Baby I will find you, just wait a little longer

Amy & Pedro

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    Sorrise Amèlie, mentre camminava tranquilla per le strade della città. Una borsa a tracolla adagiata sulla spalla e un blocco da disegno stretto nella mano sinistra. Aveva appena terminato il suo turno lavorativo, ma non aveva ancora voglia di tornare a casa. Avrebbe fatto il giro lungo, quello che l’avrebbe portata ad attraversare il parco e fermarsi un po’ al suo interno, a osservare la natura e i vari gruppi di persone che sostavano nelle varie aree. Era un’ottima osservatrice e il parco era uno dei luoghi in cui più amava cercare ispirazione per i suoi ritratti o i suoi disegni in generale. Pedro purtroppo quella sera sarebbe stato impegnato e non avrebbero quindi potuto cenare insieme, come lei aveva preventivato. Le cose tra di loro procedevano lente, senza che nessuno dei due cercasse di tirare la corda da una o dall’altra parte. Ancora le dispiaceva che lui le tenesse nascoste alcune cose relative al suo lavoro, preferendo lasciarla fuori per proteggerla, piuttosto che renderla partecipe e permetterle quindi di stargli accanto. Era difficile alcune volte accettare i suoi silenzi e i discorsi che venivano interrotti prima ancora di cominciare, ma capiva che il loro legame era ancora tutto da costruire per colpa dei tanti anni trascorsi separati. Sperava che, prima o poi, lui avrebbe cambiato idea e si sarebbe aperto con lei, senza paura. Non sapeva che cosa temesse, per quale motivo ritenesse che la sua vita fosse troppo per lei da sopportare. Immaginava già che il suo lavoro dovesse essere molto pericoloso e probabilmente non del tutto legale. Le era stato chiaro sin dal primo momento, quando lo aveva trovato ferito e lui si era rifiutato di farsi portare all’ospedale. Nei film in quei casi le persone avevano sempre da nascondere e aveva immaginato che per lui fosse lo stesso. Non gli aveva mai chiesto come si fosse procurato quella ferita, che cosa gli fosse capitato. Aveva percepito sin dal primo istante di potersi fidare di lui, di essere al sicuro. Non aveva pensato neppure per un istante che lui avrebbe potuto aggredirla o ferirla e ancora, dopo tutto quel tempo, era sicura che fosse così. Per evitare di stare troppo male quindi si ripeteva che se fosse stato necessario dirle qualcosa lo avrebbe fatto e che se lui continuava a mantenere il silenzio era perché lei poteva stare tranquilla.
    Non aveva voluto interrogarsi troppo su ciò che lui faceva quando non erano insieme, preferendo evitare di far correre la fantasia e di immaginarlo in chissà quali pericolose imprese che avrebbero potuto portarlo lontano da lei. No, Pedro era al sicuro, sapeva badare a se stesso. Non voleva neppure chiedersi quanto pericolose e illegali fossero le azioni che compiva, per evitare di domandarsi se un giorno sarebbe stata costretta a scegliere tra lui e la propria onestà. Il solo pensiero le faceva stringere lo stomaco in una morsa fastidiosa e non voleva portare quel peso prima che fosse davvero necessario. Magari si sbagliava e lui stava semplicemente lavorando a un progetto top secret che non poteva essere rivelato prima del tempo. Sospirò, voltandosi a guardare una coppia che se ne stava seduta al centro del parco, sopra una sottile coperta. Anche loro avevano avuto i loro bei momenti, anche se negli ultimi tempi lui sembrava stanco e distante, troppo preso da impegni che si facevano sempre più grandi. Le sarebbe piaciuto poterlo aiutare almeno a liberarsi di quei pensieri, ma non aveva insistito e si era limitata a stargli accanto, cercando di trasmettergli tutto il suo amore con i gesti, senza bisogno di dover parlare. Era preoccupata ma non voleva che quel pensiero si aggiungesse a quelli che già lo preoccupavano. Avrebbe aspettato un momento migliore per parlargli, un po’ più tranquillo.
    Si accomodò su una panchina e rimase per qualche tempo in silenzio a osservare i passanti. Una madre con un bambino attirò la sua attenzione per un momento e, senza volerlo, nella sua mente nacque una nuova immagine. Le sarebbe piaciuto avere dei bambini e sapeva che anche Pedro era della sua stessa idea. Chissà se ci sarebbero riusciti davvero, di lì a qualche anno, o se ci sarebbe stato qualche altro imprevisto ad allontanarsi. Il sorrise scomparve velocemente e il suo voltò si rabbuiò per qualche istante. Scosse il capo. No, non voleva pensarci. Forse il parco quella sera non era stato una buona idea e poi iniziava a farsi più buio, probabilmente era il momento di tornare a casa. Guardò il suo blocco da disegno, rimasto ancora immacolato e sospirò. Certe volte l’ispirazione tardava ad arrivare e si ritrovava ad osservare le pagine bianche senza sapere che cosa fare. Altre invece non fare che fare e disfare sempre gli stessi segni, senza mai essere soddisfatta. Erano quelle le volte in cui si chiedeva se non fosse meglio lasciar perdere l’idea di divenire un’artista. La prima mostra a cui aveva accettato di partecipare, l’anno prima, era andata piuttosto bene. Aveva ricevuto diversi complimenti e anche qualche critica costruttiva che le aveva permesso di riguardare quelle opere con un maggiore occhio critico. Aveva notato anche lei degli errori e delle leggerezze, ma non per questo aveva rinnegato il suo lavoro. Quelle immagini erano state il frutto della pura emozione. Si era lasciata guidare dai sentimenti che provava, dalla sofferenza per l’essere sicura che la sua strada e quella di Pedro non si sarebbero incrociate mai più. Doveva imparare, invece, a imbrigliare quelle emozioni in maniera differente, aggiungendo anche della tecnica e un progetto più definito, solo così avrebbe potuto pensare di fare di quella passione il suo lavoro. L’Aamot le piaceva, così come i suoi colleghi e gli ospiti con cui aveva a che fare, ma sentiva che c’era qualcosa che le mancava.
    Si rimise in piedi e si avviò verso l’uscita del parco, mentre attorno a lei iniziavano ad accendersi i lampioni, con il passaggio dalla luce solare alla penombra notturna. Una leggera folata di vento la fece rabbrividire e stringere nel cappotto color sabbia che indossava quel giorno. Affrettò il passo mentre il buio la avvolgeva. Non le piaceva molto camminare in piena notte da sola. Non perché le fosse mai accaduto qualcosa che avesse indotto quel pensiero ma perché in quei momenti c’era sempre una strana sensazione che la accompagnava, come una fanciullesca paura del buio e dei suoi mostri. Era una cosa infantile e lo sapeva, eppure quando la notte si avvicinava non riusciva a evitare di affrettare il passo, per raggiungere la sua casa il prima possibile. Oltrepassò il lungo viale appena fuori dal parco e poi girò a sinistra per avviarsi verso il suo quartiere. Le strade sembravano deserte quella sera, forse a causa delle notizie che erano uscite sui giornali di recente, che parlavano di escursionisti dispersi e di ragazzi in coma dopo una festa sulla spiaggia. Sospirò, cercando di farsi coraggio e di non farsi spaventare dal silenzio. Non era una persona che necessitava avere sempre qualcuno intorno, eppure in quel momento l’avrebbe fatta sentire più tranquilla.
    -Ehi tesoro, avresti per caso da accendere? - la voce roca di un uomo, a qualche metro da lei, la fece trasalire. Non si era accorta di non essere più sola. -No, mi dispiace. Io non fumo. - mormorò, con un sorriso, rallentando appena il passo per poter guardare l’uomo in volto, cercando di essere cortese. -Ah, che peccato. - continuò quello, avanzando appena nella sua direzione. Lei prese un profondo respiro, restando ferma per un momento, senza sapere che fare. Qualcosa dentro di lei le urlava di andare via, il più veloce che poteva, un’altra parte invece le diceva di stare tranquilla, di non allarmarsi senza motivo. Alcuni passo dietro di lei la fecero voltare, ma non abbastanza velocemente. Percepì il pizzico di una siringa che veniva inserita velocemente nel suo collo poi, senza che avesse la possibilità di reagire, iniziò a sentire la vista farsi sempre più annebbiata. Il blocco da disegno le scivolò dalle mani e percepì due braccia forti afferrarla e non farla finire a terra.

