Un Buon NAN COMPLEANNO

Nano Larsen chiama Unicorna Fae

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    Message to the world, can you feel the heat is rising?
    From the heights of above the storm,
    Can you see the lightning flashing?
    From where I live, I can hear the voices joining.
    Like trumpets, through the field they use to keep us in.

    We turn it up, we turn it up
    We don't care what you say
    We're coming up, we're coming up.
    We don't care what you say

    If you're afraid, fear will only break your heart.
    If you're afraid, you know your walls will keep them away.



    Era una mattina ancora chiara, settembre era appena iniziato e le ore di luce si sarebbero drasticamente ridotte all'osso nei mesi successivi. Un raggio di sole (a volerlo chiamare così) avrebbe però invaso le mura dell'asilo, con sommo sollievo da parte dei suoi e - forse - di molta altra gente giù al porto.
    Elias Larsen era un bambino molto dolce, tenerissimo, ma tremendo. Il diavolo che portava sui capelli veniva liberato in quelle sue gambette che zompettavano ancora incerte un po' dovunque, snervando tutti i presenti (spesso marinai ubriachi) in cerca di ristoro nella locanda dei suoi. Sua madre perciò aveva fatto i salti mortali per farlo prendere a scuola un anno prima del dovuto e, grazie alla scarsa natalità di Besaid, l'anima pia della preside l'aveva accontentata. Povera sciocca, se ne sarebbe pentita subito, anche se non lo poteva ancora sapere.

    Quella mattina, davanti alla porta della classe Tartaruga, suo padre lo tratteneva per le mani, mentre parlava con la maestra. Il piccolo diavolo stava già diventando ingestibile: ammaliato dai giochi e dai suoi futuri compagnetti, voleva correre da loro, muovendo le gambette come un Flinstone pronto a far partire la macchina, finchè il padre non si arrese a lasciarlo e farlo fuggire a razzo verso la prima cosa che gli fosse a tiro: il tavolo dei colori. C'era seduta una bambina bellissima, coi codini, tutta concentrata, alle prese con una rana a quanto pareva multicolor. - Mi piacciono gli arcobaleni e gli unicorni. aveva sentenziato, senza aggiungere molto altro. - Quella rana è di tutti i colori. E' una unicorn.. unicorrana! Aveva concluso lui, senza una particolare logica, dando inizio ad un rapporto di amicizia che sarebbe durato troppo a lungo. Il primo sguardo truce di Fae si posò sulle lentiggini del Larsen, mentre nonostante tutto gli passava il disegno una mucca e dei colori. - Va bene se le faccio il corno? Così diventa una unicormucca!
    E fu così che il calvario di Fae Lynae Olsen, insieme a quello di tutte le maestre, ebbe inizio.

    [...]

