Halloween Party!

meglio nota (?) come "a fest del'aulin" | Role aperta a tutti

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    Happy Halloween Besaid!

    “Ciao tesori, vi sono mancata? Non vi sentivate persi senza la Regina del gossip? Ovviamente si, immagino. Mi dispiace per voi, ma stasera non sono qui per spettegolare…non ancora almeno! Vi chiederete perché io sia vestita da vedova nera versione Versace(?)..no, non sto andando ad uccidere il mio ex marito!
    Ebbene, mi sto recando ad una festa esclusiva… It’s Halloween, povery! Ma dove vivete? Insomma, non proprio esclusivissima. Potete venire anche voi, se proprio volete, a patto che indossiate un costume degno di nota e soprattutto, che vi laviate. La vostra regina dei fleur odia il puzzo a fine ottobre! (Un conto è sapere di maschioh, un conto di muschio ammuffito). Comunque, dicevo. C’è questa festicciola qui all’Egon, hanno spostato tutti i mobili per permetterci di danzare come la cara Amanda Lear, c’è il deejay, tutto è allestito per far sì che questo sia il party più spaventoso che Besaid abbia mai visto!
    *Stacchetta sculettando in giro e calpestando le ragnatele finte* ”Io sarò qui, un po’ a firmare autografi e un po’ a raccogliere gossip con i miei fidi scagnozzi. Non mi sfuggite, puttanelle. Entriamo…”
    Non appena varca la soglia dell’Egon Pub, lo sguardo della nostra Zia Malgy cambia…si riempie di perfidia, e un sorriso sghembo solca le sue labbra finemente imbellettate. ”Bene, bene… qualcuno non è stato invitato… COME AVETE OSATO NON INVITARE MALGYFICENT?? Fosco! Portami un bicchiere di Dom Perignon!” Bevetelo voi povery lo spumante
    Ma cosa accade? Che ne è stato della nostra Zia Malgy? E perché anche tutti gli altri partecipanti alla festa si comportano in modo…strano?


    WHAT'S GOING ON? -RULES


    C’è una festa all’Egon Pub, alla quale i vostri pg potranno partecipare solo se vestiti a tema. Qualcuno, nel frattempo si sta divertendo grazie alle sue doti psichiche, ed ha fatto sì che chiunque entri all’Egon pub questa sera venga colpito dalla maledizione: trasformarsi in ciò da cui è travestito, o divenire una proiezione di quella che è la sua particolarità. Ad esempio, se Tizio è vestito da Zorro, crederà di essere realmente Zorro per le tre ore successive. Oppure, qualcuno con la particolarità di trasformarsi in un animale, crederà davvero di essere quell’animale, qualcuno con la supervelocità potrà credere di essere un treno(?) e così via. Starà a voi decidere quale sarà l’esito della maledizione che colpirà il vostro pg, l’importante è che sia una mutazione in grado di alienarlo da ciò che realmente è. L’effetto, in on, durerà tre ore, dopo le quali ricorderete tutto, o quasi (dipende da quanto berrete). Di seguito, poche semplici regole per la ruolata;

    -Avendo un limite di tempo breve, non ci sono liste di iscrizione o turni per postare. Potete postare liberamente, quando e quante volte volete, ma cercate di prestare attenzione ai post degli altri che probabilmente interagiranno con voi.

    -Ogni player può partecipare con un massimo di due pg (in tal caso, ogni pg dovrà avere il proprio post).

    -I tipi di “metamorfosi” che il pg può subire sono: - Legate al costume che si indossa
    -Legate alla particolarità del pg

    -Sta a voi decidere come reagirà il vostro pg alla maledizione, se ne sarà o meno consapevole e in cosa si tramuterà. Spazio alla fantasia!

    -Descrivete bene il vostro costume o ciò che diventerete, così da facilitare la comprensione da parte degli altri player.

    -Niente power playing: siamo ad una festa, e tutti siamo qui per disagiare per divertirci. Anche se il vostro pg fosse vestito da vampiro e diventasse tale, di certo non potrebbe andare in giro a sgozzare le altre persone. Sarà solo lui a credersi tale, ma non acquisirà dei superpoteri!

    -Alla fine della festa verrà aperta una votazione e decretato un vincitore.

    Chi trova Zia Malgy vince un biglietto per il concerto di Roby Facchinetti alla sagra della caramella.

    In on, la festa si svolgerà dalle 22.00 del 31 ottobre alle 01.00 del 1 novembre. In off, potrete postare fino al 5 novembre.
    Che la festa abbia inizio!


     
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    Il post sarà lungo ç.ç vi darò un'idea di cosa troverete all'Egon e bon -- #disagyo + del trash


    /Diòniso/
    E' una divinità della religione greca. Originariamente fu un dio arcaico della vegetazione, legato alla linfa vitale che scorre nelle piante. In seguito fu identificato come dio dell'estasi, del vino, dell'ebbrezza e della liberazione dei sensi; venne quindi a rappresentare l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della zoé greca, ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, la frenetica corrente di vita che tutto pervade. Dio "ibrido" dalla multiforme natura maschile e femminile, animalesca e divina, tragica e comica, Dioniso incarna, nel suo delirio mistico, la scintilla primordiale e istintuale presente in ogni essere vivente; che permane anche nell'uomo civilizzato come sua parte originaria e insopprimibile, e che può riemergere ed esplodere in maniera violenta se repressa e non elaborata correttamente.

    E' una pessima idea. Mormorò Adam, esattamente come aveva fatto qualche giorno prima, quando con Ivar e Fae si era ritrovato stipato nella tendina di Rachida. Quella serata si era rivelata una delle più disagyate pazze che i tre avessero passato insieme, e sui due ragazzi - che non erano stati fortunati tanto quanto Fae - erano persino rimasti i segni. Il povero Ivar aveva guadagnato una slogatura piuttosto seria al braccio, con tanto di tutore a sorreggerlo. Adam invece, se l'era cavata con delle ammaccature come qualche taglio sul volto e le braccia, e qualche livido sui fianchi e le gambe. Si erano forse pentiti di quell'assurdo giro in moto? Per nulla. Cavalcando l'onda di quella serata, la ragazza arcobaleno non aveva perso neanche un colpo, tanto che aveva costretto i suoi amici a partecipare ad una festa di Halloween all'Egon pub. Dire che Adam fosse entusiasta sarebbe stato... inaccurato. Non amava i posti affollati, e nemmeno quelli in cui bisognava dedicarsi ad attività sociali. Insomma, una festa per di più in costume non rientrava nelle sue corde. Eppure, a tradimento, Fae si era fiondata verso le 6 e mezza in casa del guardiacaccia, quasi sfondando la porta in compagnia di Ivar - anch'egli apparentemente rassegnato al fato che la giovane aveva scelto per lui. Per quanto potesse tentare di opporsi o resistere alle insistenze di Fae, Adam sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco, e l'unica cosa da fare per sopravvivere alla serata sarebbe stato essere - per quanto possibile - collaborativo. Zitto e bevi, shhh! Non c'è festa di Halloween senza costume. Replicò la ragazza, allungando dalle 7 di sera una bottiglia di vodka nelle mani dell'amico, che scosse appena il capo e ne prese un sorso, scolandosene un bel po'; era più che convinto che da sobrio non sarebbe riuscito a farsi vestire come Ivar era già stato abilmente conciato dalla ragazza. Seduto ad uno sgabello nell'angolo della casa che Fae aveva colonizzato per sè, Adam si fece tirare i capelli indietro da lei, che glieli legò con un elastico per tenerglieli lontani dal viso; poi, si armò quindi di matita e set per il contouring e si mise all'opera. Gli dei dell'antica Grecia, quella era stata l'idea di Fae riguardo ai costumi. Dai, ammettetelo, è un'idea geniale! Io sarò Afrodite, Ivar sarà Ade e Adam sarà Dioniso! Sono così soddisfatta che voglio piangere. Aveva detto lei non appena entrata in casa, con un borsone pieno di trucchi, vestiti ed accessori vari. Parte di quelle geniali toghe che avrebbero indossato non erano altro che tende e lenzuola già presenti nell'abitazione del guardiacaccia, mentre Fae invece aveva portato un vestito per l'occasione da casa propria. Dopo aver finito di truccarlo con tanto di matita nera nella rima inferiore degli occhi per esaltare le iridi scure e aver messo un po' di colorito in più sul volto dell'amico con un bel blush, la ragazza arcobaleno lo osservò compiaciuta, mentre lui lanciò uno sguardo ad Ivar, che era tornato al baule delle cazzate che apparteneva ad Engel, a looparsi con Duloc. Facendogli cenno con una mano, il guardiacaccia ridacchiò, notando che l'amico era abbastanza andato già da allora. Nel prepararsi, i tre avevano già fumato qualche canna e bevuto un po' troppo - questa non era che la tattica perfetta per portarli alla festa, e Fae lo sapeva bene. Consapevole di ciò che lo attendeva, Adam si alzò e si tolse l'elastico dai capelli, passandosi poi una mano tra le ciocche per dar loro un senso. Ivar era quasi pronto e stava benissimo, nonostante avesse addosso una semplice tunica nera che Fae aveva portato ed una tenda viola di Adam che avevano ripiegato alla spalla sinistra del falegname - da vero dio degli Inferi. Emettendo ultrasuoni su ultrasuoni, Ivar convinse vanvulina ad uscire con lui ad "occuparsi degli accessori", che significava prendere delle foglie dal bosco ed incollarle alla bell'e meglio sui cerchietti di Fae con l'attack.
    Con un autoritario cenno della testa, la ragazza arcobaleno agguantò la tenda color rosso scuro e la lanciò ad Adam, incoraggiandolo a cambiarsi. Il guardiacaccia allora sollevò gli occhi al cielo, afferrò la stoffa e attento a non sbavarsi la matita sugli occhi(?) si tolse la maglia e i jeans. Si ma questa non è-- Schioccando la lingua contro il palato in un suono di negazione e interrompendo il ragazzo, Fae alzò un indice e si portò la canna che aveva tra le dita dietro l'orecchio, smettendo di applicarsi il mascara sulle ciglia, per poi inclinare appena il capo in direzione del suo amico. Mettila a monospalla Adam! Così ti si vedono i pettorali mlmlml, magari li vedrà anche Sam, ops, tu-sai-chi! Suggerì lei, biascicando un po' e parole e trattenendo una risata tra le labbra mentre l'effetto del fumo stava iniziando ad entrare in circolo in tutti e tre. Fae! No, cioè, non so nemmeno se verrà e poi non è che- Mentre Adam stava già iniziando a crashare ad imbarazzarsi, Ivar tornò dal bosco, entusiasta per aver raccolto tutte le foglie di cui aveva bisogno, e si sedette per terra ad incollarle, mentre ancora cantava la canzoncina di Duloc. Scolandosi la bottiglia di vodka sino a finirla, Adam iniziò a cercare di portarsi attorno al corpo la tenda, inciampando un paio di volte. Che palle non ci riesco, mi date una mano? Tu ad Ivar l'hai data! ...Una mano ...intendo. Si lamentò il guadiacaccia, brillo, rivolgendosi così all'amica che aveva finito di truccarsi e che stava rovistando nel suo borsone in cerca del vestito da indossare. Dopo svariati tentativi, finalmente, Adam riuscì a sistemarsi quella specie di tenda/chitone attorno al corpo, annodandoselo nel migliore dei modi ad una spalla e dandogli un minimo di forma attorno alla vita. Fae sembrò positivamente colpita, così come Ivar, che come qualche giorno prima si affrettò a mettere sulla testa di Adam una bella "corona", stavolta fatta di false foglie di vite. Devi metterne una anche tu Ivar! Contrariamente alle aspettative, i ragazzi stavano molto bene con i loro costumi - per quanto posticci fossero. Dopo qualche minuto, anche Fae sembrò essere pronta, e non appena fu uscita dal bagno Adam si voltò e diede un colpetto contro la clavicola di Ivar per richiamare la sua attenzione. Fae stava così bene che davvero assomigliava ad una Dea dell'antichità. Wow sei bellissima. Bofonchiò il guardiacaccia, prima che l'amica gli allungasse tra le mani un grappolo d'uva. Voltandosi verso la finestra, il ragazzo adocchiò nuovamente qualcosa aggirarsi nelle ombre della foresta - che fossero di nuovo i cinesini che aveva buttato fuori? Lagazza alcobaleno.. Salva lagazza.. alcobaleno.. Sussurrò uno di loro, ticchettando un paio di volte un ditino sul vetro, al che Adam gli lanciò un'occhiataccia, per poi portare una mano dritta davanti al proprio collo e fare un cenno dritto in orizzontale un po' come se stesse mimando una ghigliottina. Caput se avessero osato entrare di nuovo in casa; altro che mostri di Halloween, quei cinesini si che erano inquietanti. Data la sua quasi completa mancanza di sensibilità al freddo, il guardiacaccia non prese il giaccone ed uscì dalla sua abitazione, solo dopo essersi assicurato che i cani stessero bene per la notte. Fae aveva insitito, e per andare all'Egon i tre avrebbero preso la sua Golf Nera.
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    I still hear your voice when you sleep next to me, I still feel your touch in my dreams. Forgive me my weakness, but I don't know why, without you it's hard to survive! 'Cause every time we touch, I get this feeling. And every time we kiss I swear I could fly. Can't you feel my heart beat fast, I want this to last, need you by my side! Con i finestrini abbassati e il volume altissimo, Fae ed Ivar seduti davanti e Adam dietro, i tre sfrecciavano tra le strade di Besaid per raggiungere l'Egon al più presto - non senza una buona dose di musica coatta. Sul retro del sedile di Ivar la tasca portaoggetti sembrava essere ricolma, e allora il guardiacaccia iniziò a rovistare, curioso di ciò che avrebbe trovato. Tutti questi preservativi-- Borbottò con la voce leggermente più grave per via dell'erba, trovando una serie di cianfrusaglie. Infondo alla tasca c'era anche un anello da uomo, di legno. Ivar ma l'hai fatto tu? Boh okay lo metto. Sollevando le spalle, Adam indossò senza pensarci quell'improbabile gioiello all'anulare sinistro, e continuò a canticchiare canzoni techno trash fino a che Fae non sgommò nel parcheggio dell'Egon. Agguantando la lattina di birra che stava già bevendo da quando erano partiti, Adam la finì e poi la gettò in uno dei bidoni vicini all'entrata. Il locale era decisamente gremito, tant'è che parecchie persone si erano già ammassate fuori per chiacchierare, fumare e bere qualcosa in compagnia. Sembrava che i Besaidiani si fossero messi d'impegno, ed era una festa per gli occhi vedere quando colorati ed improbabili riuscissero ad essere i costumi dei partecipanti. Lasciando vagare lo sguardo tra le persone, Adam si fermò nei suoi passi, non appena le sue iridi scure notarono la figura minuta e graziosa di Sam, vestita da Sposa Cadavere. Il costume le stava benissimo, la faceva sembrare eterea; assomigliava davvero alla dolce Emily. Dopo essere rimasto qualche attimo a guardarla, Adam si rese conto non solo del fatto che il battito del suo cuore fosse aumentato, ma anche di avvertire l'istinto di volersi nascondere il prima possibile - non perchè non volesse incontrare Sam, anzi, ma perchè non avrebbe voluto farsi vedere da lei in quello stato. Ivar. Ivar. Chiamando l'amico in un sussurro leggermente concitato e ridacchiando subito dopo per via dell'erba, il giovane tirò leggermente una manica della tunica nera dell'amico per attirare la sua attenzione. Tuttavia, non ci fu il tempo di far nulla in quel momento, poichè la gente iniziò ad entrare nel pub, e Adam, così come Ivar e Fae, venne quasi trascinato all'interno.
    BUONASERA DARLINGS! BENVENUTI ALLA PIU' DIVINA DELLE FESTE DI HALLOWEEN! In tutta la sua gloria, Zia Malgy avvolgeva un microfono ricoperto di glitter e diamantini tra le mani, anch'esse rivestite ma di stoffa, sottile e nera, appartenente al suo travestimento da Malefica. Ballando a tempo di twist, la Regina Malgy scratchava sui dischi e dava di matto alla console come un DJ di Ibiza. Sono felice che siate venuti in tanti! Dobbiamo rendere la festa.. calda.. interessante.. Mentre le parole di Malgy risuonavano nella sala, Adam si prese del tempo per guardarsi intorno. Il pub era decorato per l'occasione, pieno di finte ragnatele, pipistrelli attaccati alle finestre, festoni e zucche intagliate un po' dappertutto. I tavoli erano stati spostati, in modo da creare una specie di pista all'interno del locale. Il bancone era preso d'assalto dai partecipanti della festa, che venivano serviti non solo con classica birra o cocktails, ma anche con degli alcolici a tema. Non appena si voltò, un bicchiere scontrò leggermente contro il torace di Adam, semi-coperto dalla stoffa. In men che non si dica, Fae era riuscita a procurare cicchetti per i suoi amici - oltrepassando la coda e la calca, come per magia. RAGAZZEEEEEE! Emettendo un urlo acuto, dietro Malgy apparve il suo entourage: Rachida vestita da strega con tanto di bozzo sul naso e scopa che piangeva per l'emozione, Liz che se la faceva con Albertone vestita da Villa dei misteri di Pompei(?), Ella che si dava alla pazza gioia vestita da signorina tedesca(?) cercando a tutti i costi di mettere dello yodel alla console, e Stef che ... effettivamente non stava facendo nulla perchè era già wasted per terra. Cambiando musica, la zia si guardò intorno con fare compiaciuto, notando ben più di un travestimento interessante. Come siete belli, miei cari tesori, ma adesso voglio fare la regina! Attenti ai vostri costumi, stasera il detto l'abito NON fa il monaco non vale! Divertitevi, cin cin! Sollevando il suo enorme bicchiere pieno di vino rosso, Malgy lanciò la sua maledizione nel locale, che costrinse ogni invitato a diventare una incarnazione della propria particolarità, oppure del suo travestimento. Tirando la testa indietro, Adam svuotò il contenuto ambrato dello shot, sentendo la gola bruciare per qualche istante. Non aveva idea di cosa avesse bevuto, ma sembrò far effetto prima del previsto, dato che si sentì immediatamente più rilassato. Portando un braccio una attorno alle spalle Fae e l'altro attorno ad Ivar, il ragazzo sentì il bisogno di bere ancora e di incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Ma qui ce l'hanno il vino? Dai andiamo a bere del vino! Affermò d'un tratto il ragazzo, sistemandosi il grappolo d'uva in una mano. Si chinò leggermente e lasciò un bacio sulla tempia di ognuno dei suoi amici, per poi lasciarli andare e mangiare un acino d'uva e appoggiarsi al bancone. Tu, mortale, dammi un bicchiere di vino. Aggrottando le sopracciglia, Adam sembrò essere interdetto #wtf - le parole che gli erano uscite dalle labbra sembravano essere così naturali, eppure non sentiva che gli appartenessero. Vestito da coniglio, il bartender squittì qualcosa e si girò, saltellando verso il retro del bar e consegnando direttamente nelle mani di Adam una bottiglia intera di vino rosso. Ringraziando con un cenno della testa, il ragazzo si allontanò e portò la bottiglia alle labbra, bevendone un po' del contenuto, per poi raggiungere Ivar e Fae. Tutti si stavano divertendo, c'era chi ballava, chi beveva e chi scambiava chiacchiere con gli amici, e Adam ne era stranamente deliziato. Fermandosi alle spalle dei suoi amici, il giovane notò che Fae sembrava essere particolarmente attratta dalle coppie nella sala, mentre Ivar gli parve più malinconico del solito. Dai, ballate un po' con me. Li invitò lui, in un sussurro, per poi superarli e trascinarli sulla pista, stringendoli delicatamente a sè e passando loro la bottiglia di vino affinchè bevessero.
    It's a thief in the night to come and grab you. It can creep up inside you and consume you. A disease of the mind, it can control you. It's too close for comfort. Throw on your break lights. We're in the city of wonder, ain't gonna play nice. Watch out, you might just go under. Better think twice. Your train of thought will be altered so if you must falter be wise. Your mind is in Disturbia. It's like the darkness is the light. Disturbia. Am I scaring you tonight. Your mind is in Disturbia ain't used to what you like. Disturbia. Mentre ballavano, intorno ad Ivar che si muoveva sconfortato iniziarono a materializzarsi dei piccoli fuochi fatui, e lui iniziò ad allontanarsi per mettersi in disparte tra le ombre(?), mentre Adam prese la mano di Fae e le fece fare una giravolta, al termine della quale le posò il palmo sinistro aperto sulla schiena, incoraggiandola a lasciarsi andare all'indietro in una specie di casquet. Con calma la tirò di nuovo su, sorridendo, per poi prendere ancora un altro sorso di vino. Dai, non essere triste, lasciati andare alla festa, Ivar! Esclamò Adam, contento ed ebbro, per poi afferrare con calma il volto dell'amico e schioccargli un sonoro bacio sulle labbra. Subito dopo, un flash distrasse i tre – e dalle ombre emerse al forma di Zia Malgy, armata di Kodak usa e getta con tanto di rullino analogico e rivestimento in plastica trasparente "impermeabile". MERAVIGLIOSO! Fluttuando indietro, Malgy tornò tra le ombre e sparì per cercare le sue prossime vittime. Torno presto, divertitevi! Anche Adam scomparì tra la folla tranquillo e soddisfatto, incoraggiando tutti quelli che incrociava a ballare e divertirsi, convinto di essere nel bel mezzo di un baccanale. La musica era altissima e ritmica, le luci soffuse, l'odore dell'alcool era quasi insistente e sulla pista i corpi iniziavano ad intrecciarsi. L'atmosfera - capra sacrificata a parte - sembrava coincidere quasi completamente con una delle celebrazioni dedicate al dio dell'estasi. Tornato brevemente al fianco di Ivar dopo una decina di minuti, Adam si chinò vicino al suo orecchio per farsi sentire e gli avvolse i fianchi con un braccio. Perchè sono tutti vestiti? Non capisco. Domandò guardandosi intorno, mentre notava con leggera perplessità il fatto che nonostante gli istinti di tutti stessero emergendo, nessuno si stesse dedicando ai misteri dionisiaci. Beviamoci su! Avvicinandosi a Fae, Adam - più espansivo e possibilmente più istintivo del solito - si appoggiò al muro e staccò qualche acino d'uva, il cui grappolo aveva tenuto quasi tutto il tempo, e mangiò tutto contento, per poi allungare una mano verso la bottiglia di vino, che essendo stata passata a chissà quante persone era vuota. Nooo, per gli dei! Si lamentò il ragazzo biascicando le parole e sollevando le braccia, per poi alzarsi, più barcollante di prima, e fare cenno ai suoi amici di aspettarlo, per poi avviarsi con calma verso il bancone, in cerca di altro vino. Per fortuna, il bartender-coniglio aveva lasciato la sua postazione incustodita, e Adam riuscì a sgraffignare una seconda bottiglia di vino aperta. Riportandola subito alle labbra, i suoi sensi diventavano man mano più confusi, eppure non voleva, non riusciva a smettere di perdersi nell'estasi vitale di quella serata. Guardandosi intorno, le iridi del ragazzo si fermarono per la seconda volta sulla figura di Sam, che sembrava disperata nel voler cercare qualcuno. Inclinando appena il capo, il giovane la osservò e si dispiacque tremendamente nel vederla così sperduta, ammirato al tempo stesso la sua bellezza - esattamente come nel mito di Dioniso ed Arianna, che abbandonata da Teseo a Nasso venne trovata dal dio, che si innamorò di lei e dopo averla sposata la portò con sè sul Monte Olimpo. Avvicinandosi dunque alla figura di Sam e scambiandola per la sua Arianna, Adam si fermò davanti a lei. Chi hai perso, mortale? Sei bellissima. Domandò lui, complimentandosi sinceramente con lei e chinandosi appena verso di lei per farsi sentire; prese la piccola mano sinistra di Sam con la propria, attorno al cui anulare era ancora avvolto l'anello di legno di Ivar e la osservò ancora in volto, mostrando le pupille nere leggermente dilatate. Chiunque ti abbia abbandonata non merita il tuo dispiacere. Vuoi? Starai meglio. La incoraggiò lui affettuosamente, cercando di pronunciare frasi di senso compiuto ed avvicinando così la bottiglia di vino alla mano libera di Sam, per poi sorriderle ed avvolgerle i fianchi in un abbraccio intimo ma non invadente. Cogli l'attimo, e vieni a ballare con me. Invitandola a seguirlo, Adam fece un paio di passi indietro, senza slacciare la presa - non troppo stretta - sui fianchi della ragazza per permetterle comunque di staccarsene non avesse voluto andare con lui. Una volta raggiunto il bordo della pista, iniziò a muoversi con lei, posando poi la tempia contro la sua e sollevando brevemente un braccio per fare cenno a Fae ed Ivar di godersela. Del resto, sarebbero stati degli dei solo una notte.

