morbidissima e fulgida carezza. Oltre alla questione degli animali, della natura in generale, Agnieszka era particolarmente sensibile ed emotiva, nei riguardi delle generazioni passate. Ad esempio, questo pazzo e orrido mondo, stava portando esseri umani alla follia, i quali, giungevano al punto di maltrattare o mancare di riguardo e di rispetto, di umanità, nei confronti delle persone anziane: talune ancora autosufficienti e altri incapaci di provvedere a loro stessi. Ebbene, quando sui giornali o alla tv – nel corso del telegiornale – venivano annunciati questi generi di eventi e situazioni, Agnieszka non poteva fare a meno d’avvertire al centro dello stomaco un groviglio unico. Uno sdegno così spasmodico e intenso, da portarla a sentire un conato di vomito e, poi, il tutto lasciava spazio solo alla collera e alla rabbia. Era sempre più convinta che il genere umano stesse discendendo una scala, la quale anziché risalirla ed elevarlo lo rendeva molto più schiavo di malignità e follia. Insensibilità generale. Inoltre, si rendeva conto che, per quanto la storia avesse dato dimostrazione di alcuni errori, orribili e che mai avrebbero dovuto commettersi ancora, sancendo quindi una lezione preziosa, taluni – buonissima parte – sembravano del tutto restii dal volerla imparare.
    Sì, Agnieszka confidava maggiormente negli animali, nella spietata e apparentemente crudele legge della giungla – per così dire – anziché sulla società. Gli animali, d'altronde, cosa facevano di male? Era vero, si uccidevano ma unicamente per mangiare e cibarsi, per sopravvivere, non per divertimento. Anche se uccidevano, provvedevano nel recuperare e brandire gli esemplari delle specie prede che fossero debilitati, quindi anziani. Non inquinavano, non sporcavano, non maltrattavano e certamente non provvedevano a sradicare alberi e vegetazione unicamente per costruire palazzi del tutto inutili. Oltre a ciò, fornivano finanche una valida dimostrazione di quanto potessero essere – paradossalmente – umani. Non era inusuale scorgere video – sia nei social così come sui canali adeguati – animali provvedere nel prendersi cura di altre bestiole, del tutto differente dalla loro specie. Questo, la diceva assai lunga. Agnieszka non poteva fare a meno di pensare che, se molti avessero avuto l’accortezza d’aprire gli occhi, di ragionare su quello che vedevano e guardavano; indubbiamente sarebbero stati capaci di sensibilizzarsi imparando proprio dagli animali. Ma questo, probabilmente, sarebbe accaduto solo ed unicamente in un mondo prossimo alla perfezione. Si sapeva, era conosciuto da tutti come la forza motrice della Terra e degli esseri umani, non fosse la sensibilità, i buoni sentimenti, l’onestà e il rispetto ma, il denaro, il potere e anche il sesso a buon mercato.
    Vagò un poco con lo sguardo, lasciando che l’animaletto – simile ad un ammasso di cotone rossastro – le si avvicinasse e si prendesse tutta la confidenza che volesse. Ad esempio, Agnieszka non era di quelle persone che non voleva il contatto con l’animale, temendo il depositare di qualche ciuffo di pelo sugli abiti. A lei tutto questo non interessava, un semplice movimento della mano e tutto sarebbe ritornato come prima. Comunque sia, notò il rientrare del proprietario della struttura. Non era solo ma accompagnato da un altro cane, esattamente quello che aveva sentito abbaiare poco prima. Era un magnifico esemplare. Un pastore maremmano. Un cane decisamente alto anche se al garrese. Fiero, massiccio e con un pelo candido e sicuramente morbido. Il guardacaccia, doveva essere un padre perfetto per quelle due creature, perché appunto i loro peli e manti erano lucenti, lucidi, i loro occhi vispi e si notava perfettamente come i tartufi fossero umidi e freschi: quindi tutto denotava uno stadio di eccellentissima salute. “Hai dei bellissimi cani!” Esclamò Agnieszka, rialzando lo sguardo dal muso del secondo canide, quello bianco, mentre lasciò a quella più piccola di accovacciarsi sulle sue gambe. L’accarezzò, dolcemente, inclinando anche il capo verso la spalla sinistra, addolcendosi. Se solo il suo appartamento non fosse stato così piccolo, microscopico in effetti, avrebbe tanto voluto avere con sé una compagnia animale. Per quanto le piacessero tutti, ad esempio dei pesciolini non avrebbero mai fatto a caso suo. Non avrebbe mai avuto un contatto e, benché un gattino sarebbe stato una scelta interessante, Agnieszka era allergica al suo pelo. Dunque… Un cagnolino, certamente, sarebbe stata la scelta migliore ma, sapeva di non potercisi dedicare come avrebbe voluto o necessitato quindi, meglio privarsene anticipatamente. “Ahn… Ha buon gusto, allora! Che brava!” Esclamò, ovviamente scherzando e non volendo in alcun modo offendere la controparte maschile. Difatti, volse al guardiacaccia lo sguardo, non smettendo di sorridergli. Che dire, quel ragazzo – giovane uomo? – non sembrava molto a suo agio. Ad Agnieszka dispiaceva d’avergli cagionato tanto disturbo, ma avrebbe provveduto a congedarsi. Non voleva minare la privacy altrui. Il guardiacaccia, decise d’interessarsi sulla sua salute. Agnieszka lo apprezzò, anche se notò come una sorta di timidezza recondita, profonda, sembrasse guidarlo e accompagnarlo: nel corso di quella breve conversazione formale. “Molto bene, mi succede sempre quando uso la mia particolarità. Quindi… Beh, grazie! Davvero, non eri tenuto a farlo. Ma ti ringrazio, anche se amo tantissimo gli animali e il bosco, ritrovarmi stesa sul terreno era l’ultima cosa che desideravo. Sarebbe stato un pessimo modo per concludere una giornata complessivamente piacevole.” Ironizzò, ridacchiando anche, non sapendo se quanto proferito potesse avvantaggiare la controparte a sciogliersi un po’.
    Non servì a molto, concluse riflessiva Agnieszka. Il ragazzo sgusciò via, allontanandosi o semplicemente scappando dalla sua contemplazione. Eppure alla donna non sembrò d’essere così… Diretta ed eccessiva. Presumibilmente il guardiacaccia non era più molto abituato ad avere a che fare con le persone, conducendo una vita immerso totalmente nella natura e, probabilmente, abituato a ricevere pochi ospiti. Agnieszka quindi non si risentì. “Non li sopporto proprio i cacciatori. Non posso vederli, è più forte di me. Inoltre quel bosco è vietato cacciare quindi, perché s’intestardiscono io proprio non lo capisco. Se hanno voglia di mangiare carne, possono benissimo andarla a compare al market o dal macellaio, no?” Domandò retoricamente la donna, scuotendo il capo e continuando ad accarezzare la volpina. Sembrava proprio ingorda di coccole. Pochi minuti dopo, il ragazzo sbucò di nuovo. Nelle sue mani stringeva un bicchiere d’acqua, un po’ pallido, cosa che portò Agnieszka ad immaginare che quella bevanda fosse stata miscelata con dello zucchero. “Oh, ti ringrazio! Ottima idea. Proprio quello mi serviva. Grazie mille!” Disse, dilungando il braccio, accettando la cortesia. Accidentalmente sfiorò le dita del guardiacaccia, ma non lo fece con intenzione quindi, non ci diede troppa importanza. Si limitò a bere con ampi e lunghi sorsi, apprezzando notevolmente quel sapore zuccherino e moderatamente fresco. Un sapore indubbiamente conosciuto dal suo palato. E' già buio, quando vuoi ti riaccompagno a casa. E' meglio non andare in giro da soli nel bosco di sera. Allontanò il bicchiere e tenne il capo un poco chinato verso la spalla. Le ciocche le solleticarono le rotondità delle spalle. “Sei sicuro che non ti secca? Basta che mi dici dove andare e sono certa che riuscirò a trovare anche da sola la strada. Non siamo troppo lontani dal sentiero principale o sbaglio?” Conversò, apprezzando certamente quella cortesia ma non volendo neanche approfittarne. Infine, apprese il nome del guardiacaccia. Adam. “Piacere di conoscerti, io… Beh, prima mi sono messa a parlare pensando che fossi in qualche altra stanza invece… Va beh, io mi chiamo Agnieszka, comunque!” Si presentò a sua volta, agitando il palmo libero a mo' di saluto informale e decisamente spontaneo e gestuale. Arricciò poi le labbra, distendendole ugualmente in un sorriso ma infine, ritornò a bere la sua acqua e zucchero. Si guardò attorno, accarezzò ancora la volpina, poi riportò lo sguardo su Adam. “Allora… E’ da tanto che fai il guardiacaccia?” Chiese, volendo spezzare quel silenzio un po’ imbarazzante e timido. “Durante il mio tempo libero sono sempre nel bosco, è come se fosse la mia seconda casa a momenti...” Dichiarò, ridacchiando un poco. “Strano non esserci mai beccati prima… E’ anche vero che questo bosco è grandissimo!” Commentò, concludendo, sperando che la conversazione potesse essere adatta e giusta per incoraggiarlo a parlarle.
    Improvvisamente Agnieszka si ricordò delle scarpe. Notò i suoi piedi nudi appoggiati sul pavimento ligneo, quindi istintivamente andò con lo sguardo alla ricerca delle sue calzature, decisamente femminili ma che raramente indossava. No, lei era più da scarpe basse e comode che da trampoli femminili - indubbiamente - ma scomodissimi e infernali. "Ah, che bravo. Che gentile, ti sei ricordato di prendere anche le scarpe!" Commentò, avendole trovate e vedute con i suoi stessi occhi.
     
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    La casa di Adam, nonostante l'apparenza accogliente e piacevole che manteneva in quei momenti, ne aveva viste di tutti i colori. Sin da quando l'aveva ricevuta dal precedente guardiacaccia della città, il ragazzo aveva reso quello spazio il suo spazio. Quelle stanze, quel legno, erano state lo specchio della vita interiore del giovane, che era capace di modificare tutto ciò che lo circondava per via dei suoi poteri. Quando Engel era andata via, portando con sè anche parte del cuore di lui, la tristezza ed il dolore che quell'abbandono aveva provocato aveva reso Adam particolarmente insofferente, tant'è che la maggior parte dell'abitazione era stata distrutta dalla sua telecinesi. Non aveva dovuto alzare un dito per creare rovina attorno a sè, era stato tutto tremendamente facile. Il problema della particolarità del guardiacaccia era che si manifestava nel momento in cui le sue emozioni erano più intense; ciò poteva non solo renderlo più sensibile ai pensieri altrui, ma anche dargli una forza telecinetica non indifferente. Quella casa era stata il secondo palcoscenico di una scena tragica di cui Adam purtroppo era stato il personaggio principale. Ora però, era tutto tornato alla normalità, e così come la vita interiore del ragazzo era sensibilmente migliorata, anche la sua abitazione aveva rispecchiato tale tranquillità, diventata accogliente come quando l'aveva personalizzata non appena avuta. Nel frattempo, nello spazio si muoveva incerta ma socievole la piccola volpina, che sembrava alquanto incuriosita dalla nuova ospite, fissandola con i suoi grandi occhioni scuri e brillanti.
