| Non era sicuro di come definire la presenza di Celine. Era naturale che secondo la sua opinione fosse necessario valutare le sue considerazioni con calma, e in quel momento la conoscenza superficiale che aveva della donna non poteva farlo permettere di dare una valutazione completa di lei. Da quello che aveva compreso però intuiva che non avrebbe mollato facilmente la presa, costi quel che costi, anche a discapito di quello che Lars avrebbe pensato valesse la pena confessare. E questo lasciava davanti a lui diverse strade di azione. La guardò, senza curarsi di non abbassare lo sguardo per lasciarla ambientare nello spazio che non conosceva, senza preoccuparsi di essere invadente, proprio perché da quando aveva messo piede nel suo ufficio era chiaro che doveva vederla come una avversaria, e si sarebbero sfidati a colpi ed intervalli di battute, a partire dal momento in cui l'orologio aveva cominciato a suonare sulla sveglia impostata per l'incontro. Nonostante fossero tante le cose che nessuno dei due conosceva dell'altro, ovvero come fossero abituati a comportarsi, come si muovessero i loro ragionamenti, come si svolgessero le loro sfere di potere e quali influenze avessero in determinati ambienti, c'era un particolare molto importante che Lars aveva dalla sua e che in pochi conoscevano di lui. Il potere di Lars gli dava un vantaggio assoluto in qualsiasi scontro di parole. La sua morale e la sua etica non erano davvero convinti di dover ricorrere a un mezzo di azione così drastico, ma lui non aveva niente a che spartire con la polizia e le loro indagini, e le sue piste dovevano rimanere esclusive. Assottigliò lo sguardo quando la donna fece un commento sul suo ufficio. Lasciò volutamente cadere gli occhi sulla scrivania, tastò il lato, posando le dita sul bordo, sospirando rumorosamente. Non si sarebbe abbassato a dirle che trovava la sua imbeccata di pessimo gusto, invece. «Grazie.» Disse, semplicemente, per poi sorridere come se stessero parlando di un argomento qualsiasi, del tempo, del colore del cielo, di una frase fatta. «Come è la centrale invece?» Nessuno dei due aveva tempo da perdere senza ombra di dubbio, eppure era chiaro che dovevano per forza passare parte del tempo a parlare di convenevoli, quantomeno per intavolare un rapporto basato sul buon vivere civile. Sapeva bene come fosse la centrale, ci era stato molte volte, tra gli articoli da scrivere, le informazioni da sopperire, e le interviste ai sospettati, eppure era anche vero che un conto era la parte pubblica, a libero accesso, e un conto fosse quella che non gli era data conoscere. Non che si figurasse esattamente un postaccio, ma non immaginava che oltre le carceri e il via vai dei malviventi, degli uomini in divisa e delle stanze contenenti le armi, potesse esserci anche qualcosa di bello per davvero, nonostante tutto quanto anche per lui rappresentasse i valori sacri della giustizia e del lato esecutivo del mettere in pratica il bene, anche usando la forza. Lasciò andare oltre il discorso, tornando a posare gli occhi su di lei quando anche lei li riportò su di lui, invece che sul suo ufficio. Annuì, quando lei ammiccò alla possibilità futura di potersi incontrare di nuovo per lavoro. Era esattamente così, il loro lavoro non finiva mai. Lavoravano strenuamente perché esistevano sia casi da risolvere che di cui parlare, e sapevano entrambi che proprio perché il lavoro che avevano, spesso veniva condiviso da entrambi e le informazioni a disposizione contese tra giornale e polizia, era difficile che scorresse buon sangue tra loro. Doveva comunque immaginare il meglio, Lars, e come era suo solito non sarebbe mai stato direttamente scortese, ma altrettanto sottile, proprio come Celine sembrava si stesse approcciando ad interloquire con lui. Una piccola parte di sé immaginò che in quel momento era anche molto difficile conservare una espressione impassibile, proprio perché una fetta importante della sua quotidianità si stava trasformando in quelle precise giornate, e molte cose che aveva cominciato a chiamare casa presto sarebbero diventate cenere, per poi essere spazzate via come se non fossero mai esistite. Celine a quel punto cominciò a gettare giù la sua mano, posizionando le carte scoperte sul tavolo. A cosa era dovuta la sua visita? Lui immaginava volesse informazioni sull'incendio, e una soffiata doveva averla posizionata dritta ad