🎃✨Thriller Night: Aulìn 2k20!✨🎃

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    🎃✨Thriller Night: Aulìn 2k20!✨🎃
    🧡Masterpost 🧡

    Ed anche quest'anno il Besaid ritorna nella notte più spoopy dell'anno! Differentemente dalla volta scorsa però, questa notte di Halloween avrà un'atmosfera molto più allegra e leggera, ecco qui i dettagli della festa!

    |SPOOKY RETRO PARTY|
    Vi ricordate la gloriosa Proloco di Besaid? Si, proprio loro, quelli della Sagra del Disagyo della Porchetta! Hanno organizzato un altro bellissimo party, per entrare nello spirito autunnale della festa di Halloween ed accogliere la nuova stagione che porterà poi al freddo invernale.
    Soli, con amici ed amiche o con i/le partner, arrivate al Luna Park. Cosa troverete una volta varcata la soglia? Ecco qui tutte le indicazioni utili !!da leggere con attenzione. Le informazioni sono tutte fondamentali per capire come scrivere il vostro post!



    🦇Intro: Come per il prom, diteci come sono i vostri outfit e costumi! Mi raccomando, devono essere rigorosamente a tema anni 70/80 (retrò). Si tratta comunque di una festa di Halloween, quindi se darete ai vostri costumi un tocco dark, ancor meglio! Raccontateci con chi siete o se siete da soli, come avete scelto il costume, insomma tutto ciò che ci serve sapere per immergerci nel mood spooky! Dopodichè, arrivate finalmente al Drømme (nel link troverete la descrizione già fornita in Antologia dei Luoghi, da tenere sempre presente).

    🦇 Non avete avuto modo o tempo a dare un tocco di macabro al vostro look? Niente paura, Rachida vi aspetta all'ingresso, pronta ad inseguirvi per truccarvi come una vera creatura di Halloween! Non vi preoccupate, è solo un po' insistente!

    🦇 Una volta passato il primo bossone, ce ne saranno tanti altri da affrontare poichè la Proloco ha pensato ad ogni tipo di divertimenti disseminati nel setting del Luna Park! A ravvivare la festa ci saranno:
    🌙 Sul trattore di Adam, la meravigliosa Raffaella Carrà, che ha preso in prestito i Pipitigni per farsi accompagnare nella sua soave musica!
    🌙 Il truck di Negrito Navarro, che ancora vende porchetta ma si è stufato di andare in giro appresso ai disagyati quindi ha l'insinto omicida con la sciabola taglia-carne (ajooto)
    🌙 Il gioco della tinozza con le mele! I giochi improbabili sono i vostri preferiti? Questo fa per voi! Come in ogni classica festa al Luna Park, vicino alla ruota panoramica troverete la bancarella con una grande tinozza e dentro tante mele fluttuanti: riuscirete a prenderne il maggior numero possibile solo con i denti? (attenzione, qui non c'è di coviddi quindi no need di disinfettare l'acqua)
    🌙 Ovviamente, la ruota panoramica è a disposizione! Volete un momento un po' più calmo e forse romantico? Bene, attenzione a non farvi prendere dalle vertigini però~
    🌙 Non poteva mancare il caravan con il gioco delle lattine! Wade Wilson, il nostro esperto in materia con tanto di tutina vi fornirà fucili o pistole finte (o quasi) per buttar giù quante più lattine potete! Potreste vincere dei ricchi premi come peluches, giochi, oggetti di cancelleria, kit del pronto soccorso, boa di piume, unicorni volanti.. insomma chi più ne ha più ne metta!
    🌙 Naturalmente, la star della serata è la stanza degli specchi. Non preoccupatevi che sia stata a suo tempo l'incubo di molti Besaidiani per la prima quest, ora è una - quasi - totalmente innocua stanza creepy/funky in cui divertirsi osservando nuove forme~ Attenzione però, Malgy si aggira per la stanza pronto a catturare nuovi gossip! Non lasciatevi prendere di sospresa!
    🌙 La pista di pattinaggio! Per una festa retrò che si rispetti, non si può non avere una meravigliosa pista di pattinaggio a rotelle (no, non con i roller blade dei millennial, proprio con i pattini a rotelle classici HEHE). Che siate alle prime armi o abbiate esperienza, non preoccupatevi! Buttatevi nella mischia e divertitevi a ~scivolare~ a ritmo di musica anni 80 (c'è la palla stroboscopica che pende dal soffitto, pronta ad abbagliarvi con le luci-)!

    🦇 Ora, vi siete divertiti, avete incontrato gli strambi personaggi del luogo, avete fatto tutto ciò che desideravate con amici e partner, avete mangiato tanti dolcetti? Benissimo! Ora siete pronti. Una volta scoccata la mezzanotte, Don Matthew sarà pronto per il Thriller Dance Off! Unitevi a lui ed al suo corpo di ballo (sono zombie finti o veri? Mistero HEHE) per quattro salti in compagnia!! (heehee *Michael Jackson voice*). Avete due possibilità: potete cercare di scappare o potete scegliere di essere stregati dall'incantesimo per fare quattro salti. Sta a voi decidere!


    Jack-o'-Lantern:
    !! Ecco qui le info fondamentali in cui inquadrare la storia.
    👻 Iniziamo con un recap per capire ogni fase del vostro post: ~ Intro (il retroscena della serata fino al vostro arrivo, abbigliamento, vi fate truccare da Rachida?).
    ~ Arrivate al Luna Park.
    ~ Vi divertite insieme.
    ~ Rischerete la vita ballando Thriller con Don Matthew ed i suoi amici poco vivi? heheheheh (Potete 1. Scappare o 2. Ballare con Don Matthew)
    👻 Se necessitate di più informazioni o qualcosa non è chiara, chiedete senza problemi a noi dello staff su telegram o per MP.


    References:
    !! Importante: Leggete qui per comprendere le logistiche del gioco.

    🕸 L'ambientazione è quella indicata sopra, per cui è importante che leggiate tutto bene per approfittarne al meglio!
    🕸 Questo sarà l'evento più "tranquillo" del forum poichè, a differenza dei precedenti, volevamo iniziare a riprendere la mano con calma e divertimento:
    ~ Non ci sono iscrizioni
    ~ Potete portare quanti pg volete
    ~ Potete creare tutti i post che volete (non c'è un limite di numero)
    🕸 Siete solo tenuti a postare dal 15 al 31 Ottobre compreso! Poi, chiuderemo il topic.
    🕸 Come avete fatto per il prom, per ulteriore chiarezza all'inizio di ogni post prima della risposta, scrivete semplicemente a quale coppia / gruppo appartenete, se ne avete uno (altrimenti, potete postare senza scrivere nulla). Ad esempio, scrivete: "Sam & Adam" prima dell'inizio della risposta.
    🕸 L'ordine dei turni è sparso. Potete postare quando volete, però entro la data che è stata assegnata.



    Edited by ‹Alucard† - 16/10/2020, 21:38
     
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    Jungkook & Petra


    Il tuffo fra gli ultimi cassetti del suo disordinato guardaroba aveva dato ottimi risultati. Recuperate delle calze leopardate e strappate, una minigonna aderente, una giacca di pelle stra-usata e piena di spille a non finire, infilati i suoi fidati anfibi anti-autorità, Petra si poteva dire ben pronta a solcare le strade della città per raggiungere il Drømme. Non capiva perché continuava ad attrarre lo sguardo confuso dei passanti: che fossero le liberty spikes che Jungkook aveva abilmente realizzato sui suoi capelli? che fossero gli occhiali da sole indossati ben oltre l'ora del tramonto? Petra credeva si trattasse dei canini finti che si era incollata (con una certa difficoltà, dato che le mancava il sinistro) e da cui aveva fatto scendere ai lati delle labbra due lugubri rivoletti di sangue. Eppure, era Halloween, la serata più fantastacosa dell'anno. Comunque per il momento, la ragazza sembrava molto più interessata al trattamento speciale che stava ricevendo Jungkook, sicuro e tranquillo sotto le mani abili e veloci di Rashida la Sibilla della Movida. Bro (che ormai si ipotizza essere stata la sua prima parola) secondo me stai una favola, hai spaccato 'co sto ssssciatussh. Quindi fece anche gomito-gomito con un anziano signore tutto immerso nel suo social feed, che lasciava commenti a destra e sinistra in caps lock, pronto a prendere il posto di Jungkook su cui Rashida stava appiccicando gli ultimi strati di cartavelina e colla vinilica per realizzare un eccellente trucco vedo non vedo (probabilmente per i fumi tossici) da zombie. Arricciò il naso e fissò poco dopo lo sguardo verso lo strano oggetto oblungo che il signore stava tenendo al sicuro sotto la propria ascella. Ma è ciauscolo quello? Dove l'ha preso? Su quell'interrogativo mai risolto, però, i due baldi giovani si allontanarono, pronti a rendere quel Luna Park il loro parco giochi (ba dum tss).
    Senti diamo un calcio a questa serata, ti porto in un posto. Gli annunciò dopo avergli fatto segno con l'indice di avvicinarsi, spostandolo poi con fare severo alle labbra (sempre per farsi promettere che non ne avrebbe fatto parola con anima viva). Sul limitar di quel magico posto dei balocchi abitavano infatti due fatine di nero vestite che avevano a disposizione della speciale polvere di fata e che, ovviamente, anche se non avrebbero partecipato all'evento, sarebbero state importunate perché... sì. Bussando in modo soave alla porta della reggia fatata roulotte a ritmo di soavi percussioni (così) vennero salutati dal dolce sorriso (???) dei due piccioncini e chiesero loro un particolare dolcetto o scherzetto. YO! Rispetto fratelli, Milo il tuo costume da tizio scheletro mi piace un sacco e- Poison... la roba ce l'hai? Accontentati dalle fatine e carichi di edibili a forma di strani mostriciattoli di Allauin [sic], i due bambocci si allontanarono soddisfatti. In fondo, non sarebbero finiti mica in carcere per cinque euro, due canne, dai. Sempre più allegri, consumati prima di tutti i dolcetti, il dinamico duo si avvicinò alla più importante delle attrazioni della serata: la casa del grande fratello degli specchi. Si narrava che una famosa Regina fosse contenuta al suo interno, pronta per essere liberata e portata alla luce in modo da poter godere della visione di favolosi uccelli. Convinti di doverla salvare, i due si addentrarono fra le pareti riflettenti pronti a combattere ogni avversità.
    Ridacchiando e sbattendo più del dovuto contro pareti non pareti e cose non cose, uomini con piedi con patate, Petra si avventurò fra quelle superfici che ne ingannavano le percezioni. Frà? Bro? Dove sei finito? Infine, raggiunto il cuore, invece di trovare il famoso Minotauro, si imbatté in una creatura ancor più singolare: era Kristen Stewart. No, Christian Malgissenn solo che visto che i primi edibili avevano iniziato a fare effetto e la serata era a tema anni ottanta, le si parò davanti un uomo ricciuto e con abiti sensuali (aprire con cautela). Disteso a terra e discinto, agitava le gambe piccole e veloci in aria mentre intonava una canzone sulla personalissima scala reale quando la briscola è spadI. L'unico frutto dell'amor è la papaya, è la papaya... l'unico frutto dell'amor è la papaya del mio guor... AAAH! Ma voi siete pazzi? Ma guarda un bò questi. Io sono la regina della casa. Presto Petra si inchinò e annunciò in modo solenne. Sono arrivata a salvarla, Regina. Per portarla fuori e farle vedere tanti uccelli! La Regina si alzò e si portò degli stravaganti occhiali da sole agli occhi, un gesto da interpretare come una specie di hoc signo. Desoro ma che te frega degli altri, guardati sei sdubenda. Commossa da quel commento tanto sincero per quanto poco correlato a quello che aveva detto la ragazza, Petra si portò entrambe le mani al petto, pronta a cacciarsi una lacrima dall'angolo di un occhio: era da tanto che qualcuno non le faceva un complimento così tenero. Aw, Malgy, grazie. Grazie di Guore. Vuoi diventare la mia fata madrina? Chiese innocentemente la giovane e subito venne accontentata: Malgy disse "sì" e in men che non si dica si trovò fuori dalla casa del grande fratello senza nemmeno essere stata ascoltata in confessionale. Scortata fuori da un branco di topolini, schiavi assoggettati a seguito della vittoria della Regina sull'arcinemico il cui nome non poteva essere pronunciato, Petra atterrò con il sedere a terra ed attese l'arrivo di Jungkook, forse perso per sempre nei meandri degli specchi.
    Fortunatamente entro poco le fu affianco ma, prima che potesse interrogarlo sulle sue esperienze mistiche, gli offrì di rilassarsi un po' con lei sulle gradinate, almeno fino a quando gli occhi di entrambi come due scolaretti intercettarono una visione apocalittica. Oh merda bro c'è tua madre- Si allarmarono alla vista di Joon - che sembrava essere ben più indaffarato a stare dietro ad Hoseok che darsi problemi su cosa facevano due tipi grandi grossi e giuggioloni - e ingoiate tredici mentine ciascuno, si avviarono per minacciare il barista dell'Egon. Conoscevano i suoi punti deboli e, per quanto nessuno fosse stato ancora in grado di fargli davvero paura, bastò il passo pesante di entrambi per metterlo sull'attenti. In verità, molto rilassata e molto più serena del previsto, lasciò che i tre si salutassero senza rivolgere i soliti promemoria di morte ad Hoseok - a cui, ovviamente, voleva bene. Solo quando furono abbastanza lontani, Petra tornò ad abbassare il braccio per fissarsi per qualche secondo la mano: incredibile come ogni sua mano avesse ben cinque dita. Cool. Tirò su lo sguardo e rivolse un sorriso inebetito a Jungkook. Tu ed io... e le montagne russe. Vediamo chi vomita prima? Lo sfidò con fare goliardico, trascinandolo fino alla fila e ondeggiando sul posto almeno fino a quando non le venne allacciata saldamente la cintura di sicurezza. Secondo me vomita prima il carretto, ma se vomiti prima tu poi andiamo a farci un kebab da quel tipo coi baffi, okay? Okay, amico. Okaa~aaay. Ce l'avranno al seitan?
    Fu davvero drammatico scoprire che fra lei, il carretto delle montagne russe e Jungkook quella ad avere lo stomaco più debole si rivelò essere proprio Petra. Mentre unicorni multicolor, fiorellini rosa, sugar, spices and everything nice abbandonavano le sue labbra, non si poté accorgere di essere rimasta da sola. Passatosi brutalmente il dorso della mano contro la bocca, si girò e si girò ancora. Attese qualche secondo, si girò di nuovo. Jungkook? Dove sei finito? Mah- tu guarda questo... Borbottò confusa, ancora convinta sulla proposta che aveva fatto al migliore amico poco prima di iniziare un viaggio astrale su quattro ruote e qualche avvitamento mortale. Fu rapida a spostare la mano contro lo stomaco, infatti, registrando l'immediato aprirsi di una voragine che chiedeva di essere nutrita al più presto e, scrollandosi di dosso la preoccupazione per il migliore amico (che se la sarebbe cavata sicuramente), fece per avvicinarsi al truck di Negrito Navarro. Tuttavia, mossi i primi passi, venne intercettata da una ragazza che riconosceva bene, vestita di nero e dalla faccia pallida ma, prima che potesse offrire una risposta tagliente e sarcastica - pericolosamente vicina a un fallito tentativo di flirt -, Eira sparì dalla sua vista lasciandole fra le mani un solo volantino. Puff, come un fantasma. Non potendo fare altrimenti, e ancora piuttosto confusa, diede per l'ennesima volta la colpa agli edibili, ben contenta di finire quella serata affondando i denti in un kebab.