    ***

    UN'ALTRA! BENE COSì! FERMO TESORO! Gridava soddisfatta zia Malgy, che si aggirava per il locale spaventando tutti i partecipanti con i suoi flash. Nessuno sarebbe riuscito a sfuggirle.

    Edited by chimi-fucking-changas» - 29/10/2018, 13:34
     
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    Come avesse fatto a lasciarsi convincere da Fae a partecipare a quella festa per lei era ancora un completo mistero, eppure si ritrovava comunque lì, davanti allo specchio, a cercare di sistemare al meglio il suo travestimento. Si era davvero sforzata al meglio delle sue capacità per cercare di rifiutare, per trovare una scusa plausibile che potesse sollevarla da quell’impegno, ma non aveva ottenuto buoni risultati. Fae sapeva sempre come convincerla a fare qualcosa e quindi alla fine aveva ceduto, assicurandole che avrebbe raggiunto lei e il resto del gruppo direttamente alla festa. Subito dopo era sorto il problema del costume da indossare, uno dei problemi maggiori per il quale preferiva prendersi tutto il suo tempo per pensarci e prepararsi ed evitare di agitarsi all’idea che qualcuno la aspettasse sotto casa con una certa impazienza. Era una festa di Halloween quindi, sfortunatamente, non poteva mettersi addosso la prima cosa che le capitava tra le mani e avrebbe anche dovuto cercare di tirare fuori un trucco credibile, un trucco che fosse spaventoso persino. Ovviamente le erano bastati pochi minuti per pentirsi di averle dato la sua parola, ma ormai il danno era fatto e doveva trovare una soluzione accettabile per evitare di presentarsi travestita da… beh, Sam. Anche quella poteva essere un’idea dopotutto, no? Le sarebbe bastato tirare fuori qualcosa dall’armadio, portare con sé qualche libro e il gioco sarebbe stato fatto.
    Però no, non sarebbe stato il caso, poteva sforzarsi un po’ di più per cercare di vivere lo spirito di quella festa e metterci un po’ del suo. Ricordava di aver comprato un costume, giusto due anni prima, per una festa che si era tenuta all’università a cui aveva deciso di partecipare. Era rimasto nella sua stanza, a Bergen, per tutto quel tempo, sepolto sotto una pila di roba, quindi aveva dovuto fare un salto lì per recuperarlo e vedere in che condizioni si trovasse, così da assicurarsi di poterlo indossare e di non dover cercare qualcosa di diversi in fretta e furia. Riprenderlo tra le mani le fece tornare alla mente alcuni ricordi che avrebbe preferito mantenere sopiti, ma mandò giù il rospo, senza pensarci troppo, ficcando il tutto dentro un grosso borsone senza guardarlo troppo e caricando il tutto in auto. Vedendoselo indosso, tuttavia, quella sera, le sembrò che la sua non fosse stata davvero una buona idea, dato che quella maschera avrebbe necessitato di una controparte con cui fare coppia, o almeno era così che era stato pensato all’inizio, quando lo aveva acquistato, ma ne avrebbe fatto a meno in quell’occasione. Infilò per prima cosa l’abito, stando attenta a sistemare la gonna con cura, prima di tornare allo specchio, lasciando le scarpe alla fine, perché non la intralciassero mentre si muoveva avanti e indietro per la sua stanza alla ricerca di tutto l’occorrente.. -Sarà un completo disastro, me lo sento. - borbottò, tra sé e sé, per cercare di darsi la giusta carica per affrontare al meglio quella serata. Raccolse i capelli, così da poter sistemare al meglio la sua lunga parrucca blu, preferendo comunque cercare di sistemare il trucco come prima cosa. Aveva provato a chiedere a Malice se voleva andare con lei all’Egon pub, così da organizzarsi per prepararsi insieme, ma l’amica le aveva detto che non era certa di riuscire a raggiungerla, quindi le aveva intasato il telefono con mille foto del costume e di trucchi trovati online in cerca quanto meno di consigli. Non era mai stata particolarmente brava con il trucco, ma aveva cercato qualche tutorial online per cercare di ottenere quanto meno un risultato guardabile. Sicuramente Fae e Mal sarebbero riuscite a fare di meglio, ma era comunque un inizio. Sistemò quindi la parrucca, cercando di metterla dritta e di renderla il più credibile possibile e infilò il suo telefono e giusto il minimo indispensabile in una piccola borsetta, che cercò di far passare inosservata. Infilò le scarpe bianche e poi acciuffò persino il mazzo di fiori finti che ne stava ancora inspiegabilmente dritto, nonostante avesse trascorso tutto quel tempo dentro un armadio. Mandò un messaggio a Fae, prima di uscire, per capire se loro fossero già arrivati, poi raggiunse la sua auto, sperando che trovare parcheggio nella zona del pub non fosse troppo difficile quella sera, dato che sicuramente molti cittadini di Besaid avrebbero partecipato a quella festa. Era sinceramente curiosa di vedere che genere di incredibili costumi potessero essersi inventati gli altri ed era abbastanza convinta che avrebbe visto un sacco di travestimenti strani e divertenti quella sera. Forse anche lei avrebbe dovuto trovare qualcosa di un po’ più buffo, di meno serio, ma l’idea di provare a fabbricarsi un costume da sola non le aveva neanche sfiorato l’anticamera del cervello. La Sposa cadavere non era certo il costume più allegro del mondo, ma era un personaggio che le piaceva, tutto sommato, e non le era venuta in mente nessuna idea più brillante di quella. Il pensiero che avrebbe rivisto Adam quella sera, ben prima di quanto fosse pronta a fare, le aveva messo un po’ di nervosismo addosso. Non avevano più parlato di quello che era capitato quel pomeriggio, quando aveva scoperto la sua particolarità, eppure lei non aveva comunque smesso di pensarci. Era stata lei a dirgli di non pensarci, di fingere che non fosse accaduto nulla, ma purtroppo era la prima a non riuscire a farlo. Continuava a ripensarci e farsi domande e non aveva potuto fare a meno di scrivere alle sue amiche per parlarne e chiedere il loro parere, anche se alla fine aveva comunque evitato di parlarne con lui. Fino a che lei per prima non avesse capito che cosa l e stava frullando per la testa, che cosa ne pensasse esattamente, era molto meglio che non tirasse fuori quell’argomento. Erano amici e dare peso alla cosa non avrebbe fatto altro che rovinare il rapporto che avevano appena iniziato ad instaurare.
    Fortunatamente riuscì a trovare un parcheggio non troppo distante dall’ingresso e poi andò a mettersi in fila insieme alle altre persone. Cercò con lo sguardo qualcuno di conosciuto, rivolgendo qualche breve cenno di saluto qua e là, fino a che il suo sguardo non si fermò sul trio che ormai si trovava nei pressi della porta. Dovette osservarli per diversi istanti prima di capire quale costume si fossero inventati e poi si ritrovò a sorridere, piuttosto divertita, immaginando che dovesse trattarsi di una trovata di Fae. Lei riusciva sempre a trovare qualche idea geniale per quel genere di cose, forse per via del suo lavoro che l’aveva sempre portata ad organizzare eventi. Di certo non era la prima volta che andava ad una serata maschera e doveva avere ormai un lungo elenco di travestimenti alle spalle. Doveva ammettere che formavano un gran bel trio e che stavano bene con quelle toghe. Fae era davvero favolosa con quel vestito, come sempre d’altronde, Ivar come dio degli inferi era tremendamente azzeccato per via della sua particolarità, non avrebbero potuto tirare fuori un’idea migliore di quella, e Adam… la sua mente si bloccò per qualche istante, mentre si concentrava su di lui, ringraziando poi mentalmente il fatto che il ragazzo all’ingresso li avesse lasciati passare piuttosto in fretta, per rimandare il loro incontro. Si sentiva un po’ una ragazzina a farsi tutti quei problemi, e avrebbe tanto voluto poter semplicemente spegnere il cervello ed evitare di farlo. Forse con qualche drink di troppo non sarebbe stato neanche poi così difficile riuscirci. O forse, passando del tempo insieme, si sarebbe resa conto che si stava preoccupando senza motivo e che non avrebbe davvero dovuto pensarci.
    Continuò a guardarsi attorno, appena più nervosamente di prima, sempre alla ricerca di qualche volto conosciuto che potesse farle compagnia e con cui sarebbe potuta fuggire, in caso fosse stato necessario. Preso un profondo respiro, mentre continuava a camminare lungo quel corridoio improvvisato, cercando di non rimanere incastrata in mezzo a tutte quelle persone riuscendo, dopo un certo tempo, a conquistare l’accesso anche lei. Il clima caldo e festoso dell’interno del locale la stupì, in un primo momento e le ci volle qualche istante per ambientarsi a quelle luce e al volume della musica. Avevano fatto davvero un ottimo lavoro con le decorazioni, tanto che fu quasi impossibile per lei riuscire a riconoscere quel posto, che aveva frequentato diverse volte in passato. Forse quella era davvero la serata giusta per voltare pagina e divertirsi, per lasciarsi un po’ andare e smetterla di pensare così tanto. Si avvicinò al bancone del bar, ordinando un drink, mentre alla console zia Malgy iniziava a mettere un po’ di musica, cercando di ravvivare la serata. Poi, ad un tratto, la musica cambiò, così come il tono della speaker che sembrò farsi un po’ più serio e minaccioso. Mentre teneva ancora tra le mani il suo drink, tutto intorno a lei sembrò mutare. Il locale era lo stesso di pochi istanti prima, eppure era come se qualcosa non andasse. Iniziò a guardarsi attorno, alla ricerca di qualcuno, qualcuno di importante che non riusciva proprio a trovare. Ma doveva essere lì, non c’erano dubbi. -Ehi scusa, hai visto il mio promesso sposo? - chiese, con aria vagamente smarrita, alla prima persona che le capitò accanto. Mandò giù un leggero sorso dal bicchiere che aveva in mano mentre, con aria guardinga, iniziava a muoversi per il locale. Che fine aveva fatto il suo fidanzato? Non poteva essere sparito nel nulla. cercò di ripetere la stessa domanda anche ai baristi, che per tutta risposta squittirono come i conigli da cui erano trasvestiti. Le sembrava tutto così strano. Tutti attorno a lei comunque continuavano a divertirsi, a bere, a ballare, soltanto lei sembrava un po’ preoccupata. Era possibile che lui non la stessa cercando? Dovevano sposarsi, non poteva sparire così.
    Continuando a destreggiarsi in mezzo alla folla cercò di avanzare ancora, i fiori in una mano e il cocktail nell’altra. Dopo qualche minuto riuscì a raggiungere Fae e Ivar, che però in quel momento non riuscì a riconoscere. -Scusate, avete visto il mio promesso sposo? - chiese loro, sperando che sapessero qualcosa in più di lei. -Non credo che sia morto. - borbottò, non troppo convinta, trattenendosi al loro fianco ancora per un po’, prima di assumere un’aria più pensierosa. -O forse sono io che sono morta. - disse, per poi guardarsi le braccia scheletriche e sorridere. Emily era una persona così incredibilmente solare e niente sembrava in grado di abbatterla davvero. -Oh, sì, credo proprio che sia così. - continuò, anche se non riusciva davvero a ricordare come fosse morta. Doveva esserci qualcosa di molto importante che le stava sfuggendo. -Se lo vedete ditegli che lo cerco. - disse ancora, in direzione dei due, prima di mandare giù un altro sorso e riprendere a camminare, cercando di evitare varie coppie che danzavano, preoccupandosi sempre di controllare che il ragazzo della coppia non fosse il suo amato. Non avrebbe potuto sopportare l’idea di vederlo con un’altra. Il suo drink le sembrava così buono, non ricordava di aver mai bevuto nulla di simile. Continuò a porgere a tutti la stessa domanda fino a che un ragazzo si avvicinò a lei e, vedendola così smarrita, le chiese chi avesse perso, prendendo la sua mano. -Il mio promesso sposo. - ripetè lei, per l’ennesima volta mentre, sorpresa dal suo spirito, acconsentì a bere un po’ del vino che lui le stava offrendo. Se fosse stata appena più lucida si sarebbe senz’altro resa conto che avrebbe fatto meglio a non esagerare, se non voleva rischiare di terminare la serata nel peggiore dei modi, ma in quel momento non era… come dire, in sé. Appena il suo sguardo si spostò sulla mano di lui e notò il suo anello, il suo sguardo si accese. -Sei tu? - chiese, ad un tratto, mentre lui le cingeva i fianchi e la invitava a ballare. -Hai l’anello, sei tu. - ripetè ancora, come se quel piccolo oggetto potesse bastare a rendere tutto quanto molto più chiaro. Quello che lui portava al dito doveva essere senza dubbio il suo anello di fidanzamento, ma perché lo aveva lui? E non lei? Non riusciva a spiegarselo, eppure le sembrava proprio quello. Si lasciò portare verso il centro della sala da Adam, che proprio non riusciva a riconoscere, ma che in quel momento le sembrò il suo salvatore. Era l’uomo che stava cercando, ne era certa. Posò delicatamente il capo contro il suo petto, mentre si lasciava guidare in quel ballo, finalmente felice. Tutti gli altri, attorno a lei, sembravano non esistere più, esisteva solo lui.
    Un flash di macchina fotografica le abbagliò gli occhi per qualche momento, costringendola a chiuderli. -VI HO BECCATI, TESORINI! NESSUNO MI SFUGGIRA’ - disse zia Malgy, proprio ad un soffio da loro. continuava ad avere quell’aria vagamente minacciosa, data forse dal suo travestimento da Malefica, ma a Sam sembrò che fosse tutto assolutamente normale. Non c’era più nulla di strano, nulla di inspiegabile, tutto era finalmente tornato al proprio posto, o almeno questo era quello che Emily credeva. -Balliamo ancora, per favore. - disse, cercando di trattenerlo a sé, mentre la musica si fermava per un momento, per poi ricominciare, guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri. Dopotutto dovevano fare le prove per il loro matrimonio, non potevano certo arrivare impreparati.
     
