Crazy as it might be

Connor x Vivian

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +5   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    698
    Reputation
    +95

    Status
    Anonymes!
    Nel rispetto di tutti i lettori si avvisa che da questo punto in poi sono presenti tematiche di: dipendenze da alcool e/o droghe.
    Ricordiamo che si tratta di un'opera immaginaria, frutto della fantasia di chi scrive e che non mira a danneggiare nessuno nello specifico.
    Le azioni descritte non sono ad ogni modo condonate e sono diretta responsabilità creativa di chi ha realizzato tali contenuti.


    Nel rispetto di tutti i lettori si avvisa che da questo punto in poi sono presenti tematiche di: stato mentale dovuto a passato abuso psicologico (descrizione di attacchi di panico e disturbo d'ansia) .
    Ricordiamo che si tratta di un'opera immaginaria, frutto della fantasia di chi scrive e che non mira a danneggiare nessuno nello specifico.


    ezgif-com-crop-3

    weather manipulation ~ anxiety disorder
    soft boy ~ listening to
    x

    Doveva smetterla. Doveva. Smetterla.
    Doveva smetterla di non essere in grado di essere una persona adulta ed autosufficiente nonostante tutto quello che aveva fatto per arrivare a dove era in quel momento.
    Si era trasferito in un'altro Paese, dannazione, perché non era in grado di distaccarsi completamente dalle dipendenze o da qualsiasi cosa gli portasse anche solo un leggerissimo senso di sicurezza?
    Non avrebbe avuto niente in contrario se tali distrazioni fossero state, ad esempio, un buon libro od una tazza di caffè. Avrebbe anche potuto scegliere di passare il pomeriggio a studiare, magari, in modo da poter fare qualcosa di produttivo ed impiegare tutta quell'energia in qualcosa di costruttivo.
    Ed invece, finiva sempre ad incanalarsi lì. Fuori dalla sua porta d'ingresso, giù per le scale, fuori dal palazzo, nel pomeriggio freddo.
    Ci era ricaduto di nuovo. Diritto penale era diventato troppo stressante, non riusciva a recuperare quei dannati paragrafi, sapeva già che non sarebbe riuscito a finire in tempo per la fine della settimana, che era il limite di tempo che gli era stato dato per consegnare il test, e si era lasciato sopraffare.
    Non gli succedeva molto spesso, solo quando si sentiva così impotente. Solo quando si vedeva senza via d'uscita. E quella mattina era stata una di quelle mattine.
    Respira profondamente nell'aria fredda e tagliente ed infila le mani nelle tasche del bomberino imbottito. Era sempre stato un tipo incredibilmente freddoloso. Rabbrividisce appena, fermo sulla soglia del palazzo e si guarda attorno. Contrae la mascella, ogni respiro si condensa in leggere nuvolette davanti al suo viso. Accenna un leggero sorriso. Vorrebbe davvero essere in grado di poter cambiare il tempo definitivamente - non gli piace il freddo. Preferisce l'estate, il caldo, le maglie a mezze maniche. L'unico problema era che, se ci avesse anche solo provato, ci sarebbe probabilmente rimasto secco. Ancora ricorda quella volta in cui aveva dovuto mantenere bel tempo per mezz'ora durante un viaggio in macchina con amici che era diventato impossibile a causa della neve: una volta arrivato a destinazione aveva dovuto dormire per due ore e mezza. Era completamente esausto. Non osava neanche immaginare cosa sarebbe successo al proprio corpo se avesse provato un cambiamento di qualche giorno.
    Estrae il cellulare dalla tasca ed apre i messaggi. Sapeva benissimo che non c'era neanche bisogno di provare con Whatsapp: Vee non aveva una connessione internet.
