Baby I will find you, just wait a little longer

Amy & Pedro

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  1. ƒiordaliso
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    I’m falling apart, I’m barely breathing. With a broken heart.

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    A tenerle separate, le due vite, Pedro aveva iniziato a credere che qualsiasi cosa fosse possibile. Certo, non aveva perso di vista la possibilità che ci fossero conseguenze inaspettate, negative o positive che fossero, ma l’illusione che ogni parte della propria vita fosse sotto il suo controllo era divenuta materiale tanto quanto la sensazione di calore che una mano lascia dopo una carezza sulla guancia ruvida. Carezza che, Pedro, aveva ricercato tutta la vita, anche quando per orgoglio si era ritrovato a compiere qualche passo indietro per mantenersene a distanza. Con Amy, quel calore era presente ogni giorno: al mattino, al pomeriggio, alla sera, la notte. Si erano ritrovati per esserci nonostante i due scompartimenti in cui Pedro aveva diviso sé stesso in maniera così precisa e netta che, alla fine, la barriera gli sembrava esser divenuta tanto solida e spessa da apparire invalicabile per lui e tutti coloro i quali gli stavano intorno.
    Se lo sarebbe detto non appena gli occhi si fossero posati su di lei, quella sera: come aveva potuto non veder arrivare proprio quello? L’aveva protetta da sé stesso senza prendere in considerazione che, oltre il male che credeva venisse con il suo “pacchetto”, al di fuori del suo controllo ci fosse tanto altro, un altro tipo di male da cui lui, alla fine, non poteva proteggerla.

