🥰✨Besaid in Love: Prom 2020!✨🥰

~MWAH MWAH SMOOCH 2K20~

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    🥰✨Besaid in Love: Prom 2020!✨🥰
    ❤ Masterpost ❤

    Eccoci qui, finalmente arrivati al prom 2020 di Besaid, l'evento romanticoso dell'anno! Ci sarà tanto da fare, da sbaciare e da divertirsi, e per questo tenetevi forte! Tutto ciò che vi serve sapere è qui nel famoso masterpost!


    |THE NIGHT OF NIGHTS|
    Okay, ci siamo! Vi siete iscritti, avete confermato la vostra partecipazione all'evento assiechime ai vostri amici / la vostra date / da soli, quindi ora è il momento di sapere come funziona e come strutturare il vostro post! !! Da leggere con attenzione. Le informazioni sono tutte fondamentali per capire come scrivere il vostro post!

    💖Intro: Questo è l'inizio cruciale di tutti i gozzips succulenti da dare alla Queen Malgy! Vogliamo sapere tutto: Chi ha chiesto di andare a prom? L'avete deciso insieme? Chi di voi indosserà il corsage, e come vi siete vestiti? Arriverete al prom a piedi o in *tosse da rikky* limousine? Insomma, noi Malgy, ma anche noi vogliamo sapere tutti i retroscena della big seratona, quindi sbizzarritevi!

    Siete finalmente arrivati, ecco quindi cosa troverete una volta fatto il vostro ingresso nella palestra del liceo di Besaid:

    💖Non appena scesi dal vostro mezzo o giunti a destinazione, entrate dalla porta principale, ed una volta in palestra, vi fermate all'ingresso (x) per la foto di rito. A farvela ci sarà il famigerato CC-8, surrogato di Carlo Conti Robot (che ha fatto la sua prima apparizione durante l'evento Wominy e Donne di Besaid) che vi chiederà di dire la famosa frase "SCOSSAAA?!" al posto di cheese e che scatterà le vostre prime foto ricordo tutte mosse, per via dei suoi circuiti difettosi (quindi, vi consigliamo di armarvi di cellulari per immortalare quel momento importante, non c'è da fare affidamento sulle nuove tecnologie Besaidiane!!).
    💖 Ora siete arrivati all'interno - e sopravvissuti alla sparaflashate di Carlone. Davanti a voi si rivela lo spazio della palestra della scuola, addobbato a dovere (x, x) e collegato anche al giardino esterno (x) da una porta laterale. Infondo alla sala ci sono dei tavoli dove è possibile sedersi e rifocillarsi, mentre ai lati è possibile trovare dei lunghi tavoli su cui è depositato del cibo e del punch, nota bevanda ai prom (e che molti ragazzi si divertono a far diventare alcolica versandoci erroneamente dei liquori all'interno). Da questo posto, che è la location ufficiale del prom, potete però spostarvi negli altri luoghi della scuola, anche all'esterno.
    💖 Troverete anche, dalla parte opposta della sala rispetto ai tavoli, un palco ( x) dai tratti gotici e un pochettino pacchiani, dal quale sgorgherà tutta la splendida musica che ascolterete durante la serata. A ravvivare i tempi morti ci sarà il famoso trio rivale de Il Volo, i meravigliosi, fantastici, spettacolari LO SCHIANTOOOOAAAAAA, band formata nel 1247 e composta da Albano (aaAAAAAAA - x), Gigi d'Alessio detto Er Gigione (x), e Facchy (x), che con le loro urla da metallari d'altri tempi vi delizieranno tra una hit e l'altra.
    💖 A parte le urla dei trio delle meraviglie, verrà anche suonata tanta musica per ballare e divertirsi, e qui potete sbizzarrirvi come più volete in compagnia! Il prom è una festa, quindi liberate la fantasia (e occasionalmente i limoni) e divertitevi!
    💖 Il presentatore della serata è naturalmente l'unica e sola Regina Malgy! Sul palco per domare i tre urlatori e per intrattenervi, la regina avrà anche il compito di raccogliere i voti che ogni invitato potrà consegnarle per eleggere il Re e la Reginetta del ballo! Naturalmente, non preoccupatevi se non la troverete, è in giro a fare foto e a raccogliere scoop per il prossimo numero del Besaid Journal!
    💖 Bene, ora che vi siete riscaldati, che la serata è nel vivo (e che forse avete bevuto del punch corretto), il ritmo cambia ed è arrivata la volta di uno dei momenti chiave dell'evento: il lento. Stringetevi al vostro / alla vostra partner / amici e riversate tutte le vostre dolcezze (e forse altri limoni) in un ballo più calmo ed intimo mlmlml.
    💖 Il comitato della proloco di Besaid ha proprio fatto un buon lavoro (dopo la Sagra della Porchetta si sono veramente superati), non credete? Ora che il lento è terminato, potete continuare a divertirvi, proseguire il vostro appuntamento / uscita altrove mlmlml, andare finalmente in qualche pub o al Bolgen! Insomma, la notte è giovane e siete liberissimi di fare ciò che più vi aggrada - ovviamente non prima di aver scoperto chi saranno i Re e Regine (o Regina e Regina, o Re e Re) della serata!! - per questo ultimo passaggio, attendete il prossimo masterpost, in cui scoprirete la veritààà~ Chiunque vincerà, sarà comunque spodestato dalla Regina Malgy, che ruberà entrambe le corone per mettersele sulla sua, di testa!


    Ora che siete a conoscenza di tutto ciò che avete a disposizione per strutturare il vostro post, vi ricordiamo le coppie partecipanti alla big seratona:

    💕Samantha Bezuchov ♥ Adam Kane
    💕Erik Andersen ♥ Kaja Linn Ellestad
    💕Jimino ♥ Yoongles
    💕Jesper Mads Saetre ♥ Ophelia Jensen-Spector
    💕Julian Mathias Holt ♥ Liv Frida Berg
    💕Ivar Wesenlund ♥ Fae Olsen
    💕Adrian Joel Axelsson ♥ Serena Bluebell Blythe
    💕Magnus Vikarr Nyström ♥ Isolde Jasmjine Dewitt
    💕Rochelle Delilah Renoir ♥ Nikolaj Petar Mordersønn
    💕Rose Moon Garrow ♥ Zachary Price
    💕Wade Wilson ♥ Malice Elara Falk
    💕Tuxedo Mask (Eva) ♥ gymbunny69 (Jungkook)

    Inoltre, dato che le nostre preziose Croc e Lena si sono iscritte da sole, la coppia da formarsi veniva quasi da sè :luv:
    💕Lola Turow ♥ Cyd Hanegan

    Cupid's arrow:
    !! Ecco qui le info fondamentali in cui inquadrare la storia.

    💝 Iniziamo con un recap per capire ogni fase del vostro post: ~ Intro (il retroscena della serata fino al vostro arrivo, compresa la "prom-posta" (ahahah), abbigliamento, chi porta il corsage).
    ~ Arrivate in palestra, fate le foto.
    ~ Vi divertite insieme.
    ~ C'è il lento da ballare in coppia.
    ~ Fate ciò che più preferite dopo aver assistito all'incoronazione (più info su questo nel prossimo masterpost, ma siete comunque liberi di fare ciò che volete, lasciando quella parte più vaga).
    💝 Se necessitate di più informazioni o qualcosa non è chiara, trovate più info in questo topic, oppure chiedete senza problemi a noi dello staff su telegram o per MP.


    References:
    !! Importante: Leggete qui per comprendere le logistiche del gioco.

    🌹 L'unica cosa da fare in questo turno è seguire la scaletta, ed anche quella come avrete potuto vedere è abbastanza libera.
    🌹 Tutti i giocatori dovranno aver postato entro e non oltre il 25 febbraio (compreso). Si parte da oggi, 14 febbraio.
    🌹 Siete tutti tenuti a postare il vostro primo o unico post entro il 25 febbraio.

    In merito a questo, avete due possibilità:
    🌹 Chi desidera sviluppare la storia in un unico post, deve postare entro il 25 febbraio, terminando tutto in una risposta.
    🌹 Chi desidera far interagire le proprie coppie ancor più nel dettaglio in due post, può farlo aggiungendo al primo post un secondo, da pubblicare dal 26 febbraio al 29 febbraio. Come dividere i turni, se scegliete di farne due? Se volete spezzare la storia in due post, fermate il primo turno prima del lento da ballare in coppia, ed iniziate il secondo dal lento sino alla fine.

    🌹Se non riuscirete a rispondere, come in tutte le altre role di gruppo, salterete il turno.
    🌹Per ulteriore chiarezza all'inizio di ogni post, prima della risposta, scrivete semplicemente a quale coppia appartenete. Ad esempio: "Sam & Adam" prima dell'inizio della risposta.
    🌹 L'ordine dei turni è sparso. Potete postare quando volete, però entro la data che è stata assegnata.
    🌹 Questa sarà una role principalmente di tipo romance con una punta di.. beh qualsiasi cosa vogliate!

     
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    Nikolaj & Delilah



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    -Tutto questo è proprio necessario?- Sbottò irritato Nikolaj mentre, con le ginocchia leggermente piegate, avanzava con difficoltà, gli occhi coperti dalle mani di Delilah. A parte il corpo vicino al suo, niente di quella situazione lo metteva a suo agio. Vi era un che di intimo nel farsi guidare alla cieca da qualcuno e fidarsi non era mai stato il suo forte. Inoltre, sentire palmi estranei premere contro le palpebre incitava a vulnerabilità, una sensazione che cercava di evitare a ogni costo. Gli sembrava di aver percorso qualche metro e già la schiena cominciava a risentire di quell'angolazione strana, diversa e un po' all'indietro a cui era costretta per permettere a Delilah di svolgere il delicato compito di tenere Nikolaj all'oscuro. Letteralmente al buio. In realtà qualche spiraglio di mondo gli era ancora visibile, ma si trattava per lo più di crepe azzurre fra le dita sottili e il grigio anonimo dell'asfalto. Visto da fuori, Nikolaj doveva sembrare un cretino storpio e sperò che avesse almeno avuto la decenza di non portarlo in mezzo alla gente. Era stata piuttosto criptica, Delilah, nel messaggio che gli aveva mandato la sera prima. "Vestiti bene. Domani sera sei mio." E anche un po' irrispettosa a suggerire che il suo abbigliamento potesse mai essere qualcosa di diverso dall'impeccabile. Tutto quel mistero era suonato intrigante alle orecchie di Nikolaj, le sinapsi già stimolate dall'immaginazione. E dalla mancanza. Un paio di settimane erano passate dalla serata a casa sua - non aveva tenuto il conto, no no -, quattordici giorni in cui si era buttato a capofitto nel lavoro come poche volte gli era capitato di fare. Niente era cambiato, nella sua testa, eppure si era trovato a stiracchiare le labbra nei pochi scambi di messaggi accaduti durante quel tempo. Erano forse dei sorrisi, quelli? In quel momento sul retro delle palpebre rivide le calze a rete in trasparenza sotto la gonna bianca di tulle. Le dita accennarono un guizzo, le terze falangi che reagivano al ricordo della gamba su cui si erano adagiate fino a quando Delilah non aveva deciso di coprirgli gli occhi. Gli era parso di sentirne il calore sotto lo strato di tessuto ruvido della gonna.
    Ora, quel che lo aveva eccitato sembrava perdere attrattiva, soppiantato da un senso crescente di disagio. Per quanto tempo ancora avrebbero dovuto continuare quel giochetto? Era stanco e poggiò le proprie mani sul dorso di quelle della ragazza, spingendo verso il basso rendendosi conto che la presa dei pollici sulle tempie aveva già iniziato a scivolare per conto suo. Erano arrivati.
    Quello che si vide davanti non lo rese felice, subito una sfilza di immagini balenò di fronte agli occhi finalmente aperti. Era stato solo uno, ma aveva odiato ogni giorno dell'anno trascorso alla scuola pubblica. Le braccia si incrociarono all'altezza del petto in un istintivo gesto di chiusura. -È il momento in cui vengo a sapere di farmela con una minorenne? È la giornata incontro genitori-insegnanti? - Accennò un sorriso ironico, non sapendo ancora che di lì a poco l'avrebbe visto scomparire alla velocità della luce. Era infatti ancora confuso del perché fossero lì, la mente non era tarata per concepire una cosa come il prom. Mai partecipato, mai avuto intenzione di farlo. Stretto fra camicia, veste e giacca, Nikolaj raddrizzò la longilinea schiena con un lamento vertebrale. Fu solo quando vennero superati da ragazzi e ragazze imbellettati che nella testa di Nikolaj s'accese una lampadina. Che giorno era? Noooooooooooo, merda noooo! Come aveva potuto dimenticare? In fondo era la seconda festa che odiasse di più dopo il Natale. Il palmo caldo di Delilah combaciò al suo prima che potesse tirarsi indietro, tirando i due metri di struttura ossea come fosse un barboncino. All'interno, il chiacchiericcio era assordante e compatto contro i timpani e Nikolaj osservava sconvolto l'ometto con gli occhiali e la linea dei capelli che scompariva dietro le tempie intento a far mettere in posa le due coppie prima di loro. -Ma che diamine...- Non gli capitava da un po' di rimanere così sconvolto da un evento mondano. Non era di certo quello che si era aspettato. Aveva immaginato qualcosa che comprendesse un hotel, whiskey, un letto anzi no, qualsiasi superficie sarebbe andata bene. Tutto ma non quello. In palese stato di shock, Nikolaj aveva perso parola e facoltà e quando toccò a loro, l'arcata sopracciliare era così bassa da aver raggiunto i minimi storici. Nikolaj osservò stralunato la mano di facciadaconduttore" che ad arpione lo spingeva verso una grande X di sketch sul pavimento, proprio sotto l'archetto di fiori. I fronzoli penzolanti gli urtarono la testa e Nikolaj li scostò con una mano. -Delilah. Quel tizio mi ha appena toccato?- Stava iniziando a riassumere il controllo dei pensieri, anche la mimica facciale subì una scossa e sul viso gli si dipinse un'espressione schifata. Reazione a scoppio ritardato su tutta quella faccenda. Aveva messo un piede fuori la X, la punta della scarpa di pelle nerissima orientata verso il nord, verso la porta e la libertà, quando qualcosa si appese alle sue spalle. Il corpo rispose al peso incurvandosi in avanti, e Nikolaj vide con orrore le braccia tuffarsi d'istinto all'indietro con le mani aperte e pronte a chiudersi e afferrare, trattenere, sorreggere. Una volta ancora si ritrovò a stringere il tessuto increspato di tulle. Sotto, solo le cosce di Delilah. -UNO-DUE-TRE DITE SCOSSAAA?!- Prima l'urlo e digrignò i denti, poi il flash e per un attimo non vide altro che macchie gialle e nere impresse sulla retina. Lasciò la presa d'un botto, facendo solamente male a sé stesso perché la presa di Del scivolò dalle spalle al suo collo, strozzandolo. Ancora mezzo accecato - gli occhi chiari sono sensibili *frigna*- Nikolaj si allontanò dalla postazione, dai fronzoli e da Lei. - Tu sei fuori di testa. Roba da matti.- Borbottò, l'incazzatura che saliva d'intensità insieme al bisogno di qualcosa di forte da bere. Ora che i suoi timori erano stati confermati (su striscioni, tovaglie, bandierine e persino sotto forma di scultura di palloncini: ovunque svettava la scritta PROM), la sensazione che l'uomo provava era assolutamente irreale. Non metteva piede in quella struttura da più di dieci anni, e solcare il pavimento della palestra gli ricordava solamente quante volte aveva osservato gli altri giocare a basket senza poter partecipare. Arrivare al tavolino delle bevande fu come approdare in un'oasi felice, il sollievo già palpabile sotto forma d'ossigeno rilasciato. Si sporse, gli occhi scrutarono vigili e veloci il bancone in tutta la sua lunghezza. Punch. Seriamente? Afferrò un bicchiere, lo riempì portandolo alle narici e un sorrisino si dipinse sul volto scarno. Qualche santo doveva averci versato qualcos'altro dentro, ma Nikolaj voleva essere sicuro. Ma che magie Doremì (?) e una fiaschetta d'argento brillante e rilucente sotto il lampadario apparve nelle sue mani, uscita dalla tasca interna della giacca firmata. Ne versò una generosa dose nel bicchiere, riponendola e girandosi a fronteggiare la sala solo dopo aver mandato giù un bel paio di sorsi e il famigliare calore nella pancia lo riscaldò dall'interno. Quaranta minuti dopo, una band agghiacciante e qualche litro alcolico di troppo in corpo, a braccia intrecciate Nikolaj guardava la bionda con quello sguardo torvo che avrebbe conservato per tutta la serata. O quasi. Era in un angolo, gli occhi incollati alla figura di Delilah, truci e gelosi. Ballava, la ragazza, si scatenava senza lasciar trapelare alcun turbamento causato, possibilmente, dall'assenza di Nikolaj. E con chi ballava, secondo voi? Tra le dozzine di persone che erano dilagate nella palestra come fiumi in piena, aveva deciso di buttarsi fra le braccia di Jesper Saetre. In quel momento lo odiava più del solito e non era solo perché gli stava soffiando via Delilah. Non gli era sfuggito il suo ingresso, fatto decisamente con un accompagnatrice diversa da Hazel. Non che fosse il loro fan numero uno ma, per quanto l'idea di loro due lo facesse rabbrividire, sapeva anche che l'amica non sarebbe stata contenta di vederlo lì senza di lei. Dei colori esplosero nel campo periferico di Nikolaj che, per la prima volta da quando si era rintanato in un angolo, spostò lo sguardo dirigendolo altrove. Delilah doveva sentire un peso sollevarsi dalle spalle. Le iridi grigio-azzurre trovarono Fae in compagnia della solita combriccola poco credibile. Una mano scivolata nella tasca e il telefono fu nelle sue mani, le dita non persero tempo a trovarla nella rubrica e a digitare poche, efficaci parole. Dimmi che hai della "polvere di fata" addosso. Sono sul punto di ammazzarmi. Sollevò lo sguardo dallo schermo, intrecciandolo per puro caso a quello di lei e agitando il telefono nella mano. Voleva farle capire che doveva guardare il suo. Non è che ci sperasse tanto, l'ultima volta gli era stato chiaro che lei fosse risalita in superficie e, alla fine, era contento per lei. Pollice alzato, indice e medio uniti: Niko portò la "pistola" alla tempia e sparò. Poi le sorrise, si sarebbero incontrati in un secondo momento se ce ne fosse stata l'occasione. Ripose il telefono per tornare a cercare la vera protagonista di quella serata, trovandola poco più in là di dove l'aveva lasciata. Ora il ginocchio di Jesper era fra le gambe di Delilah e gli occhi di Nikolaj arsero. -Okay, basta così.- un sibilo fra sé e sé, finendo in un sorso l'ennesimo cocktail e dirigendosi, mani nelle tasche, verso la coppia -che coppia proprio non era. -Spero per te che a Hazel vada bene questa pagliacciata.- Aveva parlato a bassa voce, quasi nell'orecchio di Jesper, mentre gli stringeva forte il gomito. Fu questione di un secondo e la presa si allentò fino a scomparire del tutto, dirigendosi a stringere un altro tipo di pelle, decisamente più piacevole al tatto. -Ora, se vuoi scusarci, sta iniziando un lento.- Voltò le spalle a Jesper senza pensarci due volte, trascinando Delilah dall'altra parte della stanza dove la strinse a sé, vicino, corpo contro corpo. -Era patetico.- Le sussurrò piano a pochi centimetri dal volto riferendosi a quello che per lui era stato un chiaro tentativo di renderlo geloso. Che vi fosse riuscita era altrettanto cristallino. Il fiato sapeva di alcool e si scontrava contro la fronte spianata di Delilah. Non gli piacevano quei giochetti, non quando si protraevano a lungo. Non quando c'era così tanto da perdere. Ondeggiando lenti e stretti l'uno all'altra, cominciò a calmarsi, il respiro di lei nelle orecchie lo cullava e solo averla letteralmente tra le mani lo tranquillizzava. Non sapeva a cosa fosse dovuta la sensazione allo stomaco provata nel vederla vicina a qualcun altro. Era stato come se un uncino tirasse tirasse fino a quando la pressione era stata tanta da spezzare la corda. Era davvero già geloso di lei dopo così poco tempo e in quel modo che, lo sentiva, aveva tutto il potenziale per diventare viscerale. Il ronzio nelle orecchie si era placato, l'uomo piegò la schiena quel tanto che bastava per sentire i capelli biondi sulla guancia rasata. Non riusciva più a sostenere quegli occhi che, celesti più che mai, rischiavano di andare troppo a fondo e rubargli ciò che di più prezioso possedeva, i proprio segreti. Il tutto per paura. Niko si infatuava di tutto, ma in realtà non gli importava di niente. Si manteneva sempre a distanza, era scostante. -Tutta questa trasparenza...- Sussurrò a fior di labbra nell'orecchio di Delilah dopo quelle c2he parvero ore di musica e silenzio, riferendosi all'outfit da capogiro che non nascondeva le curve del suo corpo. -È per me o per gli altri? Non condivido volentieri.- Si sarebbe stupito di quella insolita confessione, se solo non avesse bevuto così tanto. In quel momento, l'odore dolce e la vicinanza di Delilah erano l'unica cosa che il suo cervello sembrasse in grado di registrare. Sentiva la pelle bruciare lì dove le braccia di Del si intrecciavano intorno al suo collo. La sentì allontanarsi da sé e cedette malvolentieri, rendendosi conto che la musica era finita e qualcuno era salito sul palco a presentare qualcosa. Re e reginetta... cosa? Il cuore batteva nelle tempie e probabilmente era l'unico che non stesse guardando verso il fondo della sala ma al suo fianco, il viso girato. Il profilo era tutto ciò che poteva vedere di lei e fissò la curva dolce del naso, pensando poi che quella delle labbra fosse un bel posto in cui morire. All'improvviso la prese per mano, colto dall'impeto di uscire da quella sala. -Andiamo fuori.- Passarono fra la gente, una massa di corpi appiccicosi di cui Nikolaj a stento vedeva i volti.
    Dopo aver salito un paio di piani deserti furono finalmente fuori, su una sorta di terrazzo che dava sul giardino. Era chiaro che fosse utilizzato per la manutenzione del tetto e per poco altro. Il cielo era terso, il vento aveva spazzato via ogni residuo di nuvole. Nikolaj lasciò il calore di quella mano e attese che il palmo tornasse freddo. Niente da fare, anche quando lo poggiò sulla balaustra di pietra conservò il punto centrale bollente, intriso di lei. Si sporse con il busto all'esterno, lo sguardo vagante sulla fitta oscurità sotto di lui mentre sentiva Delilah sedersi sul bordo. All'improvviso si issò sulle braccia spingendosi verso l'altro, i talloni aderenti alla roccia e il corpo che piano piano si raddrizzava, le braccia allargate fuori per mantenere il baricentro stabile. Non era facile con la sua altezza. -Ti senti mai sull'orlo del precipizio?- Le chiese, gli occhi lampeggiavano puntati sul cielo scuro. Era pieno di stelle. Allungò un piede oltre il cornicione, in bilico su una gamba lunga e traballante. -Un passo, pochi centimetri e incontreresti il vuoto. È eccitante e spaventoso allo stesso tempo.- Perse quasi l'equilibrio, riacquistandolo solo all'ultimo e piegandosi nel vento arrivando a sedersi con le gambe verso l'interno per poi scendere del tutto, al sicuro. Quando era a terra, Nikolaj aveva paura di saltare, ma quando poi volava non aveva paura di cadere. Quando beveva o usava rideva spesso, rideva bene, rideva e accettava di buon grado che le cose, sopratutto quelle belle, potessero finire. E stava ridendo di cuore, il viso pallido rilucente nella luna, le pupille dilatate e luccicanti. -È curioso, nessuno mi fa sentire così.- la fissava, ora, la testa leggermente inclinata di lato come un cane curioso. Allungò le mani a strofinarle lentamente sulle cosce di Del mentre si insinuava tra le sue ginocchia aperte, seduta di fronte a lui. In quella posizione i loro visi si trovavano alla stessa, identica altezza. Solo la cocaina riusciva a dargli la sensazione di avere tutto e di poterlo perdere nello stesso istante, riempiendogli le vene di adrenalina e facendolo sentire vivo. -ma tu...ah Delilah.- un sospiro incastrato, la punta della lingua che schiocca contro il palato. -Tu... Non riusciva a dirlo. Scosse la testa piano, destra e sinistra destra e sinistra. Non ci credva neanche lui, non lo capiva. Era solo del sesso pazzesco, si disse. Tutto qui. Le aveva puntato il dito contro, ce l'aveva con lei perchè lo rendeva così, lontano da ciò che era di solito. l'indice che dallo sterno saliva fino ad arrivare sotto al mento, che tenne alzato su di lui. Si sporse verso di lei fino a quando le bocche non si incontrarono, schiudendosi per far posto alla lingua e al sapore dell'altro. Alla fine, pensò, baciarla era come farsi uccidere un po'.