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    XXX


    Aveva fatto irruzione in casa di Adam come suo solito, mentre i passi da elefante si erano fatti udire già dal momento in cui aveva posato i piedi per terra una volta uscita dall’auto. Un borsone a caricoccio, una canna ferma dietro l’orecchio, lo sguardo vispo alla ricerca di possibili cinesini nascosti dietro gli arbusti scuri che circondavano la casa dell’amico, il telefono in una mano, la sua solita espressione felice quando si ritrovava davanti a quella porta. Un connubio di particolari che avrebbero reso quella serata sicuramente piacevole, ne era certa. Aveva bussato due volte, poi aveva sentito il passo lento e cadenzato di Adam raggiungere la porta d’ingresso, seguito naturalmente dal picchiettare delle zampine di Maina e Thunder che 24h al giorno lo seguivano ovunque andasse, a volte anche al bagno, lei lo sapeva. Le era capitato spesso di farsi accompagnare da Maina stessa al bagno, giusto per il gusto di non rimanere da sola e ricambiare quello sguardo amichevole anche mentre era seduta sulla tazza. Amava la pallina shpumosa che non si stancava mai di guardarla con la sua linguetta da fuori. Sarebbe rimasta ore intere ad osservarla zampettare a destra e sinistra, accucciandosi accanto a lei e gattonandoci insieme per tutta la casa. (?) Una volta stava cosí fatta che Adam aveva dovuto toglierle la ciotola da sotto al naso perché Fae aveva iniziato a credere di essere la sorella a quattro zampe acquisita di Maina. In ogni caso, nel momento in cui Adam aveva aperto la porta, non vi aveva trovato nessuno ad aspettarlo al di fuori di quelle mura dato che la ragazza arcobaleno aveva deciso -come ogni volta- di scegliere un’alternativa da se su come infiltrarsi in casa di Adam, e dopo aver trovato la finestra del salotto aperta (sicuramente per via delle caldaie di Adam) si era catapultata all’interno dell’abitazione finendo addosso ad Ivar, comodamente seduto sul divano sotto il davanzale in legno mentre guardava video di gente totalmente e impacciatamente wasted, mantenendo il suo telefono con una sola mano perché l’altra sembrava essere ancora conciata malissimo dopo il seratone di qualche giorno prima. Si era guadagnato una bella fasciatura al braccio, che a quanto pareva sembrava essersi slogato pesantemente, mentre Adam portava ancora in fronte i segni della caduta con la moto. «Che cazzo, lo sai che non ti devi mettere mai sotto le finestre!» ma da quando? si era pure lamentata la ragazza riferendosi ad Ivar, che stava schiacciando sul pavimento col suo peso da piuma ben poco leggiadra. Si era risollevata e, dopo aver finto di volerlo aiutare ad alzarsi dal pavimento, lo aveva fatto ricadere di nuovo ridendosela come una cretina mentre Adam li osservava con le braccia incrociate davanti al petto. Ecco, lo sapeva. La serata era cominciata e l’idea che i tre tornassero a casa sani e salvi sembrava essere solo un lontano miraggio.
    «Le mie idee non sono mai pessime, sceriffo Kane.» gli aveva risposto Fae mentre addentava una delle brioshine che Adam nascondeva sempre su uno degli scaffali più alti della cucina, con la speranza che Fae non ne avvertisse l’odore e quindi la presenza. Ma la ragazza, assieme ad Ivar, aveva scoperto quasi tutti i segreti di quella casa, sotto le cui mattonelle, ne era certa, si trovavano lingotti d’oro e di cioccolata che Adam non avrebbe voluto condividere. Ma li avrebbero trovati, Fae aveva già condiviso il proprio piano con Ivar e prima o poi Adam si sarebbe trovato in mutande. (?) In ogni caso, mentre ascoltava le lamentele dei due (Ivar alternava una lamentela ad un verso diverso di Duloc) Fae premeva con vigore i tasti della tastiera touch del proprio Iphone, intenta a scrivere a Sam. Cercava di convincerla a venire alla festa con le più improbabili delle negoziazioni: Ti faccio da taxi per una settimana; Giuro che per due sere non ti palpo le tette; la smetto di provare a farti ubriacare con la vodka dicendoti che è solo acqua (?); e così via. Poi aveva preso a scrivere ad Eddy e Larsen, tartassando entrambi di sms e cercando di convincere i due a mettere il culo fuori di casa. A Larsen aveva aggiunto anche che, se fosse venuto, gliel’avrebbe fatta annusare. Ma solo da lontano. Con Eddy quei giochetti invece non funzionavano, avrebbe dovuto pensare ad altro, tipo che se si fosse fatto trovare all’Egon gli avrebbe scattato delle foto bellissime… ripensandoci, non avrebbe neanche abboccato con quello. Così, tra un messaggio e un morso, porgeva le orecchie in ascolto mentre Adam abbaiava e Ivar cantava. Trascorsa quindi la prima ora fra disagi vari, bottiglie di vodka e piagnistei, Fae aveva iniziato a conciare i due per le feste. cattivissima Prese ad estrarre cose a caso dal borsone di Fae Poppins: infradito da mare, cinture dorate, glitter per capelli, ombretti e rossetti, correttori, cipria, sottogonna, elastici e ferrettini, rasoi e crema depilatoria (?), preservativi per tutte le evenienze e grandezze, un distintivo di polizia rubato a Jude qualche tempo prima, un pezzo di legno per far sentire Ivar a proprio agio anche lontano dalla falegnameria, un collare per Adam con dei fiori veri ormai secchi appicciati sul cinturino; insomma, tutto ciò che non le sarebbe servito.
    Decise che si sarebbero mascherati da Afrodite, Ade e Dioniso: dei dell’antica Grecia, così, giusto per far ingrifare Odino. (?) Quindi,si concentrò per dare vita alle sue due nuove opere d’arte, i suoi due amici mascherati e gnocchissimi. Si domandò, nel frattempo, che costume avrebbe indossato Sam, sicura che -nel vederla- Adam avrebbe perso già di qualche battito. Le cose fra i due sembravano essersi fatte intime e, sebbene ancora nessuno dei suoi amici avesse specificato più di tanto, il fiuto sessuale di Fae aveva acchiappato giù abbastanza segnali. Così come Adam riusciva a comprendere immediatamente quanto Fae potesse essere in calore, anche la ragazza arcobaleno riusciva a leggere tra le righe, possedendo non il sesto, ma anche il settimo e l’ottavo senso femminile. (?) Dunque, una volta terminato l’abito di Ivar e dopo avergli fatto il dispetto di agghindarlo con delle lenzuola che aveva trovato nella cesta delle robe sporche che aveva trovato nel bagno di casa di Adam, lo aveva truccato alla bell’e meglio, colorandogli i capelli di blu con la tinta più tossica che avesse trovato al supermercato. Quello era il nono senso femminile che le suggeriva di odiarlo, per una sera o due, così gli suggerì “amabilmente” di andare fuori a cercare delle foglie da attaccare sui cerchietti per le loro teste. Era passata allora ad Adam: lanciando nella sua direzione la tenda rossa del salotto, gli impose di indossarla, frenando in tempo ogni suo tentativo di ribattere e ribellarsi alla cosa e suggerendogli quindi il modo in cui avrebbe dovuto indossare il tutto, immaginandosi la faccia arrossata e imbarazzata di Sam nel notare la V del ragazzo. Fae! No, cioè, non so nemmeno se verrà e poi non è che- disse l’amico, rispondendo ai chiari riferimenti della ragazza arcobaleno al riguardo. «Sono certa che verrà e sarà pure gnocchissima.» rispose allora la ragazza dai capelli arcobaleno, voltandosi verso Adam ed ammiccando nella sua direzione, appena prima che Ivar piombasse nuovamente all’interno dell’abitazione con le mani ricolme di foglie e Maina alle calcagna. Arricciò le labbra, Fae, abbassandosi ed allargando le braccia in direzione di Maina, la quale si fiondò su di lei con quella cazzo di lingua penzoloni. La stritolò appena, sussurrandole nelle orecchie. «Cattivo Ivar, ti ha fatta camminare tanto, no? Tranquilla, la pagherà, amorina mia.» complottarono ancora qualche secondo, fra un abbaio e un urletto isterico, mentre Ivar si era ormai seduto al centro del salone per attaccare le foglie ai cerchietti da bravo falegname (?).
    Prese dunque a truccarsi nel suo angolino, fornita di tavolo, specchio e sgabello della sua statura, evitando di esagerare con il trucco e buttando puntualmente un’occhiata nel riflesso impacciato di Adam che aveva modo di vedere nello specchio. Inciampò una o due volte nella tunica rossa, perdendo l’equilibrio e annaspando per qualche breve istante. Che palle non ci riesco, mi date una mano? Tu ad Ivar l'hai data! ...Una mano …intendo. si lamentò allora Adam, protestando con i due amici. «Sì, il problema è che lui a me non da neanche un dito.» sbraitò, presa da una fitta per il ciclo (?), per poi tornare a sorridere come se non fosse successo nulla ma lasciando comunque Adam a sbrogliarsela da solo. Rovistò quindi nel proprio borsone tirandone fuori il vestito da indossare e voltandosi poi in direzione dei due, restando piacevolmente colpita dall’aspetto finale che sembravano aver preso. Sorrise ad entrambi, a Ivar un po’ meno, sollevando i pollici in loro direzione ed annuendo con il capo. «Ehi, farete furore!» si complimentò, malgrado sembrassero comunque un po’ acciaccati per via delle ferite procuratesi con la moto. Si diresse poi verso il bagno, pronta ad indossare il proprio abito e le scarpe appena più alte del solito, di certo non di sua abitudine, e venne quindi fuori accolta dallo sguardo impacciato di Adam che ancora non aveva capito quanto potesse essere non imbarazzante per lei ricevere dei complimenti da lui. «Non bofonchiare, dillo e basta che sono bellissima.» sorrise lei, divertita, prima di passargli un grappolo d’uva che neanche ricordava di aver preso da qualche parte. Prepararono tutto e, poco dopo aver visto Adam gesticolare stranamente nei confronti del vetro della finestra, li invitò a seguirla al di fuori dell’abitazione, pronta per deliziarli con dell’ottima musica trash presente negli archivi della Pennetta usb che aveva in macchina per le serate di disagio come quella. Guidare sembrò un gioco da ragazzi con qualche cl di vodka in corpo, difatti per qualche momento credette di star partecipando ad una corsa rally. In ogni caso, fosse successo qualcosa, non sarebbe morta. Solo lei, però.