    Proprio come Agnieszka, Adam aveva un rapporto speciale con gli animali. Poichè lui era decisamente in contatto con il proprio lato fisico ed istintivo, non si sentiva poi così tanto differente dalle creature non appartenenti alla specie umana, e si sentiva in dovere di difenderle. Per questo, lui era sempre attentissimo nel suo lavoro, ed era in contatto con veterinaria e la sua assistente Arwen, di cui era amico; passava anche molto tempo ai rifugi per animali locali, dove aveva recuperato Thunder. Il ragazzo non avrebbe mai fatto del male, in nessun modo, a nessuna creatura, anche se si fosse trovata in difficoltà o fosse stata aggressiva. In passato si era trovato in una situazione di pericolo con un alce e con qualche cervo, ma l'importante era comprenderne il comportamento, per poi reagire in fretta e nella maniera più intelligente. Difatti, nonostante il pericolo, il giovane era sempre riuscito ad allontanare qualsiasi bestia potenzialmente difficile da controllare senza nuocere ad essa in alcun modo. Ora però si era dedicato a dare una casa e molto affetto ai cani, anche perchè ne sentiva la mancanza; un'altra parte importante della vita che Adam condivideva con lei era il loro husky, che però la donna aveva portato via con sè nel momento in cui aveva lasciato Besaid per la Grecia, e non tornare più. Ora era il momento di ricostruire ogni crepa, colmare ogni mancanza, ed il boscaiolo si era ripromesso di farlo anche da quel punto di vista, e per questo aveva preso con sè i due cani, a cui voleva molto bene e di cui si prendeva cura con enorme attenzione. Difatti, anche a livello psicologico gli faceva bene, gestire le vite della volpina e di Thunder: in questo modo, Adam non si isolava più del dovuto, diveniva sempre più empatico, trovava nuovi modi per comunicare, dovendo ingegnarsi per addestrare e instaurare un rapporto con i suoi cuccioli. Inoltre, aveva la possibilità di costruire un rapporto di amicizia diverso dal solito e di coltivare quello con le persone che lo avevano messo in contatto con quelle bestiole, vale a dire Fae ed Ivar.
    La principessina dal pelo color rame ormai stava prendendo confidenza con Agnieszka, e si sentiva più a suo agio col tocco femminile della donna, che era molto gentile e tenera nel modo di interagire con la dolce cagnolina. Generalmente, la persona con cui più la volpina andava d'accordo era Fae, che la aiutava anche in momenti delicati come il suo ciclo o quando aveva bisogno di coccole. Di tanto in tanto però, la cucciolina si spingeva a saltellare da Ivar trotterellando allegramente da lui, e quando si sentiva più scattante, si divertiva ad arrampicarsi su Adam, fallendo miseramente ogni singola volta. Ad ogni modo, quando il guardiacaccia fu entrato in casa, bisognava che Thunder non trovasse la deliziosa ospite una minaccia, e sembrava che piano piano il cagnolone si stesse convincendo di ciò. Per via del suo carattere e della sua indole protettiva e un po' guardinga, il maremmano era forse più simile ad Adam negli atteggiamenti, poichè erano entrambi molto tesi alla difesa nei riguardi di se stessi ed anche delle persone che amavano. “Hai dei bellissimi cani!” Esordì Agnieszka, e la volpina si accomodò sulle sue gambe, approfittando un po' della socievolezza della donna che la stava accarezzando piacevolmente; il che diede ad Adam più fiducia nei confronti della nuova arrivata, poichè lui sapeva che se non fosse stata una persona di cui fidarsi la piccola cagnolina non si sarebbe avvicinata così facilmente. “Ahn… Ha buon gusto, allora! Che brava!” Questa risposta fece annuire Adam, che era vagamente divertito, anche se ciò non si riuscì a percepire dalla sua espressione non dura ma illeggibile. Tipicamente, egli serbava una profonda timidezza con gli sconosciuti, specialmente di sesso femminile; il ragazzo tendeva più che volentieri a chiudersi al mondo esterno, specialmente dopo gli eventi passati negli ultimi mesi. Aveva mantenuto questo tratto della sua personalità, rendendosi sfuggente per paura, ma per motivi diversi. Appena arrivato a Besaid, provava timore di un luogo che lo richiamava irresistibilmente proprio come una sirena pronta ad affogarlo tra le sue spire. Ora, invece, egli aveva paura di essere ferito da altri esseri umani, che erano stati abbondantemente impietosi nei mesi passati, rendendo l'anima del guardiacaccia ancora più fragile di quanto già non fosse.
    “Molto bene, mi succede sempre quando uso la mia particolarità. Quindi… Beh, grazie! Davvero, non eri tenuto a farlo. Ma ti ringrazio, anche se amo tantissimo gli animali e il bosco, ritrovarmi stesa sul terreno era l’ultima cosa che desideravo. Sarebbe stato un pessimo modo per concludere una giornata complessivamente piacevole.” Adam scosse leggermente il capo; aiutare Agnieszka era stato il minimo, anche considerando il modo in cui aveva agito con quei cacciatori. Il suo coraggio e la sua risolutezza erano stati decisivi in quel confronto e nemmeno lei era tenuta ad esporsi in questo modo, dunque il ragazzo stava solo ricambiando la disponibilità. Il giovane accennò un sorriso e pensò subito a provvedere a lei, per far in modo che si sentisse un po' meglio date le sue condizioni un po' più fragili di salute, nonostante lui fosse consapevole di non essere molto comunicativo. “Non li sopporto proprio i cacciatori. Non posso vederli, è più forte di me. Inoltre quel bosco è vietato cacciare quindi, perché s’intestardiscono io proprio non lo capisco. Se hanno voglia di mangiare carne, possono benissimo andarla a compare al market o dal macellaio, no?” > Il guardiacaccia annuì nuovamente, più che d'accordo con lei. Neanche lui riusciva ad andare d'accordo con i cacciatori, specialmente quando decidevano di ignorare deliberatamente le regole imposte per la salvaguardia dell'ambiente locale per poter portare avanti i loro comodi. Il boscaiolo si rese conto solo dopo che quando egli aveva annuito, la sua interlocutrice non avrebbe potuto vederlo perchè era in cucina, e si diede mentalmente uno scappellotto; delle volte era davvero goffo... In fin dei conti tuttavia, si era trattato di un riflesso involontario. Un po' come se l'avesse visto, dal soggiorno la volpina squittì un piccolo suono di approvazione, e si fermò ad osservare nuovamente Agnieszka, come se volesse comunicarle i suoi apprezzamenti per le coccole che stava ricevendo con tanta dolcezza.
    Poco tempo dopo, Adam tornò con il bicchiere colmo d'acqua e zucchero in soggiorno e la porse alla donna, con calma. “Oh, ti ringrazio! Ottima idea. Proprio quello mi serviva. Grazie mille!” > Il tocco della mano di lei era gentile e morbido, anche se proprio come Agnieszka, anche lui non ci fece troppo caso, considerandolo un contatto necessario. Non rispose al ringraziamento di lei, se non con un sorriso accennato ma affabile. “Sei sicuro che non ti secca? Basta che mi dici dove andare e sono certa che riuscirò a trovare anche da sola la strada. Non siamo troppo lontani dal sentiero principale o sbaglio?” A quel punto, il ragazzo scosse il capo con calma e posò lo sguardo sulla giovane, in modo da sondare le sue espressioni. No no, non c'è problema, ci metteremo cinque minuti, sempre se vuoi. Nel pronunciare quelle parole, non voleva neanche sembrare troppo insistente, poichè comprendeva anche il timore di una donna nello stare in macchina con uno sconosciuto, purtroppo. Il mondo poteva essere davvero poco clemente nei confronti delle donne, e sebbene Adam non potesse capire appieno cosa provassero, era ugualmente molto sensibile a queste problematiche, e non voleva mettere nessuno a disagio, tantomeno Agnieszka, che si era dimostrata davvero gentile con lui, che si presentò poco dopo. “Piacere di conoscerti, io… Beh, prima mi sono messa a parlare pensando che fossi in qualche altra stanza invece… Va beh, io mi chiamo Agnieszka, comunque!” Adam sorrise spontaneamente ad immaginare la scena, in un'espressione decisamente amichevole annuendo appena, e notò che il nome che era stato appena pronunciato non era certamente locale, e per questo inclinò appena il capo, apprezzandone il suono vagamente estraneo ma interessante. Hai origini est-europee? Chiese allora lui incuriosito; anche se l'accento della donna era perfetto, porle quella domanda fu istintivo per lui, anche se forse non erano nemmeno in confidenza sufficiente. La volpina, allora, cambiò posizione, voltandosi a pancia in su, e poi guardò Adam, per poi tornare a rivolgere le sue attenzioni ad Agnieszka, mentre lui accarezzava Thunder, che poi si allontanò e si sdraiò vicino al padrone.
    “Allora… E’ da tanto che fai il guardiacaccia?” Alla domanda di Agnieszka, Adam si ritrovò a ripensare al primo giorno a Besaid, all'emozione per il primo incarico in solitaria e poi al timore di vivere in un posto tanto estraneo quanto familiare. Si, ormai da un po'... Penso che non potrei fare altro. Effettivamente, chiunque lo incrociava in città sapeva quanto significasse per lui poter svolgere questo lavoro, dando un contributo a suo modo per qualcosa a cui teneva davvero, ossia la natura. Nonostante avesse fatto il poliziotto in passato ed essa poteva sembrare una professione più onorevole forse, oppure apparentemente simile, non era stata la stessa cosa. Quell'impiego purtroppo non era che la soddisfazione di un'esigenza nata dal voler reagire ad una famiglia disfunzionale; fare il guardiacaccia invece era il suo lavoro, qualcosa che rispondeva perfettamente alla indole del giovane. “Durante il mio tempo libero sono sempre nel bosco, è come se fosse la mia seconda casa a momenti...” Il guardiacaccia annuì appena, poteva capire la sua ospite, ed era felice che ci fossero persone amanti della natura e del bosco come lui. “Strano non esserci mai beccati prima… E’ anche vero che questo bosco è grandissimo!” Sollevando appena le spalle, Adam pensò a qualcuna delle sue ronde; forse poteva essergli capitato di aver adocchiato Agnieszka nel passato recente, ma lui incontrava altresì molte persone ed i visitatori abituali li aveva tutti in mente. Si, è davvero strano, però il bosco ha pensato a come farci incontrare, no? Asserì lui, per poi portarsi una mano tra i capelli castani, per scostarli dagli occhi. Gli occhi della donna, a quel punto, cambiarono direzione, posandosi sulle sue scarpe col tacco che erano posate ordinatamente vicino a lei. "Ah, che bravo. Che gentile, ti sei ricordato di prendere anche le scarpe!" Imbarazzato, il boscaiolo scosse appena il capo, evitando le iridi di lei. Ah.. erano.. Le avevi perse quando sei svenuta, quindi le ho prese. Rispose lui sinceramente. Adam si chiedeva genuinamente come facessero le donne a camminare in quelle scarpe così belle eppure così apparentemente (e di fatto) scomode; quelle di Agnieszka erano particolarmente piccoline e fini, e per un attimo aveva avuto paura di romperle. Anche se a vederle forse avevi fatto bene a toglierle. Cioè... Sono molto belle, però... Non so come facciano le persone ad indossarle. Aggiunse, e poi guardò di nuovo fuori dalla finestra, ormai constatando che le ombre si erano posate sul posto. Quella donna dolce e decisa gli ispirava fiducia, e in cuor proprio, il guardiacaccia sperava di darne anche a lei. Quando hai incontrato quei due, eravate in un posto non molto visitato. Eri nel bosco a passeggiare? Lì per lì, Adam pensò di aver rivolto alla sua ospite una domanda stupida, però la curiosità ebbe la meglio di lui; magari lei era una appassionata di piante od altro, e se avesse bisogno di aiuto, lui gliene avrebbe fornito sicuramente.