    madò ragazz non ce la faccio a rileggere, spero di non essermi dimenticata troppe cose della scaletta e specialmente di interazione fra piggì, in caso fate sapere e mamma smemorina Chia provvederà <3


    Edited by E.T.PhoneHome - 17/2/2020, 01:32
     
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    Adrian & Serena


    Ai tempi della scuola, Adrian non si era mai interessato ai balli di fine anno. Insomma, lui era il secchioncello di turno, quello con gli occhiali, promessa di uno sport che praticava solo lui in tutta la scuola –e quindi anche qui, l’idea di una squadra era out- uno di quelli che nessuno si filava mai, se non per tentare di bullizzarlo. Non che a lui gliene fregasse molto, anche all’epoca. Era sempre stato un lupo solitario, uno di quelli che non aveva mai sentito il bisogno degli altri per vivere ed evolversi. Le sue priorità erano sempre state i libri, i romani il successo personale, l’autocompiacimento. Non aveva mai sentito la necessità di fare gruppo per divertirsi, e in effetti non la sentiva nemmeno ora. Eppure il volantino di quel ballo l’aveva incuriosito. In fondo, a pensarci, aveva sempre guardato quei film americani chiedendosi il perché non l’avesse mai fatto, almeno una volta nella vita. Certo, avrebbe preferito un ballo stile Vienna ottocento, con abiti sfarzosi e walzer impostati che non avrebbe saputo minimamente ballare, o magari un bel baccanale tutto disagio, ma non si poteva avere tutto dalla vita. Così aveva smesso di tentennare come il buon Cunctator, che era sempre nei suoi pensieri, e aveva deciso di invitare Serena. Martha aveva accennato al fatto che anche lei ci sarebbe voluta andare –chissà se era vero poi- e così le aveva scritto. Certo, portare una ragazza sorda a un ballo non era proprio il top del top, ma anche portare un rompicoglioni come Adrian tra la gente non è che fosse una mossa vincente! Insomma, non si sa chi stava messo peggio tra i due. Trovata una dama –il chè lo faceva sentire molto Casanova, povero Adrian che ce crede- aveva dovuto cercare un abito elegante. Aveva comprato uno smoking nero, convinto che prima o poi lo avrebbe riusato per qualche occasione, o magari avrebbe almeno rimesso la giacca per qualche conferenza importante. Camicia e cravatta le aveva già, le scarpe…beh ce ne mise un paio nere semi-sportive perché ok boomers non era la sua prima comunione sks. Per la sua dama (perché occhio che era diventato una persona seria), aveva confezionato un corsage personalmente, da bravo fan di Barbara e Com’è fatto. A un elastico aveva attaccato delle rose bianche, che facevano sempre purezza(?), e delle foglie di alloro, perché avere Apollo dalla propria parte era sempre una buona cosa. In mezzo aveva incollato dei pezzetti di anfora che aveva raccolto abusivamente in uno dei suoi scavi. La composizione che ne risultava era più o meno gradevole: un pelino pesante da tenere al polso, ma Serena avrebbe potuto usarlo anche come arma di difesa, volendo. Un manrovescio coi cocci e vedi come spacchi la faccia ai malintenzionati. Vestito come un damerino, aveva preso un taxi e si era fermato di fronte a casa della rossa, e le aveva scritto un messaggio, come concordato. Ciò che non sapeva però, era che Serena non era sola (uuuh mishtero del mishtero, non aprite quella porta). La porta si spalancò, e ne uscì Martha, la madre di Serena, urlando come se avessero spostato quel bus(?) su Extreme Makeover home edition. Urlava talmente tanto che i cani del vicinato avevano iniziato a ululare. ”Io me la immaginavo esattamente così la scena di Cleopatra che si srotola dal tappeto” Disse al tassista, che si era barricato dentro per la paura. Chissà perché non aveva pensato di presentarsi arrotolato in un tappeto come la regina d’Egitto? Quello si che avrebbe fatto colpo! #wat. Martha aprì lo sportello e lo trascinò fuori con una violenza inaudita. ”ADRIAAAAN!! SEI TU IL MISTERIOSO CAVALIEREEEEE! OMMIODDIOSEITUUUUUUU!” Urlava. Lo lasciò andare solo per rivolgersi al tassista. ”Vada pure, la richiamiamo tra un po’. Abbiamo da fare. Serena non è pronta. VIENI ENTRA IN CASA AAAAAAAAAA” Liquidò il tassista e trascinò Adrian in casa. A volte Adrian si chiedeva se quella donna e la docente universitaria seriosa che conosceva fossero la stessa persona. Di sicuro era bipolare. ”SERENAAAAA!! C’E’ ADRIAN! CAPITO???? SBRIGATI!!” Urlò, spingendo l’archeologo sul divano. ”E io che credevo che sarebbe uscita con un mascalzone, e invece AAAAAAAAAAA. Sono così felice! Beviamo!” Adrian rimase seduto come un imbecille, composto, chiedendosi se Serena in realtà non si fosse buttata dalla finestra del piano di sopra. L’avrebbe capita in fondo, se avesse deciso di farlo. ”Oooooh come stai bene, sembri proprio il principe azzurro! LO SAPEVO CHE ERAVATE PERFETTI IO LO SAPEVO!” Martha era la shipper numero uno della #seredrian. Adrian dal canto suo era già a disagio perché vestito in quel modo, figuriamoci con tutte quelle feste da parte di Martha. Buttò giù il primo sorso di boh, qualcosa di rosa, Martha aveva fatto un cocktail e non si chiese minimamente cosa ci avesse messo dentro. Cosa sbagliatissima, dato che probabilmente ci aveva messo la droga dello stupro #cos. Non aveva proprio imparato un cazzo da tutta quella gente morta avvelenata nella storia: mai bere qualcosa che ti viene offerto urlando(?). ”Ehm, grazie Martha. “ Commentò, totalmente imbarazzato. Nel frattempo Serena scese le scale. Adrian alzò lo sguardo, e d’istinto si dimenticò come si respirava e beveva insieme, strozzandosi col cocktail, che era talmente alcolico che gli bruciò le narici, e iniziando a tossire. O forse non era solo la sua disattitudine a renderlo così. Serena era davvero splendida, nel suo abito rosa confetto. Sembrava una dea appena scesa dall’Olimpo, una statua di Prassitele in carne ed ossa. Se fosse stato Paride, beh, non avrebbe esitato nel decidere a chi donare il pomo aureo. Restò a fissarla scendere le scale, imbambolato, con Martha che si strofinava le mani come il signor Burns. Non riuscì a dire nemmeno una parola, che Martha fece sedere pure lei e le versò da bere. Ora, non era proprio etico che una madre facesse ubriacare la propria figlia…ma lei era antropologa, sicuramente sapeva cosa faceva(?). Serena con l’alcool era qualcosa di pericoloso, Adrian lo sapeva, ma fortunatamente stavolta non aveva portato la fottuta bicicletta del prete, optando per un mezzo più agevole e che soprattutto su un autista sobrio. Martha iniziò a fare un discorsone infinito, sull’amore, sulle analisi che erano state condotte sulla salma di san Valentino e che ne mettevano in discussione la datazione ecc… Adrian la seguì, bevendo nel frattempo, fino a che non si fecero le nove. Tentando la fuga, Adrian fece notare che era tardi, richiamò il taxi e si sbrigò a svignarsela. Non si premurò di rassicurare Martha, che tanto stava già fin troppo sicura(?), e salì sul taxi dopo Serena. ”Mi sa che il piano segreto è fallito!” Rise, facendo spallucce. Faceva il finto sobrio ma in realtà stava già volando altissimo dopo il cocktail micidiale della signora Blythe. ”Ah, questo è per te!” Disse prendendo il corsage e mettendoglielo al polso. Se te lo stai chiedendo sono frammenti di anfore olearie africane, terzo secolo dopo Cristo.” Sicuramente Serena non se lo stava chiedendo, ma per lui quella era la cosa più romantica del mondo. ”E sei bellissima. Dico davvero, divina!” Adrian già non si faceva problemi di suo a dire le cose, figuriamoci con l’alcol in circolo.
    Arrivati davanti alla scuola, si trovarono in mezzo a una marea di gente che entrava e usciva, ovunque erano appese bandierine e palloncini con la scritta “Prom”. Sembrava quasi un’adunata per l’imperatore al Campo Marzio(?)#wat Porgendole il braccetto da bravo cavaliere, entrarono all’interno. Fin da subito la gente veniva fermata per fare delle foto. In attesa, intravide Malice, splendida come non mai. ”Ehi, scolaretta! Anche tu al ballo? Con chi…” Nemmeno fece in tempo a rivolgerle la parola che si sentì strattonare e sollevare in aria. Ormai conosceva quelle braccia forti fin troppo bene mlmlmlml nche senZo Adrian?. Che cazzo avesse sempre da prenderlo in braccio. Ora sapeva come si sentiva Popi tutto il giorno #wat. Agitando le gambe iniziò a sbraitare ”Lasciami! Wade! Che cazzo fai? Per Giunone, lasciami!” Intanto CC8 scattava foto tutte mosse, con Adrian che si dimenava e Wade che sparava pose tentando anche di baciarlo(?). Perchè cazzo fosse così molesto Adrian non lo sapeva. Rotolò a terra quando Wade lo lasciò, finalmente, per correre a fare la foto con Malice.
    LA FOTO CON MALICE. LA. FOTO. CON. MALICE.
    All’improvviso un sillogismo aristotelico prese forma nella sua testa, e si sa, i sillogismi sono dogmi.
    Wade faceva la foto con Malice.
    Le foto al prom si facevano per coppie.
    Wade era in coppia con Malice.
    Oh, Giove Giunone e Minerva, Giano bifronte, Lucina, Bona Dea e compagnia bella. Ma, Malice,…” Sussurrò incredulo. La dolce Malice stava con quel buzzurro di un criminale in tutina di latex. Il suo cuore si spezzò come quello di Didone abbandonata. Insomma, Malice meritava di meglio! Sospirò, tornando da Serena e cercando di sistemarsi per la foto. ”Scusa, un contrattempo”. Disse poco convinto. Beh sicuramente Serena aveva visto che il contrattempo era stato Wade che lo aveva sbatacchiato come Hulk con Loki. Ci provò a fare una foto normale, ma quel robot continuava a tremare. ”SCOSSA?? No, non va ben. Venuta mossa. Scossa? No, nemmeno questa. Riproviamo. Domanda per il triello. SCOSSA??? VA BENEEEE!” Finalmente li lasciò andare. Rise, Adrian, prendendo Serena per mano per non perderla in mezzo alla folla. In fondo era divertente, nonostante tutto. Anche nonostante la gente che cantava, che urlava solo “AAAA” in varie tonalità. Si diresse verso il tavolo con le bevande, e versò un paio di bicchieri di punch. Ne annusò uno, porgendo l’altro a Serena. Odorava d’alcol e zucca(?) Adam, is it you?, ottimo. ”Cin cin!” Brindò con Serena, nonostante sapesse che il galateo di Monsignor della Casa lo vietasse esplicitamente(?) (ma quando mai? ma dai chi cazzo l’ha letto mai). Passarono un’oretta così, con l’alcol che saliva, salutando gente e intrattenendosi con le persone. C’erano decisamente troppe persone per Adrian, che uscì per un paio di pause sigaretta solo per allontanarsi. C’era persino Rachida, la sibilla della movida, che più di una volta cercò di convincerlo a ballare con lei mentre lui parlava della casa del chirurgo di Pompei con la gente. ”Pompei? Io stata. Io stata in lupanare, quello dove faceva mlmlmle sce piture co cose zoze io poi ti fa vedere” Adrian si defilò come una serpe, proprio in tempo per ritrovare Serena, per un ballo. ”Non so ballare granchè. Ma è un ballo, o per bene o per niente!” La invitò a seguirlo in pista, ondeggiando(?). Quando poi fu il momento del lento, poggiò una mano sulla sua vita e una contro la sua, improvvisando una specie di valzer(?) e stando attento a non calpestare il vestito di Serena. Già era difficile, più mettiamoci tutti gli impedimenti vari e il fatto che fosse già talmente rallentato che il lento sembrava ancora più lento. E Serena era una gnocca clamorosa, scelta davvero azzeccatissima(?). Cullato dai fumi dell’alcol e da quella melodia il cui ritmo gli ricordava la metrica in endecasillabi(?), mise da parte il cervello per una volta. D’istinto tolse la mano dalla vita di Serena, e la poggiò sul suo collo, delicatamente, per poi protendersi verso il suo viso, abbassandosi leggermente, e posando le labbra sulle sue. Le lasciò scivolare, piano, senza prepotenza, tra quelle di lei, prima di assaporarle con la lingua. I pg di Liz che limonano gente alle feste: la saga Solo quando la musica cambiò, nella sua mente si insinuò l’idea di aver fatto una cazzata. Una enorme cazzata. Insomma, gli piaceva quella cosa, e pure tanto. Ma lei? Insomma, era Serena! Si staccò da quel bacio, leggermente preoccupato, con l’adrenalina a tremila. ”Ehm…ho appena rovinato tutto?” Si, perché quella liaison era decisamente fuori luogo. ”Tipo…tipo Varo a Teutoburgo, che si andava a fidare di Arminio dicendogli :”sisi, vai a perlustrare la zona”, e intanto quello radunava un esercito di tribù germaniche? O come l’incendio di Roma? Che poi sono andati ad accusare i cristiani e hanno iniziato a macellarli? O aspetta, tipo i barbari? Quelli si che hanno rovinato tutto quando hanno iniziato a invadere l’impero. Poi se la pigliano con Romolo Augustolo, poveraccio, ma anche lui che cacchio doveva fare? La vera rovina tanto son stati i bizantini…” Iniziò a straparlare, totalmente a caso, portando la catastrofe a livelli ancora più catastrofici. Tanto era sempre così, non si poteva che peggiorare. E intanto la musica proseguiva, mentre il disagio di Adrian cresceva come l’impero sotto Traiano(?).

    Non ho riletto, perdono.
    Se ho scordato qualcosa o qualcuno interagiamo al prossimo post, tranquy.

    URLO #prayforteutoburgo
     
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    #Delaj - Nikolaj & Delilah