    C’erano già -5 Gradi, però loro erano accaldatissimi e quindi Fae aveva deciso di abbassare i finestrini, credendo di essere sulla east coast. (?) Così, mentre guidava da scalza maledetta, vi vuole far arrestare, Cascada cantava Everytime we touch, che risuonava dalle casse della sua Golf. «Oh, non ti stropicciare gli occhi! Ti si rovina il trucco!» rimproverò Ivar che, seduto al posto del passeggero, stava iniziando a lamentarsi della matita nera intorno agli occhi. Tutti questi preservativi— esordì poi Adam da dietro, ficcando il naso nella tasca del sedile all’interno della quale Fae aveva sempre la scorta di riserva. Su ogni preservativo c’erano scritti dei nomi col pennarello, un giochetto che aveva fatto con Sam qualche tempo prima, quando l’aveva fatta ubriacare per dimenticare la storia con l’ex. Difatti, le due avevano alzato un po’ troppo il gomito ed erano finite a comprare pennarelli colorati con i quali avevano scritto sui vari pacchetti i nomi dei ragazzi che avevano promesso si sarebbero fatte un giorno, prima o poi. Sulla maggior parte di quelli che aveva scritto Sam vi era il nome di Adam, ma lui neanche se ne accorse poiché, fortunatamente, aveva guardato nella tasca del sedile dal lato del passeggero, dove c’erano quelli di Fae che ritraevano, fra tanti altri, anche i nomi dei due amici stessi. Una volta aveva portato anche Roy in macchina, per riaccompagnarlo a casa, e il ragazzo si era accorto della bella iniziativa, così aveva scritto il proprio nome cancellando quello con su scritto Deadpool. (??) «Per le evenienze. Devo ripiegare su qualcuno quando il matrimonio con Ivar mi stressa.» gli aveva risposto quindi Fae, chinando il capo da un lato ed osservando il volto di Adam dallo specchietto, per poi allungare una mano verso Ivar e afferrargli la gamba, stringendo con le dita in una morsa del ciuccio e premendo con forza sul tessuto della toga che indossava. Ivar ma l'hai fatto tu? Boh okay lo metto. borbottò Adam da dietro, non curandosi di ciò che avveniva oltre i sedili che lo separano dai suoi due amici. Per poco finirono fuori strada, quando fae di botto svoltò e frenò in sgommata davanti all’Egon.
    Superarono quindi la fila all’ingresso, ritrovandosi all’interno del locale e dal nulla le mani reggevano già bicchieri ricolmi di un liquido irriconoscibile e ben profumato, forse veleno o forse semplicemente alcool con tre litri di sciroppo dolce al suo interno. Senza farlo apposta, Fae andò a sbattere ripetutamente contro il braccio slogato di Ivar, rifilando a lui un’occhiataccia contrariata, quasi l’avesse fatto apposta. Nel frattempo, Adam sembrava essere attirato dal profumo di vino che aleggiava nell’aria e che, naturalmente, solo lui sembrava avvertire. BUONASERA DARLINGS! BENVENUTI ALLA PIU' DIVINA DELLE FESTE DI HALLOWEEN! Sono felice che siate venuti in tanti! Dobbiamo rendere la festa.. calda.. interessante.. urlò allora una vecchia megera che tutti conoscevano come Zia Malgy. Una volta le aveva chiesto di farle la tinta ma alla fine non si erano più accordate. Nonostante il caos, Fae riusciva a farsi spazio fra i passanti, muovendo il capo a ritmo di twist che passava la console e tirando a se Adam e Ivar per condurli verso il bancone del pub, dietro il quale degli umani-conigli versavano da bere più velocemente di quanto la luce ci impiegasse a raggiungere la terra. Tutto era curato nei minimi dettagli: le decorazioni, i pipistrelli che volavano sopra le loro teste, le ragnatele all’interno delle quali vi erano un paio di persone ingarbugliate, le zucche che stavano per prendere fuoco sui davanzali delle grandi vetrate dorate che fungevano da finestroni sulla strada, gente che credeva di essere la maschera che indossava. Insomma, di normale sembrava esserci ben poco e questo le piacque da impazzire.
    Fece fare almeno tre giri dei cicchetti ai suoi amici prima di lasciarli liberi dalla presa dell’alcool che lei forzava loro di bere. Avvertiva già la testa voltare piano piano attorno a se, come se fosse nella rotella adatta ai criceti da casa. Incrociò tre strane umane dietro zia Malgy, una delle quali sembrava stesse osservando con estremo interesse il pavimento, mentre se ne stava stesa per terra. Tra loro riconobbe la veggente, la quale manteneva una scopa fra le mani e piangeva per la felicità. La vide abbracciare Stef, stesa per terra, spalmandosi su di lei e ringraziandola di averla invitata alla festa. Come siete belli, miei cari tesori, ma adesso voglio fare la regina! Attenti ai vostri costumi, stasera il detto l'abito NON fa il monaco non vale! Divertitevi, cin cin! continuò quindi zia Malgy, parlando alla calca nel locale. Come trasportato dalla “dolcezza” di quelle parole, Adam sembrò rilassarsi appena; portò di fatti le proprie grandi e pesanti braccia attorno alle spalle di fae e Ivar, stringendosi appena a loro ed invitandoli ad ordinare del vino. «Vuoi la sbronza pesante?» gli chiese di rimando Fae, ridendo divertita. In quel momento vide Sam, splendida nell’abito che aveva scelto e, per qualche istante, sembrò essere certa che si chiamasse Emily e non Sam. Sbatté appena più velocemente le palpebre, allontanandosi da Ivar e Adam e raggiungendo quindi l’amica, provando a comprendere cosa ci fosse di triste nel suo sguardo, chi stesse cercando. Così, camminando tra la folla come se levitasse per aria, avvertì il cuore ricolmo d’amore e gioia, tanto da voler condividere quella sensazione con chiunque in quel locale. Per cui si fermò istintivamente davanti ad un tipo carino e lo baciò con intensità sulle labbra, per poi passare oltre e raggiungere quello che sembrava essere un pene gigante con la faccia di Roy. Corrucciò appena le sopracciglia, chinando il capo da un lato e squadrandolo con interesse dall’alto verso il basso. «Però… non pensavo stessi messo così bene, marmocchio. Dove lo infili un coso così?» disse, sollevando appena il mento in sua direzione ed avvicinandosi per abbracciarlo. Attorcigliò le proprie braccia attorno al costume del ragazzo, sentendosi poi stranamente in imbarazzo nel realizzare che stava abbracciando un pene. Si ritrasse subito, le labbra schiuse e smosse in una smorfia di disgusto. «Dov’è la tua… hm… vagina? potrei essere io, per stasera.» gli domandò sorridendo sensualmente, sollevando una mano in direzione della sua spalla per poi ritrarla subito e chiudendo le dita in un pugno, quasi volesse frenare quel contatto. D’un tratto fu travolta dal braccio di Adam che l’aveva afferrata per portarla a ballare assieme a Ivar. Dai, ballate un po' con me. disse Adam, lo sguardo perso nel piacere del vino che colorava la bottiglia ferma tra le mani. Da quando beveva così tanto vino e con così tanto piacere? «Sì, balliamo in nome dell’amore e della bellezza!» esclamò lei, sorridendo ad Adam per poi voltarsi con aria corrucciata in direzione di Ivar, piuttosto rattristito al loro fianco. «E in nome della gioia, tu sicuramente non sei fra gli invitati, Ade.» aggiunse lei, spalancando appena gli occhi e spingendo Ivar di lato, allontanandolo dalla cappa di calore e gioia in cui Adam e fae stavano danzando compiaciuti. Fece una piroetta fra le braccia dell’amico, ritrovandosi con la cascata di capelli che quasi toccava il pavimento nel momento esatto in cui Adam aveva accompagnato la sua schiena magra all’ingiù, tentando di farle fare un casquet. «Stasera bisogna stare vicini, farsi le coccole e fare l’amore! Passami il vino, Adam!» esclamò lei, sorridendo gentilmente come se fosse sotto effetto di stupefacenti. Dai, non essere triste, lasciati andare alla festa, Ivar! aveva cercato poi di risollevare il morale di Ivar, Adam. Si era voltata a guardarlo, notando quindi dei fuochi fatui comparirgli intorno, appena prima che Adam la lasciasse andare per avvicinarsi a Ivar e scoccargli un bacio sulle labbra. Rimase esterrefatta, Afrodite, dinanzi a quel gesto d’amore in cui però lei non sembrava essere compresa. Li guardo sdegnata, voltandosi tragicamente e dando loro le spalle mentre zia Malgy scattava una foto ai suoi amici. Sollevò il tessuto beige del proprio vestito fermandolo fra le mani e camminando su quelli che per lei erano decisamente dei trampoli e che probabilmente mai più avrebbe indossato in tutta la sua vita. Fece il giro del locale, baciando qualcuno a caso e scappando della presa eccitata di Roy, che avrebbe voluto infilarsi sotto la sua gonna con tutto il corpo (?) compreso di costume da pene. Incrociò Larsen al quale aveva detto che l’avrebbe fatta annusare, ma scappò prima che lui potesse accorgersene, mandando nella sua direzione una ragazzina vestita da Daenerys e promettendole che l’amico nascondeva nei pantaloni sì un solo drago, ma grande e roccioso. Così, dopo aver fatto il giro del locale tornò accanto ad Ivar, che quella sera generava in lei irritazione e nervosismo. Lo guardò appena sfiatando dal naso, prima di incrociare le braccia al petto e distogliere lo sguardo da lui per fermare un tipo di fronte a loro e fregare la bottiglia di tequila che manteneva fra le mani. Sembrava essere un cowboy il quale aveva appena scoperto di avere una pistola finta. Alzava le braccia al cielo e parlava in siciliano, sicuramente parente di Lucasz, il dottore che una volta Afrodite aveva incontrato al pronto soccorso mentre era ricoperta di sangue la cui provenienza sembrava essere sconosciuto, dato l’assenza di tagli o ferite sul corpo. Nel frattempo, rivide quella Emily avvicinarsi lentamente a loro con aria persa e scoraggiata. -Scusate, avete visto il mio promesso sposo? Non credo che sia morto.- chiese la donna. Immediatamente, Afrodite allungò una mano in direzione della sua spalla per stringerla con estrema cautela e gentilezza, avendo paura che la donna potesse sgretolarsi fra le sue mani. «Chi è il tuo sposo? E’ forse questo musone qui? Vi somigliate un po’.» chiese quindi AfroFae, indicando Ade al proprio fianco. -O forse sono io che sono morta.- borbottò poi la donna, abbassando lo sguardo sulle proprie braccia e sorridendo. AfroFae si ritrasse appena, storcendo il naso ed arricciando le labbra. «Hm, non lo escluderei, vedendo quanto stai pallida, tesoro.» esclamò, annuendo poi lentamente in sua direzione e seguendola con lo sguardo mentre si allontanava. -Se lo vedete ditegli che lo cerco.- sussurrò mentre si allontanava dai due. «E lui? Non te lo porti? Magari sorride un po’ con te!» chiese AfroFae ancora, sperando che quella Emily si voltasse e le togliesse Ivar di fianco. Si voltò a guardarlo come se fosse il colpevole di ogni cosa. «Posso provare a farti ridere un po’, se vuoi.» disse poi, provando ad essere sensuale anche con lui e quindi sollevando gli occhi al cielo, posando una mano sul culo di Ade; incontrò però quella di Dioniso, il quale si era avvicinato al ragazzo per sussurrargli qualcosa nelle orecchie. Si allontanò di nuovo, irritata dall’odore triste di Ivar e dal suo sguardo afflitto, per andare ad abbracciare Spiderman, la cui tutina sembrava fare da push up alle natiche rotonde che venivano messe in evidenza dalla tutina rossa. «Uuh, qui di spaventoso c’è poco, Parker.» sentenziò Afrodite, cingendo le spalle dell’amico con il proprio braccio nudo e ritrovandosi al suo fianco, mentre gli sorrideva apertamente e ammiccava ad uno che era uguale al vero spiderman. «Questa tutina ti sta proprio bene, te l’hanno mai detto?» gli chiese, posando poi la mano libera sul petto del ragazzo, per poi picchiettarvi due volte. Si avvicinò al viso del ragazzo scoccando una bacio gentile sulla sua guancia, liberandolo poi dalla presa ferma di quella nuova versione di Afrodite ed allontanandosi per tornare dai due amici. Trovò però Dioniso a ballare con Emily la morta, sperando che sotto la presa di Adam non le si staccasse un braccio. «Però, sono carini. Quindi cercava lui? Tutto ‘sto casino per quel contadino di Dioniso?» chiese a ad Ivar, tirandogli una gomitata sul braccio slogato. «Credo di avere un preservativo col tuo nome sopra. Lo vuoi usare?» gli domandò poi, portando una mano all’altezza delle sue spalle ed afferrando il bordo del lenzuolo che aveva addosso, tirandolo appena verso di se per guardarlo meglio. Dopo qualche secondo lo lasciò andare. «Anzi no. Sicuro non si smuove niente manco là sotto, a te. Ciaone.» disse quindi, allontanandosi e mandando zia Malgy a fare un sopralluogo. La vide avventarsi su Ade, portando le proprie braccia attorno al collo del ragazzo per scoccargli un umido bacio sulla fronte, mentre Rachida scopava sui piedi di Ivar per lanciargli il malocchio pugliese: no, non si sarebbe mai più sposato.
     
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    Ci aveva provato in tutti i modi ma non c'era stato niente da fare, Fae non sarebbe andata con lui alla festa. Era un vero peccato, per lei si intende, perdersi un accompagnatore del genere! Rifiutando di andare al party con lui, Fae non gli aveva spezzato il cuore o qualche altra stronzata del genere, l'avrebbe comunque vista lì, ma sicuramente aveva mandato all'aria i piani che aveva per il travestimento. Quella sì che era una bella seccatura. Non poteva mica andarsene da solo a fare la tetta destra senza la sua metà sinistra stretta nel gigantesco reggiseno fucsia che aveva fatto cucire da una tipa che gli doveva un favore, uno grossoIo ora che ci dovrei fare con quella tetta gigante, donna? Il monopalla?» Le aveva detto il giorno prima a lavoro in un momento di pausa mentre faceva finta di controllare la data di scadenza dei succhi per i cocktail. Era contrariato, Roy, profondamente contrariato da quel tradimento che proprio non si aspettava dal suo corrispettivo con la vagina. Non che le avesse mai chiesto un'opinione a riguardo e neanche se avesse già pensato di andarci con qualcuno. Era perché Fae non lo conosceva ancora poi così bene, altrimenti non si sarebbe mai voluta perdere un accompagnatore del genere, l'anima di tutte le feste decantate nei poemi epici. Suonava triste e abbastanza da sfigati, ma essendo in libertà da poco più di qualche settimana Roy ancora faticava a riagganciarsi a vecchie amicizie e conoscenze. Due anni non sono pochi da far sparire. Sospirò scuotendo la testa verso il suo boss, era proprio vero che le donne sono l'anello debole della società.
    Fae aveva risposto qualcosa, probabilmente una battuta delle sue che non facevano ridere nessuno a parte Roy, ma Roy non la stava già più ascoltando, colto com'era dalla rivelazione mandatagli dalla Madonna in persona. Monopalla. «Vedrai, caleidoscopio, ti pentirai di non essere venuta con me.» Si era impicciato nel pronunciare "caleidoscopio", era un parolone fin troppo complicato per uno come Roy, ma la minaccia era stata lanciata!

    «Shazaaam!» Era entrato con fierezza nel soggiorno di casa di Nora dopo aver trascorso una quantità enorme di tempo rinchiuso nel bagno, sfoggiando con estremo orgoglio il costume che aveva ideato. Arrivò seduto e saltellate su una palla fitness, grande, trasformata in una tetta gigante con tanto di capezzolo. Una roba da artista. Si salò dalla palla-seno e fece addirittura una piroetta, allargando le braccia e muovendo le gambe per far muovere la parte in basso dell'outfit. Gli avevano sempre, constante, dato della testa di cazzo nella sua vita e Roy doveva un po' ringraziare quelle persone per l'idea geniale che gli avevano dato! «Come sto? Da cazzo!» Si era piegato in due dalle risate, la faccia dipinta di rosso per la quale aveva usato (e distrutto) i pochi trucchi di Nora. Non gli era passato neanche per l'anticamera del cervello che forse la cugina non avrebbe approvato quell'utilizzo del suo rossetto. Insomma, non poteva andarsene in giro con la faccia di un rosa diverso da quello del pene circonciso che indossava! Doveva matchare tutto. Quando si riprese dalla grandissima battuta che aveva fatto, Roy sembrò accorgersi che qualcosa non quadrava. «Non sei pronta.» Aveva sentenziato, lo sguardo confuso con le sopracciglia che si abbassavano, incupite. «Perché non sei pronta?» Aveva messo le mani sui fianchi in una classica posa alla "se non te sbrighi di prendo a cucchiarelle sul culo". «Non ti permetterò di vestirti da Nory morto che cammina stasera. Via quel pigiama del cazzo, si va ad una festa! Chop chop!» Aveva battuto le mani, Roy, cimentandosi in una corsa sul posto per farle capire quanto fosse gasato. Come se ce ne fosse stato bisogno! Era pronto, prontissimo per una notte di pura magia. Avendo alle spalle una carriera da gran poraccio, Roy sapeva quanto potesse costare una notte fuori come quella. Perciò si era premunito, mettendo in atto il trucchetto che funzionava sin dai tempi del liceo. Mentre si truccava e preparava, Roy si era scolato già parecchie lattine di birra comprate dal bnagladino a poche corone l'una che ora circondavano la lavatrice come piccoli soldatini ammaccati. In quel modo Roy era già un po' brillo e aveva già piantato solide basi per la serata. Avrebbe sgraffignato birre e bicchieri di vino che la gente posava sui tavoli per amoreggiare e la serata sarebbe stata senza pensieri. Nel mentre, Nora non sembrava essersi mossa di un millimetro. L'avrebbe convinta, ci si sarebbe giocato le palle. «Cugiiiinaaa, non farmi incazzare per favore! Giuro che ti meno!»

    «Pesaculo del cazzo...» Mormorò a bassa voce mentre camminava fra i coni di luce e di ombre creati dai lampioni lungo la strada. Non solo non era riuscito a convincere la cugina, ma Nora si era rifiutata di lasciargli la macchina ("Sei già ubriaco, non la tocchi!") e ora Roy si ritrovava a camminare con -5 gradi in un costume da pene che rabbrividiva dal freddo. "Per fortuna ci sei tu, Molly" pensò mentre stringeva con difficoltà la palla fitness- tetta. Perché l'abilità non si manifestava quando aveva bisogno di un po' di calore? D'improvviso si era abbattuto, cosa assai rara per lui, mentre una serie di brutti pensieri gli affollavano la mente. Ma scosse la testa, Roy, come cacciandoli fisicamente fuori di lui alla stregua di gas contagiosi. Dopo aver camminato per diversi chilometri, Roy finalmente giunse all'Egon pub, già il suono della musica lo ringalluzzì un poco ma non abbastanza da farlo apparire come un fiero pene che si rispetti. Aprì la porta, agognando il calduccio che era sicuro lo aspettava all'interno, somigliando più ad un pezzetto di salame floscio che altro. Sfido voi ad essere sull'attenti dopo isolati passati a marciare da solo, al freddo e con la sbornia che era pure quasi passata! Non appena dentro però, le cose iniziarono ben presto a cambiare. C'era gente, mola gente, c'erano ragazze, molte ragazze e dal di fuori si sarebbe visto un uomo con le spalle un po' ricurve e la testa ciondoloni improvvisamente distendersi, raddrizzarsi, farsi inspiegabilmente più lungo, proprio come l'organo riproduttore maschile che si sta preparando all'azione. Si sentiva eccitato, il sangue che dalle zone periferiche del corpo - la ginocchia dove c'erano le "palle"del costume - iniziava ad affluire verso l'alto. Rubacchiò dei bicchieri qua e là - perché la gente li lasciava incustoditi? Era come abbandonare il proprio figlio al parco giochi! - mentre una vecchiaccia sparava cose che facevano morire dal ridere Roy. Mentre si faceva strada tra quei corpi danzanti alla ricerca di altro da bere, Roy sentiva ora caldissimo. Nel passaggio si strusciò contro qualche ragazza su e giù, ballò con loro e più dava e riceveva contatto più gli risultava difficile piegare le gambe.(?)
    Quando aveva visto Fae venirgli incontro, Roy aveva sorriso e con un soffio finì la sua birra. Batté i piedi per terra, raddrizzandosi e portando una mano sulla fronte a mo' di saluto militare. «Sull'attenti, signore!» Scoppiò a ridere, fischiando poi non appena la ragazza gli fu più vicino. La squadrò da capo a piedi, la schiena rigida tanto da sembrare una tavola da surf. «Uhh, guarda chi c'è: la mia tetta sinistra! Lei è quella destra, Molly, e io sono il suo cazzone. » Si era messo a saltellare sulla sua palla-tetta, felice come un bambino il giorno di Natale. Nel salutarla Roy non aveva potuto fare a meno di fissare per un minuto di troppo e senza il minimo imbarazzo lo sguardo sulla vertiginosa scollatura che Fae sfoggiava. «Uh però...anche tu non stai messa poi così male, insetto stecco.» Tornò a guardarla negli occhi sfoggiando il classico sorriso da Roy stronzo. Saranno state le luci impazzire, il caldo e il vino, ma Roy, che era comunque molto spesso esagitato, si sentiva ribollire.
    «Nella botte piccola c'è il vino buono, lo sanno tutti. E chi di naso abbonda...» L'indice della mano destra picchiettò sul lato del naso e Roy le fece l'occhiolino per poi muovere il bacino avanti e indietro, spostandosi nel contempo in avanti con dei saltelli per farsi più vicino a Fae. «Grosso, vero? Ma tranquilla, sarò dolce e delicato. Fammi provare. » Si era posizionato dietro di lei e, piegato a novanta gradi, aveva iniziato a spingere con la testa contro il sedere di Fae. Era vero, sentiva la strana urgenza di infilarsi ovunque, l'impeto di soddisfare quel crescente e pulsante desiderio di esplodere. Si raddrizzò - stavolta ancora più sull'attenti di prima - il viso paonazzo ma sorridente. «Non appartengo a nessuna vagina, ma non mi dispiacerebbe avere la tua per un po' stanotte, ragazza misteriosa. Scherzi a parte, non so chi cazzo sei ma questo vestito vedo e non vedo me lo sta facendo venire duro. Giochiamo a rubabandiera?» Le si stava strusciando contro, forse a mo' di ballo, forse più nella speranza di ricevere un gigante handjob. « Tocca i peli lì, senti come sono morbidi. Me li tingi? » Ma prima che potesse fare qualcosa o ricevere una risposta, qualcuno si portò via Fae togliendola da sotto il suo naso. Ci rimase male, Roy, che si sentiva ancora più strano di prima. Ora il calore sembrava essere salito all'altezza del petto, sul torace proprio sopra lo sterno. Bevicchiò un'altro po' e, approfittato di un momento di distrazione da parte dei baristi, si sporse a prendere qualcosa da dietro il bancone. Si mosse tra la folla senza capire bene dove stesse andando, ma godendo del contatto di tutti quei corpi contro il suo. Stava bene, si sentiva in estasi e non avrebbe mai voluto che quel piacere finisse. Arrivò di fronte ad una ragazza bruna dagli occhi azzurrissimi e ci ballò insieme, scatenato da quel fisico da urlo che urtava contro il suo ad intervalli regolari. Si scambiarono dei baci sempre più profondi, le mani di Roy che le scivolavano addosso come fosse un tessuto prezioso. Ora il calore, il sangue palpitante, era all'altezza del viso che sentiva andare in fiamme. Si staccò dalla donna per riprendere fiato, un sospiro lungo e rauco mentre si voltava ritrovandosi di fronte a due persone che ballavano. Erano un po' goffi, sopratutto l'uomo, ma sembravano molto affiatati. Nel mentre la ragazza bruna aveva abbracciato Roy da dietro, le manine che andavano giù all'altezza del cavallo e fu allora che non ce la fece più. Prese qualcosa da una tasca interna (?), alzò un braccio e, posizionata la bomboletta di panna spray che aveva rubato da dietro il bancone sulla testa, esplose. FIUUU SPLASH. La panna bianca cadeva sui due piccioncini (Adam e Sam) e sulle persone intorno a loro. Uno, due, tre saltelli e l'ondata di piacere finì così com'era iniziata. Roy, un sorriso da scemo sul viso, passò un braccio intorno alle spalle di Adam (dovette tipo issarsi a koala per la differenza di altezza) e uno intorno a quello di Sam. «Chiedo scusa, ragazzi, tante emozioni questa sera e eravate troppo boni non ce l'ho fatta a resistere!» Si staccò da loro, prendendo con l'indice un po' di panna dalla fronte di Adam per poi metterselo in bocca e succhiarlo forte. «Continuate così, pure un po' più forte dai. E ora... andata in pace!» Li benedì ma prima che potessero dire o fare qualcosa, Roy li lasciò andare, un'ombra di orrore dipinta in viso. «Dov'è la mia tetta? MOLLY DOVE SEI?!» Era corso fra la folla, spingendo via tutti mentre chiamava a gran voce la sua palla-tetta rosa.
     