    Oltre vent'anni dopo, seduto in una insperata Audi di sua proprietà, Elias Larsen attende quella stessa bambina sotto casa sua. Con un piano ben preciso in testa e tre pacchi regalo sul sedile del passeggero.
    Le ha appena promesso gli spacecakes, arrivati per l'occasione quella mattina da Amsterdam grazie al suo collega contrabbandiereprogrammatore, per farla scendere. Ed eccola, veloce come un lampo colorato, scendere le scale dell'ingresso e aprire la portiera.
    - Buon Nan Compleanno, Unicornana!
    Il sorriso è aperto e non presagi nulla di buono, mentre solleva le tre scatole per farla accomodare.
    - Uno alla volta! Trattiene i regali, sapendo quanto può essere bramosa Fae. [- Perchè non sei così bramosa di me?!?] Ride, non pronunciando la frase ma lasciandogliela intendere: dopo quell'orribile esperienza al parco divertimenti, lei è venuta a conoscenza della sua capacità e lui finalmente si sente libero di percularla anche mentalmente.
    - Scegli: quale vuoi? Sta per rispondere ma lui le propina la scatola verde con una stellina cangiante sopra. - E non dirmi che non mantengo le promesse!
    L'apre lentamente, schiudendola verso di lei, ma senza consegnargliela.
    BUON NAN COMPLEANNO! recita la scritta sui muffin tutti speciali che lei ha richiesto.
    - Belli, vero? Ma li mangiamo più tardi...
    Il coperchio fa un rumore secco e basso, chiuso di scatto, sotto le mani di Larsen, che mette accuratamente la scatola sui sedili di dietro, evitando che lei ne intercetti uno prima del dovuto, rischiando di rovinare il suo sporco piano.
    - Avrai questo, invece, adesso. La piega del sorriso malefico lo fa assomigliare al Grinch, solo che lui non odia il Natale, anzi, glielo sta anticipando giusto perchè ne ha voglia.
    Ed ecco quindi la seconda scatola, rossa e decisamente più grande della prima, finire tra le mani della Olsen. Ha un fiocco dorato che la copre quasi per intero, una roba sciccosa che sicuramente non le piacerà troppo, ma che non può esimersi dall'assecondare: dentro, un tubino bianco candido, di buona fattura, che di certo le starà a pennello. No, non ha intenzione di dirle quanto l'ha pagato, anche perchè non ha importanza per lui. E' solo congeniale al piano, ed il caso ha voluto che fosse un po' più costoso del costume da scimmia regalato a Levi.
    - Non metterci troppo a cambiarti e vedi di non protestare o niente muffin! La sta indicando con un indice perentorio, gli occhi ridotti a fessura mentre lei scende lagnandosi perchè quel coso sarà sicuramente scomodo e finirà nella spazzatura non appena tornerà a casa quella sera.
    Torna e come previsto l'abito le sta un incanto, nonostante le Converse siano un pugno su un occhio: è ben cosciente che non è assolutamente utile chiederle di cambiarle, non si piegherà mai a tanto, nemmeno per tutti i muffin speciali del mondo.
    - Fei Belliffima! Sbatte le ciglia come un'idiota e la fa salire, accende il motore e parte, diretto al centro di Besaid: la meta è il ristorante più esclusivo del luogo, un ambiente elegante che giustifica il suo essere pinguino e il tubino addosso a Fae.
    Perchè sì, il raggiante Larsen indossa uno smoking che lo fascia perfettamente, dandogli l'aspetto addirittura di una persona degna di questo nome.
    - Ok, dai, ne puoi mangiare uno, purchè non ti sporchi. Ti porto in un posto elegante, stasera. E' il nostro nancompleanno e dobbiamo festeggiare come le personcine adulte, rispettabili e a modo che siamo diventati.
    Parcheggia, nel frattempo, ed è il momento del pacchetto giallo.
    - Solo tu puoi fare questa cosa con me, e desidero farla da una vita intera.
    Il muffin è sparito sotto i suoi denti, mentre la curiosità anima per un istante i suoi occhi chiari.
    L'ultima scatolina è poco più piccola di quella dei muffin, è quadrata e parecchio più profonda: dentro c'è il tocco di classe che completerà l'outfit di Fae, che ne studia il contenuto mentre lui si mette di nascosto il suo accessorio irrinunciabile. Quando finalmente alza gli occhi, lo trova con un becco finto in faccia, impassibile come se fosse davanti alla corte suprema e dovesse nascondere che mente.
    Le prende entrambe le mani e dopo un breve sospiro la guarda negli occhi:
    - Fae Lynae Olsen, vuoi essere l'Unicorno di questo Pinguino?
    Nell'ultimo pacchetto, infatti, è presente una coda multicolor da agganciare sul retro del vestito (già predisposto con un bottoncino altrimenti invisibile) ed un cerchietto pelosetto al centro del quale regna un corno glitterato.
    - Ti prego, ho sempre desiderato far incazzare gli stronzi impettiti del Bruno's sin da quando ci facevo il cameriere! TIPREGOTIPREGOTIPREGO!
    Ebbene sì, un appena diciottene Elias Larsen aveva lavorato in quel posto per quasi un anno, venendo snobbato per le sue umili origini, per le tasche bucate della divisa che sua madre si dimenticava sempre di rammendare, per il bisogno estremo che aveva di quei soldi per pagarsi gli studi.
    Ora è tutto diverso: ora ha un lavoro così remunerativo da essere il loro cliente preferito, tanto che - ne è certo - nessuna di quelle merde avrà da ridire se entra con una ragazza multicolor vestita da Unicorno e l'accompagna con uno abito invidiabile, contornato da un becco per essere il pinguino perfetto.
    - Andiamo ma chere?
    Fa il giro dell'auto e le apre la portiera, offrendole il braccio per entrare con tutta la naturalezza del mondo al ristorante.
    - Buonasera, abbiamo un tavolo riservato a nome Larsen.
    La ragazza all'ingresso cerca di trattenersi, di restare impassibile di fronte alla pokerface di Larsen, che ride sotto i baffi il becco, facendo loro strada verso il tavolo più centrale del locale: tutti li guardano mentre si accomodano, la coda di Fae ondeggia accattivante sul retro del vestito, sottolineandone i movimenti: sarebbe quasi sensuale, se non fosse disagyo puro.
    - Gradisci una bollicina come aperitivo, cara?
    Lo sguardo di Larsen è calmo, non indugia affatto sul corno scintillante di lei, mentre le accompagna la sedia per farla sedere al tavolo.
    - Signorina, ci porti uno spumantino per iniziare, mentre scegliamo dal menu. La ringrazio.
    Il suo aplomb è di ferro, mentre lei diventa sempre più rossa: la recita del bravo borghesotto imbruttito gli viene bene, anche nonostante il becco.
     