    C’era poco spazio per quello che agli altri piaceva o non piaceva, un’infinità di posto per ciò che invece avrebbe potuto divertire lei. Amava la diversità come poche altre cose, così quando qualcuno si apriva a lei mostrandole il proprio mondo, Delilah si immergeva in esso per tentare di comprenderlo e, la maggior parte delle volte, ne restava estasiata. Ingenuamente pensava che ogni persona funzionasse alla stessa maniera, motivo per il quale aveva deciso di portare Niko al Prom organizzato nella palestra del liceo di Besaid: un’uscita come le altre, le piaceva però l’idea di vestirsi bene, truccarsi, andare a ballare qualche canzone accompagnando il tutto da un paio di chiacchiere e uno o due bicchieri di punch. Sapeva perfettamente che, con l’accompagnatore scelto, di quel divertimento forse ne avrebbe goduto solamente lei, ma provare non avrebbe avuto alcun costo. Dopo l’ultimo incontro si erano solo scritti, mai troppo, eppure neanche troppo poco. Era stato strano l’arrivederci, una scia ombrosa che si era dissolta nel nulla dopo solo qualche giorno, ne aveva nascosto la polvere sotto al tappeto già rialzato.
    A casa di Zombieboy si era sentita leggera, lui si era occupato di lei offrendole dolci attenzioni che si erano trasformate in un trucco da urlo. L’aveva aiutata a scegliere cosa indossare e, nel frattempo, si erano scolati qualche drink per sciogliere la tensione che, effettivamente, Delilah non aveva neanche avvertito. Non si rendeva conto del fatto che alcuni avrebbero potuto interpretare quell’uscita come un appuntamento, anzi. Le piaceva Nikolaj, neanche sapeva il perché e nessun altro avrebbe potuto comprenderlo, ma il ragazzo si era insinuato in lei sin dal primo momento in cui l’aveva visto, e da quel momento non era più scomparso da dietro le sue palpebre.
    Nonostante i tacchi -cui misteriosamente era abituata per via di Melodie e il suo vestiario- i palmi delle mani raggiungevano a stento il viso contratto di Nikolaj, il quale ancora sembrava essere all’oscuro della sua stessa partecipazione alla festa. Delilah si era accordata con Aksell, quello che aveva appreso essere il suo autista, -o forse un sottoposto, non ne aveva idea, l’euforia per la festa non aveva lasciato spazio a molta altra curiosità- condividendo solo con lui la meta prevista per la serata. Così, quando erano giunti al liceo, aveva aiutato Nikolaj a scendere dall’auto tenendogli la mano e trascinandolo verso l’entrata, non prima di aver ringraziato Aksell lasciandogli un sacchetto pieno di caramelle a tutti i gusti +1 (?).
    -Tutto questo è proprio necessario?- eccolo che cominciava a lamentarsi, e neanche aveva aperto gli occhi. Roteò i propri al cielo, Delilah, il sorriso però non sembrava voler scomparire dal suo viso. Camminavano lentamente, era difficile stargli dietro e al contempo mantenere le mani ferme sulle sue palpebre. Quando giunsero in prossimità dell’archetto di fiori sotto il quale le coppie si lasciavano fotografare da un immigrato brasiliano che sembrava esser abituato a infilare indice e medio nelle prese elettriche, Delilah liberò finalmente gli occhi di Nikolaj dalla pressione dei suoi polpastrelli, ritirando quindi le braccia, così la schiena recuperò il suo confort iniziale mentre la postura tornava normale. Una risatina leggera lasciò le sue labbra mentre si affiancava al corpo rigido di Nikolaj che, accanto a lei, lo vedeva, passava in rassegna ogni singolo particolare maledicendo sicuramente il fatto di essersi fatto trascinare fino lì. -È il momento in cui vengo a sapere di farmela con una minorenne? È la giornata incontro genitori-insegnanti?- commentò il ragazzo, il tono della voce non sembrò per niente felice, tutta la sua persona sembrava disgustata da quella serata e Delilah, naturalmente, non voleva assolutamente che quella sua negatività contagiasse il suo sentirsi euforica, la sensazione di felicità che sentiva esploderle perfino nelle orecchie. Alla parola “farmela”, comunque, Delilah si voltò a guardarlo brevemente, sembrò quasi strano. -Dovresti esser preparato, ho fatto molte assenze e ritardi, ai tempi della scuola.- scherzò e lo afferrò per la mano trascinandolo sotto l’arco, era giunto il loro turno. -Ma che diamine…- udì Nikolaj. Eccitatissima, Delilah sorrise dolcemente all’indiano (?) -da vicino, ora, sembrava asiatico- così da non farsi riprendere quando sollevò le mani per afferrare due fiorellini intrecciati assieme agli altri all’arco. Staccò via due roselline bianche per poi portarne una fra i capelli di Nikolaj e una in mezzo ai propri. Delilah. Quel tizio mi ha appena toccato?- chiese Nikolaj guardando lei e riferendosi a CC8, il quale stava provando a sistemarli sotto l’arco per evitare che Nikolaj perdesse la testa. -Sì, ti ha toccato, domani avrai tempo per sporgere denuncia, non ci pensare ora.- cercò di consolarlo, vedeva il fumo uscirgli dalle orecchie, ebbe paura di vederlo esplodere lì, una strage. Dopodiché lei si agganciò alle spalle del suo accompagnatore e si diede lo slancio per salire su di lui A CARICOCCIO. Fatta la foto e presa la scossa, Delilah e Niko lasciarono il posto alla coppia successiva, spostandosi ed entrando all’interno della palestra, addobbata in maniera deliziosa per il prom: palloncini, teli, cuori, buffet ricolmo di cibo, punch, cibo, musica, cibo, un’enorme palla da discoteca che scendeva dal soffitto, cibo. Insomma, c’era veramente tanto da mangiare. La gonnellina di tulle le stava già stretta sulla pancia, il body nero e semitrasparente si sarebbe slacciato una volta tornata a casa, per non parlare delle calze a rete che le aveva prestato Meelo. Bellissime. -Tu sei fuori di testa. Roba da matti.- fu il commento di Nikolaj. Si voltò verso di lui e sbuffò sonoramente, Delilah, sciogliendo via la presa che aveva sulla sua mano fredda. Il volto di Nikolaj non era bravo a nascondere il disappunto e, di quello lei proprio non ne aveva bisogno. Voltava le spalle a quello che non valeva la pena guardare, così serrò momentaneamente le labbra e rilassò la fronte prima di allontanarsi di qualche passo da lui. -Sei bravissimo a rovinarti la vita, tu.- sussurrò lei, sollevando appena le spalle e scuotendo il capo. Era strano concepire come funzionassero gli altri, nonostante ci provasse non riusciva mai ad arrivare fino in fondo. Non era arrabbiata con lui, sotto sotto aveva saputo che era una missione quasi impossibile vederlo a proprio agio in mezzo a tutti quei coriandoli di carta e persone. Un secondo e il sorriso riapparve sul suo viso, Nikolaj non avrebbe infettato anche lei. Si diedero le spalle, si separarono, si sarebbe divertita anche senza di lui, pazienza.
    In lontananza vide Malice: un fiorellino sbocciato in un campo incolto, un arcobaleno che spuntava nel cielo dopo la pioggia, un sacchetto del McDonald’s dopo giorni di riso in bianco. Si avvicinò a lei abbracciandola da dietro e stringendola dolcemente posò la propria guancia glitterata contro la sua schiena. -Ciao dolcezza.- sussurrò appena prima di staccarsi da lei e prenderle una mano per farle fare una giravolta. -Wow.- si complimentò spostando poi lo sguardo su Wade, di fianco a lei. -Tu sì che sai cos’è che vale.- disse solamente facendogli un occhiolino. Dietro di loro, la nuvola nera sopra la testa di Magnus annunciò il suo arrivo assieme ad Isie, raggiante come al solito. Sollevò una mano nella loro direzione sventolandola all’aria e ricevendo, ovviamente, una risposta solamente da Isolde. -Guardate chi c’è.- disse loro indicando i due arrivati. -Ora scusatemi, vado a razziare la tavolata delle focaccine prima che Magnus ci raggiunga investendo tutti noi con una carica adrenalinica da luna storta.- aggiunse sorridendo, allontanandosi da loro ed avviandosi verso la parte est della palestra. Nel frattempo, tra un morso qua e uno la, piccoli passetti di danza accompagnavano i suoi movimenti davanti al tavolo del buffet, i glitter che le erano finiti sulle guance brillavano ad ogni movimento delle labbra. Stringendo una focaccina al pomodoro tra dito indice e pollice, chiuse brevemente gli occhi presa dal ritmo della musica che risuonava dalle casse. Un movimento di spalle energetico, le ginocchia si piegarono mentre le braccia si mossero per aria, lei che andava lentamente ad addentare l’impasto. Uno, due, tre passi e finì col tacco sulla scarpa lucidissima di un ragazzo. Riaprì gli occhi voltandosi in fretta per accertarsi di non aver fatto alcun danno. Si portò la mano libera alle labbra, coprendole per lo stupore e mantenendo salda la focaccina fra le dita immagazzinò un bel respiro nei polmoni prima di lasciarlo andare di nuovo. Inghiottì il boccone e lasciò la focaccina su un piattino poco distante da lei. -Scusa, non vole…- s'interruppe, portando poi la mano sul braccio del ragazzo e abbassando lo sguardo sulle sue scarpe, laddove un puntino grigio risaltava nello stesso punto in cui il suo tacco era finito solo qualche istante prima. -Oh che bel completo. Cos’è, seta quella?- esclamò poi, lo sguardo amichevole di Delilah studiò per qualche breve istante la figura del ragazzo che scoprì chiamarsi Jesper. i pg di Morena rischiano la morte o l’ospedale con Delilah, chi sarà il prossimo? Scriveteci al 348 776 Si ritrovò a chiacchierare qualche istante con lui e, come se nulla fosse, lo trascinò al centro della pista da ballo per danzare qualche passo alla smersa al contrario (?) Il tutto durò però molto poco: vide la mano di Niko avvinghiarsi al braccio di Jesper appena prima di sentire i suoi polpastrelli caldi avvolgere il proprio. -Spero per te che a Hazel vada bene questa pagliacciata.- sussurrò Niko all’orecchio del ragazzo e Delilah non comprese. Lo guardò stranita, un po’ indispettita. Non lo aveva cercato con lo sguardo neanche per un secondo da qualche aveva palesemente mostrato di non voler essere lì neanche se era di stare in sua compagnia, che si trattava. -Ora, se vuoi scusarci, sta iniziando un lento.- aggiunse Nikolaj. La portò via, non capì esattamente come o se si conoscessero, ma la cosa aveva scatenato una sorta di gelosia nel suo accompagnatore, tanto che si era sentito costretto a raggiungerla per allontanarla da lui.
    Quando furono lontani abbastanza dal punto in cui si erano incontrati di nuovo, Niko la tirò a sé stringendola piano e lasciando che quell’immensa distanza si accorciasse quasi del tutto. Sollevò lo sguardo su di lui, Delilah, ne ritrovò del ghiaccio caldo di cui aveva goduto anche precedentemente, ci si perdeva come una scema. -Era patetico.- udì la sua voce, non sembrava più piatta come spesso lo era stata, c’era un’intonazione forte che riusciva però a nascondersi forse sotto la sua lingua amara. -Eri noioso.- rispose di getto, sollevò il mento ed increspò le sopracciglia, ne sfidava lo sguardo col proprio, non aveva paura di fronteggiare le sue parole e le sue mancanze. Si muovevano lenti, insieme, un corpo unico che sembrava ricordare come amalgamarsi. Chinò appena il capo da un lato ed ecco che l’ennesimo sorriso andava a curvare dolcemente gli angoli delle labbra rosee all’insù. Era tornato, lo perdonò in quel momento, c’era ancora tempo. -Tutta questa trasparenza…- un sussurrò fra i suoi capelli, la voce che aveva conosciuto andò ad insinuarsi nella sua testa lasciandone un’eco al suo interno. -È per me o per gli altri? Non condivido volentieri.- ancora. Le labbra di Delilah si schiusero a quel suono, quelle parole avevano un significato ben preciso, era facile comprenderlo. Il profumo di Nikolaj copriva qualsiasi altro odore, si trasformava in suono e immagini oscurando la sua visuale e riportandola alla vetrata dell’hotel nel quale un giorno di diverso tempo prima si era risvegliata senza sapere cosa fosse accaduto. Dietro la linea delle sue spalle, invece, giurò di poter vedere ancora la superficie dell’acqua in movimento nella piscina in cui avevano trascorso più di qualche attimo insieme, l’uno nell’altra. -Dipende da quanto ti piace quello che vedi.- rispose lei allontanandosi appena con il capo dalle sue spalle per posare le iridi blu nelle sue, ne ricercava i colori giurando di poter trascorrerci dentro una vita intera, se solo fosse stato facile restare fedele a qualcosa che non fosse se stessa. Quando la musica terminò, restarono per qualche istante avvinghiati, fu difficile slacciare le mani da dietro il suo collo, eppure lo fece. Si voltò verso il palco, la dove qualcuno stava annunciando qualcosa che, in quel momento, non si sentì pronta ad accogliere, non era più concentrata su quello che li circondava. -Andiamo fuori.- e lo seguì.
    Su quella terrazza l’unica musica che li raggiungeva era l’eco di qualche canzone che animava la festa due piani più in basso. Era ovattato, tutto quanto, da quando lui aveva afferrato il suo braccio e aveva finalmente deciso di starle accanto. Lasciò andare la sua mano quando si avvicinarono al davanzale in pietra che li divideva dal resto del mondo. Sollevò prima un piede e poi l’altro per sfilarsi le scarpe e lasciarle cadere di fianco alle proprie gambe, poi si issò sulla balaustra in pietra e vi si sedette, il tulle della gonna si mosse leggermente danzando ad ogni suo movimento delle gambe fasciate nelle calze. Seguì i movimenti di Nikolaj al proprio fianco, osservandone i movimenti e sollevando le braccia di scatto non appena capì le sue intenzioni. Ridacchiò appena mentre sollevava il mento e lo guardava da lì sotto, gli occhi due fari che incenerivano la sua figura mentre, tra la paura che cadesse e l’ammirazione per quel gesto insensato, Delilah ritrovava in quell’immagine il proprio cuore scalpitare per le emozioni forti che le piaceva provare. Riabbassò le braccia solo quando capì ch’era stabile in piedi su quel cornicione. -Ti senti mai sull'orlo del precipizio?- le domandò allora lui, e Delilah si scoprì pezzo mancante di un puzzle di cui faceva parte anche lui. -Sempre.- rispose lei sorridendogli, il mento ancora rivolto verso l’alto, nella sua direzione. -Un passo, pochi centimetri e incontreresti il vuoto. È eccitante e spaventoso allo stesso tempo.- annuì alle sue parole, Delilah, che di precipizi se ne creava sempre da sola. Spaccava montagne solo per guardare cosa ci restava nel mezzo e quanto fosse alto. -E’ una caduta libera, e tutto ciò che ci rende liberi è eccitante.- aggiunse lei sporgendosi con la schiena verso l’esterno, la chioma dorata che si librava nel vuoto mossa da un leggero vento freddo. Le mani restarono aggrappate alla pietra mentre chiudeva gli occhi per un brevissimo istante. Se qualcuno li avesse visti avrebbe pensato fossero matti. E forse, un po’, lo erano davvero. Sentì il fruscio dei vestiti di Nikolaj mentre scendeva, le suole delle sue scarpe schioccarono quando andarono a toccare il terreno. Riaprì gli occhi e se lo ritrovò davanti, occhi negli occhi, labbra che sembravano cercarsi. Sentì il respiro che si affaticava mentre lo vedeva avvicinarsi ed insinuarsi con la vita fra le sue ginocchia. -È curioso, nessuno mi fa sentire così.- glielo disse, e Delilah sorrise dolcemente, capiva cosa intendesse, sembravano specchiarsi, le loro anime. Eppure lo detestava. -ma tu...ah Delilah.- ancora. Le sue mani scivolarono sulle cosce di lei. -Tu… e le puntò un dito contro, salendo poi fino al mento e sollevandolo verso il proprio. -Io ti faccio impazzire.- affermò compiaciuta, si morse lievemente la lingua tra i denti. Poi si lasciò afferrare, con le mani, con le labbra, con i pensieri. Si lasciava catturare da lui come non si era mai concessa a nessun altro. Un punto debole in una costellazione di nuclei composti da forza: si scontravano e ne componevano una muraglia, lui trovava sempre il tunnel per passare, e quando non ci riusciva perché si perdeva nel cercare, lei gli suggeriva dove andare senza neanche dirglielo a parole.
    Sollevò le mani portandone una sulla sua guancia e l’altra dietro la sua nuca, avvicinandolo a sé ed avvinghiandosi così al suo corpo. Ma Delilah non sapeva trattenersi o aspettare, era nata impaziente, era cresciuta con il desiderio di viversi tutto così come il mondo le offriva di farlo con la sua miriade di momenti inaspettati; allora abbassò le mani sulla giuntura dei pantaloni per sbottonarli. Anche in una serata come quella, bisognava viversi tutto fino al limite e Nikolaj non faceva altro che spingere Delilah verso l’orlo del precipizio, sapeva quanto le piacesse cadere, lo aveva visto nello specchio.

    E' lunghissimo, scusate, e non ho neanche riletto. ciao. <3
     
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    Jesper Mads Saetre

    Jesper&Ophelia

    Sistemò accuratamente il nodo della cravatta dell’abito sui toni del grigio e del nero prima di passare la mano sul tessuto ruvido per accertarsi che non ci fossero fili fuori posto o sgranature di sorta. Si guardò allo specchio pensando che se Hazel non fosse stata fuori per impegni lavorativi avrebbe bussato alla sua porta per darle fastidio quel minimo che li avrebbe messi entrambi di buonumore. Un sorriso rapido si aprì e si richiuse sulle sue labbra prima di procedere verso il corridoio e poi verso l’ingresso dove lo attendeva Ian, il suo guidatore personale. Si conoscevano da moltissimi anni ormai ed era nato un rapporto di stima reciproco ineguagliabile, ogni volta che tornava a Besaid dalla famiglia di suo padre richiedeva espressamente di lui. Una volta uscito nell’aria fresca della sera rivolse un cenno di saluto a Ian e si sistemò nel retro della macchina con un sospiro. ”Qualcosa la preoccupa, Jesper?” il rumore del motore in accensione ovattò le parole dell’uomo che non distolse mai lo sguardo dal percorso mentre iniziavano a muoversi. ”No, ricordiamoci di passare dal fioraio da cui ho ordinato il corsage per Ophelia prima di andare da lei, per favore.” allargò le braccia su tutta la lunghezza dei sedili posteriori, reclinando il capo all’indietro con gli occhi socchiusi. Finalmente poteva rilassarsi e quell’uscita serale era un momento di vero svago per lui in compagnia di una persona che lo faceva sentire sempre nel posto giusto al suo fianco. Lui e Ophelia si erano conosciuti in occasione di una collaborazione per un evento natalizio e da quel momento il loro rapporto era andato modellandosi passo dopo passo. All’inizio si consideravano semplici amici, ma poi le cose erano cambiate e lui si era reso conto di voler vedere sempre più spesso il bel sorriso della ragazza. Non sapeva come fosse successo esattamente, ma Ophelia era diventata la persona che rischiarava le sue giornate che passava in mezzo a una folla di manichini viventi, aveva bisogno quotidianamente di una dose della sua allegria per stare meglio.
    ”Siamo arrivati.” avvisò Ian quando si parcheggiò esattamente davanti alla casa di cui aveva avuto l’indirizzo da Jesper il giorno prima. Con un movimento veloce e fluido il ragazzo aprì la portiera in attesa che Ophelia uscisse, si erano sentiti per messaggi pochi minuti prima e lei gli aveva chiesto di aspettarla all’esterno. Da lì riuscì solo a intravedere una figura maschile che svaniva dietro alla porta che si richiudeva di scatto, ma non poteva dire con certezza che fosse il padre della ragazza, lo aveva visto troppo di sfuggita. ”Prima che mi dimentichi permettimi di darti questo, spero che ti piaccia.” Jesper prese una scatolina chiara che racchiudeva il corsage che aveva comprato per l’occasione. Mentre lei indossava il suo al polso, lui ne appuntò una versione ridotta al taschino della sua giacca. Quando entrambi furono pronti fu Ophelia a depositargli un leggero bacio sulle labbra prima di salire in macchina. ”Sei stupenda vestita così, risaltano i tuoi occhi con questi colori.” si accomodarono sui sedili posteriori e iniziarono a chiacchierare animatamente per tutto il tragitto da casa fino alla scuola pubblica di Besaid dove si sarebbe tenuto il ballo. Non ci era mai stato dal momento che aveva effettuato gli studi a Oslo, quindi non sentiva esattamente lo stesso senso nostalgico che poteva pervadere qualcuno che aveva davvero passato la sua adolescenza lì dentro. Nonostante ciò percepiva quella lieve euforia di tornare indietro con gli anni e di tornare un po’ ragazzino per una sola notte, poi se le ambientazioni fossero state all’altezza delle sue aspettative chissà che non ne avrebbe potuto trarre ispirazione per un futuro quadro. Quando arrivarono a destinazione scese per primo per poter aprire la portiera a Ophelia. ”Pronta?” lo erano, con un sorriso dipinto sulle labbra si avviarono all’interno della palestra che era stata curata nelle decorazioni in ogni dettaglio. Arrivati all’ingresso Jesper notò il classico archetto illuminato da una serie di fili di luci piccole come lucciole e lì pronto per immortalare le loro figure c’era un uomo un po’ strano che ripeteva continuamente una sola parola. ”SCOSSA?” si voltò a guardare la sua accompagnatrice con aria perplessa, non gli sembrava molto normale il fatto che avessero scelto un uomo così particolare e con la mano malferma come fotografo. Forse quello che era stato assunto come prima opzione era malato, si ritrovò a sperare. ”Se ci facciamo fotografare da quel tipo credi che sopravvivremo senza che esploda la macchinetta? Nonostante ciò voglio assolutamente avere un ricordo di questa serata con te.” la attirò delicatamente a se’ di modo che i loro nasi si sfiorassero per un breve istante, stava per baciarla quando l’uomo chiamato CC8 li sollecitò a mettersi in posa. ”Dite SCOSSA! Asp... no... rifacciamo. SCOSSA? Ma cos’ha questa macchinetta il Parkinson? Di nuovo SCOSSAAAA! L’accediamo? E’ la risposta esatta? SCOSSA!” Jesper era incredulo per la serie di cose senza senso che stava pronunciando il fotografo, ma si mise ugualmente in posa con Ophelia prima stando al suo fianco e poi abbracciandola da dietro. ”Credi che segua una corrente di fotografia astrattista?” domandò mentre CC8 imprecava perché non gli usciva neanche uno scatto decente, probabilmente mandando in stampa la card si sarebbero visti dettagli improbabili di ogni invitato, anche cose di cui gli stessi non erano consapevoli. ”Andiamocene prima che ci dia davvero la scossa.” sussurrò all’orecchio della ragazza prima di condurla verso la sala successiva. Ovunque posassero lo sguardo c’erano bandierine, luci e decorazioni che portavano la scritta Prom in ogni forma e in ogni stile. Per deformazione professionale Jesper avrebbe voluto mettere le mani su alcuni addobbi con l’intenzione di sistemarli o di dargli un tocco più originale, l’artista che era in lui sentiva l’esigenza di esprimersi, ma si trattenne voltandosi verso Ophelia con un’espressione divertita. ”Ci vorrebbe il tuo tocco speciale su queste decorazioni, adoro il tuo punto di vista estetico!” le diede un bacio sulle labbra morbide per sentirne il dolce sapore, ”Che ne dici di bere qualcosa? Torno subito!” si avviò verso il tavolo del buffet, quando riuscì a raggiungerlo si scontrò con una ragazza dai capelli biondi che non aveva mai visto prima. ”Scusa, non vole… oh che bel completo. Cos’è seta quella?” gli domandò la biondina sorridendogli raggiante, ”Forza vieni con me!” senza grandi preamboli Jesper si ritrovò trascinato al centro della pista da ballo. ”Ma tu chi accidenti sei?” le chiese per essersi avvicinata davvero troppo alla sua persona, si domandò se quella confidenza non dovesse significare qualcosa che gli sfuggiva, ma era sicuro che quello fosse il loro primo incontro. ”Ma sei una ballerina del Prom?” fu l’unica ipotesi che gli balenò per la mente per il suo comportamento così confidenziale, ma si rese conto solo dopo di quanto si sbagliava: Nikolaj Mørdesson in carne e rancore si avvicinò a loro per mettere una certa distanza tra i loro corpi. Afferrò il gomito di Jesper con una forza inaspettata e gli sibilò all’orecchio, ”Spero per te che a Hazel vada bene questa pagliacciata.” il gelo che trapelava dalla sua voce era tagliente come una lama. ”Fatti gli affari tuoi Mørdesson e tieni a bada la tua accompagnatrice.” lo provocò per poi dargli le spalle ancor prima di sentire le sue parole di congedo sin troppo formali persino per lui, erano in mezzo a una folla e non potevano permettersi di esagerare. Jesper si avvicinò al tavolo del buffet con aria stizzita, prese due bicchieri di punch e tornò da Ophelia facendo sparire quell’espressione di rabbia che fino all’istante prima aveva preso il controllo dei suoi muscoli facciali. ”Madame, questo è per lei!” le porse il bicchiere accennando un inchino galante, puntando i suoi occhi celesti in quelli della ragazza. ”Visto che il fotografo non è all’altezza questa sera, potremmo farci un selfie o chiedere a qualcuno di farci una foto per immortalare l’evento!” tirò fuori il telefono dalla tasca interna della giacca e chiese al primo passante di fargli una foto, si rese conto solo a posteriori di aver interrotto la passerella di Malgissen che si stava dirigendo verso il palcoscenico per presentare il trio LO SCHIANTO che aspettava solo lei per iniziare la sua performance. ”RaCazzi se volete facciamo un selfie tutti insieme!” si mise in mezzo tra Jesper e Ophelia attendendo lo scatto perfetto prima di andarsene via con una bizzarra corsetta verso il palco. Jesper iniziò a ridere spontaneamente cercando di non rovesciare il punch con qualche movimento di troppo. Di lì a pochi istanti le loro orecchie vennero travolte da una serie di ‘AAAAAA’ in diverse tonalità da quel trio assurdo che era stato ingaggiato per l’evento. Solo dopo quel terzetto dissonante arrivò il tanto atteso giro dei lenti, Jesper allungò la mano verso la sua preziosa dama e avanzò la sua proposta. ”Mi concederesti questo ballo?” un sorriso spensierato gli attraversò il viso, si sentiva esattamente al posto giusto con la persona giusta, non avrebbe voluto essere altrove in quel momento…

    Edited by Aruna Divya - 25/2/2020, 21:33
     
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    "Da allergici all'amore, ti va se andiamo insieme al ballo di San Valentino?" La voce di Liv, allegra, ma che lasciava trasparire un po' di imbarazzo, continuava a risuonarmi nelle orecchie. Mi aveva fatto quella domanda in palestra, appena dopo la sua lezione e la fine del mio allenamento. Io stavo andando via, avevo la borsa in spalla, i capelli ancora umidi per la doccia fatta; l'avevo incontrata in corridoio, le avevo sorriso come sempre, con l'intento di salutarla prima di sgusciare fuori dalla porta, ma lei, quella sera, aveva richiamato la mia attenzione, mi aveva sorriso e poi...
    Quella proposta. Mi aveva lasciato di stucco, non era qualcosa che mi aspettavo, anche perché, nonostante frequentassi la palestra già da un po', non avevamo un rapporto molto confidenziale. Certo, lei era simpatica, era in gamba nel suo lavoro, era molto bella, non potevo negarlo. A volte capitava che ci fermassimo a parlare qualche minuto nell'attesa di cominciare, ma parlavamo di tutto e di niente, un approccio più intimo, da parte mia, era impensabile e anche lei, a ogni modo, non aveva mai dato l'impressione di volere qualcosa di più. E poi di più da chi? Da me? Era assurdo. Oltretutto, ciò che sapeva di me era quello che avevo preferito dirle, ovvero che ero in città da poco, che ero vedovo, che ero un avvocato. No, del fatto che mi prostituissi non sapeva nulla, e nemmeno sapevo spiegarmi per quale dannata ragione non gliene avessi parlato. Io non mi vergognavo di quel che facevo, soprattutto non di fronte a persone che mi conoscevano a stento, che non avevano con me alcun legame importante. Eppure, non ci ero riuscito. Ogni volta, guardavo in quegli occhi grandi, azzurri da fare male, e restavo senza respiro. E senza parole. E già non ne avevo tante.
    "San Valentino? Non saprei..." Mi ero grattato la nuca, il cuore aveva preso a battere all'impazzata, le mani che cominciavano a sudare. San Valentino. Non ne festeggiavo uno da secoli e mai avevo pensato che ce ne sarebbero stati altri. "Come, vorresti farmi perdere questo bellissimo prom?” disse sorridendo, sventolandomi un volantino davanti agli occhi con espressione decisamente esilarante.
    Inaspettatamente, come se a parlare non fossi io, dalla mia bocca venne fuori un sì. "Sai che c'è? Va bene. Se ti va di andarci, ti accompagno volentieri" le avevo detto. Liv aveva sorriso ancora, poi ci eravamo salutati e io ero tornato a casa. Da quel momento, non ci avevo pensato più, tanto il "danno" era fatto, e non ero un bambino, che cambiava idea di punto in cambio, che faceva i capricci. Anche se non comprendevo la ragione per cui avessi accettato di partecipare a un ballo in onore dell'amore e degli innamorati, io che non credevo più nell'amore e non ero innamorato, non mi sarei tirato indietro. E poi Liv era davvero bella quando sorrideva, non le avrei mai tolto quel sorriso dalle labbra.
    Mi guardai allo specchio: lo smoking scuro, il cravattino, la camicia candida, il viso fresco di rasatura, i capelli pettinati col gel, sembravo quasi normale. Un perfetto cavaliere, un fidanzato, ma non lo ero. Per Liv, sarei stato un semplice accompagnatore. Dopotutto, era questo che cercava da me, cosa poteva esserci di più?
    Passai a prenderla puntuale, fermai la macchina sotto casa sua, poi scesi dall'abitacolo ad attenderla. Avevo preso un bouquet per lei, anche se non ero pratico di queste cose, ma sapevo che a quel tipo di feste si usava così, che la damigella indossava una specie di bracciale di fiori da mettere al polso. Ecco, io ne avevo acquistato uno per Liv.
    Quando uscì per venirmi incontro, fu come vedere il sole dopo giorni e giorni di pioggia. Era davvero incantevole. Piegai in su un angolo della bocca, quando mi salutò. Ero pietrificato. Smettila di fare il coglione, muoviti, parla, lo sai come si fa, lo fai di continuo, sai fingere! Così mi dissi, ma sapevo, dentro di me, che quello non era un appuntamento come gli altri. Liv non era una cliente, e non meritava un uomo ambiguo, falso, accanto a sé, nemmeno per una sera, nemmeno se, da domani in poi, non ci saremmo più parlati, più visti. "Io... ho... Ti ho preso una cosa..." Tirai fuori il bracciale, lei mi porse la mano e glielo sistemai attorno al polso. "Non sapevo cosa avresti indossato, per fortuna non stona, anzi..." Sollevai lo sguardo e lo feci scorrere lungo il suo corpo. "Hai un vestito molto bello..." Sorrisi, mi sentivo un idiota e no, non riuscivo a fingere, anche perché ero lucido, dannazione! Non avevo buttato giù neanche un goccio, non mi ero fatto, ero vigile, sentivo tutto. "Andiamo?" Accennò di sì, quindi le aprii la portiera, lei entrò in macchina, io richiusi lo sportello e raggiunsi il posto di guida.
    "Perché io?" chiesi, di colpo, interrompendo il flusso dei miei e dei suoi pensieri. Non avevo acceso lo stereo perché non volevo che pensasse che cercassi una scusa per non conversare. "Spero solo di essere all'altezza."
    La location del ballo era la palestra della scuola. "Non sarò troppo vecchio, per questo?" chiesi a Liv, varcata la soglia. C'era qualcuno che faceva foto, sperai che non fosse obbligatoria, stavo quasi per defilarmi quando una voce mi raggiunse alle spalle con un: "Ehi, carino, la foto è di rito, se è di rito allora la devi fare!" Lo guardai, non sembrava nemmeno umano. Senza rendermene conto, afferrai la mano di Liv. "Che belli che siete. E ora dite... SCOSSAAA!!!" Non dissi nulla, sorrisi e basta. "Dobbiamo rifarla, è venuta mossa. Forza con la SCOSSAAA!!!" Era troppo. "Fai questa cavolo di foto, qualsiasi cosa tu sia, o ti prendo a calci nel culo!" Gli urlai. E finalmente ci riuscì. Lasciai la mano di Liv e proseguii verso l'entrata.
    Il salone della festa era molto suggestivo. C'erano tante luci, palloncini, addobbi dorati. C'era anche tanta gente, alla festa. Diedi una fugace occhiata, ma non scorsi volti conosciuti, e la cosa non doveva sorprendere, dato che ero nuovo in città. L'unica che riconobbi fu Kaja, la chef. La salutai con un cenno della mano, sorridendo. Avevo ancora impressa nella mente la disavventura del ristorante. Per fortuna, era una ragazza che sapeva il fatto suo e anche Sandra se ne era accorta.
    Mi avvicinai al buffet e versai del punch in un bicchiere, poi lo porsi a Liv. Io, invece, tirai fuori una fiaschetta dalla tasca interna della giacca. Di solito, a quelle feste non circolava alcol, ma se anche ci fosse stato, io avevo bisogno di qualcosa di forte. Molto. Bevvi alcuni sorsi, mentre una band improbabile suonava qualcosa di orribile. "Mi sanguinano le orecchie..." esternai, rimanendo serio. Non volevo essere duro, non con Liv, ma quella era una situazione in cui non mi sentivo a mio agio e, purtroppo, non riuscivo a nasconderlo.
    Dopo la band, fu la volta della musica dance. Liv, al contrario di me, sembrava conoscere molti dei presenti. "Divertiti con loro, balla, non preoccuparti per me. Starò qui a guardarti." Sorrisi ancora, la fiaschetta sempre in mano. Una ragazza dai capelli rossicci si avvicinò per parlare con lei. Liv la salutò, capii che si chiamava Serena. Mi guardò come se fossi più strano io del fotografo, o del trio delle meraviglie, ma potevo capirla, non ero l'accompagnatore ideale e Liv avrebbe potuto trovare di meglio. Ci presentammo, poi ci raggiunse un ragazzo, il tipo di Serena, immaginai. "Esco un attimo in giardino" dissi all'orecchio di Liv. Una volta fuori, mi scolai tutto. Poi, mi affacciai sull'uscio, non vedevo Liv, ma sperai che si stesse divertendo. Avanzai per la sala, lentamente, la trovai.
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    Era sola e. proprio in quel momento, la musica dance lasciò il posto a un lento. Non ero ubriaco, non quanto avrei voluto, e mi detestavo per non essere stato all'altezza. Mi avvicinai a Liv, scrollai le spalle, poi, sorridendo, presi le sue mani nelle mie. La guardai negli occhi, a lungo, quegli occhi che mi ricordavano troppo quelli di Linda. "Perdonami, ci ho provato, davvero, ma... non sono ancora pronto per questo." E tu non meriti un uomo come me, con i miei problemi. Poi, senza dire altro, la condussi al centro della pista e l'avvicinai a me. Le sfiorai la schiena e iniziammo a ballare. Sentivo il suo profumo, era inebriante, era meglio di qualunque droga, di tutti gli alcolici che mi ero scolato in quegli anni. "Non è il vestito, sei tu. Sei bellissima, Liv." Una mano risalì fino al suo volto, le accarezzai una guancia col dorso delle dita. Nel mentre, la strinsi a me un po' di più. Fu in quel momento che crollarono tutte le difese. Chiusi gli occhi, sfiorai il suo naso con il mio e cercai le sue labbra.
     