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    | IVAR WESENLUND | 24 Y.O | Hades | God of death and deesajo

    Tra acque placide e rocce ardenti era la dimora di Ade, signore di ombre irreversibili e mostri spaventosi. A lui era demandata la custodia degli ultimi brandelli di quelle anime, a cui nemmeno dopo la morte sarebbe stata concessa l’esenzione dal tormento. Sul suo capo era posata la pesante corona fatta di ossa, tra le sue mani era lo scettro che lo rendeva sovrano della sua prigione.

    La mattina dopo quella serata disagio, Fae si era svegliata tutta pimpante. Ricordava di averla sentita urlare a Maina che era stata una serata fantastica, da morire dal ridere. Dal canto suo Ivar si era svegliato senza nemmeno riuscire a muoversi, come se la sera prima fosse stato preso sotto da un tir. Ci aveva messo un po’ a fare mente locale: la moto, la bici, il volo. Lì per lì era talmente fatto che non aveva sentito dolore, e per una volta nella vita aveva sperato di essersela cavata con qualche graffio. Ma come sempre accadeva, mainagioia. Se la ragazza arcobaleno non aveva accusato minimamente il colpo, lui e Adam avevano dovuto passare il pomeriggio in pronto soccorso. E il giorno dopo, tra bottiglie vuote, vestiti insanguinati, tazzine di Polly Pocket lanciate in giro e alcolici non ben identificabili che rendevano il pavimento appiccicoso, casa di Adam sembrava il Cocoricò a fine serata. Era incredibile come in tre riuscissero a fare tutto quel casino.

    . . . . . .


    Ancora dolorante e col braccio sorretto da un tutore, si era diretto a casa sua di Adam. Fosse stato per loro, probabilmente avrebbero passato Halloween a casa a riprendersi, senza nemmeno toccare alcol e guardando qualche partita con la coperta a quadri sulle gambe e coccolando i vanvulini. Ma Fae, inarrestabile, li avrebbe trascinati a quella fottuta festa all’Egon che sapeva, visti i precedenti, sarebbe finita male. “Cipensoiotranquilliportotuttoiocipensoiovoiportatedabere” Aveva detto, tutto d’un fiato, in un audio Watsapp. Così, mentre Adam era andato a fare la doccia(?), Ivar si era seduto su un divanetto sotto la finestra ed aveva iniziato a pensare a un qualche papabile costume, con la canzone di Duloc in sottofondo che aveva registrato sul telefono. Escluso il tema Duloc, che sarebbe stato troppo scontato ormai, lasciò scivolare la mano tra il pelo fulvo di Maina, che come suo solito stava accoccolata sulle sue gambe e lo guardava con quegli occhietti a bottoncino neri e lucidi che asdfghjkjhgfdsadfghj mathonna te schiaccio #wat penso a quella volta in cui lui e il suo amico Leonard si erano vestiti da cowboy in black con una falce a caso e da cinese che canta lo yodel cowboy(?) ed avevano agganciato i peggio cessi della festa, che poi erano state fortunatamente arrestate per pedofilia perché loro erano minorenni (come possiamo vedere in questo video ricordo(?).) Aaah, bei tempi(?). Probabilmente però il costume da cinese era stato dato alle fiamme, insieme a molte delle cose che riguardavano Leonard. Oppure avrebbe potuto vestirsi da Geppetto, con Adam vestito da bambinello e Fae da Madonna. No aspettate cosa cazzo ho scritto aiuto. Questo o lascio come testimonianza(?). Geppetto NON è il padre di Gesù. Ma poi pensò che Fae, la Madonna, al massimo poteva nominarla in contesti non idonei, quindi abbandonò l’idea. Al massimo avrebbero potuto fare i re magi, che avrebbero portato droga, vodka e birra. Quella sì che sarebbe stata un’idea geniale e di facile realizzazione. Idea che fu interrotta da Fae che gli piombò addosso come una sassata, dalla finestra. Ma perché cazzo entrava dalla finestra? Emise uno sbuffo da schiacciamento(?) e un leggero lamento, perché lei ovviamente con la sua grazia, era riuscita a ravvivare il dolore delle ammaccature causate dall’incidente. Senza contare il gravissimo fatto che Maina si spaventò a morte nel vederla piombare in casa in quel modo, ed iniziò ad abbaiare isterica. ”Fae, santo cielo, ma entrare dalla porta mai eh?” Protestò. Non che fosse così pesante, ma con quelle ossa scoperte riusciva a fargli male ovunque. ”Che cazzo, lo sai che non ti devi mettere mai sotto le finestre!” Ivar la guardò perplesso da terra, mentre si rialzava. ”Certo, sia mai che ci sparino se ci vedono passare avanti alla finestra, in questa versione di GTA Besaid Borbottò. Perché dai, ultimamente Besaid era diventata come GTA. Criminali a piede libero, sparatorie, gite in tre su una moto senza casco, free droga, violazioni della privacy da parte di autoicoronate regine del gossip… Tra poco avrebbero iniziato a picchiarsi per strada e tutto sarebbe andato a puttane. Ah no, c’era già Fae che entrava dalle finestre. Il degrado era già iniziato. Nel frattempo pure Adam li raggiunse, dando ufficialmente inizio alle danze(?). E’ una pessima Idea” “Le mie idee non sono mai pessime, sceriffo Kane.” Iniziarono a battibeccare. Ivar alzò gli occhi al cielo, consapevole che quella sì, era una pessima idea, come tutte quelle che venivano loro in mente ultimamente. ”Poteva andare peggio, potevamo pensare di andarci in moto…” Intervenne, col suo solito pessimismo che quel giorno era tornato a farsi vivo, forse presagio di ciò che sarebbe accaduto poi. Per fortuna la moto aveva ufficialmente esalato il suo ultimo respiro, ed era stata tumulata, con tutti gli onori tributatigli, tra i rottami dello sfasciacarrozze. La ragazza arcobaleno iniziò a tirare fuori roba random da un borsone. Si chiese cosa ci facesse con quelle cianfrusaglie, così come si era chiesto perché Adam possedesse un baule pieno di cazzate. Quei due si stavano evidentemente preparando per la nuova stagione di “Sepolti in casa”, non c’era altra spiegazione. Così, rovistando tra gli averi di quegli accumulatori seriali, anche Ivar trovò il suo costume. O meglio, dovette costruirselo, dato che Fae gli rifilò delle lenzuola sporche, che puzzavano leggermente di chiuso e vomito. Scomparso(?) mentre gli altri due battibeccavano, Ivar si era recato in camera di Adam, ed aveva tirato fuori dalla cassettiera delle lenzuola pulite nere e grigie. Quel maialone di Adam con le lenzuola di seta nere… Da brava sartina(?), mise qualche punto al lenzuolo nero per renderlo una tunica che non si aprisse a mo’ di busta delle patatine non appena avesse fatto qualche mossa. Sopra mise il lenzuolino grigio, come mono spalla, agganciandolo con la spilla di sailor moon che aveva trovato nel baule. Tenne le scarpe da ginnastica ai piedi, ovviamente. Ora, con tutto il bene del mondo, i sandali in Norvegia, a novembre, non erano propriamente consigliati. Ed erano anche abbastanza antiestetici. Si mise sugli avambracci alcuni bracciali(?) fatti con dei nastri argentati, e in testa un nastrino dorato, a mo’ di Rambo(?). Così scese dagli altri, e dopo aver bevuto svariati bicchieri di vodka, lasciò che Fae gli mettesse le mani addosso(?) e lo truccasse. ”Ti faccio lo smokey eye” Aveva detto. Lui, non sapendo nemmeno cosa fosse, si era fidato, trovandosi così in poco tempo con gli occhi contornati di nero (molto a cazzo di cane, visto che aveva usato le dita al posto dei pennelli) e capelli con i brillantini blu. Bene ma non benissimo. Adam lo guardava esasperato, anche lui truccato come una troietta. Doveva dire, comunque, che l’amico stava davvero bene in quel modo, e che sicuramente Sam lo avrebbe apprezzato. Dio, quanto shippava quei due! ”Mettila a monospalla Adam! Così ti si vedono i pettorali mlmlml, magari li vedrà anche Sam, ops, tu-sai-chi!”
    “Fae! No, cioè, non so nemmeno se verrà e poi non è che-“
    ”Sono certa che verrà e sarà pure gnocchissima”.
    Annuì, prima che Fae, posseduta da chissà quale demone lo spedisse a raccogliere foglie fuori. Non capì se quella fu una specie di punizione per qualcosa che aveva-o non aveva- fatto, ma accettò di buon grado. Fae quel giorno era strana, e la negatività, per chissà quale forma di empatia, lo metteva di malumore. Amore mio! Andiamo? Corricorricorri!” Chiamò Maina, emettendo mille ultrasuoni e dirigendosi fuori. Certo, raccogliere foglie con lei che correva e le smucchiava non era proprio il massimo, ma vederla così pimpante gli riempiva il cuore. Ivar e il primo giorno d’asilo di Maina. Rientrò con una manciata di foglie in braccio, seguito dalla cagnolina che ansimava dopo la corsa. ”Cattivo Ivar, ti ha fatta camminare tanto, no? Tranquilla, la pagherà, amorina mia.” Ma che ne sapeva quella cattivona di quanto si era divertita? ”Ma siii, abbiamo corso tantissimo perché siamo shhpumini pieni di energie”. La giustificò, con la sua solita vocetta da mamma apprensiva(?), sicuro che la sua vanvulina fosse stanca ma felice. Nel frattempo Adam sembrava essere in difficoltà. “Che palle non ci riesco, mi date una mano? Tu ad Ivar l'hai data! ...Una mano …intendo. Alzò distrattamente la testa. ”Ma quando?” Chiese. E niente, era proprio ritardato. ”Sì, il problema è che lui a me non da neanche un dito! La guardò interdetto. Adesso perché si era incazzata? Doveva avere le sue cose, per forza. Sbuffò, nemmeno degnandola di una risposta, e dopo aver liberato Adam dalla stretta mortale della sua toga, si accovacciò in un angolino ad attaccare foglie su una coroncina, in pieno momento autistico, con vanvulina che lo guardava, almeno lei senza esprimere giudizi e no kritike solo complimenty. Armato di colla a caldo e fil di ferro confezionò delle coroncine perfette per Fae fece na corona de spine e fu subito corpus domini, che una volta asciutte mostrò soddisfatto ai suoi amici. La migliore era sicuramente quella di Adam, fatta di foglie di quercia (la vite nel bosco non ce stava a Besaid(?) semi cit.) e bacche. Rispecchiava davvero la laurea la vocazione naturalistica di Dioniso. Per fae invece aveva confezionato una coroncina a piccole foglie, che aveva colorato con la bomboletta dorata. Per sé invece non ne fece una, dato che aveva già i capelli blù e il nastrino. Posizionò la corona sulla testa di Adam, guardandolo soddisfatto e consegnò l’altra a Fae, che non si era ancora cambiata. Chi nasceva regina madre lo restava per sempre. Ehi, farete furore!” Esclamò Fae, rivolgendogli, per la prima volta in quella serata, un complimento. Cosa che probabilmente non sarebbe accaduta se non ci fosse stato Adam, ma tant’è(?). ”Indossiamo il nostro abito migliore e siamo pronti ad affondare da signore!” Disse rivolgendosi all’amico, mentre la ragazza arcobaleno si dirigeva in bagno seguita dalla sua ancella pelosetta. Lui, nell’attesa, in preda a un raptus maniacale, si mise a pulire il piano cottura della cucina di Adam mentre continuava a sorseggiare vodka e a canticchiare ”Questa è Duloc ma che bella città, qualche regola c’è certo servirŔ. Ormai quella canzone era diventata un loop infinito.
    Stava bevendo (stranamente), quando Adam iniziò a dargli delle gomitate per richiamare la sua attenzione. Quando alzò gli occhi potè scorgere Fae, di fronte a loro, avvolta in un leggero abito bianco, adorna d’oro e coi lunghi capelli variopinti sciolti lungo le spalle. Quasi si strozzò nel momento in cui gli si mozzò il fiato davanti a quella visione. Come la vera dea della bellezza e dell’amore, Fae quella sera era letteralmente magnifica. “Wow, stai…divinamente. Beh, si, ovvio che tu stia divinamente, sei una dea, giustamente. Beh si insomma, hai capito..” Farfugliò, dopo che Adam ebbe espresso la sua ammirazione e dopo essersi ripreso dallo sfiorato soffocamento. Nemmeno si accorse delle persone che giravano fuori dalla finestra e che sussurravano parole d’ammirazione per la lagazza alcobalono appannando tutti i vetri. Pronti a sottomettere i miseri mortali(?), quei tre grandi dell’Olimpo partirono alla volta dell’Egon.
    Se aveva sperato di essere sfuggito alla morte, dopo l’incidente con la moto, ora si rendeva conto di esserci sbagliato. Fae, con quei tacchi che puntualmente scivolavano sul pedale della frizione facendo strattonare la macchina, guidava come Crudelia DeMon all’inseguimento dei Dalmata, driftando sulle curve ed alzando il polverone come nei migliori momenti di Fast&Furious. Come se non fosse bastato, la roba che aveva in faccia iniziò ad andargli negli occhi, che iniziarono a bruciargli e a lacrimare. ”Oh, non ti stropicciare gli occhi, ti si rovina il trucco!” Lo fermò Fae. ”Lo so, ma non ci vedo, accidenti! Come diavolo fate a portare questa roba in faccia?” Nel frattempo Adam, seduto dietro, rovistava tra le cose della ragazza. Cosa poco carina da fare in effetti, ma da strafatti la curiosità era lecita. Tutti questi preservativi…. Borbottò. A quanto pareva Fae ne aveva una ricca scorta, probabilmente sgraffignata al Bolgen durante le serate trash. ”Per le evenienze. Devo ripiegare su qualcuno quando il matrimonio con Ivar mi stressa” Ivar ghignò, fingendosi indignato. Sentila come pensa già a tradirmi… Non puoi abbandonarmi con tutti quei figli!” Quali figli? Beh, i cinque che avevano già messo in conto(?). Cacciò un urlo quando poi Fae, per zittirlo, gli strinse dolorosamente la coscia. ”Ma sei scema? Guarda la strada c’è la bu… Troppo tardi. Buca: presa. Adam, preso dalla curiosità come Pandora quando le dissero “non aprire quel vaso”, tirò poi fuori un anello. ”Ivar, ma l’hai fatto tu?” Si girò a guardarlo. ”Può darsi, me ne chiedono di cose strane.” Poi si voltò verso Fae, allarmato(?). ”Ommioddio, è per questo che sei strana? Sei già sposata???” Nel frattempo Adam infilò l’anello e sparì come Bilbo #wat. No ok, rimase lì, con quell’anello infilato sul mignolo che faceva tanto mafia style.
    Finalmente giunsero all’Egon, stranamente ancora vivi. La gente si accalcava all’entrata, per la maggior parte mezza nuda –come loro- e quindi visibilmente infreddolita. Per fortuna, come avevano sperato, Fae aveva gli agganci giusti, e fece loro strada verso l’interno. Adam lo strattonò e sbottò a ridere subito dopo, quindi non capì cosa volesse. Al momento la sua attenzione era attratta da un tipo vestito da pene. Si, da pene, con tanto di pelo pubico. Un genio. Avrebbe dovuto ricordarsi di uscire col lui la prossima volta(?). Subito un tizio vestito da Malefica attirò l’attenzione. ”BUONASERA DARLINGS! BENVENUTI ALLA PIU' DIVINA DELLE FESTE DI HALLOWEEN! Sono felice che siate venuti in tanti! Dobbiamo rendere la festa.. calda.. interessante..” Lo sguardo di Ivar vagò dal tizio col microfono glitterato alle decorazioni del locale: c’erano tutte le cazzate tipiche di Halloween, come zucche e ragnatele finte. Ah, avrebbero dovuto chiamare lui a decorare l’Egon…quella si che sarebbe stata una festa spettrale! #simpy. Malgyficent cercò di richiamare all’ordine le sue ancelle per twerkare sul beat del twist, ma quelle erano troppo impegnate chi a rotolare a terra con la tizia della profezia, chi a pomiciare col tizio che spiegava le cose(?) e chi a ballare lo yodel anche se non era quella la canzone. ”Come siete belli, miei cari tesori, ma adesso voglio fare la regina! Attenti ai vostri costumi, stasera il detto l'abito NON fa il monaco non vale! Divertitevi, cin cin!” Zia Malgy alzò il calice, e per un brevissimo istante tutto sembrò fermarsi. Poi il tempo riprese il suo corso, mutato. Si sentì come sul principio di un attacco di panico, come se la gravità fosse notevolmente aumentata, tanto da schiacciargli lo sterno e impedirgli di respirare. Ebbe, per un momento, la sensazione di perdere il controllo, come nella Spieghelhaus. Eppure tutto intorno a loro sembrava normale, più o meno. ”Ma qui ce l'hanno il vino? Dai andiamo a bere del vino!” Escllamò adam, decisamente più pimpante del solito. Da quando beveva vino? Lui era quello che volava altissimo coi superalcolici, di solito.
    ”Vuoi la sbronza pesante?” Fae sembrò dar voce ai suoi pensieri. Rise, il poco prima triste falegname, in preda a una crisi di bipolarismo senza precedenti. A tratti era felice perché c’erano i suoi amici con lui. Da un lato poi era triste, perché sembrava esserci qualcuno che gli mancava dannatamente. Persefone. Si, ma chi cazzo era mo’ sta Persefone? Si avvicinò al bancone, guardando sconvolto i baristi-coniglietti sotto effetto di acidi che riempivano bicchieri alla velocità della luce farfugliando ”Lascivolizialascivolizialascivolizia! Dobbiamo fare la scivolizia! E il blumele! La strega salamadra ci uccideràààà!” Così, restò con un bicchiere in mano ed attese che Adam gli versasse da bere visto che lui, che aveva più culo che anima, aveva scroccato una bottiglia non si sa come. ”Dai, ballate un po' con me.” Bevve un gran sorso di vino e iniziò ad ondeggiare timidamente, mentre Fae si avvicinava all’eroe vestito da pene…e non fu la sola. Anche l’amico della ragazza vestita da Villa dei Misteri iniziò ad osservarlo, e poi fece persino abbassare la musica per dire: ”Se avete la pazienza di seguirmi, oggi vi guideremo in un viaggio straordinario tra quelli che erano i culti dell’antica Roma. Quello che vedete qui, un fallo” -disse indicando Roy per i romani non rappresentava nulla di volgare. Era un simbolo apotropaico, in grado di allontanare il male. Era l’attributo di Priapo, divinità legata a venere, l’Afrodite dei greci” Scandì, indicando Fae. Zia Malgy come minimo si era scartavetrata le palle con quella storia, tanto che alzò di nuovo la musica a palla. ”Sì, balliamo in nome dell’amore e della bellezza. E in nome della gioia, tu sicuramente non sei fra gli invitati, Ade” Ade? Ma che nome era? Ivar era come in una bolla, come se fosse appena stato baciato da un dissennatore. Nulla, tra quelle anime vive, calde, danzanti, aveva senso senza Persefone. ”Dai, non essere triste, lasciati andare alla festa, Ivar!” Abbozzò un sorriso, volto a non far preoccupare l’amico. Ma non era di Ivar che c’era da preoccuparsi. Come se fosse la cosa più normale del mondo, Adam gli schioccò un bacio in bocca. Il falegname rimase interdetto, indeciso sul metterci la lingua o meno da farsi. ”Adam, ma che…” Arrossì violentemente. Ma che degenerati costumi erano quelli? Maledette tradizioni sviluppate al tempo della tirannide, avrebbero rovinato i costumi di popoli interi. Solo gli dei come lui, che con le anime potevano parlare, sapevano quanto il buon Catone fosse indignato verso l’ellenismo. |bipolarismo time| ”Ma che modi…non ingannerai la morte così, fratello mio…” Ma che cazzo stava dicendo? Maledette canne, lo avevano storpiato again. Dopo aver baciato anche Fae, Adam sparì di nuovo tra la folla, a fare chissà cosa, e poi tornò, portando da bere. Santo subito! ”Perchè sono tutti vestiti? Non capisco.” Chiese lui. E perché sono tutti vivi? Non è l’antro delle ombre, questo?”. Per un momento gli sembrò di scorgere l’ombra di Tiresia che ancora sparava profezie insieme a Rachida. E nel frattempo Dioniso scomparve di nuovo. ”Mi spieghi perché ce l’hai con me?” Fece per chiedere alla ragazza arcobaleno, ma prima che potesse ricevere risposta, un’anima errante si presentò al suo cospetto. Era pallida, triste. Di certo non poteva essere lei Persefone, rigogliosa figlia della dea delle messi. ”Scusate, avete visto il mio promesso sposo? Non credo che sia morto” Fu in quel momento che Ivar cessò di esistere per lasciare il posto ad Ade. ”Non saprei…prova a descrivermelo. Ci sono così tanti morti cagionati nel Tartaro, così tante ombre senza nome…” Iniziò a girare intorno a Emily, studiandola. ”Chi è il tuo sposo? E’ forse questo musone qui? Vi somigliate un po’!” Le lanciò un occhiataccia. Afrodite era tanto bella quanto fastidiosa. ”O forse sono io che sono morta.-“ Lo sguardo di Ade indagò le sue vesti e il suo aspetto. ”Mmmmh, probabile. Ma che importa. Questa è la notte di Halloween no? In cui morti e vivi fanno il cazzo che gli pare! Allora a che serve Ade? Eh?” Iniziò a polemizzare, per poi prenderla per le spalla e voltarla in direzione di Adam. ”Secondo me se glielo chiedi lui ti sposa” La spinse delicatamente in quella direzione, sospirando. ”Insomma, sei tu la dea dell’amore, questo è il tuo lavoro, non il mio!” Polemizzò contro Faefrodite. Dal canto suo lei iniziò a cercare di sedurlo, per poi fuggire, lasciando Adeivar alla sua desolazione. Piccole fiammelle bluastre iniziarono a fluttuare intorno alla sua testa, e così, Ivar decise di accendersi una sigaretta con l’anima de li mortacci de chissà chi manifestatasi sotto forma di fuoco fatuo. ”Siniore no può fumare qui!” Si voltò verso la fonte di quella voce, che altri non era che Rachida, la tizia grazie alla cui profezia ora aveva un polso lussato. La rabbia iniziò a pervaderlo di fronte a quell’affronto, a quell’hybris dei mortali nei confronti degli dei. ”Come osi contraddirmi, mortale?” Tuonò. ”Qui i fuochi dovrebbero bruciare sulle are, il sangue scorrere in onore e tributo per gli dei. Allontanati, prima che io debba condurti tra le ombre dei proci!” Diceva cose che nemmeno lui capiva. Ed era dannatamente irritabile. ”Come si spengono ste fiammelle del cazzo?” Sbraitò poi, verso uno dei conigli cartonio al bancone, che di tutta risposta gli passò una bottiglia di vino. Magari si spegnevano bevendo(?). Afrodite giunse nuovamente al suo cospetto, leggiadra ed eterea, come appena generata dalla spuma di mare. ”Però, sono carini. Quindi cercava lui? Tutto ‘sto casino per quel contadino di Dioniso? Abbozzò un sorriso, guardando i piccioncini. ”A volte i mortali sono strani. La morte li cambia, li rende diversi, fa capire loro cosa è veramente importante. Lei ha avuto una seconda possibilità, è fortunata. Rispose, votandosi verso la bella sorella(?) Scusate non me ricordo tutta la Teogonia, non so com’è la parentela, che tuttavia alla contemplazione del vero amore sembrava prediligere l’infatuazione, la passione, la fisicità. ”Credo di avere un preservativo col tuo nome sopra. Lo vuoi usare?” La guardò interdetto. Adesso me spiegate chi cazzo va in giro coi preservativi con scritto “Ade”? No, ditemelo. ”Non posso…io…” Eccola, di nuovo, l’angoscia che lo aveva assalito a inizio serata, farsi di nuovo viva e tagliente. ”Anzi no. Sicuro non si smuove niente manco là sotto, a te. Ciaone.” Se ne andò indignata. ”No aspetta, torna qui, non…” Non fece in tempo a rincorrerla, che si trovò placcato da Malgificent. ”Ciao tesoro beviamo qualcosa? Stasera voglio fare la regina, vuoi essere il mio re?” Senza nemmeno informarsi iniziò a sbaciucchiarlo ovunque, con quelle labbrucce imbellettate di rossetto fucsia. ”Ma che fa? Mi lasci! Ma chi è lei?” Cercò di dimenarsi, divincolandosi dalla stretta di Malefica in combo con la maledizione di Rachida. La fortuna volle che uno dei fuochi fatui si posasse sul ciuffo di Malgyficent, incendiandolo. ”OMMIODDIO UN SACRILEGIOOOO! ALFONSO, MARA, CORRETE. RAGAZZEEEE RUNIONE E COIFFAGE, SUBITOOOO. Torno subito bel manzo mio, non scappare!” Corse via con le braccia alzate, seguito da Rachida e tutto il suo corteggio. Posò la bottiglia, Ivar, leggermente scosso, e corse alla ricerca di Afrodite, che tra tutte splendeva e le mortali, e le dee, e le muse superava in grazia. ”Aspetta…” Disse, mentre senza che potesse controllarlo, gli occhi iniziarono a riempirglisi di lacrime. E’ che…è che è come vivere a metà da quando Persefone se n’è andata. Lei porta il mio cuore tra i mortali, io il suo all’inferno. Tu poi far nascere l’amore, Afrodite, ma puoi anche distruggerlo. Liberami…” Prese la sua mano, con gli occhioni ancora pieni di lacrime. Sembrava più o meno una scena di Bambi. Dal fondo del baratro, Ivar urlava la sua richiesta di aiuto. Chiedeva di essere libero dall’amore per Astrid, che li aveva distrutti entrambi....”Liberami dalle catene di un amore impossibile. Salvami…” La implorò, disperato. Ma qualcun altro accolse la sua richiesta. Si, ancora lui, il tizio della spiaggia, che sembrava rispondere ad ogni richiesta di salvataggio, anche se non era rivolta a lui. Si. Era Mitch.
    <div style="position:relative;height:0;padding-bottom:56.25%">