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    Aveva il naso arrossato, il viso costellato di lentiggini, i capelli appena spettinati ed indossava sempre indumenti abbinati a casaccio. Non aveva idea del perché si fosse avvicinato proprio a lei, ma non le era dispiaciuto poi molto. Larsen era stata una ventata di freschezza nella monotonia di quell’asilo dalle pareti chiare. Colori su colori si susseguivano attorno ai loro occhi da bambini, inesperti, innocenti, fantasiosi. L’unico vero problema era che, probabilmente, erano solo loro a vederne le più distinte sfumature, ricamandoci su viali alberati e colorati che mai nessun adulto avrebbe potuto riconoscere. «Una unicorrana? Mi piace! Puoi sederti qui, se vuoi.» aveva detto la piccola Fae a quel bambino, appena sbucato dal nulla. Aveva sollevato il viso per osservarlo, corrucciando appena le sopracciglia chiare, dorate come le ciocche di capelli legate in due piccoli codini ai lati del suo capo. Aveva afferrato poi una manciata di colori pastello che aveva al proprio fianco, posandoli sulla porzione di banco dove se ne stava un piccolo Larsen, ancora in piedi. Staccò una pagina di quel libro da colorare che manteneva fermo sotto gli avambracci, passandola al suo nuovo amico ed indicando con il piccolo dito indice la mucca dai contorni neri, pronta per esser colorata. «Tieni.» gli disse, ritirando poi la mano e tornando a scarabocchiare sulla propria Unicorrana. -Va bene se le faccio il corno? Così diventa una unicormucca!- le domandò il piccolo, gli occhi chiari risplendevano di riflesso, mentre il sole s’infrangeva forse per la prima volta all’interno di quelle mura. Annuì seria, Fae, accettando quindi di buon grado la proposta del nuovo arrivato. «Solo se lo fai rosa!» trillò lei, maneggiando uno dei colori e lasciando che si agitasse per aria, di fronte al viso dolce di Larsen. «Sai mantenere i segreti?» domandò lei, qualche istante dopo aver ripreso a colorare la sua rana. Sollevò lo sguardo, lasciando che vagasse intorno a loro per accertarsi che nessuno stesse udendo il loro importante discorso. Dopodiché, si chinò appena in direzione del suo nuovo amico, pronta a riferirgli quell’importante scoperta; «Papà mi ha detto che, quando sarò tanto più grande- sollevò un braccio verso l’alto, mimando quindi quell’altezza che avrebbe necessariamente dovuto raggiungere per essere “tanto più grande” -mi porterà nel bosco oltre la città e cattureremo unicorni, insieme. Se ti va puoi venire con noi!» affermò, sorridendo genuinamente e lasciando che il proprio sguardo sognante raggiungesse quello colmo della stessa fantasia che aveva davanti, invitando quindi il piccolo Larsen ad unirsi alla sua avventura.
    Si rincorsero tutto il giorno con dei piccoli cornetti fatti di carta posti sulle loro piccole teste, mentre la povera maestra di turno cercava di imbrigliare quella fantasia e tenerla a bada, invano. Si sarebbero addormentati presto, quella sera, sfiniti da quelle avventure immaginarie che avrebbero ripreso ad affrontare il giorno seguente.
    E fu così che, sì, il calvario di Fae Lynae Olsen e tutte le maestre, ebbe inizio.

