Did you know that Murder is a Woman?

Oliver x Agnes

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    Oliver Pierce Turner

    Le pareti del vecchio hangar in disuso erano di un grigio spento, dello stesso identico colore del pavimento che era una lastra di cemento. A rompere quella monocromia c’era una serie interminabile di scatoloni di ogni forma e materiale, i quali occupavano lo spazio arrampicandosi verso l’alto, come delle torri composte da dei pezzi giganti di Lego. Dalla sua posizione spericolata, tra le travi di metallo che si incrociavano sul soffitto, Oliver osservava i movimenti dei due aiutanti dell’uomo che stava aspettando da almeno un’ora, ormai. Iniziava a sentire i primi formicolii sulle gambe per colpa della posizione scomoda che doveva mantenere per rimanere in equilibrio, ma soprattutto per non farsi notare. Indossava un ensemble nero, ma se avesse saputo prima che quel luogo era del colore dell’inquinamento delle fabbriche, si sarebbe adattato per essere più camaleontico. Quando andava in missione cercava di diventare come un’ombra in una folla, con l’unica differenza che lui non seguiva le mosse di un padrone.
    Si domandò per quale motivo Luther, il trafficante di armi, fosse in ritardo rispetto all’orario che gli era stato detto dal suo cliente. Igor gli aveva fatto avere tutte le informazioni che aveva ottenuto dalla sua talpa, la quale si muoveva come una formica operosa proprio sotto i piedi di Oliver in quel momento. Forse aveva organizzato un’imboscata, oppure aveva mentito ad Igor? Era pronto a scendere per affrontare quel discorso spinoso con la sua fedele Magnum 586 ben nascosta sotto la sua giacca nera, ma non fu necessario perché da una porticina laterale sopraggiunse Luther. Con somma sorpresa di Oliver, l’uomo era in compagnia di un’avvenente ragazza dai capelli corvini che non aveva mai visto prima.
    ”Questa è la mercanzia.” l’accento russo del contrabbandiere era il suo marchio di fabbrica, sarebbe stato possibile riconoscerlo anche a occhi chiusi solo ascoltando il suono della sua voce. ”Fai sapere a Iago che è sempre un piacere fare affari con lui.” un mezzo sorriso mise in evidenza la lunga cicatrice che gli attraversava il viso a partire dalla tempia destra, era una linea obliqua frastagliata che arrivava fino all’angolo della sua bocca storta. Oliver sapeva che quella cicatrice se la era procurata durante uno scontro tra organizzazioni criminali a Oslo, il fascicolo che gli era stato consegnato su di lui era piuttosto dettagliato, anche troppo per i suoi gusti. Se tutto andava come programmato, non sarebbe stato necessario nemmeno parlarci, odiava il suo alito che sapeva di vodka e sigarette. In passato lo aveva minacciato per conto dello stesso cliente più di una volta, ma il messaggio non era stato recepito visto che stavolta gli era stato detto di recidere il filo della sua vita definitivamente.
    Come un predatore alato in attesa del momento propizio, rimase in ascolto dei discorsi tra Luther e la giovane donna, sperava di non dover ripulire anche il suo di sangue quella notte. Dalle parole della sconosciuta, che a quanto pareva si chiamava Agnes, intuì che era lì in veste di cliente e dalle sue pretese di controllare la merce prima di andarsene, era palese che non si trattava del suo primo scambio. La osservò per qualche istante, il suo incedere sinuoso era ipnotico, ma non si fece distrarre dalla sua arte seduttiva. Vide Luther tentennare quando lei gli fu abbastanza vicina da sentire il suo respiro sulla pelle, quella Agnes ci sapeva fare, era chiaro che teneva la sua preda in pugno. Nonostante ciò l’uomo le fece un cenno di diniego. ”Cosa succede, Iago non si fida più dei miei servizi? Non mi ha mai chiesto di fargli vedere la merce prima di portarla via.” iniziava ad essere strana tutta quella reticenza da parte di Luther, perché non levarsi di torno la moretta facendole vedere il contenuto della cassa, per poi tornare ai suoi affari? Oliver iniziava a spazientirsi per quell’attesa imprevista, non aveva tutto quel tempo da perdere, Igor gli aveva dato dei termini di scadenza ed aspettava sue notizie. Inoltre sua figlia era a casa da sola, aveva chiesto alla sua vicina Dana di controllarla di tanto in tanto, aveva inventato un turno notturno come guardiano da qualche parte che nemmeno lui ricordava. Le aveva dato un orario di rientro, sarebbe risultato irresponsabile e sospetto se non fosse rincasato in tempo, per quanto si stava protraendo quella missione rischiava davvero di andare oltre.