    ”TI SALVO IOOOOOOOOO!” Urlò di nuovo, placcandolo come un rugbista ed atterrandolo. Mugolò, poiché sbattè a terra il braccio malandato. E forse anche la testa, dato che per un attimo sembrò riprendersi. ”Ma…ma perché siamo a terra? Lei chi è? E perché sto piangendo? Ma…MAVAFFANCULO STUPIDI MORTALI!” Sbraitò, alzandosi e lanciando via(?) Mitch, per poi rimettersi a ballare, sorseggiando vino e minacciando di morte chiunque osasse avvicinarsi a lui e ai suoi fuochi fatui aka l’anime de li mortacci de tutti quelli che stavano a quella festa demmerda (qui mi è salito il Naavke e chiudo).

    Non ho riletto sorry


    Edited by Iwar - 5/11/2018, 16:36
     
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    «Oh ma dai!» aggiustandosi il costume da Spiderman che spesso e volentieri gli si infilava nel sedere, Eddie si guardò nello specchio della propria stanza, grattandosi la nuca poco dopo, perplesso. Gli occhi nocciola osservavano il proprio riflesso rosso e blu.
    Per quanto Spiderman fosse sempre stato il suo eroe da piccino ed avesse avuto molto in comune con lui, specialmente col buon vecchio Peter Parker, compresa la bella e vivace New York dove aveva vissuto sino a poco tempo prima, Eddie non si stava sentendo granché degno di quel costume che lo metteva sin troppo in mostra: asciutto e molto aderente, metteva in risalto il suo fisico asicutto magrolino secondo lui . Non che avesse mai avuto troppo a che fare col proprio fisico od avesse problemi particolari con questo, soltanto che.. beh, preferiva le felpe di Star Trek ed i jeans. Quella tuta mostrava un po' tutto: compreso il sedere inesistente dove si infilava continuamente.
    «Beh, almeno non mi si vede la faccia» borbottò lui, afferrando il proprio zainetto fidato con la polaroid che soleva portarsi a quel genere di eventi, per immortalare in modo un po' vintage la serata.
    Sapeva che Fae sarebbe stata lì con i suoi amici, avendo ricevuto una valanga di messaggi a convincerlo di muoversi. Quella ragazza era una forza ed Eddie si ritrovava sempre fagocitato dalla sua bella energia, difficile da ignorare. Se non fosse stato per lei, il reporter avrebbe ancora comunicato come se fosse stato in mezzo agli alieni. Indossata la maschera, scese in una Besaid addobbata per Halloween, occasione che non mancava di soddisfare i più piccoli, in giro con panciute zucche cave, di plastica, pratici cestini colmi di caramelle e dolciumi raccolti porta a porta.
    Ed avvertì lo stomaco brontolare e deglutì, percependo il desiderio di prendersi qualcosa da mangiare mentre attendeva Wade che, da un momento all'altro, sarebbe passato a prenderlo per andare a questa fantomatica festa tanto promossa da tutti i suoi amici più cari.
    Vai, Eddie, aspetterà.
    Pensò, le braccia incrociate al petto, mentre la voce nella sua testa lo tentava sinceramente verso il negozio a fianco dove Rajesh, il rivenditore di origini indiane, gli spacciava alcune cose rincarate. "Devo farci anche io dei soldi Ed, ho cinque figli, per la miseria!" gli diceva sempre, lamentandosi di tutto e tutti. Brontolava continuamente, pensandoci.
    Poi un brivido l'attraversò correndogli lungo la schiena. Nonostante la tuta termica e lo zaino sulla schiena, aveva un freddo dannato.

    Wade non tardò molto ad arrivare e le speculazioni di Eddie sul cibo e sulla festa si zittirono istantaneamente, compreso il suo canticchiare della sigla dei vecchi episodi animati delle avventure dell'Uomo Ragno. Non lo riconobbe affatto, fasciato nel costume aderente e scintillante di... Jessica Rabbit.
    Perfettamente truccato, con i tacchi e tutto l'apparato di parrucco e guanti in tinta a completare il quadro, Ed faticò dapprincipio a riconoscere i tratti somatici dell'amico. Dietro la maschera da Spiderman, che comunque rendeva la sua vista leggermente falsata a causa degli occhi di ragno, pensò che fosse un disturbatore come tanti altri, pronto a lanciargli qualcosa addosso come scherzetto, avendolo lasciato decisamente sulla difensiva. Poi Wade lo salutò incitandolo a salire sulla sua motocicletta, facendogli teatrale il cenno di seguirlo e piazzarsi nel sidecar.
    «Amico sei serio? Non ci entro...oh! Ciao Malice! Scusa.. si, ok, salgo» disse Ed un po' imbarazzato, piazzandosi nel sidecar con non poca fatica. Le gambe lughe gli arrivavano praticamente sotto il mento, avendo poggiato lo zaino all'interno. Sarebbe stato veramente comodo, se non fosse stato uno spilungone.
    Partirono alla riscossa e, grazie a Dio, Eddie aveva avuto la maschera da Spiderman tutto il tempo, altrimenti si sarebbe beccato una congestione di quelle da brvido.
    Infreddolito, dopo una decina di minuti scese dal sidecar con le gambe totalmente addormentate e scricchiolanti. Raccolse lo zaino, scuotendole appena, alternandole, per poi passare i palmi aperti delle mani guantate sulle cosce per ri attivare la circolazione perduta grazie a Wade. Zaino in spalla e Mr. e Mrs. Rabbit al seguito, entrarono nel locale che già pullulava di gente, in lieve ritardo.
    Il calore all'interno non era minimamente paragonabile a quello di una sauna, forse per l'ammontare di persone, tanto da costringere Ed a levarsi la maschera, in un tripudio di capelli arruffati.
    Musica rimbombava sulle pareti, brani da discoteca perfetti per le feste, tanto da far sentire Ed un vero estraneo. Lui non frequentava quei posti: era più un tipo da casa, serie tv, vecchi film fanascientifici e videogiochi, insomma. Oppure girava per le strade di Besaid, questo si, in cerca di indizi per il suo ultimo e probabilmente sconvolgente scoop, in merito al misterioso vendicatore, il Giustiziere Notturno, come l'aveva chiamato lui.
    Beh, il brusio era intenso e lo contagiò come una malattia: cominciò a scattare un paio di fotografie con la reflex ai volti che man mano riconosceva: Adam, vestito da una divinità greca o latina, qualcosa di antico, con la sua stazza ed i capelli scuri, Fae, che però era impegnata a girare di qua e di là, vivace ed energica come sempre, Wade e Malice.
    Dopo aver scattato la quarta polaroid, una voce emerse dalla consolle, spargendosi pian piano nella sala. Un travestimento scuro, divertente, buffo ma particolare a modo proprio: ricordò ad Eddie qualcuno dei cartoni animati che vedeva da bambino.
    Come siete belli, miei cari tesori, ma adesso voglio fare la regina! Attenti ai vostri costumi, stasera il detto l'abito NON fa il monaco non vale! Divertitevi, cin cin!
    Ed, che aveva già racimolato un paio di panini imbottiti di tonno e qualcos'altro, si percepì pervaso da una sensazione di novità sconvolgente.
    «WOHOO!» esclamò come se avesse ricevuto un boost, ascoltando i suoni più distintamente, mosso da un istinto mai avvertito in precedenza. Indietreggiò, evitando per un pelo un cameriere che si sbilanciò in ogni caso, perdendo il vassoio pieno di bibite. Ed, con dei riflessi prontissimi, stranamente potenziati, raccattò velocemente ogni cosa prima che si frantumasse, compreso il vassoio che tenne in equilibrio con la punta del piede. Parte del resto, tenuto insieme da una ragnatela fine ma resistente.
    «Pazzesco amico, grazie!» disse il cameriere, sinceramente colpito, mentre rimetteva tutto al proprio posto.
    «Figurati, sono solo il tuo amichevole spiderman di quartiere!» rispose divertito, decisamente più brioso del solito.
    E stava quasi per provare a lanciare una nuova ragnatela che notò l'arrivo di Fae, leggera come una piuma sulla pista improvvisata. La riconobbe immediatamente, sinuosa e vitale. Stranamente invase la propria sfera personale, aggrappandosi a lui che, per sorreggerla, le circondò la vita con il braccio, piano, dato che si sentiva stranamente pervaso da una forza decisamente atipica per lui.
    «Ehi!» la salutò, che fosse brilla? I capelli arruffati di Ed gli finirono davanti agli occhi e, mentre se li sistemava, Fae non perse tempo e gli baciò una guancia con disinvoltura.
    Ed/Peter arrossì vistosamente, accennando un sorriso per poi lanciare una elastica ragnatela dalla parte opposta del locale, portando la ragazza con sé. Raggiunse Adam in un solo balzo, librandosi sopra tutti gli invitati grazie alla spinta del materiale resistente e flessibile che aveva appena prodotto.
    La lasciò andare con calma e tornò poi a librarsi vicino al soffitto, proprio nel momento in cui la musica da discoteca cessò ed i sensi di ragno di Spider Eddie finirono d'essere disturbati.
    A testa in giù, in un angolo, con le gambe flesse ed appeso alla propria ragnatela, ascoltò l'atmosfera e la musica mutare in un brano da lui molto conosciuto: Why don't you do right, cantata da un Wade/ Jessica Rabbit un po' stonato e che evidentemente, aveva preso lui e Malice come esche per quell'esibizione improvvisata, girando loro attorno in un buffo tentativo d'essere sinuoso e sexy. Spider Eddie corrucciò la fronte, divincolandosi rapido dalle attenzioni di Wade che continuava a cantare, luci ed attenzione tutte su di lui, evidentemente proprio immerso nella parte. L'abito scintillava, Spidey osservava incredulo e un po' a disagio dall'essere così sotto i riflettori.
    Al termine dell'esibizione, forse per un gesto inconsulto forse per ragione, gli lanciò una ragnatela dritta sulla bocca.
    «Dai Jessica, ci farai tutti secchi stasera» commentò stringendosi nelle spalle asciutte, divertito dalla piega degli eventi. Sul come li avrebbe fatti secchi non sapeva: forse per il suo charme inconfondibile o forse per l'intonazione ben poco azzeccata.
     