    Non le aveva detto molto, e sapeva che quello era decisamente un brutto segno. Non sapeva bene cosa aspettarsi dall’amico, il quale le aveva semplicemente detto che avrebbero festeggiato il loro nan-compleanno. Ogni anno riusciva a sorprenderla con qualcosa di diverso ed ogni anno, sebbene il tempo volasse e loro neanche parevano accorgersene, Fae e Larsen trascorrevano quel giorno come se fosse l’ultimo, come se la vita fosse troppo breve per restarsene imbronciati altrove, in attesa di un lavoro, in attesa di una chiamata, in attesa di qualcosa che smuovesse correttamente quelle due loro esistenze. Avevano deciso di condividere qualcosa fuori dal comune, qualcosa che li avrebbe resi forse folli agli occhi estranei e che, ovviamente, avrebbe reso invece loro stessi colmi di fantasia, come da bambini.
    Aveva indossato qualcosa di veloce: un abitino fresco e casual, da sotto quelle dannate e consumatissime converse, per la quale zia Rory l’aveva già pregata di liberarsi. Ma no, le appartenevano; con quelle ciabatte ai piedi si sentiva sicura di essere in se stessa, sicura di star camminando con i propri piedi, e questo Larsen lo sapeva perfettamente. L’attendeva al di fuori di quella villetta tenuta da sia Rory come fosse una bomboniera; sedeva nella sua Audi, lo sguardo rivolto alla porta dalla quale lei uscì, fiondandosi in direzione della portiera, pronta ad aprirla e saltar su. -Buon Nan Compleanno, Unicornana!- trillò lui, non appena lei si chiuse la portiera di fianco; applaudì appena, il sorriso più sincero che avesse rifilato a qualcuno da qualche settimana a quella parte. «Buonissimo Nan Compleanno, Nanomane! Dove andiamo? Il tuo smoking mi mette ansia. E non poca.» augurò lei a sua volta, esponendo i propri dubbi riguardo la serata nello stesso momento in cui sembrò accorgersi degli indumenti formali indossati da Larsen. Vederlo riusciva comunque a metterla sempre di buon umore, ma non glielo avrebbe mai detto altrimenti sarebbe stata la sua ennesima fine. Nelle mani stringeva tre pacchi regalo, pronto a porgerglieli uno alla volta. «Ho paura di vedere cosa c’è dentro ma allo stesso tempo sono curiosissima, merda!» esclamò lei, fine come suo solito. -Uno alla volta!- rimproverò Larsen, aggiungendo qualcosa per via mentale, che Fae riuscì quasi perfettamente a cogliere. Quella frase non detta gli costò un pugno diretto contro il magro avambraccio dell’amico, attenta a non fargli troppo poco male. «La tua bramosia basta per entrambi.» aggiunse, ammonendolo appena con lo sguardo e tornando in un secondo momento a sorridere, un cambiamento istantaneo che con lui avrebbe sempre potuto permettersi, mai troppo seriosa, mai troppo imbronciata. Aveva visto il suo dolore, Fae, nella casa degli specchi, e si era ripromessa che mai più avrebbe posato i propri occhi su un Larsen triste, preoccupato. Era sano incontrarlo, le regalava qualche momento di lucidità pregna di strambe idee e follia. -Scegli: quale vuoi?- le domandò, non lasciandole il tempo per rispondere e rifilandole quindi sotto al naso il pacco di colore verde sul quale vi era appiccicata una stellina cangiante, attento però a non lasciarlo completamente nelle mani della ragazza. -E non dirmi che non mantengo le promesse!- ribadì lui, schiudendo appena la scatola e permettendole di sbirciarci dentro, per capire cosa vi fosse contenuto. Gli occhi di Fae si posarono su dei muffin un po’ speciali, sui quali vi era la scritta che rimandava a quella festa particolare per entrambi e un po’ per chiunque. Fece per allungare una mano ed afferrarne uno, ma Larsen lasciò ricadere il coperchio con leggerezza sulle sue dita, impedendole quindi di estrarre una di quelle meraviglie. «Non puoi farmi vedere l’oggetto del desiderio e spazzarlo via così, è ingiusto!» protestò lei, scuotendo il capo e chinando appena le spalle, come se volesse arrendersi alle parole di lui. -Belli, vero? Ma li mangiamo più tardi…- constatò quindi Larsen, riponendo la scatola dietro al proprio sedile ed allungandone quindi una seconda in sua direzione. -Avrai questo, invece, adesso.- sentenziò con voce divertita, mentre un sorriso esilarante si apriva sulle sue grandi labbra. Il suo sguardo da idiota, come al solito, non avrebbe potuto far altro che anticipare un’idiota azione che, sicuramente, la stessa Fae avrebbe trovato oltre ogni modo divertente. Forse.
