Someone cried out "subvert" and the people all went cold

Tabby x Tara

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    L'impronta pesante degli anfibi non risuonava più sordida sull'asfalto come sulla strada umida e notturna; ogni suono veniva ingoiato dalla musica, tanto alta da lasciare graffi nell'aria. Accucciata nell'ombra Tara sembrava aver ricevuto i favori di alcuni piccoli amici all'entrata del capanno che ospitava l'evento quella sera. Anche tu? E va bene. Gli occhi grandi e vispi di un gatto dal pelo rosso la seguirono mentre spostava con attenzione le dita sulla testolina di un altro felino, grattando le striature grigie tra le orecchie minute. Qualche giorno prima le era arrivato tra le mani uno zine, di quelli belli e gretti, che annunciava il prossimo "død mann", un evento mensile che raggruppava tutta la scena alternativa di Besaid nell'occupazione di spazi cittadini per concerti, dibattiti e militanza politica. Nonostante gli impegni di lavoro che a volte le impedivano di parteciparvi, Tara si insinuava in appuntamenti di quel tipo sempre con piacere e curiosità, per quanto consapevole della propria diversità e del proprio privilegio. Restava ad ascoltare, che fossero parole o musica poco le importava. In vite come la sua raramente arrivavano momenti di sfogo, quindi doveva necessariamente ritagliarseli anche fosse conficcando con presunzione le forbici nel proprio tempo. Aveva infatti approfittato della presenza di Magnus e Wade al Perception per sfuggire alle prime ore della serata e dirigersi in periferia, quasi al limitare con la spiaggia, per poi ritrovarsi circondata da un gruppetto di gatti randagi vicini all'ingresso. Bastò qualche altra carezza per vederli scivolare via, e Tara si rialzò per aggiungersi al resto dei partecipanti.
    Si muoveva sicura, sentiva suoni aggressivi pulsare fuori dagli altoparlanti e li percepiva come familiari. L'odore di fumo nell'aria non era quello di sigarette e non le dispiacque; scrutava velocemente i volti che le si paravano davanti e notò un paio di facce conosciute - del resto, non si trattava di una scena folta e nutrita come in città più grandi. Lo sguardo affilato di una donna in particolare la fece rallentare - sfuggiva, e poi lo ritrovava nuovamente tra sagome confuse e scure. Non era la prima volta o anche il primo død mann che la incrociava, eppure così come arrivava si dissolveva in ombre nel buio. Si trattava di una donna nota nella scena - Tabby - tuttavia Tara non aveva ancora avuto occasione di conscerla. Arrivò comunque in poco tempo al cuore della festa, dove il battito dalle percussioni arrivava fino alle interiora e da lì si propagava intrecciando ogni persona a quella vicina. A giudicare dalla scintilla che animava la musica, le spinte si sarebbero estese presto dalle prime file ad un anello ben definito, e Tara non se lo sarebbe perso per nulla al mondo. Aspettò quanto bastava a sentire l'elettricità aggrovigliarsi ad ogni vena, una pausa, un breakdown, annusò la rabbia nell'aria e saltò. Nessuno si sarebbe aspettato nulla da lei in quel momento se non che occupasse spazio - nessuna grazia, compostezza, sottomissione, nessun cappio al collo pronto a stringere. Le spalle si scontravano con quelle di un mare di persone, ed il rischio di ritrovare dei lividi il giorno dopo prendeva le forme di un'opportunità. Con una mano tesa nel buio, Tara raccolse un ragazzo visibilmente più giovane di lei inciampato nel moshpit e lo spinse a continuare, voltandosi solo per urtare con un'altra persona e riconoscere oltre le ciocche nere cadutele davanti agli occhi la ragazza che aveva attirato la sua attenzione al suo arrivo. Per qualche istante, in quel turbinio di esseri umani affamati di musica e sollievo, quelle iridi scure sembravano avever fermato il tempo - una sospensione piacevole in attesa dell'impatto.