    Scorre i messaggi finché non trova la conversazione, poi gli scrive.
    "Sto arrivando"
    Sospira di nuovo ed infila il cellulare in tasca dopo aver inviato il messaggio.
    Non che si preoccupasse di disturbarlo, o che potesse star facendo qualcos'altro. Aveva capito che, in qualsiasi momento, se avesse chiesto a Vee di procurargli un po' di erba lui sarebbe stato disponibile.
    Sapeva che il motivo di questo non era perché Vee lo ritenesse speciale, o robe del genere. Era convinto che lo facesse solo perché Connor gli stava dando un'altra ragione per svagarsi a cui Vee non avrebbe mai detto di no.
    Si incammina, quindi, serio in volto e guardandosi costantemente attorno. Connor era così: senza un attimo di riposo. Le labbra si arricciano continuamente, la mascella non fa altro che contrarsi, gli occhi guizzano da un viso all'altro, da un negozio all'altro, da una strada all'altra. A prescindere da quello che può star succedendo nella sua testa, a Connor piace osservare. Gli piace essere costantemente consapevole di quello che gli sta succedendo attorno, per questo non riesce mai a focalizzarsi su un punto solo. È una tecnica che ha imparato da giovane, d'altronde, quando si era reso conto che fermarsi a pensare non era positivo per lui.
    Non gli piaceva essere visto come una persona negativa, quindi si era creato dei metodi per cercare di non esserlo. Sorride appena ad una bambina che lo fissa dal carrozzino, e la madre ricambia quel sorriso, parlando alla bambina che arrossisce appena e poi torna a concentrarsi timida sulla sua bambola. Si ferma ad accarezzare un cagnolino che sta uscendo da una farmacia assieme ad un padrone, e l'animaletto scodinzola, poggiandosi sulla sua gamba con le zampine anteriori, prendendosi le coccole.
    A volte si stupiva di se stesso e di quanto si sforzasse di trovare il bello in una vita che di bello gli aveva dato poco e niente.
    Saluta cane e padrone e si rimette le mani nelle tasche, poi gira l'angolo e va dritto verso la zona che conosce bene. È lì che di solito trova Vivian e può solo sperare che sia quello il caso anche quella volta.
    Quando lo scorge, da lontano, si rilassa appena ed anche la mascella si rilascia leggermente. Si rende conto solo in quel momento di averla lasciata contratta da quando era uscito di casa.
    Piega appena un angolo delle labbra quando arriva nel campo visivo del ragazzo e gli fa un cenno con la testa per salutarlo.
    « Buon pomeriggio » aggiunge senza smettere di sorridere appena, mentre lo raggiunge.
    Lui neanche lo sa chi sia Vivian per lui, né chi lui sia per Vivian. Suppone sia un rapporto di convenienza, soprattutto da parte del ragazzo, perché di certo vedeva molto lontana la possibilità che qualcuno possa instaurare con lui un qualsiasi tipo di relazione umana normale.
    « Ce l'hai? » gli chiede, fermandosi davanti a lui ed alzando le sopracciglia.
    Non si erano mai persi in convenevoli, in "come stai", "che si dice", "da quanto tempo". A Connor faceva piacere vedere Vee, così come sperava a Vee facesse piacere vedere lui. Semplicemente, non credeva che una persona potesse interessarsi al suo benessere psicologico, quindi non ci pensava più di tanto quando si approcciava a Vee. Lasciava che accadesse ciò che doveva accadere, come doveva accadere, senza forzare nulla. Preferiva che Vee prendesse le redini quando erano insieme, perché se si incontravano era perché Connor non voleva pensare. Quindi non pensava.
     