    Tesoro, perdonami se c'è qualche errorino, ho dovuto rileggerla in fretta perchè mi si stanno chiudendo gli occhi, ma spero che vada bene <3
     
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    Per tutto il tempo, Adam, aveva mancato di rispondere e controbattere verbalmente e vocalmente alla donna, la medesima alla quale aveva prestato soccorso: conducendola, scortandola e adagiandola - susseguentemente - su quel comodo divano mentre si ritrovò nel suo stato di totale incoscienza. Ad Agnieszka così come sarebbe potuto accadere per chiunque altro, questo dettaglio non sfuggì. Sin dal primo momento in cui l'aveva visto - meglio - dunque, sarebbe meglio affermare - sin dal secondo momento in cui la donna ebbe occasione di posare gli occhi e l'attenzione sulla presenza del guardiacaccia - l'era sembrato immediatamente una personalità decisamente poco socievole - non in senso cattivo, naturalmente - e alquanto timida e riserbata. In effetti, persino un bambino di cinque anni, dotato di un pizzico di sensibilità sarebbe stato capace di notarlo. Adam, dava l'idea d'essere il tipico uomo abituato a vivere solo, deciso unicamente nel tenersi in compagnia di pochi conoscenti e amici - quindi molto fedele al detto, pochi ma buoni - attorniato diversamente da una moltitudine di animali. Chiaramente, nella sua casa non poteva ospitare ogni essere vivente - a quattro zampe - di Besaid, tuttavia, la professione scelta doveva ugualmente dimostrare almeno di poco dove dirottasse la sua sensibilità e accortezza. La presenza di quelle due bestioline, di cui, solo la femminuccia, la piccola volpina sembrava aver preso piuttosto confidenza con la donna seduta sul divanetto, intenta a sorreggere il bicchiere d'acqua con un poco di zucchero, era l'ennesima dimostrazione di come, preferisse notevolmente la compagnia degli animali a quella del genere umano.
    Era il tipico pensiero che anche Agnieszka avvicinava e in qualche modo, considerava assolutamente conforme alla sua indole. Fu sempre della convinzione che gli animali possedessero maggior cuore, sincerità, fedeltà e senso della comunione: rispetto agli esseri umani. La sua stessa specie, si era trasformata nel corso del tempo e dei secoli e a dire la verità, questi cambiamenti non si diressero mai verso una conclusione piacevole, dignitosa o semplicemente giusta. Più il tempo trascorreva, più era facilmente visibile e comprensibile al mondo, a tutti i suoi abitanti, come taluni anteponessero alcuni favori a cose del tutto inappropriate o futili. C'era chi smaniava terribilmente per il denaro e il potere, chi per la fama, chi tentava scioccamente di guastarsi l'esistenza danneggiandosela personalmente - non solo col fumo della sigaretta per carità, vizio orribile ma complessivamente accettabile - mediante l'assunzione di sostanze stupefacenti, le quali unite ad una dose decisamente ingente di menefreghismo: mettevano a rischio anche la salvaguardia di altri che nulla centravano. Nel ventunesimo secolo, era ancora udibile la voce del razzismo, di persone rimaste con la mentalità all'era della pietra e quindi, convinti che una razza fosse migliore di un'altra. Quante scempiaggini, quante morti inutili e quanti odi del tutto immotivati, riempivano questo mondo. Sì, dagli animali era possibile imparare moltissimo. Convivere con tante altre bestie, diverse certo, ognuna di appartenenza diversa ma ugualmente importante e quindi indispensabile per il comunissimo e riconosciutissimo cerchio della vita. Bastava solo un elemento mancante e tutto crollava a picco. Ad Agnieszka quindi, Adam, diede l'impressione d'esserle molto affine su questo argomento e su questa linea di pensiero. Non tutti la condividevano, al contrario, alcuni erano ancora convinti che l'essere umano - l'homo sapiens, anche se sapiens di cosa? - dovesse troneggiare e spadroneggiare, poiché essere evoluto e conseguentemente considerato il migliore tra i viventi. Che baggianata, grande quanto il Kilimangiaro! Eppure, quella fetta di pensanti simili era ancora molto ampia, anche troppo, dunque era piacevole per la donna dalla capigliatura rossa, incrociarsi con un'altra entità capace di avvicinarsi così tanto al suo ideale. Indubbiamente Adam non ne fece menzione alcuna, si limitò appunto - per tutto il tempo - ad annuire timidamente col capo, non mancando di sorriderle e talvolta, anche di distogliere lo sguardo da lei: temendo quasi potesse incenerirsi solo guardandola. Però... Le parole talvolta non erano dispensabili per comunicare. I gesti, quelli potevano essere molto più esplicativi di qualsiasi altra cosa.
    Agnieszka ritornò a coccolare quella volpina. Era davvero molto socievole di temperamento e decisamente affettuosa. Cosa poteva esserci di più bello che inserire e insinuare le dita tra il manto di una bestiola, osservandola con gli occhi luccicanti e luminosi, mentre provvedeva a scodinzolare felicemente? Come si riuscisse, ad attuare cattiverie nei loro confronti, soprattutto, era questo che le risultava inspiegabile. Forse però, era meglio non concentrarsi su questi pensieri, altrimenti la rabbia di Agnieszka sarebbe esplosa: travolgendo qualunque cosa e persona si fosse trovata davanti. No, adesso era così quieta e sentiva anche le sue forze ritornare. Quell'acqua e zucchero fu decisamente miracolosa. Dunque, decise di sorseggiarla, posando lo sguardo sul suo interlocutore: seduto sulla poltrona e affiancato dal bel cane di taglia medio grande. O forse, solo grande. No no, non c'è problema, ci metteremo cinque minuti, sempre se vuoi. Allontanò il bicchiere dalle labbra, deglutì e successivamente abbozzò un sorriso. Beh, se avesse osato farle qualcosa di malevolo, certamente avrebbe potuto attuarlo mentre non era cosciente, no? E poi, poteva sembrare una scempiaggine ma, talvolta il sesto senso - percezione presente in ognuno - sapeva comunicare quando qualcosa poteva trasformarsi in pericolo e angoscia. E questi due sentimenti, non si pronunciarono in compagnia di Adam. Ragazzo timido, solitario, di poche parole ma indubbiamente gentile e generoso. "Beh, allora ti ringrazio e accetto con piacere!" Disse, annuendo lievemente col capo. "Finisco questo bel bicchiere d'acqua e zucchero, e poi possiamo andare, grazie mille. Anche perché, così, evito di farti rincasare tardi." Dichiarò poco dopo, interessandosi anche per la quotidianità e l'abitudinarietà del ragazzo, chiaramente, venuta meno a causa della sua comparsa. No, Adam non sembrava per nulla incline ad avere la propria agenda piena d'impegni sociali, però ognuno aveva comunque le proprie attività e mansioni da svolgere.
    Dopo qualche minuto, fu Adam stesso a prendere parola. Chiaramente Agnieszka non voleva risultare troppo impicciona e spregiudicata, quindi, optò nel far sentire - per quanto potesse sembrare paradossale, dato che si trovava a casa del guardiacaccia - il ragazzo completamente a suo agio. Necessitava del suo tempo per prendere e conquistarsi confidenza, quindi, la donna dalla chioma rossa fu esattamente questo ciò che fece. Glielo diede. Senza dire niente, senza neanche annunciarlo. "Sì, esattamente. Sono polacca e sono nata nella capitale, a Varsavia." Rispose, sorseggiando ancora. "Si nota tanto?" Domandò, sorridendogli. Non volle certamente insinuare alcunché, tentò solo di fornire uno spunto per indurlo a parlare più scioltamente, sempre se avesse voluto. Si limitò poi, non solo a coccolare la volpina, la quale emise qualche versetto di pure apprezzamento ma, rivolse lo sguardo anche in quella stanza specifica della casa. Poco prima si era complimentata con l'arredo e l'aspetto, ma non sapeva se il ragazzo l'avesse sentita o no. "E' stata ristrutturata?" Domandò, interrompendo quel silenzio ma, sfortunatamente il tempismo di Agnieszka non le giocò ottimamente. In effetti, pose quella domanda, mentre Adam le parlò del bosco e di come questo avesse permesso ad entrambi d'incontrarsi. Quasi come se fosse stato più un evento guidato dal destino che dal fortuito caso. La rossa, ridacchiò leggermente, scuotendo un poco il capo. "Scusami..." Disse, con tono leggero ma allegro: giovale. "Già, è carino immaginare che sia avvenuto per questo. Mi piace. Suona bene!" Dichiarò, ascoltando poi quanto disse di seguito Adam stesso. Inizialmente sembrò imbarazzarsi, come se quelle effusioni verbali, quell'appellarlo bravo e gentile lo avessero turbato nel profondo. Tipico, per un animo sensibile e timido. "Sono un'autentica tortura. Le indosso molto di rado. Quest'oggi però, ho dovuto presenziare ad una festa . Sai, sono una pasticcera - oltre che pittrice e scultrice, di oggettini eh, nulla di tanto elaborato - e, ho consegnato la torta ai miei clienti e... Ed era necessario che mi presentassi in un determinato modo. Se fosse per me, camminerei sempre con le scarpe di ginnastica, mocassini, sandali o se proprio potessi: scalza. Non c'è niente di meglio!" Parlò, come un fiume in piena, con affabilità, con entusiasmo e socievolezza: perché questo era ciò che faceva di Agnieszka, lei.
    Quando hai incontrato quei due, eravate in un posto non molto visitato. Eri nel bosco a passeggiare? Le labbra della donna si avvicinarono al bordo del bicchiere, ma non bevvero né sorbirono il suo contenuto un po' opaco di sfumatura. "Hm?" Mugugnò, innalzando entrambe le sopracciglia, ma infine scosse il capo: negativamente. "In realtà speravo di potermi incontrare col taglia legna. Avrei necessità di comperare alcuni pezzi di legno dalle misure precise e adatte per i miei lavori con la pittura. Mi sono imbattuta in quelli per caso e, non ho resistito. Ho dovuto necessariamente fare qualcosa. Per fortuna sei comparso, tu!" Commentò, sorridendo ancora e potendo infine sorseggiare l'acqua e zucchero. "A proposito, sai dove posso trovarlo il taglia legna? O quanto meno sapere come si chiama, così al massimo cerco il suo nome sull'elenco e gli telefono. E' vero siamo ancora in estate ma, sicuramente questo autunno organizzeranno - come lo scorso anno - quella fiera dell'artigianato e, sarebbe un'ottima opportunità per me presentarmi: cercando di vendere qualcosa." Chiese, non perdendo occasione per interessarsi di ciò che, in effetti, l'aveva spinta ad insinuarsi nel bosco.