    Tara si preparò ad assorbirlo al meglio, facendosi indietro colpita dal corpo dell'altra. Il gomito di lei le si conficcò nel costato, e raccogliendole i fianchi nudi tra le mani la spinse a sua volta, liberando una risata selvaggia dalle labbra accuratamente tinte di nero. Non era raro vedere più uomini che donne nel moshpit, ma quando il momento lo permetteva, il contatto con le altre rendeva Tara entusiasta - catarsi si trasformava ancora e ancora, nel fendente dei lunghi capelli di Tabby, nelle sue gambe che si puntavano al terreno, nelle sue mani che pressavano membra sconosciute per cacciarle via a ritmo. Non passò molto tempo prima che l'anello si dissolvesse, in attesa della prossima caduta in spesse pennellate alterate dai distorsori. Tara si fermò esattamente lì dov'era, piantata al suolo come avesse radici, ondeggiando piano da una parte all'altra. Tra un ampio respiro e l'altro trovò Tabby poco lontana, e dalla testa tirata indietro le scoccò un occhiolino, un battito di palpebre leggero, ma che più di un approccio o di un richiamo portava con sè l'ombra complice di una provocazione. Tabby l'avrebbe raccolta? La gente riprese a muoversi, nuovamente carica e pronta, e Tara si spostò al limitare di quel campo elettrico, impaziente di potercisi immergere una seconda volta. Non ci fu neanche bisogno che la cantante chiamasse il pit, al suo primo grido tutti scattarono, e Tara fu tra i primi ad affondare le suole al terreno per gettarsi tra gli altri. Da quel momento in poi tra lei e Tabby partì quasi una rincorsa - a volte una arrivava prima all'altra o viceversa, si superavano e si scontravano, a volte con più cura, altre con violenza. Qualche livido e graffio dopo, il set si concluse, e Tara si ritrovò a respirare contro il petto di Tabby, tanto vicine da non riuscire a sentire tanto altro se non l'altra. Avrebbe formato qualche pensiero razionale solo in seguito, ebbra ed infiammata dalla musica che piano piano si scioglieva nel freddo e tra di loro. Non riusciva a sentirlo mentre osservava Tabby, lo sguardo fermo e caldo. Si passò una mano a tirarsi indietro i capelli umidi, e quel gesto spontaneo la portò a risvegliarsi e sorridere, soddisfatta e brillante. Tabby, mh? Domandò in un soffio, sfiorando poi dei solchi rossi nella pelle del bicipite destro. Mi hai lasciato un regalo. Il commento divertito si unì ben presto alla stretta gentile attorno al polso di Tabby, allentata già una volta che Tara ebbe sollevato la mano dell'altra in modo che potesse vederla chiaramente. Lasciò poi scivolare il palmo contro il suo, tracciando i lineamenti sottili delle dita con le proprie sino alla fine. Belle unghie. Si sbilanciò appena in avanti, invadendo lo spazio di Tabby tanto velocemente quanto lo lasciò per complimentarsi con lei, allontanandosi poi con calma da lei per farsi strada oltre le persone accumulatesi vicino alle band. Aveva bisogno di bere qualcosa.
     
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    La confusione è forse l'assenza dell'ordine, è uno stato in cui si è animati, agitati, e ci si muove come particelle surriscaldate in tutte le direzioni. Tutti sembravano essere stati assorbiti da quel vortice collegato direttamente alla dimensione onirica, tutti erano erano diventati vittime di una frenesia nevrotica e allucinatoria. La città era sotto l'influenza di energie a cui sarebbe stato difficile dare una forma e un nome - e le parole false che circolavano su giornali e venivano sputate dalle bocche di politici, esperti, direttori, non sembravano più in grado di soddisfare tutta la cittadinanza. Come sopravvivere a quell'ondata tormentata di ansia che non riusciva a consumarsi? Ammessa la sua esistenza, dove avrebbero potuto trovare la risposta? Nella calma o nella violenza? Quelle e tante altre discussioni erano confluite in una serie di passaparola e di conversazioni tra compagne, compagni e non, concretizzando le inquietudini e ansie contemporanee in parole graffiate sui muri, su giornali indipendenti, e sullo zine che era stato passato di mano in mano. Persone proprio come Tabby avvertivano la necessità di stringersi in un momento di condivisione e discussione che potesse essere lontano dalle indicazioni che arrivavano dall'alto. Perché, come ben sapevano, per combattere isolamento e paura c'era bisogno di vicinanza. E visto che tante delle energie accumulate non sarebbero potute essere estinte durante un solo momento di incontro avvenuto all'inizio di quella serata, parte dell'organizzazione aveva spinto per ottenere anche un momento dedicato esclusivamente alla musica. Tabby aveva letto i loro testi nello zine che aveva circolato anche nei canali del collettivo WxMASH!, e ben convinta di voler raccogliere le testimonianze delle persone che abitavano a Besaid, aveva partecipato alla riunione con entusiasmo, trattenendosi per il concerto spontaneo che avrebbe seguito quel momento più serio.