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    Roger [Malice] ❤ Jessica [Wade]

    Maritino, vuoi venire al prom con me?
    □SI □NO □OVVIO WADE □SI!!!
    (il consenso entusiastico è importante xoxo Il Cantante Mascherato)


    Quando Wade aveva consegnato a Malice il suo fantasmagorico bigliettino arricchito di erudite miniature disegnate con i suoi immancabili pastelli a cera durante il suo turno al Perception - naturalmente sotto consiglio di Maggie -, aveva potuto chiaramente avvertire il suo cuore cadere in fibrillazione. Mal era la luce dei suoi occhi, e da quando avevano iniziato a frequentarsi, Wade non aveva mai perso occasione di viziarla, proponendole ogni volta che ne aveva l'opportunità qualche esperienza diversa per condividere con lei il maggior numero di ricordi possibili. Quando poi uno dei suoi mille colleghi aveva scoperto i piani segreti della famigerata proloco di Besaid per festeggiare San Valentino, al mercenario si rivelò un'occasione più che ghiotta; il suo primo prom era stato uno schifo, quindi la possibilità di ripeterlo con la sua persona preferita lo emozionò non poco, e senza esitare, rivolse la sua "promposal" a Malice il prima possibile, scoprendo ben presto e con gran soddisfazione che anche lei sembrò essere entusiasta per la serata. Il 14 febbraio arrivò molto più velocemente di quanto Wade si aspettasse, allora provvide ad ultimare tutti i necessari preparativi rubando un abito elegante dalle tinte scure da un negozio di gran classe, procurando un leggero spavento al proprietario facendosi trovare in camerino con la calibro 22 fuori HEHE briccony, facendosi poi perdonare - sicuramente - lasciandogli una scatola di cioccolatini con su scritto "You're a Hero! Let's Be Friends!”, e prendendo in prestito ancora una la moto di Terje, vicino malvivente e malcapitato che nonostante tutto era riuscito a diventare una presenza affezionata nella vita del mercenario. Il veicolo a due ruote ovviamente era stato imbellettato Mr. Pool per l'occasione, riempito di nastrini bianchi e lustrini che l'avrebbero fatto brillare tanto quanto un riflettore hollywoodiano nella notte Besaidiana. Avrebbe potuto sembrare un azzardo, eppure Wade non avrebbe badato a nient'altro se non a regalare la più stravagante e soddisfacente delle esperienze per il primo prom di Malice ed effettivamente, anche il proprio, anche se un po' in ritardo. Si erano dati appuntamento a casa di lei, per poter poi dirigersi verso la scuola insieme, e nel fermarsi all'esterno dell'abitazione della ragazza, Wade si assicurò di essere pronto, con l'aiuto di White Box e Yellow Box. «Corsage?» Yyyyup, ce l'ho. «Telefono? Portafogli?» Affermativo! «Pistola? Coltello?» Oh yea! «Preservativo?» Stay safe kids! Adesso però zitti eh? Non conoscendo l'outfit della sua compagna - che era certo gli avrebbe tolto il fiato per almeno dieci minuti - Wade aveva optato per un corsage dai colori neutri, che si sarebbero sposati perfettamente non solo con le vesti ma anche con l'incarnato di Malice, procurandosene anche uno per sè già legato al proprio polso a Wade piacevano troppo i fiorellini e li voleva anche per sè. Dunque, dopo aver bussato alla porta, Wade attese trepidante l'incontro con la sua ragazza, elettrizzato di condividere con lei la serata di San Valentino. Chi è? Domandò Malice, il suo tono di voce giocoso schermato dal pannello della porta. Sono Batman. Rispose Wade ridacchiando, senza però dimenticare di rendere la voce più profonda per imitare quella del supereroe DC.
    Una volta che Mal si mostrò ai suoi occhi, il mercenario non potè fermare il moto gravitazionale della sua mascella, che cascò direttamente verso il basso in un'espressione del tutto incantata. Sweetcheeks! Mi farai prendere un infarto prima o poi! Sei bellissima, dammit! Affermò immediatamente lui, sorridendo prima di avvolgere una mano in quella di Malice, ricoperta dai suoi guanti setosi Jesper approva, per avvolgere il suo polso con il corsage. Mwah, chef's kiss, belissimo. Mormorò affascinato, imitando al tempo stesso il famoso meme, e dopo aver riservato alle labbra della ragazza un leggero bacio, il giovane mostrò il bolide scintillante alla sua compagna, sperando che fosse di suo gradimento. Mia signora, il suo destriero la attende, non certo perchè volevo sentirla appolipata a me già dal primo minuto, nono! Dichiarò solennemente Wade, che offrendo il gomito alla sua bella, le propose di seguirlo per raggiungere il posto dell'evento, non troppo lontano dall'abitazione. Il tragitto infatti durò poco più di dieci minuti, ed una volta giunti nel parcheggio della scuola ed aver raschiato la vernice ad un paio di macchine nel processo, Wade si premurò di posteggiare, per poi riprendere la mano di Malice ed osservarla per qualche attimo. Era così felice che avrebbe potuto piangere, se non fosse che l'emozione si era unita ad un'euforia che Wade non avvertiva da anni, merito della compagnia della ragazza che aveva deciso di cingergli la mano con la sua poco prima. Certo che sarà fighissimo un prom americano in Norvegia, babes! Quello che ho passato negli States è stato proprio uno schifo quindi mi sento proprio euforico, che ne so magari danno la zuppa di balena al posto del punch! Iniziando così a parlare a manetta come suo solito, Wade si affrettò a raggiungere l'ingresso della scuola, immancabilmente e positivamente agitato dalla sola presenza di Malice. Superarono quindi l'arco di luci, ed una volta in palestra, si fermarono alla fine di quel luminoso percorso, in fila per scattare la foto con quel tipo abbronzato e robotico con cui Wade aveva scambiato un cocktail d'olio per motori dopo la trasmissione di Malgy a Natale. SORPRESONA però! Cosa vedono i miei occhee sgranouchee! Target acquired. Quello lì infondo era forse... PRINCIPESSSAAAAAAAAA!!!! Correndo a tutta velocità - solo ovviamente dopo essersi scusato con Malice ed essersi infilato la maschera sulla testa non chiedete dove l'aveva nascosta - Wade si diresse verso il malcapitato archeologo, che fu placcato rovinosamente nel giro di pochi secondi, preso in braccio bridal style dal mercenario entusiasta. CHE CI FAI QUI EH?!?!?! Non dirmi che mi aspettavi, guarda che io il bigliettino sotto il cuscino te l'ho lasciato! Trillò lui, stringendosi il giovane malcapitato al petto mentre strepitava per lasciarsi liberare. Lasciami! Wade! Che cazzo fai? Per Giunone, lasciami! Annuendo appena, Wade lo dondolò ancora un pochetto tra le sue braccia prima di permettergli di toccare terra, ed una volta fatto, gli posò un microscopico bacio sulla fronte. Divertiti principessa, la tua date è stupenda! Liz ha fatto bene a portarti qua, non deluderla!!! Ben felice di fare la conoscenza anche della dolce compagnia di Adrian, a cui andò un bacino volante del tutto amichevole, Wade si fermò con Malice davanti a quello strano ma divertentissimo fotografo. SCOSSA???? Sfiorando dunque con le labbra il padiglione auricolare di Malice, Wade sorrise e prese a sussurrare dolcemente: Al tre urliamo "Va beeeeeene!" okay babe? Con le dita allora prese a gesticolare, per dare l'attacco una volta messi in posa guancia contro guancia tipo delle dolci lontre: 1, 2, 3... VA BEEEENE! FLASH!! Wade si sentì per un attimo come quando sniffava tonnellate di cocaina in una volta, però per fortuna non subì alcun trip e i suoi occhi si poterono ambientare nuovamente alle luci soffuse dell'ambiente, mettendo a fuoco la figura di Malice e quella dello spazio circostante in poco tempo, preoccupandosi di portare un braccio attorno ai suoi fianchi nel caso in cui lei si fosse sentita meno stabile dopo quella sparaflashata.
    Tuttavia si trovò ad abbracciare l'aria, dato che Mal parve essersi ripresa molto prima di lui, ora ferma a conversare poco lontano con una ragazza dai capelli biondi, che mentre il mercenario rimuoveva la maschera per nasconderla nuovamente nel posto segreto, stava ammirando la mise di Malice facendole compiere una graziosa giravolta. -Ciao dolcezza. Wow.- Uno sguardo gentile e luminoso salutò il viso di Delilah una volta che Wade fu nuovamente vicino alle ragazze, annuendo alle parole di quest’ultima nel posare amorevolmente un bacio tra i capelli di Malice. -Tu sì che sai cos’è che vale.- Ed era vero; Wade non poteva che sentirsi fortunato nell'essere accompagnato da una ragazza così meravigliosa, e ben conscio di non potersi dire del tutto meritevole delle sue attenzioni, si sarebbe impegnato nel far sentire Mal la più apprezzata e viziata tra le donne lì presenti. Sono molto fortunato. L'oréal anche a te, pellegrina~ Commentò solennemente lui, dapprima serio e poi andando a scivolare nel devasto crescente come suo solito. Non appena Delilah ebbe fatto la sua uscita dal campo visivo della coppia, a fare capolino fu la chioma bionda e sempre impeccabile di Isie, alla quale Wade si avvicinò dopo aver preso affettuosamente Malice per mano, ben felice di poter vedere i loro due corsage combaciare in quella tenera stretta. Boss! Boss! Ciao, come sei bella, woot woot! Si complimentò lui, affrettandosi ad abbracciare con l'arto disimpegnato la sua adorata boss, che salutò entrambi calorosamente come sempre. Scommetto che saranno caduti tutti ai tuoi piedi, chi è la tua date? Sarà difficile scop- Interrompendosi a metà frase, Wade sollevò platealmente gli occhi al cielo, nel notare che tra tutti, la splendida Isie aveva scelto proprio Magnus per andare al prom. Ah beh, guarda chi si vede! Attento a cosa bevi stasera, mofo, non si sa mai! Cinguettò Wade lasciando una schicchera sulla fronte dell'altro, fortemente tentato nel sputacchiargli nel bicchiere una volta distratto, eppure trovò più edificante demordere - al momento - poichè quella sola azione stupida lo avrebbe distratto dal regalare a Malice la serata che meritava - aggiungendo anche il fatto che se Magnus si fosse casualmente sentito male, la serata sarebbe stata meno gradevole anche per Isie, che di certo Wade non aveva alcuna intenzione di deludere! Quindi, dopo aver dedicato un gestaccio affettuoso all'uno ed un bacio volante ed un augurio all'altra, il mercenario tornò ad incontrare lo sguardo della compagna.
    Ti va di spanzarti di cibo e poi di ballare con me dopo la pausa ruttino, milady? Domandò lui, indicando con un leggero cenno della testa il buffet ricco di cibo e su cui era posizionato in bella mostra il punch, sicuramente già corretto da qualcuno - probabilmente la funky tipa-unicorno di Instagram! Allora, una volta ottenuta la sua risposta, Wade non tardò nel riempire il piatto di Malice e il proprio di leccornie, rustici, focaccette, panini, ed anche lo stufato di balena perchè la proloco non delude mai(?). Il pasto fu lauto e soddisfacente, e Wade non perse occasione di restare a contatto con Malice. Sai che sei bellissima? E che mi fai sentire davvero felice? Capisci sei.. sei meglio di tutto e di tutti, sei... molto… meglio dei chimichanga! Sono davvero super duper entusiasta che tu sia qui con me, non potevo sperare in una date migliore! E va bene wii ora divento cheesy e puoi darmi un pugno in faccia. Avendo allargato quindi un braccio per ospitare le spalle di Mal in una amorevole presa, Wade si concesse di perdersi in un genuino e innamorato sproloquio, che gli permise di esternare, almeno in parte, tutte le emozioni che lo stavano sopraffacendo in presenza della sua adorata Malice. Non c'era però tempo da perdere, e dopo aver scambiato qualche tenerezza, Wade fu il primo ad alzarsi ed a portarsi una mano al petto con fare drammatico. Ma come?! Non mi hai ancora invitato a ballare?! Solo una volta che ebbe udito la risata della ragazza avvolse una mano nella sua, conducendola in pista per godere della musica del deejay Malgy e delle occasionali urla de LO SCHIANTOOOAAOAOA. A dirla tutta, a Wade non importava un fico secco della playlist; avrebbero potuto suonare il suo amato Skrillex, Albanone, o Mozart, ma tutto ciò che sentiva, che vedeva e che percepiva era Malice. Ora con le braccia attorno ai suoi fianchi e la fronte contro la sua, Wade ne scrutò ogni movimento, ogni più minima reazione, mentre anche sotto la musica ritmata che suonava prima del lento aveva già iniziato ad ondeggiare quietamente; quel tempo era unicamente loro, creato e vissuto esclusivamente in quell'intreccio di sguardi e di braccia. La canzone cambiò, ospitando tinte più dolci e romantiche, e Wade quindi si concesse di stampare un paio di baci sulla guancia della sua compagna, sollevando un braccio per sfiorare la sua guancia in una carezza, non interrompendo quelle tenerezze finchè la canzone non sembrò sul punto di concludersi, al che Wade riportò la mano di Malice nella propria, distanziandosi da lei solo per farle compiere una giravolta su se stessa e riportarla tra le braccia con un drammatico casquet che avrebbe fatto invidia ai più teatrali film anni 50 o bische clandestine di tango in argentina (ciao Iago), coronando il tutto con un altrettanto epico bacio, posato con attenzione e sentimento tra le labbra di Malice. Incredibile, come qualcuno capace di uccidere con tanta forza potesse schiudere le labbra in un bacio che tanto assomigliava ad un battito d'ali di farfalla.
     