    Come ti ho scritto via Mp, va benissimo e tranquillissima :luv:
     
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    Adam ascoltava sempre il suo istinto, quando si trattava delle persone. Nei confronti di Agnieszka, il ragazzo aveva subito avvertito una sensazione positiva, che lo indusse a fidarsi di lei. Ultimamente però, il giovane aveva imparato a non basarsi solo sul suo sesto senso per valutare le persone. Del resto, Engel e suo padre avevano emanato la stessa sicurezza, eppure l'avevano abbandonato. Erano stati proprio questi errori di valutazione a spingere il guardiacaccia a ponderare le sue sensazioni a pelle con i fatti; per questo, probabilmente, sembrava essere persino più guardingo del solito. Aveva assaporato la bellezza dei rapporti umani, ma anche il dolore che arrivava con il termine di essi, e lui non era affatto ansioso di riprovarlo. Per questa ragione, il boscaiolo si sentì in dovere di rientrare nell'atteggiamento che aveva adottato sino all'anno prima - salvaguardare i propri spazi, per poi concedersi solo alle persone che col tempo avrebbero incoraggiato il ragazzo ad esporsi. Erano successe tante di quelle cose in quasi due anni, che delle volte Adam sentiva di perdere il filo stesso della sua vita. Si chiedeva spesso se fosse normale, dover soppesare gli incubi della notte con la vita che continuava a scorrere come se nulla fosse accaduto. I traumi erano rimasti, e con essi anche le spaccature che il cuore del giovane aveva subito. Eppure, lui si rifiutava di fermarsi a pensare troppo, di rimuginare, di esaminarsi. Ormai era così, era cambiato, era il frutto di tutto ciò che di bello ed orribile gli era successo. Nonostante ciò, non smetteva mai di guardarsi alle spalle, per paura che una nuova Spiegelhaus si ripresentasse, di sorpresa, pronta a distruggerlo con la stessa magnitudine di quel terribile evento, oppure nascosta solo in un battito di ciglia o in uno sguardo. Al tempo stesso, il guardiacaccia non voleva cedere alla paranoia, al terrore di ritrovarsi alla mercè di qualche pazzo mitomane o di un semplice sorriso; voleva vivere, liberarsi dai pesi che lo tenevano ancorato al passato. Proprio per questo perseverava, e continuava giorno dopo giorno a rinascere e rinnovarsi per quanto possibile - a guarire.
    Nel frattempo che lui ed Agnieszka scambiarono quella breve conversazione - in cui stava parlando lei, per la maggior parte del tempo - la volpina si beava delle coccole della donna, che con molto affetto ed attenzione si prodigava nel lasciarle tenere carezze nel pelo rossiccio ed estremamente soffice. Per fortuna, l'acqua e zucchero che Adam aveva portato alla sua nuova ospite stava sortendo il suo effetto, riportando anche un po' di colore alle guance di lei. Lasciando a sua volta una carezza sul capo di Thunder, il ragazzo si rivolse ad Agnieszka, proponendole di accompagnarla a casa, sperando di non star oltrepassando nessun limite facendo ciò. Il sorriso abbozzato della donna però gli indicò che probabilmente non era stato così, dimostrando una pacata approvazione da parte di lei. "Beh, allora ti ringrazio e accetto con piacere!" Rispose lei, gentilmente, con un leggero cenno del capo che fece muovere lievemente anche le sue lucenti ciocche rosse. "Finisco questo bel bicchiere d'acqua e zucchero, e poi possiamo andare, grazie mille. Anche perché, così, evito di farti rincasare tardi." Scuotendo appena il capo, Adam sollevò appena una mano in un cenno, come a dirle "non preoccuparti". Non c'è fretta, quando te la senti andiamo. Precisò infine lui, in modo da eliminare qualsiasi apprensione dalla donna, apprezzando il suo occhio di riguardo nei suoi confronti. Agnieszka sembrava una persona molto attenta alle esigenze altrui; non era solo "cortese" ma anche genuinamente sensibile nei confronti del prossimo. Questo non sfuggì all'occhio attento ed osservatore del guardiacaccia, che era sinceramente colpito dalla sue gentilezza. Del resto, lui stava anche tenendo in conto che la donna aveva appena sofferto di un mancamento, ed affrettare i tempi per farla rimettere in piedi sarebbe stato imprudente. Inoltre, non temeva di tornare tardi a casa, poiché lui spesso si ritrovava a camminare di notte nel bosco, che ormai conosceva come le sue tasche, grazie agli insegnamenti del guardiacaccia che lavorava a Besaid prima di lui - ora in pensione. Spesso, infatti, Adam era chiamato anche a offrire consulenze ed aiutare scienziati, poliziotti o studiosi in percorsi notturni, e solo lui era in grado di guidare queste persone nella foresta garantendone la protezione.
    "Sì, esattamente. Sono polacca e sono nata nella capitale, a Varsavia." Annuendo leggermente, Adam fece capire ad Agnieszka di aver ascoltato, posando lo sguardo su di lei. "Si nota tanto?" Alla domanda rilassata della donna, il ragazzo rispose scuotendo leggermente la testa, in segno di dissenso. No assolutamente. Il tuo accento è Norvegese. Anzi, scusami per aver chiesto, mi aveva incuriosito il tuo nome. Borbottò lui, gentilmente, con un mezzo sorriso sulle labbra. Piano piano, Agnieszka era una presenza alla quale il giovane si stava abituando, e nonostante il latente imbarazzo lo avvolgesse sempre per paura di sembrare troppo scostante o rude, non gli dispiaceva fare due chiacchiere con una persona che sembrava sensibile e tranquilla. Ormai, nel mentre, la volpina era entrata perfettamente in confidenza con Agnieszka, guaendo di tanto in tanto per la felicità, mentre scodinzolava felice. Le piaci molto. Commentò il guardiacaccia, per poi aggiungere qualcosa sul fatto che fosse stato il bosco a farli incontrare. Nel mentre, la donna osservò qualcosa sulla casa, che il boscaiolo avvertì subito. "E' stata ristrutturata?" Fermandosi nel parlare, Adam sorrise, rispecchiando la risatina che la rossa aveva emesso per via di quella sovrapposizione di frasi. "Scusami..." Scuotendo appena il capo, il guardiacaccia si passò una mano tra i capelli per ravvivarli, continuando a sorridere mansueto, ora più a suo agio con Agnieszka. "Già, è carino immaginare che sia avvenuto per questo. Mi piace. Suona bene!" Sollevando appena le spalle ampie, il boscaiolo annuì. Vero? Lo penso anch'io. E si... Prima questa casa apparteneva al guardiacaccia che lavorava qui prima di me, quando sono venuto qui poi lui si è trasferito e io ho cambiato un po' tutto. Rispose il ragazzo, sintetico eppure affabile. Poi hum.. l'ho riorganizzata. Non voleva ancora, Adam, ritornare a parlare di momenti in cui la sua particolarità ed il suo dolore erano diventati tanto potenti da distruggere quasi tutta la casa. Non volle ritornare a quel giorno con Fae ed Ivar, in cui aveva sentito il suo cuore rompersi definitivamente. Ora il suo spazio rispecchiava la calma e l'ordine emotivo riconquistati con enorme fatica dal giovane, che aveva dovuto aspettare che le sue ferite si rimarginassero, e che il vero Adam riemergesse da sotto la coltre di sofferenza che ne aveva annebbiato il giudizio. Era come se, per più di sei mesi, il ragazzo non ci fosse stato, abbandonandosi. Ora però era tutto diverso, più calmo, tornato ad una normalità confortante. Proprio per questo, il giovane boscaiolo era attento a preservare questa pace, anche nei suoi spazi circostanti. "Sono un'autentica tortura. Le indosso molto di rado. Quest'oggi però, ho dovuto presenziare ad una festa . Sai, sono una pasticcera - oltre che pittrice e scultrice, di oggettini eh, nulla di tanto elaborato - e, ho consegnato la torta ai miei clienti e... Ed era necessario che mi presentassi in un determinato modo. Se fosse per me, camminerei sempre con le scarpe di ginnastica, mocassini, sandali o se proprio potessi: scalza. Non c'è niente di meglio!" Riferendosi alle sua scarpe col tacco, mentre Adam cercava di combattere il suo insito imbarazzo nel rapportarsi con il genere femminile, Agnieszka dimostrò ulteriormente la sua grazia, mentre spiegava cosa significasse per lei portare quelle scarpette bellissime seppur fastidiose. Colpito dai tanti interessi della donna, il guardiacaccia si protesse leggermente verso di lei inclinando appena il capo mentre l'ascoltava. E' ammirevole, fai molte cose. E lo immagino... Per fortuna io sono riuscito a scamparla dall'uniforme, non fa per me. E se sono insofferente con quella, immagino i tacchi... Bofonchiò allora il guardiacaccia, alludendo al fatto che in genere andasse in giro vestito molto comodo, ed inconsciamente rimandando al suo passato come poliziotto, che però in pochi conoscevano a Besaid. Immedesimandosi così nel disappunto di Agnieszka, il giovane non potè che concordare con lei, nonostante non avesse mai provato ad indossare delle scarpe col tacco - per sua fortuna.
    "Hm?" La donna riprese le fila del discorso, agganciandosi alla domanda che pochi attimi prima le aveva rivolto Adam, che si chiedeva come mai Agnieszka si fosse imbattuta in quei due cacciatori nel bosco. "In realtà speravo di potermi incontrare col taglia legna. Avrei necessità di comperare alcuni pezzi di legno dalle misure precise e adatte per i miei lavori con la pittura. Mi sono imbattuta in quelli per caso e, non ho resistito. Ho dovuto necessariamente fare qualcosa. Per fortuna sei comparso, tu!" Sollevando entrambe le sopracciglia in una accennata espressione di sorpresa, il ragazzo riprese ad accarezzare Thunder, che non sembrava dispiacersi di quelle attenzioni. "A proposito, sai dove posso trovarlo il taglia legna? O quanto meno sapere come si chiama, così al massimo cerco il suo nome sull'elenco e gli telefono. E' vero siamo ancora in estate ma, sicuramente questo autunno organizzeranno - come lo scorso anno - quella fiera dell'artigianato e, sarebbe un'ottima opportunità per me presentarmi: cercando di vendere qualcosa." A quel punto, il giovane si alzò dalla poltrona su cui era seduto, dimostrando nuovamente la sua notevole altezza. Beh.. non devi cercare oltre, il taglialegna sono io. Commentò lui, gentilmente, indicandosi, per poi compiere un cenno del capo in direzione della porta. Se vuoi prima di accompagnarti puoi scegliere i ceppi che desideri dalla mia legnaia, poi li mettiamo in macchina. Propose lui, allungandosi leggermente per osservare fuori dalla finestra per capire a che punto fosse il tramonto. Se te la senti possiamo andare anche adesso, così puoi scegliere con calma. Aggiunse poco dopo il guardiacaccia, amichevole, avvertendo anche le movenze del maremmano, che si alzò insieme a lui, captando il fatto che il padrone fosse pronto ad uscire. Nel lanciare uno sguardo verso Agnieszka, Adam non potè fare a meno di pensare a quanto ironico fosse il destino, che li aveva fatti avvicinare con una casualità, quando realmente era proprio lui la persona che la donna stava cercando.