    Quando riaprì gli occhi, senza sapere quanto tempo fosse passato, c’era soltanto buio attorno a lei. Battè le palpebre alcune volte, cercando di riprendersi dallo stordimento e capire che cosa fosse successo. Il volto di un uomo le tornò alla mente molto sfocato e con esso il pizzico della puntura. Si portò una mano al collo, lì dove era stata punta, la zona le faceva ancora male. -Ehi? C’è qualcuno? - chiamò, la voce che tremava più di quanto avrebbe voluto. Si mise in piedi, individuando un muro alle sue spalle e facendo scorrere le mani su di esso per tenersi stabile. Della sua borsa e i suoi averi non sembrava esserci alcuna traccia. -Chi siete? Perché mi avete portata qui? Dovete avere sbagliato persona. - continuò, sperando che qualcuno potesse sentirla. A dire il vero non sapeva neppure cosa avrebbe fatto se quelle persone fossero tornate. Cercò di concentrarsi e di attivare la sua particolarità, di tornare indietro nel tempo, magari di un giorno e cercare di rifare tutto da capo. Sarebbe tornata a casa presto, senza passare dal parco, avrebbe chiesto a Pedro di raggiungerla all’uscita da lavoro. Provò e riprovò senza tuttavia riuscirci. Qualcosa doveva bloccare la sua particolarità. Forse c’era qualcuno che aveva una particolarità come quella? Non ne aveva idea. Scivolò di nuovo a terra, in preda allo sconforto e solo allora lasciò che alcune lacrime segnassero il suo volto. Pedro. Quanto avrebbe voluto poterlo raggiungere, potergli chiedere aiuto. Pedro, amore mio. Dove sei? Ho tanta paura. Ti prego, vieni a cercarmi. Quel pensiero si perse in mezzo al fiume di lacrime. Non poteva sapere dove si trovava e, probabilmente, non sarebbe mai riuscito a trovarla in tempo.
     
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    A tenerle separate, le due vite, Pedro aveva iniziato a credere che qualsiasi cosa fosse possibile. Certo, non aveva perso di vista la possibilità che ci fossero conseguenze inaspettate, negative o positive che fossero, ma l’illusione che ogni parte della propria vita fosse sotto il suo controllo era divenuta materiale tanto quanto la sensazione di calore che una mano lascia dopo una carezza sulla guancia ruvida. Carezza che, Pedro, aveva ricercato tutta la vita, anche quando per orgoglio si era ritrovato a compiere qualche passo indietro per mantenersene a distanza. Con Amy, quel calore era presente ogni giorno: al mattino, al pomeriggio, alla sera, la notte. Si erano ritrovati per esserci nonostante i due scompartimenti in cui Pedro aveva diviso sé stesso in maniera così precisa e netta che, alla fine, la barriera gli sembrava esser divenuta tanto solida e spessa da apparire invalicabile per lui e tutti coloro i quali gli stavano intorno.
    Se lo sarebbe detto non appena gli occhi si fossero posati su di lei, quella sera: come aveva potuto non veder arrivare proprio quello? L’aveva protetta da sé stesso senza prendere in considerazione che, oltre il male che credeva venisse con il suo “pacchetto”, al di fuori del suo controllo ci fosse tanto altro, un altro tipo di male da cui lui, alla fine, non poteva proteggerla.

    Nei lunghi corridoi del piano più basso della Tana, Pedro si muoveva come un agile serpente che, strisciando, sapeva perfettamente dove andare. Conosceva quelle mura come le sue tasche, tante volte le aveva attraversate, percorse; si ritrovava a farlo ora addirittura soprappensiero senza neanche dover ragionare quale delle porte dovesse aprire.
    La chiamata di Oskar di una mezz’ora prima aveva avuto ben poco di chiaro, eppure Pedro era stato addestrato come un soldato e, quando il generale chiamava, lui rispondeva senza porre alcuna domanda, soprattutto quelle scomode. Quel meccanismo gli ricordava quanto fosse giusto tenere nascosto ad Amy ciò che faceva e, la maggior parte delle volte in maniera inconscia e altrettanto incontrollabile, si vergognava di sé stesso come mai prima era accaduto. Aveva cominciato a domandarsi se, alla fin dei conti, avesse allontanato da sé stesso l’idea di una relazione per tutti gli anni precedenti a lei così da proteggere sé stesso dalla scomoda stretta allo stomaco della vergogna prima di voler proteggere chiunque altro. Stare in mezzo a quelli come lui era facile, lo aveva fatto in Argentina accanto a Iago senza sentirsi mai inferiore, successivamente lo aveva iniziato a fare in Norvegia sotto la sorveglianza di nonno Pilar, anche qui senza mai sentirsi inferiore a qualcuno. Con Amy le cose avevano iniziato a prendere tutta un’altra piega: Amy era agli occhi di Pedro qualcosa di unico, speciale, puro. Il più grande desiderio dell’uomo non era averla per sé a qualsiasi costo, bensì far parte della sua vita per ammirarne lo splendore, il chiarore caldo che lei con ogni movimento sprigionava donando lo stesso al grigio e freddo in cui invece lui credeva di aver vissuto fino a quel momento. Era strano a pensarlo e anche a dirlo, ma Pedro ritrovava nel tatto di Amy un lontano ricordo che ogni giorno lo faceva sentire in un vecchio luogo che , crescendo, aveva iniziato a credere di aver dimenticato: casa.