    Nei lunghi corridoi del piano più basso della Tana, Pedro si muoveva come un agile serpente che, strisciando, sapeva perfettamente dove andare. Conosceva quelle mura come le sue tasche, tante volte le aveva attraversate, percorse; si ritrovava a farlo ora addirittura soprappensiero senza neanche dover ragionare quale delle porte dovesse aprire.
    La chiamata di Oskar di una mezz’ora prima aveva avuto ben poco di chiaro, eppure Pedro era stato addestrato come un soldato e, quando il generale chiamava, lui rispondeva senza porre alcuna domanda, soprattutto quelle scomode. Quel meccanismo gli ricordava quanto fosse giusto tenere nascosto ad Amy ciò che faceva e, la maggior parte delle volte in maniera inconscia e altrettanto incontrollabile, si vergognava di sé stesso come mai prima era accaduto. Aveva cominciato a domandarsi se, alla fin dei conti, avesse allontanato da sé stesso l’idea di una relazione per tutti gli anni precedenti a lei così da proteggere sé stesso dalla scomoda stretta allo stomaco della vergogna prima di voler proteggere chiunque altro. Stare in mezzo a quelli come lui era facile, lo aveva fatto in Argentina accanto a Iago senza sentirsi mai inferiore, successivamente lo aveva iniziato a fare in Norvegia sotto la sorveglianza di nonno Pilar, anche qui senza mai sentirsi inferiore a qualcuno. Con Amy le cose avevano iniziato a prendere tutta un’altra piega: Amy era agli occhi di Pedro qualcosa di unico, speciale, puro. Il più grande desiderio dell’uomo non era averla per sé a qualsiasi costo, bensì far parte della sua vita per ammirarne lo splendore, il chiarore caldo che lei con ogni movimento sprigionava donando lo stesso al grigio e freddo in cui invece lui credeva di aver vissuto fino a quel momento. Era strano a pensarlo e anche a dirlo, ma Pedro ritrovava nel tatto di Amy un lontano ricordo che ogni giorno lo faceva sentire in un vecchio luogo che , crescendo, aveva iniziato a credere di aver dimenticato: casa.
    Quando entrò nella stanza e gli occhi si posarono sul grigio delle pareti illuminate da una sola lampadina che pendeva dal soffitto dello stesso colore, Pedro si chiuse la porta alle spalle e, avvicinatosi a due uomini intenti a fumarsi una sigaretta seduti su un tavolo di metallo, si fermò allacciando le mani alla vita, in attesa. Era chiaro mandasse te. disse uno dei due, sollevandosi dalla superficie del tavolo così da voltarsi poi brevemente per spegnere la sigaretta nel posacenere ricolmo di cicche posto sullo stesso. Conoscendo voi due, sarebbe stato subito chiaro anche a me. rispose di getto, stirando le labbra in un sorriso divertito prima di estrarre il pacchetto delle sigarette dalla tasca e tirarne fuori una per poi incastrarla fra le labbra e accenderla. Quando Oskar lo aveva chiamato, l’uomo non si era espresso poi molto, come suo solito. Una delle ultime fisse dell’uomo aveva a che fare con la setta, il suo modus operandi e tutto ciò che aveva a che fare con l’organizzazione, così aveva cercato per mesi e mesi qualsiasi tipo di informazione al riguardo, finché, quel pomeriggio, aveva avuto modo di catturare un individuo che doveva in qualche modo essere in possesso di informazioni che sarebbero state utili alla Tana. Aveva quindi chiesto a Pedro di occuparsene, di farsi consegnare quanti più dettagli possibili, si fidava di lui. Dov’è? chiese quindi Pedro ai due e uno di loro indicò con un lieve movimento del viso in direzione di una sottile porticina di metallo rosso arrugginita alla loro destra. Annuì Pedro, sospirando appena prima di inalare un’altra profonda porzione di fumo dalla sigaretta. Si avvicinò al tavolo facendo segno ai due con un gesto veloce della mano di spostarsi e aprire la porta rossa mentre lui allungava la mano verso il posacenere e spingeva la cicca contro il fondo del posacenere, in mezzo a tutte le altre sigarette spente lì prima della sua. Fu in quel frangente che un pensiero arrivò ad intromettersi ai suoi, interrompendoli come il rumore di vetri che s’infrangono al pavimento nel momento in cui sembra che il mondo si fermi per un solo ed unico istante, quasi impercettibile eppure caotico. Pedro, amore mio. Dove sei? Ho tanta paura. Ti prego, vieni a cercarmi. - la voce di Amy gli si piantò nella testa come un macigno, arrivò rivestita di nero pece, così soffocante che, per un istante, il mondo parve essersi capovolto, richiuso all’interno su sé stesso dove non ci sarebbe stato più ossigeno, l’azzurro del cielo, il verde dei prati. Come poteva, in quel momento, avvertire la voce di Amy così vicina? Si chiese immediatamente se lo avesse immaginato e, senza dirigersi troppo oltre, cercò conseguentemente di delimitare qualsiasi altra supposizione, relegando a quel pensiero la denominazione d’illusione, concordando con sé stesso che, sì, avrebbe solo potuto essere frutto dell’immaginazione. Nonostante questo, si voltò di scatto per guardare alle proprie spalle e trovare il grigio delle pareti che affiancavano la porta nera da quale aveva fatto il proprio ingresso. Della sua Amy nessuna traccia. Quando tornò a voltarsi, l’espressione sul proprio viso aveva perso la vena allegra e divertita che fino a poco prima gli si era spalmata addosso, lasciando quindi spazio ad un paio di sopracciglia corrucciate, figlie di un pensiero invasivo