Baby I will find you, just wait a little longer

Amy & Pedro

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  1. 'misia
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    Sorrise Amèlie, mentre camminava tranquilla per le strade della città. Una borsa a tracolla adagiata sulla spalla e un blocco da disegno stretto nella mano sinistra. Aveva appena terminato il suo turno lavorativo, ma non aveva ancora voglia di tornare a casa. Avrebbe fatto il giro lungo, quello che l’avrebbe portata ad attraversare il parco e fermarsi un po’ al suo interno, a osservare la natura e i vari gruppi di persone che sostavano nelle varie aree. Era un’ottima osservatrice e il parco era uno dei luoghi in cui più amava cercare ispirazione per i suoi ritratti o i suoi disegni in generale. Pedro purtroppo quella sera sarebbe stato impegnato e non avrebbero quindi potuto cenare insieme, come lei aveva preventivato. Le cose tra di loro procedevano lente, senza che nessuno dei due cercasse di tirare la corda da una o dall’altra parte. Ancora le dispiaceva che lui le tenesse nascoste alcune cose relative al suo lavoro, preferendo lasciarla fuori per proteggerla, piuttosto che renderla partecipe e permetterle quindi di stargli accanto. Era difficile alcune volte accettare i suoi silenzi e i discorsi che venivano interrotti prima ancora di cominciare, ma capiva che il loro legame era ancora tutto da costruire per colpa dei tanti anni trascorsi separati. Sperava che, prima o poi, lui avrebbe cambiato idea e si sarebbe aperto con lei, senza paura. Non sapeva che cosa temesse, per quale motivo ritenesse che la sua vita fosse troppo per lei da sopportare. Immaginava già che il suo lavoro dovesse essere molto pericoloso e probabilmente non del tutto legale. Le era stato chiaro sin dal primo momento, quando lo aveva trovato ferito e lui si era rifiutato di farsi portare all’ospedale. Nei film in quei casi le persone avevano sempre da nascondere e aveva immaginato che per lui fosse lo stesso. Non gli aveva mai chiesto come si fosse procurato quella ferita, che cosa gli fosse capitato. Aveva percepito sin dal primo istante di potersi fidare di lui, di essere al sicuro. Non aveva pensato neppure per un istante che lui avrebbe potuto aggredirla o ferirla e ancora, dopo tutto quel tempo, era sicura che fosse così. Per evitare di stare troppo male quindi si ripeteva che se fosse stato necessario dirle qualcosa lo avrebbe fatto e che se lui continuava a mantenere il silenzio era perché lei poteva stare tranquilla.
    Non aveva voluto interrogarsi troppo su ciò che lui faceva quando non erano insieme, preferendo evitare di far correre la fantasia e di immaginarlo in chissà quali pericolose imprese che avrebbero potuto portarlo lontano da lei. No, Pedro era al sicuro, sapeva badare a se stesso. Non voleva neppure chiedersi quanto pericolose e illegali fossero le azioni che compiva, per evitare di domandarsi se un giorno sarebbe stata costretta a scegliere tra lui e la propria onestà. Il solo pensiero le faceva stringere lo stomaco in una morsa fastidiosa e non voleva portare quel peso prima che fosse davvero necessario. Magari si sbagliava e lui stava semplicemente lavorando a un progetto top secret che non poteva essere rivelato prima del tempo. Sospirò, voltandosi a guardare una coppia che se ne stava seduta al centro del parco, sopra una sottile coperta. Anche loro avevano avuto i loro bei momenti, anche se negli ultimi tempi lui sembrava stanco e distante, troppo preso da impegni che si facevano sempre più grandi. Le sarebbe piaciuto poterlo aiutare almeno a liberarsi di quei pensieri, ma non aveva insistito e si era limitata a stargli accanto, cercando di trasmettergli tutto il suo amore con i gesti, senza bisogno di dover parlare. Era preoccupata ma non voleva che quel pensiero si aggiungesse a quelli che già lo preoccupavano. Avrebbe aspettato un momento migliore per parlargli, un po’ più tranquillo.
    Si accomodò su una panchina e rimase per qualche tempo in silenzio a osservare i passanti. Una madre con un bambino attirò la sua attenzione per un momento e, senza volerlo, nella sua mente nacque una nuova immagine. Le sarebbe piaciuto avere dei bambini e sapeva che anche Pedro era della sua stessa idea. Chissà se ci sarebbero riusciti davvero, di lì a qualche anno, o se ci sarebbe stato qualche altro imprevisto ad allontanarsi. Il sorrise scomparve velocemente e il suo voltò si rabbuiò per qualche istante. Scosse il capo. No, non voleva pensarci. Forse il parco quella sera non era stato una buona idea e poi iniziava a farsi più buio, probabilmente era il momento di tornare a casa. Guardò il suo blocco da disegno, rimasto ancora immacolato e sospirò. Certe volte l’ispirazione tardava ad arrivare e si ritrovava ad osservare le pagine bianche senza sapere che cosa fare. Altre invece non fare che fare e disfare sempre gli stessi segni, senza mai essere soddisfatta. Erano quelle le volte in cui si chiedeva se non fosse meglio lasciar perdere l’idea di divenire un’artista. La prima mostra a cui aveva accettato di partecipare, l’anno prima, era andata piuttosto bene. Aveva ricevuto diversi complimenti e anche qualche critica costruttiva che le aveva permesso di riguardare quelle opere con un maggiore occhio critico. Aveva notato anche lei degli errori e delle leggerezze, ma non per questo aveva rinnegato il suo lavoro. Quelle immagini erano state il frutto della pura emozione. Si era lasciata guidare dai sentimenti che provava, dalla sofferenza per l’essere sicura che la sua strada e quella di Pedro non si sarebbero incrociate mai più. Doveva imparare, invece, a imbrigliare quelle emozioni in maniera differente, aggiungendo anche della tecnica e un progetto più definito, solo così avrebbe potuto pensare di fare di quella passione il suo lavoro. L’Aamot le piaceva, così come i suoi colleghi e gli ospiti con cui aveva a che fare, ma sentiva che c’era qualcosa che le mancava.
    Si rimise in piedi e si avviò verso l’uscita del parco, mentre attorno a lei iniziavano ad accendersi i lampioni, con il passaggio dalla luce solare alla penombra notturna. Una leggera folata di vento la fece rabbrividire e stringere nel cappotto color sabbia che indossava quel giorno. Affrettò il passo mentre il buio la avvolgeva. Non le piaceva molto camminare in piena notte da sola. Non perché le fosse mai accaduto qualcosa che avesse indotto quel pensiero ma perché in quei momenti c’era sempre una strana sensazione che la accompagnava, come una fanciullesca paura del buio e dei suoi mostri. Era una cosa infantile e lo sapeva, eppure quando la notte si avvicinava non riusciva a evitare di affrettare il passo, per raggiungere la sua casa il prima possibile. Oltrepassò il lungo viale appena fuori dal parco e poi girò a sinistra per avviarsi verso il suo quartiere. Le strade sembravano deserte quella sera, forse a causa delle notizie che erano uscite sui giornali di recente, che parlavano di escursionisti dispersi e di ragazzi in coma dopo una festa sulla spiaggia. Sospirò, cercando di farsi coraggio e di non farsi spaventare dal silenzio. Non era una persona che necessitava avere sempre qualcuno intorno, eppure in quel momento l’avrebbe fatta sentire più tranquilla.
    -Ehi tesoro, avresti per caso da accendere? - la voce roca di un uomo, a qualche metro da lei, la fece trasalire. Non si era accorta di non essere più sola. -No, mi dispiace. Io non fumo. - mormorò, con un sorriso, rallentando appena il passo per poter guardare l’uomo in volto, cercando di essere cortese. -Ah, che peccato. - continuò quello, avanzando appena nella sua direzione. Lei prese un profondo respiro, restando ferma per un momento, senza sapere che fare. Qualcosa dentro di lei le urlava di andare via, il più veloce che poteva, un’altra parte invece le diceva di stare tranquilla, di non allarmarsi senza motivo. Alcuni passo dietro di lei la fecero voltare, ma non abbastanza velocemente. Percepì il pizzico di una siringa che veniva inserita velocemente nel suo collo poi, senza che avesse la possibilità di reagire, iniziò a sentire la vista farsi sempre più annebbiata. Il blocco da disegno le scivolò dalle mani e percepì due braccia forti afferrarla e non farla finire a terra.

