The one that got away

Noelle x Astrid

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    Angels to fly

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    Di solito, prima delle serate, non era mai nervosa. Insomma, cantare era quello che la faceva stare bene veramente, non se ne sarebbe mai potuta stancare, per lei era diventato necessario tanto quanto mangiare almeno una volta al giorno per continuare a vivere.
    No, se quel giorno era nervosa, non era certo per l'esibizione in sé, con gli anni aveva imparato ormai ad essere sola con il microfono quando si esibiva, e a lasciare che la musica parlasse per lei, tramite il suo cuore e le sue emozioni, tramite le sue esperienze passate. E, indipendentemente dalla sua particolarità, era quello che riusciva a fare meglio, forse una delle poche cose che riusciva a fare senza un particolare sforzo o allenamento... era tutta questione di intensità, di sentimento, di cuore. La tecnica si certo, ma non era importante, a parere suo, neanche un quarto di quanto lo era invece tutto il resto.
    Continuava a girarsi e rigirarsi il mangiare nel piatto, quella sera proprio non ne voleva sapere di mangiare. Dopo l'ennesima girata, decise di rinunciare e di lasciarlo per il suo ritorno dalla serata. Probabilmente, se ora non riusciva a causa dell'ansia o Dio solo sa cosa, forse ci sarebbe riuscita più tardi , una volta tutto finito, la sensazione di pesantezza se ne sarebbe dovuta andare, no? Almeno, questo continuava a ripetersi speranzosa.
    Lasciò un piatto in frigo anche per Riley, lasciando un post it sul frigo scrivendo che la sua cena era già pronta, che andava solo riscaldata. Si scusava per non poterla aspettare a cena ma gli orari dell'esibizione non coincidevano con quelli di Riley, così doveva per forza lasciarla sola quella sera. Aggiunse anche che, ovviamente, Bono Vox aveva già abbondantemente cenato per quella sera e che poteva stare tranquilla.
    Accarezzò ancora una volta il dolce micio venuto a chiedere l'ennesima coccola e filò su in camera a prepararsi, una doccia veloce ed un trucco leggero, per poi scegliere qualcosa di appropriato per quella serata.
    Doveva essere una serata elegante, quella a cui era stata invitata, o almeno, elegante era il code che avevano dato agli astisti che si sarebbero esibiti con lei quella sera, probabilmente per far risaltare la qualità del locale... insomma lei riteneva che fossero tutte cretinate, alla fine importava la sua voce non quello che aveva addosso... ma se appunto, era per cantare, era disposta anche a tirare fuori dall'armadio i vestiti eleganti che aveva e cercare di rendere giustizia agli altri invitati a cantare. Beh, che c'è? Se proprio doveva farlo, a quel punto che lo faccia al meglio, no?
    Scelse un vestito nero con scollo a cuore, che restava aperto nei fianchi ma che scendeva fino ai piedi, accompagnato da un elegante spacco a lato sinistro del vestito, accompagnato da una piccola pochette rossa e da tacchi aperti, anch'essi rossi.
    Il trucco lo toccò appena, giusto leggermente gli occhi e le labbra intonate al colore dei tacchi.
    Si avviò subito verso la periferia, dove vi era il locale in cui quella sera si sarebbe esibita, dato che mancava solo un'ora all'inizio della sua esibizione, non aveva molto tempo da perdere.
    Durante tutto il viaggio in taxi si continuò a chiedere quale fosse il problema per quella serata, perché avesse quella sensazione di vuoto nel petto che sembrava essere incolmabile, nonostante tutti gli sforzi che provava costantemente a fare per non pensarci.
    Realizzò che non era un problema per l'esibizione, per cosa doveva andare a fare... il problema era per la canzone che aveva, inconsciamente, scelto di portare e a come la faceva sentire non cantarla all'unica persona a cui avrebbe voluto farlo.
    Scese dal taxi con un nodo alla gola, ma decise che non era né il luogo, né il momento per mettersi a piangere sul latte versato. Da lì a breve avrebbe avuto in mano la sua valvola di sfogo più grande... tutto quello che le serviva ora era entrare in quella sala, prendere quel microfono ed iniziare a cantare.
    Era l'ultima della serata, e sebbene sarebbe stato carino arrivare ed ascoltare anche le altre esibizioni, quella sera era sicura che essendo colei che avrebbe dovuto chiudere la serata, non ne sarebbe stata in grado ascoltando per tutta la sera diversi tipi di canzoni d'amore, già la sua la stava devastando solo all'idea.
    Era già dietro le quinte, sospirò, quando vide la ragazza bionda che aveva appena cantato prima di lei, avvicinarsi verso la sua direzione per lasciarle il posto. Chiuse gli occhi e, dopo un bel respiro, quando li riaprì, tirò fuori il suo sorriso migliore, quello dolce che diceva E' tutto okay, godetevi la serata ed entrò subito dopo sul palco.