    ’Andiamo, datevi una mossa!’ Parve che avessero sentito i suoi pensieri perché la ragazza decise di fare di testa sua, aprì la cassa, prese quello che sembrava essere un fucile e lo sbatté a terra. Da quello che riusciva a sentire da lì si trattava di una partita fallata. A quel punto era ora di intervenire prima che la situazione degenerasse. Oliver afferrò la sua pistola, alle sue spalle c’era una trave di metallo che percorreva tutta la parete, si calò giù con grande agilità. Quando fu a terra, Luther lo inquadrò con la coda dell’occhio, richiamò i suoi aiutanti i quali si scelsero il proprio avversario. Ivan (la talpa) andò a fronteggiare Agnes, mentre il tipo con la barba folta e col cappello di lana in testa si avvicinò ad Oliver. Doveva sbrigarsi a levarsi di torno quell’impedimento se non voleva che quell’inetto dal viso deforme scappasse senza sentire la sensazione del piombo sotto la pelle. Lanciò un’occhiata ad Agnes, chiedendosi se avrebbe avuto bisogno del suo aiuto in uno scontro corpo a corpo. Nonostante quel breve istante di galanteria che gli attraversò la mente, il suo pensiero principale era che quella donna gli aveva messo i bastoni tra le ruote nella riuscita della sua missione. ”Come facevi a sapere che c’era qualche problema con la consegna?” chiese evitando un pugno all’altezza del viso, poi col calcio della pistola colpì il suo avversario in pieno petto facendolo cadere a terra. ”Non c’è tempo per le formalità, messi tutti fuori gioco devo considerarti una nemica?” quando l’uomo barbuto tentò di avvicinarsi di nuovo, lo stese con un calcio nello stesso punto dove lo aveva colpito prima, stavolta il dolore avrebbe dovuto tenerlo a terra più a lungo. Era pronto a inseguire Luther, ma notò che anche Agnes si era liberata di Ivan in breve tempo. ”Sono colpito, lo ammetto.” sollevò la pistola in direzione della ragazza senza esitazione. ”Allora qual è la tua risposta? Siamo nemici, Agnes?” il dito era sul grilletto, in bilico tra un e un no che avrebbe potuto risparmiarle la vita.
     
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    Agnes ‘Nyx’ Mohn | '90 | ammaliatrice
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    Camminava ancheggiando lungo le strade sempre più scure della cittadina. Il sole, aveva lasciato piano piano spazio alla notte donando alla donna, quel colore più consono alla sua anima. L’arancio del tramonto stava lasciando spazio al viola, mentre la giovane aumentava il passo che lasciava dietro di sé soltanto il rumore dei tacchi a spillo che sfioravano il cemento. Sembrava volare, su quelli che per alcuni erano strumenti di tortura che solo le donne più provocatorie usavano portare per missioni come quella. Gli abiti scuri avvolgevano un corpo tonico e formoso, pronto a diventare un arma letale qualora ce ne fosse stato il bisogno. Ad affievolire l’aria plumbea, soltanto le stelle che avevano preso a brillare nel cielo, come gli occhi della donna che luminosi si scrutavano intorno. Non era seguita da nessuno, questa era una delle cose più importanti, non poteva permettersi di venire scoperta. Non amava andare a ricevere i fornitori di armi, solitamente questo aspetto del loro lavoro veniva curato da Iago ma lui, si trovava altrove. Quella mattina aveva utilizzato la sua capacità per andare a scovare qualcosa nell’era romana e ancora, non aveva fatto ritorno. Cercava di non preoccuparsene, capita avvolte che ci mettesse più del previsto nelle sue ricerche, eppure ogni volta che Iago non tornava per l’ora che avevano stabilito, Agnes aveva paura che gli fosse successo qualcosa, come era accaduto molto tempo fa. Certe cicatrici, lasciavano segni invisibili sulla pelle delle persone e non riuscivano a risarcirsi del tutto. Gli aveva spiegato tutto, quante dovevano essere le armi e come doveva trattarle, doveva assicurarsi che fossero perfetti in quanto, aveva sentito dire che ultimamente cercavano di contraffare le partite di armi per guadagnarci più soldi. Le aveva dettagliatamente fornito ogni sfumatura di colore ed ogni particolarità nelle congiunzioni, mostrandole non solo dal vero ma anche nelle foto quello che andava bene e quello che invece, era da scartare. Sapeva di essere pronta, di poter fare un ottimo lavoro anche se favoriva trattare armi bianche, piuttosto che quelle da sparo e soprattutto, si divertiva a presenziare più alle riunioni, o agli scambi di droga, dove la sua particolarità era decisamente più funzionale. Non che non si divertisse all’azione anzi, spesso era la parte che più le mancava in quanto Iago cercava sempre di proteggerla da situazioni scomode ma Agnes, non amava troppo sporcarsi le mani se non fosse stato realmente necessario.