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    Con tre spilli in bocca, Wade sfiatò dal naso, mentre lasciava scivolare con insistenza il tessuto del suo costume di Halloween sotto l'ago della sua macchina da cucire, posizionata abilmente sul piano della cucina. In quel momento, la casa era stata adibita quasi completamente a studio di sartoria. A dispetto del fatto che non sembrasse portato per faccende delicate come il cucito - dato che maneggiava costantemente armi di qualsiasi tipo - Wade era diventato un sarto provetto, avendo cucito da solo il suo costume dopo svariati tentativi disastrosi. Il rumore ritmico e asciutto dei colpetti della macchina nella stoffa si interruppe non appena il giovane ebbe finito di sistemare l'orlo del vestito. Prendendo con velocità i tre spilli dalle labbra, il mercenario appuntò gli ultimi segni per ricordarsi di dover rifinire lo scollo, per poi alzarsi e prendere il capo tra le mani, portandoselo addosso per capire un attimo come avrebbe avvolto le sue forme molto poco femminili. Tirando leggermente il tessuto ai fianchi, Wade assunse un'espressione soddisfatta e si appese il vestito al braccio, in modo tale da potersi prendere una birra dal frigo e stapparsela. «Chiamala!» Affermò White Box, mentre il mercenario fissava il suo telefono pieno di stickers di My Little Pony. «Per me non c'è bisogno, sarai un Sexy Motherfucker!» Ribattè Yellow Box, più incoraggiante. Il costume che Wade aveva scelto per la festa di Halloween all'Egon sarebbe stato stupendo, eppure non ne era del tutto sicuro. Dove avrebbe nascosto le pistole? Dove i coltelli? Bisognava essere pronti per ogni evenienza! No, bisognava chiamarla. Spingendo velocemente i tasti dello smartphone, il giovane se lo portò all'orecchio dopo aver poggiato la bottiglia di birra - dalla quale aveva già bevuto qualche sorso - vicino ai fornelli. Uno, due, tre squilli. MAGGIE! AH MENOMALE. Senti, dici che devo davvero portare Jessica Rabbit? La dolce risata dell'amica dall'altro capo del telefono stemperò quasi immediatamente la leggera tensione che aveva avviluppato Wade, che avrebbe voluto cercare di presentarsi al meglio per la serata. Dove le metto le armi!? DOVE?! Borbottò lui, per poi spaparanzarsi sul divano. Erano davvero solo le sue... appendici, a preoccuparlo? C'era qualcosa sotto, e nonostante Wade riuscisse a mascherarlo più che bene, le insicurezze che lo avevano avvolto riguardavano proprio il suo corpo. Un vestitino sexy come quello non imponeva solo curve mozzafiato, ma anche beh- cosa sarebbe successo nel mostrare tutte quelle cicatrici? E no, non al resto degli invitati della festa all'Egon, ma a Malice. Non sapeva perchè fosse così insicuro di sè stesso, neanche per quale motivo fossero proprio quegli occhi da cerbiatta a dargli così tanti problemi di quel tipo. Eppure, non poteva fare a meno di cercare approvazione, giorno dopo giorno, da quella donna che sembrava condividere così tanto con lui. Va bene, aspettami lì, non andare nel panico. Lascio la piccolina ad una festa e sono da te - con tutti i trucchi che servono. Per fortuna Maggie si era rivelata, come sempre, la migliore amica del mondo, e aveva non solo approvato di gran lunga il costume, ma avrebbe anche aiutato Wade a farlo sentire più sicuro. Era certo che per Maggie quelle cicatrici non fossero "imperfezioni", ma l'avrebbe comunque aiutato ad affrontare la festa Malice con serenità.
    Dopo aver approntato tutto, il mercenario continuò a sorseggiare la sua birra e cercò di consumare la cocaina che gli era rimasta sul tavolo prima che arrivasse Maggie - tanto, non avrebbe mai sortito l'effetto che avrebbe prodotto su un essere umano nella media, quindi una striscia non avrebbe fatto poi così male. Ogni oggetto era al suo posto: il vestito rosso scintillante di stoffa sottile e fina era pronto, la parrucca rossa era acconciata, i guanti viola erano perfetti e le scarpe rosse tacco 15 erano posizionate vicino alla porta. Non restava che l'aiuto di Maggie, e tutto sarebbe andato a meraviglia. Effettivamente, Wade non aveva sentito parlare d'altro se non della festa di Halloween all'Egon, e tutto quel tram tram semplicemente richiedeva la sua presenza; non si sarebbe mai perso un party del genere per nessuna ragione. Dopo essersi dettagliatamente informato aveva anche più o meno scoperto quasi tutte le persone che avevano deciso di recarsi all'evento. Ci sarebbe stata la sorella di Maggie - Fae con i suoi amici, DestROY, Zia Malgy e le sue ancelle, Malice e poi naturalmente anche Eddie, che sembrava essere stato stranamente convinto a partecipare - senza neanche il bisogno di un messaggio minatorio! Il tutto si poteva considerare un vero progresso, nei riguardi del ragazzo bruno. Non appena avvertì i passi di Maggie dietro la porta di casa, Wade scattò in piedi e corse ad accoglierla. Ciao baby! Tutto okay? Aspetta mi metto il vestito e sono tuo. Come sta Lily? E tu? Stasera viene anche tua sorella, sarà un sacco divertente. E' un peccato che tu non possa venire! Domandò lui interessato, parlando sempre tantissimo come al solito, dopo aver abbracciato la donna. Agguantando il vestito, il giovane si tolse la maglia ed i pantaloni come se nulla fosse - non pensava certo che la sua migliore amica si sarebbe imbarazzata nel vederlo in mutande - e sgusciò, dopo aver ondeggiato parecchio, in quell'abito con scollo ed uno spacco ben evidenti, esattamente come nel film. Per rendere il tutto più "realistico" Wade agguantò due palle di gomma antistress del diametro di un palmo, e dopo averle malamente dipinte con dell'acrilico rosa le infilò con non poche difficoltà nel corpetto del vestito - creando così un seno più che prosperoso che non si spostasse dal vestito fissando il tutto con il nastro biadesivo di Tonio Cartonio. AHA! FATTO! Oddio mi sta venendo una boner solo a guardarmi. Trillò il mercenario, vagando per tutta la casa ed armeggiando con l'abito le tette e la parrucca, che prese con calma e sistemò in testa in modo che non si staccasse. Sai che un mio amico drag queen mi ha insegnato a mettere le parrucche front lace? Mi ha detto che se gli restituisco questa parrucca danneggiata mi ucciderà piantandomi le sue unghie finte negli occhi - ma hey, faccio bene a credergli! Maaai far arrabbiare una drag queen. Affermò il giovane, tirando su la testa e mostrando finalmente una splendida capigliatura color rosso fuoco. Nonostante la sua muscolatura fosse tutto fuorchè femminile, Wade sembrò essere non poco felice del risultato. Si sistemò anche i lunghi guanti viola che gli ricoprivano le mani e le braccia sino al bicipite, e poi felicemente zompettò verso Maggie. Di fatto, a parte la gamba destra che sicuramente non avrebbe truccato, la pelle visibilmente ferita di Wade si sarebbe mostrata sulle spalle, parte del petto, della schiena e delle braccia. Tuttavia, Maggie era una fuoriclasse e armata di ombretti, fondotinta, rossetto e tutto un armamentario di makeup quasi professionale non solo riuscì per quanto possibile a camuffare le numerose cicatrici del suo amico, ma anche a truccarlo esattamente come Mrs. Rabbit - con tanto di ombretto viola, splendide ciglia finte, rossetto rosso fuoco e cat-eye con l'eyeliner. Che ne dici? Ti piace? Domandò allora Maggie, che sembrava essere particolarmente soddisfatta del risultato. Wade si osservò qualche attimo nello specchio che l'amica aveva portato e lasciò cadere i lunghi ciuffi rossi ben acconciati da una spalla e stampò un bacio dritto sulla guancia della donna, lasciando una bella impronta. MWAH. BELLISSIMO. Maggie, sei un angelo! Ti accompagno io a casa no worries, poi vado a prendere Malice ed Eddie. Ahh che donna impegnata sono diventata! Si lamentò allora il giovane, infilandosi il cellulare e qualche soldo nel suo décolleté finto e ben incastrato, per poi afferrare le scarpe ed indossarle senza problemi. Woah con questi tacchi sono ancora più alto, vabbè speriamo di non morire appena andiamo in moto! Mi slanciano un casino! Commentò il giovane mentre trotterellava via di casa, perfettamente a sui agio con quei trampoli, solo dopo aver aiutato Maggie a rimettere ogni cosa al suo posto ed aver preso il suo borsone per non appesantirla.
    Arrivati in strada, Wade si guardò intorno e beccò la motocicletta col sidecar di Terje, suo collega, che gestiva una bettola di scommesse ed affari loschi a Besaid. HEY! TERJE! Prendo la tua moto stasera! Tanto lo so che non ti dispiace. Gridò il mercenario, spostando i capelli da un lato all'altro con fare drammatico, rivolgendosi all'altro criminale che era appoggiato al balcone e lo osservava dal piano di sopra. No! Hey Wade! Non fare il cazzone come tuo solito! Lasciando ben vedere la gamba far capolino dallo spacco, Wade fece notare con chiarezza il coltello ben fermo alla sua coscia con una giarrettiera rossa, indossata subito prima di uscire e chiudere la porta a chiave. Eh no tesoro! Io me la prendo eccome, dato che mi hai fatto quello scherzetto con i quadri di Oscar Robbing! Io mi prendo la moto, e tu te la prendi in c- Portandosi una mano guantata alle labbra, il mercenario si voltò subito verso l'amica. Ops. Le signore non dicono le parolacce! Tenendo comunque un braccio alto verso il collega con un visibilissimo dito medio eretto nei confronti di Terje, Wade ridacchiò. Wade! Sei uno stronzo! Torna qui! Ridendo fragorosamente e prendendo per mano Maggie, il giovane saltò con poca grazia a cavalcioni della moto del collega, facendola partire anche senza chiave da bravo criminale qual era. La donna saltò in sella dietro di lui, avvolgendogli i fianchi con le braccia per reggersi, e dopo aver sollevato la testa, Wade fece un occhiolino all'altro, mandandogli un bacio volante. Buon Halloween Terje! Detto ciò, ecco che mise in moto e partì, alla volta di casa di Maggie. Sgommando sino a casa dell'amica, il mercenario si fermò davanti alla sua porta, dandole modo di scendere, ovviamente non dopo averla stretta in un abbraccio. Grazie per l'aiuto! Vieni qui! Ripescando da seno(?) il suo smartphone, Wade si premurò di farsi un selfie con con la sua dolce Maggie, per poi farle un occhiolino. Perfetto, poi te la mando. Ora vado a prendere Malice. La donna sorrise, salutando il giovane ed avvicinandosi leggermente dopo aver recuperato il borsone. Quella è tinta labbra, non se ne va nemmeno se la baci eh! Lo so che ti piace! Squittì Maggie, per poi proprio sussurrare l'ultima frase. Sorridendo appena, Wade annuì intenerito e sollevò un pollice in un gesto d'assenso. Sapevo che potevo contare su di te. Ti voglio bene! E Buon Halloween, babs! Dillo anche a Lily, le porterò due chili di dolci domani! Promise allora il giovane, sgasando con la moto con tanto di sidecar, per poi ripartire alla volta di casa di Malice. Si, un po' era nervoso per il fatto di vederla, ma era sicuro che sarebbe andato tutto bene - almeno, così sperava. Dopo quel bacio che era scappato a casa, Wade aveva iniziato a pensare un po' troppo alla sua amica del Perception, cercando in cuor proprio di non dare troppo adito al fatto che desiderasse che quel momento si fosse ripetuto più e più volte. Una volta fermata la moto proprio davanti alla piccola abitazione di Malice, il mercenario prese un respiro e bussò al campanello, per poi appoggiarsi al veicolo. Honey-bunny!! Esci e vieni da tua moglie, darling! Invitò allora lui, in modo che Malice potesse sentirlo, e non appena uscì di casa, Wade schiuse le labbra. Quella salopettina rossa le stava benissimo. Woah! Come siamo belli Mr.Rabbit! Mormorò lui, un po' come se le stesse facendo le fusa, allargando le braccia per avvolgerla tra esse in una stretta affettuosa. Ti piaccio? Per le tette mi sono ispirato alle tue. Facendole un occhiolino, il mercenario ridacchiò e le schioccò un bacio sulla guancia. Pronta coniglietta? Dobbiamo andare a prendere Eddie, quel fustone, poi andiamo all'Egon. Spiegò allora il giovane, salendo sempre con poca grazia in moto e scoprendo quasi completamente una gamba (quella con la giarrettiera) nel farlo; picchiettando leggermente con la mano guantata dietro di sè, invitò la ragazza a saltare su, alle proprie spalle, per poi partire nuovamente - stavolta, verso casa di principessa Adrian ed Eddie.
    Una decina di minuti dopo, Wade si fermò davanti a casa dei due ragazzi. Anche se la prima idea del mercenario era stata quella di irrompere in casa loro e deliziare Adrian con la sua entrata scenica mentre sicuramente l'altro stava guardando dei documentari sul suo fetish di rovine e squali giganti o fisica quantistica mlmlmlml documentari, Eddie si era già fatto trovare fuori. Sempre a gambe aperte e col tacco incastrato nella struttura del veicolo per non cadere, Wade, fischiò e gli sorrise. Hey gnoccone salta su! Nel sidecar! Hai capito?! Quelle chiappette al vento?! SEI PETER PARKER LO ADORO, SEI BELLISSIMO DAI! +1000 PUNTI A GRIFONDORO! Vi conoscete no? Lei è mio marito, Malice Rabbit! Asserì entusiasta il giovane, per poi far cenno con la testa all'amico di rannicchiarsi nella cuccetta. Pochi minuti, ed i tre sfrecciarono sino al parcheggio dell'Egon Pub, già gremito di persone - probabilmente erano arrivati in ritardo. Scendendo dalla vettura e cercando di non badare troppo allo sguardo dolce di Malice posarsi qualche volta sulla sua pelle, Wade la prese con naturalezza e dolcemente per mano, entrando subito nella parte ed anche nella crush. Una volta all'interno del locale, il mercenario non sembrò sorpreso dalla gente che stava incontrando con lo sguardo - e a cui ammiccava ad ogni passo. Ohi Furia dei Titani, come va?! Che gnocca, ho visto tua sorella prima! Trillò Wade una volta che adocchiò Fae, in compagnia di altri due ragazzi, vicino ai quali c'era anche una donna dai capelli biondi e dai lineamenti delicati. E anche voi, wow tutti e tre complimenti! Siete fighissimi, sembrate appena usciti da Hercules. E Emily la sposa cadavere è on point! Spero che troverai il tuo sposo! Proprio mentre con estrema facilità Wade iniziava a riconoscere i costumi di tutti (senza lasciare la mano di Malice neanche per un secondo), una voce catturò la sua attenzione. Come siete belli, miei cari tesori, ma adesso voglio fare la regina! Attenti ai vostri costumi, stasera il detto l'abito NON fa il monaco non vale! Divertitevi, cin cin! Ridacchiando ed annuendo alle parole di Zia Malgy, Wade si rese conto di non avere nulla con cui fare il suo brindisi, allora, lasciando ondeggiare la sua volta chioma(?), il giovane si rivolse ai suoi amici. Volete da bere? Si che volete da bere. Malgy è completamente andata, così la voglio! Hey uomo-coniglio-che-è-meno-bello-di-mio-marito mi fai tre shot? Vodka liscia! Facciamo tre round. Facendo cenno con le mani all'omino di preparare un esatto numero di alcolici, Wade si appoggiò poi al bancone, sfarfallando le ciglia in direzione di Malice ed Eddie. Vi sembro cattiva? Domandò d'un tratto con un tono concitato eppure caldo e basso, utilizzando con estrema disinvoltura il genere femminile mentre parlava, per poi portarsi una mano al petto. Avvicinandosi di più ad Eddie, sino a sfiorargli l'orecchio con le labbra, Wade scosse lievemente il capo. Non sono cattiva, è che mi disegnano così. Sussurrò, risoluto, anche se leggermente dispiaciuto. Dopodichè, scolò i tre cicchetti velocemente, e si guardò intorno con fare incredulo. Oddio. Tocca a me. Ciao Darling, questo numero è per te. Affermò il giovane rivolgendosi a Malice, per poi dirigersi a passo sicuro ma femminile verso la console rialzata dov'era Zia Malgy ed il suo entourage. Tocca a me adesso, mia cara. Interrompendo subito la musica che Malgy stava suonando e spingendo la REGINA giù dal palco, un riflettore singolo si puntò sulla figura di Wade, fasciato in quell'abitino con tanto di palle-tette grazie chia. Senza neanche che partisse la musica direttamente, proprio come nel film Wade iniziò a cantare Why don't you do right, agguantando il microfono dalle mani di Rachida, che stava facendo sentire il suo pianto in Eurovisione. You had plenty money in 19...22. Lasciando uscire solo una gamba da dietro la console, e sapendo innaturalmente tutto ciò che avrebbe dovuto fare come fosse in una coreografia, Wade scivolò al centro dell'attenzione e del riflettore, iniziando il suo numero proprio come se stesse lavorando al Club Inchiostro e Tempera. You let other women make a fool of you. Why don't you do right, like some other men do? Nel continuare, cercando di essere il più intonato, sinuoso e seducente possibile nonostante la sua corporatura e voce, il mercenario si appoggiò al muro di schiena, replicando esattamente le mosse di Jessica Rabbit, ondeggiando le anche nel scivolare in basso mentre contava la sua canzone. Get out of here and get me some money too? Avvicinandosi a un ragazzo random che era rimasto incuriosito, Wade lo raggiunse focoso e serpentino, e gli diede un calcetto nel pronunciare le ultime parole, per poi proseguire e destreggiarsi tra le persone che erano all'Egon, un po' come se si fossero tutte organizzare per soddisfare la performance di Wessica. Now if you had prepared 20 years ago, you wouldn't be a-wanderin' out from door to door. Why don't you do right, like some other men do? Camminando diritto con un'andatura cadenzata ed ancheggiante, con le mani sui fianchi, il giovane si fermò davanti a Roy, vestito per l'occasione da pene gigante. Nel cantare, Wade gli posò una mano guantata sulla testa del travestimento, lasciando scivolare una carezza verso il basso sino al volto del ragazzo, a cui si avvicinò pericolosamente, prima di ritirarsi leggermente e continuare a camminare. Ritornando davanti ai suoi amici, Wade si fermò davanti ad Eddie, che sembrava essere arrivato di punto in bianco dall'altro lato del locale. Get out of here and get me some money too. Girandogli intorno, Wade appoggiò le mani sulle spalle di Eddie, scivolando poi lungo e sue braccia, per poi spostarsi - anche per via delle proteste del ragazzo - con i gesti verso Malice Rabbit, suo amato marito, seduta a bordo pista. Sedendosi sulle gambe di Malice (senza pesarle troppo, mentre quel blues continuava), Wessica Si avvicinò ad occhi socchiusi all'amore della sua vita, afferrando...gli? delicatamente una delle bretelle della salopettina, e lasciandogliela scendere per la spalla, per poi lasciar scorrere la stessa mano lungo la sua clavicola sin dietro al collo. Get out of here and get me some money too. Appoggiandosi con tutto il "seno" sul torace (col seno vero(?) ) di Malice, Wade si avvicinò sempre di più al suo viso, lasciando che i suoi lunghi capelli rossi sfiorassero il corpo della donna che era convinto fosse suo marito. Differentemente dalla scena nel cartone però, Wade si avvicinò ancora, sino a piantare un bacio lento e appassionato sulle labbra della ragazza, da cui si separò con estrema calma, sino a sentirne il respiro mischiarsi col proprio qualche secondo. A quel punto, Wade si rialzò e riprese a camminare verso la console, al lato della quale si sedette, per poi flettere la gamba destra e liberarla dallo spacco vertiginoso, mostrando anche quella giarrettiera con tanto di armi. Why don't you do right, like some other men... Nel concludere il suo numero, il giovane si rialzò, agguantando la cravatta di Albertone (mentre Malgy e Liz erano impegnate a fare foto), e lasciarla molto gradualmente, mentre lo osservava negli occhi intensamente. ... do? Una lieve giravolta, e Alby fu libero dalla presa bombshell di Wade, che poi si rigirò. Contemporaneamente al termine della musica e dello spegnersi del riflettore, Wade notò davanti a sè di nuovo Eddie (ma come faceva ad arrivare nei posti così facilmente? - AH già, le ragnatele maggike), che gli sparò una ragnatela sulla bocca. «Dai Jessica, ci farai tutti secchi stasera.» Mormorò ironico Spidey, e Wade aggrottò le sopracciglia, per poi staccarsi la ragnatela dalle labbra. Ma sentilo. Borbottò lui di rimando, scostandosi con fare femminile e seccato i capelli dalla spalla, per poi cercare il suo amato Roger, ignorando completamente la risposta del pubblico al suo numero mozzafiato.
     