    Il secondo pacco si presentò avvolto in carta rossa, mentre un fiocco dorato ne copriva l’intera superficie superiore. «Se quelli erano muffin, questa è… una torta di buon Nan Compleanno?» chiese, ironica, prima di sollevare la carta e scoprire cosa si nascondesse sotto di essa, all’interno della scatola. I suoi occhi chiari si fermarono sui perfetti ricami di un abito bianco, piegato lì sulle sue gambe. Sollevò lo sguardo, posandolo su Larsen ed inarcando le sopracciglia. Sospirò più di una volta, prima di accettare di dover scendere nuovamente dalla macchina, raggiungere la sua abitazione ed indossarlo, mettendo via quell’abitino casual a fiori che aveva scelto per la serata. Un tubino bianco che sembrava fatto su misura per lei ne avvolgeva le lievi e poco accennate curve del suo corpo, definendone il profilo e regalandole quel poco di eleganza, interrotta sul più bello da un paio di converse gialle sotto di esso. Ci impiegò poco tempo e fu nuovamente comoda sul sedile anteriore dell’Audi di Larsen, pronta a farsi accompagnare laddove avrebbero trascorso e festeggiato il loro Nan Compleanno. «Lo sai che la pagherai, vero? I tubini bianchi non sono esattamente il mio forte. Perché non verde? O che ne so, rosa? Insomma, sembro un’infermiera, mi manca solo il cappellino con la croce rossa ricamata sul davanti!» si lamentò la ragazza dai capelli arcobaleno, che in quell’istante creavano un contrasto non indifferente, ricadendo sul tessuto chiarissimo del suo nuovo abito. -Ok, dai, ne puoi mangiare uno, purchè non ti sporchi. Ti porto in un posto elegante, stasera. E' il nostro nancompleanno e dobbiamo festeggiare come le personcine adulte, rispettabili e a modo che siamo diventati.- si rifece lui, provando ad accontentarla e rendendo appena più sopportabile quel calvario nell’indossare l’abito da lui scelto per l’occasione. Fae non se lo fece quindi ripetere neanche due volte: afferrò uno dei pasticcini con goduria, lasciandolo sparire prima nella propria bocca e poi nel proprio stomaco in un batter di ciglia. Un sapore appena aspro e poi subito dolce sul palato. Una sensazione che conoscevano bene entrambi e per cui andavano matti. Nel frattempo, Larsen sembrò aver raggiunto la destinazione, parcheggiando dinanzi all’ingresso di uno dei ristoranti più lussuosi di tutta la città, all’interno del quale lei non si era neanche mai addentrata. -Solo tu puoi fare questa cosa con me, e desidero farla da una vita intera.- affermò l’amico, posando il proprio sguardo nuovamente su di lei ed agguantando il terzo pacco regalo, incartato di giallo. «Giuro che se sono scarpe con il tacco te le ficco su per il-» s’interruppe lei, aprendo la scatola ed ammirando con divertimento ciò che vi era riposato al suo interno. Una coda multicolor e un cerchietto per i capelli con su incollato un corno glitterato. Spalancò quindi gli occhi, ridendo gli gusto di fronte a quei due accessori e collegando ciò che stava per avvenire: l’auto parcheggiata dinanzi a quel locale, il bel vestito, i muffin e gli aggeggi che avrebbe dovuto indossare per completare il proprio outfit: Larsen voleva semplicemente condividere con lei una bella e grande figura di merda. E sì, lo avrebbe fatto, avrebbe accettato l’invito con un bel sorriso sulle labbra e un corno sul capo, portato con estrema fierezza. Solo in quel momento, dopo aver lasciato sfuggire un piccolo strillo di eccitazione dalle proprie labbra contornate di un rosso matto, si accorse del viso di Larsen, il quale sfoggiava un bel becco da pinguino. Si portò le mani alle labbra, nascondendole dietro i palmi e chinandosi appena in avanti per via delle risate. -Fae Lynae Olsen, vuoi essere l'Unicorno di questo Pinguino?- le domandò quindi l’amico, afferrando le mani della ragazza arcobaleno e stringendole con delicatezza fra le proprie. -Ti prego, ho sempre desiderato far incazzare gli stronzi impettiti del Bruno's sin da quando ci facevo il cameriere! TIPREGOTIPREGOTIPREGO!