     
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    La donna volse lo sguardo ad Adam, abbozzando un sorriso non mancando d'annuire anche col capo: lievemente. Accettò la sua gentilezza, ossia la tranquillità di poter terminare quel bicchiere di acqua insieme allo zucchero; uno dei rimedi che Agnieszka aveva trovato e provato, dimostrandosi quindi vantaggioso e adatto per il suo problema. In realtà non poteva neanche considerarsi tale, semplicemente, quando la donna era avvezza ad utilizzare la sua particolarità accusava di quella perdita di energia, la quale molto probabilmente, sfruttava nel metterla in atto. Poco prima, con i due cacciatori lo aveva fatto e presumibilmente si era spinta un poco oltre il necessario. Miracolosamente però, la presenza di Adam e finanche il suo intervento tempestivo l'aiutò particolarmente, negandole quindi uno svenimento e una caduta sull'erba profumata e smeraldina e finanche, la possibilità di riaversi giacendo comodamente sul divano della casa del ragazzo.
    Agnieszka si portò il bicchiere alla bocca, continuando a sorseggiare quel liquido lievemente torbido - a causa dello zucchero disciolto - ma dal sapore decisamente dolciastro e buono. Nel frattempo, non cessò d'accarezzare quella bella cagnolina. In effetti, il suo rapporto con gli animali, la sensibilità e il riguardo che Agnieszka aveva e nutriva per loro, avrebbero potuto renderla la persona più adatta per adottarne qualcuno; sia che fosse ormai adulto che cucciolo. Sarebbe stata un'ottima compagnia, anche se le amicizie alla rossa di certo non mancassero. Quanto meno, sarebbe stato pensabile che, una persona come lei, potesse possederne uno proprio da accudire e al quale affezionarsi e voler bene. Disgraziatamente per il momento non poteva. Prendere un animale, provvedere a lui e riguardarlo, oltre a richiedere impegno e tempo a disposizione - volendo su questo aspetto Agnieszka poteva ancora farcela - era doveroso anche spendere del denaro per il suo mantenimento. Il cibo, i vaccini e finanche le visite per il richiamo degli stessi, alcune gocce da disporre sul manto dell'animale, specialmente durante il periodo estivo - scongiurando ed evitando l'attaccamento di parassiti o finanche le punture di zanzare o mosche - possedevano un costo. L'economia di Agnieszka non era certo ridotta all'osso, ma non era neanche così florida da potersi permettere determinate spese. C'erano periodi in cui le sue possibilità risultavano più cospicue ma vi erano anche mesi in cui, il lavoro non le permetteva di potersi andare troppo. Quando avrebbe avuto maggior certezza, quando le sue entrate di denaro sarebbero state più continue, certamente avrebbe potuto prendere in considerazione anche quell'eventualità. Prima però, avrebbe dovuto abbandonare il suo appartamento. Era piccino, ben arredato, almeno secondo il suo gusto, ma non abbastanza ampio d'accogliere più di una sola persona.
    Ascoltò Adam. Rispetto a poco prima sembrava aver trovato più coraggio o semplicemente predisposizione nel parlarle. Agnieszka, sospettò immediatamente che il ragazzo fosse timido, riserbato e che queste caratteristiche del suo temperamento e carattere, lo avessero costretto ad un accenno di mutismo. La rossa, non lo sforzò né tentò d'obbligarlo a parlare più del necessario, più di quanto sentisse l'esigenza e la volontà e, questo comportamento si dimostrò ottimale e adatto per la persona che aveva di fronte. Gradualmente, seguendo i suoi tempi, le sue stesse predisposizioni e inclinazioni, aveva finalmente parlato e provvide finanche a guardarla ed osservarla: naturalmente senza alcun fine sotteso. Agnieszka se ne sentì immediatamente compiaciuta. Le piaceva, poter incontrare persone nuove, diverse da lei, ma anche con alcune caratteristiche che non le risultassero poi tanto estranee e bislacche. Un punto in comune, una similitudine, un qualcosa che l'avvicinasse a lei, doveva esserci sempre. No assolutamente. Il tuo accento è Norvegese. Anzi, scusami per aver chiesto, mi aveva incuriosito il tuo nome. Inclinò lievemente il capo, agitandolo poco. "Non devi certo scusarti. Avevi una curiosità e hai fatto bene a domandare." Disse Agnieszka, invitandolo quindi a non sentirsi fuori luogo o eccessivamente impudente se, qualche domanda o quesito gli occupava la mente e necessitava conseguentemente ricevere una delucidazione in merito. La rossa, non avrebbe mancato di rispondergli, sempre con sincerità. Dopotutto, la verità e l'onestà - per lei - erano alla base di un rapporto: qualsiasi genere esso fosse e finanche quanto acerbo o approfondito potesse diventare. Senza quel perno, il tutto cadeva similmente ad un castello di carte. "Piace molto anche a me. Prima o poi mi piacerebbe prendere un cane, magari potrei andare a chiedere direttamente al canile ma... Per il momento, è impossibile." Dichiarò la rossa, non smettendo di accarezzare quel manto davvero molto morbido e vaporoso. "Per il momento, ne approfitto accarezzando quelli degli altri!" Esclamò, lasciandosi scappare una leggera ridacchiata, sperando che quella battuta non potesse offendere la sua controparte. Silenziosamente ascoltò Adam. Le descrisse le modifiche che aveva attuato alla sua casa e venne anche a conoscenza che quella, inizialmente, era appartenuta ad un altro guardiacaccia, sostanzialmente colui che lo aveva anticipato nell'assolvere quella funzione e mansione. "E' davvero molto bella. E poi è particolare, con tutto questo legno, ha un buon profumo." Commentò la rossa, continuando sempre con la medesima linea di pensiero e di personalità, ossia esternare con cortesia e gentilezza quanto pensava: esattamente quello che la sua voce interna, quella del suo IO più insinuato potesse suggerirle e lasciarle echeggiare nella mente.
    E' ammirevole, fai molte cose. E lo immagino... Per fortuna io sono riuscito a scamparla dall'uniforme, non fa per me. E se sono insofferente con quella, immagino i tacchi... Allontanò il bicchiere dalle labbra, lasciate lievemente schiuse per poter provvedere a dissetarsi e, fu in quel momento che Agnieszka si accorse d'aver concluso interamente il suo contenuto. Si rigirò un poco il bicchiere nelle mani, non volendo assolutamente interrompere il proferire e il parlare di Adam. Quando avrebbe concluso, quando il momento si sarebbe dimostrato propizio, avrebbe potuto chiedergli gentilmente dove poter sistemare quella stoviglia. Cerco di darmi da fare. Purtroppo non posseggo una formazione e una professione. Inizialmente lavoravo come cameriera in una piccola caffetteria e, a Varsavia, lavorai in un B&F, ma... Beh, diciamo solo che le cose non sono andate come avevo sperato. Comunque, ho dovuto trovare un modo per campare, come si suol dire!" Esclamò, esplicando quindi cosa l'aveva portata a scegliere quel sentiero, quella professione. Chiaramente anche un poco di piacevolezza e predisposizione era palese che ci fosse, poiché tanto riguardo e sacrifici, non potevano compiersi se un qualcosa non appassionava. "Lo sapevi che i tacchi, in realtà, furono inventati per i macellai? Solo susseguentemente divennero scarpe riserbate alle donne." Commentò Agnieszka. Si poteva sembrare una sciocchezza, ma da qualche parte quella cosa l'aveva letta. Fu un ottimo modo, secondo lei, per far sfuggire una lieve risata alla sua controparte. "Ho finito... Dove...?" Iniziò dicendo, informando poi Adam d'aver concluso il suo bicchiere d'acqua e zucchero e, tentò anche di domandargli dove potesse sistemare l'oggetto vitreo. Non voleva causare disturbo al padrone di casa, ma al contempo, non voleva continuare nel tenersi tra le dita quell'oggetto: avrebbe potuto rompersi ed era quel che non voleva succedesse.
    Beh.. non devi cercare oltre, il taglialegna sono io. Le sopracciglia scattarono in alto, mostrando tutta la sua sorpresa. "Ah, ma guarda la coincidenza!" Disse, con uno slancio sereno e allegro della voce. Non l'avrebbe mai immaginato, a dire il vero, diversamente, sospettò che le due figure fossero ben distinte. Molto meglio, non avrebbe dovuto spendere tempo cercando chi doveva incontrare e chiedere quello di cui aveva bisogno. Se vuoi prima di accompagnarti puoi scegliere i ceppi che desideri dalla mia legnaia, poi li mettiamo in macchina. Se te la senti possiamo andare anche adesso, così puoi scegliere con calma. Ancora una volta non poté che annuire col capo. "Oh sì, grazie. Mi faresti un autentico favore." Disse, arricciando un poco le labbra ma poi sorrise ampiamente. "Mi metto solo le scarpe." Annunciò, poco prima d'invitare gentilmente la cagnolina a spostarsi dal suo grembo, dovendo recuperare i suoi tacchi, i quali avrebbe indossato.
     
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    "Non devi certo scusarti. Avevi una curiosità e hai fatto bene a domandare." Adam era un ragazzo particolarmente attento ai limiti altrui; non si spingeva mai oltre quella linea invisibile che avrebbe messo a disagio le persone che gli erano attorno. Lui per primo sapeva cosa volesse dire essere spinti fuori dalla propria confort zone, e generalmente era una sensazione che non apprezzava. Certo, nella vita ci sono momenti in cui il disagio può essere un’emozione utile per imparare di più su se stessi e sugli altri, eppure un altro conto era dimostrarsi irrispettosi e poco attenti al prossimo. Per questo, Adam aveva sentito di doversi scusare con Agnieszka. Sicuramente la sua domanda non era stata indelicata, però non avrebbe voluto darle l'impressione di star giudicando la sua persona - anche perchè non la conosceva, quindi ci teneva a non farla sentire in difficoltà. Lei, tuttavia, aveva risposto con molta gentilezza, facendo capire al giovane di non essere stato fuori luogo. Inoltre, se Adam ci aveva visto giusto con Agnieszka, sembrava che la donna fosse anche molto schietta ed onesta, caratteristiche che il guardiacaccia apprezzava molto; in generale, gradiva quando le persone erano sensibili e dirette con lui e tendenzialmente preferiva sempre farsi dire delle dure verità, piuttosto che delle dolci bugie. Ad ogni modo, lui annuì appena, segno del fatto che il messaggio della rossa era stato recepito con chiarezza - in fin dei conti, meglio farsi dare una conferma in più, che oltrepassare un confine personale.