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    "Sto arrivando". Perchè la S era così grossa? Sarà stato il maiuscolo, o la malattia? Non che a Vee importasse davvero, la S era grande e così sarebbe rimasta. Era gigante, enorme, così tanto da uscire dal telefono in cui era intrappolata. Connie, sta arrivando. Sta arrivando. Si ripeteva Vee, in una silenziosa cantilena che con il passare dei secondi iniziò persino a perdere senso compiuto. Il suo corpo baciava al strada, sdraiato a pancia in su sul marciapiede caldo ma deserto; un attacco di AIWS era l'ultima cosa che si aspettava mentre smaltiva la sbornia della notte prima, ma Vivian lo sapeva, gli eventi della sua vita non si erano mai presentati con un buon tempismo e resistere sarebbe stato inutile. Allora semplicemente respirava, mentre il mondo attorno a lui s'ingrandiva a dismisura ed i suoni attutiti dall'alcool che lentamente veniva assorbito dal resto del corpo incontravano il suo udito. Sopra di lui, oltre ai mostruosi contorni degli edifici, solo il cielo bianco incontrava la sua vista, così luminoso da accecarlo ed infastidirlo ulteriormente. Tuttavia non era ansioso od agitato, anzi non poteva essere più tranquillo di così: la particolarità era assopita e per questo il suo sguardo non sarebbe caduto vittima dell'oscurità altrui finchè tutto il resto del mondo avesse continuato a perdere le sue giuste proporzioni. Un braccio volò quindi a schermare gli occhi dalla luce del cielo e nel mentre le labbra si incurvarono in un sorriso divertito, nonostante la testa fosse sul punto di scoppiare. L'unica controindicazione dell'AIWS che Vivian reputava più insidiosa si manifestava in persistenti emicranie, che sommatesi ai più che frequenti stati di ubriacatura lo gettavano in una condizione ben lungi dall'essere piacevole. Beh, sempre meglio di quello. Considerò in un effimero e fugace pensiero, sbuffando un sospiro frustrato tra le labbra sorridenti. Sempre meglio che ricordare. Vee non aveva intenzione di farlo, nè ripercorrendo la propria vita, nè quella degli altri. Una sottile violenza si insinuava nel passato, e non avendo ancora imparato a difendersi o ad arrendersi ai suoi terribili artigli, Vivian preferiva allontanarsi, rimuoversi, dissociarsi da immagini che per quanto vivide ancora gli appartenevano. Avrebbe voluto eradicarle dalla propria mente eppure non riusciva, non avrebbe mai avuto successo. Dave era ancora lì, lo chiamava, gli imponeva di osservare più a fondo, di prestare più attenzione, eppure Vee non voleva guardarsi indietro, ritornare a quel volto che tanto amava e che tanto lo aveva lacerato dal dolore.
    Allora, prendendo un respiro più ampio, Vivian si voltò sino a sentire l'asfalto contro le labbra, e puntando i palmi delle mani e le ginocchia sul marciapiede cercò di tirarsi su, barcollante e sfasato. Si trascinava in avanti, passo dopo passo, e non ricordava quando i suoi arti fossero diventati così tremendamente pesanti. Ahh.. cattiva.. cattiva idea. Sibilò, raccogliendo le proteste della sua testa e di tutti e cinque i suoi sensi nell'essersi rimesso in piedi. Si tuffò quindi una mano tra i capelli, arruffandoli ancor più di quanto già non fossero nel tentativo di essere attraversato anche debolmente dall'aria più fresca che agognava con tutto se stesso, e poi ripose casualmente il cellulare antico che aveva con sè in una delle tasche della lunga gonna nera che indossava. Era carina, plissettata, Mia non l'aveva mai voluta. Si era fatta scappare una gonna con le tasche! Chi la capisce è bravo. L'immagine del bel volto della sorella emerse nei