    Fra la marea di gente e gruppetti di amici, gli occhi di Tabby sembravano sempre finire sulla stessa persona. Certo, un carisma e una presenza del genere sarebbero state difficili da ignorare, ma annoiata da quella apparente fissazione, che sperò essere passeggera, Tabby cercò in tutti i modi di distrarsi. Ignorò la propria curiosità, che la spingeva a chiedersi perché una come Tara si fosse presentata ad un evento come quello. In fondo, non era la prima volta che si trovavano a condividere spazi del genere, caratterizzati da vibrazioni più ruvide e meno controllate. Sbuffò l'ultima nuvola di fumo prima di riconsegnare lo spinello ad Anja, che raggiunse con un colpetto del dorso della mano sul ventre, suscitando le risatine più rilassate dell'amica. «Vado più avanti.» Non diede tempo alla compagna di rispondere e la salutò con un cenno della mano, iniziando a scivolare fra la gente per abbandonare i margini del capannone, mentre la musica si faceva più alta ed intensa. Avvicinarsi al palco non fu troppo difficile, ma Tabby non aveva previsto che si sarebbe trovata nel bel mezzo del pit dopo che questo era già stato aperto. Ora che era nel cuore di quel groviglio di corpi sudati, grossi, piccoli, veloci, elettrizzati, non aveva altre scelte se non iniziare lei stessa a spingere gente, ricevendo diverse spallate di conseguenza. Così iniziò la sua danza senza regole e indicazioni alcune, trovandosi inaspettatamente a condividere alcuni attimi in quella catartica confusione con Tara. Stessa pensata. Ragionò velocemente, mentre la risata di Tara le si impigliava fra i capelli sciolti. Tabby credeva di aver smesso di riflettere da quando si era scollata dalle pareti del capannone. Fissò lo sguardo acceso, quasi di sfida, negli occhi di Tara e non riuscì a credere a sé stessa quando registrò di aver ricevuto un giocoso occhiolino da parte dell'altra. Ti piace giocare? Imitò un morso a vuoto in direzione dell'altra donna, rivolgendole un sorriso sanguinolento, dato che qualcuno doveva averla colpita senza volerlo davvero. In mezzo a tutti quei movimenti di mani, braccia, spalle, non era poi così raro venir sputati fuori almeno un po' ammaccati. Si passò il polso e la lingua contro la bocca, assicurandosi, raggiunta da una punta di panico, di non aver perso nessun gioiello, ma ben presto fu costretta a concentrarsi sulla seconda scarica elettrica che animò di nuovo il moshpit. Quella volta si abbandonò totalmente al movimento, ma sentiva di star cercando qualcuno di particolare nel caos di quei corpi.