    Era finalmente arrivata all’hangar, un grosso edificio grigio in disuso che serviva come magazzino per miriadi di scatoloni. Fece un sospiro, priva di varcarne la soglia decisa e sicura come era solito essere. Se c’era una cosa che Agnes non era in grado di provare, era la paura. Aveva smesso di avere paura quando aveva dovuto imparare a sopravvivere e da allora, si era ripromessa di non provarla mai più. Tornò a bussare solo una volta, anni prima, quando Iago scomparve per troppo tempo rispetto a quanto la giovane Mohn era in grado di sopportare. Luther, perdonami del ritardo annunciò lei, non preoccupandosi minimamente in realtà di aver fatto aspettare l’uomo che era per lei, soltanto una delle molte pedine che servivano ai loro scopi. Agnes la salutò, con fare schifosamente avvenente. Era un uomo abbastanza insignificante, che negli ultimi anni si era montato un po' troppo la testa e che stava strisciando per riuscire a collocarsi in un posto sempre più alto della piramide dei suoi servigi. Davanti a lui, una cassa scura contenente quella che sarebbe dovuta essere la merce di scambio, mentre dietro, aveva due scagnozzi. Luther fissava la cassa, volendo indicare alla donna che lì c’era tutto quanto lei dovesse prendere. ”Questa è la mercanzia. Fai sapere a Iago che è sempre un piacere fare affari con lui.” esclamò l’uomo dalla voce roca. C’era qualcosa nel suo tono, che infastidiva Agnes, un leggero tic nelle sue mani che non le faceva presagire niente di buono. Sapeva di non potersi fidare mai di nessuno e, quei piccoli accorgimenti erano segnali da tenere sempre sotto controllo. Non così in fretta rispose Agnes, sovrapponendosi tra lui e l’uscita, impedendogli di prendere la porta. Voglio vedere la merce, prima ordinò lei, con voce ferma, senza spostarsi dalla sua presa di posizione. ”Cosa succede, Iago non si fida più dei miei servizi? Non mi ha mai chiesto di fargli vedere la merce prima di portarla via.” Sorrise Agnes, beffarda, mentre continuava ad impedire all’uomo di andarsene. Ti sembro Iago? chiese, mantenendo sempre lo stesso tono sicuro Ti ho chiesto di vedere la merce incalzò ancora, facendo un segno con la testa di aprire la cassa. Niente, l’uomo aveva preso soltanto un colore più paonazzo in volto ma non aveva intenzione di dargliela vinta. Più si comportava in quel modo, più dava da credere ad Agnes di avere qualcosa da nascondere e più la sfidava, più lei rispondeva con la stessa medaglia. Bene, se non sarai tu ad aprire la cassa.. lo farò da sola e tu non ti muoverai da qui intimò, fissandolo negli occhi con i suoi ora color indaco. Immobile difronte a lei, Luther la lasciò aprire la cassa contenente i fucili. Fallati, poteva vedere il marchio non impresso sulla canna metallica, proprio dove Iago le aveva indicato. Era spostato più verso il manico e questo, significava che fossero contraffatti. Non erano l’originale che Iago si aspettava di portare a casa e questo, fece imbestialire l’animo di una donna che non amava essere presa in giro. Credi che perché, io sia una donna, non mi renda conto di quello che sto vedendo con i miei occhi? scaraventò il fucile a terra, nello stesso instante in cui un uomo si palesò difronte a lei. Da dove diavolo era uscito? si chiese Agnes, prima di mettersi in posizione difensiva. Chi aveva intenzione di colpire, il nuovo arrivato? si chiese, prima di sentire la sua voce porre una domanda fin troppo stupida. Mai fidarsi di chi è affamato di fama e di soldi rispose lei, vedendolo scansare alcuni colpi, mentre lei si preparava a fronteggiare l’uomo che si era sporto verso di lei. ”Non c’è tempo per le formalità, messi tutti fuori gioco devo considerarti