pensieri e si dissolse velocemente, lasciando spazio al caos di immagini che man mano Vivian riceveva ad ogni scatto delle palpebre. Besaid si era ingrandita di colpo, e lui, da brava formichina, trasportava pesi ben più grandi della sua portata nel raggiungere quello che si ricordava fosse il luogo abitudinario dei suoi incontri con Connor. Quel ragazzo era scivolato piacevolmente nella vita e nelle giornate di Vee, sempre ben felice di incontrarlo. Scambiavano qualche parola, condividevano momenti più tranquilli, scappavano insieme da storie che non volevano li raggiungessero. Allora, Vee iniziò a muoversi barcollando sul marciapiede, alla ricerca del solito albero sotto cui si accasciava nell'attesa di vedere Connie emergere dall'angolo poco lontano. Nonostante lo spirito di conservazione molto accentuato lo portasse ad essere crudelmente pragmatico sino ad anteporre i propri bisogni a quelli degli altri, Vee faceva del suo meglio per essere una compagnia gradevole ed una presenza positiva nella vita di Connor, che si era sempre dimostrato comprensivo ed aperto con lui nonostante tutto. E come previsto, proprio Connie sbucò dalle fauci della strada sino ad incontrare la vista di Vee, che sdraiato contro la corteccia consumata di quell'albero solido ma brullo, spalancò gli occhi.
    AAAH! Arretrando per quanto possibile sino a schiacciarsi contro il legno del tronco, Vee emise un urletto spaventato nell'osservare Connor avvicinarsi, enorme com'era. Pareva che volesse quasi schiacciarlo, e per questo il giovane chiuse immediatamente gli occhi, stringendo le palpebre mente attendeva l'inevitabile momento in cui sarebbe stato calpestato dalle enormi suole delle scarpe di Connor. Tuttavia, ciò non accadde - anzi, sembrava fosse sano e salvo. « Buon pomeriggio » Connie pareva invece del tutto calmo e, per quanto mastodontico, non intenzionato ad uccidere Vee come un piccolo insetto fastidioso. Vivian fissò quindi lo sguardo su di lui, aggrappandosi alle forme del suo sorriso accennato con le iridi in modo da ritrovare la rilassatezza che lo aveva avvolto sino a quel momento - pur se frastornato dall'ebbrezza e dall'emicrania. Ahh ciao, Connie! Quanto sei.. enorme- Biascicò Vivian, sforzandosi nel portarsi in una posizione seduta nel pieno del suo attacco. « Ce l'hai? » Le sopracciglia di Connie si sollevarono così come le spalle di Vee, che inclinando appena la testa di lato volle iniziare ad indagare gli effetti giornalieri della sua sindrome: il mondo avrebbe iniziato a girare? Uh.. Tecnicamente.. no! Ma mm.. fammi compagnia eh? Ti do un po' della mia. Era del tutto inusuale che Vee si privasse delle sue personali ed esigue scorte di droga per condividerle con terzi, eppure il fatto che avesse voluto spartirle con Connor suggeriva una mancanza ancora più grande; desiderava una tregua dalla solitudine, e sperò vivamente che il giovane gliela concedesse, almeno per qualche minuto. Andavano entrambi dritti al sodo, oltre le barriere dei formalismi per accedere a distrazioni che servivano preziose e vitali ad entrambi; quantomeno, l'uno poteva considerarsi il facilitatore dell'altro in questo processo. Non attese neanche una risposta, scavando nell'altra tasca della gonna per recuperare il necessario per imbastire alla bell'e meglio un paio di spinelli - magari, come primo giro. Ne porse uno a Connor, sperando che avesse davvero individuato la sua mano e fallendo nel puntare invece il braccio teso da tutt'altra parte, Vee attese che l'altro afferrasse tra le dita il piccolo oggetto. Accendi tu? Scusa è tutto immenso, non voglio darti fuoco!
     