    Uno sfarfallio confuso di palpebre mise nuovamente in funzione il cervello di Tabby, anche se ancora bloccato nell'eco dell'ultimo lunghissimo assolo di chitarra che le risuonava nella scatola cranica. Si era fermata eccessivamente vicina a qualcuna e, sebbene fino a qualche momento prima avesse spinto con energia delle persone e avesse fatto scontrare il suo corpo contro altrettanta gente, ora le sembrava fuori luogo tutta quella vicinanza. Quando alzò di poco lo sguardo trovò ad accoglierla un sorrisetto familiare e pieno di sé. «Sono proprio io.» Rispose monocorde, per niente impressionata: molte persone dovevano conoscere il suo nome, così come lei conosceva il loro, soprattutto in ambienti come quelli. Doveva ammettere di trovare piacevole la voce di Tara, con cui non aveva mai scambiato una parola prima d'ora, e che si era rivolta a lei in modo così diretto. Sperò che tutte quelle sensazioni rimanessero occulte allo sguardo di Tara, nonostante la vicinanza rendesse difficile per Tabby nascondersi. Quindi, prendendosela comoda, spostò gli occhi dalle labbra di Tara per finire dove l'altra indicò alcuni graffi con la punta delle dita. Si limitò a sbuffare una risata dal naso, anche se cercò di ricomporsi quanto prima, ora impegnata a capire perché l'altra le avesse raccolto il polso con una delicatezza che Tabby parve apprezzare. «Grazie?» Rispose mentre alzava un sopracciglio, come se Tara avesse appena proferito un'ovvietà. Il complimento e forse l'invasione repentina del suo spazio l'avrebbero fatta vacillare sulle proprie gambe, ma Tabby resse il colpo con maestria, senza far cadere la faccia da poker.
    Oh, è sparita. Tabby tirò un lungo sospiro, riprendendo fiato. Sentiva uno strano formicolio tra le dita, così come sulle guance, che stava combattendo affinché non schizzassero verso l'alto. Solo quando Tara fu lontana abbastanza, senza che Tabby avesse la forza di distogliere lo sguardo dall'ampia schiena della donna che si faceva strada senza troppi problemi tra la folla, l'espressione di Tabby si piegò in un ghigno divertito ed interessato. Per nulla incuriosita dalle prede inermi, in Tabby l'istinto di caccia si innestava inevitabilmente di fronte ad un po' di movimento. L'averla abbandonata là per poi fuggire verso il bancone del bar era sufficiente per far sì che con passo felpato Tabby si insinuasse fra tutte quelle persone per trovarsi esattamente accanto a Tara. Solo allora le riconsegnò l'occhiolino che Tara le aveva spedito poco prima, tuffando entrambe le mani sotto la lunga chioma scurissima, liberando la nuca e le spalle scoperte.
    Quindi si affacciò al bancone, salutando la barista dai capelli verde neon. «Dana, qui! Al suo ordine aggiungi due wet pussy.» Allungò una banconota per pagare quanto ordinato da entrambe e per dare un po' di mancia alla barista, quindi si rivolse con l'attenzione, lo sguardo, e il corpo, verso Tara. «Con gente come te là in mezzo tocca difendersi...» La studiò con intenzione, scivolando con lo sguardo dalla testa ai piedi di Tara. Sono... di Grus? Si chiese quando gli occhi attentissimi di Tabby si fermarono su un ciuffetto di peli rossicci che si erano attaccati agli abiti di Tara. Forse l'altra aveva guadagnato qualche punto. A Tabby sembrava piacere parecchio quello che stava guardando, e non sarebbe stato difficile intercettare il luccichio curioso e interessato negli occhi scuri di Tabby. Quindi, una volta che i due shots furono davanti a loro, Tabby tamburellò giocosamente con le unghie contro il vetro del piccolo bicchiere. Lo fece tintinnare contro quello di Tara senza staccare lo sguardo dal suo quando buttò giù lo shot, rivolgendole un sorrisetto più complice. «E poi quello è solo un graffietto. Posso fare meraviglie sulla tua schiena, te lo assicuro.» A quel punto, Tabby agì con meno grazia di Tara, imitandone i gesti di poco prima. Raccolse il bicipite solido di Tara in una mano per avvicinarci le labbra, prima soffiando sulla ferita superficiale e poi, come avrebbe fatto naturalmente in altre forme, tracciandone i solchi con l'umidissimo passaggio della lingua. Un risolino basso si liberò dalla bocca di Tabby. «Ecco. Meglio? Non ci pensare troppo, eh.» Per quanto si sarebbe vergognata in altre occasioni delle sue stesse azioni, quelle decisioni più intestine e impulsive la stavano dando il chiaro avvertimento della vicinanza al momento della sua trasformazione. Anche il caos felino voleva essere sfamato, a modo suo.