una nemica?” Ascoltò la sua domanda, ringraziandolo di averla posta per primo in quanto lei stessa si stava chiedendo la stessa cosa. Le mani dell’uomo di fronte a lei la presero al collo, impedendole di respirare e di rispondergli. Doveva sempre farsi trovare preparata Agnes e per questo, aveva deciso in quel mondo difficile di prendere lezioni di auto-difesa. Inutile dire, che l’attacco era una delle sue specialità. Occhi negli occhi ne prese il controllo per qualche istante, giusto in tempo per stordirlo e colpirlo in pieno volto con la canna del fucile che poco prima aveva scaraventato a terra. Avrebbe voluto cavargli gli occhi, torturarlo un po' ma se solo avesse perso qualche altro instante con lui, sapeva che Luther si sarebbe volatilizzato nel nulla. Aveva iniziato a seguire le sue mosse con gli occhi, quando venne nuovamente interrotta dall’uomo mistero ”Sono colpito, lo ammetto. Allora qual è la tua risposta? Siamo nemici, Agnes?” la incalzò ancora. Adesso, non c’era nessuno a non permetterle di rispondere e, mentre sistemava il vestito che si era sgualcito per l’azione, decise di rispondere Se la tua intenzione è quella di spaccare il culo a questi inetti, considerami un amica rispose lei, mentre con gli occhi non si lasciava sfuggire neanche una mossa di Luther che adesso, aveva negli occhi un bagliore tinto di paura. Vuoi ancora parlare, oppure possiamo mettere fuori gioco quello stronzo? chiese lei, sporgendosi in avanti per andare a prendere l’inetto che, si stava ora dirigendo a gran velocità verso l’uscita. L’uomo del mistero, lo raggiunse prima di lei facendolo capitombolare a terra. Lo voltò a faccia in su tenendolo fermo con l’aiuto di un piede, per non permettergli di scappare un’altra volta. La pistola, puntata su di lui e l’intenzione negli occhi di mettere fine a quella storia. Fermo! intimò Agnes, cercando ora lo sguardo di quell’uomo che era la prima volta che, osservava realmente. Era alto, moro e con la pelle olivastra. Aveva due occhi catalitici, di un colore particolare blu petrolio. C’era sicurezza in quegli occhi, assenza di paura o di rimorso per quello che avrebbe fatto. Era uno sguardo che Agnes non era abituata ad osservare, un perfetto mix letale tra umanità e luce demoniaca. Era affascinante, qualcosa che avrebbe voluto sicuramente scoprire ma in quel momento, non era lì per lui. Devo scoprire, prima, dov’è la partita giusta spiegò lei poi, potrai farne ciò che preferisci di lui spiegò, chiedendogli poi di dargli una mano a metterlo seduto e tenerlo fermò. Luther, guardami intimò lei, adesso con voce melodica, affascinante. I suoi occhi avevano abbandonato il colore indaco per sposare il viola acceso che li caratterizzavano mentre utilizzava la sua particolarità, il suo corpo fremeva lasciando liberi quei ferormoni che avrebbero stordito l’uomo intorno a sé. Dimmi, dov’è la partita giusta, Luther? domandò lei, con la voce suadente che automaticamente si rivelava durante l’utilizzo della particolarità. Intorno a lei, l’aria iniziava a scaldarsi, mentre anche Oliver poteva iniziare a percepire il calore di quei ferormoni sprigionati. Non farti pregare, lo sai che non amo ripetere le cose due volte si avvicinò a quel suo volto sfigurato, soffiando su questo la richiesta. Al porto. Sono in un container rosso giù al porto rivelò lui Che container, Luther? incalzò ancora ha una serie di numeri gialli, scritti sulla sinistra del lato lungo ed un'aquila, sul retro spiegò ancora. Bene, grazie Luther si alzò, spingendo l’uomo a terra con una spinta del suo piede, fasciato all’interno di lucide Louboutin nere. E’ tutto tuo esclamò, curiosa di vedere cosa l'uomo avrebbe fatto adesso.