    .
  3.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    698
    Reputation
    +95

    Status
    Anonymes!
    ezgif-com-crop-3

    weather manipulation ~ anxiety disorder
    soft boy ~ listening to
    x

    Avrebbe davvero voluto non reagire, perché se c'era una cosa che la sua storia di problemi mentali gli aveva insegnato era di non trattare le persone come se fossero dei mostri spaventosi, ma un piccolo sussulto lo ebbe quando Vee urlò accorgendosi di lui.
    Non doveva essere arrivato nel momento più ideale. Spesso si era chiesto perché Vee non gli dicesse semplicemente di non essere disponibile, le volte in cui si sentiva così. Non era mai riuscito a capire se fosse una situazione che Vee avrebbe voluto vivere normalmente o avesse preferito essere lasciato solo. D'altronde, non gli aveva neanche mai detto di andarsene. A Connor piaceva pensare, forse anche un po' per giustificarsi, che a Vee piacesse averlo attorno in quelle occasioni, giusto per avere qualcosa a cui aggrapparsi.
    Connor aveva intrapreso questo ruolo cercando di trattare Vee nel modo più normale possibile e di continuare a parlargli come se nulla stesse succedendo.
    Accendi tu? Scusa è tutto immenso, non voglio darti fuoco!
    Per cui tolse le mani dalle tasche del bomberino ed afferrò lo spinello, senza fare alcun commento sul fatto che aveva dovuto seguire la sua mano per una manciata di secondi prima che fosse effettivamente in grado di riuscirci.
    Infilò l'altra mano nella tasca posteriore dei jeans che indossava e ne tirò fuori un accendino. Connor non fumava, se non quando era con Vee. Se solo suo padre fosse venuto a saperlo... gli sarebbe partito un embolo, come minimo.
    Piegò appena un angolo delle labbra al pensiero, accende il proprio spinello e poi aiutò Vee ad accendere il suo.
    « Vieni, sediamoci » gli mormorò gentilmente, appoggiandogli un mano sul braccio e tirandolo delicatamente verso il basso per invitarlo a sedersi sul bordo del marciapiede accanto a lui.
    Non era mai sicuro quanto a Vee facesse piacere essere toccato durante gli attacchi, per questo si limitava sempre al minimo indispensabile, ma era quasi sicuro che fosse meglio stare seduti che cercare malamente di stare in piedi - cose che fosse chiaro Vee stesse avendo problemi nel fare.
    Fece un tiro profondo a pieni polmoni e buttò il fumo fuori lentamente. La gola gli bruciava appena, ma a lui andava bene così. Come ogni altra cosa nella propria vita, Connor cercava disperatamente esperienze che gli facessero sentire qualcosa. Qualsiasi cosa.
    Incrociò le gambe davanti a lui e poggiò le mani sulle proprie ginocchia, tenendo lo spinello tra il dito indice ed il medio. Si guardò appena attorno, poi gettò un veloce sguardo a Vee. Anche senza volerlo, Connor si trovava spesso a voler controllare che tutto andasse bene. Certo, per quanto potesse andare bene ora che era nel bel mezzo di uno dei suoi attacchi.
    Strinse appena le labbra, guardandolo tra un paio di ciocche nere che gli erano scivolate davanti agli occhi.
    « Mio padre è spuntato fuori di nuovo, stamattina. Ho cercato di concentrarmi sul libro che avevo davanti, ma ho avuto un altro attacco di panico » mormorò appena, aggiornandolo sugli eventi della mattinata.
    Nonostante l'evidente pesantezza degli argomenti, Connor non ne parla con un tono cupo. Si potrebbe quasi dire che lo racconta con la stessa leggerezza con cui racconterebbe una passeggiata al parco o un film che aveva appena finito di guardare. Per lui, ciò che gli succedeva era così radicato e parte integrante della propria vita che aveva smesso da tempo di vederlo come un qualcosa di particolare, oppure di usarlo come arma per avere un po' di pietà. Aveva imparato che la pietà non porta da nessuna parte.
    Connor non stava ignorando Vee ed il suo stato mentale. Lui sapeva che in quel momento Vee stesse combattendo con il proprio cervello e di certo il raccontargli la sua mattinata non era un modo per cercare di spostare l'attenzione su se stesso - o forse, in un'altra chiave di lettura, lo era. Connor sapeva che non ci fosse molto da fare per tirar Vee fuori da quello stato se non aspettare che passasse da solo, ma in cuor suo sperava che, parlandogli di cose che potessero distrarlo, o riportarlo alla realtà, potesse aiutarlo anche solo un po'.
    Un piccolo pensiero intrusivo, ancora più in fondo, gli stava dicendo che avrebbe dovuto smetterla di credere di essere il principe azzurro pronto a salvare tutti, che in realtà non avesse la benché minima idea di quello che Vee stesse passando in quel momento e che magari sarebbe stato anche meglio se fosse stato in rispettoso silenzio.
    Connor credeva di aver imparato a scacciare i pensieri intrusivi, ma la verità era che ci riusciva poco e male. Un esempio era proprio quello che era successo quella mattina.
    « Hai mangiato oggi? » gli chiese, dopo qualche minuto di silenzio interrotto solo dal rumore dei loro tiri di spinello e dal fumo che si liberava davanti ai loro visi.
    Con Vee era così. Non si parlavano per niente o si parlavano tantissimo. Dipendeva dallo stato mentale di entrambi, ma Connor non avrebbe mai voluto forzarlo ad una discussione in quel preciso istante. Aveva imparato ad aspettare che l'attacco scemasse da solo e, nel frattempo, a parlargli gentilmente per accompagnarlo verso l'uscita.
    Inoltre, a Connor interessava davvero se Vee avesse mangiato o meno. Di certo, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di rimanere senza energia.
    Non che Connor gli procurasse del cibo ogni giorno. Non era certo la sua baby sitter, o sua madre. Semplicemente, durante le volte in cui erano insieme si offriva di portargli del cibo o di acquistarlo per lui.
    « Vuoi che vada a prenderti un panino? »
    Che ridicolo, Connor. Pretendere di non volersi curare di nulla e di nessuno, e poi se seduto qui con quest'aria patetica, uno spinello in mano, a chiedere a Vee se puoi dargli da mangiare. Come una nonna. Una nonna fallita.
    Scosse di nuovo la testa, affrettandosi a fare un altro tiro profondo.
     