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    Erik & Kaja

    Era ormai da qualche settimane che lui e Kaja avevano iniziato a frequentarsi. Era avvenuto in maniera del tutto naturale, quasi spontanea. Era cominciato tutto con una iniziale complicità dovuta ai loro vuoti di memoria, per via della partenza da quella strana città. Si erano sentiti subito compresi e quello aveva contribuito a farli avvicinare fino a che lui non aveva deciso di lanciarsi e chiederle di uscire, un vero appuntamento insomma, dopo le tante altre uscite. Era piacevole stare insieme a Kaja, il suo sorriso sapeva sempre illuminare il mondo attorno a lei e la sua spensieratezza riusciva a distrarlo da qualunque altro problema potesse esserci nella sua mente. Riusciva quasi a dimenticare di aver perso una parte di sé quando era in sua compagnia. Quella ragazza dai capelli rossi era come un piccolo vulcano in grado di concentrare tutta l’attenzione su di sé e, dopo tutte le strane occhiate indispettite che gli erano state rivolte da quando era arrivato a Besaid, lei era stata come una ventata d’aria fresca di cui sentiva sempre più l’esigenza. Era stata lei, circa una decina di giorni prima, a fargli sapere che a Besaid stavano organizzando un ballo, come quelli che si facevano al liceo, aperto però a chiunque avesse intenzione di iscriversi e di partecipare. Ci aveva pensato un po’ e poi aveva deciso di proporle di andare al ballo insieme a lui, come ai vecchi tempi, nella speranza che quell’evento potesse risvegliare in loro qualche ricordo e aiutarli a fare un po’ di luce nel loro passato. Le morie, dopotutto, non sembravano seguire uno schema preciso per farsi di nuovo vivide nella mente, quindi qualunque cosa poteva essere più o meno utile e poi ogni occasione era buona per divertirsi. Quando lei aveva accettato aveva fatto il possibile per organizzarsi al meglio, noleggiando un abito adeguato per la serata e facendo il giro di tutti i fiorai di Besaid per cercare quello più adatto a riprodurre il fiore che ricordava di averle visto al polso in quel flash che aveva avuto del loro passato. Sapeva benissimo che quella era solo una sciocchezza e che non sarebbe bastato aggiungere dei dettagli uguali al passato per riaverlo indietro, ma aveva comunque istintivamente pensato che potesse essere una buona idea.
    Si era preparato con un po’ di anticipo, indossando il completo (X X) nero preso per l’occasione con cravattino annesso, aveva portato l’auto dal meccanico per evitare brutte sorprese dell’ultimo minuto e aveva tentato di curare ogni più piccolo dettaglio. L’appuntamento era a casa di Kaja, circa una mezz’ora prima dell’inizio della festa, così da poterle dare il corsage (X) e permetterle di indossarlo e magari scattare anche qualche foto prima di partire, prendendosela con una certa calma. Erano adulti ormai, quindi il ballo dell’anno organizzato nella palestra del liceo non era più nelle loro massime aspirazioni, ma era comunque un’occasione carina per passare del tempo insieme e per questo intendeva sfruttarla a pieno. Aveva dato un’ultima controllata al suo aspetto davanti allo specchio, si era appuntato un fiore rosso nella tasca della giacca, per riprendere i fiori che avrebbe regalato a Kaja e aveva preso la scatola trasparente che li conteneva, avviandosi verso la porta di casa. Il suo migliore amico lo aveva preso in giro per qualche giorno per quella sua idea di andare ad un Prom ma lui se ne era fregato bellamente, finendo per assestargli qualche pugno ben studiato per zittirlo un po’. Una volta raggiunta l’abitazione di quella che forse ormai avrebbe potuto definire la sua ragazza, aveva parcheggiato sul lato della strada di fronte all’ingresso, aveva spento il motore ed era sceso dall’auto per andare a suonare il campanello. Fu Inga, la sua coinquilina, a rispondere, invitandolo a salire in attesa che Kaja terminasse di truccarsi. Sorrise mentre percorreva a piedi i due piani di scale per poi venire accolto dalla ragazza che lo invitò ad accomodarsi in soggiorno.
    Attese giusto pochi minuti, trascorsi in tranquille chiacchiere con Inga, prima di vedere apparire Kaja, in un abito bianco bellissimo che le donava molto. -Sei bellissima. - le disse, con un ampio sorriso, mentre si alzava in piedi e le consegnava la piccola scatola trasparente che conteneva il corsage. -Che ne pensi? Può andare? - domandò, in attesa di una sua risposta, prima di aiutarla a indossarlo e offrirle quindi il braccio. Inga iniziò prontamente a scattare qualche foto, come se fossero stati una coppia di vip di cui era importantissimo documentare ogni passo e poi anche Erik alla fine sfoderò il telefono per fare un selfie appena più scherzoso e divertente per poi uscire insieme a lei. -E’ strano pensare che sarà un po’ come ai vecchi tempi, anche se non ho idea di come fossero i vecchi tempi. - mormorò, scuotendo appena il capo, prima di aprire la portiere alla ragazza e lasciarla entrare, per poi salire dal lato del conducente, diretto verso la scuola. Ovviamente non aveva idea di dove si trovasse sino a due giorni prima, quando aveva cercato le indicazioni per poter studiare il percorso migliore ed evitare di fare una figuraccia, perdendosi in mezzo alle strade sconosciute di Besaid e rischiando di non arrivare mai a destinazione. Nei parcheggi esterni avevano già iniziato ad accumularsi alcune automobili e furono quindi costretti a parcheggiare a qualche metro di distanza dall’ingresso. A vederla dall’esterno la scuola sembrava un posto come tanti, senza particolari addobbi e fu invece quando varcarono la soglia della palestra che poterono notare i tendaggi bianchi e dorati e le luci con cui avevano allestito uno spazio altrimenti neutrale. -Però, non male. - commentò, sollevando in aria lo sguardo mentre si mettevano in fila per fare la foto di rito, così come tutte le altre coppie che erano entrate prima di loro. Era uno strano tizio a fare le foto, che chiese loro di dire “Scossaaaa?” prima di fare la foto. -Sul serio amico? Non so perché ma me la ricordavo diversa. - commentò, prima di stringere la vita di Kaja con un braccio e avvicinarsi maggiormente a lei per quella foto, facendo felice il fotografo con la sua espressione preferita. -Ma secondo te è venuta bene? Non so perché ma quel tipo non sembra avere tutte le rotelle a posto. - mormorò, all’orecchio di Kaja, mentre andavano avanti di qualche passo per liberare la postazione delle foto. -Che dici? Ne facciamo un’altra? - le chiese, con un sorriso allegro, mentre preparava il telefono, lasciandole un dolce bacio sulla guancia prima di scattare la foto.
    Prese la sua mano e, tenendola stretta, come se avesse paura che qualcuno potesse portargliela via a causa di un po’ di disattenzione, cercarono di avventurarsi nel resto della sala. -Vado a prendere qualcosa da bere. - le disse, chiedendole di aspettare vicino ad alcune sedute, così che non dovesse camminare troppo su quei tacchi che a lui sembravano decisamente scomodi. Si versò un primo piccolo sorso di punch, per capire se fosse bevibile, riscontrando con una certa gioia che qualcuno doveva averlo corretto con qualcosa di più alcolico. Sorrise, ringraziando mentalmente chiunque fosse stato, per poi riempire due bicchieri e avventurarsi alla ricerca di Kaja. La vide in compagnia di due ragazzi dai tratti orientali, che non ricordava di aver mai visto prima e si avvicinò quindi lentamente, cercando di non essere troppo invadendo, sorridendo una volta raggiunto di nuovo il fianco di lei e porgendole il bicchiere, restando ancora qualche momento in silenzio. -Ciao, non volevo interrompervi. - li salutò, per poi allungare la mano libera in direzione dei due e presentarsi. -Erik. - disse soltanto, immaginando che uno dei due dovesse essere il famoso Yoongi di cui lei tanto gli aveva parlato. Si scambiarono qualche breve chiacchiera poi ognuno prese la sua strada per festeggiare nel modo che preferiva. Dopotutto era San Valentino no? Era un peccato che lui non conoscesse nessuno e non avesse quindi delle persone da salutare ma in fin dei conti non era ancora sicuro di voler rimanere in città troppo a lungo, anche se piano piano stava trovando delle persone che lo stavano convincendo a restare. -Mangiamo qualcosa? - le propose, giusto per evitarle di mandare giù troppo alcol a stomaco vuoto. Lui lo reggeva piuttosto bene ma forse sbagliava a dare per scontato che anche per lei dovesse essere lo stesso.
    Dopo aver girovagato un po’ per la sala, osservando tutte le varie decorazioni e fermandosi qua e là intercettò il palco su cui si sarebbero esibite le varie band della serata. Lo indicò a Kaja, chiedendole con un cenno del capo se le andasse di avvicinarsi ad ascoltare un po’ di musica insieme a lui, come avevano fatto il giorno in cui si erano ritrovati, in quella strana cittadina, proprio ad un evento musicale. Da buon musicista non sapeva resistere quando si trovava davanti un palco su cui qualcuno si sarebbe esibito dal vivo. Parlare diventava un problema sempre maggiore con il tempo visto che il volume delle voci e della musica non faceva che salire a mano a mano che la gente continuava ad arrivare, riempiendo la sala. Rimasero per diversi minuti nei pressi del palco, a muoversi a ritmo di musica tra un sorriso e l’altro, prima che il terribile trio LO SCHIANTO facesse il suo ingresso, mandando in tilt i timpani di chiunque. -Ok, forse è meglio se andiamo a prenderci un altro po’ di punch! - le disse all’orecchio, costretto ad alzare notevolmente la voce per farsi sentire con tutti quei terribili acuti. Avrebbe avuto gli incubi per settimane, ne era certo. Per fortuna la Regina Malgy salì presto sul palco a domare il trio terribile, concentrando nuovamente l’attenzione su di lei, splendente come ad ogni evento che si rispettasse, per poi mandare della musica più soft, che aiutò a tranquillizzare gli animi e anche un po’ a scaldarli. -Penso di aver perso l’udito da un orecchio. - disse, scoppiando a ridere con aria decisamente divertita, per poi guardare di nuovo Kaja e sorriderle. -Direi che ci vuole dell’altro punch. - commentò mentre, offrendole il braccio come un vero cavaliere, la scortava di nuovo verso il tavolo del buffet e delle bevande. Sorrise, felice di averle proposto quella serata che, per quanto bizzarra, stava comunque risultando particolarmente piacevole. Le feste dopotutto servivano a divertirsi e a non pensare a nient’altro.
    Quando la presentatrice d’onore della serata richiamò l’attenzione di tutti per dare inizio al lento allungò la mano in direzione di Kaja e, esibendosi in quello che doveva sembrare un vago inchino, la invitò a ballare. -Balliamo? - disse poi, semplicemente, senza troppi fronzoli. Dopotutto, per quanto si fosse sforzato di rendere la loro serata perfetta in ogni dettaglio, lui continuava a ritenersi una persona semplice, che viveva alla giornata. Strinse appena la sua mano quando lei accettò, per poi condurla verso la pista, tenendo una mano nella sua e andando a portare l’altra invece attorno alla sua vita. Le sorrise, mentre lentamente la musica iniziava a riempire la sala e anche tutte le altre coppie attorno a loro si muovevano a ritmo di musica, ballando ognuna a modo proprio. Non erano ballerini professionisti e nessuno per fortuna aveva cercato di insegnare loro una coreografia, quindi potevano limitarsi ad essere loro stessi, con i loro pregi e i loro difetti. Rimase in silenzio, con un sorriso tranquillo e felice stampato sul volto, mentre cercava di accompagnare i suoi passi. Non ricordava di aver mai imparato a ballare, eppure muoversi in quel modo gli venne assolutamente naturale, come se qualcuno tempo prima glielo avesse insegnato. Probabilmente era una delle tante cose che aveva scordato, unita ai suoi amici, ai suoi gusti, alla sua famiglia, ma cercò di non pensarci, prendendola semplicemente come una piacevole sorpresa che gli avrebbe permesso di non fare una pessima figura pestando i piedi della sua accompagnatrice ad ogni passo. Di certo non sarebbe stato molto romantico farla tornare a casa con un gran mal di piedi causato da lui. Da quella distanza così piccola poteva percepire il profumo di lei inondargli le narici, come se si fossero trovati distesi su un campo di fiori. Continuarono a muoversi lentamente, seguendo il ritmo, fino a quando spostandosi leggermente di lato incontrarono una piccola chiazza di liquido che qualcuno doveva aver versato per sbaglio e che rischiò di far inciampare Kaja facendola finire a terra. La afferrò stretta, impedendole di cadere e stringendola a quel punto più forte a sé, portando il suo petto a collidere con quello di lei, prima di sorriderle di nuovo. Non era raro che piccoli avvenimenti come quelli capitassero in compagnia di Kaja, ma lei non si scomponeva mai e questa era una delle tante cose che gli piacevano di lei. Sapeva sempre trovare il sorriso, anche davanti a cose per cui altre persone avrebbero forse perso le staffe. -Presa! - disse, soltanto, prima di annullare la distanza che c’era tra di loro congiungendo le loro labbra in un bacio. Iniziava a sentire la mancanza delle sue labbra rosee e quello era forse il momento più romantico di tutta la serata. La tenne stretta mentre le sue labbra si muovevamo piano contro le sue, per poi mordicchiare appena il suo labbro inferiore, felice, come non ricordava di essere stato da molto tempo. Fu un bacio lungo e carico si sentimenti, che si protrasse a lungo, fino alla fine del ballo.
    Si allontanò appena giusto quando la musica finì, sentendosi quasi costretto a farlo, notando soltanto in quel momento, con la coda dell’occhio, una figura conosciuta. Era strano vedere Ophelia solo in quell’istante, se l’avesse notata prima magari si sarebbe potuto avvicinare a scambiare quattro chiacchiere e avrebbe potuto farle conoscere Kaja. L’immagine del tipo che la accompagnava arrivò solo dopo alla sua mente, come uno strano pugno nello stomaco che smorzò per un istante il suo sorriso. Non capiva perché la cosa avesse provocato in lui un leggero moto di fastidio, dopotutto anche lui era in compagnia e aveva pensato sin dal primo istante che Ophelia dovesse aver voltato pagina da tempo ed essersi rifatta una vita, allora perché gli sembrava improvvisamente così strano? Si scambiarono uno sguardo che sembrò durare un’ora intera in cui gli parve quasi di vedere la sua espressione cambiare, facendosi più seria, poi lei tornò a guardare il suo accompagnatore e, dopo aver mormorato qualcosa nella sua direzione, si avviarono presto verso l’uscita.
    Si chiese che cosa potesse essere capitato, forse avevano un impegno o magari si era sentita male? Cercando di non pensarci riportò anche lui l’attenzione su di Kaja, sorridendole di nuovo. -Ho notato una ragazza che conosco, più o meno ma.. è uscita. - mormorò, spiegandole che cosa era appena capitato, affinchè lei non si preoccupasse. La regina richiamò l’attenzione di tutti verso il palco, per la premiazione della miglior coppia del ballo, ma i fortunati vincitori non riuscirono a ottenere le loro corone perché la regina le rubò entrambe, andando a metterle sulla sua testa. -Incredibile. - mormorò divertito, scuotendo appena il capo. Ormai poteva dire di averle viste praticamente tutte. -Ti va di uscire a fare due passi nel giardino? Inizia ad esserci un po’ troppo caldo. - disse, allentando appena il papillon che aveva indossato per la serata che iniziava a stringere e a dargli l’idea di stare per soffocare. L’aria fresca della sera lo invase come una ventata piacevole che gli fece chiudere appena gli occhi e inspirare a pieni polmoni. Si accomodarono su una delle panchine poco distanti e lui sollevò appena il capo a guardare il cielo. Era una splendida serata stellata e non poteva esserci nulla di meglio per coronare la serata, anche se Kaja iniziò a mostrare i segni di una leggera ubriachezza. -Mi sa che abbiamo bevuto un po’ troppo. - le disse, ridacchiando, dandole un leggero bacio sulle labbra prima di alzarsi in piedi e porgerle la mano. -Posso riportarla a casa? - chiese, con tranquillità, aspettando di ricevere la sua mano prima di avviarsi verso la sua auto.
     
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    [ Jesper & Ophelia - I parte ]

    Ophelia Jensen-Spector | '94 | proiezione mentale | sheet
    Osservava appeso davanti al suo armadio, l’abito che aveva scelto qualche giorno prima per quella serata. Aveva chiesto a Skye se le andava di accompagnarla, sapeva che in quel periodo l’amica aveva bisogno di distrarsi e distendersi i nervi ed Ophelia, era stata ben felice di passare un po’ di tempo con lei. Doveva ammettere poi, che Skye aveva buon gusto ed aveva avuto ragione quando, le aveva suggerito di prendere quell’abito che si intonava molto di più con i suoi occhi [click]. Jesper, le aveva mandato un messaggio per avvertirla che sarebbe passato a prenderla entro mezz’ora ed Ophelia, già docciata, decise di anticiparsi con la scelta dai trucchi e degli accessori. Era piena di orecchini ed anelli, le piacevano e non poteva fare a meno di comprare quelli fatti artigianalmente. Una volta truccata e agghindata, si recò nuovamente in camera per indossare l’abito e quelle scarpe che, sperò vivamente, non le facessero male per tutta la serata. Ophelia era una ragazza semplice e, nonostante avesse gusto e ci tenesse ai propri look, aveva uno stile molto casual e non era solita rivestirsi in quel modo. Perfino suo padre, si commosse quasi vedendola così si, che sembri una donnina, la prese poi in giro, prima di aprirle la porta per farla scappare verso la macchina dai vetri oscurati con cui Jesper era solito andare in giro. La accolse, in piedi fuori dalla macchina, pronto a donarle quel corsage in perfetta palette con il suo abito. Lei lo mise al polso, mentre lui lo sistemò nel taschino della giacca scura. Ciao! lo salutò dolcemente, posando fugacemente le sue labbra su quelle rosee di lui. Stai molto bene lo elogiò, mentre prendeva posto sui sedili della macchina guidata da Ian, l’autista che li avvertì solo una volta arrivati alla palestra. Pronta? domandò Jesper, scendendo per primo dall’auto, per poi donare il suo aiuto alla dama, da vero cavaliere Pronta! esclamò lei, seguendolo all’interno della palestra imbandita a festa.
    Era tutto molto semplice, ma affascinante. Le luci, le decorazioni, sembrava di essere ad uno di quei balli liceali che Ophelia non aveva mai troppo apprezzato. Lei non era mai stata una persona sveglia e “da molti fidanzati”, motivo per cui non aveva mai partecipato a feste come quelle durante le medie o le superiori. Successivamente, quando si era fidanzata con Erik, aveva partecipato a tutt’altro tipo di feste ed esseri li, in quel momento, la divertiva. Jesper la teneva a suo fianco e quasi la usò come scudo quando scoprì la follia del fotografo di quella sera che continuava ad urlare SCOOOSSAA! prima di ogni singolo scatto. Non so se esserne divertita o spaventata! rise Ophelia, voltandosi verso Jes che sembrava stordito tanto quanto lei se non son matti, non si vogliono! rise ancora, prima di fuggire da quel set da strapazzo che si era creato e dirigendosi, verso una parte della sala nell’attesa che Jesper le portasse qualcosa da bere. In quel momento, vide finalmente Sam che si avvicinò a lei sei bellissima! esclamò, abbracciandola stretta stretta, mentre con la mano salutava anche Adam, li vicino a loro. C’è anche Liv, l’hai vista? chiese Sam, citando la ragazza che lavorava nel loro posto di ritrovo preferito l’ho vista, niente male lui! ammise maliziosa, ridendo con l’amica che poi si congedò per raggiungere la pista da ballo con il suo lui. Quando finalmente Jesper tornò, sembrava essere stizzito ed Ophelia non potè fare a meno di chiedergli cosa fosse successo, senza riscuotere troppo successo. Fù un secondo, che si trovò sul set fotografico con il principe della seta e la regina del gossip, RaCazzi se volete facciamo un selfie tutti insieme! in una di quelle foto che sarebbero passate alla storia. Quando Malgissen li ebbe abbandonati, Ophelia si voltò verso il suo accompagnatore pretendendo che gli inviasse subito LA foto della serata. Quanto siamo belli! rise, zoommando i loro volti sulla foto. Lei, faceva la linguaccia ed aveva gli occhi chiusi mentre Jesper, aveva un occhio chiuso ed uno aperto diciamo che siamo più belli dal vivo, eh?! rise ancora, prima di seguirlo al centro della pista dove fecero qualche ballo, prima di fermarsi poi, a ballare il tanto acclamato lento. Le mani di Jesper scivolarono sulla sua schiena, mentre lei si avvicinò di più a lui, facendo aderire i corpi l’uno all’altro. Sorrise, mentre con la guancia si appoggiò delicatamente a quella di lui. Aveva un buon odore Jesper, fresco e deciso, in armonia con la sua persona. Si lasciò cullare fino a quando non la prese per la mano, così da concederle una piroetta su se stessa che le fece avere una visuale più ampia sulla sala. Li a qualche metro da loro, Ophelia riconobbe una persona che le fece mancare un giorno, anziché un battito del cuore. Poco distante da lei c’era Erik, con un'accompagnatrice dai capelli rossi e dai grandi occhi azzurri. Erano vicini, così vicini che fece male, come camminare su un fuoco ardente e decisamente peggio di ricevere un pugno allo stomaco. Era sconvolta e nonostante cercasse di nasconderlo, il suo volto si era come ricoperto di un velo scuro, che aveva fatto spegnere il suo sorriso ed incupire i suoi occhi grandi e chiari. Non le era mai successo prima, non aveva mai affrontato la scoperta di un ex con una nuova compagna, Erik era stato l’unico e lui, era scappato lontano da quella città. Le mancava l’aria, le veniva da vomitare, non sapeva come fare a stare ancora lì e quando i suoi occhi, si legarono a quelli di lui, un turbinio la invase. Stava tremando ed aveva bisogno di andare via, di scappare da quello spettacolo nauseante Ho.. ho bisogno di uscire farfugliò a Jesper, prima di abbandonare la sala a gambe levate, senza neanche aspettare che lui le desse il consenso e tanto meno, senza aspettare che lui uscisse con lei. Doveva andare via e, doveva farlo subito ed era certa che Jesper l’avrebbe seguita perché lui, era un gentiluomo.

    Edited by charmolypi - 19/2/2020, 09:16
     
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    Rose Moon Garrow • Barista

    Rose Moon Garrow & Zach Price


    Era impazzita,non c’era altra spiegazione a meno che all’improvviso il fantasma formaggino non avesse preso di colpo possesso del suo corpo - ben deciso a burlarsi di lei - e aveva parlato al posto suo per metterla in così tanto disagio da farla passare da un naturale color pesca - il colore della sua pelle - alla barbabietola più matura.
    Era arrabbiata con il fatto di non essersi saputa controllare e che da un po’ di tempo a questa parte sembrava essere un’altra persona,qualcuno di ben diverso dalla ragazza solitaria e introversa che era ormai da molto tempo.
    Di preciso non riusciva a capire dove collocare questo cambiamento,tuttavia era certa che la presenza di Zach centrasse qualcosa da che era passata al sorridergli quando lo vedeva entrare nel suo locale,sollevata di vedere una faccia conosciuta, al parlare e scherzare con lui quando passava da quelle parti senza più dover fare la sostenuta su cosa si imponeva di dire e cosa no.
    Di certo la notte di Hallowen,l’apocalisse scampata e successivamente le domande di lui circa la sua persona,aveva o giocato un ruolo fondamentale in quel cambiamento che,seppur leggero,caratterizzava per la bionda un immenso passo avanti e la possibilità di uscire un po’ da quell’oblio che l’aveva inghiottita.
    Quindi che aveva fatto?
    Nulla in realtà,nulla di cui vergognarsi se non avesse iniziato a balbettare come una deficiente prendendo il discorso da “c’era una volta” e girandoci attorno senza sapere come dirlo.
    Voleva fare una cosa per lui dato che Zach si era mostrato così attento verso di lei da staccarla dalla sua quotidianità,ma rose non aveva mai fatto il primo passo con nessuno perché non aveva mai avuto desiderio di conoscere la sua lei interessata all’altro sesso ,imponendosi di avere sempre altre cose per la testa.
    tu sai... cioè se non vuoi,insomma noi,tu,io,stavo pensando... ma se non ti va non sei obbligato. Magari è una stupidaggine,no vabbè è sicuramente una stupidaggine... io poi queste cose le odio insomma chi ci va ancora? Ma chi le organizza? mentre lei diventava paonazza il viso di Zach tratteneva un evidente risata. Lei non poteva fargliene una colpa perché se fosse stata al posto suo ad una scena del genere avrebbe finito col farsi andare di traverso qualsiasi cosa stesse mangiato o di sputare la birra come un idrante impazzito posseduto dal demonio.
    ok lo dirò e basta accidenti! Vuoi venire a quello stupido ballo di San Valentino che stanno organizzando? Con me? . Fatto.
    L’aveva sparata tutta d’un fiato nascondendosi dietro alle mansioni del suo lavoro e riprendendo a sciacquare bicchieri come se non ci fosse un domani. Era rimasta sconcertata quando Zach aveva detto di sì.
    Inutile dire che la scelta del vestito era stata uno dei traumi più grandi poiché Moon non aveva mai indossato un vestito elegante ne avuto necessità di farlo... neppure quando ne aveva l’età aveva scelto di partecipare al ballo della sua scuola ed il fatto che a distanza di anni avesse voluto riproporre a se stessa questo inutile incubo la faceva sentire una deficiente.
    Aveva chiesto aiuto a Liv ovviamente,l’unica che avrebbe potuto darle una mano e che le aveva prestato - dopo innumerevoli prove - uno dei propri vestiti xxx aveva optato per qualcosa che si addicesse a una come lei,non abituata a vestiti scollati e fin troppo vistosi ma che nel complesso sarebbero stati perfettamente in linea con la serata.
    L’unica nota positiva e che aveva trovato perfettamente in linea con il biondo,era che non c’erano state pretenziosi noleggi di limousine ne macchine - catorci che li avevano accompagnati per miracolo; Zach si era presentato a bordo della sua moto davanti al locale dove Rose lavorava - luogo che si erano dati come appuntamento per raggiungere il ballo assieme - . Prima di allora non era mai salita su una motocicletta - . Ad ogni modo,nonostante l’ingombro del vestito lungo era riuscita a intrecciarlo in grembo,scoprendo le snelle gambe nude e intrecciando le mani attorno alla vita di Zach sfrecciando in sella alla moto come in una moderna rivisitazione di “via col vento” .
    Quando raggiunsero l’entrata della festa e finalmente ebbe qualche istante in più per godersi la vista del biondo che L’ accompagnava,Rose si ricordò del perché le ragazzine adoravano quei posti e perché invece lei li aveva sempre detestati: il modo in cui ti facevano sentire.
    Lui era alto,biondo,imponente,fasciato in quel vestito che metteva in risalto le spalle larghe e il fisico prestante e lei se ne stava imbambolata a osservarlo domandandosi perché non avesse mai fatto davvero,davvero caso,al fascino di Zach e si rispose che magari prima che quello,di lui c’era altro che le piaceva che andasse al di là dell’aspetto estetico. Ciononostante pensò ne valse la pena considerando che sembrava un Dio Greco fasciato in abito elegante.. una sorta di Hercules besadiano giunto sulla terra per quella serata. Oh madonna Santa ma di cosa si era fatta quella sera?
    Scosse la testa decisa ad entrare ed dopo un occhiolino rivolto all’uomo si fece largo attraverso l’ingresso fino a raggiungere la foto di rito .
    Quando fu chiaro che prima di entrare nel girone dell’inferno dovessero sottoporsi ad una foto senza potervi sfuggire,Rose sbuffò sonoramente alzando gli occhi al cielo e facendo dietrofront per fuggire via lo sapevo che era una cretinata! Mi dispiace averti coinvolto in questa buffonata . Eppure si rese conto di star facendo tutto da sola quando lui,molto più incline al gioco di lei probabilmente,la frenò con una mano sullo stomaco riportandola al suo fianco con una risata così intensa che lei ne restò incantata,come il marinaio e la sirena ... solo che in quel caso la sirena era Zach.
    Si fermò,tornò a guardare il robot delle foto, e inarcò un sopracciglio.
    Era lì,era sobria,era un po’ pentita di aver combinato quella specie di incontro nefasto nel girone del trash più assoluto ma se Zach poteva riderne allora lei non avrebbe voluto essere la musona della situazione . Dopo tutto si era già scavata metà della fossa da sola decidendo di non mentirgli sulla sua vita e dandosi della noiosa da sola prima che potesse farlo lui.
    Deglutì e annuii al tempo stesso dandosi una dose di coraggio non è che in quel meraviglioso completo c’è una tasca segreta con una fiaschetta piena di liquido magico ? gli fece un complice occhiolino e si mise accanto a lui con una posa da Sailor Moon in abito da sera e assieme a lui mimo’ le parole del “fotografo”
    SCOSSSSSAAAAAAA!!! ecco qua,via il dente via il dolore si poteva passare al dramma successivo dove in orda di coppiette si sarebbe riversata nella sala. Stava pensando con sollievo che una delle certezze in posti de genere era il ponch corretto .
    Luci,tendoni,luci soffuse creavano,doveva ammetterlo,l’ambiente perfetto per quel luogo e per un misero istante credette che sarebbe potuto essere anche divertente oltre che terribilmente imbarazzante. Guardò Zach con un sorriso velato e dopo avergli mollato una gomitata che tipo eri al tempo della scuola? Il classico bellone,magari capitano di qualche squadra ? Il divo della scuola con il seguito di ragazzine con tanto di bava alla bocca in perfetto stile Labrador? chiese ovviamente ridendo. Era quasi risaputo per tutti che gli anni della scuola
    Nascondevano avvenimenti e situazioni che negli anni si tende a voler dimenticare .. altrimenti perché gli adulti avrebbero paura delle tanto famose “rimpatriate del liceo!”? .
    La musica si riversava nella sala tuonando impazzita come se Thor da lassù stesse facendo baldoria; il pavimento quasi tremava ed aveva la sensazione che le sue orecchie vibrassero al suono della musica. beh direi che il ballo è d’obbligo,altrimenti non lo stiamo facendo bene! Rise appena,sottile e divertita ora che aveva abbandonato la sua gemella cattiva di fuori a far compagnia all’uomo delle foto.
    Prese Zach per mano trascinandolo in pista e ballando con lui un frettoloso lento che le aveva provocato una strana sensazione alla bocca dello stomaco,l’averlo così vicino da sentire il suo profumo mandarla in tralice. Poi,fortunatamente, la musica assordante la tolse dall’imbarazzo,riprendendo a suonare stupidi tormentoni e portando entrambi a muoversi in maniera più ritmica. <div style="float: right; margin-left: 12px"> Rose detestava ballare,detestava anche muoversi in modo seducente e attirare l’attenzione quindi preferì lasciare che il ponch color magenta facesse il suo lavoro e si dimenò provando a muoversi come un robot e lasciandosi sfuggire più di una risata mentre entrambi improvvisavano imbarazzanti balletti come
    Due amebe ubriache .
    Forse di per se l’intera serata era un abbondante fiera del trash fatta di assurdi movimenti del corpo,di ponch disgustosi e di una percentuale di imbarazzo che rasentava il livello massimo,tuttavia tra una risata,un ballo e una battuta e ovviamente l’incoronazione dei sovrani della serata,che forse sembrò essere la cosa più simile ad un ballo per giovani adolescenti con gli ormoni a mille e l’autostima fin troppo elevata.
    Rose fini’ con il guardare Zach alla ricerca complice di un suo sguardo che ne dici di una birra ad un locale di nostra conoscenza? mostrò un viso accattivante,l’espressione di chi aveva appena pensato di arrampicarsi sul traballante sgabello della Cucina per rubare i biscotti nascosti da sua madre, e con un ghigno altrettanto spudorato e probabilmente fin troppo ponch in circolo, dondolò davanti agli occhi di Zach le chiavi del locale che sapeva essere chiuso quel giorno.