    Quando entrò nella stanza e gli occhi si posarono sul grigio delle pareti illuminate da una sola lampadina che pendeva dal soffitto dello stesso colore, Pedro si chiuse la porta alle spalle e, avvicinatosi a due uomini intenti a fumarsi una sigaretta seduti su un tavolo di metallo, si fermò allacciando le mani alla vita, in attesa. Era chiaro mandasse te. disse uno dei due, sollevandosi dalla superficie del tavolo così da voltarsi poi brevemente per spegnere la sigaretta nel posacenere ricolmo di cicche posto sullo stesso. Conoscendo voi due, sarebbe stato subito chiaro anche a me. rispose di getto, stirando le labbra in un sorriso divertito prima di estrarre il pacchetto delle sigarette dalla tasca e tirarne fuori una per poi incastrarla fra le labbra e accenderla. Quando Oskar lo aveva chiamato, l’uomo non si era espresso poi molto, come suo solito. Una delle ultime fisse dell’uomo aveva a che fare con la setta, il suo modus operandi e tutto ciò che aveva a che fare con l’organizzazione, così aveva cercato per mesi e mesi qualsiasi tipo di informazione al riguardo, finché, quel pomeriggio, aveva avuto modo di catturare un individuo che doveva in qualche modo essere in possesso di informazioni che sarebbero state utili alla Tana. Aveva quindi chiesto a Pedro di occuparsene, di farsi consegnare quanti più dettagli possibili, si fidava di lui. Dov’è? chiese quindi Pedro ai due e uno di loro indicò con un lieve movimento del viso in direzione di una sottile porticina di metallo rosso arrugginita alla loro destra. Annuì Pedro, sospirando appena prima di inalare un’altra profonda porzione di fumo dalla sigaretta. Si avvicinò al tavolo facendo segno ai due con un gesto veloce della mano di spostarsi e aprire la porta rossa mentre lui allungava la mano verso il posacenere e spingeva la cicca contro il fondo del posacenere, in mezzo a tutte le altre sigarette spente lì prima della sua. Fu in quel frangente che un pensiero arrivò ad intromettersi ai suoi, interrompendoli come il rumore di vetri che s’infrangono al pavimento nel momento in cui sembra che il mondo si fermi per un solo ed unico istante, quasi impercettibile eppure caotico. Pedro, amore mio. Dove sei? Ho tanta paura. Ti prego, vieni a cercarmi. - la voce di Amy gli si piantò nella testa come un macigno, arrivò rivestita di nero pece, così soffocante che, per un istante, il mondo parve essersi capovolto, richiuso all’interno su sé stesso dove non ci sarebbe stato più ossigeno, l’azzurro del cielo, il verde dei prati. Come poteva, in quel momento, avvertire la voce di Amy così vicina? Si chiese immediatamente se lo avesse immaginato e, senza dirigersi troppo oltre, cercò conseguentemente di delimitare qualsiasi altra supposizione, relegando a quel pensiero la denominazione d’illusione, concordando con sé stesso che, sì, avrebbe solo potuto essere frutto dell’immaginazione. Nonostante questo, si voltò di scatto per guardare alle proprie spalle e trovare il grigio delle pareti che affiancavano la porta nera da quale aveva fatto il proprio ingresso. Della sua Amy nessuna traccia. Quando tornò a voltarsi, l’espressione sul proprio viso aveva perso la vena allegra e divertita che fino a poco prima gli si era spalmata addosso, lasciando quindi spazio ad un paio di sopracciglia corrucciate, figlie di un pensiero invasivo che, in quel momento, stava cercando di scacciare via. Dall’altro lato, Il rumore metallico della porta rossa che si apriva fu quasi silenzioso, non riuscì ad invadere il flusso dei pensieri che gli stavano girando per la testa. Fluttuante e per qualche momento ancora intrappolato nella propria mente alla ricerca di una spiegazione minimamente accettabile e che non avesse a che fare con il fatto che, magari, giunta una certa età, il proprio potere lo avrebbe reso folle, Pedro si accorse solo con qualche istante di ritardo della figura minuta distesa per terra oltre la porta rossa, ora aperta. Fermo davanti ad essa, cercò di affilare lo sguardo per permettersi di accogliere i dettagli della sagoma ancora distesa nel buio. Tiratelo fuori. comandò ai due e, non appena questi spinsero fuori dalla cella la figura afferrandola per le caviglie, il cuore di Pedro perse un battito. Serrò le labbra, il cuore iniziò letteralmente a cavalcargli nel petto mentre un rossore ansioso e prepotente si espandeva lungo tutto il suo corpo in un’ondata di calore maldestro e incontrollabile. Restò qualche istante immobile e non perché non sapesse cosa fare o come reagire, ma perché ogni suo muscolo sembrava essere stato disattivato, sganciato dal comando dei nervi, trasportato via per esser trapiantato nel corpo di qualcuno che, magari, al posto suo avrebbe saputo come sfruttarlo. Che diavolo… sussurrò piano, gli occhi ora spalancati fremettero alla ricerca di un colpevole, uno qualsiasi, che avrebbe potuto esser colpito da un’impeto di rabbia che accecante ora riportava a smuovere tutto dentro e fuori da Pedro. In uno scatto si ritrovò al lato del corpo di Amy, le mani l’afferrarono intorno al busto per tirarla su e stringerla. Una delle mani si liberò, salda, e spinse via uno dei ragazzi che si trovava ancora vicino a lei. Sparite, ora. Subito! comandò nella direzione dei due e, mentre uno sembrò non voler farselo ripetere due volte muovendosi quindi in direzione dell’uscio della stanza, l’altro restò immobile con le spalle quasi aderenti alla porta di metallo rosso spalancata, dietro di essa il nero pece della cella in cui, fino a quel momento, Amy era stata rinchiusa. Che diavolo dice a te il cervello, Pedro?! rispose quello di rimando avvicinandosi pericolosamente a lui con fare di sfida. Ancora intento a sorreggere Amy con una delle braccia, Pedro restò fermo a spalle rette, lo sguardo non avrebbe ammesso altre repliche. Sotto la mia guardia nessuno di voi idioti si permetta di prendere altre posizioni. Oskar ha mandato me, quindi ora fatemi il favore di togliervi di mezzo. affermò, serrando nuovamente le labbra e restando a guardare per qualche secondo ancora il ragazzo che, nonostante le parole di Pedro, non mosse un dito. Sospirò piano, lui, e dopo aver inalato più dello stesso ossigeno che si trovava nella stanza lì sotto, gli urlò di uscire.
    F-U-O-R-I.
    Solo una volta che i due si furono dileguati oltre la porta nera, chiudendosela alle spalle dopo aver sputato per terra di fianco ai piedi di Pedro, quest’ultimo si concesse di lasciare piano la presa attorno al corpo di Amy per allontanarla da lui in modo che la potesse guardare. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace… prese a ripetere piano mentre, accompagnandola in direzione del tavolo, tirò di fretta una sedia di metallo nella sua direzione per farla sedere. Si accovacciò di fronte a lei e afferrò dolcemente il suo viso fra le dita, spostando una ciocca di capelli bionda per sistemargliela dietro l’orecchio, quasi come se volesse a tutti i costi accertarsi che stesse bene. Strofinò i propri palmi aperti più e più volte sul viso di lei, accarezzandone le guance, il naso, le labbra rosee e screpolate. Si sentì terribilmente in colpa, anche per cose su cui comunque non avrebbe potuto avere il controllo, anche per la pelle secca delle labbra di lei che, era evidente, non beveva forse da ore. Ti porto subito via, Amy, ma prima mi devi dire che ci fai qui, cosa sai? chiese frettoloso, il tono della voce una sorta di cantilena che non sapeva se apparire preoccupata, frustrata o adesso che erano soli, tranquilla. Che cosa c’entri con questa storia della setta?! chiese ancora, Pedro, mantenendo le proprie mani ai lati della nuca di Amy, i capelli dorati che gli pizzicavano sulla pelle ruvida. Che Amy potesse non essere a conoscenza del motivo per cui fosse stata portata li, a Pedro neanche venne in mente. Sospirò appena avvicinando il proprio capo a quello di Amy, posando la propria fronte su quella di lei, chiuse gli occhi.
    Non aveva mai immaginato a quella versione delle loro vite, quella in cui non era lui l’unico a nascondere a lei parti di sé. Si chiese in una frazione di secondo, allora, su cosa si basasse la loro relazione, se neanche riuscivano o sentivano di non poter essere sinceri fino in fondo l’uno con l’altro?
    Quando si distaccò da lei, riaprendo gli occhi, Pedro lasciò la presa sulla nuca di Amy, drizzando piano la schiena ma rimanendo accovacciato davanti a lei, ginocchia contro ginocchia. Ce l'aveva a galla nella superficie delle iridi nocciola, la vergogna che provava nello stare lì, davanti a lei, ed esser sostanzialmente parte di chi l'aveva rinchiusa lì sotto?