    .
  4.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Vice
    Posts
    5,941
    Reputation
    +4,099

    Status
    Offline
    Il più delle volte, l'AIWS non si manifestava prevedibilmente; si presentava ai sensi di Vivian come un'ospite esigente ma desiderato, che lo separava dalle torture della sua particolarità facendolo piombare in una condizione anch'essa poco piacevole eppure per lui necessaria - dei due mali aveva sempre preferito il più familiare. Per questo motivo, non gli era stato possibile avvisare Connie del suo stato, eppure, anche se avesse desiderato farlo, sapeva che non avrebbe mai ricacciato l'amico a favore di una solitudine che troppe volte lo aveva accompagnato. Vee beneficiava della presenza di Connor, e nonostante la sua intenzione fosse immancabilmente quella di non recargli alcuna ansia o inquietudine, non riuscì a trattenere un gridolino spaventato nell'osservarlo avvicinarsi. Ciò che più apprezzava di Connor in quel tipo di situazioni era la sua trasparenza ed il suo candore nei riguardi dello stato emotivo e psicologico di entrambi; con lui, Vee non si era mai sentito fuori posto, straordinario - con lui, poteva essere semplicemente se stesso, senza alcun filtro, sapendo che sarebbe stato visto ed accolto in ogni sua increspatura da una quiete rassicurante, una che era ricambiata appieno anche nei confronti di Connie. Si vivevano giorno per giorno, aggrappandosi l'uno all'altro per tenersi a galla senza pretese e forse la loro atipica amicizia poteva considerarsi una delle più sincere mai intrecciate. Con questo spirito Vivian cercò di soddisfare ugualmente le richieste dell'altro, preparandogli uno spinello per poi porgerglielo - tremolante, ma dall'intenzione decisa. Attese quindi che Connie utilizzasse l'accendino per lasciar bruciare l'estremità del piccolo oggetto, ed ancora intrappolato nella rete distorta dei suoi sensi, Vivian assottigliò lo sguardo, nel tentativo di mettere a fuoco la figura dell'altro. Un po' di sollievo non tardò ad arrivare quando i respiri iniziarono a tingersi di un assaggio più rilassante, ora intossicati dal fumo che scorreva nel ragazzo, donandogli ben presto una maggiore tranquillità. « Vieni, sediamoci ». Rispondendo con un leggero cenno della testa, Vee si lasciò condurre verso il marciapiede, contro il quale si accasciò per nulla disturbato dal tocco di Connie. Quasi non si accorse di quella leggera pressione sul braccio, tuttavia apprezzava la sensibilità dell'altro nel voler sempre rispettare i suoi spazi in ogni situazione, accogliendo dunque ogni suo input senza turbamenti.
    Si ritrovarono quindi entrambi accomodati sull'asfalto, a lasciar scontrare le effimere nuvole di fumo che emergevano dalle loro labbra in un incontro quieto ed a suo modo intimo. Di tanto in tanto, le iridi verdi di Vivian si posavano sul suo gigantesco amico, che man mano che i minuti passavano, si rimpiccioliva sino a tornare a dimensioni umane. Si chiese cosa sentisse in quei momenti in cui le parole sembravano essere totalmente superflue, e nel mentre si faceva indietro, distendendosi sul cemento che più d'una volta era stato la sua casa. Stai bene? Si domandò proprio mentre lo sguardo dell'amico incontrava il suo, e di punto in bianco, i respiri fumosi presero a sortire il loro effetto, rallentando ogni movimento e ragionamento; ora, anche le idee iniziavano a rarefarsi, lasciando solo spazio a tiepide emozioni ed ad ampie boccate d'aria. « Mio padre è spuntato fuori di nuovo, stamattina. Ho cercato di concentrarmi