    Edited by nathair. - 19/2/2020, 19:26
     
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    [ Julian & Liv ]

    Liv Frida Berg | '90 | anthemis & b-side | sheet
    Era un periodo che la palestra le richiedeva quasi doppi turni e Liv, era piuttosto stravolta. Aveva bisogno di distendersi, di svagarsi e leggere quel volantino sul Prom di San Valentino la fece sorridere e pensare, di chiedere al primo malcapitato se avesse voglia di accompagnarla. Non che non avrebbe fatto una selezione anzi, è che aveva voglia di uscire e fare qualcosa di diverso dal trovarsi nel solito pub con le ragazze. Ciao Liv una voce profonda la raggiunse, quando questa alzò gli occhi dal volantino, potè riconoscere il bel faccino di Julian. Mi è andata bene! pensò tra sè e sè, ricordando che lui, come lei, era piuttosto diffidente in amore e che, non aveva particolare voglia di impegnarsi. Non ricorda come erano finiti in quel discorso, eppure gli era rimasto impresso forse per il senso di vuote che aveva letto nei suoi occhi, quando avevano toccato quell’argomento. Da allergici all'amore, ti va se andiamo insieme al ballo di San Valentino? gli chiese sorridendo. Sapeva di poter sembrare una matta, ma lei era così, era un tipo estroverso e non si faceva condizionare dal pensiero altrui. Si sentì a disagio, solo quando Julian parve entrare in difficoltà a quella sua richiesta del tutto innocua. Non tutti erano come lei e, se la mancanza di malizia era a lei chiara in quella sua richiesta, agli altri poteva sembrare qualcosa di molto più serio. Per cercare di sdrammatizzare e far capire l’essenza amichevole della sua richiesta, Liv sventolò il volantino davanti agli occhi di lui Come, vorresti farmi perdere questo bellissimo prom? sorrise. Alla fine Julian accettò la sua richiesta bene, così ti faccio conoscere un po’ di persone! esclamò ancora lei, ricordando che il ragazzo era arrivato da poco in città e non conosceva molte persone a differenza sua.
    Il ballo fù una delle tante scuse che Liv utilizzò per andare a comprarsi qualcosa di nuovo e non poterono mancare le mille foto inviate a Runa e Mia - che probabilmente l’avrebbero odiata - per aiutarla a scegliere. Alla fine optò per un “semplice” abito bianco che fasciava la sua figura tonica e metteva in mostra le sue curve oltre alla sua schiena. Una volta pronta, perfettamente in orario con l’appuntamento fissata con Julian, Liv si avviò radiante verso l’esterno dove, il suo accompagnatore le donò un corsage molto carino ed in perfetto tono con il suo rossetto Grazie! È molto carino e s’intona perfettamente ammise lei, sorridendo e posando spontaneamente un bacio sulla guancia del ragazzo, prima di prendere posto sul lato passeggero della sua macchina importante.
    Perché io? Spero solo di essere all'altezza. la voce di Julian arrivò quasi subito a spezzare il silenzio che si era creato in macchina. In realtà, Liv stava canticchiando la canzone in sottofondo e smise, non appena la domanda la raggiunse. Perché lui? Perché Liv aveva bisogno di uscire e, secondo lei ne aveva bisogno anche lui. Perché potevano passare del tempo insieme e conoscersi un po’ meglio? Perché era un gran pezzo di manzo? C’erano mille perché e non ce n’era nessuno, ma sapeva di dover dare una risposta. Avevo voglia di una serata adolescenziale e mi piacerebbe conoscerti meglio! ammise, prima di aggiungere senza contare che hai l’espressione di uno che si diverte molto poco e ha bisogno di divertirsi lo prese appena in giro, cercando di mantenere un tono scherzoso e sperando di non stizzirlo. Comunque stasera avrai l’opportunità di vedere e conoscere un po’ di persone di Besaid che potrebbero tornarti utili. Una volta arrivati, vennero investiti dalla SCOOOSSAAA! quel folle paparazzo che urlava e sembrava avere un attacco epilettico ad ogni foto che scattava. Julian parve subito scocciato da quella situazione, Liv invece ne era divertita, come sempre d’altronde. Per lo più, era una persona socievole e sociale e se non vi erano situazioni intimidatorie e spiacevoli, stava facilmente al gioco senza perdere le staffe. Scossa! urlò, mentre il fotografo scattava finalmente quella foto e lei, cercava di spegnere un po’ i bollenti spiriti. Mi sanguinano le orecchie… era decisamente fuori luogo, quello non era il posto adatto a lui, probabilmente aveva bisogno di ambienti più formali e seri. Dai, almeno sono simpatici! ammise lei, guardando quei soggetti allucinanti. Chissà dove li avevano pescati?! Diede un sorso a quel punch leggermente corretto, ringraziando che non fosse troppo forte dato che non era molto abituata e bere ed andava “fuori” facilmente. Vide Sam ed Ophelia, che salutò con piacere e fù felice di vedere Adam felice, affianco della ragazza. Lui è il guardiacaccia della città lo presentò a Julian, prima di rivolgersi nuovamente a lui Fà strano vederti elegante, ma stai molto bene! ammise, lasciandolo poi libero con al sua dama. In un punto lontano, captò anche la presenza di Nikolaj e fece di tutto per evitarlo, cercando così di non rovinare la serata a nessuno dei due. Molleggiato! si fermò poi a salutare anche Jungkook, che si divertiva a chiamare così perché in palestra oltre ad essere un tuttofare, era veramente snodato. Era felice di vedere tutte quelle persone ed il clima, sembrava sereno. Julian era serio e silenzioso al suo fianco, mentre lei si era lasciata inglobare da quella gente e mentre con lo sguardo vagava per la sala, il suo sguardo si illuminò incontrando quello di Serena. Rossa del mio cuoore! urlò quasi, andandole incontro felice sei meravigliosamente stupenda! si complimentò, prima di voltarsi e sorridere anche al suo accompagnatore io sono Liv, lui è Julian si presentò poi, tornando nuovamente con lo sguardo sulla sua amica e collega, mentre Julian si congedava per andare in giardino. Scambiò qualche chiacchiera e due passi di danza con la doppietta, così da lasciare il tempo al suo accompagnatore per schiarirsi un po’ le idee infine, decise di congedarsi divertitevi stasera! Io vado a scovare Julian, che credo stia cercando di affogarsi nell’alcol! rise Liv, prima di lasciarli e tornare alla ricerca del suo accompagnatore, che la trovò prima che lo facesse lei. Perdonami, ci ho provato, davvero, ma... non sono ancora pronto per questo. la musicà vario, lasciando spazio ad una melodia lenta e dolce, che accompagnava quelle parole amare. Non preoccuparti, non immaginavo che sarebbe stato effettivamente così trash e adolescenziale questo ballo ammise lei, sorridendo e cercando di sdrammatizzare un po’ la situazione. Non voleva metterlo in difficoltà e non voleva forzarlo, d’altronde erano soltanto due conoscenti che avevano deciso di andare ad una festa di San Valentino e Liv, non voleva che lui pensasse, che lei si aspettava qualcosa da lui. Con quel cambio di musica, anche Julian si fece più docile, decidendo di prendere la serata in mano e di condurre la sua dama al centro della pista. Liv sorrise, accettando di buon grado un ballo con lui e le fece piacere, riceve quel complimento che la fece appena arrossire blush sei la nostra salvezza. Si lasciò cullare dai suoi movimenti e dalla sua mano che sfiorò il suo volto. Le fissava gli occhi, in un modo intenso e malinconico, come se vedesse qualcosa di conosciuto ed importante. Quello sguardo era inebriante, magnetici e Liv, che era facile al fascino maschile, si lasciò completamente è totalmente trasportare da lui e dal momento. Vicini, si sfiorarono: i corpi, il naso, le labbra.
    non ho riletto, spero di aver citato tutti e non fatto danni. CIAH.
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    Edited by charmolypi - 19/2/2020, 22:30
     
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    Sam ❤ Adam

    Ivar, basta con quei merletti! Non abbiamo tempo! VIVIIIII SONO ANCORA VIVIIII. Cavolo, questi due sono peggio di Rambo e Terminator; sono sopravvissuti al luna park demoniaco, ai cuori spezzaty, ai burroni nel bosco, ed anche alle palpate moleste del Don Spaventatthew, niente li può distruggere... O forse si? Forse, quei dannati spilloni dei topini di campagna avrebbero davvero segnato la fine di Ivar ed Adam, che in stile Biancaneve sembrava attirare tutte le creature mitologiche della foresta nel giardino o all'interno della sua abitazione. I nostri eroi erano or ora in procinto di uscire per affrontare alla serata di San Valentino con le loro rispettive compagne, ma prima di far ciò dovevano essere certi di essere impeccabili. Adam aveva deciso di indossare, non solo per avversione per la moda ma anche per tenero sentimentalismo, la camicia che aveva scelto per il suo primo appuntamento con Sam, quella elegante: si trattava di una camicia a quadri nera, accompagnata da un paio di pantaloni dello stesso colore ed impresiozita da un papillon nero, unico tocco più formale dell'outfit, che terminava con un paio di timberland, sempre scure adam ain't playing u guys. Pronto? Domandò allora all'amico, dopo essersi aggiustato i vestiti indosso, e nel lanciare un'occhiata ad Ivar, si concesse un bel cenno d'approvazione. Fae sarà contentissima, stai benissimo. Commentò Adam ben felice, dando una pacca un po' canny-style sulla schiena dell'altro, prima di dirigersi in soggiorno dove già si era consumato il pre-serata, a giudicare dalle bottiglie di birra vuote, le cicche di spinelli ed i rimasugli di un po' famigerata zuppa di zucca perchè hei il loopo perde il pelo ma non il vizio! Dunque, dopo essersi assicurato che Maina e Thunder avrebbero avuto tutto il necessario per passare serenamente la sera anche da soli, Adam tornò da Ivar, controllando così l'orario al telefono: erano in tempo. Bisognava dirigersi in città a casa Olsen, per unirsi così alle ragazze ed andare successivamente a scuola, dove si sarebbe tenuto il Prom di San Valentino. Restio com'era a partecipare ad eventi sociali che non fossero con i suoi pochi ma buoni amici, Adam si era dapprima mostrato scettico nel passare un momento potenzialmente romantico ed intimo in mezzo a tante persone, eppure venne ben presto incoraggiato dalla presenza della sua amata Sam e della squad, spinto così fuori dal suo guscio per godere di una seratona in compagnia. Prima di uscire di casa, Adam si premurò di raccattare tutte le scarpette di polly pocket che lui ed Ivar avevano disseminato in giro nel fare una sfilata e provare i probabili outfit (?), per poi salutare i vanvulini ed avviarsi all'esterno dell'abitazione. Ti lascio le chiavi, chiudi tu che io prendo il trattore. Certo, da bravo country boy Adam era riuscito a procurarsi un bel trattore, molto più di classe di quello che avevano trovato in Nevada (?), che lui ed Ivar avevano decorato per l'evenienza, con tanto di rose rosse ovunque, qualche lucina a led e cuscini sui sedili, insomma un vero romantic trattore. Ben soddisfatti del loro mezzo di locomozione, i due ragazzi si misero finalmente in moto, per raggiungere a passo lesto va beh col trattore parolone la città ed andare a prendere le loro meravigliose compagne.
    Adam era stato diretto e semplice nel domandare a Sam di accompagnarlo al prom, puntando sui suoi teneri e sinceri sentimenti per farle quella richiesta. Tuttavia, non aveva mancato di romanticismo, approfittando del cielo stellato di qualche sera prima per farsi coraggio e proporre quella soluzione per passare il San Valentino insieme. Sam sembrò davvero entusiasta, ed ora che Adam l'avrebbe rincontrata per portarla a quell'appuntamento più sui generis ma senz'altro ugualmente dolce, non poteva nascondere di essere emozionato. La sua storia con lei stava andando a gonfie vele, e più i giorni passavano, più avvertiva i suoi sentimenti farsi ancor più forti e solidi; nel posare lo sguardo su Sam, il cuore prendeva a battergli selvaggio nel petto, cercando di ricongiungersi al gemello che albergava nel torace della ragazza, la cui presenza nella vita del guardiacaccia si poteva considerare un vero e proprio regalo che la vita aveva deciso di dedicargli. Per lei, aveva pensato ad un corsage dal taglio estremamente delicato, che Adam si era fatto fabbricare a partire da fiorellini che aveva colto lui stesso nel bosco e che date le piccole dimensioni, avrebbero reso quel gioiello naturalistico ben difficile agganciare al polso sottile della sua bella. Le cinture erano state agganciate, i corsage confezionati, le luci accese, Old Town Road blastato nel subwoofer: pronti. E anche stasera, andiamo a comandare. Proclamò Adam, rivivendo la scena un po' come se fosse entrato in uno psichedelico déjà-vu, prima di inserire le chiavi nel quadrante e partire a tutta birra verso il centro abitato. Una volta lì, il tragitto verso casa Olsen durò circa una ventina di minuti, ed una volta fuori dall'abitazione e dopo aver tritato due macchine parcheggiate sotto le ruotone, Adam spinse con un leggero buffetto Ivar giù dal veicolo per avvisare le ragazze del loro arrivo. In breve tempo infatti, sia Fae che Sam fecero capolino dalla porta di casa, e per poco Adam non capitombolò giù dal trattore, colpito in pieno dalla straordinaria bellezza delle due ladies and in particolar modo della sua ragazza. Per qualche secondo pensò di aver immaginato tutto, e le sue palpebre si mossero automaticamente nel sbattere un paio di volte e cercare di chiarire la visuale, in cui Sam continuava a brillare e ad affascinarlo. Ivar si occupò quindi di aiutare entrambe a salire sul trattorone, e non appena i fianchi di Sam furono abbastanza vicini, Adam li circondò con un braccio, avvolgendo la ragazza in una calda stretta. Ciao, Sam. Sei incantevole. Sussurrò lui, lasciando vagare lo sguardo sul viso dell'amata, a cui si avvicinò per lasciare un morbido bacio sulle labbra. Gli ci volle un bel po' per tornare del tutto funzionale, e col sorriso sulle labbra e sempre vicino alla sua adorata compagna, Adam si protese anche verso Fae, per stamparle un bacetto sulla guancia. Che splendore! Siete proprio la coppia dell'anno voi due. Ed era ora! Finalmente i nostri primogeniti hanno il loro momento di gioia, ancora non ci credo mateaux. Il motore del trattorone si accese di nuovo con un importante rrrRRRROMBO (cit. il Dottore 64 sessantaquattro), e la squad al completo potè avviarsi al liceo di Besaid, nella cui palestra la festa era già cominciata.
    SCOSSA??!! DITE... SCOSSAAAAAA?!?!? Del tutto confuso, l'ultima cosa che Adam si aspettava era quella di fare i conti (ahah lmaone) con una creatura robotica devastata nel momento di fare la foto di rito. Con l'intenzione di catturare prima un'immagine di gruppo e poi un'altra separata per ogni coppia, la squad dovette assecondare il disagyo profondo di CC-8, che minacciava di dare loro la scossa in ogni momento anche se in realtà avrebbe solo dovuto spingere quel cavolo di bottone sulla instax. Scusa, se vuoi ce la facciamo da so- Al suggerimento pacato ma sintetico del guardiacaccia, CC-8 sembrò andare letteralmente in escandescenze, tant'è che iniziò a fumare, e scattando una foto dopo l'altra, prese a gridare GHIGLIOTTINA?! EH?! GHIGLIOTTINAAAAAAAA?! Adam allora cercò supporto nello sguardo di Sam, come a chiederle "salvami" prima di dare uno dei suoi buffetti dietro la spalla di CC-8. Si però calmino eh- Borbottò lui, ora accortosi di aver sventato l'esplosione con un colpo ben assestato. Allora, foto? Rottomarino a manovella, o fenicottero a pedate?! Vero o Falso?! Ora in vena di dare alternative, il Carlone aveva finalmente rimediato qualche foto del gruppo, che dopo aver fatto qualche foto in posa Power Rangers, si era separato per concedersi qualche foto più tenera di coppia, che lasciò Adam praticamente cieco. Sam? Scusa non- non vedo- Si lamentò il guardiacaccia, dando per sbaglio un colpo a una nonnetta e facendola rotolare via per la palestra fino a farle fare strike con un gruppo di ragazzini-birilli all'entrata(?). Finalmente però la mano minuta della ragazza raggiunse la sua, e per evitare altri spiacevoli danni, i due restarono vicini, scandagliando così la palestra addobbata per l'occasione. Ivar e Fae erano intenti a dare i loro saluti ad altri avventori, allora Sam sembrò fare lo stesso, portando un sin troppo timido Adam con sè. La ragazza aveva, per prima cosa, raggiunto un giovane adorabilmente minuto dai tratti orientali, che Adam aveva identificato come Yoongi, lo studente di Norvegese che la compagna seguiva. Solo una volta che fu stato introdotto, il guardiacaccia si fece del tutto avanti, non volendo interrompere il dialogo tra Sam e l'altro, a cui porse la mano amichevolmente. Ciao, sono Adam. Commentò tranquillo dopo aver preso un respiro, ora del tutto conscio di essere in un contesto sociale a cui lui era del tutto disabituato. Tuttavia, sia Yoongi che il suo ragazzo si mostrarono molto disponibili, distendendo così i nervi del giovane, aiutato soprattutto dalla vicinanza con Sam, di cui avvolse una mano, intrecciando le dita con le sue. Dovette però rinchiudersi in un silenzio ermetico nel vedere Samantha placcata nell'abbraccio espansivo di un tizio che diceva di chiamarsi Wade stefception, che doveva essere l'accompagnatore di Malice, l'amica di cui Sam gli aveva parlato tanto e bene. Ciao Wade e ciao Malice, è un piacere conoscerti. Sam mi ha parlato tanto di te. Nonostante non sfuggì una stretta di mano bella energica per il goliardico tipetto, Adam si premurò di stringere, in maniera meno presente, la mano della giovane dai capelli bruni. Le due ragazza infatti sembravano essere prese da un processo di studio di entrambi gli uomini lì presenti, cercando di valutare con i loro vispi sguardi se rappresentassero la degna compagnia di una e dell'altra amica. Infine, Samantha si soffermò a salutare un'altra sua conoscenza, Ophelia, che complimentandosi con lei, ricevette un cenno d'assenso in un segno di quieta risposta. Si, Sam era davvero bellissima. C’è anche Liv, l’hai vista? Domandò Sam, al che lo sguardo di Adam si apprestò a cercarla, essendo lei una dei pochi altri avventori a lui conosciuti. L’ho vista, niente male lui! Commentò la ragazza, dirigendo il suo complimento all'accompagnatore di Liv, che sicuramente si mostrava alquanto aitante. Una volta che Ophelia si fu congedata da loro, allora Adam, strinse impercettibilmente la mano di Sam, accarezzandone il dorso con il pollice come se in quel contatto avesse trovato la rassicurazione di cui necessitava in quel groviglio di saluti e occhiate. Lui è il guardiacaccia della città Esordì Liv, dopo essersi approcciata sia a Sam che ad Adam con Julian, l'oggetto dei complimenti di Ophelia. Ciao, che bello vederti Liv, ed è un piacere Julian. Cogliendo Liv in un mezzo abbraccio e stringendo gentilmente la mano dell'altro ragazzo, Adam non si distaccò mai del tutto da Sam, lasciandole lo spazio di cui aveva bisogno per salutare anch'ella la coppia che avevano davanti. Fà strano vederti elegante, ma stai molto bene! Abbassando lo sguardo per qualche momento vagamente imbarazzato dal commento positivo dell'amica, il guardiacaccia ridacchiò, scuotendo appena il capo. Ti ringrazio, è vero fa strano anche a me! Mettere la flanella buona aveva sortito quell'effetto, insomma #adamtrendsetter. Ma voi ragazze siete molto più eleganti e belle. Commentò Adam ben soddisfatto, senza separare le iridi scure dalla figura di Sam nel pronunciare quel complimento, e rivolgendo un altro saluto caloroso a Liv, augurò a lei ed a Julian una buona serata, prima di vedere la folla diradarsi, e Fae ed Ivar infrattarsi chissà dove per vivere appieno le loro giuoie.
    Sam ti.. Andrebbe di uscire solo per po'? Le propose Adam, vagamente asfissiato da tutte quelle persone che per quanto adorabili e gentili, erano comunque abbastanza rispetto al numero di interazioni che poteva intraprendere senza esserne del tutto sopraffatto. Allora, una volta all'esterno, il guardiacaccia si concesse di prendere un respiro tranquillo, ora acquietato dal rumore della natura al di fuori delle mura della palestra, entro le quali invece era possibile udire il chiacchiericcio degli avventori e le grida di Albanone e de Lo Skiantou. Sono felice, Sam. Le spiegò poco dopo, voltandosi verso di lei, prima di avvolgere il suo torace in una calda stretta, avvicinando così la ragazza a sè. Nel prendere dei regolari ed ampi respiri, Adam sapeva di avere finalmente trovato il suo posto, la sua persona, e nonostante si fossero più volte rassicurati a vicenda nel dirsi che avrebbero vissuto nel presente, ogni singolo giorno un passo avanti, Adam avvertiva un senso di tale serenità assieme a Sam, che sperò che il loro legame si cementificasse sino a diventare indissolubile. Il suo cuore, per quanto furiosamente potesse agitarsi nella sua cassa toracica in presenza di Samantha, si muoveva senza affanno, senza paura di frantumarsi, e questo era un dono incommensurabile che Adam era certo di aver ricevuto dalla donna che aveva al proprio fianco, un punto fermo nel continuo mutare e trasformarsi dei giorni, una luce che non l'abbandonava mai. Sono felice di stare con te. Aggiunse poco dopo, pacatamente, nel pressare un bacio sulla sua fronte e lasciarle una amorevole carezza lungo la schiena, fermandosi nel rafforzare la presa sui suoi fianchi e stringere le membra della ragazza contro le proprie. La sensazione di avere Sam vicina era una che aveva desiderato per lungo tempo, ma nessuno slancio verso di lei sarebbe stato minimamente paragonabile alla realtà, così profondamente giusta e pregna d’amore da dargli tutte le conferme che potesse mai bramare nel tempo di un abbraccio. Adam restò quindi in silenzio, godendo di quei minuti serali assieme alla persona che più preferiva, prima di riportare lo sguardo nel suo, sollevandole delicatamente il volto per poi chinare appena il proprio e schiudere le labbra contro le sue in un tenero bacio, poi un altro ed un altro ancora, sino a creare un contatto più languido e profondo, pregno di sentimento e gioia.
     