    Edited by Kagura` - 1/11/2020, 12:21
     
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    ✨🎃 James O’Neill & Freya Walsh ✨🎃

    Per fortuna non aveva dovuto insistere troppo per riuscire a convincere sua cugina a fargli da spalla alla festa di Halloween che si sarebbe tenuta quell’anno. Nelle edizioni precedenti, purtroppo, era sempre stato in turno a lavoro e per una volta in cui poteva finalmente godere dei fantasmagorici eventi organizzati dalla Proloco di Besaid non voleva certo farsi sfuggire l’occasione! Tutti dicevano che fossero eventi imperdibili e indimenticabili! -Andiamo genio sono certo che sarà divertente! E poi è in stile retrò, il tuo preferito! Non puoi dirmi di no. Ti lascio scegliere anche i costumi! - le aveva detto, per convincerla a dirgli di si. Era da un po’ che non riuscivano a prendersi del tempo per loro, anche se da anni vivevano finalmente nella stessa città. Era stato il suo sogno da bambino vivere accanto a sua cugina, ma da adulti le cose erano sempre più complicate. Dopo svariati messaggi e un intero pomeriggio trascorso a cercare l’ispirazione in tutti i negozi della città, avevano finalmente trovato l’abbigliamento perfetto per l’occasione. Lui avrebbe indossato un outfit di Michael Jackson con tanto di pantaloni attillati, maglietta stravagante e capelli raccolti. Non era stato particolarmente euforico all’inizio, quando il commesso aveva suggerito loro quell’opzione. Riteneva che quel tipo di pantalone gli stesse un po’ troppo stretto sulle gambe, non era affatto il suo genere, ma alla fine si era convinto. Quella sera quindi si era infilato nel suo abito d’eccezione, aveva cercato di mettere in piedi un’acconciatura almeno decente e aveva messo un po’ di trucco sul volto, senza però eccedere con i dettagli tipici di Halloween. Niente sangue o strani canini sul volto, niente segni che avrebbero potuto far intendere che il mal capitato fosse sfortunatamente giunto a miglior vita. Aveva dato un’ultima sistemata ai capelli e poi era passato a prendere sua cugina, manifestando la sua presenza suonando il clacson davanti a casa sua, proprio per un vero gentiluomo. Freya era arrivata poco dopo, bellissima nel suo costume e lui le aveva sorriso mentre lei apriva la portina e saliva sull’auto. -Beh sorella, sei davvero un incanto oggi, ma non chiedermi di ripeterlo. - le disse, rivolgendole un leggero occhiolino, prima di partire alla volta del Luna Park. Era abbastanza curioso di capire che cosa si fossero inventati per l’occasione e come avessero addobbato la location. Lui non era stato molte volte al Luna Park, anzi, forse adesso che ci pensava ci aveva fatto un salto solo una volta, con la sua ex. Preferiva luoghi meno chiassosi e affollati fuori dal lavoro, ma quando si trattava di feste era tutta un’altra storia.
    -Che dici? Torneremo terrorizzati? - scherzò, mentre parcheggiava l’auto poco distante dall’ingresso, riuscendo a trovare un posticino un po’ stretto in mezzo ad altre due auto. Quel giorno si era svegliato un po’ pigro e non aveva alcuna intenzione di camminare troppo prima di entrare, visto che avevano in mente di visitare ogni attrazione della serata. All’ingresso li accolse l’affascinante Rachida, la Sibilla della Movida, che non parve affatto soddisfatta del trucco di James. -Oh no, no no. Tu non va bene, non va bene per niente! - aveva iniziato, parecchio contrariata, mentre lo afferrava per le spalle, allontanandolo dalla presenza salda e sicura di Freya. -Ma non temere, ora Rachida rende te perfetto! - continuò, iniziando a colorare in maniera un po’ indefinita il suo volto, aggiungendo quelli che James sperava fossero rigagnoli di sangue o cose simili. Poi, al termine della sua opera, la Sibilla lo guardò per un momento, per poi scoppiare a piangere, troppo commossa per poter dire qualcosa. -Sono ancora tutto intero? - domandò quindi all’orecchio di Freya, con una leggera risata, facendosi guardare da lei dopo essersi allontanato di diversi passi dalla donna. Temeva che potesse decidere di perfezionare qualcosa e non farlo più andare via. In lontananza, su un grosso trattore, svettava la figura di Raffaella Carrà che, insieme ad un allegro gruppo di musicisti, colorava la serata con le sue note sonore. Si mossero per le stradine del Luna Park, alternando lo sguardo da una parte all’altra, alla ricerca di tutte le attrazioni. E proprio mentre si guardava attorno e il suo stomaco brontolava, lo sguardo di James venne catturato dal truck di Negrito Navarro. -Muoio di fame, che ne dici se andiamo a prenderci qualcosa? - domandò quindi, in direzione della cugina, facendole un cenno verso il furgone. Non era certamente il posto più adatto per chi voleva stare attento alla linea, ma Halloween capitava solo una volta l’anno! Arraffarono due panini con la porchetta e due birre, stando ben attenti ad allontanarsi il più velocemente possibile dal losco figuro al suo interno che non sembrava molto felice di trovarsi a quell’evento. Forse la Proloco non era stata molto generosa con lui. Comprò anche dei dolcetti a forma di ragno, dentiere, scheletri e zucche e si accomodarono su una panchina per consumare la loro cena.
    Prese il telefono dalla sua tasca e aprì l’applicazione per gli appunti. -Bene, allora. Prossimo step la tinozza e poi il caravan delle lattine, vediamo se riusciamo ad accaparrarci qualche premio che ci ricordi questa splendida serata. - le disse, mentre iniziava a prendere appunti sui loro spostamenti successivi, dando anche qualche morso al panino. -Poi direi che potremmo meritarci una pausa sulla ruota panoramica prima di addentrarci nella spaventosa stanza degli spettri. - continuò, con un sorrisetto furbetto e divertito sul volto. Non pensava davvero che quel luogo fosse spaventoso, ma immaginava che avessero fatto qualche modifica speciale per l’occasione. -Quindi terminerei con la pista di pattinaggio, voglio vedere se detieni ancora il titolo di migliore pattinatrice della famiglia, o se finalmente riuscirò a rubartelo! La sfida è sempre aperta. - disse, cercando di suonare vagamente minaccioso, anche se il divertimento nella sua voce era sin troppo evidente. -E poi direi che ci siamo, oppure ho dimenticato qualcosa? - domandò, affidandosi alla memoria ben più infallibile di sua cugina e al suo occhio attento. Terminò il panino, cercando di stare attento a non imbrattare il suo costume con le gustose salse e poi prese la mano di Freya, conducendola con un certo entusiasmo verso lo stand con la tinozza delle mele.
    Il gioco consisteva nel cercare di prendere il maggior numero di mele immerse in una tinozza di acqua (o qualcosa di simile) gelata, utilizzando soltanto i denti. Uno di quei giochi che gli era capitato spesso di fare da ubriaco nelle feste per i compleanni dei suoi amici in Irlanda. Un gioco da ragazzi quindi, o almeno questo credeva! In realtà, riuscire ad agguantare quelle mele con i denti da sobrio risultò ben più complicato di quanto si fosse aspettato. Una donna vicino alla tinozza chiese ai quattro partecipanti lì riuniti di formare delle coppie, per poi legare le braccia di ciascuno dietro la schiena, così che non potessero aiutarsi con esse durante il gioco. Gli parve di contare 20 mele all’interno. I due sfidanti davanti a loro erano due ragazze che sembravano sin troppo tranquille, forse le vincitrici dell’edizione precedente. Parlottavano tra loro con aria piuttosto divertita. -Dici che ci stanno invidiando per i nostri splendidi costumi? - chiese a Freya, sottovoce, prima di rivolgerle un leggero occhiolino e mettersi in posizione per iniziare la sfida per primo. Il contatto con l’acqua gelida della tinozza lo fece sobbalzare, lasciando andare la prima mela che era riuscito a prendere con una certa facilità. Probabilmente aveva bisogno di qualche birra in più per non provare fastidio davanti al freddo e si rese conto di quale fosse il bonus dato dall’ubriachezza. Tentò di nuovo, serrando i denti sul bottino mentre cercava di pensare a qualcosa di diverso per distogliere l’attenzione dal freddo, come una calda spiaggia assolata. Tolse la prima mela dalla tinozza e poi si preparò ad andare alla ricerca di una seconda, mentre la ragazza davanti a lui ne aveva già prese due. Emise un sonoro sbuffo contrariato, tuffandosi quasi nella tinozza per prendere un’altra mela. Si aspettava di sentire il trucco iniziare a scivolare lungo il suo volto e tingere l’acqua di diversi colori, invece Rachida aveva usato degli strabilianti prodotti a lunga tenuta che reggevano senza problemi a contatto con l’acqua. Allo scadere del minuto comunque che segnò il cambio di coppia sfidante, erano in svantaggio di una mela: quattro a cinque. Tutto stava nelle mani di Freya, come sempre. -Uff, devo essermi arrugginito. Ho bisogno di partecipare a più feste per riuscire in questa missione. - mormorò, piuttosto abbattuto, mentre scuoteva il capo tra sé e sé con aria mesta. Gli sarebbe servita un’altra imperdibile festa di paese per rifarsi! Ad ogni modo la vittoria non era mai stata tra le sue priorità per quella serata. L’unica cosa di cui gli importava davvero, sebbene non avesse intenzione di dirlo pubblicamente e suscitare le risate della rossa, era stare in sua compagnia e vivere una serata spensierata, senza troppi pensieri. Avevano tutto l’anno per perdersi in mezzo ai problemi, al lavoro o agli incidenti di percorso, per una sera potevano fingere di essere qualcun altro e godersi un po’ di svago. Con un po’ di ritrovato buon umore quindi si concentrò sulla sfida di sua cugina, ben più agguerrita e determinata a vincere di lui. Aveva sempre avuto un’indole un po’ ribelle e incline a dimostrare di essere sempre la migliore e lui la adorava anche per questo. Lo spingeva a non arrendersi a mai, a continuare a provare anche quando tutto sembrava perduto. Sfortunatamente però neanche il suo strepitoso risultato di 6 mele riuscì a portarli alla vittoria, mettendo a segno soltanto un pareggio che non la lasciò per niente soddisfatta.
    -Andiamo, ti rifarai con il prossimo, attenta a non uccidere nessuno però. - la prese un po’ in giro, lasciandosi andare ad una sonora risata, mentre raggiungevano il caravan delle lattine, dove aveva iniziato ad ammassarsi un bella folla di persone. Probabilmente erano tutto merito dell’individuo al suo interno con la sua curiosa tutina che riusciva a catturare l’attenzione di chiunque. Lui non era mai stato un asso in quel genere cose, non aveva una buona mira, ma si divertiva comunque a provare. Chiese una pistola, visto che il fucile sarebbe stato un po’ complesso da maneggiare per chi non era pratico del mestiere e si mise in posizione, provando a centrare quante più lattine riusciva. Quelle maledette sembravano proprio non volersi far beccare. Riteneva che fosse una sorta di complotto, che si spostassero proprio un attimo prima di farsi beccare, non poteva esserci altra soluzione! Guadagnò semplicemente un premio consolazione, una matita con abbinata una gomma di Hello Kitty, di cui non sapeva proprio che farsene. Rise, osservando quegli oggetti di cancellaria di dubbio gusto, mentre sua cugina si sostituiva a lui dando prova di capacità decisamente maggiore. -Ehi dove hai imparato a sparare così? - domandò infatti, quando la vide esibirsi in una performance quasi perfetta che fece scalpitare dall’entusiasmo persino l’uomo in tutina, facendole guadagnare un buon numero di premi. -Va bene, ho capito, non ti serve la protezione di qualcuno, ma continuerò a tenerti d’occhio in ogni caso. - la prese in giro, per poi cingere le spalle di lei con un braccio e avvicinarla un po’ a sé per darle un bacio sulla guancia che sicuramente non avrebbe gradito. Freya detestava le manifestazioni di affetto in pubblico, ed era proprio per questo che lui lo faceva. -Ovviamente il boa di piume è mio! Sia chiaro! - borbottò, soffiandoglielo di mano e mettendoselo al collo, impreziosendo in quel modo il suo outfit. Dopo aver infilato tutte le sorprese da lei guadagnate all’interno di una busta si mossero verso la ruota panoramica. Aveva bisogno di una breve pausa dopo tutte quelle prove complicate da superare e poi il giro sulla ruota era un must di qualunque Luna Park. Da lassù il Luna Park sembrava brillare di una luce diversa, ancora più intensa. Entrarono in una delle cabine libere, dopo aver acquistato i biglietti, attendendo che anche gli altri visitatori prendessero posto. L’interno delle cabine era stato addobbato con diverse decorazioni, quella che riempivano loro aveva delle finte ragnatele sparse nei sedili e dei ragni che erano scesi dal soffitto nel momento in cui loro avevano varcato l’ingresso. Rise, nel vederli, abbastanza colpito dall’idea, che però non era riuscita comunque a spaventarlo. -Certo che si sono proprio dati da fare! - commentò, mentre la ruota iniziava a muoversi e il suo sguardo si perdeva sul panorama. -Da qui riesci a vedere l’Irlanda, piccoletto? - chiese lei, con un sorriso e lui allora assunse un’espressione corrucciata, fingendo di concentrarsi particolarmente per trovarla, prima di fermarsi e afferrarla per le spalle, per indicarle un punto. -Ecco, guarda, è proprio lì. - le disse, mentre fingeva di guardare un punto molto specifico. -Guarda, lì c’è la casa dei nonni e il parco, riesci a vederlo? - le chiese, come se davvero potesse mostrarle i luoghi della loro infanzia, quelli dove avevano condiviso i loro pochi ma splendidi momenti insieme. -Sono felice di essere qui. - aggiunse poi, con un sorriso più sereno, mentre la ruota iniziava la sua parabola discendente per tornare verso il pavimento. Nuove sensazionali avventure li aspettavano, tanti salti nel vuoto, ma di una cosa era certo: casa era dove c’era lei.
     