    "Piace molto anche a me. Prima o poi mi piacerebbe prendere un cane, magari potrei andare a chiedere direttamente al canile ma... Per il momento, è impossibile." Ascoltando le parole di Agnieszka, Adam riflettè sulla fortuna che aveva di svolgere la sua professione. Con una casa ed un impiego direttamente nella natura, non avrebbe mai avuto problemi ad accogliere animali con sè, poichè avrebbe sempre fornito loro gli spazi necessari in cui vivere pacificamente. Tuttavia, era consapevole del fatto che specialmente in città, badare al benessere di una bestiola sarebbe stato più arduo, specialmente se il lavoro di un eventuale padrone avrebbe richiesto la sua assenza da casa e dell’animale - come ad esempio, un impiego da ufficio. Quando sarà, potrò aiutarti io. Thunder l'ho adottato, quindi conosco gente che lavora al canile, ed anche un’ottima veterinaria con cui lavoro spesso. Si interessò allora il ragazzo, che nonostante non si perdesse mai in chiacchiere, aveva comunicato con grande disponibilità la sua inclinazione ad aiutare la rossa, che sicuramente condivideva con lui una passione per gli animali. Trovare individui che si prodigassero in questo modo per la vita selvatica di Besaid non era semplice, e a giudicare da come Agnieszka si era comportata con quei cacciatori, lei era una delle rare persone che si lasciavano ancora affascinare dall'incantesimo della natura. Nel proporre in futuro di dare una mano alla donna, Adam si ricordò di Arwen e della Dottoressa Pettersen, nonchè di alcuni ragazzi che conosceva che lavoravano al canile (e gattile) della città. Spesso, per via della sua professione di guardiacaccia, il ragazzo incappava in situazioni curiose con svariate specie di animali, e delle volte per fronteggiarle lui richiedeva l'aiuto della veterinaria e della sua assistente, oppure si rivolgeva all'istituzione della cittadina per fare in modo che cani e gatti usciti da contesti difficili potessero finalmente trovare una famiglia. Insomma, nonostante fosse un uomo decisamente poco socievole, Adam poteva vantare una serie di connessioni all'interno di Besaid proprio sulla base della sua propensione per la natura, e sarebbe stato felice di condividerle anche con Agnieszka, visto il riguardo che aveva dimostrato di possedere. "Per il momento, ne approfitto accarezzando quelli degli altri!" Affermò dunque la donna, mentre coccolava la volpina, al che il guardiacaccia sorrise e scosse appena il capo. Sicuramente a lei non dispiace, e neanche a me. Le rispose lui, gentilmente, ironizzando anche sul fatto che la cagnolina non disdegnasse mai una buona dose di carezze. Rispetto a Thunder, che non amava essere toccato eccessivamente, la piccolina si faceva viziare il più possibile, preferendo sempre un tocco femminile.
    "E' davvero molto bella. E poi è particolare, con tutto questo legno, ha un buon profumo." Per qualche attimo, e in maniera quasi impercettibile, gli occhi scuri di Adam si tinsero di un velo di malinconia. Qualche mese prima, l'unico profumo che lui riusciva a sentire oltre quello del legno in casa era quello di Engel. Eppure, dopo il suo abbandono, mese dopo mese, tutto ciò che gli rimaneva di lei era sbiadito, soprattutto il suo odore sui vestiti e sulle lenzuola, ora relegato all'intangibilità del passato. Ti ringrazio. Si... non la cambierei per niente al mondo. Ne ha passate tante. Concluse infine lui, non più certo se parasse di se stesso o della casa. Quello spazio così personale per lui aveva nel tempo rispecchiato la sua interiorità - semplice ed ancora tutta da arricchire appena tornato a Besaid, demolita dopo gli eventi del Luna Park e di Engel, ed infine rinata da quella distruzione. Ora che Adam era molto cambiato, sentiva che anche casa sua era diventata più "aperta". L'isolamento estremo in cui si era rifugiato per elaborare il dolore era diventato forza, ed anche un maggior slancio verso il prossimo - nonostante l'indole schiva del ragazzo. Ora più di prima, il guardiacaccia apriva casa sua agli amici e a chi ne aveva bisogno, lasciando entrare le persone nel suo spazio personale con più rilassatezza e serenità, Agnieszka compresa. Del resto, lei si era dimostrata sin dal principio come una donna in cui poter riporre fiducia, e nonostante il boscaiolo ancora non la conoscesse, era certo in cuor proprio che fosse una persona buona di cuore. Proprio per questo, Adam si sentì più a suo agio, e iniziò a conversare con la donna con più mansuetudine, complimentandosi anche per l'impegno di lei nel coltivare tante passioni contemporaneamente. Dopo che ebbe parlato, notò che la rossa aveva finito di bere l'acqua e zucchero - che avrebbero dovuto ridarle un po' di forza dopo essere svenuta. "Cerco di darmi da fare. Purtroppo non posseggo una formazione e una professione. Inizialmente lavoravo come cameriera in una piccola caffetteria e, a Varsavia, lavorai in un B&F, ma... Beh, diciamo solo che le cose non sono andate come avevo sperato. Comunque, ho dovuto trovare un modo per campare, come si suol dire!" Annuendo alle parole di Agnieszka, Adam restò sempre più piacevolmente colpito dall’intraprendenza della donna, che sicuramente sembrava una persona che non mollava davanti agli ostacoli della vita per portare avanti un progetto. Alla fine, nella vita poche cose vanno come si spera o come si vuole. Ma non è sempre un male, e ora sembri aver imboccato una strada che ti piace. Rispose lui, riferendosi alle infinite direzioni in cui i percorsi delle persone possono cambiare - che siano programmate o meno. Lui stesso, dapprima poliziotto, aveva deciso di fuggire da Besaid per poi ritornare completamente cambiato e privo di memoria come guardiacaccia. La vita riesce sempre a sorprendere e a diramarsi nei modi più strampalati, che superano molto spesso l'immaginazione. La trasformazione, il cambiamento, non era che lo stato naturale dell'essere umano che si ritrova sempre ad adattarsi alle più disparate situazioni.
    "Lo sapevi che i tacchi, in realtà, furono inventati per i macellai? Solo susseguentemente divennero scarpe riserbate alle donne." Scuotendo appena il capo con un'espressione interessata, Adam fece capire ad Agnieszka di non avere idea di quella antica funzione delle scarpe col tacco. Non lo sapevo. Credo di aver letto da qualche parte però che erano anche delle scarpe maschili nel 1700. Aggiunse qualche attimo dopo lui con un pacifico sorriso sulle labbra, ricordando di una illustrazione che raffigurava i nobili dell'epoca che indossavano i tacchi proprio per mostrarsi più alti delle donne, che per contro indossavano spesso anche ballerine di seta, per rendere la loro figura più graziosa. "Ho finito... Dove...?" Alzando le sopracciglia come a dire "ci sono" Adam si alzò, prendendo il bicchiere dalle mani di Agnieszka con un gesto leggero, per poi sistemare l’oggetto in cucina - si sarebbe occupato di lavarlo e rimetterlo a posto una volta ritornato a casa dopo aver accompagnato la donna. Tornato in soggiorno, il giovane si risedette solo brevemente, poichè resosi conto di poter essere utile ad Agnieszka ulteriormente. A quanto aveva capito, il motivo per cui la rossa si trovava nel bosco, era che lei era in cerca del taglialegna - cioè lui. "Ah, ma guarda la coincidenza!" Trillò la donna, sorpresa dalle parole di Adam. Effettivamente, il ragazzo più che spargere la voce nei riguardi delle sue mansioni non aveva fatto, e qualche Besaidiano che aveva bisogno di legna si rivolgeva a lui, oppure comprava oggetti già scolpiti da Ivar, il migliore amico del giovane ed anche il falegname della città. Tuttavia, data la riservatezza del giovane, pochi conoscevano tutti i suoi compiti. Fu allora, che Adam si propose di far scegliere comodamente ad Agnieszka i ceppi che desiderava, prima di riportarla a casa in macchina. "Oh sì, grazie. Mi faresti un autentico favore." Rispose lei, concedendogli un sorriso luminoso. "Mi metto solo le scarpe." Annuendo in tutta tranquillità, il ragazzo diede alla rossa tutto il tempo che le serviva, mentre la volpina si scostò di malavoglia dalle gambe di lei, avendo capito che il momento delle coccole era arrivato al termine. Mentre la piccoletta abbaiava di tanto in tanto per attirare l'attenzione della donna, Adam aprì la porta ed uscì per primo, diretto verso la legnaia. Era una costruzione ampia all’esterno dell’abitazione, in erano custoditi ceppi di ogni tipo. Tuttavia, sapendo quali fossero i tipi di legno migliori per le sculture, Adam agguantò quattro tagli diversi, per poi mostrarli ad Agnieszka una volta che lei l'ebbe raggiunto. Questi sono acero, tiglio, cirmolo, e frassino. Quello di noce devo ancora tagliarlo. Asserì infine il ragazzo, borbottando l'ultima frase poichè seccato del fatto che avesse ancora un bel po' di lavoro da fare con tutta la legna che gli restava da sezionare. Puoi anche prenderli tutti e quattro se vuoi, tanto andiamo col pickup. Propose lui, mentre dava un'occhiatina al cielo, ora più scuro. Nonostante le tinte non fossero più tanto chiare lui non se ne preoccupò, poichè andare e venire in macchina sarebbe stato comodo, anche non conoscendo dove Agnieszka abitasse.
     
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    Quando sarà, potrò aiutarti io. Thunder l'ho adottato, quindi conosco gente che lavora al canile, ed anche un’ottima veterinaria con cui lavoro spesso. Agnieszka issò lo sguardo su Adam, non potendo fare a meno di sorridergli e in qualche modo ringraziarlo, senza tuttavia proferire una sola parola verbalmente. I suoi occhi, la distensione delle sue protuberanze carnose e conseguentemente i lineamenti che avevano assunto il suo viso tutto; furono più che eloquenti. Agnieszka, non aveva mai veramente apprezzato tale predisposizione e capacità. Non le piaceva moltissimo essere simile ad un libro aperto, specialmente nei confronti e nei riguardi del suo prossimo. Non era una mancanza di fiducia nei riguardi di coloro che l'attorniavano, oppure una baldanza sottesa, così come una diffidenza tangibile e percepibile, sia pure nascosta; ma bensì la consapevolezza che tale attitudine riuscisse a renderla troppo fragile. Le sue esperienze di vita, furono esattamente questa a renderla ora un poco più scontenta della sua predisposizione. Del suo essere così sincera e onesta, anche con la semplice espressione del viso. Poteva comprendere se, tanta attenzione e visione, questo cogliere dei suoi sentimenti riuscissero ad individuarla personalità a lei importanti e amiche. Praticando e frequentando qualcuno, instaurando con essa una relazione - sia amichevole che amorosa - era consueto e doveroso imparare a conoscere cosa quei lineamenti comunicassero: pur senza proferire un commento o una sillaba. Ma i perfetti estrani, come ad esempio poteva rappresentare Adam, quello la infastidiva moltissimo. Il tutto nulla aveva a che fare con Adam, in quanto tale, neppure in quanto persona, ma era un fastidio che Agnieszka provava per sé.