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    #Faevar - Ivar & Fae

    La serata era incominciata già tre ore prima, con le sue altre tre fidanzate: Sam, che si era presentata a casa di Meggy con trucco, parrucco e vestiti di ogni genere, Meggy, al quale avevano deciso di rubare un intero pomeriggio e razziare il mobile dei liquori nonostante fosse più piccolo di quello che Adam nascondeva nel garage, e infine la piccola Lili, che invece si era gasata talmente tanto nel vederle prepararsi e farsi così belle per il ballo, che alla fine aveva deciso di andare anche lei, accompagnata da un cavaliere sconosciuto di cui loro non avevano ancora il diritto di conoscere. A un certo punto Fae l’aveva dovuta chiudere nell’armadio per tre minuti per via dei capricci, ma quando Meggy era riapparsa oltre la porta della sua stanza, Fae aveva fatto la brava e l’aveva lasciata andare, e comunque Meggy non si era risparmiata qualche urla nei confronti della sorella. Bè, questo Fae poteva pure capirlo. Dopo tutto il trambusto iniziale, comunque, le tre Olsen più Sam erano passate ai capelli: fae aveva scoperto quanto Meggy fosse brava anche in quello dopo che aveva acconciato i capelli di entrambe, rendendole quantomeno un po’ più presentabili del solito. Anche Lili aveva ricevuto due belle treccine e, tutta contenta, era sparita per un po’ andando a giocare con le bambole nella sua stanza. Quello era stato forse il breve momento “Devasto da Pre-Prom”: Fae aveva uscito i liquori e aveva preso ad assaggiarli, passando i bicchierini a Sam e notando quanto effettivamente serate così servissero anche a Meggy, che seduta sul divano aveva preso a sorseggiare un po’ di vino e a raccontare aneddoti divertenti alle due, ricordando i tempi in cui Sam trascorreva quasi ogni pomeriggio a casa Olsen anche solo per partecipare alle marachelle che le avevano unite forse più di qualsiasi altra cosa. Era stato bello ricordare e ridere di quello che ritornava alla mente, più di quindici anni dopo. Erano ancora lì ed era tremendamente piacevole avere la certezza che loro erano rimaste e che, in qualunque modo si fossero evolute le cose, niente sarebbe mai cambiato.
    Quando arrivò il momento di indossare gli abiti, Fae e Sam si fecero aiutare da Meggy e Lili, entrambe impegnate ad aggiungere quei piccoli particolari che avrebbero reso il tutto più romantico e perfetto. Oh, cavolo. Sei bellissima. esclamò Fae nel posare gli occhi sulla sagoma dell’amica che si stava specchiando nel grande specchio della camera di Meggy. Per poco quasi non le venne il magone nel vederla: potè immaginare gli occhi di Adam nel momento in cui l’avrebbe vista. Non lo aveva mai conosciuto così felice e sereno prima che lei entrasse nella sua vita, e Fae non poteva far altro che sperare in loro, che credere nell’amore che li aveva legati perché, dopo tutto, erano poche le cose che avevano più senso di quello. Lo sentiva sotto la pelle quando era in loro compagnia ed era difficile da rinnegare. Fae invece indossò un abito prestato da Meggy: un tubino grigio scuro a maniche lunghe la cui gonna si fermava appena sopra le ginocchia, la schiena restava appena scoperta. Sotto, calzamaglie più chiare e un paio di décolleté nere. I capelli rosa fluo animavano il tutto ricadendo leggeri sulle spalle e lungo la schiena che ne veniva nascosta. Pronte, salutarono Meggy nel momento in cui Ivar le avvertì che le stavano aspettando fuori. Diede un bacio alla piccola Lili e uno a Meggy, poi si avviarono all’esterno dell’abitazione. Ah, prima recuperò lo zainetto verde militare che aveva nascosto sotto i cappotti accanto alla porta. Meggy la guardò stranita ma non ebbe il tempo di fare domande, le due amiche si erano già chiuse la porta alle spalle.
    Due anni prima a San Valentino aveva dovuto cantare in coppia con un tipo che non aveva mai visto, il proprio nome nel cappello neanche si ricordava come ci fosse finito. In quel momento, invece, stava salendo su un cazzo di trattore per recarsi ad un prom adolescenziale che fino a qualche tempo prima avrebbe evitato come la peste. Ai tempi del liceo ci era andata solo l’ultimo anno, e non in coppia, ma in compagnia della cricca da cui si lasciava circondare giorno e notte, amici dispersi ovunque nel mondo, ne aveva persino perso le tracce ormai. Era stato bello, ma per niente romantico: ricordava solamente la mano di Basti che versava del Jack Daniel’s nel punch. Qualcuno era finito a vomitare nei bagni, ma niente di grave. Solo un coma etilico AMBOOLANZAAAA
    Quando vide Ivar dimenticò istantaneamente di aver indossato un mini abito e décolleté con tacco 2,5 metri, così scese in fretta le scale del portico di casa di Meggy e attraversò a gran velocità il giardinetto antistante l’abitazione per raggiungerlo e saltargli letteralmente in braccio mentre urlava cose come ”Shpumino mio bellisssssimo, vanvulino arcobalenooooaaaa” ed imitava il ragazzo quando vedeva i propri nipoti aka i cani di Adam. Lo zainetto che si era portata sulle spalle smise di tintinnare solo quando la ragazza arcobaleno si strinse affettuosamente a Ivar intrecciando le proprie braccia attorno al suo collo e stampando un breve bacio sulle sue labbra. Quando poi rimise i piedi per terra si accorse dell’enorme trattore parcheggiato dietro di lui, Adam ancora su alla guida con la sua espressione beata sul viso. Avevano sicuramente già fumato qualcosa, Fae lo annusava. (?) Lei e Sam si lasciarono aiutare da Ivar a mettersi comode sulla contadinimobile, da cui godettero il panorama sulla città mentre il tempo scorreva più veloce di quanto avanzasse quel coso enorme. "Che splendore! Siete proprio la coppia dell'anno voi due." esclamò poi d’un tratto Adam, ma Fae non capì se si riferisse a lei e Ivar, o alle tette di Sam, quindi lasciò correre. "Così ci becchiamo solo l’after party, Adam. Non voglio perdermi lo SCHIANTOOOOAAAA, eccheccazzo." affermò Fae sporgendosi poco più avanti per spintonare l’amico, che invece di guidare si girava ogni tre secondi al proprio fianco per puntare gli occhioni da cerbiatto innamorato sulla sua migliore amica. Un po’ si sentiva gelosa, Sam era sua. Ma vabbè, glielo avrebbe concesso se questo le avesse permesso di avere nipotini dagli occhi azzurri che facevano la cacca sul prato, un giorno.
    Arrivati alla scuola, parcheggiarono il trattore poco distante dall’entrata, nel parcheggio VIP (?), tanto a chi sarebbe venuto in mente di spostare un coso così? Con lo zainetto sulle spalle di Fae -era verde militare, stonava da morire con l’outfit elegante- che riprese a tintinnare ad ogni suo passo cosa ci sarà mai dentro, ah? e la mano ferma in quella di Ivar, si avviarono verso l’arco a fiori e luci sotto il quale tutti i partecipanti si posizionavano per lasciarsi scattare foto ricordo da un tizio forse un po’ malato, gli tremavano tanto le mani, poverino. "SCOSSA??!! DITE... SCOSSAAAAAA?!?!?" urlò. Fae si voltò verso Ivar nascondendo il proprio viso dietro la sua schiena per evitare di ridere in faccia al fotografo e spingendolo quindi sotto l’arco assieme ad Adam e Sam, con i quali avrebbero fatto prima una foto di gruppo. Nel primo scatto di Fae apparve solo la chioma, ancora nascosta dietro le spalle di Ivar. Nel secondo Adam aveva gli occhioni semichiusi e la bocca spalancata perché aveva iniziato a parlare per suggerire di farla da soli. "Scusa, se vuoi ce la facciamo da so- ma venne interrotto dal tipo che sembrava iniziare a perdere vapore dalle orecchie per qualche strana ragione. "GHIGLIOTTINA?! EH?! GHIGLIOTTINAAAAAAAA?!" Nella terza Fae era ricomparsa dinanzi ad Ivar ma era esplosa in una risata, così le si vedevano pure i molari e le piombature delle carie che aveva fatto a dodici anni. Era stato il periodo dei dolciumi a forma di arcobaleno, quelli che frizzano sulla lingua. In ogni caso, lo zainetto iniziava a pesare, quindi dopo lo scatto da coppia a Sam e Adam, fu il turno di Ivar e Fae, i quali si fecero un selfie con l’Iphone di Fae mentre la nonna che aveva buttato giù Adam aveva fatto inciampare anche CC8. L’uomo aveva perso un attimino il senso dell’orientamento e aveva preso a scattare fotografie al soffitto peer più di qualche secondo.
    Giunti oltre l’ingresso che dava alla palestra, Fae roteò lo sguardo per cogliere qualsiasi piccolo particolare presente al suo interno. Gli addobbi erano stati organizzati con attenzione al dettaglio, l’atmosfera presente nella sala era piacevole e accogliente, le piaceva. Però sapeva perfettamente cosa mancasse: ce l’aveva lei nello zaino, aveva pensato a tutto, e siccome iniziava a pesare sulle spalle voleva liberarsene subito. "Melevisione." disse solamente e Ivar partì in quarta verso il tavolo delle bevande, attorno al quale per fortuna non vi era ancora nessuno, dato che tutti sembravano volersi coricare su quello del cibo. Posò quindi lo zaino per terra, di fianco ai piedi del tavolo, e ne uscì quattro bottiglie di Vodka, sette di Campari, e una di zuppa alla zucca (?). Così, mentre Ivar allarmava tutti quelli che provavano ad avvicinarsi al tavolo dicendo che i componenti de LO SCHIANTOOOAAA stavano firmando mutande nei corridoi a est della palestra, Fae svuotò le bottiglie nel giro di due minuti e ventisette secondi. Le ripose poi dentro lo zaino e nascondendolo sotto al tavolo, dietro il velo della tovaglia che cadeva fino al pavimento. A missione compiuta, versò del punch al profumo di zucca in due bicchieri e ne porse uno ad Ivar, lasciando che le loro mani si scontrassero con dolcezza mentre un sorriso compiaciuto si apriva sul suo viso chiaro circondato dai capelli rosa fluo.
    Tornare verso i loro amici, intenti a salutare un mucchio di gente perché quel prom più che una festa sembrava un meeting dei PR di Besaid. Sebbene lei lo fosse di mestiere, non riconosceva molti volti. Si guardò in giro e, subito dopo aver incrociato lo sguardo di Nikolaj, il telefono vibrò nella borsetta. Lo tirò fuori e vi lesse il nome del ragazzo sul display. "Dimmi che hai della "polvere di fata" addosso. Sono sul punto di ammazzarmi." sorrise istintivamente con le iridi chiare che scorrevano sulle parole. Ricordi affiorarono, piacevoli e spiacevoli al tempo stesso. Sbloccò lo schermo e rispose al suo messaggio. "Solo foglie d’alloro. Prova anche il punch, le caraffe alla parte destra del primo tavolo." inviò e poi ripose via il cellulare. Un ultimo sguardo e un sorriso contento nella sua direzione, tornò a voltarsi alla ricerca di Ivar trovandolo ad accatastare cibo su un piattino di carta mentre ad Adam si seccava la bocca per via di tutti quei “piacere di conoscerti” che lo vedeva rifilare agli amici di Sam cui la ragazza lo stava introducendo. In lontananza aveva appena fatto il proprio ingresso anche nientepopodimenoche Cyd. In compagnia di una donna. Una bella donna, civilizzata. Il biondo dei capelli brillava sotto le luci della palestra. Questa gliel’avrebbe dovuta spiegare poi il giorno dopo, a lavoro. E no, non l’avrebbe scampata. Fae voleva sapere tutto. TUTTO. Tornando con lo sguardo ad Ivar, notò che entrambi avevano già scolato via il primo bicchiere di Punch, quindi corse a riempirli di nuovo per poi tornare da lui e porgergli il secondo, afferrando focaccine dal suo piatto ed addentando come se non si cibasse da giorni. "Fono buonissime, cavolo." commentò a bocca piena la ragazza. Posò brevemente il bicchiere sul tavolo e portò una delle mani al viso di Ivar, posando le dita sulla sua guancia calda e rise di gusto quando dovette strofinare il pollice al lato sinistro delle sue labbra per pulire via un po’ di pomodoro. Un momento romantico con in sottofondo la musica strabiliante del trio lo SCHIANTOOOOAAAAAA, che Fae riuscì a rovinare non appena riaprì la bocca per darle aria. "Somigli tanto ad un ragazzino che aveva i capelli a scodella, quando ero all’ultimo anno." commentò lei ridacchiando. "Penso mi odiasse. Andava sempre in giro con un gruppo di ragazzine ben vestite. Anche Sam trascorreva spesso del tempo assieme a loro, ne ero un po’ gelosa. Non ricordo come si chiamassero, ma credo che Sam abbia ancora contatti con tutte e tre. Alla fine era una bella cerchia, proteggevano il ragazzo scodella con onore." aggiunse, la mano ancora posata sul viso di Ivar ne carezzava dolcemente la pelle. L’allontanò e riprese il bicchiere colmo di punch facendone fuori la metà in un sorso. Quando torna. Guardare il suo ragazzo, notò lo sguardo imbronciato posarsi su di lei. Il sorriso esplose in una fragorosa risata quando, dal nulla, Ivar le ricordò che il ragazzo scodella era stato proprio lui. "SAM." urlò allora, voltandosi verso l’amica, a qualche passo lontano da lei. "Perché non mi hai mai detto che sto insieme al ragazzo scodella???" metà dei presenti in sala si voltarono a guardare Fae. Tra lo shock e i sensi di colpa, comunque, la ragazza arcobaleno si rivolse di nuovo a Ivar e gli offrì l’ultimo morso della focaccina ripiena che aveva ancora fra le dita, una sorta di risarcimento. (?)
    A riportare la calma, comunque, fu l’apertura delle danze con una musica da lento. Si morse il labbro inferiore mentre abbandonava il bicchiere sulla superficie del tavolo al quale si erano appoggiati per mettere qualcosina -metà buffet- nello stomaco, quindi allungò una mano nella direzione di Ivar attendendo che lui l’afferrasse. La strinse fra le proprie e lo trascinò verso la pista, in mezzo a tutte le altre coppie presenti al prom. Sollevò le braccia e le cinse sopra le sue spalle, intrecciando le dita dietro al suo collo. Chinò il capo da un lato mentre gli occhi si fissavano in quelli blu di lui. "Se avessi saputo prima quanto mi fai stare bene, ti avrei fatto il filo già ai tempi del liceo." disse Fae. Gli sorrise dolcemente e fu incapace di lasciare che una risata leggera lasciasse andare le sue labbra. "O probabilmente no. Però… per fortuna hai cambiato barbiere." sussurrò e scoppiò in una delle sue risate silenziose, non voleva di certo passare per pazza mentre tutti slinguazzavano a destra e sinistra e dal soffitto cadevano limoni Kaja, per te. Lacrimò qualche secondo, lo sguardo fisso in quello di Ivar le fece tremare la lingua, non riusciva a trattenersi e si sentiva così bene da credere di poter esplodere e frantumarsi in mille pezzi da un momento all’altro, ma non avrebbe temuto la cosa. Era Ivar che la faceva sentire così, una sensazione che non aveva mai provato con nessuno prima di lui, veniva da un punto profondo all’interno del proprio petto, laddove lui piano piano si era infiltrato con il passare del tempo. Si sporse appena di più verso di lui abbassando una delle due braccia e andando a posare la propria mano su quella di Ivar, ferma dietro la sua schiena, premendo poi le proprie dita magre su quelle più robuste di lui. Posò la nuca sulla sua spalla, chiudendo gli occhi per qualche breve istante. "Sei una persona meravigliosa e io sono contenta di poter essere al tuo fianco. Rendi migliore anche me." sussurrò solamente, Fae, continuando a seguire i suoi passi e lasciandosi trasportare per qualche minuto ancora da lui. Era strano condividere parti di se stessa così profonde, aveva dovuta scavare a lungo per tirare tutto fuori e permettere a qualcun altro una visuale anche solo parziale su quello che per una vita intera aveva provato a nascondere. Sapevano quasi tutto l’uno dell’altra, eppure nessuno dei due aveva mai posto domande, era bastato lo scorrere del tempo, li aveva uniti in un presente che, Fae ci sperava davvero, sarebbe divenuto anche futuro.
    Terminato il momento dei lenti, il palco venne allestito per un ospite super speciale: era giunto il momento delle incoronazioni. "Torno subito." Fae si allontanò brevemente per andare a recuperare qualcosa da bere ed incrociò nuovamente la sagoma impettita di Nikolaj in piedi di fianco al tavolo, le mani nelle tasche come al solito, lo sguardo appena più vispo di prima, ma nuovamente senza accompagnatrice. "Allora… Ti procura roba da urlo oppure è davvero così speciale e quindi ti è difficile dirle di no?" chiese mentre allungava una mano verso il collo della caraffa e versava del Punch in altri due bicchieri. Solo dopo aver sollevato il proprio in direzione delle labbra si voltò verso l’amico e puntò il proprio sguardo nel suo mentre prendeva a sorseggiare la bibita, il retrogusto di vodka bruciava nella gola. Nikolaj la guardò e lasciò scoccare le labbra, lo faceva quando -era evidente- non avrebbe concesso alcuna risposta. "Prima o poi dovrai rispondermi, lo sai? Restare significa anche questo." sussurrò lei mentre le labbra si aprivano in un sorriso. Dietro di lei, d’un tratto, la chioma bionda della ragazza apparve, posizionandosi accanto al profilo di Nikolaj. Gli occhi blu di Delilah s’infilarono nel campo visivo di Fae rubando la scena a tutto il resto. "Ciao! Delilah, piacere di conoscerti." si presentò lei. Fae le sorrise divertita. "Eccome se è difficile." commentò rivolta a Niko appena prima di allungare una mano verso di lei per stringerla, incuriosita. "Fae, piacere mio. Ci ribeccheremo sicuramente." si congedò dai due rivolgendo un cenno di saluto con la mano e, dopo aver afferrato il bicchiere destinato ad Ivar, tornò da lui. "Che ne dici? Torniamo? Mi gira un po’ la testa e i tacchi iniziano a farmi male, non sono abituata." disse porgendogli il bicchiere. Finì di sorseggiare dal proprio e lo abbandonò sul tavolo, tornando poi ad Ivar ed afferrando la sua mano la strinse con dolcezza. "Dormi da me?" chiese al ragazzo. Era strano, eppure era divenuta ormai una parte della loro quotidianità. "Ci vediamo i video di Nifty sul telefono prima di dormire, te lo prometto." aggiunse posando poi la mano libera sul cuore ed annuendo con il capo. Si avvicinò piano a lui e posò dolcemente le labbra rosee sulla punta del suo naso. Non capitava spesso, ma quando si risvegliava e lo trovava accanto a se, ancora addormentato, Fae si sentiva tremendamente completa e iniziava ad immaginare una vita intera di mattine così: un desiderio come quello era da custodire con estrema cura.