    Si sedette sullo sgabello, prendendo in mano la chitarra ed avvicinandosi il microfono. «Buonasera a tutti» cominciò, afferrando il microfono teneramente «Io sono Noelle, stasera vi canterò the one that got away di Katy Perry, spero vi piaccia, buona serata»
    e dopo un sorriso totalmente sincero e un po' malinconico, una volta sistemato il microfono, iniziò a suonare le prime note che davano il via alla canzone.
    Già il titolo, parlava da sé... Colui che se n'è andato.
    Iniziò a cantare, riversando su tutta la canzone, tutte le sue emozioni, i suoi sentimenti per lui, il dolore che aveva provato quando.. quando lui se n'era andato.
    "Parlare del futuro Come se ne avessimo una vaga idea" e ce l'aveva, almeno, Noelle ce l'aveva. Il futuro che Noelle avrebbe sempre voluto, e non le importava se a Besaid, a Roma, a Londra o a Berlino, non le importava nemmeno se vivendo in un appartamento, in un hotel o in bungalow... però anche se non sapeva questo, sapeva comunque quello che le bastava sapere. Ovunque, comunque, ma non con chiunque. Lei voleva lui.
    "Tutto questo denaro non può comprarmi una macchina del tempo" E tempo lei non ne aveva avuto abbastanza, con lui. Non poteva riaverlo più.
    "Non posso sostituirti neppure con un milione di anelli" Perché si pensava che fosse così facile, fare a meno dell'amore? Perché esisteva una stupida credenza che l'oro migliorasse il dolore ed alleviasse la vita, quando non era per niente vero?
    "Avrei dovuto dirti cosa valevi per me" Forse non l'aveva mai fatto, perché non aveva mai trovato un modo per descriverne il valore, ma...
    "Ma ora sono io a pagarne il prezzo"
    "Non ho mai pensato che un giorno ti avrei perso"... Noelle prese un piccolo respiro, lasciando che i pensieri nella sua testa, volassero via liberi come piume.
    Il passato è come una manciata di polvere che filtra tra le dita scomparendo a poco a poco. Vorrei che un giorno potessi tornare indietro... Se avessi un'altra vita io... sì, in un'altra vita farei le cose in modo diverso. E mentre lasciava che il flusso delle sue emozioni e dei suoi problemi si librassero in volo insieme alle note di quella canzone, iniziò a cantare con tutto il sentimento possibile l'ultimo ritornello della canzone.
    "In un'altra vita, sarei stata la tua ragazza
    Manterremmo tutte le nostre promesse,
    In un'altra vita, Noi contro il mondo
    Ti farei restare, Cosicché io non debba mai più dire che sei stato tu...
    Che sei stato tu quello che se n'è andato via. "
    «The one that got away...»
    E con quelle note finali, silenziosamente, lasciò che la voce finisse lentamente, sfumandosi all'ultima nota della chitarra, prima di alzare lo sguardo da questa guardando finalmente per la prima volta il suo pubblico... non poté nasconderla, questa volta, la piccola lacrima che silenziosa stava scendendo dal suo viso.
    Sperò che la sua particolarità non avesse funzionato, per una volta, perché la malinconia che aveva portato dietro quella sera era si emozionante, ma anche straziante per certi versi.
    Scese dal palco appena finiti gli applausi, mentre il presentatore stava annunciando la fine della serata, almeno per i cantanti , ora sarebbero continuati i festeggiamenti e l'open bar fino al solito orario di chiusura.
    Nel mentre che scendeva, vide una figura femminile che le era molto familiare avvicinarsi a passo spedito verso di lei.
    Restò un attimo ferma, cercando di capire chi fosse, ma era troppo lontana, vedeva solo una chioma di capelli castani ballonzolare da una parte all'altra a causa della camminata spedita della proprietaria.
    Ma, quando fu abbastanza vicino a lei, capì subito a chi apparteneva e, dopo gli anni di convivenza insieme, si chiese veramente come avesse fatto a non riconoscerla prima. «Oh mio dio, Astrid! E' una vita che non ci vediamo!» la raggiunse anche lei a passo spedito, circondandola in un abbraccio, felice di aver rivisto una persona che aveva fatto parte della sua vita in un momento così inaspettato.
    Astrid era stata la sua prima coinquilina, aveva solo diciannove anni quando andarono a vivere insieme, e con la quale visse finché quest'ultima non si laureò e non si trasferì, ma la specie di complicità e di alchimia che si era creata era palesemente ancora lì, e si vedeva dall'affetto in cui Noelle l'aveva salutata dopo tutto quel tempo... soprattutto dopo un esibizione del genere in cui, avendoci messo così tanto cuore, a poche persone avrebbe permesso loro di starle vicino ma, Astrid con tutte quelle che avevano passato insieme... beh, poteva tranquillamente rientrare in una di quelle.
     
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