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    Era distesa nella vasca da bagno sommersa dall'acqua calda fino al collo. Gli occhi erano chiusi e le mani poggiate ai bordi, il vapore stava pian piano riempendo il bagno che non era molto grande. Sorrise e s'immerse completamente. L'acqua era molto calda ed Eustacia sentiva i suoi muscoli rilassarsi completamente, anche al viso sentiva una piacevole sensazione di benessere. Aprì gli occhi guardando verso il soffitto e poteva giurare di vedere il volto di un uomo con i capelli biondi, avvolto da un'intensa luce... sembrava un angelo, uno di quelli che nonostante non li si voglia, continuano a proteggerti. Lo guardò per un istante con aria malinconica, quasi le mancasse credere nella sua esistenza. Riemerse subito dopo, la pelle del viso cominciava a bruciarle e la mente le aveva giocato uno scherzo che l'aveva inquietata. Portandosi i capelli bagnati all'indietro con entrambe le mani, guardò verso l'alto.. il bagliore che aveva visto era il faretto del bagno attaccato al soffitto. Aprì la finestra per far uscire il vapore accumulato e prese una boccata d'aria fresca che le gelò i pensieri ed il ricordo di quello che aveva appena vissuto. Non le era mai capitato di immaginare cose così complesse o di inventarsi volti di sana pianta. Anche la follia, andiamo bene... disse atona mentre si dirigeva verso l'armadio della stanza da letto. Aprì le ante e sfiorando con due dita i vestiti che doveva indossare, li tirò fuori e li buttò sul letto con fare maldestro. Era ancora indecisa se metterli o meno perché partecipare a festività o eventi sfarzosi dove la gioia ed il divertimento facevano da protagonisti, non faceva proprio per lei. Le si conosceva fin troppo bene, sapeva bene che andando a mischiarsi in mezzo alla gente "normale", si sarebbe sentita a disagio e sola, non capita. E quando mai? Ma si.. al diavolo! Fecce spallucce con aria quasi di sconforto, preparandosi per la serata. Mise il vestito nero interamente ricamato e soltanto dopo essersi messa un rossetto dai toni bordeaux molto scuro, ed essersi truccata, mise il velo davanti al volto ed un paio di guanti neri. Nessun solito travestimento da vampiro, nessuna maschera spaventosa, nessun cappello a punta o ridicoli costumi colorati... anche la figura di una vedova era molto vicina al concetto di morte e avrebbe lo stesso potuto trasmettere un aria macabra e oscura, soprattutto se quella vedova era Eustacia. Uscita di casa fermò un taxi per andare al Luna Park. Guardando oltre il vetro del finestrino, sulle strade vedeva la vita ed i festeggiamenti: case addobbate, bambini con le ceste colme di dolci, persone di tutte le età vestite da zombie, vampiri ed altri classici e persone con travestimenti più originali. C'erano anche avariate zucche e ornamenti fuori dalle case, le vie tendevano dunque ad avere una tonalità tendente all'arancione e al nero. Era un'atmosfera familiare, anche a Londra l'halloween era molto simile. Un velo di malinconia le oscurò lo sguardo e l'animo... le mancava quella città, quel immenso groviglio di strade, persone e problemi; le mancava sentire la pioggia sulla sua pelle, osservare come le nubi grigie oscuravano il freddo sole della metropoli. Si era sempre identificata in quella città, il suo animo burrascoso ed inquieto era simile al clima fosco e cupo di Londra. Era proprio questo il motivo per cui le era stato tanto difficile abbandonarla come se, partendo, avesse lasciato un pezzo di se, sentendosi quindi incompleta. Distolse lo sguardo dall'esterno e notò lo sguardo interrogativo del tassista. La guardava come se qualcosa in lei non andasse ed Eustacia strinse la mascella, lanciandogli di rimando uno sguardo glaciale ed infastidito. Deve dirmi qualcosa? Chiese come se fosse stata attaccata e mettendosi quindi con un tono difensivo. L'autista distolse lo sguardo puntandolo sulla strada e, probabilmente, maledicendosi spaventato. No signora. Eustacia si era già posta con la schiena in avanti, distaccata dallo schienale in pelle, poi vi tornò ad appoggiarla quando sentì la risposta. Ecco bravo, pensi a guidare. Con un tono lievemente minaccioso distaccò anche lei lo sguardo, non prima di lanciargli un ultimo sguardo gelido da sotto il velo nero. Ed era proprio per questo suo modo di essere, per questo suo approcciarsi brusco che in quel taxi, quella sera, era sola. Dopo un anno Eustacia non era ancora riuscita ad integrarsi completamente, neanche i colleghi del lavoro apprezzavano la sua compagnia. Si sentiva tremendamente sola e lei era sola. Soltanto che questa sua condizione sembrava metter in moto un circolo vizioso, per cui Eustacia aveva un pessimo carattere, le persone la allontanavano e lei reagiva inasprendosi ancora di più. Si rendeva conto che fosse colpa sua? No. Eustacia vedeva la colpa solo negli altri e mai in se stessa.
    Siamo arrivati. Il taxi si fermò davanti al Luna Park. Non era neanche scesa che già si era pentita di essere andata. Tentennò prima di uscire e pagare l'uomo, vagliando l'ipotesi di farsi riaccompagnare a casa. Ingoiò un nodo alla gola ed uscì dall'auto, venendo subito investita dai profumi e dagli odori che permeavano la zona circostante. Mosse i primi passi verso l'entrata, nonostante i rumori, la musica ed il brusio delle persone, riusciva a sentire il suono dei suoi tacchi calcare l'asfalto. Si leccò le labbra aride e truccate di rosso, per poi entrare definitivamente all'interno del Luna Park. Spalancò gli occhi e schiuse la bocca quando vide che tutto era addobbato a festa. C'erano carri, decorazioni, e persino una signora con accanto il suo set per il trucco. Quest'ultima le fece segno e, prima di avvicinarsi, Eustacia si guardò intorno per assicurarsi che ce l'avesse proprio con lei. Ma che vuole? Pensò accennando un passo in sua direzione. Io sono Rachida e ti renderrò proprio bela! Devi solo togliere velo, poi pensare io a tuto!! Non ebbe nemmeno il tempo di dire qualcosa che si ritrovò le sue mani addosso e la sua risatina fastidiosissima nelle orecchie. M-ma che fa? Metta giù le mani! Si allontanò di un passo e cercò di sistemarsi il velo. Quell'improvviso avvicinamento della donna, l'aveva in qualche modo spaventata. Non era facile per lei e non lo rendeva facile agli altri. Sto bene così, buona serata. Cercò di rendere quell'incontro meno spiacevole, ma era sicura di non esserci riuscita. Non era brava ad essere gentile e quando lo faceva, le riusciva male e del tutto innaturale. In fretta si allontanò da li, mescolandosi tra la folla in festa. Era appena arrivata e aveva già fatto di tutto per farsi conoscere. Come inizio non c'era male.
    Imboccò un vialetto che portava ad una serie di bancarelle di cibarie e dolciumi tipici della festa e non. Sentiva effettivamente un leggero languore che la portò di fronte ad uno stand di dolci. Benvenuta! Oh questo si che è un costume macabro! Allora cosa prende? Si sentì sommersa dalle parole del venditore e guardò l'esposizione. Prendo questi. Il venditore ne mise tre di colori diversi in un sacchetto arancione e nero. Ottima scelta e arrivederci! Tolse il cappello e lo agitò salutando Eustacia che si allontanava. Sollevò il velo per dare un morso al biscotto nero e dovette ammettere che era molto buono. Diede un secondo e poi un terzo morso, camminando verso le altre attrazioni. Si fermò per un istante quando vide un bambino con un fucile finto in mano. Sollevò un sopracciglio convinta che fosse l'unico posto che potesse attirarla. Inoltre per il lavoro che faceva e per il suo frequentare il poligono di tiro per le esercitazioni, la avvantaggiava parecchio. Abbassò nuovamente il velo e mise nella borsa il sacchetto con i biscotti, poi si diresse verso il caravan. Diverse persone erano in fila per provare, ma se tutti lo facevano per vincere il premio, Eustacia lo faceva per tenere in mano un'arma, anche se finta. Anche in questo Eustacia era diversa, anche in un momento come quello riusciva a sentire la sua propensione alla violenza, al lato oscuro. Benvenuta da Wade Wilson e buon halloween! Fucile o pistola? Eustacia rilassò i muscoli del collo con dei brevi movimenti a destra e a sinistra Fucile. Asserì con sicurezza e con un tono troppo serio per il contesto generale. Wilson le diede un modello di fucile a pompa già carico di pallini bianchi. Non appena le diede il via, Eustacia cominciò a sparare alle lattine e ad alcuni giocattoli di piccole dimensioni e bottiglie. Il dito indice che sfiorava delicatamente il grilletto e l'eccitazione dello sparo. Era una sensazione che la elettrizzava e la calmava al contempo. Abbiamo una vincitrice qui! Wilson le fece un breve applauso e le porse un grosso peluche di un orsacchiotto. Eustacia lo prese come se ne fosse schifata. Credeva davvero che sarebbe andata in giro con quell'affare? E per di più così ingombrante... lo avrebbe gettato via, magari in qualche angolino buio. Si accorse tuttavia che il bambino che aveva visto provare a sparare, la guardava e guardava il pupazzo che aveva in mano. Il suo sguardo era languido ed insistente, voleva quel peluche. Lo vuoi? Chiese avvicinandosi al bambino e piegandosi sulle ginocchia, ponendosi alla sua altezza, così da poterlo guardare dritto negli occhi. Le cose bisogna guadagnarsele ragazzino... Il bambino mantenne quello sguardo tenero e con un delicato movimento della mano, le scostò il velo dal viso. Non le disse nulla, si limitò a fissarla con quegli occhi che sembrava le guardassero nell'anima. L'innocenza di quel bambino era disarmante era dolce e gentile e le aveva sorriso. Eustacia si schiarì la gola per ridestarsi e pose fra se ed il bambino il peluche. Glielo diede e si allontanò da lui, come se stesse scappando da qualcosa che non aveva gradito. In realtà nessuno l'aveva mai guardata in quel modo, tutta quella gentilezza inaspettata le era sconosciuta e, anche se lo sembrava, non ne era rimasta indifferente. Eppure eccola, di nuovo sola in mezzo a così tante persone circondate da altrettante persone e amici.
    Uscì un biscotto dalla borsa e cominciò a mangiarlo quando si sedette su una panchina vuota. Sapevo che non sarei dovuta venire... un sussurro quasi un ammonizione a se stessa. Accavallò le gambe e si lasciò andare ad un lungo sospiro che svanì fra le luci ed i fasti del Luna Park.
     
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    Malakai & Sofie


    L'immagine di Sofie riflessa nello specchio non poteva esser più diversa da come lei vedeva normalmente se stessa: se ne stava lì dinanzi, osservando la sua silhoutte fasciata da un abito pieno di lustrini e pailettes che sembrava valere più di quanto l'aveva pagato. Bisognava non toccarlo e non badare al fatto che la maggior parte delle cuciture fossero approssimative, che avesse dovuto staccare una quantità incalcolabile di fili e riattaccare un bel po' di pailettes con la colla a caldo… Ma tolti quei piccoli dettagli andava più che bene. Tolse i bigodini dalla testa, sistemò i boccoli con delicatezza a mimare un taglio corto e si truccò in maniera non troppo pronunciata, cercando di emulare la foto di Catherine Zeta Jones in Chicago, che aveva preso a modello, e alla quale non somigliava affatto, ma non aveva importanza. Era carina comunque, poteva andare. Prese dall'armadio anche una borsa a tracolla, la più piccola che aveva, e dentro vi inserì quanto le serviva - tipo le chiavi di casa - e il suo accessorio preferito della serata: una piccola pistola che doveva mimare quanto il suo personaggio aveva fatto. Non che ricordasse molto in realtà, aveva visto quel film molti anni fa, ricordava solo che la Jones aveva fatto fuori suo marito, nient'altro, ma poteva bastare visto che era Halloween: Kai poteva fare tranquillamente il marito morto, con tanto di sangue finto e ferite d'arma da fuoco. Anche Sofie aveva deciso di dare al suo outfit un tocco più drammatico, adornando l'abito bianco (questoqquà) con degli schizzi di sangue qua e là: niente di eccessivo, ma dopotutto era un'assassina, non proprio un personaggio da film horror, forse più thriller, ma almeno aveva rispettato il dresscode della serata. Si sentiva ancora un po' strana in realtà: non partecipava ad eventi come quelli da un tempo lunghissimo e non sapeva chi avrebbe potuto incontrare lì né tantomeno dove avesse preso il coraggio per chiederlo a Kai. Aveva visto la locandina, le era sembrato carino e gliel'aveva lanciata lì, senza troppi giri di parole. Si era offerta di passarlo a prendere con la sua auto ma alla fine entrambi avevano optato per un taxi visto che di sicuro lì fuori avrebbero avuto problemi per il parcheggio: «Mi sento terribilmente a disagio vestita così ma va bene, la vita è bella e sono sicura ci divertiremo.» gli disse, mentre entrambi salivano nell'automobile e si dirigevano al luna park. Doveva esserci stata in passato ma non se lo ricordava e, come una bambina, si sentiva terribilmente emozionata, un po' perché era una delle prime uscite che lei e Kai facevano da "non-amici": non aveva ancora una definizione valida o, per meglio dire, ce l'aveva, ma si sentiva terribilmente imbarazzata anche solo a pensarci. Non sapeva bene perché, non le era mai successo, ma ritenne che fosse normale. Credo.
    Una volta arrivati, videro che all'ingresso trionfava Rachida, pronta a giudicare tutti i loro outfit con il suo ineguagliabile stile. Prese la mano di Kai, tirandolo lievemente verso di sé e spingendolo poco dopo verso la signora: «Le sembra morto?» la stuzzicò, trattenendo a stento una risata mentre il poveraccio finiva vittima delle magie di Rachida. «Morto? Più vivo di così si muore! Vieni qua che Rachida da a te una bella ripassata!» Ripassata? Trattenne a fatica una risata, vedendola armeggiare col povero Kai. Quando ebbe finito, Sofie gli recuperò la mano e lo guardò con un sorriso soddisfatto: «Beh dai, adesso sei bellissimo, adesso sembri davvero il mio maritino riemerso dalla tomba per la vendetta.» fece, dandogli una leggera spallata. «Grazie Rachida!» la salutò.
    Al Drømme c'erano stand a perdita d'occhio ma, fra tutte le attrazioni, una in particolare aveva attirato l'attenzione della ragazza sin da quando aveva letto online dell'evento e di tutto quello che poteva offrire: «La casa degli specchi è là, dai andiamo!» fece, con un eccesso di entusiasmo. Entrata all'interno si fermò ad osservare le loro figure deformate, facendo ondeggiare i fianchi dinanzi allo specchio che la faceva sembrare un'enorme palla: «Sono bellissima, guarda che bell'effetto fa il vestito!» asserì soddisfatta. Continuarono a camminare - Sofie teneva ancora la mano di Kai senza rendersene conto - fino a quando non lasciò la presa, attirata da una voce di una ragazza che se ne stava poco lontano da loro: Frà? Bro? Dove sei finito? la sentì dire. Clamoroso errore era stato quello di seguirla. Kai scomparve rapidamente dalla sua visuale ad al loro posto si palesarono Christian Malgissen in una mise invidiabile ed la ragazza a cui apparteneva la voce. Desoro ma che te frega degli altri, guardati sei sdubenda. «Malgy non dica così, anche lei ha un fascino unico e intramontabile.» rispose, indicandolo con aria ammirata: aveva visto il suo nome sulla rivista scandalistica di Besaid ma non aveva mai avuto il piacere di incontrarla dal vivo. Lo dicevo che dovevamo venire qui. Ma Kai? Mentre la ragazza e Malgy si avviavano all'uscita, Sofie si per guardò attorno cercando il suo accompagnatore, fino a quando non incrociò il suo sguardo: «Kai?» Mosse appena un paio di passi prima che i suoi piedi inciampassero nelle maledette scarpe col tacco che aveva deciso di indossare: finì rovinosamente in terra, battendo col sedere su quel pavimento - non troppo duro, pensava peggio -, generando un bel tonfo, mentre cercava di trattenere una smorfia di dolore. «Dove sei? Non ti vedo.» Non l'aveva vista? Che fortuna sfacciata. Si rialzò in piedi, pulendosi l'abito dalla polvere ed approfittando di quella miriade di specchi per darsi un tono, e, dopo qualche tentativo andato a vuoto di recuperare il ragazzo, gli disse che si sarebbero visti all'esterno: si ribeccarono proprio all'ultimo bivio, prima dell'uscita. «Ti sei perso un incontro d'eccezione, c'era niente popo di meno che Christian Malgissen qui dentro.» Un miracolo, nonché un valido motivo per essersi vestita in quel modo, nonostante tutto.
    «Adesso dove vogliamo andare?» gli domandò mentre vagavano qua e là per il luna park: c'era il caravan che sembrava aver destato l'attenzione di Kai ma anche gli stand dove si vendeva da mangiare avevano un odore terribilmente invitante. Prima che tuttavia potessero decidere, un cambio repentino di musica attirò l'attenzione di Sofie: era un pezzone. «Dobbiamo andare. Dobbiamo.» fece, con un tono che non ammetteva repliche, quasi come se si trattasse di vita o di morte. La pista di pattinaggio per l'occasione era stata adibita a pista da ballo, al centro trionfava un'enorme palla stroboscopica e al suo interno vi erano tantissime persone che si affannavano nel cercare di riprodurre qualche movimento sensato. Non aveva pensato che in effetti potessero essere necessari i pattini. Che idiota.
    I due lasciarono le scarpe all'ingresso dove le sostituirono con un paio di ben più adatte, tristemente munite di rotelle, e si gettarono in pista sulle note dei Kool and Gang che, ben presto, furono sostituite da quelle degli Earth, Wind & Fire (baaaaaaayaaaaa dancing in septemberrrr!): le spalle di Sofie si muovevano dapprima in avanti, poi indietro, così in maniera alternata, accompagnate dalle braccia che la portavano a muoversi lievemente sui pattini, in quello strano ed imbarazzante balletto che, con quell'abito, appariva ancora più ridicolo. «Never was a cloudy daaaay.» cantò e, per fortuna, in maniera intonata, come a compensare il dilagante disagio che c'era quando ballava, o tentava di farlo. Si era decisamente fatta prendere dalla frenesia e tutto peggiorò quando, poco distante da lei, incrociò Eva che, come lei, non sembrava affatto a suo agio su quelle macchine mortali. Lo guardò muoversi in difficoltà con un sorriso a denti scoperti e, quando riportò lo sguardo dal pavimento al suo, gli rispose alzando le braccia lentamente verso l'alto, muovendole come a mimare un'onda con le mani. Quando erano belli gli anni '80. Seguirono diversi pezzi - ognuno meglio dell'altro - ma alla fine, sulle note di You spin me round you spin me right round, baby, right round like a record, baby, right round round round < 3 Sofie si decise ad uscire da lì: «Sono dell'idea che il libero arbitrio sia sopravvalutato, ma possiamo andare dove vuoi adesso.» fece, togliendosi dalla testa alcune forcine che erano emerse dall'acconciatura che, ormai, dopo tutto quel "ballare" non era che un ricordo.