    Come annunciato precedentemente, le sue esperienze di vita la misero davanti a delle situazioni in cui, la sua spontaneità, la sua onestà, la sua gentilezza di carattere, l'avevano indotta a sbattere il naso contro la crudissima realtà: ossia, la consapevolezza che le persone non fossero esattamente come lei. Certo, ognuno aveva il proprio carattere - ed era giusto - ma talvolta la predisposizione nel mostrarsi agli altri per ciò che si era veramente, no. Agnieszka quindi, molte volte, si era ritrovata ad avere a che fare con persone che credeva essere franche, sincere, esattamente come lei lo fu nei loro confronti sin dal primo momento: riconoscendo e scoprendo poi di quanto menzogneri e ipocriti si fossero dimostrati. Era questo ad infastidirla, l'ambiguità. Il non saper giocare con le medesime carte e, conseguentemente, la consapevolezza di trovarsi sempre danneggiata e sconfitta da altri, ben più capaci di lei, nel tenere nascoste le proprie e sincere intenzioni. Nonostante ciò, in quel momento, ascoltando quanto affermato da Adam, agì come la sua indole aveva sempre suggerito. Gli sorrise e comunicò: un sincero ringraziamento.
    Agnieszka indossò le sue scarpe e poté alzarsi dal divano. Ti ringrazio. Si... non la cambierei per niente al mondo. Ne ha passate tante. Ancora una volta aveva annuito. "A me piacciono le case quando hanno qualcosa da raccontare." Commentò la rossa, esponendo quindi una propria considerazione che, probabilmente, avrebbe potuto interessare poco il suo interlocutore. Eppure, questo era un ottimo modo, un espediente, per conoscersi un po' meglio, senza tuttavia incorrere a quelle formule comuni, pronunciate un po' a ripetizione da tutti: specialmente in determinati momenti e in peculiari - ma neppure tanto - occasioni. Poco dopo se lo lasciò alle spalle, esattamente come i due cani appartenenti ad Adam. La cagnolina non sembrò molto contenta del recente mutamento, ma sicuramente, nel giro di qualche minuto avrebbe dimenticato quei sentori e avrebbe trovato un altro modo per distrarsi e intrattenersi. Frattanto, comunque, tra le due figure non mancarono le chiacchiere. Rispetto a poco prima, Adam, sembrava aver trovato maggior dimestichezza nel proferire considerazioni e pareri. Indubbiamente, c'era sempre una palpabile rigidità di fondo, una timidezza percepibile e finanche visibile - per uno sguardo particolarmente attento - ma, esattamente come successe nei minuti antecedenti; Agnieska, non aveva fatto niente di diverso, non lo aveva costretto ad andare contro al suo carattere. La rossa, era, molto tollerante. Esattamente come dagli altri si aspettava il medesimo riguardo, la stessa accettazione, sopportazione talvolta, della sua natura e della sua tempra: egualmente sperava, auspicava e desiderava ottenere la medesima libertà e accondiscendenza. Sfortunatamente, non tutti erano del medesimo parere, pur tuttavia, vi erano anche altri che - sia pure con mezzi e intenzioni diverse - in qualche modo, assecondavano tale predisposizione all'accettazione. Alla fine, nella vita poche cose vanno come si spera o come si vuole. Ma non è sempre un male, e ora sembri aver imboccato una strada che ti piace.Trasse un respiro profondo. Non c'era niente da dire, per quanto una casa fosse profumata, nulla poteva assolutamente eguagliare la freschezza che si percepiva nella natura. Era incredibile, l'attaccamento che Agnieszka aveva iniziato a provare - sin dal primo momento - per quell'ambiente, eppure, a distanza di anni, ancora si rendeva conto di non poterne fare a meno. "Sì è vero." Concordò, muovendo poi i suoi passi e seguendo quelli di Adam. Le braccia della rossa andarono a ricaderle lungo i fianchi, mentre un poco curiosa di guardò attorno. Inizialmente, quando fu condotta colà si ritrovò completamente priva di coscienza quindi, ora, gettò qualche sguardo attorno a sé, contemplando quindi quello che poco prima non le era stato permesso di guardare. Il luogo era bello. Pittoresco, certamente. Non lo sapevo. Credo di aver letto da qualche parte però che erano anche delle scarpe maschili nel 1700. Gli occhi chiari di Agnieszka andarono al profilo di Adam. "Avevo letto che furono create all'epoca degli antichi egizi. Poi, con lo scorrere dei secoli, la loro funzionalità è mutata." Concluse dicendo, esplicando solo quello che aveva avuto occasione di leggere in una passata occasione e che le era rimasto impresso.
    Adam, il guardiacaccia, le mostrò poi i tronchetti di legno, quelli di cui tanto aveva necessità. Agnieszka, dilungò le braccia e con i palmi andò a sfiorare quella materia. Le piacque, la sentiva viva sotto il tocco della mano. Il legno, difatti, non smetteva mai di vivere, nonostante gli usi che se ne facevano e se ovviamente, si evitavano di gettarne tocchi dentro ad un camino scoppiettante. "Meravigliosi." Sussurrò, arricciando poi le labbra. "Penso proprio che ti chiederò i legni di tiglio e frassino. So' già cosa potrei creare con questi." Commentò, rialzando lo sguardo su Adam, sorridendo. "A quanto me li vendi?" Domandò, non volendo certamente abusare della cortesia e della disponibilità di Adam. Una cosa del genere non l'avrebbe mai permesso, poteva correre il rischio di cascare il mondo, ma Agnieszka non avrebbe mai sfruttato tanto riguardo e accoglienza. La rossa poteva considerarsi una personalità parsimoniosa. Non era incline a spendere troppo denaro senza riflettere, disinteressandosi delle conseguenze di quella spesa improvvisa e del tutto inutile. Era molto organizzata, su molte questioni esattamente come quelle che concernevano le sue finanze ed economie, ma tale attitudine certamente; non la rendeva una donna incline a non sganciare denaro quando questo era necessario. Difatti, oltre alle persone ambigue, alla falsità e l'ipocrisia, così come alla mancanza di sensibilità a rispetto per la natura e per la tutela e cura degli animali, gli individui con i quali Agnieszka riscontrava maggior incapacità di interazione erano appunto coloro che sfruttavano talune occasioni per non uscire il denaro dal portafoglio: gli scrocconi. A maggior ragione, mai, mai avrebbe voluto che qualcuno la considerasse moderatamente tale. Sarebbe stato un affronto personale, un attacco e un accoltellamento al suo orgoglio.

    Edited by LìäÐëBêäümônt - 9/9/2018, 11:32
     
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    Un po' per via del fatto che fosse un ascoltatore più che un chiacchierone, e per via delle sue abilità da osservatore, Adam era in grado di leggere le persone molto bene. Il suo istinto gli permetteva di percepire molte informazioni nascoste, cogliendo spesso pensieri reconditi oppure linguaggi non verbali nelle persone con cui interagiva. Ciò che lo aiutava ad orientarsi col prossimo era principalmente la sua indole, che gli dava la possibilità di capire i vari messaggi a lui diretti; per questo, quando Agnieszka sollevò lo sguardo in quello di lui, con un sorriso, egli capì subito che si trattava di un silenzioso ringraziamento e lo apprezzò molto. Al tempo stesso, il guardiacaccia sapeva bene che non tutti fossero come lui - istintivi e con pochi filtri nel comunicare. Molti prediligevano l'artefatto, l'inganno, i giri di parole per imporsi all'altro e a volte per fare del male. Queste persone erano quelle che Adam mal sopportava di più: non riusciva a stare in compagnia di qualcuno che non risultava sincero e genuino nelle sue azioni. A dirla tutta, non sapeva neanche come comportarsi, con individui simili; a differenza di persone forse più sofisticate che sapevano barcamenarsi tra appiccicose e sibilline ragnatele delle parole, Adam preferiva rimuoversi completamente da contesti potenzialmente pericolosi per lui, selezionando con enorme attenzione le persone che gli stavano intorno, ed apprezzando coloro che si dimostravano, seppur differenti, sinceri, e rispettosi della sua sensibilità e degli spazi del prossimo. Dunque, una donna come Agnieszka non poteva che ispirargli fiducia. Con gli esseri umani, Adam non sapeva mai come o perchè, ma riceveva messaggi sempre inequivocabili dal suo intuito, che gli suggeriva delle sensazioni nei riguardi delle sue conoscenze, e nei confronti della donna dai capelli rossi si sentì subito a suo agio.
    Una volta che lei si fu rialzata, avendo riacquistato le forze che poco prima aveva perso, gli rivolse un sorriso. "A me piacciono le case quando hanno qualcosa da raccontare." Portando brevemente le iridi castane sul legno delle travi di casa, Adam annuì leggermente. Si, ne ha viste parecchie. Non ancora in grado di condividere appieno i dettagli di quella frase con Agnieszka, il ragazzo rispose mansueto, pronunciando una quieta ammissione, nonostante portasse con sè tutto il vissuto che si era consumato tra quelle mura come fosse una seconda pelle. Col tempo, se tra lui e la donna la conoscenza fosse evoluta in amicizia, sicuramente ci sarebbe stata l'occasione di parlarne più approfonditamente. Ora che aveva preso dimestichezza con la figura di Agnieszka, Adam si sentiva più tranquillo, avendo capito che quella della rossa fosse un'indole affine alla sua, che stava imparando ad apprezzare. Era stato decisamente coraggioso, da parte sua, affrontare da sola quei due cacciatori. Purtroppo, due uomini armati sarebbero potuti risultare un problema non indifferente, ma Agnieszka aveva dato prova non solo di forza d'animo, ma anche di grande astuzia, utilizzando il suo potere per condizionare il volatile ad agire secondo il suo volere. Adam aveva notato queste caratteristiche della personalità della donna, che già al primo incontro erano emerse con fierezza, ed avevano reso la sua presenza gradita al ragazzo. Una volta fuori casa, la rossa prese un ampio respiro, come se volesse rinvigorirsi per mezzo dell'aria fresca del bosco. Come darle torto? In città non sarebbe mai stato possibile concedersi aria pura e così rigenerante. Adam, dal proprio canto, restava in casa molto poco. Per via del suo lavoro, era quasi tutto il giorno nella foresta, percorrendola senza sosta, occupandosi delle persone che la visitavano, aiutando studiosi e gli animali che la abitavano. Al contrario di quanto si potesse pensare, era una professione molto faticosa, ma al tempo stesso incredibilmente gratificante per un giovane come Adam, così legato alla natura.