     
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    Tremava. Forse era il contatto con il pavimento gelido sotto di lei, forse era il freddo della notte, o forse era la paura che aveva pervaso ogni più piccola cellula del suo corpo. Non aveva idea di dove si trovasse, né di come avesse fatto a finire in quel posto buio che puzzava di umido e di paura. Chi erano gli uomini che l’avevano aggredita? E perché si erano presi la briga di portarla sino a lì? Sentiva il cuore batterle all’impazzata nel petto, mentre tutto il resto del suo corpo continuava a tremare all’unisono, come se fosse quel vorticoso tremore a tenerla tutta insieme. Sentiva un certo dolore alla testa, come se avesse preso una botta, ma no, ricordava il pizzico della siringa, doveva essere la sostanza che le avevano dato per addormentarla e rendere più semplice la sua movimentazione. -C’è qualcuno? - chiese di nuovo, ancora, cercando di sollevare la voce, nonostante la gola secca per la sete non la aiutasse poi molto. Aveva paura che quelle persone tornassero, ma allo stesso tempo aveva anche paura di restare lì, da sola, per chissà quanto tempo. Quanto ne era già passato? Minuti? Ore? Forse persino pochi giorni? -EHI! - chiamò di nuovo, a voce ancora più alta, mentre solo l’eco delle sue parole tornava indietro, facendole intuire che non doveva esserci nessuno là fuori o che, chiunque ci fosse, non aveva nessuna intenzione di darle delle spiegazioni. Strisciò sul pavimento alla ricerca di un muro contro cui poggiare la schiena, cercando di mettersi dritta e di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava. Il buio le lasciava intendere che non dovesse esserci alcuna finestra o che, in alternativa, doveva essere ancora notte fonda. Un leggero spiraglio di luce però, a qualche metro da lei, le suggeriva che fosse la prima l’opzione giusta e che, nella stanza accanto alla sua, doveva esserci almeno una piccola finestra che dava verso l’esterno. O magari era solo la luce elettrica a rischiarla. Chiuse gli occhi e cercò di prendere un profondo respiro. Tentò di concentrarsi, di fare appello a tutte le sue forze per attivare la sua particolarità e cercare di tornare indietro, anche se non sapeva bene di quanto tempo potesse trattarsi. Poteva provare con un giorno, ma se non fosse stato abbastanza? Non sarebbe riuscita a tornare di nuovo indietro in poco tempo, le sarebbe servito del tempo per riprendersi. No, forse era meglio cercare di tornare indietro di due giorni, quello le sembrava più sicuro. Provò e riprovò, senza tuttavia riuscire a percepire niente. Forse era la paura, forse era la stanchezza e forse era la roba che le avevano iniettato, non ne aveva idea, sapeva soltanto che era bloccata lì. Sentì le lacrime scendere di nuovo attraverso i suoi occhi chiusi mentre cercava dentro di sé qualcosa in grado di infonderle la giusta forza per non lasciarsi andare. Pedro. Il suo pensiero corse subito a lui, ancora una volta. Quanto avrebbe voluto che lui fosse lì con lei. Lui avrebbe senz’altro saputo che cosa fare. Lui non si sarebbe perso d’animo. Lui non avrebbe avuto paura.
    Rimase in silenzio per un po’, destabilizzata dal pensiero di non poter fare nulla per cambiare la sua condizione e dall’idea che, per quanto lei potesse sforzarsi di urlare e di strepitare, nessuno sarebbe venuto a prenderla, non lì. Neppure Pedro. Come avrebbe fatto a trovarla dopotutto? Poteva bastare che lei cercasse di chiamarlo con la mente? Che lei si concentrasse soltanto su quello e continuasse a parlare, ancora e ancora, solo dentro la sua testa? Quanto doveva essere vicino per poterla trovare? Ma no, era un pensiero sciocco, sciocco e folle. Lui era altrove, distante, lui non poteva raggiungerla. Chissà quanto ancora avrebbero attese prima di parlarle di nuovo e magari spiegarle per quale motivo l’avevano portata lì. Cercò di pensare a cosa poteva essere accaduto, senza riuscire a darsi delle risposte che avessero un senso. Mantenne gli occhi chiusi fino a quando non riuscì a percepire alcuni rumori dall’altra parte, forse voci che arrivavano lontane e ovattate e poi il rumore di qualcosa di metallico, prima che la porta iniziasse a muoversi facendo penetrare un po’ di luce. Bastò quello spiraglio a farle chiudere di nuovo gli occhi, accecati persino da quella poca luce dopo il buio a cui si erano abituati in quegli ultimi momenti. Quanto tempo era passato? A un certo punto aveva provato a contare i secondi, per cercare di tenere il numero dei minuti, ma aveva perso il conto in fretta, troppo stanza per poter compiere un’operazione così lunga. Con gli occhi ancora chiusi per il fastidio si sentì afferrare per le caviglie e trascinare fuori con forza. Istintivamente cercò di divincolarsi, ottenendo soltanto un pesante calcio in risposta che la fece piegare su se stessa per il dolore. Sentì un altro pavimento freddo sotto di lei, liscio e di un materiale che non riuscì a comprendere con il semplice tocco della mano. Attese di essere di nuovo ferma prima di riaprire piano gli occhi, ritrovandosi a sgranarli non appena si trovò davanti una figura decisamente conosciuta. Battè le palpebre con aria incredula, una, due, tre volte, sperando di vedere quella figura mutare una volta riaperti gli occhi con aria più sicura. Invece, malgrado tutti i suoi tentativi, la figura di Pedro se ne stava dritta di fronte a lei, immobile, con la stessa aria incredula che doveva avere lei impressa sul volto. Che cosa ci faceva lui lì? Era arrivato per portarla via? No, non sembrava affatto che le cose stessero in quel modo, non dallo sguardo che le aveva rivolto.
    Si mosse per raggiungerla, afferrandola per il busto e aiutandola a rimettersi seduta e poi in piedi, tenendola stretta a sé. Amelie chiuse gli occhi, posando le mani di rimando contro la schiena di Pedro e stringendosi appena a lui, mentre inspirava il suo profumo alla ricerca di una minima fonte di sicurezza che la aiutasse a calmarsi e regolarizzare il battito del suo cuore. Rimase in silenzio, ancora aggrappata a lui, mentre l’uomo invitava, in maniera poco gentile, gli altri due ad andarsene da quella stanza, ricevendo una risposta indispettita da uno dei due uomini che non riusciva a capire per quale motivo lui si stesse comportando in quel modo. Cercò di fermare i pensieri, di smettere di porsi tutta una serie di domande scomode che, lo sapeva, sarebbero esplose di lì a momenti, lasciandola completamente destabilizzata. Era questa la vita che faceva? Era per questo che non aveva mai voluto parlarle del suo lavoro? Ma perché avevano preso proprio lei? E chi era quell’uomo che aveva appena nominato, per farsi più forte di fronte agli altri due? Trattenne il respiro mentre sentì i passi degli altri uomini farsi via via più distanti e la stretta di Pedro farsi più leggera ora che erano finalmente da soli. Si lasciò guidare su una sedia, senza capire perché ancora lui la tenesse lì, perché non le permettesse semplicemente di andare via, scappando via con lei. Si sforzò di non piangere mentre lui si inginocchiava vicino a lei, accarezzandole appena il volto e cercando di controllare se stesse bene, se fosse ancora tutta intera. Si ritrovò però a scuotere il capo quando lui iniziò a farle delle domande, a chiederle perché fosse lì, che cosa sapesse e cosa centrasse lei con la questione di una fantomatica setta. -Io.. io non.. - iniziò a dire, ancora più confusa, fermandosi a metà della frase, come se non sapesse neppure come continuare. Persino lui credeva che lei nascondesse qualcosa? Non si fidava di lei? -Io non so perché sono qui. - disse, con la voce tremante, in preda a un panico crescente che non riusciva più a mettere da parte. -Di che setta stai parlando? Di cosa stai parlando Pedro? - domandò, la voce ora un po’ più acuta mentre sollevava lo sguardo sul suo e a quel contatto anche le lacrime ripresero a scendere, a distanza lenta e cadenzata, sul suo viso. Non riusciva a capire, che cosa volevano da lei quelle persone? Che cosa lui si aspettava da lei in quel momento?
    -Chi erano quelle persone?- chiese, con aria confusa, cercando tuttavia di ritrovare la forza e la determinazione che la vista di Pedro aveva completamente annullato. Aveva atteso il suo arrivo con ansia per tutto quel tempo e ora che era lì invece avrebbe preferito trovarsi sola, avrebbe preferito che lui non avesse nulla a che fare con tutto quello. -E perché tu sei qui? Che cosa centri con tutto questo? - incalzò ancora, dando voce a quello che le passava per la testa. Non aveva risposte per lui, solo domande, a cui lui probabilmente non avrebbe risposto. -E’ questo che non mi hai mai detto? E’ questo che fai? - domandò, mentre i suoi occhi si riempivano di un numero sempre crescente di lacrime. Aveva immaginato sin dal primo momento che dovesse esserci qualcosa di illegale nella vita che Pedro conduceva e aveva creduto di poterlo accettare, di poterlo superare insieme a lui. Invece ora che si trovava lì, ora che quella vita da cui l’aveva sempre tenuta lontana le era appena stata sbattuta in faccia, si chiedeva come avrebbe fatto ad andare avanti e fingere di non sapere, come avrebbe fatto a dimenticare quello che aveva appena vissuto. -Che cosa volete da me? Che cosa state cercando? - chiese, tirando su con il naso, mentre cercava di tenersi almeno a qualche centimetro da lui e di guardarlo dritto negli occhi, nonostante la paura che ancora le si agitava dentro e la faceva tremare. -Io voglio solo andare a casa. Ti prego Pedro. - mormorò, con voce bassa e ancora singhiozzante, le guance arrossate dal pianto e gli occhi ancora lucidi. -Ho paura. - ammise, cercando di combattere la voglia di stringergli le mani, di abbracciarlo e stringersi a lui. Avrebbe voluto che lui le dicesse che era solo un incubo, che nulla di tutto quello era reale, che si sarebbe risvegliata trovandolo nel letto accanto a lei, con un sorriso sereno e la sua solita espressione gentile. Invece la sua espressione ora le diceva che tutto era reale e che neppure lui sapeva se sarebbero riusciti a superare quel colpo.