    Edited by Nana . - 23/10/2020, 16:11
     
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    Sakura Blossom

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    Freya Walsh & James O’ Neill



    Pantalone nero di pelle aderente, maglietta in tinta stile borchiato e stivaletto lucido. Si guardò allo specchio, chiedendosi se non fosse pronta per uno dei tanti concerti a cui aveva in programma di andare piuttosto che per una serata di Halloween. Prese la parrucca che aveva comprato assieme a James qualche giorno prima, quando le aveva proposto di andare all’evento della Pro Loco di Besaid. Aveva sentito meraviglie sulla Sagra della Porchetta dello scorso anno, per fortuna che non erano stati loro gli organizzatori del The Vault dell’Halloween passato, sennò quella serata si sarebbe trasformata in un interrogatorio da parte della roscia. Le era rimasto incastrato in gola il fallimento delle sue ricerche su quell’evento così spaventoso, forse per questo motivo la Pro Loco aveva deciso di organizzare qualcosa che puntava più all’allegria e alle risate, così da permettere alla gente di non avere spiacevoli ricordi. Freya aveva appena iniziato a sistemarsi la parrucca, quando il suono improvviso di un clacson la fece sobbalzare. Era certa che si trattava di James, si affrettò a completare il suo outfit da Janet Jackson e poi si affrettò ad uscire di casa. Salì sull’auto del cugino e trattenne una risata nel vedere il risultato dei loro acquisti per quella serata. ”Uuuh, fratello! Stasera potresti far svenire Billie Jean dall’emozione con quei pantaloni sexy.” abbassò lo specchietto per dare un’occhiata al suo make up, aveva decisamente esagerato con tutto quel nero sugli occhi e il rossetto dalle tinte noir, però Janet Jackson sarebbe stata fiera di lei per quel disastro su tela in carne e ossa.
    ”Ti sembro una che si fa spaventare da un paio di canini finti e un po’ di cerone? Nah, al massimo saremo noi a far paura agli altri!” scese dalla macchina e si guardò un po’ attorno, era la prima volta dopo tempo immemore che andava al luna park di Besaid. La sua vita personale era pressoché inesistente da quando aveva iniziato a lavorare per il B-6D, non aveva molto tempo per lo svago, fatta eccezione per quella sera che stranamente le era capitata di riposo dal lavoro. Freya aveva con se’ il telefono di servizio, chiuso in una tasca interna della sua borsetta nera, pronta per ogni evenienza. Aveva detto a suo cugino che quello era lo smartphone che le aveva affidato la polizia scientifica, la reperibilità era una scocciatura, ma era ben retribuita. Era una mezza verità quella che gli aveva detto, non poteva fare altrimenti. Si avviarono verso l’ingresso dove James venne subito catturato da Rachida la Sibilla della Movida, chissà perché aveva l’impressione che quella marpiona accalappiasse solo gli uomini per dipingergli il viso e non solo! Mentre James veniva truccato torturato da Rashida, lo sguardo di Freya si posò su una figura familiare poco distante da loro. Sollevò la mano per salutare Lars, ”Hey, giornalista! Sei qui in cerca di notizie oppure per un appuntamento da brivido?” gli chiese quando fu abbastanza vicino per essere a portata d’orecchie. Il suo ex fidanzato indossava un look alla John Travolta in Saturday Night Fever che aveva ben curato nei dettagli. ”Io sono qui con mio cugino, stasera solo divertimento, niente distrazioni troppo serie o importanti. Certo avrei preferito più un concerto rock, ma io e James abbiamo l’outfit perfetto.” si esibì in una giravolta, tenendo ben ferma la parrucca con una mano, se si muoveva troppo rischiava di ritrovarla appesa da qualche parte a fine evento. Con la coda dell’occhio notò che James era stato liberato dalle grinfie di Rashida che si era già avventata su un altro bel vampirone. ”Devo andare, magari ci si incontra in giro. Buona serata, Lars!” gli diede le spalle e andò incontro a suo cugino che pareva preoccupato dallo spirito artistico della stramba Sibilla. ”Non so se hai difficoltà a respirare, la tipa ti ha portato via il naso, sembri Voldemort, hai presente?” si portò una mano a coprire il proprio naso, ”sto scherzando, non stai poi così male.” detto da lei era un gran complimento vista la sua incapacità di dire cose troppo carine agli altri. I suoi genitori le avevano passato i neuroni buoni per le scienze, ma non quelli per le relazioni personali, ormai conviveva con quella carenza da anni. Proseguirono verso il viale principale del luna park e si ritrovarono davanti un trattore cavalcato da Raffaella Carrà e la sua banda. Freya si voltò verso James con aria perplessa, ma non volle fare domande, era meglio sorpassare quella scena e seguire il desiderio di cibo di suo cugino. Il truck di Negrito il Navarro era diventato famosissimo grazie alla sagra della Porchetta, persino lei lo sapeva senza esserci stata. Si avviarono verso la bancarella e comprarono due panini, due birre e qualche dolcetto spaventoso. Trovarono una panchina libera e si accomodarono lì per consumare la loro cena.
    Finalmente a stomaco pieno e con un po’ di alcool nelle vene, erano pronti per provare tutte le attrazioni più interessanti della serata. ”Mi piace il tuo programma, diamoci da fare per riempire la macchina di peluches troppo grandi per starci dentro! Al massimo loro guidano e noi ci mettiamo sul tettino!” fece l’occhiolino a suo cugino, seguendolo nella sua mappa mentale tra un morso e un sorso di birra. ”Vuoi battermi a pattinaggio, piccoletto? Fatti sotto, mangerai il ghiaccio tritato dai miei pattini.” gli rivolse un’occhiata di sfida. James si stava divertendo a provocarla, sapeva che era una persona competitiva e che fallire non rientrava nel suo vocabolario. Tenta anche un centinaio di volte, purché tu alla fine riesca in ciò che vuoi. quella frase l’aveva letta da qualche parte, non ricordava dove, e l’aveva fatta sua. Dopo che James aveva finito di scrivere sul suo telefono ogni step che li aspettava, Freya si alzò in piedi pronta a iniziare la loro avventura. Si lasciò trascinare per mano da suo cugino fino allo stand del gioco delle mele, dove erano disposte quattro tinozze piene di acqua fino all’orlo, su cui galleggiava una distesa di mele rosse. Siccome era un gioco a squadre, si ritrovarono a sfidare due ragazze che parevano piuttosto a loro agio, anche se ogni tanto gli lanciavano delle occhiate di sfuggita mentre parlavano tra di loro. ”Effettivamente Sandy alla fine del film è vestita più come noi, potevano pensarci prima invece di invidiarci troppo.” indicò col capo i loro vestiti dai colori pastello palesemente tratti dai costumi di Grease. Freya sollevò le spalle in un gesto non curante, spostando la sua attenzione sul proprietario dello stand che iniziò a spiegargli le regole. Si lasciarono legare come il tacchino per il giorno del Ringraziamento e si posizionarono ai lati opposti della tinozza. Al via! iniziarono ad affondare il viso nell’acqua gelida tentando di afferrare le mele solo con la bocca. Ad un certo punto James disse qualcosa sul partecipare a più feste, ma non rispose subito, il tempo gli alitava sul collo ricordandogli che ogni parola era una mela in meno. Alla fine la sfida terminò con un pareggio, con sommo sdegno della rossa. ”Se dopo ci avanza tempo, torno per la rivincita! Io ho sempre tifato per Rizzo, altro che Sandy!” esclamò mentre cercava di asciugarsi piano il viso, chissà se l’eyeliner le arrivava al mento oppure se aveva ancora un aspetto passabile. In fondo era la serata di Halloween, il trucco sbavato l’avrebbe resa più spaventosa. Si voltò verso James col broncio incastrato tra le labbra, ma sparì al solo guardarlo, si divertiva ad enfatizzare la sua competitività in presenza del cugino, era un modo tutto loro di giocare. Non se ne parlava di dirlo a voce alta, ma era contenta di aver accettato il suo invito per Halloween, si stava divertendo come non le accadeva da diverso tempo. Da quando James era approdato a Besaid, quella cittadina aveva molto di più il sapore di casa.
    ”Non ci penso proprio ad uccidere qualcuno, lo sai cosa vorrebbe dire? Più lavoro per me alla scientifica! Non scherzare su questo argomento che poi dovrei rispondere al mio capo che sono già sul luogo del crimine!” si lasciò andare a una risata sincera, scuotendo la testa per la propria ironia un po’ creepy. Mentre si avvicinavano allo stand delle lattine si rese conto di non aver recuperato la parrucca vicino alle tinozze, l’avrebbe lasciata lì per riprenderla al momento della rivincita. Sciolse la lunga criniera rossa, finalmente libera da quell’orrore che la faceva somigliare più a una delle Jem and the holograms che a Janet Jackson. Freya prese l’arma caricata a piombini con naturalezza, la rigirò un po’ tra le mani prima di prendere la mira e fare centro al primo colpo. Si voltò a guardare suo cugino che pareva mancare l’obiettivo di proposito, anche lei la prima volta che aveva sparato aveva fallito miseramente, ma aveva chiesto al professore di balistica di poter ripetere l’esperienza al poligono finché non fosse diventata perlomeno una tiratrice decente. Ma non era in quell’occasione che aveva davvero imparato a sparare, era stato Mads ad aggiustare la sua mira ad “effetto”. Si erano incontrati al poligono del B-6D ed erano usciti di lì la sera tardi solo quando Freya era stata in grado di fare centro senza indicazioni. Poi erano andati a cena fuori, ma quella era un’altra storia. ”E’ stato un… un amico a insegnarmi, sai il vantaggio di lavorare alla polizia è che hai tutti colleghi eccezionali con la pistola. Io non sono nulla di speciale a confronto col mio insegnante, ma almeno ora so un paio di trucchetti. Potrei insegnarteli se vuoi…” restituì l’arma al proprietario dello stand in cambio di un orsetto bianco con un vistoso fiocco rosso al collo, un cappellino da babbo natale e poi chissà perché aggiunse ai vari peluches un terribile boa rosa shocking e un cilindro dorato pieno di brillantini. Lanciò un’occhiata divertita a James quando le disse che l’avrebbe tenuta d’occhio lo stesso, non rispose perché non avrebbe mai confessato a voce alta che apprezzava le sue attenzioni. ”Eddai, ma proprio tutto questo affetto in pubblico?” chiese quando James l’avvicinò a se’ per darle un bacio sulla guancia. Gli lasciò prendere il boa rosa, e fece un gesto impulsivo, si sollevò in punta di piedi e lasciò lo stampo del suo rossetto sulla guancia del cugino. ”Non abituartici, eh!” prima di mettere via la busta coi premi prese il cilindro dorato e lo indossò sul capo.
    Next step la ruota panoramica, entrarono nella cabina che era tutta addobbata per l’occasione: un paio di ragni finti scivolarono su di loro non appena entrarono nella cabina. ”Hai proprio ragione, si sono impegnati per rendere tutto realistico! Quasi quasi ho avuto paura…” fece l’occhiolino a James mentre andava a prendere posto vicino alla vetrata. Gli chiese se da lì si potesse vedere la loro amata Irlanda e l’immaginazione di James la inondò di luoghi che conosceva benissimo. Si voltò verso di lui sorridendogli con un velo di tenerezza dietro tutto quel trucco nero. ”Anche io sono contenta di essere venuta stasera, piccoletto.” gli scompigliò i capelli per poi riportare il suo sguardo fuori dalla vetrata per godersi il panorama, in effetti erano così in alto che quella poteva davvero essere l’Irlanda. La discesa della ruota fu costellata di silenzi e risate, finché non arrivò il momento di scendere.
    ”Nella casa degli specchi, dici che avranno messo qualche effetto speciale per la serata?” facendo quella domanda non aveva idea che l’effetto speciale sarebbe stato Christian Malgissen che girovagava per l’attrazione in abiti sgargianti. Quando il suo riflesso venne sostituito dalla Regina in persona per poco non le venne un infarto, non strillò e non si agitò come avrebbe fatto chiunque altro, sgranò gli occhi assumendo una posa di attacco. Si rilassò quando comprese che non erano in pericolo e si voltò verso suo cugino. ”Ero pronta a difenderti, magari voleva palparti il sedere visto il pantalone sexy che hai!” si giustificò in maniera poco convincente, ma in effetti sentendo le sue parole Malgy si avvicinò di più a James e allungò il collo per osservargli il sedere. ”Gomblimendi, racazzo! La rossa aveva raccione, quasi quasi….” la mano guantata di Malgissen si avvicinò lentamente al didietro di James, dandogli tutto il tempo di decidere se scansarsi o concedergli il tocco. Freya alzò le mani, non poteva di certo discutere i suoi gusti su certe cose. Fu suo cugino a spingerla via da quella situazione imbarazzante con una scusa molto fantasiosa. Nel tentativo di fuga finirono addosso ad uno specchio ed iniziarono a ridere di gusto perché andarono a sbattere un altro paio di volte prima di trovare una via aperta. ”Te la sei vista brutta, eh! La regina era molto interessata a te…” esclamò divertita mentre sfilavano accanto a una serie variegata dei loro riflessi: in uno erano grassi, in uno altissimi e in un altro ancora sembravano deformati da un effetto a spirale. Freya stava assaporando la spensieratezza con voracità, accanto a suo cugino l’agenda dei suoi impegni diventava improvvisamente piena di pagine bianche nella sua testa. Non avrebbe saputo spiegare razionalmente perché la presenza di James l’aiutava a liberare la mente dai pensieri, ma succedeva puntualmente, come se premesse un pulsante da qualche parte. Un’anomalia di sistema piuttosto piacevole per una super organizzata come lei.
    Prima di trovare l’uscita finirono addosso a molti altri se stessi di ogni forma e dimensione, quando tornarono a respirare l’aria fresca scoppiarono a ridere senza dire una parola. Stavolta fu Freya a prendere James per mano e a trascinarlo con se’ verso la pista di pattinaggio che era affollata di mostri e streghe di tutte le età. Una bambina vestita da maghetta li salutò passandogli accanto, i due ragazzi ricambiarono con un cenno della mano. ”Riuscirai a starmi dietro sui pattini?” chiese mentre si avvicinavano allo stand per noleggiarne un paio. Si accomodarono su una panchina libera ed indossarono i pattini, si vedeva che erano vecchi, i segni di tanti altri affittuari erano palesi sui lacci allentati e sulle punte graffiate, persino sulla scritta a pennarello sul fianco destro del pattino di James. ”Chi è Sven col cuoricino vicino?” chiese osservando quel nome scritto in verde fluo la saga ritorna. Suo cugino ovviamente non ne aveva idea, ma inventò un ragazzo immaginario per l’occasione, secondo lui era un musicista che mangiava tantissime patatine fritte. Per quale motivo proprio le patatine non era chiaro, ma non approfondirono l’argomento perché arrivarono davanti al cancelletto d’entrata della pista. Era addobbata con una serie di lanterne a forma di zucca e un lenzuolo di ragnatele lungo tutto il bordo destro, lasciando quello sinistro libero per i principianti che avevano bisogno di appoggiarsi. Freya precedette James all’interno della pista per testare lo stato dei pattini e del ghiaccio, si fermò poco distante da una coppia di vampiri che stavano dando sfoggio della loro bravura. Forse erano pattinatori professionisti vista la grazia in ogni movimento. ”Sono bravi, vero?” disse quando suo cugino la raggiunse. ”Per vedere chi merita il titolo di miglior pattinatore della famiglia potremmo fare una gara di velocità, da qui fino all’altro lato della pista senza buttare giù nessuno… spero…” gli fece cenno di posizionarsi al suo fianco, ”uno, due… tre!!” partirono con un buono sprint, Freya evitò una mamma con la figlia con maestria, ma proprio all’ultimo si ritrovò davanti un folto gruppetto di bambini vestiti tutti da zombie. Dovette fermarsi e chiedere permesso una decina di volte prima di raggiungere James che l’aspettava al fondo della pista. ”Cavolo, questa non è proprio la mia serata per le competizioni! Voglio la rivincita!” testarda fino alla fine propose di fare la stessa cosa in direzione opposta. Quando arrivarono alla meta, quasi pari, scattarono a sorpresa di nuovo e poi ancora. Ormai senza fiato si appoggiarono al bordo con le ragnatele, Freya si appoggiò incrociando le braccia e poggiandovi il mento in una posa scomoda. ”Te la cavi bene, eh! Quando hai sviluppato tutta questa resistenza?” nella foga di seguire il ritmo di James si era dimenticata di contare quante volte era arrivata per prima, in fondo era contenta di non averci pensato perché voleva dire che si era goduta il momento.
    Dall’alto parlante del Drømme la voce di Malgy annunciò che mancavano pochissimi minuti alla mezzanotte e che tutti i presenti potevano partecipare al Thriller Dance Off.
    ”Che dici, proviamo?”
    In men che non si dica si ritrovarono fuori dalla pista dopo aver riconsegnato i pattini, c’era euforia nell’aria e Freya la respirava a pieni polmoni. Si avviarono verso il luogo indicato dall’annuncio all’alto parlante e si ritrovarono davanti Don Matthew con un nutrito crew di zombie. Il trucco di quei ballerini era fatto talmente bene che sembravano veri! ”Non credo proprio che quel make up fantastico sia merito di Rashida!” esclamò, ma non si accorse che la Sibilla stramba era proprio alle sue spalle. ”Come ti permete tu? Io trucato atori di ollivud! Visto film Sta Uors? Io fatto quello picoleto che parla sardo! Non capisce niente tu rossa!” Rashida si allontanò sdegnata, suscitando l’ilarità dei due cugini che scoppiarono a ridere. Inaspettatamente Freya abbracciò James da dietro, poggiandogli il mento sulla spalla. ”Grazie, piccoletto. Certe serate folli le passo solo con te…” non poté aggiungere altro perché gli zombie ballerini andarono a prenderli per portarli al centro della pista da ballo sulle note musicali della celebre canzone di Michael Jackson. A suon di AU! e ’cmon i due cugini si scatenarono coi loro costumi a tema, ballando con mostri, streghe, teste di zucca e chi più ne ha più ne metta. Freya doveva proprio ammetterlo, la Pro Loco aveva fatto un ottimo lavoro. Dopo un paio di brani più lenti propose a suo cugino di andare a bere una birra, ne aveva profondamente bisogno. Era sudata, il trucco ormai era solo un ricordo lontano e i capelli erano completamente in disordine, ma anche la sua anima lo era. Tempo di un paio di birre e il luna park aveva iniziato a svuotarsi, anche per loro si era fatto tardi e si avviarono verso l’uscita. ”Dobbiamo farlo più spesso.” sperava che quella fosse solo la prima di tante altre avventure.
     