    "Sì è vero." Replicò Agnieszka, riferendosi al commento del guardiacaccia nei riguardi del suo percorso; da come parlava, lei sembrava soddisfatta della direzione che la sua vita aveva preso, e proprio di questo il ragazzo era lieto. In fin dei conti, non tutti avevano la fortuna di occuparsi di ciò che li appassiona per lavoro. Dunque, una volta all'esterno della casa, la rossa seguì Adam, che la accompagnò alla legnaia - che si trovava a fianco dell'abitazione. Sembrava curiosa, Agnieszka, che si guardava intorno mentre il ragazzo sceglieva i ceppi di legno adeguati alle sue esigenze. Per sculture ed oggetti, c'erano tipi specifici di legname da scegliere, ed il guardiacaccia aveva acquisito molte conoscenze a riguardo; avrebbe saputo consigliare alla sua nuova inaspettata compagna di avventure i materiali giusti per le sue creazioni nel modo migliore. "Avevo letto che furono create all'epoca degli antichi egizi. Poi, con lo scorrere dei secoli, la loro funzionalità è mutata." Una volta raccolti i ceppi giusti, Adam annuì interessato, riportando lo sguardo su Agnieszka; lei sembrava essere una donna di cultura, che conosceva parecchie notizie curiose che lui ascoltava volentieri. Una volta mostrati i piccoli ceppi di legno, lei li prese in mano e lì sentì sotto le dita. Il legno respira, vive, parla a modo proprio; e non sorprendeva che fosse utilizzato per creare anche strumenti musicali - oggetti capaci di canalizzare l'anima umana in suono. "Meravigliosi." Sorridendo tranquillo ed annuendo impercettibilmente, Adam non potè che essere concorde con le parole di Agnieszka, che sembrava soddisfatta, mentre esprimeva un velo di ammirazione verso quella legna ancora ben curata. "Penso proprio che ti chiederò i legni di tiglio e frassino. So' già cosa potrei creare con questi." Inclinando appena il capo, il guardiacaccia ripose i ceppi scartati assieme agli altri e poi incrociò le braccia spesse. Che cosa ne farai? Domandò curioso, per poi sbuffare una leggera risata alla domanda della donna. "A quanto me li vendi?" Scuotendo appena il capo, il guardiacaccia aggrottò leggermente le sopracciglia, sempre mentre sorrideva. Oh no, non devi pagarmeli. Rispose lui, affabilmente. Di solito, i ceppi non si vendevano mai come pezzi unici, bensì in buste apposite per legname o al metro cubo. Dunque, se generalmente una piccola busta costava 225 corone, un solo pezzo sarebbe stato vendibile a massimo 53 corone, un prezzo così irrisorio da essere inutile pagarlo; inoltre, e soprattutto, Adam non avrebbe permesso ad Agnieszka di dargli dei soldi per un servizio così minimo. Del resto, lei si era anche dimostrata molto gentile nei suoi confronti, e per un paio di ceppi di legno sicuramente il ragazzo non sarebbe andato in rovina, anche perchè lui arrotondava con il legname i guadagni che già ricavava dal suo lavoro di guardiacaccia. Poco dopo, Adam iniziò con calma ad avviarsi verso il suo pick-up, un po' vecchio ma ancora funzionante e abbastanza curato, fermandosi davanti alla porta di casa per chiuderla come si deve prima di avvicinarsi alla macchina. Già qualche luce era accesa nella abitazione, ed i cani sarebbero stati tranquilli. Ormai era praticamente sera, ed il tramonto aveva ormai ceduto il passo alle ombre del crepuscolo, ora in pieno sviluppo. Quando sei pronta ti riaccompagno, Agnieszka. Propose il ragazzo, appoggiandosi allo sportello, per poi posare lo sguardo sulla donna dai capelli rossi in attesa di una risposta.

    Tesoro! Scusami per l'attesa, spero che la risposta vada bene! Comunque, così dato che li ho dovuti cercare su google questi prezzi di cui ho parlato, 225 corone sono 23 euro, e 53 corone sono più o meno 7 euro. Ebbene, ora sappiamo i prezzi del legno (in euro ed in corone hahahah)!
     
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    Agnieszka aveva perfettamente sentito la breve affermazione di Adam, la quale concernette la sua stessa casa. Ebbene sì, nonostante la ristrutturazione di quello spazio, la donna dai capelli rossi comprese ed ebbe immediatamente la sensazione che all'interno di ogni singola stanza qualcosa di straordinario o importante, avesse avuto luogo. Lei, aveva sempre apprezzato degli spazi capaci di raccontare qualcosa. Le piaceva la storia, e con essa anche la cultura e l'arte, tuttavia non poteva certamente considerarsi una massima cima ed esperta. Sapeva quel che - probabilmente - ogni altro essere umano dotato di un minimo di istruzione comprendeva. Le piaceva soffermarsi su alcuni concetti, su alcune visioni, su alcune bellezze, ma chiaramente solo e soltanto quelle che la entusiasmavano particolarmente e da vicino. Pur tuttavia, aveva sempre posseduto questa innata sensibilità, capace di farle captare il nascosto, il celato, anche se questo non venisse proferito da alcuno. Naturalmente, non in tutto e non per ogni singola categoria o settore. Gli ambienti erano uno di questi. Riusciva ad avvertire se in un luogo, in uno spazio ristretto fosse accaduto qualcosa, ma a volte, poteva semplicemente beccarci per pura fortuna, altri invece, queste emozioni venivano un poco alterate dalla sua fantasia e creatività. Agnieszka si era sempre considerata una creativa, una persona capace di estrapolare dalla vita di tutti i giorni, alcuni aspetti piccini ma capaci d'essere manipolati, utilizzati, presi come esempio per ricavarne qualcosa di bello e interessante. Non a caso, le sue mansioni, convergevano proprio su questo. Era consapevole però, che doveva imparare ancora molto e tanto. Nessuno nasceva maestro, ma lei aveva la sicurezza dalla sua parte, ben sapendo che con pazienza e costanza i suoi sacrifici e i suoi impegni avrebbero portato sempre ad un miglioramento personale.
    Abbozzò un sorriso ad Adam, lasciandosi poi distrarre da quei ceppi di legno. Erano meravigliosi. Profumavano di natura e di selvaggio al contempo. Aveva immediatamente immaginato e visto - dentro la sua stessa testa, come un'illusione - in cosa sarebbe stata capace di trasformarli. Il primo, data la robustezza del materiale, avrebbe potuto ricavarne una piccola scultura. Si sarebbe messa di buon impegno e leva, provvedevano col suo martello e scalpello, nel creare e dare finalmente una forma più particolareggiata al ceppo. In effetti, se avesse trovato quella piccola ascia che aveva sistemato da qualche parte nella stanza riserbata alle sue creatività; avrebbe potuto finanche tagliarlo a metà, incidendo una parte del ceppo e lasciandone il bordo allo stato grezzo, levigarlo leggermente lungo gli angoli che si sarebbero formati col taglio: dandogli quindi la forma di un soprammobile rustico. Diversamente col secondo, una volta tagliato, levigato e quindi reso molto più liscio al tatto, avrebbe potuto recuperare i suoi pennelli, i suoi colori e tingerlo: creando un piccolo quadretto d'appendere ovunque l'acquirente futuro avrebbe desiderato sistemarlo. Sul momento fu questo ciò che visionò, ma a differenza di tanti altri che provvedevano nell'attuare la medesima mansione, lungi da lei fu l'intenzione di pensare immediatamente ad un costo di vendita. In effetti, il solo denaro al quale pensò fu appunto quello che desiderava dare ad Adam per il materiale. Sperava semplicemente d'avere un importo adeguato, nel suo portafoglio ma nel qual caso non lo avesse, avrebbe provveduto - una volta ritornata a casa - nel sancirgli quanto avrebbe potuto chiederle. Che cosa ne farai? Agnieszka distolse lo sguardo dai ceppi e lo diresse al viso di Adam. Le labbra rimasero sempre ben allungate in un ampio sorriso. I suoi occhi, forse, mostrarono una lucentezza che solitamente trapelava quando un qualcosa sapeva suscitarle emozioni e la stuzzicava interiormente. Era questo l'effetto che faceva il suo lavoro, il suo passatempo, su di lei. Stavo pensando di poterne creare una scultura con questo qui. Disse, indicandoglielo. Anche se l'idea di tagliarlo a metà, intagliando una figura e lasciandone per buona parte allo stato grezzo non mi dispiace. Anzi, penso che questo possa essere l'opzione perfetta. Continuò dicendo, esplicando esattamente quello che pensò sino a qualche secondo prima. Mentre con questo, potrei creare un piccolo dipinto. Dalla finestra della mia cucina il panorama è meraviglioso. Si ha lo scorcio di Besaid, ma in lontananza, nell'orizzonte, si scorgono le montagne e anche un pezzo di bosco. Concluse, addolcendo la sua espressione. Non poteva farne a meno, era questo che provava per quella città, per quello spazio, per quel territorio: puro e semplice amore.
    Successivamente, la rossa, trasalì. Sbatté anche le palpebre, schiudendo lievemente le labbra: ostentando quindi un chiaro stupore. Non si aspettò quella decisione. Adam non voleva essere pagato. Ma... Non mi sembra corretto. Insomma, potresti venderli a chiunque potrebbe richiederteli. Anche se di poco, desidero pagare. Disse Agnieszka, chiaramente apprezzando quella che sembrò essere una gentilezza causata dal momento, ma al contempo, non volle assolutamente approfittarsene. Agnieszka non era di quella specie, non era di quella pasta di donna. Comunque sia, se Adam si fosse dimostrato più determinato di quanto sembrasse, la rossa sapeva perfettamente in che modo ricambiare e sdebitarsi. Effettivamente pensò di potergli preparare e portare - in seguito - un bel cestino di piccoli pancake, allo sciroppo d'acero e bacon. Sarebbe stato un gusto perfetto per il taglialegna e guardiacaccia; o diversamente avrebbe potuto preparargli una torta salata: qualcosa di ricco e sostanzioso che potesse sopperire al disperdo di energie nel corso della giornata. Camminare e visionare, controllare il bosco, richiedeva ovviamente forza ed energia. Doveva quindi, riempirsi lo stomaco adeguatamente. Effettivamente Adam, osservò meglio Agnieszka, pareva un pochino magrolino e smilzo. Frattanto, con questi brevi pensieri che le correvano nella mente, Agnieszka recuperò i ceppi desiderati e seguì nei passi Adam. Lo lasciò libero di agire quando ritornò alla porta e provvide a chiuderla e successivamente, gli si affiancò quando si diresse al pick - up. Certo che è spazioso! Molto più di quanto immaginassi. Commentò, osservando quella vettura, decisamente diversa dalla prima e sola guidata dalla rossa. Lei possedeva la patente, e l'aveva presa proprio a Varsavia. Guidò brevemente la macchina dei suoi genitori, uno scassone indicibile, però negli anni aveva abbandonato quella forma di indipendenza. Guidare l'agitava. La rendeva particolarmente ansiosa e tremava nonché sudava freddo al solo sistemarsi sul posto di guida. Ormai... Erano quasi 15 anni che non provvedeva a condurre un veicolo. Le stava benissimo così. Possiamo andare... Sono pronta! Ho trovato anche quello che cercavo: cacciatori a parte direi che è stata una giornata fruttuosa! Esclamò, lasciandosi scappare una ridacchiata leggera, esuberante e - chissà - forse contagiosa (?).
     
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16 replies since 18/7/2018, 09:22   330 views
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