     
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    Era stato bello credere che tutto sarebbe rimasto per sempre al proprio posto, quello che lui ed Amy avevano scelto per sopravvivere alla realtà che ora, di punto in bianco, si era presentata loro dinanzi agli occhi. Un po' come restare sotto la superficie dell'acqua più del dovuto, quando ci si schianta contro la superficie per tornare a galla si respira tutta un'altra aria e i polmoni sembrano dilatarsi, ingigantirsi oltre lo strato d'ossa e pelle da cui sono protetti. Quando si torna in superficie, i polmoni voglio tutto e di più di quello che abbiano mai avuto.
    Era stato stupido, Pedro, a pensare che due mondi così diversi potessero incastrarsi senza generare alcun danno collaterale?

    -Io.. io non.. Io non so perché sono qui.- la voce di Amy venne fuori flebile dalle sua labbra asciutte, rendeva per Pedro ancora più difficile sollevare le proprie iridi nocciola per posarle nelle sue, la vergogna gli scivolò addosso come un'ondata di vibrazioni che non poteva calmare, non in quel momento, almeno. In ginocchio davanti a lei, Pedro cercava mentalmente una via d'uscita, una spiegazione che avrebbe potuto dare un senso al loro incontro in quella stanza ombrosa, nei sotterranei dell'associazione che vista da fuori poteva esser solo considerata da cancellare, da dentro, dalla posizione in cui era stato piantato e cresciuto lui quando era giunto in Norvegia, tutti quegli anni prima, da chiamare famiglia. Ma a quale costo? La domanda apparve frettolosa nella sua mente, decise di metterla via, tralasciare la risposta alla rassegnazione o epifania che, la sentiva, sembrava ingigantirsi piano piano nel profondo dei suoi pensieri. Era forse tempo di rivedere le proprie priorità? Incredibile anche solo pensare ad un riscontro di quel tipo, un pensiero che, se ascoltato attentamente e temuto, avrebbe cambiato ogni virgola della sua vita, ogni punto interrogativo o esclamativo. E ne era poi davvero pronto?
    Alle domande di Pedro, in ogni caso, Amy non sembrò reagire in maniera consapevole, al che Pedro fu quasi immediatamente certo che la donna non avesse davvero a che fare con la setta e i capricci di Oskar. D'altro canto, come poteva esserne davvero certo? Significava, di conseguenza, credere che Oskar avesse agito senza esser certo di ciò che da quel rapimento ne sarebbe uscito? Scosse quasi impercettibilmente la testa a quel pensiero, giustificando la situazione con l'incompetenza dei due idioti che, probabilmente, avevano catturato la persona sbagliata. Perché non c'era altra spiegazione. Vero? -Di che setta stai parlando? Di cosa stai parlando Pedro?- chiese allora nuovamente Amy nella sua direzione, gli occhi lucidi si lasciarono attraversare da lacrime di tristezza e paura che le scivolarono lungo le guance, inumidendo il viso impallidito incorniciato dai capelli dorati che Pedro tanto amava. Per un momento desiderò ritrovarsi disteso di fianco a lei, al tramonto, come spesso accadeva quando avevano del tempo libero e non volevano sprecarlo uscendo fuori, ma preferendo restarsene l'uno per l'altra fra quelle quattro mura che da un anno circa conteneva i loro più sinceri e timidi momenti d'affetto. Come in uno di quei ricordi, Pedro allungo una mano in direzione del viso per spostare l'ennesima ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso coprendole un occhio e dimezzando lo sguardo dolce ed innocente di Amy. Amy... provo a formulare una frase di senso compiuto, senza davvero riuscire a decidere cosa dirle, come dirglielo, come cercare di capire quali informazioni avrebbe voluto avere da lei senza che però Amy pensasse lui non si fidasse di lei. Amy, qualcuno ha mai cercato di reclutarti in una stupida organizzazione fatta di idioti con ideali... particolari, diciamo, riguardo la città e i poteri? chiese molto lentamente Pedro con tono di voce pacato e cercando di formulare la propria domanda in maniera sensata, un po' incerto del risultato una volta serrate nuovamente le labbra. Questa volta però posò lo sguardo serioso in quello di Amy e non lo distolse neanche per un secondo, in attesa di una risposta dalla donna e speranzoso di non riceverne effettivamente alcuna. Sapeva, Pedro, che quella conversazione avrebbe ben presto una piega del tutto nuova, nella direzione in cui lui non avrebbe voluto condurla. Cosa avrebbe fatto allora? E cosa fece quando, dunque, Amy pose quella domanda? Chi erano quelle persone? E perché tu sei qui? Che cosa centri con tutto questo?- chiese lei, questa volta il tono della voce più preciso, più acuto, o forse solo alle orecchie di Pedro che, nonostante avesse trattenuto lo sguardo su di lei fino a quel momento, ora fu costretto nuovamente dalla propria vergogna ad abbassarlo. Scosse appena il capo, chiudendo per qualche secondo gli occhi ed inspirando una sola volta, profondamente, prima di sollevare nuovamente il capo su di lei per incontrarla di nuovo nel proprio campo visivo, le guance rosee ancora attraversate da piccole lacrime, scivolavano giù fino al mento per poi cadere via. -E’ questo che non mi hai mai detto? E’ questo che fai?- chiese ancora lei, piangendo. Pedro, a labbra ancora strette, alleggerì la presa su di lei fino a tirar via le mani dal suo viso, i capelli si liberarono dalla stretta delle dita di lui e scivolarono di nuovo oltre l'orecchio di Amy, penso Pedro che le avrebbero solleticato la guancia ed era, forse, l'unica sensazione positiva che si fosse mossa attorno e su di Amy in quel momento. Un frangente in cui, per qualche istante, Pedro ripensò a quanto gli anni trascorsi separati da lei, dopotutto, forse le avevano anche risparmiato molta sofferenza. Era quella, la strada giusta? Quella che non avrebbero dovuto percorrere insieme? Fu istintivo e, a quel pensiero, la vergogna che aveva provato fino a quel momento scomparì quasi del tutto. Lo aveva sempre saputo, dopotutto: non avrebbero mai potuto avere una relazione normale, tantomeno una vita normale. Poco importava che ci provassero. Non è questo che faccio, ma sì. s'interruppe un secondo prima di poter continuare, consapevole di quanto poco senso avesse quella risposta. Si sollevò dal pavimento sospirando piano mentre, le mani ora di nuovo allacciate alla propria vita, dava le spalle ad Amy per qualche secondo e poi tornava a voltarsi nella sua direzione. Non ti ho mai mentito, non ho mai detto niente in generale, in realtà, non puoi guardarmi così ora che mi vedi davvero. disse con tono di voce dispiaciuto, al contempo rigido. Lo sguardo di lei lo devastava nel profondo, si sentiva quasi come se avesse approfittato di lei, della sua benevolenza, per fare quello che faceva. Eppure non era così, lui era quel Pedro da molto prima, da prima che giungesse lei, da prima che quel proiettile gli lacerasse la pelle per conficcarsi nella sua spalla in attesa che lei lo tirasse fuori per salvargli la vita. E sì, dopo era tornato a quella quotidianità, non aveva mai conosciuto altro, dopotutto. Mi dispiace che tu sia dovuta giungere fin qui per capire di cosa parlavo quella sera di qualche tempo fa, dopo la tua mostra. Posso solo giurarti, Amy, non farei mai del male a nessun innocente, non è così che funziono. aggiunse poi, riavvicinandosi a lei di qualche passo ma restando in piedi ed incrociando le braccia al petto, quasi volesse proteggersi da sé stesso e dallo sguardo triste di Amy. -Che cosa volete da me? Che cosa state cercando?