sul libro che avevo davanti, ma ho avuto un altro attacco di panico ». Con calma ma prima che potesse persino accorgersene, un braccio andò a sollevarsi per agguantare con difficoltà una delle ciocche nere che erano cadute davanti alla fronte di Connie, spostandogliela gentilmente dagli occhi - al momento percepiti come asimmetrici dallo sguardo di Vivian, che ne vedeva uno più grande dell'altro. Un rumoroso "mm" d'assenso gli abbandonò la gola, e riportandosi lo spinello tra le labbra, il ragazzo riconsiderò le parole che gli erano appena state dette. Penso.. Penso che il tuo corpo ti stesse dicendo proprio.. che tuo padre fa un po' schifo, no? Cioè sicuro, gli attacchi di panico fanno anche quelli un po' schifo, ma sono un avvertimento.. Per dirti che cosa ti fa sentire in pericolo. Non troppo certo del fatto che il suo discorso biascicato fosse effettivamente di senso compiuto, Vee si permise di intrecciare un contatto visivo più duraturo con Connor, approfittando del suo attacco di AIWS per osservarne le iridi senza essere attaccato dalla sua particolarità. Comprendeva l'episodio vissuto dall'altro, i cui rapporti turbolenti con il padre gli erano stati descritti a grandi linee, e nonostante non fosse certo di potergli essere di sostegno nel modo giusto, avrebbe comunque tentato di ascoltarlo e rassicurarlo, lasciandogli lo spazio di cui necessitava per esprimersi al meglio. Al tempo stesso, quelle sintetiche parole lo distrassero dal malessere generale che lo aveva avvolto ormai da svariati minuti, distendendo così i lineamenti in un sorrisetto più pacifico. E ora va meglio? Domandò Vivian, genuinamente interessato al benessere dell'amico mentre si distendeva completamente al suo fianco, lasciando che le gambe si allungassero sull'asfalto. Tornò quindi in silenzio, sperando in una risposta positiva, prima di prendere un'altra boccata di fumo e socchiudere gli occhi. « Hai mangiato oggi? » Sollevando solo la testa come se fosse stato preso in contropiede da quella domanda più premurosa, Vivian cancellò i disordinati pensieri in cui si era immerso per lasciare che venissero occupati dalla voce di Connor, al quale di tanto in tanto non cessava di scostargli i capelli dalla fronte, un po' come fosse diventato un piccolo rituale da condividere. Ti dà fastidio? In riferimento proprio a quei piccoli gesti, Vee volle assicurarsi di non star disturbando Connie, prima di scuotere appena la testa. Tsk, ora è presto per fare colazione! Cinguettò a rallentatore, ben consapevole del fatto che fosse passata l'ora più adatta persino per pranzare, giustificando tra una risatina e l'altra la sua mancanza di viveri. Ormai la drammatica irregolarità nella sua dieta era all'ordine del giorno ed una realtà a cui si era presto abituato, ignorando qualche volta i brontolii dello stomaco quando non sarebbe stato possibile acquietarli. « Vuoi che vada a prenderti un panino? » Espirando il fumo e facendo leva su un avambraccio, Vivian tornò a sollevarsi, cercando di non ricadere all'indietro nel mettersi seduto, ora che poteva osservare il volto di Connor. Mmm.. Poi magari ce lo prendiamo insieme, che ne dici? Te ne avrei offerto uno volentieri, ma penso che dovrai farlo tu a nome mio- Esordì, sorridendo all'amico colmo di gratitudine, prima di accasciarsi un po' contro di lui, i ricci scuri che si posavano sulla sua spalla alla ricerca di un contatto più tenero. Ora resta un po' con me, eh? Fumiamo insieme, e poi vediamo.
     
    .
3 replies since 15/3/2020, 22:03   119 views
  Share  
.
Top
Top