    All'improvviso si fece più vicina al volto di Tara, a tal punto da avvertire il sentore dell'alcool nel respiro dell'altra, senza scollare lo sguardo ombroso dalle sue labbra disegnate di nero. «Allora... ci becchiamo fuori, mhrr?» Vibrò a pochi millimetri da lei, aggiustandosi di nuovo la giacca di pelle sulle spalle e lanciandole un'ultima occhiata prima di allontanarsi di nuovo, questa volta per prima. La rincorsa innestata tra di loro non sembrava essersi arrestata. Fedele alle sue parole, Tabby si diresse all'esterno, dove il freddo l'accolse senza che il corpo ne registrasse il passaggio, nonostante fosse ben poco coperta. Rovistò tra le tasche della giacca non per raggiungere l'accendino e un pacchetto di tabacco, ma per estrarre un sacchettino di premietti per gatti da cui si alzò un odorino pungente di tonno. Ora che Tara era illuminata dalla luce debole e intermittente del lampione sarebbe stato facile individuare tutti gli indizi per ricostruire il caso e per avvalorare la sua ipotesi, dato che erano questi erano sparpagliati ovunque sui pantaloni neri dell'altra: peli di gatto lunghi, corti, bianchi, rossi. Tara doveva aver già conosciuto la colonia di gatti che bazzicava quella struttura abbandonata. A quel pensiero, Tabby cercò di nascondere un sorrisetto più morbido. «Dovevo capire se facevi sul serio.» Parlò in modo più serio mentre le sue parole si intrecciavano ad un paio di miagolii, poi tre, per poi venire superate da un concerto di richieste di attenzioni. In brevissimo tempo le gambe di Tabby vennero circondate da un gruppetto di gatti e lei si chinò per dare a ciascuno il proprio premietto, alzando poi il braccio in direzione di Tara, aspettando che anche lei pagasse il pegno ai mici. «È raro che Grus si avvicini tanto da farsi accarezzare. È abbastanza per guadagnare anche la mia fiducia...» Aggiunse ricevendo una serie di testate contro le ginocchia e contro il dorso della mano e tutte le dita dal gruppetto di gatti. «Ah, Grus è questo micione... rosso.» Provò con tutta sé stessa a frenare la voce dal farsi più acuta, così da non scivolare in una serie interminabile di dolcissimi epiteti che avrebbe rivolto al gatto - così come a tutti gli altri.
    A quel punto si tirò in piedi, stringendo le braccia al petto e indagando l'espressione di Tara, cercando di capire quanto fosse rimasta stranita dall'intera dinamica. «Sapevi di approcciare una gattara oltre a "Tabby"? Perché io ero seria, posso graffiarti per bene.» Ammise con una serenità quasi comica, senza che l'espressione tremendamente seria e piatta cambiasse di una virgola. Non le capitava spesso di essere approcciata da altre donne in spazi come quelli, di sicuro mai al di fuori di lunghe (e alle volte dolorose) dinamiche che comportavano passaggi opachi e che non amava particolarmente. Forse la sua reazione sarebbe sembrata esagerata agli occhi di una come Tara - che non conosceva minimamente. O forse proprio in virtù del fatto che non la conosceva aveva bisogno di una minuscola dose di fiducia nei suoi confronti. Probabilmente Tabby stava intellettualizzando troppo l'intera situazione e aveva spento con le sue stesse mani la scintilla e la frizione che si era creata fra loro. Indugiò di nuovo con lo sguardo sugli occhi, ora meno sicura di sé, e poi lanciò uno sguardo all'ingresso del capannone. Si mordicchiò leggermente il labbro inferiore, avvertendo ancora dei sentori più ferrosi. Il set era cambiato e la musica sembrava aver aumentato addirittura l'impatto sui timpani, picchiando duro su chi era dentro. «Se vuoi limonare mi trovi vicino alla cassa.» Decretò infine Tabby, lasciando libertà assoluta a Tara di seguirla o di continuare a godersi la serata. A quel punto fece per allontanarsi, stringendosi a sé nel frenare la voglia di mandare un bacio fugace e velocissimo a tutti i micetti.