     
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    Dall’alto delle travi metalliche dell’hangar il mondo assumeva una prospettiva diversa, poteva osservare gli altri come un predatore alato in cerca della sua vittima. Sotto i suoi piedi c’erano sin troppe persone rispetto a quanto aveva pianificato, ma non si sarebbe fatto fermare da quel contrattempo, la sua missione si sarebbe conclusa col sangue di Luther sulla sua coscienza. Gli avvenimenti che si svolgevano al piano terra finalmente volsero in suo favore, così Oliver si affrettò a scendere con la sua Magnum pronta a sputare piombo contro coloro che gli avrebbero sbarrato la strada, persino contro quella ragazza che era vestita in modo sin troppo femminile per un posto del genere. Non erano i suoi tacchi a preoccuparlo, bensì la sua troppa confidenza che gli dava l’idea che fosse avvezza a quel genere di situazioni, oppure l’altra spiegazione che il suo cervello elaborò in fretta era che dovesse essere in possesso di una particolarità distruttiva. Solamente tentando la sorte poteva scoprire quale fosse l’opzione giusta, raggiunse il centro dell’azione e venne preso di petto da uno degli scagnozzi di Luther che stava cercando di trattenerli per far scappare il suo capo. Oliver cercò di mettere immediatamente i loro ruoli con la ragazza, l’unica che era lì in veste di cliente. ”Mai fidarsi di chi è affamato di fama e di soldi.” rispose lei alla sua prima domanda, logica schiacciante in quelle poche parole. ”Saggia osservazione.” non poté fare un discorso particolarmente lungo perché l’uomo che era riuscito ad allontanare con un colpo ben assestato tornò alla carica. Dovette liberarsene una seconda volta colpendolo con il calcio della sua pistola, allungò lo sguardo sul corpo a terra, nessun segno di movimento, era svenuto con molta probabilità. Si voltò a guardare la ragazza liberarsi delle mani di Ivan dal suo collo, per poi scaraventarlo a terra colpendolo col fucile fallato. Non doveva farla arrabbiare, era una certezza, per essere vestita come se fossero a una festa di gala le sue unghie erano smaltate d’acciaio. A quel punto rinnovò la sua domanda, doveva sapere se aspettarsi un combattimento corpo a corpo prima di correre dietro a Luther, il tempo scivolava via come la sabbia all’interno di una clessidra. ”D’accordo, amica. C’è solo una condizione, Luther è mio.” se la sua risposta fosse stata negativa la pistola che teneva puntata contro di lei sarebbe esplosa in un colpo secco e sin troppo diretto vista la vicinanza. A patto suggellato entrambi corsero dietro al russo che si era infilato in una porticina laterale mentre loro combattevano. Oliver iniziò a correre fino a recuperare il vantaggio di tempo che intercorreva tra di loro, entrò in scivolata colpendolo alle caviglie così da farlo cadere a terra pochi metri più avanti. Si rialzò in piedi con uno scatto agile, poi voltò Luther col piede di modo da poterlo guardare in viso prima di mescolare il suo piombo al suo sangue. Puntò la sua Magnum su di lui per assicurarsi la sua completa immobilità, non avrebbe tollerato un secondo tentativo di fuga, la sua anima non valeva tanto impegno. Lasciò che Agnes li affiancasse, la osservò per un istante mentre si avvicinava con incedere sinuoso e lento, sembrava voler rendere la fine di quell’uomo psicologicamente estenuante e al contempo sedurre una platea che non c’era. Non riusciva a decifrarla, bella come una notte d’inverno, letale come una pantera tra le ombre. Difficilmente aveva incontrato donne come lei, ma questo pensiero non gli fece mollare la presa col piede sul petto del russo, anzi la intensificò. ”Va bene, credi che parlerà o dovremmo sollecitare la sua lingua a sciogliersi?” la sua domanda trovò una risposta inaspettata, gli occhi della ragazza cambiarono improvvisamente colore, tingendosi di una sfumatura violacea non umana. Oliver sentì una sensazione strana irradiarsi nel suo corpo mentre lei parlava con voce melodiosa, troppo. Non era così diverso da un canto di sirena come lo immaginava leggendo le favole della buonanotte a sua figlia, tutto di Agnes era diventato improvvisamente carismatico ben oltre l’umano immaginabile. Era come se tutto gravitasse attorno a lei a ogni suo movimento o parola, Oliver si ritrovò a deglutire a fatica, ma non perse la sua posizione di controllo su Luther, nonostante sentisse lo stomaco fluttuare in un modo quasi sgradevole. Per un breve istante provò il desiderio di baciare quella donna, ma si riscosse quando lei gli disse che ora che sapeva dove si trovava il container corretto poteva farne ciò che voleva. Esitò per un breve istante, cercando di far fluire via il calore che invadeva ogni singolo centimetro del suo corpo sotto l’epidermide. Voleva chiederle delle