che, in quel momento, stava cercando di scacciare via. Dall’altro lato, Il rumore metallico della porta rossa che si apriva fu quasi silenzioso, non riuscì ad invadere il flusso dei pensieri che gli stavano girando per la testa. Fluttuante e per qualche momento ancora intrappolato nella propria mente alla ricerca di una spiegazione minimamente accettabile e che non avesse a che fare con il fatto che, magari, giunta una certa età, il proprio potere lo avrebbe reso folle, Pedro si accorse solo con qualche istante di ritardo della figura minuta distesa per terra oltre la porta rossa, ora aperta. Fermo davanti ad essa, cercò di affilare lo sguardo per permettersi di accogliere i dettagli della sagoma ancora distesa nel buio. Tiratelo fuori. comandò ai due e, non appena questi spinsero fuori dalla cella la figura afferrandola per le caviglie, il cuore di Pedro perse un battito. Serrò le labbra, il cuore iniziò letteralmente a cavalcargli nel petto mentre un rossore ansioso e prepotente si espandeva lungo tutto il suo corpo in un’ondata di calore maldestro e incontrollabile. Restò qualche istante immobile e non perché non sapesse cosa fare o come reagire, ma perché ogni suo muscolo sembrava essere stato disattivato, sganciato dal comando dei nervi, trasportato via per esser trapiantato nel corpo di qualcuno che, magari, al posto suo avrebbe saputo come sfruttarlo. Che diavolo… sussurrò piano, gli occhi ora spalancati fremettero alla ricerca di un colpevole, uno qualsiasi, che avrebbe potuto esser colpito da un’impeto di rabbia che accecante ora riportava a smuovere tutto dentro e fuori da Pedro. In uno scatto si ritrovò al lato del corpo di Amy, le mani l’afferrarono intorno al busto per tirarla su e stringerla. Una delle mani si liberò, salda, e spinse via uno dei ragazzi che si trovava ancora vicino a lei. Sparite, ora. Subito! comandò nella direzione dei due e, mentre uno sembrò non voler farselo ripetere due volte muovendosi quindi in direzione dell’uscio della stanza, l’altro restò immobile con le spalle quasi aderenti alla porta di metallo rosso spalancata, dietro di essa il nero pece della cella in cui, fino a quel momento, Amy era stata rinchiusa. Che diavolo dice a te il cervello, Pedro?! rispose quello di rimando avvicinandosi pericolosamente a lui con fare di sfida. Ancora intento a sorreggere Amy con una delle braccia, Pedro restò fermo a spalle rette, lo sguardo non avrebbe ammesso altre repliche. Sotto la mia guardia nessuno di voi idioti si permetta di prendere altre posizioni. Oskar ha mandato me, quindi ora fatemi il favore di togliervi di mezzo. affermò, serrando nuovamente le labbra e restando a guardare per qualche secondo ancora il ragazzo che, nonostante le parole di Pedro, non mosse un dito. Sospirò piano, lui, e dopo aver inalato più dello stesso ossigeno che si trovava nella stanza lì sotto, gli urlò di uscire.
    F-U-O-R-I.
    Solo una volta che i due si furono dileguati oltre la porta nera, chiudendosela alle spalle dopo aver sputato per terra di fianco ai piedi di Pedro, quest’ultimo si concesse di lasciare piano la presa attorno al corpo di Amy per allontanarla da lui in modo che la potesse guardare. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace… prese a ripetere piano mentre, accompagnandola in direzione del tavolo, tirò di fretta una sedia di metallo nella sua direzione per farla sedere. Si accovacciò di fronte a lei e afferrò dolcemente il suo viso fra le dita, spostando una ciocca di capelli bionda per sistemargliela dietro l’orecchio, quasi come se volesse a tutti i costi accertarsi che stesse bene. Strofinò i propri palmi aperti più e più volte sul viso di lei, accarezzandone le guance, il naso, le labbra rosee e screpolate. Si sentì terribilmente in colpa, anche per cose su cui comunque non avrebbe potuto avere il controllo, anche per la pelle secca delle labbra di lei che, era evidente, non beveva forse da ore. Ti porto subito via, Amy, ma prima mi devi dire che ci fai qui, cosa sai? chiese frettoloso, il tono della voce una sorta di cantilena che non sapeva se apparire preoccupata, frustrata o adesso che erano soli, tranquilla. Che cosa c’entri con questa storia della setta?! chiese ancora, Pedro, mantenendo le proprie mani ai lati della nuca di Amy, i capelli dorati che gli pizzicavano sulla pelle ruvida. Che Amy potesse non essere a conoscenza del motivo per cui fosse stata portata li, a Pedro neanche venne in mente. Sospirò appena avvicinando il proprio capo a quello di Amy, posando la propria fronte su quella di lei, chiuse gli occhi.
    Non aveva mai immaginato a quella versione delle loro vite, quella in cui non era lui l’unico a nascondere a lei parti di sé. Si chiese in una frazione di secondo, allora, su cosa si basasse la loro relazione, se neanche riuscivano o sentivano di non poter essere sinceri fino in fondo l’uno con l’altro?
    Quando si distaccò da lei, riaprendo gli occhi, Pedro lasciò la presa sulla nuca di Amy, drizzando piano la schiena ma rimanendo accovacciato davanti a lei, ginocchia contro ginocchia. Ce l'aveva a galla nella superficie delle iridi nocciola, la vergogna che provava nello stare lì, davanti a lei, ed esser sostanzialmente parte di chi l'aveva rinchiusa lì sotto?
     
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