    come sono suave scusa per il cringe


    Edited by Kagura` - 18/10/2023, 20:00
     
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    If pain never starts
    I need you to make me feel
    To make me fucking care
    Make me feel

    Sono proprio io. La firma di Tabby era ben visibile ovunque agli occhi di Tara - quando aveva morso l'aria, nella frustata dei suoi capelli, o quando aveva fissato lo sguardo nel suo come un chiodo al muro ed aveva sorriso sangue. La scrutò, col suo solito insopportabile sorrisetto stampato in faccia, ed annuì. Aveva finalmente scambiato una parola con la famosa Tabby. La trovò immediatamente bellissima: una prima occhiata fu sufficiente ad ammirare quel fascino fiero, magari anche lievemente abrasivo; le piaceva anche quella risata che le si fermò nel naso, scintillante anch'esso con piercing tanto simili ai propri. «Grazie?» Tara attese che Tabby le rispondesse, divertita dalla sua attitudine più seria, e la superò, con l'intento di arrivare al bar e portare dell'alcool in circolo il prima possibile - anche lei aveva una faccia da poker da mantenere, del resto. Venne raggiunta da Tabby solo dopo qualche lungo istante, e fu lì che capì di essere entrata in una rincorsa invitante, la riconosceva nell'odore di Tabby che le era passata vicino per raggiungerla. Non l'aveva nemmeno sentita arrivare, scivolandole dietro leggera e sinuosa. Tabby si muoveva con intenzione, e la rese nota nell'occhiolino appena restituito. Erano ora arrivate al bar, in cui il flusso di persone scrosciava avanti e indietro, caotico e per il momento non troppo fitto. Tara posò nuovamente lo sguardo su Tabby, indagandone i movimenti e pronta ad offrirle qualcosa, ma l'altra la precedette, sorprendendola piacevolmente. Notò qualcosa di familiare nel frattempo: una chioma color verde neon, riconoscibile ovunque. Assorbì una seconda volta, e molto meglio, un moto di stupore nell'adocchiare dietro al bancone proprio Dana, con cui Tara aveva intessuto una relazione breve ed intensa e con cui, per fortuna e come raramente accadeva, aveva avuto un distacco mite ed armonioso. Avrei dovuto immaginarlo. Conoscendo i gusti e la sempre spiccata propensione di Dana ad aiutare là dove necessario, Tara si corresse - avrebbe dovuto considerare la sua presenza in un evento come il død mann. La salutò con un lieve cenno della testa ed un sorriso più morbido, e poi si rivolse a Tabby. Grazie per il wet pussy. Commentò grata e divertita - la scelta del nome dello shot sicuramente audace e allegra.
    «Con gente come te là in mezzo tocca difendersi...» Tara si fermò qualche istante a riflettere sulle parole che Tabby le aveva appena rivolto. Com'è la gente come me? Domandò curiosa, per niente disturbata dal tragitto dello sguardo dell'altra, che la studiava con attenzione. Non era raro sentire il peso di sguardi altrui addosso, ma trattandosi di una ragazza deliziosa come Tabby, Tara non sentì gli scudi alzarsi - non per il momento almeno. Non mi preoccuperei, comunque. Ti difendi bene, ma questo già lo sai. Nel frattempo arrivarono gli ordini di entrambe, e ringraziando Dana con un bacetto in aria, Tara tornò a rivolgere la sua completa attenzione su Tabby, brindando con lei ed iniziando subito con lo shot. Lo sguardo restò incatenato al suo gemello almeno finchè il bruciore dell'alcool non passò giù per la gola; delle domande curiose le passarono in velocità per la mente, ma Tara non diede loro modo di accendersi in desideri più concreti, ferme nel suo sguardo per non emergere in altro modo. Fu Tabby a rendersi più esplicita, punteggiando le sue risposte con allusioni che l'affascinarono e movimenti più repentini, per cui Tara non potè non tradirsi. Sulle prime aggrottò le sopracciglia, confusa dai gesti di Tabby, ma questi trovarono risoluzione nel suo soffio e nel passaggio della sua lingua sulla pelle, inaspettato ma gradito, così come l'invasione di spazio tanto stretta da chiamare facilmente un bacio, se entrambe si fossero spinte uno o due centimetri più avanti. Il viso di Tabby era ancora più bello visto così vicino, e Tara non si mosse di un millimetro, spinta solo ad inclinare appena la testa ed osservare Tabby in attesa della prossima mossa. «Allora... ci becchiamo fuori, mhrr?» E così come si era avvicinata si allontanò con tanto di fusa, creando un leggero moto d'aria prima di scomparire tra gli altri. Per qualche istante Tara restò impalata esattamente dov'era, portandosi come in un riflesso involontario una mano al braccio dove trovò l'impronta umida di Tabby e sbocciò in una risata cristallina piena di meraviglia. Non aveva mai conosciuto nessuna come lei, e adesso la voglia di scoprire Tabby era troppa. Senza esitare si passò il dorso dell'indice sul graffio e se lo portò alle labbra, agguantando poi il proprio bicchiere ed uscendo dal capanno.