    Quando riaprì gli occhi, senza sapere quanto tempo fosse passato, c’era soltanto buio attorno a lei. Battè le palpebre alcune volte, cercando di riprendersi dallo stordimento e capire che cosa fosse successo. Il volto di un uomo le tornò alla mente molto sfocato e con esso il pizzico della puntura. Si portò una mano al collo, lì dove era stata punta, la zona le faceva ancora male. -Ehi? C’è qualcuno? - chiamò, la voce che tremava più di quanto avrebbe voluto. Si mise in piedi, individuando un muro alle sue spalle e facendo scorrere le mani su di esso per tenersi stabile. Della sua borsa e i suoi averi non sembrava esserci alcuna traccia. -Chi siete? Perché mi avete portata qui? Dovete avere sbagliato persona. - continuò, sperando che qualcuno potesse sentirla. A dire il vero non sapeva neppure cosa avrebbe fatto se quelle persone fossero tornate. Cercò di concentrarsi e di attivare la sua particolarità, di tornare indietro nel tempo, magari di un giorno e cercare di rifare tutto da capo. Sarebbe tornata a casa presto, senza passare dal parco, avrebbe chiesto a Pedro di raggiungerla all’uscita da lavoro. Provò e riprovò senza tuttavia riuscirci. Qualcosa doveva bloccare la sua particolarità. Forse c’era qualcuno che aveva una particolarità come quella? Non ne aveva idea. Scivolò di nuovo a terra, in preda allo sconforto e solo allora lasciò che alcune lacrime segnassero il suo volto. Pedro. Quanto avrebbe voluto poterlo raggiungere, potergli chiedere aiuto. Pedro, amore mio. Dove sei? Ho tanta paura. Ti prego, vieni a cercarmi. Quel pensiero si perse in mezzo al fiume di lacrime. Non poteva sapere dove si trovava e, probabilmente, non sarebbe mai riuscito a trovarla in tempo.
     
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5 replies since 29/9/2022, 19:04   146 views
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