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    ✨🎃 Lars Aeron Berg & Taylor Hoogan ✨🎃



    Lars Aeron Berg | '88 | Besaid Daily News | sheet
    Capitava ogni tanto che Besaid fosse nota per Extravaganza al di fuori del genere. Scordatevi la cittadina norvegese fatta di casette colorate disposte in linea, dipinta ai piedi di un fiordo. Gente di particolare specie si riversava da ogni nicchia per raggiungere il Luna Park in quella serata, all'edificio unico del Drømme, tirato a lucido - anzi, imputridito per l'occasione della Festa di Halloween. Insomma, una fiera di paese. Una fiera che poteva fare invidia ai cugini polacchi con tutti i carretti del disagio che erano sparsi appostati fuori e dentro il Luna Park in questione. In particolare una persona c'era, a cui era stata fatta proprio la festa in quella serata, ed era il suo proprietario a metà, Taylor Hoogan.
    Non aveva granché reso partecipe Lars delle modifiche che erano state fatte alla struttura e delle decorazioni all'interno, ma lui aveva capito che la mancanza di contesto da parte dell'amico non dipendeva dalla voglia di tagliarlo fuori, né dalla mancanza di voglia di raccontare quello che effettivamente stava capitando al suo Luna Park. Il problema era che era incazzato e depresso per quella serata, costretto dalla madre - co-proprietaria - e dal sindaco, e da tutti gli abitanti nella cittadina a ricreare il contesto del disagio, una volta all'anno per Halloween e anche più spesso durante l'anno in occasione di altri avvenimenti. Insomma, bisognava fare caciara ogni tanto, e qualcuno doveva pur sopportarlo sotto il suo tetto, e lui, costretto ad una scelta non voluta, sembrava mostrarsi reticente come se fosse un maggiordomo impettito di un maniero che veniva invaso da sporcizia e gentaglia senza che nessuno facesse nulla per impedirlo.
    Fatto stava che a Lars l'idea di uscire di casa, fare due passi, bere, mangiare porchetta, far qualcosa di diverso in una serata di Halloween proprio non gli dispiacesse. Mettersi in tiro con scarso contegno neanche, quando si trattava di infilare un costume, una maschera, allora emergeva il suo lato perfezionista del dover fare le cose per bene e conciarsi per essere guardato. Insomma si era tirato un costume che non poteva essere definito più anni settanta peggio di così, e fatto dipingere il trucco che gridava più anni settanta di un militare uscito incolume dalla guerra del Vietnam - pensò sogghignando che il suo amico americano sarebbe stato proprio fiero della sua metafora, che cavolo ne sapevano i norvegesi della guerra in Vietnam?
    Il suo vestito era un omaggio all'America e all'Italiani emigrati, era il John Travolta del "Saturday Night Fever" (aprire con cautela) con il suo vestito in bianco e i risvolti del collo e polsini in nero, e gli anfibi eleganti con i platform rialzati come tacchi. Un disastro, non aveva mica mai usato scarpe alte lui, però era tutto elettrizzante se pensava di doversi presentare così a Taylor, il suo date per la serata insomma. Si, si, capiamoci tutti. Lui sapeva che a Taylor avrebbe dato noia la serata, la sua scenata, la possibilità che Lars si presentasse in tiro e gli facesse una piroetta con le scarpe rialzate. Però, non ci sarebbe stato gusto se avesse passato una serata in noia, senza brio, e di certo quella non era una serata che potesse dedicare ad una donzella.
    Fatto il misfatto. Si era fatto truccare da Liv, che aveva la mano più ferma della sua, ed aveva deciso di esibire un briciolo di cultura musicale nostrana. Metti insieme Halloween, anni 70, contesto musicale, ma chi ti viene in mente? Solo i Kiss. Per non spaventare bambini e fanciulle aveva deciso di ingentilirsi ed andare sul soft, solo il trucco di "The Starchild", (sempre, aprire con cautela parte seconda) perché il memo degli altri componenti rasentavano troppo l'hard core per i non consapevoli o gli ignoranti. E poi Paul Stanley un pò gli somigliava con i suoi occhi all'ingiù, doveva rendergli giustizia.
    E quello era il suo perfetto costume stile Halloween. Ora gli mancava solo raggiungere Taylor nella sezione super riservata dello "Staff Only" del Luna Park e poteva considerarsi soddisfatto solo nel guardare la sua faccia per il resto della serata.
    Liv, sua sorella, intanto, rimase a casa, convinta che fosse più che altro una perdita di tempo per lei. Dio solo sapeva cosa avrebbe fatto in casa da sola nel loro centro, probabilmente sarebbe rimasta terrorizzata da chiunque avesse bussato alla porta in cerca di caramelle, soprattutto adulti vestiti da clown, che mettevano un certo disagio in tutta la gente umana, pseudo normale, che si fosse trovata di fronte una scena simile.
    Uscì fuori di casa decidendo di raggiungere il luogo a piedi, non aveva senso tirar fuori la sua macchina e rischiare di graffiarla o danneggiarla in giro - qualcuno avrebbe potuto usare bombolette spray contro la sua bambina, non era giusto, non era possibile che fosse il suo chiodo fisso per la serata -.
    Raggiunse il Drømme circondato da una schiera di gente più mascherata e truccata di lui, e si compiacque del confronto di se stesso con gli altri, vanesio come poteva essere solo lui. I pochi sventurati che avevano deciso di non dipingersi il viso - per Diana, lui aveva usato cerone serio per dipingersi di bianco, e un qualsiasi ombretto nero di Liv per farsi una stella attorno all'occhio - erano catturati nelle grinfie di Rachida, truccatrice ufficiale della serata disagio che prospettava loro. L'ultimo sventurato di turno sembrò familiare, continuò a guardarlo finché una voce fin troppo conosciuta non lo richiamò in sua direzione. Era Freya, la sua ex ragazza.
    « Hey, giornalista! Sei qui in cerca di notizie oppure per un appuntamento da brivido? » Sospirò, roteando gli occhi al cielo quando fu ben convinto che lei potesse vedere la sua reazione. Intimò una posa discinta, sensuale, posando le mani sui fianchi. Fece una posa teatrale nel mostrare con orgoglio le sue scarpe e il viso dipinto. « Nessuno è alla mia altezza stasera, tesoro. » Rise, tornando ad usare il suo consono tono di voce, due spanne più su per poter essere considerato decisamente maschile, tolto tutto il trucco e tutto il resto. Lei si giustificò con lui, confermandogli che fosse in giro con suo cugino e che fosse una serata senza impegni. Gli sembrò dolcissima per avergli confermato cosa stesse facendo in giro - ovvero che assolutamente non usciva con nessuno, era solo suo cugino! - quando tra i due era lui ad averla trascurata durante il loro anno e poco più insieme, e quindi poteva tranquillamente mettere la testa sotto la sabbia e deprimersi per essersela lasciata scappare. Ma andava bene così. Le sorrise, si sporse a baciarle una guancia, e la guardò andare via, dopo averla salutata. « Saluta tuo cugino Freya. Sei bellissima. Ci si vede, passa una bella serata. »
    Detto fatto, Rachida, dopo aver finito con il cugino di Freya, James, si buttò prima su un ragazzo travestito da vampiro, fino a quando non arrivò ad incrociare lo sguardo di Lars, in fila davanti all'ingresso a due passi dalle mezze lune dell'insegna del Luna Park.
    « Eh no, non puoi truccare nulla sopra questo Pollock. Abbiamo già dato stasera. » Lei abbozzò un "sisi" compiaciuto, mimando il segno di approvazione con la testa. Va bene, primo ostacolo superato con successo. Lars era praticamente uno dei pochissimi uomini veramente dipinti di tutto punto della serata, neanche Rachida poteva pensare di non approvarlo.
    Varcato finalmente l'ingresso oltrepassò qualsiasi attrazione si trovasse di fronte, pronto a ripercorrere tutto al suo ritorno, dopo aver acchiappato il suo sedicente amico, addirittura proprietario della baracca. Cercò di sorpassare il Truck di Negrito Navarro senza far caso all'odore invitante della carne, suo punto debole e di qualsiasi maschio che si rispetti, e sorpassò tutte le possibili distrazioni lungo il cammino. Arrivò alla fatidica sezione dello "Staff Only", aprì il cancelletto con la recinzione, che il suo Taylor aveva lasciato aperto apposta perché sapeva che Lars l'avrebbe raggiunto, e bussò alla porta della stanzetta di servizio. « Chi è? Lars? » Intonò il vocione dell'amico, probabilmente conscio di aspettarsi una scenetta memorabile al di là della porta. Lars mormorò, dal suo canto, uno sgraziatissimo « Siii. » davvero poco intonato, prima che Taylor gli aprisse la porta. L'amico sollevò lo sguardo da capo a piedi, trovandosi di fronte un Lars decisamente diverso da quello che era abituato a vedere di solito, nonostante fosse stato avvisato che avrebbe indossato un costume fantastico solo per lui e il suo Luna Park, per rendere giustizia alla cultura anni 70, e pure a John Travolta e ai Kiss.
    « Che cazzo ti sei messo addosso? » Lars aprì le mani in segno di difesa e rassegnazione. « Amen fratello, qualcuno doveva pur farlo. » Bastò quello a far sopportare a Taylor per il resto della serata la presenza dell'amico in versione veramente poco macho e tutto il resto. Taylor gli rivolse un'occhiataccia alla « Stavolta passi, ma non farlo mai più » e poi chiuse l'edificio dello Staff rassegnandosi a dover passare la serata con il suo partner preferito, un Lars in versione vulcanica e messo a lucido - con tanto di gelatina nei capelli - per tutte le ore a venire.
    Taylor, suo contrario, non si era mascherato, e non si era truccato. Era il proprietario, era stato anche forzato in quella decisione di dover prestare lo spiazzo e le attrazioni alla festa, era già abbastanza, continuava a tuonare, e l'avrebbe fatto tutta la serata di fronte ad un Lars che gli rispondeva che aveva ragione, ma "Panem et circenses" era alla base del vivere comune in qualsiasi civiltà, anche il XXI secolo. Ovviamente si era beccato un « fottiti » da parte dell'adorato amico, ma sogghignavano entrambi alle stesse battute, come se fossero tornati ad avere poco meno di vent'anni.
    Perciò dopo un breve scambio di battute di circostanza si diressero retrofront a mangiare la porchetta del Truck di Navarro, decisi ad avere lo stomaco pieno prima di affrontare qualsiasi altra avventura che la serata avesse messo loro in conto. Si sedettero su una panca vicino allo stand, mangiando il panino, raccontandosi un pò di quello che avevano fatto nella giornata, e Taylor continuò a prenderlo in giro e a dichiarare Santa la sorella dell'amico, che era sempre pronta ad aiutarlo in tutti i suoi misfatti - in quel caso aveva anche provveduto a cercare il costume degno a interpretare i panni di Travolta -. Finito con la porchetta decisero di fare due passi per le altre attrazioni, anche perché Taylor, contagiato poco dallo spirito di Halloween, voleva essere più attento a che nessuno facesse disastri per la sua proprietà, né che ci fossero coppiette che lasciassero cose che non dovevano in giro per il prato e il selciato, o si nascondessero dietro ai teloni dell'impalcatura. Lars aveva fatto spallucce, confidando a Taylor durante la loro passeggiata che aveva visto Freya. Dopo un breve scambio di opinioni - sì, hai sbagliato a lasciartela scappare / no, non sta frequentando nessuno / ma come è possibile che hai cercato proprio la ragazza di Elias? - ed essersi lasciati dietro la coda al gioco della tinozza con le mele e alla ruota panoramica - entrambi avevano mugugnato un che cavolo ci saliamo insieme a fare? - arrivarono al caravan con il gioco delle lattine.
    Partì la sfida al pistolero migliore. Lars dal canto suo era poco pratico in quelle cose, sicuramente meno di Taylor che senza dubbi aveva almeno manovrato al poligono pistole e fucili - e poi in America tutti avevano pistole, diamine - perciò non c'era motivo di temere che tra i due fu Taylor a spuntarla. Vinse un peluche che scelse apposta, un unicorno rosa alto trenta centimetri che aveva donato volentieri al suo partner, mormorando compiaciuto che tra i due non avrebbe avuto scampo, e nella vita reale lui l'avrebbe sovrastato di gran lunga. « Si, va bene, sei tu il maschio alfa ». Aveva detto Lars, che dopo le tre birre da mezzo litro trangugiate post porchette prese al truck comunque aveva perso la cognizione della mira e di certo non avrebbe potuto competere con l'amico. Poco importava che per quella sera aveva buttato la quasi totalità della sua virilità nel cesso.
    Fu il turno della stanza degli specchi, in cui si divertirono - a quel punto l'alcool aveva dato alla testa ad entrambi - a specchiarsi, a nascondersi e a guardare divertiti le varie forme che assumevano senza pensare al fatto che stessero ostruendo il passaggio a molti dei visitatori.
    Anche Taylor arrivati a quell'ora aveva cominciato a brontolare in giro a chi lo urtava che fosse lui il padrone tanto da non sembrare più tanto americano - capitalista - ma dispotico della situazione. Lars aveva scontrato per sbaglio una bambina che si era impressionata per il trucco ed aveva cominciato a piangere sconfortata. A quanto pareva la bambina si era anche persa.
    Perciò persero un quarto d'ora a cercare la mamma nella stanza degli specchi, finché la malcapitata di turno non passò a tiro, e Lars sfoderò tutto il fascino che faceva parte di lui - era assopito sotto la gelatina e il cerone ma era sempre vigile, badate bene - e cercò di tranquillizzare mamma e bambina con un pò di sorrisi e occhiolini. Detto fatto, tornò da Taylor con il numero della giovane mamma scritto su un biglietto di ingresso del Luna Park. - Mio Dio, tienilo a bada ogni tanto - tuonò, rassegnato, osservando il giovane trionfante andargli incontro e intimandolo a tenersi a bada lui stesso in ogni contesto. Farfugliò qualcosa a proposito del fatto che anche conciato in quella maniera riuscisse a rimorchiare una giovane mamma, e sospirò, prima di dargli una pacca sulla nuca - che probabilmente fece un pò male a Lars - a tirarlo dalla giacca bianca in direzione della loro prossima attrazione: la pista di pattinaggio.
    Era addobbata con una serie di lanterne a forma di zucca, ragnatele ricamate lungo tutto un corridoio alla loro destra, il lato sinistro era lasciato libero per tutti i non esperti che avevano bisogno di poggiarsi contro qualcosa, un corrimano per non cadere. Indossarono i pattini a rotelle, stavolta Taylor bofonchiò qualcosa oramai deciso a lasciarsi dietro quella serata e probabilmente a non darci troppo peso.
    Avvistarono coppie ben affiatate, gente completamente a loro agio a fare manovre in rotelle, e fecero spallucce guardandosi. Ci avrebbero provato, se si fossero fatti male sarebbero sembrati due ragazzoni cresciuti che sbattevano contro e si procuravano qualche livido sul loro più di un metro e ottanta di struttura, non si sarebbero rotti l'osso del collo, forse.
    « Preparati, qui sono più bravo di te. » Mormorò Lars, muovendosi sulla pista senza esibirsi in mosse spericolate ma andando pericolosamente veloce. Taylor imprecava poco lontano da lui cercando di stargli dietro, ma si incontrarono alla stessa velocità solo quando Lars andò veloce sulla pista fino a fare un secondo giro e a raggiungere l'amico rimasto in coda. Per fortuna non si scontrarono con nessuno dei presenti.
    Dall’alto parlante del Drømme tuonò la voce di Malgy, annunciava che mancava qualche minuto alla mezzanotte. Era l'ora del Thriller Dance Off.
    « Eddai oramai siamo qui, proviamo. » Cantilenò Lars, prendendo sottobraccio il suo amico, avvistando da lontano Freya fare la stessa cosa con il cugino. Si ritrovò a pensare che se fossero stati ancora insieme le cose sarebbero andate diversamente, e che probabilmente in quella serata si sarebbero trovati loro due a scaldarsi sulla pista, ma era andata così. Tante cose erano andate così, nella vita di Lars, che con un certo disappunto era tornato tra i suoi pensieri, pensando a tante cose, a quello che aveva lasciato in giro nella sua vita, nel resto del mondo, e a quello che poteva lasciare se fosse andato via da Besaid. Erano tante cose assieme che non poteva pensare in una serata spensierata quanto quella.
    Fu Taylor a prendere l'iniziativa a quel punto, brontolando che non poteva finire la serata in tragedia e che Lars doveva darsi una sistemata. A quel punto si misero accodati al resto del gruppo, avviandosi verso il luogo indicato dall’annuncio all’alto parlante e si ritrovarono in coda, molto dietro le prime fila con Don Matthew e il suo gruppo di zombie al seguito. Almeno lì erano in pochi ad osservarli, ma nonostante non fossero ballerini provetti erano comunque due gran bei ragazzi, uno conciato come richiedeva la serata e uno al suo meglio con i suoi abiti della vita di tutti i giorni.
    Fecero un grande applauso alla Pro Loco assieme a tutti gli altri cittadini. Anche quella serata era passata. Andarono a bersi l'ultima birra della serata, Lars aveva le gote rosse e l'alcool aveva contribuito a fargli risollevare l'umore.
    « Grazie. » Mormorò a Taylor, con una pacca sulla spalla ben assestata al fianco dell'amico, facendolo tossire per un minuto buono perché aveva trangugiato troppa birra e aveva cercato di imprecargli contro. Ma Taylor aveva sorriso, e non aveva avuto bisogno di usare il suo potere per far ridere di rimando Lars.
     