    Trovò Tabby in piedi e, come lei, poco turbata dal freddo, con in mano una bustina. Sulle prime Tara non riuscì a capire di cosa si trattasse, e allora restò in disparte, presente ma in silenzio, appoggiata al muro. Si portò il cuba libre alle labbra e si chiese perchè nel freddo norvegese avesse sentito il bisogno di ordinare un drink con dell'altro ghiaccio, eppure fissando lo sguardo di fronte a lei poteva intuirne i motivi. «Dovevo capire se facevi sul serio.» Più passava il tempo però, più Tabby si aceva criptica - a cosa si riferiva precisamente? Tara si frenò dal rivolgerle altre domande giacchè venne interrotta da un coro di miagolii che andarono direttamente a richiedere le attenzioni di Tabby, ben felice di concedere tutto ciò che poteva ai gattini che le si erano avvicinati. Ah - i gatti. Giusto, avrei dovuto capirlo. Sembrano piacerti molto. Commentò mansueta, lasciandosi anche sfuggire un sorriso intenerito. Li ho salutati prima di entrare. Anche a me piacciono - mi piacciono tutti gli animali in realtà. Quando Tabby sollevò lo sguardo infatti, non trovò giudizio o confusione in quello di Tara, ma un luccichio interessato ed empatico - non le dispiacque di essere approcciata in un modo diverso, e di notare la connessione di Tabby con i piccoli felini che ora viziava un po'. Ciò che la divertì però fu la grande serietà con cui l'altra si esprimeva, quasi grave, anche nel comunicare informazioni tanto dirette. Tarà si ritrovò a sbuffare un'altra risata, e si spinse con la gamba flessa lontana dal muro, avvicinandosi a Tabby di un paio di passi senza disturbare i gatti attorno a lei. Oh questo l'ho capito. Pensi che mi dispiaccia? Le regalò un sorriso e si concesse di osservarla meglio, come lei aveva fatto prima, dalla testa ai piedi. Diversamente da Tabby, sin da quando era entrta in contatto con lei, Tara aveva smesso di pensare troppo; come spesso le accadeva, si ritrovava a riflettere dopo aver dato adito alle spinte dei suoi istinti e desideri, seguendo naturalmente ogni momento senza farsi troppe domande. Era esitazione quella che leggeva ora nell'espressione di Tabby? Cosa stai pensando? Le lasciò quindi lo spazio per trarre le sue conclusioni, accovacciandosi nel frattempo per accarezzare proprio il famigerato Grus, con cui Tara sembrava aver legato particolarmente.