spiegazioni, ma non era quello il momento. Distese il braccio prendendo la mira per trapassare il cuore dell’uomo, avrebbe potuto scegliere la vena principale sul collo, ma troppo sangue non era ciò che gli aveva richiesto il suo cliente. ”Una modesta pozza scarlatta per un mediocre come lui è sufficiente.” un ordine ben celato tra quelle parole, niente di troppo estroso, una morte anonima. Con quelle parole bene impresse nella mente, Oliver tolse la sicura. ”Luther, questo colpo non è da parte della ragazza al mio fianco, te lo invia il tuo amico Igor. Ti ricordi di lui, non è vero? Ci siamo incontrati diverse volte al riguardo, il quarto incontro è quello letale. Vuoi dire qualcosa prima di trapassare?” lo chiedeva sempre, era una questione di rispetto per coloro la cui anima stava per partire per un lungo viaggio. Aveva visto di tutto nel corso degli anni preghiere, imprecazioni, discorsi filosofici, commiati ai figli e deliri lucidi. Quella era solo una piccola parte di quello che scatenava negli uomini la consapevolezza della morte, alcuni cercavano una redenzione confessandosi come se Oliver fosse il prete per l’estrema unzione, altri sputavano a terra senza proferire una sola parola, una morte d’onore. ”Prima o poi mi raggiungerai, stronzo! Metteremo i conti in pari lassù.” indicò col dito il soffitto, mirando ben oltre esso e ancora più su del cielo. ”Forse volevi dire laggiù.” un solo sparo e la maglia di Luther si impregnò di rosso, nessuna esplosione, nessuna esitazione. Aveva messo il silenziatore, esattamente come gli aveva richiesto Igor, nessuno doveva notare un’anima in meno sulla faccia della Terra. Agnes era l’eccezione collaterale che non aveva potuto allontanare, era stata spettatrice dell’ennesima macchia nera sulla sua anima. Si voltò verso di lei solo dopo aver reinserito la sicura. ”Che cosa hai fatto a Luther prima? Non hai gli occhi viola adesso, perché?” mise la pistola al suo posto all’interno della fondina nascosta in una tasca interna della sua giacca. Aveva dell’assurdo la sua domanda, anche lui aveva appena fatto qualcosa a quell’uomo, si parlava di qualcosa di definitivo. ”Quindi si va al porto.” disse includendosi automaticamente nella prosecuzione della missione che in realtà apparteneva alla ragazza, lui aveva finito lì e poteva ritirarsi quando voleva, solo che era incuriosito da Agnes. Era un paradosso quella donna, che voleva scoprire anche solo in minima parte, poi poteva giustificarsi con se stesso aggiungendo che abitava esattamente sopra al porto, il suo appartamento era lì davanti. Quindi non si stava immischiando in un affare rischioso per un suo capriccio, era di strada, sarebbe andato lì in ogni caso. Si accese una lampadina nella sua testa, non poteva rivelare ad Agnes dove viveva, per quanto si fosse dimostrata “un’amica” in quella situazione. Sarebbe andato con lei, fingendo di dover raggiungere un altro luogo per tornare a casa dopo aver recuperato il container. ”Allora, andiamo?” non poteva più tirarsi indietro, se fosse successo qualcosa sotto casa in quel modo sarebbe stato presente per mettere in salvo Chloe. In caso contrario si sarebbe arricchito di una nuova amicizia.

    Edited by Aruna Divya - 13/3/2021, 18:21
     
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    Il rumore dei tacchi alti, rimbombava all’interno del capannone vuoto. Gli scatoloni, solitamente presenti all’interno della struttura, riuscivano ad attutire i suoni mentre il vuoto delle pareti acuiva ogni più semplice rumore, creando un rimbombo al suo interno. Muri alti, soffitti a travi, lasciavano salire il suono che rimbalzava nelle pareti grigie asettiche. Non era un punto a favore per chi, voleva nascondersi tra quelle mura ma era sicuramente una scappatoia per non coinvolgere agenti terzi. Camminava decisa verso la sua preda, bisognosa di estorcere quelle informazioni che le sarebbero servite a scovare la merce buona, quella non contraffatta. Era da un po’ di tempo che Iago, aveva iniziato a percepire odore di truffa nell’aria, per questo aveva deciso di mandare Agnes in avanscoperta e di non avvalersi dei soliti collaboratoridi fiducia, che mandava a ritirare i container quando lui era fuori. Non gli piaceva mandare Agnes in quelle situazioni sconvenienti, non perché non si fidasse di lei ma semplicemente perché voleva proteggerla. Non amava quel tratto di Iago la giovane donna, che non voleva mai sentirsi meno di qualcun altro, eppure era grata all’uomo per quel senso di protezione e bene che le voleva. Solitamente quei compiti sconvenienti toccavano a lui, ma quando aveva altro di più complicato da fare, chiedeva aiuto al suo braccio destro che ormai, era solita a quegli incontri, soprattutto dopo che Iago era scomparso per degli anni.