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    Dire che Malice fosse emozionata sarebbe un eufemismo. Era passato del tempo, tanto che la ragazza non riuscire a ricordare l'ultima volta in cui si era sentita così in ansia per un'uscita. Non si trattava neanche di un vero e proprio appuntamento, vista la presenza di un'amico di Wade, Eddie, che Malice aveva già incontrato in qualche sporadica occasione.
    Pur desiderando passare ancora del tempo da sola con Wade (conoscere di più sul suo eccentrico amico era diventata una delle missioni di Malice), l'idea che vi fosse qualcun altro con loro metteva a freno le paranoie che da quella notte\mattina erano cominciate a saettare all'impazzata nelle mente della ragazza. Erano successe talmente tante cose in quei giorni che avevano lasciato Malice scossa, sia in un verso che nell'altro. Dentro la cassa toracica della brunetta era in corso un'esplosione di emozioni diverse fra loro ma tutte talmente intense da richiedere un attimo di respiro.
    La presenza di Eddie, quindi, era stata vista da Malice come un modo per prendere quella boccata d'aria, un cuscinetto che le avrebbe forse impedito di buttarsi a capofitto in qualsiasi cosa le venisse in mente di fare quella sera. Ma in venticinque anni di vita, la cara Malice non si era ancora capita, e di certo poteva solamente intravedere la forza del legame che si iniziava a tessere fra loro. Voleva fare la brava dunque, almeno per quella sera. Si era persino imposta un coprifuoco del tutto superfluo, orfana e senza coinquilini com'era.
    Vestirsi a coppia era, letteralmente, una cosa da coppia (mììì che genio Mal *clap clap*) e nonostante questo si scontrasse con la necessità di Malice di fare un passo indietro, la ragazza si sentiva lusingata all'idea di entrare in scena insieme. Si immaginava già gli sguardi della gente posarsi su di loro, la power couple per eccellenza. Hey no, aspettate, non stavano insieme e Mal non si sarebbe buttata a capofitto in questa cosa. (panico)

    Aveva messaggiato con Sam tutta la giornata, le due amiche erano arrivate persino a videochiamarsi per mostrarsi i costumi a vicenda. Se Sam era una bellissima Sposa Cadavere Burtoniana, Malice si era trasformata in... Roger Rabbit. Niente di sexy questa volta per la giovane donna, ma una semplice salopette rossa, un papillon blu a pois gialli, delle Timberland, la codina bianca sull'osso sacro e una maschera da coniglio con tanto di orecchie incluse. Ah, aveva anche trovato gli immancabili guanti, gialli questa volta, per proteggersi dal mondo restando comunque nel personaggio. (è Mal nella foto usate l'immaginazione e spogliatela della parrucca gialla e del vestito azzurro)
    La ragazza era intenta a perfezionare l'ayeliner nero quando il campanello del suo piccolo appartamento trillò, facendola sobbalzare. Posò i trucchi e dopo aver lasciato cadere due gocce di profumo Gucci Flora sui polsi e sul collo, Malice posizionò la maschera bianca sul viso andando verso l'ingresso per infilarsi un cappottino che lasciò aperto. -Honey-bunny!! Esci e vieni da tua moglie, darling!- Un sorriso a fior di labbra e la risata già pronta a sgorgare dalla gola, Malice afferrò una piccola borsetta che mise a tracolla e uscì.
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    Non appena vide Wade, il sorriso che prima, al chiuso del suo appartamento, era stato piccolo e appena accennato, ora fioriva e si espandeva fino ad arrivare ad illuminarle gli occhi azzurri. Con la bocca mezza spalancata, sconvolta dalla magnificenza di quel costume, Malice gli si avvicinò di corsa lasciandosi subito avvolgere, la faccia che praticamente affondava nelle tette finte di Wade, ancora più alto con i tacchi. Ogni "preoccupazione" avuta fino a quel momento sembrò svanire. Alla fine di quell'abbraccio Malice si allontanò di un passo per osservare meglio quello che a stento riconosceva come Wade. Oh mio Dio, sei pazzesco Wade! Ops, volevo dire: sei bellissima, moglie! A stento riusciva a trattenersi dal ridere mentre gli afferrava una mano e, con non poca difficoltà per la differenza di altezza, gli faceva fare una giravolta. Fece un fischio di approvazione e alla fine dovette per forza allungare le mani a toccare le tette di Wade (?). Felice di esserti servita da musa ma UHMMM!! Queste sono più sode, che invidia! OH MIO DIO ANDIAMO IN MOTO? Io salgo dietro di te. Si affrettò a precisare, l'idea di abbracciare agli addominali dell'uomo faceva molto Ste e Babi in Tre Metri Sopra il Cielo. Ancora sotto shock per l'autenticità e l'impegno che Wade aveva riposto nel creare l'outfit perfetto per Jessica Rabbit, Malice annuì distrattamente. Era pronta, o almeno credeva di esserlo, con Wade non si era mai troppo sicuri. Continuò a sghignazzare mentre guardava l'amico salire sulla moto, una gamba sexy(?) e molto pelosa che fuoriusciva dallo spacco vertiginoso del vestito rosso di Wade. Non le erano sfuggite le cicatrici che gli deturpavano la pelle, ma fu solo quando salì dietro di lui e gli circondò la vita con le braccia intrecciando le mani sul suo ventre, che Malice si dedicò alla loro osservazione. In quei dieci minuti di tragitto Malice fece quello che non aveva voluto fare prima per rispetto verso l'uomo che, era evidente, aveva anche cercato di coprire quei segni con del trucco. Indagò con lo sguardo, spostandolo da una cicatrice all'altra che, scoprì, non coprivano solamente la gamba e il petto, ma anche la parte di braccia visibile e la schiena. Erano ovunque e di diverse dimensioni, da quelle più piccole a quelle più grandi e in rilievo, si intricavano in un fitto diorama di ragnatele. Ognuna di esse trasmetteva un dolore profondo che andava al di là di quello fisico. Malice non aveva bisogno di togliersi i guanti per avvertire quella sofferenza che, era sicura, pulsava ancora nonostante i tagli si fossero rimarginati. Con il cuore gonfio, provò l'istinto di sfilarsi uno dei guanti e di passare i polpastrelli delle dita su quei rilievi ma non lo fece, non poteva. Poggiò però una guancia sulla schiena dell'uomo, adagiandola su quelle increspature simili ai crateri lunari che Malice tanto amava osservare dalla terra. Avrebbe chiesto, prima o poi, ma non quella sera. Solo quando sentì il vento diminuirle fra i capelli Malice aprì gli occhi, sollevando la testa in tempo per vedere uno Spiderman avvicinarsi a loro. Abiti scollati e tutine aderenti: questo deve essere il mio giorno fortunato. Ciao Eddie, tutto bene? Malice salutò il ragazzo che si era infilato a fatica nel sidecar, strappandole un dolce sorriso. Il resto del tragitto fu velocissimo e ben presto i tre dell'Ave O Maria si ritrovarono nel locale, Malice che stringeva la mano di Wade. Da quando erano scesi, il mercenario non l'aveva ancora mai lasciata andare e ciò la rendeva stranamente felice. Lo osservava spesso, il viso che si girava verso l'alto, il sorriso perennemente stampato sulle labbra. Volete da bere? Si che volete da bere. Malgy è completamente andata, così la voglio! Hey uomo-coniglio-che-è-meno-bello-di-mio-marito mi fai tre shot? Vodka liscia! Facciamo tre round. Wade sbatté le palpebre verso di loro e a Malice quasi mancò il fiato. Quando gli shottini arrivarono, fece per prenderne uno ma le mani le tremavano a tal punto che mancò la presa sul bicchiere facendolo cadere al suolo. N-o.. Non Bev..vo. Perché balbettava? Perché quella musica forte e tutti quei corpi le mettevano ansia? E, sopratutto, perché si sentiva avvampare così tanto ogni volta che Jessica lo guardava?
    Jessica e SpiderMan insistevano. Si. No. Si. No. Continuavano ad offrirle da bere ma lei, balbettando, rifiutava. Non bevo.. N...No...No...No... Si? Si! Si? Alla fine si confuse e bevve tutto d'un fiato un bicchierino di liquido sconosciuto. (immaginatela come nel video ve prego)Fu una questione di pochi secondi e Malice avvampò vistosamente, gli occhi lucidi e lo sguardo euforico. Si issò sul bancone e iniziare una danza scatenata e anche piuttosto scoordinata. Roger aveva una reazione esagerata all'alcool, per questo non beveva mai. Qualcuno la tirò giù, probabilmente Jessica, e Roger si agitò ancora un po' prima di afflosciarsi con la testa sul bancone, come se fosse svenuto. Rimase così per qualche secondo, i capelli tutti intorno sul tavolo, prima di ritirarsi improvvisamente su come se niente fosse.
    Si sventolava con una mano, qualcosa di molto strano stava accadendo. Improvvisamente Malice si sentiva più goffa del solito, impacciata e insicura di come fosse mai stata in vita sua. E quella reazione all'alcool? Va bene che non le ci voleva tanto per ubriacarsi ma mezzo shottino... per la miseria! E era tutta colpa di Jessica, perché lui la amava così tanto! Era così bella, così sensuale e...Vi sembro cattiva? Malice/ Roger scosse la testa, le orecchie bianche che traballavano di qua e di là. Non sappiamo cosa voglia dire essere una donna con l'aspetto che hai... Disse a bassa voce, citando il cartone, del tutto rapita da Wade/Jessica. Quando la vide allontanarsi le mancò il fiato e la seguì con lo sguardo che per tutta la canzone non abbandonò le sue curve - finte sì, ma che silhouette! Malice si ritrovò a provare gelosia verso quel ragazzetto e quel pene gigante a cui Wade aveva riservato delle attenzioni, ma ogni pensiero le volò via dalla testa non appena la sua Jessica le fu di fronte. Il cervello gli andò di nuovo in brodo di giuggiole, gli occhi che, spalancati, non riuscivano a spostarsi da quelli truccati di Wade che intanto le stava abbassando una bretellina della salopette. Quando le sfiorò la clavicola, Malice/Roger sussultò, agitandosi sulla sedia e squittendo come un coniglietto felice e emozionato. Il cuore le batteva all'impazzata nel petto, le orecchie si sarebbero intrecciate fra loro se solo avessero potuto, e quando i quattro meloni (?) si scontrarono Malice si sentì avvampare ancora di più, il sangue che le affluiva tutto alla testa. Non si aspettava di certo quel bacio, che provò a ricambiare come meglio poteva, date le condizioni fisico-psicologiche di estremo stress sotto cui si trovava inspiegabilmente in quel momento. Non avrebbe voluto che quel contatto finisse e protese il collo per prolungarlo il più possibile prima che la sua Jessica le sfuggisse via. Solo allora Malice si accasciò teatralmente sullo schienale della sedia, la testa all'indietro e una mano sul petto, troppo sopraffatta da tutto ciò che sua moglie era (?).
    All'improvviso però scattò in piedi, le sembrava di aver visto qualcuno di sua conoscenza! Facendosi largo fra la folla, Malice piombò fra le braccia di Sam, che ancora non aveva trovato il suo sposo (?). Se la strinse contro, le braccia intorno al collo e gli occhi quasi ricolmi di lacrime per la felicità. Da quando era Roger, le sue reazioni erano agli eccessi. Sam, Sam, Sam! Mano male che ti ho trovata! le disse lasciandola andare e guardandola per bene. Sei proprio bella! Un po' con il muso, ma bellissima! Non essere triste...Chi cerchi? Il tuo sposo? Non lo conosco... Una risata può essere una cosa molto potente. A volte, nella vita, è l'unica arma che ci rimane! Citando Roger del cartone, Malice le stampò un bacio grandissimo su una guancia. Scusa devo scappare, me la sto facendo sotto! E saltando nervosamente da un piede all'altro, si allontanò perché le scappava la pipì, roba da sentirsi male. Di fronte alle due porte non ebbe un attimo di esitazione e aprì quella sulla destra, ritrovandosi di fronte a diversi ragazzi che facevano i loro bisogni fisiologici. In piedi, naturalmente. Un po' in imbarazzo - ma non per il fatto di essere una donna (non ne aveva ancora idea), piuttosto perché per Roger era uno stress persino respirare - Malice arrivò ad uno degli orinatoi liberi e iniziò a slacciarsi goffamente la salopette. Stava per tirarsela giù quando si sentì afferrare per un braccio e trascinare via, fuori dai bagni. Si ritrovò di fronte Fae, vestita con un abito così sensuale da fare arrossire Roger/Malice che si coprì gli occhi con le mani, gridando tutto agitato. N-non h-ho... visto n-nie-nte! Prima di scappare via alla ricerca della sua Jessica, la salopette mezza abbassata e la vescica ancora piena. Chissà che shock sarebbe stato per Roger riscoprirsi incapace di fare pipì in piedi (?).



     
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    Il party è giunto al termine!
    Grazie a tutti per aver partecipato e averci deliziati coi costumi! ♥️
     
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9 replies since 24/10/2018, 22:03   591 views
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