- chiese quindi lei, gli occhi ancora inumiditi dalle lacrime. -Io voglio solo andare a casa. Ti prego Pedro.- aggiunse, stavolta con un tono più basso della voce. Annuì Pedro, voltandosi a guardare la porta ancora chiusa e pensando a come portarla via senza destare troppe domande. Si domandò, per qualche istante e quasi inconsapevolmente, se quello fosse un piano ideato da Oskar e nato indipendentemente da lui o se, forse, l'uomo avesse scoperto qualcosa sulla relazione tra Pedro ed Amy e volesse, per quel motivo, metterlo alla prova. Quando tornò a guardare Amy, Pedro sapeva solamente una cosa: qualsiasi fossero le coincidenze o non che l'avessero trascinata in quel buco, lui avrebbe dovuto portarla fuori al più presto. Lascia stare, non ha importanza. So che dici la verità, so che tu con questa situazione non c'entri nulla, mi occuperò personalmente della cosa, te lo prometto. Non accadrà una seconda volta, Amy. Disse, inginocchiandosi di nuovo verso di lei e sollevando il mento nella sua direzione per guardarla dritto negli occhi, cercare lì dentro, fra il nocciola delle iridi e le ondate di lacrime che sostavano sulla base delle palpebre, la fiducia che Pedro temeva si fosse completamente frantumata tanto da, lo notava, spingerla a tenersi le mani in grembo per non vacillare e afferrare quelle di lui come aveva fatto solo qualche ora prima, in casa, prima di congedarsi uscendo dalla porta per andare a lavorare. Faceva male, ma nel profondo Pedro lo capiva, lo accettava, e si chiedeva cosa sarebbe rimasto di loro, allora, usciti di la? Amy, mi dispiace tantissimo, puoi credermi? sussurrò a voce bassa verso di lei. Si avvicinò piano col busto nella direzione di lei, petto contro ginocchia. Ti amo, questo non cambia. Abbi almeno ancora fiducia in questo. sussurrò ancora, annuendo piano prima di ritirarsi e sollevarsi di nuovo. Allungò poi una mano verso di lei offrendole un appoggio mentre la invitata ad alzarsi dalla sedia per uscire.
    Aveva come la sensazione di un dejavu, differente dalle immagini di vecchi ricordi che si sovrapponevano. Si chiedeva, Pedro, come facesse a sentirsi così buono mentre era circondato da un mondo che di buono aveva poco. Era il suo difetto, forse? Vedere il bene anche nel male e non saperne riconoscere i confini che avrebbero dovuto separarne le fazioni? Amy, d'altro canto, sembrava in quel momento avere la vista ben più accurata di Pedro, che tra quelle mura grigie probabilmente non vedeva le stessa sfumature di male che invece vedeva Amy. E allora come fare a congiungere due visioni completamente diverse del mondo, come quelle che avevano loro due?
    Bè, la risposta Pedro non voleva neanche saperla. Non in quel momento, almeno.
     
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    Il cuore le batteva nel petto a una velocità sempre più elevata. Più i secondi passavano e più la paura si impadroniva di lei, cancellando ogni altra cosa. Aveva creduto che non potesse esserci nulla di peggio che trovarsi rinchiusa in una cella buia, senza sapere chi, né perché avesse deciso di farle quello. Aveva creduto che qualcuno l'avrebbe trovata, che Pedro, notando la sua assenza, avrebbe allertato la polizia e l'avrebbe fatta salvare. Si era aggrappata a quel pensiero con tutte le sue forze nelle ore buie che aveva trascorso rinchiusa. Invece, lui era lì, di fronte a lei, dalla stessa parte delle persone che l'avevano rapita e non poteva fare a meno di chiedersi perché. Le aveva detto fin dal principio che c'erano delle parti della sua vita oscure di cui non avrebbe potuto né voluto parlarle, ma non aveva mai creduto che potessero essere così oscure, che fosse davvero una vita da criminale quello che cercava di nasconderle. Era stata sciocca a sottovalutare la cosa e decidere di poter aspettare per avere una risposta, per avere una visione davvero panoramica della sua vita.
    Lo guardava ora, cercando quei suoi occhi scuri e sperando di leggere al loro interno che era tutto un malinteso, che quella non era la realtà. Ma quella vana speranza si era abbattuta velocemente contro il gelo della realtà. Non lo conosceva. Forse non lo aveva mai conosciuto davvero. O forse, più semplicemente, si era rifiutata di cogliere i segnali che lui aveva disseminato come le briciole di Pollicino. Si sentiva così piccola mentre lo osservava, balbettando parole che suonavano solo una litania inutile. Pianse mentre cercava disperatamente di trovare una risposta diversa, di cancellare ogni cosa stesse accadendo di fronte a lei. Ma neanche le lacrime riuscirono a lavare via quella vista. Rimase immobile mentre lui allungava una mano per spostarle una ciocca di capelli dal viso. Era spaventata ma era comunque convinta di non avere nulla da temere da lui, almeno questo voleva crederlo. Abbassò appena lo sguardo, cercando di fare mente locale e di trovare all’interno dei suoi ricordi qualcosa che potesse rispondere alla sua domanda. Attese qualche secondo, poi annuì. -Sì. - disse, fissando il pavimento per un istante mentre cercava qualche dettaglio più nitido. In effetti qualche settimana prima era stata avvicinata da un ragazzino fuori dal motel, ma non ci aveva dato peso. -Un ragazzo, qualche settimana fa. - mormorò ancora. Le parole esatte che aveva utilizzato per cercare di convincerla ora le sfuggivano, ma ricordava di non essersi trovata d’accordo con le sue idee. -Ha provato ma ho rifiutato. Io non ho alcuna paura della mia particolarità. - continuò, spiegando il motivo che l’aveva spinta a quel rifiuto. Le parole di lui le erano suonate poco convincenti, come se fosse qualcuno ancora poco incline a quel genere di cose. -Ma era solo un ragazzino, sembrava così spaventato. Gli è successo qualcosa? Ha fatto qualcosa che non va? - domandò, posando le mani sulle spalle di Pedro per poterlo guardare meglio negli occhi. Davanti al pensiero che a quello che le era parso un innocente fosse capitato qualcosa tutto il resto sembrava sparire. Il suo grande cuore le aveva sempre imposto di preoccuparsi degli altri prima che di se stessa, in questo lei e Pedro erano sempre stati molto simili. Forse era stata proprio quella comunione di intenti a unirli la prima volta e spingerli a fidarsi l’uno dell’altra. Ripensò a quel ragazzino e prese un profondo respiro. Si trattava davvero di quello? Di una organizzazione con cui lui o quelli per cui lavorava erano in lotta?