attenderlo davanti alle porte del giornale. Lars si chiese per un attimo se ci fosse stata una voce trapelata che avesse trattenuto qualche dettaglio importante, ma poi si lasciò trasportare dalle parole della donna entrando nella parte. Doveva seguirla per non perdersi un momento di quel confronto, esattamente come stava facendo lei. La verità era che voleva sapere delle informazioni anche lui. Necessitava di capire cosa sapesse la polizia sulle ultime piste, e a cosa dovessero prepararsi al giornale. Avevano seguito anche loro la pista dei tumulti, immaginando che l'incendio e la colluttazione in centro verificatasi prima dell'estate facessero capo alla stessa organizzazione? Oppure, come Lars pensava, su Besaid stavano avvenendo più scontri diversi di organizzazioni criminali fondamentalmente diverse e forse contrapposte? Socchiuse per un attimo gli occhi, prima di rispondere a Celine. Lars posò nuovamente le mani sulla scrivania, abbracciando il legno con le dita. «Celine, diamoci del tu, abbiamo una età tale per cui sentire pronunciare il mio primo e secondo nome di battesimo assieme al cognome mi fa ricordare cosa passavo a cinque anni e venivo rimproverato dai miei.» Rise, spezzando la tensione delle parole grevi che aveva usato la donna, sicuramente professionale, ma così importanti nella loro esecuzione che si era sentito al centro di una scena del crimine, come se proprio il suo ufficio al giornale avesse impersonato il luogo del delitto di qualcuno che non conosceva. «Ok, ricominciamo. Sì, potremmo aiutarci dicendoci alcune informazioni, e sarò ben disposto a raccontarti quello che so se da quello che conosco posso garantire l'incolumità dei miei concittadini.» Sorrise con il suo sorriso storto, rivelando le due fossette visibili sul viso ai lati delle labbra. Aveva cominciato ad utilizzare il potere da quel momento, da quando con l'ultima frase aveva cominciato a rivelare e utilizzare le parole dolci che accompagnavano il suo potere sottilissimo. Parole come dovremmo, potremmo racchiudevano un potere stranissimo che permetteva a Lars di materializzare la volontà nel suo interlocutore di ammettere le più profonde verità di cui stessero parlando, dimenticando di aver rivelato così ad un perfetto sconosciuto nozioni che invece avrebbero dovuto rimanere il più delle volte addirittura segrete. «Sì, io so qualcosa dell'incendio. E purtroppo so che molte informazioni sono state occultate di qualcuno più grande e ben nascosto di noi.» Cominciò a discutere Lars, consapevole di dover raccontare qualche altra nozione per mettere in atto la sua particolarità. Oltre che parole gentili, Lars non doveva più distogliere il contatto visivo, e in quello fu Celine stessa ad aiutarlo. La donna non si era accorta che era inconsapevolmente caduta nella sua trappola, terribile e inaspettata. Celine non aveva lasciato andare lo sguardo di Lars convinta di esercitare timore e la giusta perseveranza nella sua indagine, di farlo sentire piccolo ed in difficoltà. E Lars doveva ammettere che al netto di avere dalla sua quel potere, le parole e lo sguardo utilizzato dalla donna erano stati impeccabili. «Dunque Celine comincia a raccontarmi cosa sai dell'incendio e del perché sei venuta davvero da me. Cosa ti aspetti che io sia stato in grado di aver scoperto.» Disse Lars, poggiandosi sulla scrivania come lei, che gli era venuta più vicino, parlandogli con fermezza. «Il mio prezzo.. ecco io ti chiedo di dirmi cosa è successo in questi giorni, quale è la tua seconda indagine più importante su cui stai investigando, e se pensi che io abbia altre informazioni su questo.» Ovviamente il potere di Lars mascherava la richiesta snaturata che le stava ponendo. Lars in quel modo si poneva a lei chiedendole di più, chiedendole altre informazioni senza darle nulla in cambio. Il prezzo, mascherato nelle parole pronunciate con tono mellifluo consisteva esso stesso nello spingerla a dirgli di più. E questo era il potere segreto di Lars, ed oltre alla sua bravura e alle grandi capacità di scrittura che aveva affinato nei dieci anni di carriera passati, era ovvio che fosse impossibile sfuggire alla tela che tesseva e che fosse lui a spuntarla nella maggior parte delle conversazioni impari che costruiva sapientemente, e con la dea fortuna a ridere dalla sua.
Edited by wanderer. - 10/12/2022, 18:40 |
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