Here's how to look at problems: Problems are guidelines, not stop signs!

Maggie & Eustacia

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    Era stato molto strano per lei dover accettare un caso senza aver mai parlato con la persona che avrebbe dovuto rappresentare. Erano stati i suoi genitori a recarsi allo studio legale per cui lavorava chiedendo che il loro figlio venisse assistito da qualcuno che avesse il giusto tatto e una buona dose di empatia. Da quanto aveva compreso grazie alle poche cose che i coniugi Krautheimer le avevano raccontato sul loro primogenito, Mark non era mai stato un ragazzo tranquillo e non era semplice avere una discussione serena con lui. Tendeva a perdere la calma e la pazienza molto in fretta e a sbottare anche davanti a una semplice parola male interpretata. Era stato proprio per questo che aveva avuto origine la lite che lo aveva condotto dietro le sbarre, una disputa finita male che lo aveva portato involontariamente ad uccidere un altro ragazzo, dandogli un pugno ben assestato in pieno volto e facendolo cadere all’indietro. la vittima aveva battuto la testa contro lo spigolo di un tavolo ed era quindi finita a terra. Non c’era stato nulla da fare per il povero malcapitato, era bastata quella semplice caduta e la sua vita era giunta al capolinea. Quando i paramedici erano arrivati sul luogo avevano rilevato la mancanza di battito cardiaco e Mark era stato immediatamente preso in custodia dagli agenti di polizia che lo avevano poi messo in custodia cautelare. Era già stato sottoposto ad un primo processo dove era stato condannato con il massimo della pena e da allora aveva cercato di ridurre i contatti persino con i suoi genitori, rifiutandosi in più occasioni di vederli durante l’orario visite. Il suo umore era molto altalenante e passava da scatti d’ira incontrollata a momenti di infinita tristezza, ad altri in cui sembrava voler trovare un modo per uscire da lì e accettava quindi di vedere la sua famiglia. Niente avrebbe potuto dirle in anticipo in che modo avrebbe reagito vedendola. I suoi genitori tuttavia non si erano arresi a quelle prime difficoltà e avevano cercato di capire se poteva esserci qualche possibilità di ricorrere in appello, almeno per ridurre di qualche anno la sua condanna e permettergli quindi di avere ancora una vita, una volta uscito di prigione. Non sarebbe stato semplice affrontare un caso come quello e di norma lei accettava molto raramente casi dove doveva difendere persone già dichiarate colpevoli, ma in quell’occasione il suo capo le aveva fatto notevoli pressioni perché almeno stesse a sentire quella coppia e cercasse di avere un appuntamento con il ragazzo, nel Carcere di Besaid.
    Era per quello che quella mattina si era recata presso la prigione. Aveva chiamato qualche giorno prima e le avevano detto di preparare alcuni moduli da esibire all’ingresso, dove lasciava tutti i suoi dati e la motivazione della sua visita. Era trascorso molto tempo dall’ultima volta che era stata lì, di norma i suoi casi riguardavano donne e bambini perché erano quelle le tipologie di vittime che si trovava più a suo agio a difendere ma negli anni aveva imparato che non sempre poteva scegliere le sue cause e quella era una delle occasioni sfortunate. Sperava soltanto che sarebbe almeno riuscita a parlare con quel ragazzo di venticinque anni che non le avevano descritto in maniera affatto tranquilla. I suoi genitori le avevano mostrato molte foto di lui, raccontandole tutta la sua vita: quando era nato, come aveva trascorso l’infanzia, come era cambiato durante la crescita. Quello che aveva visto impresso su quegli album dei ricordi era un ragazzo perennemente imbronciato, che sembrava avercela con il mondo intero. Si chiedeva come avesse fatto il bambino delle prime foto a diventare quell’uomo. Sperava che con sua figlia una cosa simile non accadesse mai. Le sarebbe piaciuto che Lilian restasse per sempre la sua bambina, ma per quanto lei potesse cercare di opporsi e continuare a vederla come la sua piccolina, lei stava crescendo e avrebbe continuato a farlo. Non poteva sapere che tipo di persone avrebbe iniziato a frequentare, poteva solo sperare che continuasse a parlare con lei, sempre e comunque. Il suo capo aveva detto che lei era l’unica in grado di poter affrontare quella faccenda con la giusta delicatezza, ma lei non credeva di poterci riuscire. Forse aveva ritenuto che il fatto che lei fosse una madre avrebbe potuto aiutarla a trattare con un ragazzo, forse sperava che persino lui la vedesse come una figura materna e si aprisse quindi con lei. Dal canto suo invece Margareth riteneva che quel ragazzo si sarebbe aperto molto più velocemente con una figura più seria, qualcuno più simile a lui in cui potesse rispecchiarsi. Tuttavia non aveva potuto tirarsi indietro e aveva accettato quanto meno di parlare con Mark faccia a faccia, per valutare se esisteva una possibilità di collaborare e di prendere in carico la sua difesa.
    Aveva parcheggiato la sua auto poco distante dall’ingresso del carcere e, con la sua borsa in spalla, contenente tutti i documenti utili per poter discutere con cognizione di causa, si era avviata verso l’ingresso. Due guardie osservavano le persone che mettevano piede all’interno della struttura, controllando i loro documenti e chiedendo chi fosse il detenuto che dovevano incontrare. -Margareth Olsen. - si era presentata quindi e quei due le avevano mostrato una faccia un po’ stranita quando lei aveva chiesto di vedere il signor Krautheimer- -Ah beh, buona fortuna allora! - le aveva detto uno dei due, ridacchiando, prima di lasciarla passare e chiedere, tramite una radio, ad un’altra guardia, di accompagnare il detenuto sino alla sala dove potevano incontrare i visitatori. -Una nostra collega la farà entrare nella sala ed entrerà con lei, per la sua sicurezza. - avevano poi aggiunto, mentre le indicavano la strada da percorrere per raggiungere la corretta ala del carcere. Aveva ringraziato ed era andata oltre, anche se quella battuta l’aveva lasciata un po’ pensierosa. Sarebbe stato davvero così difficile? Rischiava di tornare a casa con nulla tra le mani e soltanto tanto nervoso in più? Sospirò mentre attendeva di poter entrare nella sala visite. Doveva solo avere pazienza e mantenere la calma e poi tutto sarebbe andato per il meglio, ne era certa, voleva esserne certa.
     
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