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    Taylor Hoogan & Lars Aeron Berg



    Nel rispetto di tutti i lettori si avvisa che da questo punto in poi sono presenti tematiche di: [Parolacce a go go!! Taylor’s way.].
    Ricordiamo che si tratta di un'opera immaginaria, frutto della fantasia di chi scrive e che non mira a danneggiare nessuno nello specifico.
    Le azioni descritte non sono ad ogni modo condonate e sono diretta responsabilità creativa di chi ha realizzato tali contenuti.


    ’Cazzo un altro Halloween!’ pensò quando una ragnatela finta gli finì in faccia, quella era opera di sua madre e di Finn che amavano quella stupida festività, ne era certo. Si guardò attorno, tutte quelle lanterne a forma di zucca e i ragni sparsi ovunque gli ricordavano le decorazioni del The Vault. Per un attimo la sua mente venne invasa dai flash dei ricordi di quella serata infernale: sangue, mummie e piramidi venivano proiettati nei corridoi della sua mente in una sequenza muta. Il suono del cellulare lo riportò coi piedi a terra, era Debbie che gli scriveva in diretta mentre faceva dolcetto o scherzetto con la nipote in giro per la città.
    CITAZIONE
    Message @Debbie: Hai incontrato mummie sospette questa sera? Lo sai che se non avessero affittato il luna park, stasera saremmo stati insieme a vedere un film sul tuo divano. Invece mi tocca stare dietro a un gruppo di pazzi, fortuna che passa a trovarmi Lars. Divertiti anche per me. A domani Miss Sherlock. :)

    Sorrise allo schermo come se lei fosse davanti a lui, se la immaginava con quell’aria da dura mentre accompagnava sua nipote di porta in porta. Era la sua tipa tosta, anche se quel possessivo avrebbe fatto storcere il naso a Debbie, ne era certo. Già usare il termine fidanzati era stato uno scoglio enorme da superare, figurarsi certe smancerie che non appartenevano ai loro caratteri forti. Nonostante tutto, il sorriso gli rimase incollato alle labbra anche quando sentì bussare alla porta della sala di controllo del luna park. Probabilmente era Lars, aveva lasciato aperto il cancelletto di servizio apposta per lui. Lo chiamò a voce alta per accertarsi che fosse davvero il suo amico e non qualche cliente che aveva curiosità di vedere i lati “nascosti” di quell’ammasso di ferraglia. Quando aprì, la sua espressione si congelò per un istante. ”Che cazzo ti sei messo addosso?” chiese incrociando le braccia al petto, era tentato di non farlo passare con quel ridicolo costume da John Travolta cantante dei Kiss. Non aggiunse altro per un po’, lasciando che la sua espressione burbera parlasse per lui, lo avrebbe disconosciuto come amico se si fosse presentato di nuovo conciato a quel modo. Taylor si era rifiutato di mascherarsi, lo scorso anno aveva trovato un compromesso con Debbie, un paio di ferite finte non erano così appariscenti, soprattutto perché in mezzo a tutti i suoi tatuaggi neanche si vedevano tanto. Dopo il dramma del The Vault, Halloween era diventata la festa che odiava di più, sorpassando persino il Natale che fino all’anno prima aveva detenuto il primo posto indiscusso. ”Mah.” era il segnale che Taylor aveva digerito la sua scelta di essere l’uomo brillantina per una sera. Afferrò la giacca sulla sedia lì vicino, la indossò sopra al maglioncino rosso e fece cenno al suo amico di uscire per andare a fare un giro. Mentre raggiungevano il truck dei panini alla porchetta, Taylor e Lars discussero della pessima idea di sua madre di affittare il luna park alla Pro Loco, la gente già indossava una maschera tutto l’anno, non avevano bisogno di Halloween per mostrare il loro lato peggiore. Lars era dell’opinione che in fondo tutte quelle finte faccine felici gli avrebbero portato soldi, quindi c’era poco di cui lamentarsi. ”Fottiti.” disse prima di ordinare un paio di panini e due birre. Mangiarono seduti su una panchina libera lì vicino, con la coda dell’occhio notò una ragazza dai capelli neri e verdi poco distante da loro, chissà perché aveva l’impressione di averla già vista. Tornò a concentrarsi sull’amico e soprattutto sul suo panino, aveva saltato il pranzo per preparare tutto in tempo per l’orario di apertura, il truck di Navarro si sarebbe arricchito sulla sua fame nera.
    Ingurgitato tutto si diressero verso lo stand delle lattine, lungo il tragitto occhieggiava i clienti che facevano cadere a terra sporcizia, quelli che già davano di stomaco per il troppo alcool o forse per il troppo cibo, persino quelli che si imboscavano dietro gli alberi pensando di non essere visti mentre amoreggiavano. ”Ci pensi che poi devo ripulire tutto questo schifo, domattina? Io lo avevo detto che era un’idea di merda. Comunque, hai detto che hai visto la tua ex? Certo che hai fatto un bel casino. E’ venuta accompagnata?” le chiacchiere sull’argomento Freya proseguirono finché non vennero interrotti dal proprietario dello stand che gli mise in mano due pistole per mettere alla prova la loro mira. Anche con diversi bicchieri di birra in corpo, Taylor era in grado di centrare le lattine senza alcuno sforzo. In passato era abituato ad avere una pistola di piccole dimensioni sempre con se’, ben nascosta alla vista. Per lui certe armi erano come le penne per uno scrittore, necessarie e familiari. ”Se fosse stata una vera sparatoria, ti saresti ritrovato imbottito di piombo, per Dio! Ricordami di insegnarti almeno a prendere la mira, uomo da trench e camicia inamidata!” alzò le mani in aria con un pizzico di arroganza nell’atteggiamento, tipico degli americani. Per fortuna che Lars lo conosceva fin troppo bene, sapeva che le sue parole puntavano ad attaccare per non lasciare spazio agli altri per sfiorarlo anche solo con un “hey”. Scoppiarono a ridere quando il suo amico gli concesse il ruolo di maschio alfa. ”Perché avevi dubbi che non lo fossi? Non puoi competere con uno di San Antonio.” che nesso avesse la sua provenienza con quello che stava dicendo era un mistero. Quelli erano i primi effetti dell’alcool che esplosero in tutta la loro potenza quando si spostarono per andare alla casa degli specchi.
    I loro riflessi distorti li facevano divertire esageratamente, al punto di essere un po’ molesti perché non si spostavano per far passare la gente. ”Sono il proprietario di questa baracca, comando io, cazzo!” esclamò quando un povero ragazzo vestito da Zombie chiese “permesso” per proseguire oltre. Taylor si spostò solo perché lo tirò Lars, nel farlo urtò una bambina che si spaventò a morte per il suo trucco. ”Mi spaventi i clienti, Lars!” LUI EH? si appoggiò con la schiena allo specchio, l’alcool lo aveva reso più instabile di quanto credesse. Ma quante birre avevano bevuto? Una, due o cinque? Dopo il due veniva il cinque, no? Lars sparì per pochi minuti, quando tornò sventolava il biglietto d’ingresso del luna park della mamma della bambina che pareva si fosse persa. ” Mio Dio, tienilo a bada ogni tanto! I giornalisti non erano dei noti gentleman? You’re an old fox!” diede una pacca dietro la nuca al suo amico e poi lo afferrò per il bavero portandolo fuori di lì.
    L’aria aperta parve dare a entrambi un minimo di lucidità, così andarono verso la pista di pattinaggio, affittarono un paio di pattini e si gettarono nella mischia. ”Preparati, qui sono più bravo di te.” per la prima volta in tutta la serata dovette dargliela vinta, perché il suo amico lo doppiò numerose volte. Taylor si giustificò con se stesso dicendo che era tutta colpa dell’alcool, anche se era più che consapevole di essere un pessimo pattinatore! Mentre cercava di trovare un buon equilibrio tra i litri di birra in corpo e la linea retta immaginaria che cercava di seguire sulla pista, venne raggiunto dalla voce fastidiosa di quel Christian Malgissen che annunciava il Thriller Dance Off. Un brivido di disgusto gli attraversò la spina dorsale, ma indovinate? Lars voleva partecipare!
    Andò dietro al suo amico con estrema reticenza. ”Io non ballo, sventola il tuo di culo!” per fortuna che si erano messi in fondo al gruppo di partecipanti a quel ridicolo ballo. Taylor mosse a malapena qualche passo, dondolando da una parte e dall’altra senza accennare a volersi lasciare andare. Sembrava un grosso scimmione tatuato che oscillava appeso a un albero. ”Tu e il tuo fottuto entusiasmo!” disse quando finalmente uscirono dal gruppo per andare a prendere l’ennesima pinta di birra. ”Grazie.” quell’unica parola di Lars gli arrivò al petto inaspettatamente, si strozzò nel tentativo di rispondergli, voleva imprecare contro quello slancio di dolcezza, ma la birra glielo impedì. Forse era un segnale che per una volta avrebbe dovuto lasciar correre e accettare un gesto di amicizia. Quando non fu più paonazzo e riprese fiato, si voltò verso Lars e gli sorrise senza aggiungere altro. Non era una grande dichiarazione, ma valeva più di mille parole.

    Edited by Aruna Divya - 27/10/2020, 16:07
     
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    Malakai Göransson & Sofie Mordersønn