    Edited by ƒiordaliso - 20/2/2020, 16:47
     
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    Kaja Linn Ellestad

    Kaja&Erik

    Una volta chiusa la zip del vestito Kaja si guardò allo specchio con aria soddisfatta, non le dispiaceva il risultato finale di tutte quelle ore che lei e Inga avevano passato tra tentativi di trucco andati a male e tutorial per trovare l’opzione migliore per il suo viso. Non si trattenne ulteriormente a controllare se fosse tutto apposto perché Erik era già arrivato e l’aspettava nel salotto di casa sua in compagnia della sua coinquilina, li raggiunse e fece una piccola piroetta su se stessa stupita del fatto che non avesse già perso l’equilibrio. ”Grazie, anche tu non sei niente male!” disse al suo accompagnatore, avvicinandosi a lui per ricevere il corsage che aveva scelto per lei per quella serata galante. ”Direi che è perfetto! E poi è in tinta con i miei capelli!” aggiunse scherzando sulle due tonalità di rosso molto diverse eppure appartenenti allo stesso spettro cromatico. Mentre lei parlava Inga scattava foto come una mamma orgogliosa della propria figlia che stava diventando una donna e si apprestava ad andare al primo ballo in compagnia di un ragazzo. Ad un certo punto dovette levarle il telefono dalle mani e indirizzarla verso qualche impegno improrogabile per avere qualche istante di tranquillità con Erik. Prima di uscire di casa scattarono un selfie dai toni più leggeri con facce buffe ed espressioni più naturali, poi si avviarono verso il portone principale del condominio per uscire all’esterno. ”Siamo in due a non ricordarlo, ma abbiamo l’occasione di passare insieme il nostro secondo Prom. Spero che questo non lo dimenticheremo…” gli rivolse un sorriso raggiante mentre si accomodava in macchina e lasciava che lui le richiudesse lo sportello prima di prendere posto dalla parte del conducente. Stavano andando nel luogo dove entrambi avevano condiviso l’adolescenza, nonostante ciò nulla di quello che vedeva mentre si dirigevano verso la scuola pubblica di Besaid le dava un particolare senso di familiarità. Ciò che riconosceva dal finestrino era perché lo aveva visto nell’ultimo anno in cui si era trasferita in quella cittadina, altrimenti nemmeno la facciata dell’edificio scolastico le stimolava la mente ad affacciarsi sul proprio passato.
    Dopo aver parcheggiato la macchina si avviarono verso l’interno in direzione della palestra che avrebbe ospitato il Prom e varcando l’ingresso vennero accolti da un’atmosfera davvero incantevole: drappeggi bianchi sul soffitto, archi avvolti da centinaia di minuscole lucine dai toni caldi che si riflettevano sul pavimento di legno della palestra sul quale era disegnato il logo della squadra della scuola. Disposte più avanti una serie di sedute il cui schienale era stretto da un nastro dalle tinte tenui, sparsi a terra e appesi in aria palloncini bianchi e piccole bandierine con la scritta Prom. Dal punto in cui si trovavano Erik e Kaja si scorgeva la sala principale da cui proveniva una musica ritmata e incalzante, erano diretti lì, ma prima dovevano fare la foto sotto l’arco d’ingresso col fotografo della serata. Quando arrivò il loro turno si sistemarono dove gli venne indicato da quel certo CC8, solo che qualcosa non andava quel maledetto dito puntava sempre una direzione diversa come una bussola impazzita. I due ragazzi fecero di testa loro e si posizionarono al centro dell’arcata luminosa, pareva che sopra le loro teste ci fosse un volo di lucciole, era uno scenario davvero perfetto, ma CC8 stava fotografando tutto fuorché loro. ”SCOSSAAA!? Guardate in alto, ma in basso! Dite SCOSSAAA!? E… e… ora facciamo scendere Madre Natura dalla scalinata della SCOSSAAA! Tatatatatatat…” CC8 intonò lo stacchetto di Ciao Darwin Besaid Edition ancheggiando a tempo come se fosse lui a fare la sfilata di Madre Natura. ”Non cincischi! Le pare questo il momento per palparle il culo? Si metta in posa e dica SCOSSAAA!?” Kaja sgranò gli occhi, ma chi stava palpeggiando chi? Per un istante si voltò a guardare i loro sederi in cerca di risposte, ma le loro mani erano sui rispettivi fianchi e non c’erano altre persone al di fuori di loro sotto l’arco. ”Ci avrà fotografato i piedi se siamo stati fortunati e sai una cosa? Credo che le rotelle non le abbia proprio!” una risatina sommessa la scosse leggermente mentre lasciavano il posto alla prossima coppia, si fecero un po’ più avanti prima di immortalarsi da soli col telefono di Erik in un tenero bacio. Mano nella mano raggiunsero la sala principale che era già abbastanza affollata, il suo accompagnatore le propose di bere qualcosa e si allontanò da lei per portarle la prima dose di alcool della serata. Chissà perché mentre le loro dita si sfioravano per lasciarsi andare per un istante sentì l’istinto di afferrarle di nuovo, come se la sua pelle troppo distante da quella di Erik percepisse un freddo improvviso. Non le capitava da molto tempo di sentirsi così con un ragazzo, nei passati sette anni in cui era stata lontana da Besaid era stata impegnata a far perdere le sue tracce ai propri genitori dimenticando poi che fossero loro quelli da cui scappava. Gli strani sogni di facce sconosciute che costellavano le sue notti l’avevano perseguitata a lungo finché ad un certo punto non svanì tutto e si rese conto che i suoi ricordi iniziavano dai suoi primi giorni in Irlanda. In quei sette anni non aveva avuto il tempo o il vero desiderio di legarsi a un uomo se non per brevi periodi o solamente per gioco. Nell’ultimo anno invece sentiva un senso di stabilità in quella città che la spinse a cercare rapporti più onesti e persone sincere di cui circondarsi. Erik era stata una conoscenza casuale che si era lentamente trasformata in un sentimento più intenso senza che se ne rendessero conto, il processo di avvicinamento era stato spontaneo senza forzature esterne. Il fatto che lui l’accettasse per quella che era fino in fondo la faceva sentire bene, entrambi avevano perso il bagaglio del loro passato e non sapevano quanto fosse pesante, eppure a piccoli passi ne stavano creando uno tutto personale. Proprio lì in quel luogo dalle mille luci che accendevano l’atmosfera rendendola fiabesca, era tutto così perfetto e fuori dal tempo, quella palestra l’avevano già vista e loro non lo sapevano. A chi importava? Potevano far sì che quelle nuove immagini diventassero impronte indelebili nelle loro menti, quella stessa palestra che portava con se’ un alone di altre epoche aveva solo il sapore del loro presente.
    Kaja sorrise a se stessa mentre attendeva il ritorno di Erik, ma cambiò completamente espressione quando tutto d’un tratto si ritrovò davanti i suoi amici Yoongi e Jimin! "Kaja? Come stai bene! Ma sei da sola?” le disse Yoongi facendole l’occhiolino con quella sua aria da furbetto. Kaja trattenne l’istinto di prendergli quelle guance morbidissime e strizzarle tra le mani perché Jimin la sorprese con un morbido bacio sulla spalla chiedendole se per caso non indossasse una bretellina sul viso. "Quanto soju avete bevuto prima di venire qui?” domandò ai due ragazzi lasciandosi andare a una risata cristallina. "Potevate lasciarne un goccio anche per me! Comunque non sono sola…” rimarcò le ultime parole con un sorriso malizioso che le distese le labbra verso l’alto. Stava per aggiungere qualcosa quando sopraggiunse Erik a dare conferma di ciò che aveva appena detto, prese il bicchiere che le porse e si protese per dargli un bacio sulla guancia, poi allungò la mano per ripulirlo dalla traccia di rossetto rosso che gli aveva lasciato sulla pelle anche se non gli dispiaceva che le altre potessero capire che era suo così. Si voltò di nuovo verso i suoi amici, voleva complimentarsi con entrambi per gli abiti che avevano scelto per l’occasione, ma ancora una volta Yoongi fu più rapido di lei: "Io sono Yoongi! Ma quanti siete? Due... tre... sette... avete già figliato? Complimenti! Chuka-hehyo! Come si chiama il primo? Jimin che ci fai là in mezzo?” aveva sentito tante volte che la droga faceva male, ma quella che avevano assunto i suoi amici doveva essere particolarmente buona, in privato gli avrebbe chiesto il nome del loro spacciatore. Poison sei tu? "Erik, dillo anche tu a Yoongi che abbiamo sette figli, SETTE! Uno si chiama Jimin Junior e il più piccolo si chiama Banana Crash in onore del nostro scontro al Karlsberger!” cercò di rimanere seria il più a lungo possibile, ma alla fine scoppiò in una risata fragorosa e si gettò tra le braccia dei due ragazzi stringendoli in un abbraccio mozzafiato. Sentì un rumore che si rese conto solo dopo che proveniva dalle loro teste che avevano sbattuto a causa della sua irruenza, già entrambi parevano piuttosto provati da qualcosa che avevano bevuto o da qualche trip dovuto a qualche sostanza o trasferello? che si sentì in colpa. "Scusate…” mormorò per la sua ennesima dimostrazione di goffaggine, per fortuna che avevano imparato a volerle bene nonostante in sua compagnia succedesse sempre qualche cosa di strano o disagiato. Quando Jimin parve riprendere più lucidità si mise più vicino a Yoongi sostenendolo sia con le parole che fisicamente. ’Awwwww, io li adoro!’ pensò dentro di se’ senza dirlo a voce alta per non mettere nessuno in imbarazzo. Kaja posò una mano sulla spalla di Erik accarezzandola dolcemente, mentre i suoi amici si congedavano da loro esortando il suo accompagnatore a trattarla bene. "E' bello conoscerti Erik. Mi raccomando, prenditi cura di Kaja, è il nostro gioiello!” a quelle parole lanciò un bacio in aria ai due ragazzi e non poté fare a meno di ridacchiare quando Yoongi fece cenno a Erik di tenerlo d’occhio mentre si allontanava al fianco del suo splendido accompagnatore. "Loro sono le prime persone che ho conosciuto qui e che attualmente posso chiamare davvero amici. Sono particolari, ma anche io lo sono ed è nato un affetto sincero nel corso del tempo. Comunque si accetto la tua proposta di mangiare qualcosa, non so perché ma quando usciamo insieme muoio sempre di fame!” mostrò i denti in un ampio sorriso, la luce dei faretti li rese così bianchi da sembrare fluorescenti, quella semplice apertura sulle labbra era come un minuscolo faro nella notte. Kaja prese Erik sottobraccio e lo seguì verso il buffet, mentre camminavano notò da lontano un ragazzo che era stato suo cliente al Blue River, ricambiò il suo saluto con la mano e poi proseguì verso il paradiso del cibo. ”Hai visto quel tipo che ho salutato? Si chiama Julian ed è venuto al ristorante dove lavoro una volta, era accompagnato da una psicopatica che ha insinuato che la mia cucina non fosse all’altezza di un ristorante di lusso. Ha rischiato l’avvelenamento lei!” mentre parlava riempì un piattino vuoto di focaccine e mini panini, non ci mise molto a svuotarlo era vero che aveva molta fame! Prese un’altra pizzetta quando Erik le chiese di avvicinarsi al palco, sapeva che lui e la musica erano legati da un filo sottile di passione, aveva scelto di dedicarsi a quello nella vita e non poteva dirgli di no quando si parlava di renderlo felice. Mandò giù l’ultimo goccio di punch insieme alla focaccina e lasciò il bicchiere sul tavolo del buffet prima di seguirlo verso il palco.
    Per essere una scuola pubblica c’erano delle aree incredibili, avevano uno spazio dal mood vagamente gotico probabilmente adibito al club di recitazione o di musical. Davvero loro due avevano passato del tempo lì dentro durante la loro adolescenza? Faticava a crederci, eppure per essere in una cittadina minore come Besaid lì non mancava davvero nulla, quella scuola avrebbe potuto benissimo concorrere con una di Oslo o Bergen. "Wow!” si limitò a dire quando raggiunsero il palco, ma se ne pentirono ben presto perché venne presentato da Malgy un trio terribile che iniziò a strillare la vocale AAAAAAAAAAA dall’inizio alla fine del primo brano introduttivo. Quando capirono che anche il secondo sarebbe stato identico si diedero alla fuga, Kaja si toccò le orecchie per accertarsi di non aver perso l’udito a sua volta. "Non voglio diventare sorda anche io! Pare che le mie orecchie siano intere, per i timpani ti saprò ridire a fine serata!” si lasciò andare a una risata che si amalgamò in armonia con quella di Erik, la loro allegria che risuonava nell’aria era persino più intonata del trio LO SCHIANTO! Fianco a fianco tornarono a rifocillare i loro bicchieri per sopravvivere a quella musica delirante, anche se non lo avevano espresso a voce alta entrambi speravano in un cambio di musicisti su quel palco. "Non sapevo che presentasse Malgy questa sera, non so se lo sai, ma io e lei abbiamo avuto un diverbio alla Sagra dello scorso anno. Mi ha obbligata a partecipare a una gara con Yoongi e Jimin, abbiamo vinto, ma non ne siamo usciti esattamente interi!” sorseggiò il punch che per fortuna era sufficientemente alcolico per una festa di adulti e poi alzò il bicchiere verso Erik. "Tutto d’un fiato? Uno, due e tre…” iniziò a mandare giù quel liquido dal tono vivace senza riprendere aria finché l’ultima goccia non aveva lasciato il contenitore di carta, poi lo accartocciò e lo lanciò verso il cestino lì vicino facendo centro con sua enorme sorpresa. Forse doveva bere più spesso per aumentare la coordinazione!
    Ad un certo punto il trio LO SCHIANTO lasciò la posizione di rilievo sotto i riflettori per fare spazio ad un gruppo più giovane che iniziò a suonare il primo lento della serata. Erik le propose di ballare facendo un mezzo inchino, Kaja si portò una mano sulla bocca fingendosi ritrosa, ma ben presto appoggiò la sua mano su quella del ragazzo per seguirlo al centro della pista. Erik le passò un braccio attorno alla vita ed iniziarono a muoversi con naturalezza, come se fosse una cosa che avevano sempre fatto. Non era la prima volta che ballavano assieme, chissà che non avessero imparato a farlo insieme ai tempi del liceo. Possibile che quello splendido ragazzo che la teneva stretta a se’ fosse il primo con cui avesse mai ballato nella sua vita quando era giovane? O forse aveva partecipato ad altre feste prima del Prom scolastico? Si era risvegliato un pizzico di curiosità in lei, da una parte avrebbe voluto che quel luogo le ispirasse qualche frammento del suo passato, dall’altra preferiva non sapere altro se non che si trovava tra le braccia del ragazzo che le piaceva. Poggiò la guancia contro quella di Erik e lasciò che il suo sguardo vagasse sulle altre coppie che si muovevano allo stesso ritmo, ma ciascuna con uno stile tutto suo. Arricciò il naso quando vide due ragazze che si erano lanciate in una danza selvaggia nonostante la musica fosse palesemente intonata su dei toni delicati e romantici. Per un attimo i suoi occhi vennero catturati dalla bellissima chioma rosa fluo di una ragazza che non conosceva affatto, non avrebbe mai avuto il coraggio di tingersi i capelli così, ammirava chi non temeva di sperimentare e soprattutto non temeva il giudizio della gente.
    Kaja allontanò il viso da quello di Erik solo per poterlo guardare negli occhi, mentre si spostava percepì quell’odore che era diventato così familiare per lei, la faceva sentire serena e al sicuro. Poteva sembrare un pensiero sciocco, eppure Erik odorava di casa. Puntò i suoi occhi celesti in quelli del ragazzo, incurante di tutto ciò che le accadeva intorno, non vedeva altro che lui e quell’universo infinito dietro le sue iridi scure. Non credeva che avrebbe mai potuto sentirsi così, un misto di calma e adrenalina attraversava il suo intero corpo per quella semplice vicinanza. Sorrideva e non poteva farne a meno mentre si muovevano lentamente sulla pista da ballo, ad un certo punto non si accorse che a terra proprio vicino ai suoi piedi ci fosse una pozza di punch che qualcuno aveva rovesciato. Non appena i suoi tacchi entrarono a contatto con la bevanda sul pavimento rischiò di cadere, per fortuna i riflessi di Erik erano più rapidi dei suoi, infatti fu lui a evitare che rovinasse al suolo. ”Presa!” non poté rispondere perché le sue labbra vennero catturate in un bacio inaspettato. Chiuse gli occhi, persa in una melodia tutta loro fatta di battiti discordanti eppure così armoniosi tra di loro. Sentiva le sue labbra contro le proprie, delicate e poi vagamente più irruenti, una danza tra anime cucite sulla pelle. Aveva dimenticato come si respirava mentre la sua mano andò a cercare il contatto coi suoi capelli. Rimasero così, stretti nel loro piccolo mondo finché la musica non terminò e si resero conto che non sarebbe proseguita perché la band stava lasciando il palco. Kaja poggiò la mano sulla guancia destra di Erik notando che il suo sguardo era lontano, quel contatto parve riportare la sua attenzione su di loro perché le disse di aver visto qualcuno che conosceva. "Che vuol dire… più o meno?” chiese con curiosità, mentre in sottofondo risuonava la voce di Malgissen che annunciava l’imminente premiazione di Re e Reginetta del ballo. Chissà perché l’espressione di Erik era cambiata a quel modo vedendo quella conoscente, lì in mezzo alla folla rumorosa non era il luogo più adatto per fare delle domande così importanti, così non appena vennero annunciati i vincitori annuì alla proposta del ragazzo di uscire in giardino. Avevano entrambi bisogno di respirare aria fresca, iniziava a sentire caldo e non era per via del bacio intenso di pochi attimi prima. Quando raggiunsero l’esterno fu piacevole riempirsi i polmoni del fresco della sera o forse della notte, aveva perso la cognizione del tempo e non ne era affatto dispiaciuta. In compagnia di quel ragazzo il tempo non aveva misura, era solo un’entità libera che scorreva a suo piacimento, non c’erano lancette a dettare il ritmo della loro vita. Si sedettero su una panchina dietro la quale erano appese delle piccole giare di vetro illuminate da delle lucine dai toni caldi e tutto attorno a loro fiori a perdita d’occhio. Era davvero una scuola quella? Ora che si trovavano soli e non c’era più tutto quel rumore assordante e la folla accalcata, Kaja continuava a sentire caldo nonostante indossasse un abito molto leggero e scollato. "Mi dicevi di quel… mhm… quella… dai, sì… aspetta.” fece un respiro profondo socchiudendo gli occhi, sentiva la bocca un po’ impastata. Quanti bicchieri di punch aveva bevuto? "Della ragazza. Ti sei… aspetta…” durante il ballo romantico erano rimasti in silenzio e dopo essersi scolata tutto d’un fiato l’ultimo punch non aveva avuto bisogno di testare le sue capacità lessicali. Ecco che adesso era davvero provata nel cercare di mettere più parole di senso compiuto vicino. Vedendola così Erik le fece notare che forse avevano bevuto un po’ troppo e le propose di tornare a casa. "Sì, forse… hai ra... ragione.” disse interrompendosi di tanto in tanto. "Andiamo a… casa.” ancora un bacio sotto le stelle, guardiane di quel giovane amore.

    Edited by Aruna Divya - 22/2/2020, 18:24
     
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    Era raro che Zach modificasse la propria routine: in primo luogo, perché era scandita da fin troppo lavoro per poterne avere anche soltanto il tempo; in secondo, perché era stranamente una persona a cui le proprie abitudini piacevano, semplici e funzionali. E come tante altre volte anche quella sera, per il medesimo motivo legato alla routine, si era ritrovato al locale in cui lavorava Rose, giusto per mangiare qualcosa di veloce prima di tornarsene a casa.
    Tra le chiacchiere non si aspettava che sarebbe arrivata una proposta che suonava quasi come un appuntamento dal sapore adolescenziale, quasi liceale. Nella sua scuola superiore non aveva mai avuto il piacere - o dispiacere? Non l'aveva mai saputo - di partecipare ad uno di quei riti di passaggio che venivano imposti perlopiù nelle commedie rosa americane: il fantomatico ballo della scuola, fatto di fiori al polso, bei vestiti per le ragazze e completi per i ragazzi. Nell'armadio ne aveva diversi, almeno gli abiti non sarebbero stati un problema. Rimase tuttavia in ascolto di Rose, vedendola arrancare prima di arrivare al dunque: la trovava divertente, tanto che prima che le parole "ballo" e "San Valentino" venissero pronunciate cominciò a pensare fosse solo un modo per prenderlo in giro. A quanto pare faceva sul serio, ed era persino... imbarazzata? Forse, non la conosceva abbastanza per dirlo con certezza, ma da come si poneva lo sembrava davvero.
    Come rifiutare con tali premesse? «Ti vengo a prendere io allora.» fece, con il solito sorriso divertito che lo caratterizzava.
    Quando arrivò il giorno del ballo Zach fu puntuale: si era messo un completo nero con una camicia bianca dalla texture ruvida, con leggere righe in tessuto a renderla lievemente più ricercata, aveva annodato la cravatta ed era sceso in garage per salire in groppa al suo fedele destriero. Non era un cavallo, né una limousine, ma la sua moto faceva la sua porca figura. Forse avrebbe dovuto avvisare Rose che sarebbe passato a prenderla con quella, ma non ci pensò: in effetti, lei non sapeva nemmeno che tipo di mezzo di locomozione avesse. Lo avrebbe scoperto presto però.
    Arrivato al locale, dove si erano dati appuntamento, la vide attenderlo all'entrata in un abito bianco, lungo: la trovò molto bella, fine soprattutto, ma non riuscì a far a meno di domandarsi come diavolo avrebbe fatto a sistemarsi sulla moto. Decisamente, avrebbe dovuto dirglielo prima di presentarsi lì fuori. Fortuna volle tuttavia che Rose non fosse una persona schizzinosa e che, anzi, senza nemmeno lamentarsi, salì sulla moto intrecciando l'abito attorno a sé e senza - miracolosamente - rimanere nuda, non completamente almeno.
    Il viaggio ed il problema non durarono che una decina di minuti: Besaid era piccola ed i posti erano tutti piuttosto vicini. Dopo aver lasciato la moto al parcheggio, sistemando il casco in una della borse laterali, Zach porse il braccio destro a Rose affinché gli si appoggiasse su, in un finto gesto da vero cavaliere. Rimase in quella posizione per un tempo straordinariamente lungo per un gesto tanto stupido, forse una manciata di secondi, mentre la ragazza lo fissava: quasi si stava pentendo d'averlo fatto ma, prima che potesse proferire parola, Rose scosse la testa e si avvicinò per permettere così ad entrambi di entrare nella palestra adibito ad arte per il "prom".
    Da bravo ballo studentesco, all'ingresso c'era una sorta di robot dalle sembianze umane che stava scattando fotografie a tutti coloro che avevano deciso di parteciparvici: Lo sapevo che era una cretinata! Mi dispiace averti coinvolto in questa buffonata. Rose sembrava davvero dispiaciuta. «E perché?» rispose, alzando lievemente le spalle, con un sorriso sulle labbra. «Se bisogna fare una cosa tanto vale farla bene.» E cosa c'era di meglio che farsi scattare una magica foto da un robot che assomigliava a... Carlo Conti? Non lo vedeva da qualche Capodanno, quando conduceva da qualche provincia italiana "L'anno che verrà". Che tocco di classe, l'organizzatore doveva proprio aver un buon gusto.
    Non è che in quel meraviglioso completo c’è una tasca segreta con una fiaschetta piena di liquido magico ? «Siamo ad un ballo, chi sono io per non correggere il punch?» Era chiaramente ironico nel parlare ma, sul serio, aveva riempito una vecchia fiaschetta - più un cimelio che una vera fiaschetta - di rum per potersi togliere lo sfizio più grande di sempre.
    Arrivati finalmente dinanzi "fotografo" Rose mimò una posa da Sailor Moon e, prima che quel robot scattasse, Zach rubò un fiore - forse una gerbera - da un vaso e se lo mise dinanzi al viso: «Scossaaaaaaaaaaaaaa!» fece insieme alla compagna, mantenendo di lì a poco un'espressione serafica, da perfetto Milord. «Mi manca solo la maschera.» E l'essere completamente inutile. Una volta entrati all'interno entrambi si diedero una rapida occhiata: «Per essere una palestra si sono organizzati piuttosto bene.» disse, osservando i festoni sistemati ad arte a creare una bella atmosfera. All'interno c'erano parecchie persone, qualcuna dall'aria più familiare dell'altra: notò Liv - e fu davvero strano vederla in abiti così formali, non da palestra o comodi, con cui era abituato a vederla. Era accompagnata da un ragazzo che, a primo acchito, reputò come il classico figlio di papà pieno di soldi... Ma evitò di dirlo, anche perché per quanto ne sapeva poteva tranquillamente essere, che so, il fratello di Rose. Meglio evitare di fare gaffe.
    Non appena comunque Liv rivolse lo sguardo verso di loro sollevò una mano unendo indice e pollice, mimando un ok, accompagnato da un'espressione che stava a significare qualcosa come "Stai davvero bene." Volse lo sguardo verso Rose che, quasi a ridestarlo, gli aveva appena dato una leggera gomitata: Che tipo eri al tempo della scuola? Il classico bellone,magari capitano di qualche squadra? Il divo della scuola con il seguito di ragazzine con tanto di bava alla bocca in perfetto stile Labrador? «Ti sembro davvero il capitano della squadra di football senza cervello che esce con la più brutta della scuola che, magicamente, all'ultimo anno diventa una figa da paura?» rispose, lasciandosi andare in una risata. «Nessuno sport, però non ti nego che avevo un discreto successo con le ragazze.» fece senza nascondere un pelo di soddisfazione. Aridaje. «Tu invece?» domandò, ascoltando con interesse. Le storie della scuola, legate spesso ad aneddoti strani, talvolta erano le più divertenti, anche se nel suo caso il vero divertimento l'aveva vissuto all'università.
    In ogni caso, fra le chiacchiere, la correzione del punch e qualche saluto a conoscenti, arrivò il momento che Zach stava inconsciamente cercando di evitare: il ballo, un lento per giunta. Rose l'aveva preso per mano e, seguendo forse lei e la sua - poca - conoscenza dei film in cui ciò accadeva, provò a fare quanto fosse giusto, tenendola vicina a sé con una mano sui suoi fianchi, muovendosi piano. Pareva quasi che il tempo si fosse magicamente fermato nella baraonda di quella serata: «Manca solo l'elezione del re e della reginetta del ballo, poi potrò dire d'aver fatto la mia prima vera esperienza del genere.» disse, ridacchiando appena. Non sembrava vicina però, anzi, la serata doveva essere ancora lunga.

    La musica comunque, senza tante transizioni, passò da quel lento ad una decisamente più movimentata: quella era più facile da ballare, anche se di certo non era capace di farlo bene. Era un pezzo di legno e, soprattutto, non ballava da quando aveva perso una scommessa ed era stato costretto a farlo - per soldi - all'università. Fu comunque divertente però prendersi poco sul serio e sembrare due idioti: sul suo viso figurava un sorriso divertito che non sarebbe andato via tanto presto. Bevvero e "ballarono" per tutta la durata del ballo, chiacchierando del più e del meno e applaudendo all'elezione del re e della reginetta del ballo - ora sì che aveva visto davvero tutto ciò che c'era da vedere -. Che ne dici di una birra ad un locale di nostra conoscenza? propose la ragazza sventolando un paio di chiavi. «Addirittura un'apertura straordinaria, come posso rifiutare?» rispose, alzando le spalle e avviandosi insieme a lei verso l'uscita, dopo aver dato un'ultima occhiata alla palestra: dopotutto, stranamente, si era davvero divertito.
     
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