    Infine, un invito. Tara avvertì il mento di Grus contro il palmo della mano, e nel frattempo sogghignò, superata da Tabby che fece per rientrare. Non era certa che avrebbe ricevuto una proposta tanto diretta, ma ora che era arrivata non se la sarebbe fatta scappare. Aspettò qualche minuto fuori prima di tornare al capanno, solo abbastanza per svuotare il bicchiere e sentire il freddo pungerle le ossa, e si allontanò dai mici per immergersi nuovamente nel calore della festa. La musica, se possibile, si era appesantita ancor di più, schiacciando chi provava ad insinuarsi sotto di essa, caos tanto desiderato che sembrava mimare gli spasmi del cuore. Tara arrivò alle spalle di Tabby senza spaventarla, felice di trovarla lì. Si chinò quanto bastava per sfiorare i capelli lunghi e scuri con le labbra all'altezza dell'orecchio. Facevi sul serio anche tu. La superò solo allora, indagando il volto di Tabby con lo sguardo per cercare qualsiasi traccia di un ripensamento, e quando non ne trovò si fece avanti, raccogliendole il polso tra le dita come aveva fatto nel moshpit poco prima. Non qui.. C'è troppa luce. Propose pericolosamente vicina, e con lo sguardo indicò uno spazio nel costato del capanno in penombra. La luce dei lampioni lo illuminava naturalmente, ma il chiarore non ne disturbava la coltre di oscurità. Attese una risposta da Tabby, e non appena la ricevette si diresse lì con lei. Sembrava che Tara fosse più a suo agio nelle ombre, che a loro appartenesse, e che quelle stesse ombre stessero accarezzando il viso Tabby, raccolto gentilmente tra i palmi di Tara. Erano ancor più vicine di quanto non lo fossero state prima, e questa volta Tara assecondò i segnali di quel contatto, lasciando un primo bacio sulle labbra di Tabby. Si chinò appena per colmare la differenza d'altezza con lei e seguì le sue energie senza ignorare le proprie, ad ogni bacio più calde finchè le labbra non si schiusero per riprendere più da vicino contatto con la lingua di Tabby. Ogni tocco o tensione scivolava tra l'una e l'altra con estrema facilità, e Tara non si fermò dal farsi più gelosa, circondando i fianchi della compagna con un braccio per attirarla a sè con meno delicatezza, il corpo più morbido di lei appoggiato al proprio finchè non fu bloccato tra lei ed il muro.
    Ogni bacio ne chiamava un altro, e non c'era pausa se non i frammenti di respiri che si accavallavano tra essi. Tabby si era fatta più curiosa con il tocco delle mani, e Tara vibrò compiaciuta, ben felice di annegare ogni suono sotto alla coltre di baci e morsi che scambiava con Tabby. La prima puntura delle unghie di Tabby non tardò ad arrivare, e Tara le sorrise sulle labbra, allonanandosi di pochi millimetri per schioccare la lingua contro i denti in un finto segno di disappunto. Ah no, non ancora, micetta. Soffiò nel slacciare la presa sulla ragazza per pochi secondi, in modo da afferrarle le mani ed intrappolarle nella salda stretta di una delle proprie, sollevandole le braccia senza difficoltà. Non le diede molto tempo di riflettere, tornando ai loro baci il prima possibile con l'intento di dedicare a Tabby ogni attenzione possibile. Il braccio libero andò nuovamente a raccoglierle i fianchi, e quel tepore tanto vicino chiamò entrambe ad una corrispondenza perfetta, con le gambe di Tabby ad incastonare una di Tara comodamente insinuatasi tra esse. Si prese del tempo per conoscere meglio Tabby, sentire cosa la facesse sussultare o la spingesse a lasciarle delle fusa tra le labbra in quei contatti serrati e accesi, così come l'impronta delle labbra, che Tara pressò giù per la mandibola ed il collo dell'altra. Le sfiorò la pelle con la punta del naso e poi la ferì ancora e ancora sotto i suoi baci, lasciandole una lunga traccia di segni a decorarla. Nel frattempo abbandonò la presa sulle mani della compagna, stringendola a sè con forza e lasciando scivolare i palmi dalla pelle scoperta della schiena giù per le sue curve sino al retro delle cosce, che circondò tra le dita per prendere Tabby in braccio. Era così leggera e imprevedibile, e prima di avvicinarsi ancora soppesò le sue reazioni, emergendo dall'anfratto scuro del suo collo per abbandonare un lungo bacio tra le sue labbra e tagliarla con uno sguardo da sotto le palpebre socchiuse.
     
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