- spiegò il ragazzo, desideroso di condividere quell’esperienza con lei. Ripreso possesso del proprio busto, ormai libero dalle contrazioni per le risate, Fae si voltò a guardarlo e, con lentezza, annuì in sua direzione. Portò una mano al becco da Pinguino che aveva indossato Larsen, chiudendone le dita attorno ed avvicinandosi appena nella sua direzione. «E quando mi ricapita più?!» rispose, sorridendo divertita, per poi tornare al proprio posto ed indossare prima di tutto il corno, sistemandolo sulla folta chioma colorata che le ricadeva lungo la schiena, attraversandola come un arcobaleno attraversa il cielo dopo un momento di tempesta soleggiata. Attese quindi le gentilezze dell’amico, il quale andò ad aprirle la portiera dell’auto; rizzandosi e portando la coda aggiuntiva alle proprie spalle, andò ad incastrarla nel bottone che aveva visto poco prima, quando aveva indossato quel tubino con tutta fretta. -Andiamo ma chere?- furono le parole di Larsen, mentre porgeva il proprio braccio all’amica, in attesa che questa lo afferrasse. Si voltò un solo momento, Fae, piroettando sul posto e muovendo appena il bacino, affinché la coda ondeggiasse e sprigionasse la magia della serata. «Mi si addice, non è così? Sono nata per essere unicorna. Andiamo ora.» continuò, afferrando quindi il braccio di Elias e reggendosi a lui per entrare. Il mento alto, lo sguardo appena serioso -sarebbe durato ben poco. -Buonasera, abbiamo un tavolo riservato a nome Larsen.- parlò alla tipa ferma all’ingresso, impettita nella sua divisa scura. «Caro, credo che qui manchi un po’ di allegria e colore. Dove sono i colori?!» scherzò Fae, restando irrimediabilmente seria di fronte all’inconfondibile accenno di una risata che stava per sbloccare dalle labbra della donna. Si trattenne, lei, accompagnando i due al centro del locale, in direzione del tavolo che Larsen aveva prenotato per loro. Sentiva la coda svolazzare dietro il suo fondoschiena, ondeggiare allegramente a destra e sinistra sotto gli occhi dei clienti che, nel bel mezzo della loro normalissima e monotona cena, si fermarono giusto qualche secondo per cercare di capire che diavolo stesse accadendo, a che tipo di evento stavano prendendo inconsapevolmente parte. -Gradisci una bollicina come aperitivo, cara? le domandò Larsen, accompagnando il movimento della sedia verso se stesso per permetterle di sedersi. «Voglio una bollicina con della polvere di fata, grazie.» impose lei: voglio, non avrebbe ammesso repliche. Quella avrebbe dovuto essere la serata delle idiozie, ed era sicura che Larsen avrebbe accompagnato ogni sua idea bizzarra pure di rendere perfetto anche quell’ennesimo Nan Compleanno. Allungò una mano verso il centro del tavolo, afferrando con delicatezza il menu ed aprendolo di fronte a se, pronta a scegliere la cosa più strana che potesse esserci. I mignoli delle mani sollevati per aria, quasi volesse sottolineare quanto fosse fine, prendendo in giro quella classe sociale di cui non faceva sicuramente parte. «Io vorrei un Burger con bacon, formaggio filante, patatine, un po’ di salsa e, perché no, hmm… credo un po’ di chili.» scherzò, sollevando lo sguardo verso Larsen. Ovviamente, non avrebbe mai trovato quella pietanza all’interno del menu. Lì dentro c’era roba sofisticata, di cui neanche conosceva la maggior parte dei nomi. «E poi gradirei della musica. Bella musica. E un lento dolce ma ritmatico da ballare con il mio pinguino preferito, stasera.» sentenziò ancora, riposando il menu sulla superficie del tavolo e poggiandoci su i gomiti, per poi chinarsi appena in direzione dell’amico, di fronte a lei. Sorrise divertita, mentre l’espressione da attrice seriose era scivolata via nel nulla per qualche istante. «Sei un idiota, ma grazie per aver organizzato tutto questo.» sussurrò, ridacchiando. Portò una mano alla schiena, voltandosi appena con il capo per osservare i peli della coda, dietro di se. La tirò appena, sollevandosi con il corpo e liberandola dal proprio peso, lasciando così che ricadesse al lato della sedia, pronta ad esser vista da chiunque passasse accanto al loro tavolo.
    Quello sarebbe stato il miglior Nan Compleanno di sempre.
     
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