    Prendendo il coraggio a due mani cercò di capire che cosa fosse successo e chi fossero le persone che l'avevano avvicinata sul fare della notte per poi intrappolarla in quella sorta di cella. Continuò a porgli domande, una dopo l’altra, sperando di ottenere almeno l’ombra di una spiegazione plausibile. La presa di Pedro sul suo viso si allentò, come se all’improvviso avesse voluto mettere una nuova distanza tra di loro, come se non fosse più possibile tornare indietro e recuperare quello che avevano avuto fino a soltanto un giorno prima. Lui si rimise in piedi, allontanandosi appena per darle le spalle e lei rimase ferma, seduta su quella sedia, a trattenere il respiro. Una tempesta sembrava aleggiare su di loro e dopo il suo passaggio non sapeva se sarebbe rimasto ancora qualcosa a cui aggrapparsi. -Sei tu che non mi hai permesso di vederti davvero prima di questo momento. - mormorò, come se volesse giustificarsi per quello sguardo spaventato, per il battito accelerato, per lo sgomento che tutta quella situazione aveva creato. Quante volte aveva provato a chiederglielo? E quante lui aveva rifiutato di risponderle? Ma lui aveva ragione. Sarebbe cambiato qualcosa se anziché vederlo con i suoi occhi lui le avesse raccontato qualcosa sulla vita che conduceva? Lei avrebbe giurato di sì, che accettarlo sarebbe stato più semplice, visto filtrato attraverso i suoi occhi e non da un freddo pavimento. Continuò a parlare, cercando di giustificarsi, assicurandole che non avrebbe mai fatto del male a un innocente. Serrò le labbra, mordendosele quasi per evitare di parlare e di dire qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire. Credeva forse che lei non fosse? I suoi uomini lo credevano sicuramente, o non sarebbe stata lì. Gli domandò quindi che cosa volessero, che cosa doveva fare per poter ottenere di nuovo la sua libertà, sempre che ci fosse un modo per tornare a casa. Aveva il potere di farla tornare a casa? O la sua presenza non era un’ombra di quella libertà che non avrebbe più potuto assaporare? Lo osservò attentamente mentre si riavvicinava e le prometteva, in ginocchio, che avrebbe trovato una soluzione e che una cosa come quella non le sarebbe riaccaduta più. Poteva intravedere una certa preoccupazione dietro lo sguardo serio di lui. Non glielo avrebbe detto ma temeva che portarla fuori da lì lo avrebbe messo nei guai e lei non era sicura di poter sopportare che gli accadesse qualcosa. Avrebbe fatto meglio a restare lì? Rimanere intrappolare per salvarlo? Avrebbe avuto il coraggio di farlo? No. Temeva purtroppo di non essere così coraggiosa.
    Annuì, piano ma con convinzione, quando le chiese se poteva credergli, con voce bassa. Lo sapeva, lo sentiva dentro di sé, era certa che non fosse stata una sua idea e che lui non le avrebbe mai fatto una cosa simile ma si ritrovavano entrambi intrappolati nelle tele di qualcun altro e non sapeva se sarebbero riusciti a uscirne incolumi. Le disse di amarla e lei sorrise appena, abbassando lo sguardo per un momento nel farlo. Era sempre strano sentirglielo dire, bello come lo era stato la prima volta e ancora continuava a farla arrossire, nello stesso modo. -Ti amo anche io. - sussurrò appena, come se temesse che l’oscurità di quella stanza potesse cancellare le sue parole e sbriciolarle in mille frammenti. Anche per lei quello non era cambiato, forse non sarebbe cambiato mai. Ma non potevano continuare così, non più. Non era quello il momento di affrontare quella situazione, di parlarne e di giungere a un punto, ma quel momento era vicino. Avrebbero dovuto affrontare i segreti e tutte le cose non dette se volevano avere la possibilità di avere ancora un futuro insieme. Non lo disse a voce alta ma era certa che lui lo sapesse, senza neppure il bisogno di leggere nella sua mente per trovarvi qualcosa. Si sforzò di non pensare alle loro differenze, ai mondi diversi in cui dovevano aver abitato per tutto quel tempo, quasi del tutto autonomi ma tangenti in un unico punto, quello che univa lei a lui e lui a lei. Il loro amore sarebbe stato abbastanza per spazzare via tutto il resto? Non lo sapeva, ma sperava proprio di sì.
    Allungò una mano per afferrare quella di lui che le offriva uno stabile sostegno per rimettersi in piedi e uscire da quella stanza insieme a lui. Titubò un istante, non perché avesse paura di lui, ma perché temeva ciò che poteva attenderli fuori da quella porta. Lo guardò come a chiedergli se ne fosse sicuro, se fosse davvero convinto di poterla portare fuori, poi gli strinse la mano e si mise in piedi. Impiegò alcuni secondi a ritrovare la giusta sicurezza per stare sulle proprie gambe poi, piano, iniziò a camminare dietro di lui. Davanti a loro si aprì un corridoio scuro, illuminato solo da una serie di luci al neon sul soffitto. Si mossero piano, in silenzio, come se fossero state due ombre. Lui davanti e lei subito dietro, quasi coperta dal corpo alto e muscoloso di lui che ora si ergeva come uno scudo tra lei e il mondo. Percorsero diversi metri in silenzio. Lei quasi trattenne il respiro per evitare anche il più piccolo rumore. Incrociarono una coppia di figure di cui lei non riuscì neppure a scorgere le sembianze, udì solo di sfuggita le loro voci salutare Pedro prima di prendere una direzione opposta rispetto a quella che loro imboccarono. Chiuse gli occhi e si decise a espirare soltanto quando li sentì allontanarsi. Non dovevano averla notata. Era un buon segno. Strinse maggiormente la mano di lui mentre proseguivano, prendendo una rampa di scale che li avrebbe condotti un po’ più su. Sembravano scale di emergenza e intravide una porta in cima alla rampa. Sarebbe bastato davvero quello? Sarebbe stato così semplice uscire? Temeva di indulgere in quella speranza e di trovare invece qualche altro ostacolo sul loro cammino.
     
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    Lo aveva immaginato spesso, il futuro.
    Non si trattava mai di una foto statica, immobile nei suoi colori prima dei toni d'arancio che gli ricordavano l'infanzia sabbiosa delle sue strade e dopo di quelli verdi e azzurri dei prati e laghi della sua età adulta. No, non si trattava di colori e neanche di espressioni, di occhi fermi al centro di un'obiettivo. Il futuro che Pedro aveva sempre immaginato era fatto di movimenti, di gesti, di parole, di azioni quotidiane che avrebbe desiderato e non compiere. Generalmente, tutte quelle illusioni avevano avuto a che fare con sè stesso e basta, raramente qualcuno aveva avuto un posto lì dentro, e poi era arrivata Amy e tutti i suoi piani erano cambiati, adagiandosi alla forma delle spalle di lei e all'angolo delle sue labbra che, quando sorrideva timidamente, s'inclinava verso l'alto ed era la più dolce delle indicazioni che Pedro avesse mai ricevuto, una freccia che gli suggeriva dove andare, con chi andare. E da allora quel futuro che gli piaceva costruirsi nella testa aveva traslocato intorno ad Amy, facendosi casa per lei, un posto all'interno del quale anche Pedro avrebbe desiderato ardentemente trovarvi posto: magari un paio di mura dipinte di un giallo chiarissimo, alle pareti quadri con la firma leggiadra di Amy nell'angolo in basso a destra, un paio di antichi mobili in legno ristrutturati e riportati alla vita, due poltrone al centro del salotto, al lato di un divano spazioso sul quale stendersi nel tardo pomeriggio, la pelle calda di Amy addosso e i raggi del sole che filtravano dalla finestra per raggiungerla, si spalmavano sulle dita sottili di lei, le stesse che mantenevano un libro aperto in bilico sulla sua pancia, righe nere di parole che lui senza occhiali da quella distanza, seppur corta, non avrebbe potuto distinguere e perché le ciocche dorate della testa che aveva premuta contro il proprio petto era tutto quello che aveva bisogno di vedere. Altre volte il futuro azzardava qualche passo più in là, aggiungeva a quell'immagine un paio di giocattoli sul pavimento, di fianco ai cuscinoni dei cani. Ciò che non sembrava mutare mai era il senso di pace che s'aggrappava alla pancia di Pedro ogni qualvolta quell'immaginazione prendesse vita nella sua mente, e fu forse in quel momento che si rese conto che, continuando a vivere quella vita nel modo in cui lo aveva sempre fatto, probabilmente non avrebbe mai davvero provato lo stesso senso di pace che, silenziosamente, sembrava desiderare in ogni immaginario.