    Le aveva detto di fare attenzione, di osservare i prodotti che le avrebbero consegnato all’interno del baule. È probabile che mettano qualche oggetto della partita buona in alto, cosicché tutto possa sembrare apposto. In realtà sono le seconde file a contare. Spesso contraffatte, nella speranza di scambi veloci dove il committente osservava con superficialità solo parte della merce. Iago non era stupido ed Agnes, con lui. Aveva seguito il suo mentore: aveva chiesto di osservare non solo i primi articoli, ma anche i secondi, avvalendo con certezza il dubbio del suo socio in affari. Iago aveva pagato caro l’anticipo della partita, motivo per cui aveva intenzione di recuperare anche quei pochi pezzi validi del baule. Non fece in tempo ad agire, un uomo esterno al loro appuntamento si calò dal soffitto a travi, come fosse un personaggio dei film Marvel, creando scompiglio. Gli uomini, già sulla difensiva per la richiesta di Agnes di controllare la merce, si scagliarono contro di loro in un patetico tentativo di difendersi, cercando di averla vinta. Così non fù. Alleandosi, Agnes ed Oliver crearono una vera e propria macchina letale che mise al tappeto gli avversari. Quando il nuovo “inquilino” si scagliò alla rincorsa del capo spedizione, Agnes lo bloccò chiedendogli di lasciarle la possibilità di scoprire dove fosse la merce buona. Si chiese Oliver, come pensasse di convincerlo, ma non era la persuasione una delle cose che più la preoccupavano. Grazie alla sua particolarità, estorse con facilità le informazioni dalla bocca disgustata dell’uomo, restio a risponderle. Sorrise beffarda Agnes, intenzionata a farla pagare a quell’abietto che oltre a volerli truffare, era detentore del classico maschilista che pensava di potersi fare beffa di lei, solo perché del gentil sesso. Una volta ottenuto quanto necessario, lasciò l’uomo nelle mani di Oliver che non l’aveva mai perso di vista, come un perfetto sicario con la sua preda. Un messaggio dolce amaro quello che diede lui, soffiando tra le labbra, prima di premere il grilletto della pistola scura, caricata con un silenziatore. L’ultima cosa che sentì Agnes, fù l’ultimo respiro rantolante dell’uomo che neanche sul letto di morte, ebbe parole di rimorso. Minacciò Oliver come meglio potè, prima di spegnersi per sempre. Rimase lì immobile, a godersi quel momento di rivincita. Agnes odiava con tutta se stessa, la superficialità con cui la trattavano molti degli uomini nel mondo della mafia. Il trovarsi davanti ad una donna, perlo più sexy e suadente, faceva credere di poter abbassare la guardia, di poter vincere. Luther era sempre stato uno di questi. Divertente quanto sotto valutassero quella vedova nera, che gli avrebbe potuto portare tranquillamente alla follia.
    Un sorriso velato si aprì sulla bocca carnosa di Agnes, quando vide il petto dell’uomo alzarsi per l’ultima volta, prendendo il suo ultimo respiro. Solo allora, il suo sguardo si concentrò nuovamente sull’assassino, un uomo dalla figura snella, dal fisico asciutto e sportivo. I capelli castani portati corti, la barba leggermente incolta e quegli occhi blu, di un colore che non aveva mai visto prima. Un po’ come i suoi, di quel colore indaco che si trasformava in un viola letale quando la sua particolarità prendeva campo. Era affascinante Oliver, bello nel suo aspetto un pò dannato. I suoi occhi, osservavano con minuzia la situazione che lo circondava, senza lasciarsi sfuggire niente. Le sue parole, erano scelte con cura, ma anche con decisione. Una presenza affascinante quella, agli occhi di una Agnes che si lasciava facilmente affascinare dal sesso maschile, ma che difficilmente si lasciava abbindolare da questo. Pochissime volte, il carisma di una persona l’aveva colpita e probabilmente, quelle pochissime volte si racchiudevano nel nome di una sola persona: Iago Torres. Era dannatamente bello, di una bellezza da toglierle il fiato, il classico uomo che riusciva con facilità ad attrarre la sua attenzione perché aveva ogni singola caratteristica, di colui che fisicamente avrebbe considerato uomo ideale. La fisicità di quella persona di cui ti capita di fantasticare e che vorresti trovarti davanti. Inaspettatamente, quel ragazzo si era palesato difronte a lei e se si fosse trovata in un bar, ristorante, Agnes si sarebbe sicuramente avvicinata a lui, attratta da quel faccino imbronciato ed un pò cupo. In quel momento però, la missione che le era stata assegnata la allontanava dal piacere ludico, motivo per cui, il suo lato più frivolo e malizioso venne messo da parte. Bella mira commentò lei, osservare il sangue che lentamente, si apriva in una pozzanghera scarlatta. Non lasciava tracce, oltre al rumore, di una lotta tra due parti. Era chiaro che, quello era un omicidio per sistemare i conti: freddo e preciso, silenzioso ed efficiente. La polizia non ne avrebbe avuto alcun dubbio, considerando anche la quantità di associazioni a delinquere che si erano piano piano allargate all’interno della cittadina, come olio sull’acqua. Non aveva sbagliato a giudicare Oliver è quella conferma venne quando l’uomo iniziò a farle domande: era chiaramente un ottimo osservatore. L’ho persuaso a parlarmi rispose semplicemente, voltandosi e dirigendosi nuovamente verso il baule che conteneva almeno una decina delle armi che avrebbe dovuto portare a casa. Non aggiunse altro, consapevole che non dovesse dare spiegazioni a quello sconosciuto. Prese il cellulare dalla tasca ed iniziò a digitare un messaggio a Paul, il loro maggiordomo nonché tutto fare in caso di necessità ho bisogno che tu venga <i>immediatamente a ritirare la mia divisa da lavoro: è bordeaux, posizionata a centro stanza. Tra l’altro mi dicevano nel negozio, che hanno trovato un ratto morto, sarà quindi da disinfettare non aggiunse altro. Paul sapeva perfettamente che Agnes non aveva alcuna divisa da lavoro e quando parlava di quello, era un messaggio in codice per farsi capire solo da lui e pochi altri. Il ratto morto, era chiaramente la persona lasciata indietro. Sapeva sempre Paul, oltre a lei e Iago, dove i due si sarebbero diretti per affari perché se non fossero tornati entro la giornata, avrebbe dovuto spiegare le ali per trovarli. Era un lavoro pericoloso il loro e ci doveva sempre essere, qualcuno che a discapito della sua stessa vita, avrebbe potuto aiutarli. Chiuse il baule, attenta a non usare le mani e facendo tutto con l’utilizzo delle gambe. Si era trattenuta fin troppo, adesso doveva andare a recuperare il resto della merce che sicuramente, sarebbe stata sotto sorveglianza. Oliver era dietro di lei, in attesa che questa di decidesse a muoversi dopo che questo, si era proposto di andare con lei senza aspettare una conferma. ”Allora, andiamo?” insistette lui, non appena Agnes si fù direzionata verso l’uscita. Pensavo che il tuo lavoro fosse concluso qui, o devo preoccuparmi? chiese, alludendo al fatto che lei stessa potesse diventare una sua futura vittima. Se non hai di meglio da fare.. due braccia in più mi farebbero sicuramente comodo, considerando che il container sarà sicuramente sotto sorveglianza ammise lei, senza lasciar trapelare alcuna preoccupazione nella sua voce e nel suo sguardo. Non si pose tanti problemi sulla natura dell’uomo, dato che ormai sapeva perfettamente cosa Agnes stesse trafficando e dove, era diretta. Averlo vicino, era forse il miglior modo per tenerlo sotto controllo e ancor prima di svolgere ulteriori passi, si voltò verso di lui, incollando i propri occhi nei suoi Allora, devo preoccuparmi di te? soffiò melodica sul suo volto, mentre gli occhi cangiavano nuovamente in un colore violaceo. Un segno di diniego, provenne dal volto dell’uomo, mentre gli occhi di lei tornavano del suo solito colore blu indaco. Andiamo, conosci qualche strada più breve per arrivare al porto? domandò lei, mentre prese a seguire Oliver che le aveva risposto in modo positivo. Quindi sei un sicario.. affermò lei, osservandolo con la coda dell’occhio potresti lasciarmi il tuo numero …. come ti chiami? domandò lei, lasciandosi nuovamente catturare da quello sguardo magnetico potresti tornarci utile affermò ancora, mentre le sue gambe camminavano svelte in equilibrio su quei tacchi a spillo lucenti. Aveva fretta di arrivare al porto e assicurarsi la veridicità della confessione di Luther, seppur la sua particolarità era rara a sbagliare.
     
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