    Quando lei gli raccontò dello strano incontro avuto tempo prima fuori da lavoro, Pedro si ritrovò a scuotere il capo sentendosi impotente, chiedendosi perché Amy non gliene avesse parlato prima o se addirittura l'avesse fatto e lui non l'avesse ascoltata, mettendo in discussione le proprie attenzioni e la consapevolezza d'essere presente per Amy. Ma erano domande che in quel momento non avrebbero trovato risposta alcuna, così inspirò profondamente cercando di mettere i tasselli del puzzle al posto giusto. No, stà tranquilla, è tutto ok. Si tratta di un'associazione che sta creando qualche situazione strana in città, ma non c'è niente di cui tu debba preoccuparti. Intesi? Dovesse ricapitare me lo farai sapere, Amy. Lo prometti? si raccomandò abbassando il viso nella sua direzione, le sopracciglia corrucciate che andavano a donargli un'espressione seria eppure gentile, preoccupata. Quando poi lei prese a rivolgergli quella raffica di domande sul lavoro che svolgeva e sul perchè non gliene avesse mai parlato apertamente, Pedro si sentì messo in un angolo. Guardò Amy, chiedendosi per un momento se tutto quello fosse giusto, se lo stare insieme volesse significare per lei perdere la propria pace, la stessa di cui lui sognava inconsciamente da anni, e quali fossero allora le conseguenze di quell'azione, di quello stare insieme, di quel rischiare la vita e spingere lei a rischiare la propria. Non valeva tutto l'amore che provava per lei, sarebbe stato da egoisti, e questo Pedro lo sapeva. Fu per quel motivo che si sentì sporco, cattivo, ritirandosi in sè stesso mentre si metteva sulla difesa e rigettava anche la più innocua accusa di Amy nei suoi confronti. -Sei tu che non mi hai permesso di vederti davvero prima di questo momento. - rispose Amy, e il tono della voce fu quasi solo un sussurro. Calò il silenzio per qualche secondo e, dopo che Pedro si fu voltato nuovamente verso di lei, si ritrovò a scuotere nuovamente il capo. Era questo che volevi ti mostrassi? Cosa pensavi che facessi, quando ti ho detto che del mio lavoro non posso davvero dirti nulla? Che fossi nei servizi segreti? Dài, Amy... parlò a raffica senza però alzare il tono della voce, al contrario, quasi come se non desiderasse sentire le proprie parole, eppure avvertiva la spinta che le aveva buttate fuori, srotolandole dalla lingua. Provò comunque a farle comprendere il proprio punto di vista, consapevole che da quel giorno, forse, ogni cosa fra di loro sarebbe cambiata, fiutando la propria paura nel pensarsi di nuovo lontano da lei, un futuro che prendeva la forma contraria di tutto quello che aveva già visto, pareti grigie invece che gialle, un divano che aveva spazio solo per lui, nessuna poltrona, nessun raggio di sole caldo che finiva sulla pelle di Amy. Sospirò piano, strappando via quelle immagini dalla testa con ferocia nel momento in cui, per fortuna, Amy sembrava ricordare di ricambiare quegli stessi sentimenti che lui aveva dichiarato di provare per lei. -Ti amo anche io. e lo disse in un sussurro dolcissimo, sicuramente un po' incerto, ma questo Pedro lo avrebbe compreso alla perfezione. Fu fragile, quel pensiero che s'intruse brevemente nella sua mente, ma era pregno di speranza e Pedro sapeva con certezza che fosse nato dalla mente di Amy e non dalla propria. Sorrise, di un sorriso dolce, fine, rincuorato e allo stesso tempo triste. Le porse una mano per aiutarla a sollevarsi dalla sedia. Ti porto via di qui. Ora. constatò, stringendole saldamente la mano mentre si alzava. Per un momento la guardò restandosene immobile, un po' impaurito da quella che sarebbe potuta essere la reazione di Amy, ma poi si chinò frettolosamente su di lei per avvolgerle le braccia attorno alle spalle e abbracciarla. La strinse dolcemente per non farle male, eppure avvertiva la forza delle braccia che volevano avvolgerla senza lasciare nessuno punto di lei scoperto, come a voler diventare una sola cosa. Inspirò il profumo dolciastro dei capelli dorati, l'odore della pelle di Amy che per Pedro era divenuto ormai inconfondibile, una sorta di ninna nanna che lo cullavano la sera, sul punto di dormire. C'erano cose di lei che ormai erano anche di Pedro, e non si trattava di oggetti, ma di sensazioni, odori, sentimenti. Non avrebbe saputo come fare, se Amy fosse andata via. Quando allentò la presa su di lei, lasciò che le proprie labbra si premessero sulla fronte, poi raggiunse con le dita quelle di Amy e le intrecciò alle sue, tirandola dolcemente verso la porta. L'aprì e, cercando di comportarsi il più normalmente possibile, attraversò l'uscio con Amy che lo seguiva. Restarono in silenzio per qualche istante, prima che le figure di Fredrik e Xavier spuntassero da una delle stanze del corridoio, salutandolo prima di tagliare in direzione di un altro lungo corridoio alla loro sinistra. Al che Pedro ed Amy continuarono a camminare fra quelle pareti asettiche fino a raggiungere la curva del corridoio che dava su una stretta e grigia rampa di scale. Continuava a stringere la mano di Amy nella propria mentre risaliva i gradini per raggiungere la porta d'emergenza di colore verde ormai sbiadito. Quando furono ad uno scalino da questa, Pedro indugiò qualche secondo, voltandosi verso Amy quasi come se volesse accertarsi che fosse ancora lì. Poi, avvolte le dita intorno alla maniglia fredda, spinse verso il basso e la porta si spalancò su un vicolo dietro la Tana.
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    Sbirciò con la testa per accertarsi che non vi fosse nessuno, ma non fu sorpreso nel trovare Frida fare su e giù con un vecchio telefonino non rintracciabile schiacciato contro l'orecchio, probabilmente in contatto con qualcuno. Quando la vide, Pedro non seppe se esserne sollevato o impaurito. Ci impiegò poco, però, a rimuginare sul da farsi: dopo qualche istante, si ritrovò ad inspirare profondamente ed avanzare oltre l'uscio, tirandosi Amy con sè. Frida reagì immediatamente al rumore della porta e dei passi che si avvicinavano, così si voltò verso nella direzione di Pedro ed Amy e chiuse il vecchio cellulare con uno scatto veloce delle dita. Guardò Pedro e sorrise, poi intravide la sagoma di Amy timidamente nascosta dietro di lui e corrucciò immediatamente le sopracciglia, titubante. Oskar ha mandato a prendere la persona sbagliata. disse subito, stringendo la presa sulla mano di Amy. Frida, lei è Amy. disse con tono di voce fermo, quasi spazientito, mentre indicava piano Amy con il mento ricoperto dalla barba incolta. Amelie. aggiunse di nuovo, puntando gli occhi scuri in quelli ghiaccio di Frida e annuendo piano con la testa, ora l'espressione da cane bastonato, difficile a dirsi se per paura o, forse, imbarazzo, quello che nasceva dall'ammettere di fronte alla figlia del proprio capo d'essere, dopotutto, un uomo come tutti gli altri, con le proprie debolezze che, a quanto pare, avevano anche veri e propri volti e nomi. Pronunciò il nome dell'altra con un tono che parve quasi un sussurro, eppure deciso, e Amy stessa forse avrebbe compreso che la donna dai capelli neri e gli occhi chiari che stava loro davanti sapesse di lei, o della sua esistenza, quanto meno.
    Per un momento, il cuore di Pedro si fermò: nonostante per tutta la vita trascorsa a Besaid avesse pensato che la Tana era la sua famiglia, ora quel pensiero si era trasformato in un enorme punto interrogativo. La reazione di Frida a quell'incontro avrebbe potuto confermare o negare quella sensazione.
    Pregò d'esser compreso, amato da Frida, tanto da non dover perdere Amy per davvero, questa volta, perché se fra gli altri poteva ergersi ad essere qualcuno e dare ordini, al cospetto di Frida Pedro restava un soldato - Frida comandava, Pedro eseguiva.
     
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