    Non era mai stato un tipo da feste di paese. Di solito preferiva eventi più privati, in compagnia di amici o anche di perfetti sconosciuti, con temi particolari e non aperte al pubblico. Non ricordava di essere mai stato ad una festa organizzata dalla Proloco di Besaid, ma in fondo c’era sempre una prima volta per tutto. E poi, se era Sofi a chiederglielo, gli veniva complicato dire di no. Quando lei aveva visto il volantino di quello strano evento organizzato al Luna Park gli aveva subito proposto di andare insieme e di cercare dei costumi che avessero a che fare con il film di Chicago. Inutile dire che lui non aveva idea di che cosa si trattasse, ma visto il suo entusiasmo lo aveva cercato piuttosto in fretta. Il suo ruolo sarebbe stato quello del marito ucciso, molto semplice tutto sommato e anche il tipo di abbigliamento non era nulla di strano. Non che lui si preoccupasse troppo della sua dignità ormai viste tutte le cose che aveva combinato nei suoi anni di università e visto il numero di volte in cui si era reso ridicolo nel corso degli anni. Non potendosi rivolgere al suo sarto di fiducia, che avrebbe impiegato troppo tempo a realizzare un abito su misura per l’occasione, aveva fatto il giro di diversi negozio della città prima di trovare un abito che ricordasse quello che aveva Richard Gere nel film. Quando si era guardato allo specchio, dopo averlo misurato, si era detto che in fondo non stava poi così male. Ci teneva alla sua immagine, anche se non gli piaceva ammetterlo. Doveva giusto aggiungere qualche dettaglio che lo facesse sembrare qualcuno uscito dal regno dei morti, piuttosto che da quello dei vivi. Aveva chiamato il suo fedelissimo mago degli effetti Milo e gli aveva chiesto qualche consiglio per abbellire il suo costume visto che non aveva troppo tempo, essendosi ridotto all’ultimo minuto con la scelta del vestito. Aveva cercato di realizzare sul vestito l’effetto del foro di un proiettile, con tanto di sangue sparso per tutto l’abito e aveva applicato un po’ di cerone sul volto per spegnere il suo colorito già pallido. Aveva quindi atteso il taxi, per poi chiedere al conducente di passare all’indirizzo di Sofie prima di dirigersi verso il Luna Park. Entrambi si erano offerti di passare a prendere l’altro, così alla fine avevano optato per un taxi, che gli avrebbe risparmiato la ricerca del parcheggio e anche permesso di bere qualche cocktail di troppo se avessero voluto. -Sei bellissima, come sempre. - le aveva detto, in risposta alla sua titubanza, sorridendo tranquillo e dandole anche un fugace bacio sulle labbra mentre si sistemavano meglio sull’auto. Se qualcuno anni prima gli avesse detto che quel momento prima o poi sarebbe arrivato non gli avrebbe creduto, ma ora che erano lì, insieme, seduti l’uno al fianco dell’altra, gli sembrava che non esistesse nulla di più perfetto.
    Il Luna Park era stato addobbato per l’occasione, ma la più grande novità della serata era ovviamente Rachida all’ingresso che verificava il trucco e il parrucco dei partecipanti. Tentò di svignarsela, passando con passo trafelato vicino a lei, ma Sof pensò bene di attirarlo a sé per poi spingerlo verso la donna e chiederle un parere sul suo costume. Il ragazzo si portò una mano alla fronte, scuotendo appena il capo, mentre la Sibilla lo prendeva tra le sue grinfie per renderlo ancora più morto di prima. Intinse le mani in uno strano colorante, per poi iniziare a imbrattare qua e là il suo volto, con aria decisamente soddisfatta. Lui le rivolse un mezzo sorriso che la fece sospirare di gioia e approfittò della sua distrazione per fuggire. -Dovevo aspettarmelo da te. - disse poi, quando finalmente riemerse dalle viscere della terra, guardando Sofie dritta in volto. Scosse il capo, lasciandosi andare ad una leggera risata, mentre lei ringraziava Rachida del suo pronto intervento. -Dovrò trovare il modo di rifarmi. - la minacciò bonariamente, mentre portava un braccio attorno alle sue spalle, stringendola un po’ a sé. Il suo sguardo si perse in mezzo alle varie attrazioni del Luna Park, che sembravano voler richiamare l’attenzione di tutti gli avventori. Naturalmente ciò che colpì prima la loro attenzione fu la casa degli specchi e Sof, in preda all’entusiasmo, quasi lo trascinò al suo interno. Rimase per qualche istante a guardarla mentre faceva una sorta di sfilata da uno specchio all’altro, deformando la sua figura nei modi più svariati, e lui poi iniziò a fare lo stesso. Ora erano lunghi e stretti, ora bassi e larghi, ora le loro figure sembravano ripetersi innumerevoli volte, senza una fine, ora si attorcigliavano senza uno schema preciso. Sorrise, mentre continuava ad avanzare, finendo con lo sbattere la faccia dritta contro uno specchio che non era riuscito a notare. -Ahi! - mormorò, aspettandosi di sentire la risata cristallina di Sof al suo fianco, che però non arrivò. Solo in quel momento si rese conto di averla persa di vista. -Sofie? - chiamò, senza però ottenere alcuna risposta. Sentì una certa agitazione scorrergli nelle vene mentre continuava a muoversi a tentoni tra gli specchi alla ricerca di lei. Con tutti gli strani avvenimenti che erano accaduti in città negli ultimi anni non si sentiva affatto tranquillo. -Kai? - la voce di Sofie lo raggiunse, dopo diversi minuti, facendogli tirare un leggero sospiro di sollievo. Sentì uno strano rumore poi, come un tonfo, o qualcuno che inciampava, senza tuttavia riuscire a vedere nessuno. -Dove sei? Non ti vedo. - continuò a parlare, di rimando, sperando che con l’ausilio della voce sarebbe stato più semplice ritrovarsi. Niente da fare, sembravano essere finiti in due universi paralleli da cui era impossibile ritrovarsi, o forse erano solo due corridoi paralleli? Ad ogni modo optarono per una ricerca dell’uscita in solitaria, da cui poi sarebbe stato più semplice riuscire a ricongiungersi, senza tutti quegli specchi a trarli in inganno. A quanto pare Sof aveva incontrato la vera star di quella serata e sembrava piuttosto felice della sua scoperta. -Beh, meglio svignarsela allora, prima che Rachida diventi gelosa. - disse, in tono scherzoso, mentre si allontanavano dalla casa degli specchi.
    Notò presto il caravan con il gioco delle lattine e, spostando ancora lo sguardo, uno strano individuo che vendeva porchetta. Lo osservò con un po’ più di attenzione, poi sorrise, scuotendo appena la testa. Per i suoi figli adottivi Naavke era riconoscibile persino con quel travestimento. Aspettò che si voltasse nella sua direzione, poi gli rivolse un leggero cenno di saluto con il capo, senza però avvicinarsi, per non fargli perdere l’anonimato. La ruota panoramica svettava tra tutte le altre attrazioni, ma gli sembrò un’idea troppo romantica da proporre, quindi preferì passare oltre. Non si era ancora abituato del tutto a quel cambiamento tra di loro. Qualche altro passo e poi la musica in sottofondo cambiò, attirando l’attenzione di Sofie che, senza ammettere repliche, lo condusse verso la pista di pattinaggio. -Ma dobbiamo per forza? - protestò lui, per niente attratto da quel genere di musica e dalla pista di pattinaggio. Non ricordava neppure se sapesse ancora andare su quei cosi a rotelle, l’ultima volta che li aveva usati probabilmente doveva essere poco più che adolescente. Guardò con aria poco convinta i tipi che si dimenava sotto la grande palla stroboscopica e, con un sospiro rassegnato, lasciò le sue scarpe all’ingresso, sostituendole con i pattini. Bastarono pochi secondi però per far sparire il muso dal suo volto nel vedere Sofie così allegra e divertita. Rimase a fissarla per qualche istante, come imbambolato da quella visione, mentre qualche fascio di luce colorata faceva brillare il suo vestito, prima di rendersi conto che restare immobile con lo sguardo perso non doveva essere un’idea poi così brillante. Cercò di muoversi anche lui, seguendo il ritmo della musica che li accompagnava e cercando di copiare qualche mossa di lei, lasciandosi finalmente andare ad un’espressione ben più tranquilla e divertita. Si sentiva un po’ sciocco a ballare nel bel mezzo di una pista di pattinaggio, ma in fondo aveva fatto cose ben più folli in passato. Iniziò a canticchiare a bocca chiusa, non sapendo bene le parole di quelle canzoni, lasciandosi prendere dall’entusiasmo di lei. Notò con la coda dell’occhio un ragazzo a cui Sofie rivolse un saluto e si voltò nella sua direzione, per capire di chi si trattasse. Poteva essere un suo studente, oppure un amico di cui non conosceva l’esistenza, si accigliò per un momento per poi rilassarsi, per quella sera preferì non chiedere nulla e godersi semplicemente quell’uscita insieme. Prese la sua mano mentre la musica cambiava di nuovo, avvicinandola a sé per poi cingerle i fianchi con un braccio e catturare le sue labbra in un bacio. Iniziava a sentirne la mancanza e in mezzo a tutte quelle risate e quell’allegria non potè fare a meno di volerla più vicina a sé. Le sorrise mentre, dopo l’ennesimo cambio di canzone, Sofie si mosse verso l’uscita di quella zona, dandogli la possibilità di scegliere la loro meta successiva. Rise, sentendo quella sua battuta sul libero arbitrio. -Ma quale onore! Bene, allora direi che vorrei provare a vincerti un pupazzo per avere un ricordo di questa serata e c’è un interessante caravan che fa al caso nostro proprio lì! E chissà, magari potresti essere anche tu a vincere un peluche. - le disse, rivolgendole un occhiolino mentre, dopo aver recuperato le loro scarpe, si dirigevano verso il chiassoso Wade Wilson che richiamava a sé numerosi avventori a cui proponeva questa o quell’altra arma.
    Il gioco consisteva nel buttare giù il maggior numero possibile di lattine, così da vincere premi sempre più ghiotti. Scelse di tentare con una semplice pistola, lasciando i fucili a chi era più avvezzo di lui alle armi da fuoco e si posizionò davanti a una pila di lattine. Le osservò per qualche istante, cercando di ideare la giusta strategia poi, con una leggera alzata di spalle, si decise a tentare. Andò meglio del previsto e mancò soltanto una lattina, guadagnandosi un urletto di Wade che gli lanciò poi un unicorno di peluche e una matita rosa con sopra una gomma a forma di cuore. Gli rivolse persino un occhiolino divertito, per poi passare al successivo avventore. -Non ricordo che gli unicorni ti siano mai piaciuti ma.. spero che andrà bene comunque. - le disse, porgendole il peluche e anche la matita per poi depositarle un fugace bacio sul naso. Diede un’occhiata alla ruota panoramica, che continuava a svettare sopra le loro teste e per un momento pensò di proporle davvero di fare un giro su di essa, ma il suo pensiero venne presto cancellato dalla chiamata alle armi di Malgy che invitò tutti i bellissimi partecipanti di quella serata a scendere in piazza per partecipare al grande ballo di mezzanotte, il Thriller Dance Off. -Ah ma è già mezzanotte? - chiese, quasi incredulo che fossero già passate delle ore. Il tempo volava sin troppo in fretta quando ci si divertiva. La musica di Thriller irruppe nell’aria mentre i primi iniziavano a seguire il Don che stava istruendo tutti insieme ai suoi fedeli ballerini zombie per fare una perfetta coreografia. Quello poteva essere il momento perfetto per cercare di filarsela passando inosservati, ma in fin dei conti erano arrivati sino a lì e non potevano certo perdersi l’evento più importante della serata. Allungò una mano verso Sofie, rivolgendole un sorriso allegro e tranquillo. -Vuoi concedermi l’onore di questo ballo? - le domandò, cercando di darsi un tono un po’ più serio nel farle quella proposta, prima di lasciarsi andare ad una leggera risata e, afferrata la sua mano, si diresse verso il resto della folla. Una volta lì gli parve quasi di riuscire a muoversi senza neppure doversi impegnare, come se uno strano incantesimo muovesse le sue gambe e le sue mani. Forse era solo la sua impressione, o forse era la magia di Halloween ma non era del Natale?, ma era felice di aver accettato l’invito di Sofie e di essere lì con lei in quel momento.
     
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    † Valentin ~ Eva/Aksell †

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    Sali in macchina, andiamo a fare shopping. Parole Sante hihihi con un vampiro capite; non appena Aksell si presentò davanti all'impresa funebre della signora Rosdahl - che ancora tremolante si era un po' loopata a salutare Val "ᶜᶦᵃᵒ ᵛᵃˡᵉⁿᵗᶦⁿ ᶜᵃʳᵒ ᵛᵃᶦ ᵖᶦᵃⁿᵒ ᶜᶦᵃᵒ ᵛᵃˡᵉⁿᵗᶦⁿ ᶜᵃʳᵒ ᵛᵃᶦ ᵖᶦᵃⁿᵒ ᶜᶦᵃᵒ ᵛᵃˡᵉⁿᵗᶦⁿ ᶜᵃʳᵒ ᵛᵃᶦ ᵖᶦᵃⁿᵒ" (forse perchè c'era Bernie nelle vicinanze) -, alla guida di una macchina dalla dubbia provenienza e con un foulardino nero stile anni 50 attorno ai suoi boccolini biondi, per Valentin era già partita persa. Per giorni si era rifiutato di uscire in vista di Halloween, memore dell'ultima volta in cui aveva osato cercare di divertirsi la notte più spaventosa dell'anno trasformatasi nel più orribile dei momenti, tuttavia Aksell aveva tanto insistito per passare un paio d'ore alla festa della Pro Loco, e poi che fai eh? Dici di no alla festa della Pro Loco? Ovviamente ci vai! Soprattutto se il tema della serata è Thriller Night, un mood retrò che il giovane vampiro non avrebbe mai potuto rrrrifiutare. Ormai i suoi lunghi capelli biondi non erano che un ricordo, quindi tanto valeva approfittare del nuovo taglio, perfetto per una mise anni 80. Aksell era riuscito a corrompere il suo caro amico a colpi di hai fashiòn, e ben felice di fare un giro al VintAge per recuperare qualcosa di adatto, Val si chiuse lo sportello alle spalle ed i due sgommarono pericolosamente verso il negozietto. Durante tutto il tragitto, tuttavia, l'espressione di Valentin si sporcò di preoccupazione nel tenere lo sguardo puntato sul cellulare qualche secondo in più del previsto. Chissà che stai facendo. Ogni pensiero che formulava si dirigeva verso un'unica destinazione, costante ed irremovibile: Holden. Inevitabilmente, il volto gli si adombrò ed addolcì al tempo stesso, prima di essere riportato ad uno stato vigile dalla voce di Aksell, che gli annunciava di aver finalmente concluso il tragitto. Ho una cosa per te. Specificò Val una volta entrato nel piccolo negozio, sventolando così appena appena una busta in direzione dell'amico; al suo interno giaceva un gilet color verde smeraldo e dal retro dorato in lana mohair, un presente che sicuramente avrebbe fatto comodo ad Aksell in vista della festa. L'ho fatto io, sicuramente qui troveremo dei pantaloni da abbinarci se ti piace. Il verde sta molto bene con il tuo incarnato, quindi almeno provalo, non accetto un "no" come risposta~ Affermò il giovane, consegnando la borsa in carta nelle mani affusolate dell'altro mentre iniziava a scandagliare l'ambiente con lo sguardo: già molte idee avevano preso a prendere forma nella sua mente. Diciamo che, in quel momento, Val ricordava un po' i topolini che l'anno scorso erano andati a fare l'orlo ai pantaloni di Ivar con gli spilloni, però stavolta il falegname sembrò essersela scampata (phew).
    Tra uno zip zap ed uno snip snap, Valentin ed Aksell erano diventati le mean girls anni 80 di Besaid, le Brenda e Linda della cittadina grazie ad una trasformazione pressocchè perfetta: uno vestito di vivi colori pastello si, gasp!! non di nero!! ed uno stile che ricordava George Michael prima maniera - all'epoca degli Wham wakemeupbeforeugogoAHAAA - anche se con degli sprazzi finti e studiatissimi di sangue, e l'altro che con i capelli pettinati all'indietro, gli sbrillocchi enormi ed il completo verde a fasciargli le curve (mlml) era pronto ad ammazzare il suo quarto marito, avrebbero conquistato la festa in uno schiocco di dita. Appena arrivati al Dromme, il primo ad uscire dalla macchina fu Brenda, che portandosi le mani ai fianchi osservò quella festa da poveri con aria di sufficienza. Linda... Mi sto chiedendo perchè siamo venuti qui. Almeno c'è la stanza degli specchi, perchè i costumi mi stanno facendo male agli occhi- Di punto in bianco, l'entrata del Luna Park parve assumere forme diverse, piegarsi e stringersi sino a diventare una stanza. LA stanza.
    Sono i maestri del fashion style, e sono pronti a svelarvi i segreti dell'eleganza.
    Dispensatori di preziosi consigli, cercheranno di valorizzare la vostra immagine.
    Valentin ed Aksell.
    Sono loro che urleranno a tutta Besaid:

    «Ma come ti vesti?»
    Spostandosi dall'iconica stanza dalle pareti a righe sul cui divano i nostri beniamini avrebbero consumato fantastiche bOlLicInE, Brenda e Linda (=Val & Aksell attensione che qui si cambiano i nomy) erano pronti a conquistare la notte di Aulìn, facendo del Luna Park il loro parko gyoki (hihi). Ovviamente troppo belli per permettersi un vero e proprio /twirlo/ spaventoso, i due amici vennero intercettati dopo il loro glorioso ingresso dall'unica e sola Rachida Sibilla della Movida. aniMA DANATAAAAAAAAA!!! Voltandosi di scatto, Brenda riconobbe immediatamente la voce dell'indovina, a cui aveva scritto una lettera alla posta del cuore lo scorso San Valentino. Devi dire a me pratica sesuali strani! Perchè tu no piu scrito! TU INSIEME CO PUFO OGI?! SCIAO PUFO COME STA perchè non dipinge me come una dele tue ragase franciese? Allibito sino all'osso nel vedere Rachida brandire dei pennelli da makeup, Valentin si affrettò ad afferrare la mano della sua Linda per trascinarlo via dalla Sibilla inferocita. Ansi, forse poso dipinsgere io ogi! Vieni qua Pufo! Nonostante le terribili manine di Rachida che si estendevano per afferrare l'una o l'altra stoffa per trascinare i fashion boys nel suo covo da pittrice, Brenda riuscì a farla franca assieme alla sua sister gridando Non ci avrai mai!!! mentre la sibilla iniziò un rocambolesco inseguimento, inciampando nel tesuto (con una ese) della sua stessa gonna che un po' le andava larga perchè di polpete di diavolo non ne mangiava da qualche giorno. Anima danataaaaaaa!!! Puuu~uufoooo!! Torna indietro Rachida vuole sgiocare co voiiiiii e con quest'eco demoniaca, Linda e Brenda seminarono il primo bossone della serata. Ecco che però incontrarono il secondo, il bossone della futura vita lavorativa di Valentin (spoileroni), IAGONEEEEHHHH. Nè Brenda nè Linda mancarono di notare la mise interessante dell'uomo, che avvolto in un completo nero e con il baffetto extraordinaire aveva preso le sembianze di Gomez della Famiglia Addams. Mon Cher~ Esordì amabilmente e un po' ((((;;;;; Brenda, imitando le famosiSSime parole della dolce Morticia nell'interpellare il povero Iago, reduce dall'incontro con Hobi mentre era impegnato a scambiare quattro chiacchiere con- CARRAMBRA CHE SORPRESA! Sul momento, Val si era scordato che Romina ed i suoi Pipitigni fossero impegnati in una tournée internazionale e che al loro posto ci sarebbe stata l'incredibile Raffaellona, sua vecchia conoscenza. Valentin! HOHO! [badabam] Che bello vederti, mi ricordo di te dal funerale del mio prozio [badabam] Alberigo! HOHOHO! Afferrando le spalle di Aksell per rimuoverlo prontamente dalla traiettoria delle testatone della Raffa (modo in cui aveva ucciso anche il suo prozio Alberigo), Brenda sfoderò uno dei suoi sorrisi più raggianti alla cantante, che salutò calorosamente. Ahh buonasera Madame, non sapevo che conoscesse Monsieur Iago~ Siete impeccabili oggi, come sempre. Rimarcò lui, ancora tenendo la sua Linda accanto a sè per non fargli correre ulteriori pericoli mentre era in corso una conversazione non solo di piacere, ma anche di lavoro! Chi lo sa che cosa il fato (io) avrebbe dedicato a Valentin, magari un ricco contratto *cough cough* con la Maison! (vero liz) *cough cough* Vi presento Aksell, è un mio amico ed anche lui ha un ottimo occhio estetico. Potrebbe essere un modello, non è vero? Cinguettò ben contento Valentin, in questa occasione molto più disinvolto del solito- chi l'avrebbe mai detto che avrebbe fatto quattro chiacchiere in tutta tranquillità con delle persone sob i see the light- Bene Monsieur e Madame, vi lasciamo alla festa~ Buona se- tanti AUGURI!! [BADABAM] A CHI TANTI AMANTI HA, TANTI AUGURI [BADABAM] IN CAMPAGNA ED IN CITTA' Più il canto di Raffa si faceva (((intenso))), più il Luna Park veniva scosso da vibrazioni sismiche, a volte raggiungendo il 3° della scala Richter per attutire le testatone.
    Fortunatamente, Brenda e Linda riuscirono a scappare prima di venire risucchiati dalle zolle, e in poco tempo ritornarono sul sentiero che li avrebbe portati al prossimo disagyo. Manco a dirlo, la coppia di amici si ritrovò davanti al caravan con il gioco delle lattine, in cui un omino muscoloso e slanciato con indosso una tutina rossa (macchiata di sangue vero) regalava armi e munizioni ad ogni avventore. Si voltò, e mostrando un papillon nero attorno al collo, salutò con un poderoso cenno delle mani aperte i due ragazzi. Buon Halloween American Horror Story e Bwi dei BTS~ Che posso fare per voi? State shining through the city with a lil funk & soul? Lanciato uno sguardo stranito all'amico, Brenda si portò una mano tra i capelli, chiedendosi chi avesse confezionato quella cosetta aderente che come uno slAP gli aveva colpito i sensi - non che gli dispiacesse vedere Wady flex, però comunque quelle macchie e quello spandex non si potevano vedere piango BolLiCiNEh Vorremmo sparare. =3= Brenda NON era contenta. va BEEEEENE Come direbbe CC8! Cosa vi do? Beretta? Ruger? Glock? Volete un Kalashnikov AK-19? Coltelli? Bombe a mano? Ditemi dolcezze, vi do tutte le love pistols che volete~ Cosa avrebbe risposto Linda? Nel mentre, Val fissò lo sguardo negli occhietti vacui della maschera pronto ad esprimere la propria preferenza senza esitare. Una Glock 44 FS Calibro 22 LR prego. E così, dopo che anche Aksell ebbe scelto la sua arma, Wady fu pronto a caricarle per iniziare la partita. Con sua somma sorpresa, Brenda & Linda erano più come Mr. & Mr. Smith che come Enzo e Carla, dato che di punto in bianco ogni bersaglio venne abbattuto con estrema precisione. WAAAO. Okay, sapevo che Bwi fosse un membro del KGB, non sono sorpreso. Cosa pruenderue voi, farue un cicchettuo di vuodka? Pruendete cetiriuolini fati in casa di Zia Olga? Filuietto di baccaluà Canduito? Pensieroso, forse Wade si stava rendendo conto di aver finito le opzioni, e allora gli brillarono gli occhi nel suggerire il pezzo forte: POSSO DARVI LE BolLiCiNEh!!!!! Però non prima che cantiate Duloc. Altrimenti niente premio. Messo all'angolo, Valentin si ritrovò a lanciare una leggera gomitata a Linda, invitandolo ad iniziare a cantare per avere le BolLiCiNEh supremeh. Prese un sospiro ampio in segno di rassegnazione, e poi iniziò ad intonare Cin sei set ot- Ora sei a Duloc la perfetta città! Qualche regola c'è, certo servirà! Stare calmi e stare in coda qui va molto di moda, Duloc è il paradiso! ... Continua tu, Linda- E sOOOOOlo dopo che Aksell ebbe finito la canzone, forse anche in russo (bonus) Wade si mostrò tutto contento, sparando in aria prima di consegnare le gelatine di BolLiCiNEh ai due amici; tant'era felice, che consegnò loro anche due anelli con tanto di pietra di caramella, ponendoglieli al dito come fosse un rituale di fidanzamento finito con le dovute raccomandazioni su dove poter inserire l'anello - in tutte le "taschine segrete" ewwww. Proprio in quel momento, Aksell venne attirato da una sua vecchia amica, Sofie, che il giovane si fermò a salutare - forse, non ne siamo certi perchè Brenda era impegnato a controllare che il colore della caramella facesse pendant con gli outfit.
    Dunque, una volta che furono entrambi liberi, i nostri amichetti fashion style si avvicinarono alla pista di pattinaggio, dove avrebbero concluso la seratona. Probabilmente, l'unico al mondo a sapere che Aksell/Eva non sapeva fare qualcosa era proprio Valentin, consapevole di quanto non fosse stabile sulle rotelle. Quindi, una volta legati i pattini attorno alle caviglie, Brenda si assicurò che Linda si sentisse a proprio agio prima di entrare in pista. Tutto bene? Prendimi a braccetto, ti aiuto io caro. Si premurò Val, avvolgendo un braccio attorno a quello di Aksell per tenerlo saldamente su mentre si impegnava a compiere le prime falcate in equilibrio. Tanto erano impegnati in quell'affettuoso momento di bonding time in amicizia che non si accorsero che di lì a poco scoppiò il caos nel Luna Park, affollato di zombie e di preti sulle biciclette (in realtà era solo Don Matthew ma lui vale 1000 cioè regà fratè). Ugh.. Guarda Linda! Questi non sanno proprio fare skincare, guarda… tutte le cellule morte sulla fac-
    Goli maaaaaaar~
    Goli.. mar-mar-mar-mar-(mar)....
    Rrrrrgrrryyaaaaayaaaaa!

    Assottigliati gli occhi per poter vedere meglio, Val si accorse che Thriller Night aveva preso una piega un po' internascional, con un Don Matthew Indiano che continuava a urlare GOLIMAR a dodicimila mentre faceva dei movimenti strani. Si chiese che cosa effettivamente stesse succedendo, mentre la musica si faceva sempre più forte e disagyata, trasformando quei piririrpriirpiripiri in qualcosa di ancora peggiore. ~ G o l i m a r m a r m a r m a r ~ È questo allora che c'è dall'altra parte... [x-files music] Di lì a poco, la tenue e raffinata presa attorno al braccio del povero Aksell svanì, sostituita da una familiare mano morta attorno ai suoi fianchi. Uh... e così è lui eh? Commentò sottovoce Brenda, osservando Jungkook dalla testa ai piedi stefception con fare accusatorio mentre qualcosa di misterioso lo stava trascinando via dalla pista. È carino, ma Linda ricordargli di fare un po' di skincare in più e vestirsi meglioo~ooOOOO~ Ed ecco che Val svanì nella notte, accompagnato dall'eco di Golimar mentre una figura ignota lo trascinava via. Aveva un profumo di Furby indemoniato a lui noto, doveva per forza essere: Lady Dorothea Middleton! Esclamò il giovane, allungando le braccia in avanti per tornare dal suo amico Aksell mentre la donna lo caricava su una scopa a forma di BaTaCChio pronta a sgommare nel cielo. Buon Halloween Contessa, pronta a fare un giro per Befas?

    Edited by ‹Alucard† - 6/11/2020, 22:44
     
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    Iago Gabriel 'Ren' Blanco Torres | time traveller | mamacito(?) |Iago & Raffaella Carrà annamo bene

    Uno sguardo ammicante di prova, allo specchio, giusto per testare l’effetto. Il personaggio cinematografico di Gomez Addams sembrava calzare a pennello sulla sua figura. L’abito gessato era stato confezionato per lui dalle sarte dell’Estrella. Per il trucco aveva dovuto chiedere ad Agnes. Non che fosse stato particolarmente difficile mettere un po’ di matita nera e sfumarla, ma Iago aveva altre qualità(?). Aveva rasato la barbula leggera lasciando solo il baffetto, e i capelli ricci erano stati domati da gel e lacca per aderire in una elegante piega anni venti. Foulard al collo, rosa nera all’occhiello, ed era pronto a fare la sua apparizione alla festa. Non era amante delle feste, e questo era risaputo, ma Halloween aveva qualcosa di magico. Ricordava un po’ i festeggiamenti per el dias de los muertos, nella lontana e tanto amata Argentina. Ma il suo vestito non era ancora completo. Mancava la sua dama, una Morticia bionda che probabilmente avrebbe rapito e non invitato gentilmente. Ma dettagli. Con un ghigno dipinto in volto, si concentrò su un posto preciso, in un tempo preciso. Il ritaglio di giornale che teneva tra le mani gli avrebbe fatto da guida. Chiuse gli occhi per un istante, e in quello dopo il clima era cambiato. Non era più solo in una stanza.

    Tratta Besaid- Italia, anno 2210


    Sapeva che era uno sforzo enorme per un premio ben troppo gramo, viaggiare così tanto avanti nel tempo per poi tornare indietro, ma ciò di cui Iago aveva bisogno era un trasporto immediato. Nell’anno duemiladuecentodieci sarebbe bastata mezz’ora a un jet per raggiungere l’Italia, dalla Norvegia. E per fortuna in quell’anno aveva già una piazzaforte. Era follia, la sua, viaggiare avanti nel tempo, poi tornare indietro, prendere una persona e portarla di nuovo in avanti e infine nel 2020. Le possibilità che Iago rimanesse bloccato in qualche epoca a caso erano quotatissime. Ma si sarebbe riposato nel jet. In fondo non erano troppi secoli, quelli che doveva attraversare. Giunto in un’Italia ormai irriconoscibile, del tutto trasformata da capitale della cultura a paese uniformato agli standard mondiali, il direttore dell’Estrella fece cenno a coloro che viaggiavano con lui di attenderlo. Non ci avrebbe messo molto. Di nuovo avrebbe viaggiato nel tempo, stavolta facendo un salto indietro.

    Tratta Sanremo 1983 - Sanremo 2210- Besaid 2110


    Apparve tra la gente. Il pubblico in delirio nemmeno notò che ci fosse una persona in più, mentre per la prima volta ascoltava “Vacanze Romane” dei Matia Bazar. Quanta poesia. Iago adorava la cultura italiana, e la conosceva bene, dato il successo che questa aveva in Argentina. A Santa Rosa non esisteva famiglia che non avesse un parente italiano. Proprio la persona che cercava in quell’epoca, aveva condotto un programma tv che congiungeva parenti italiani e argentini. O meglio, avrebbe, dato che in quell’anno non aveva ancora idea di quella che sarebbe stata la sua carriera televisiva. Se ricordava bene, l’ospite si era già esibito sul palco. Era il momento di dare la caccia alla sua preda. Senza farsi notare, scivolò dietro le quinte, nei camerini. Col suo charme, nessuno esitò a farlo passare, credendolo il facoltoso marito di qualche diva dello spettacolo siamo in Italia su, non ce vuole sta scheggia dello spionaggio per violare la sicurezza. Aveva persino preso un mazzo di fiori lasciato su una sedia, avendo l’accortezza di buttare il bigliettino che recitava “Sarà quel che sarà, Tizià. In bocca al lupo”. Quando lesse il nome del target sulla porta del camerino, bussò educatamente. Lei aprì.
    Lunghissime ciglia ricurve intorno agli occhi grandi, un meraviglioso abito argentato e lucente con le spalline e le maniche a pipistrello, accecanti orecchini di diamanti alle orecchie. E quel caschetto biondo, inconfondibile. Il cuoricino da fan di Iago accelerò. Non era facile che si emozionasse in quel modo, ma hei, quella che aveva davanti era una leggenda! L’unica, la grande Raffaella Carrà. Sorrise, lei, vedendo le meravigliose rose bianche. Iago si profuse in un leggero inchino, prendendo la sua mano e regalandole un elegante baciamano, che provocò in Raffaella la sua solita risata accorata. Già immaginava la faccia di Pedro quando gli avrebbe portato la Raffa originale che cantava il suo nome. Probabilmente sarebbe morto, el cabron. ”Splendida, meravigliosa musa dell’arte…” Proferì, in un italiano abbozzato più tendente all’argentino, ma comprensibile per lei. ”Ho una sorpresa para ti, mi amor. Cierra tus ojos, mi estrella, esta será la mejor noche de tu vida” Le cinse la vita, facendole fare una specie di casquet, senza musica. Solo Dio sa come mai Raffa non chiamò la sicurezza, ma anzi, mise la giacca e scappò con Iago. El madito seductor aveva colpito ancora. O forse Raffa si era rotta le scatole di cantare a Sanremo senza vincere mai. ”Agárrate fuerte, cariña”, le disse, prima di scomparire insieme a lei e ritrovarsi di fronte al jet, nel 2210. Raffaella svenne, prevedibile. Meglio, almeno avrebbe risparmiato le spiegazioni per dopo. Insomma, tornò nella Besaid del futuro in jet, e poi il quella del 2020 con Raffaella Carrà mezza tramortita portata in spalla. Bene ma non benissimo.

    Besaid, Halloween 2020.


    Il problema della particolarità di Iago era che poteva attraversare il tempo ma non lo spazio, quindi dopo quei duemila giri Norvegia-Italia era arrivato alla festa praticamente sfranto. Una striscetta di bamba per far ripigliare Raffaella, per lui una bustina di zucchero e un negroni, e si era pronti a comandare. ”Tesoro, ma io non ho capito come ti chiami”. Raffa sembrava molto spaesata, dopo essersi svegliata improvvisamente in Norvegia, nel futuro. Per fortuna una volta tornata a casa il ricordo di Besaid sarebbe sparito dalla sua mente. ”Iago, mi amor, come el personaje de Shakespeare”. Si sforzò poi di parlare la sua lingua, conducendola per mano verso il palco. ”Questo palco è per te. Un concerto nel futuro, te immagini? Altro che Tiziana Rivale. Avrà vinto el festival nell’83, ops, spoiler, ma poi non si sa che fine abbia fatto. Tu invece, Rafaela mia, sei sempre una estrella muy brillante nel firmamento” alla fine Iago parla come Katuxa help. Stava per cominciare, quando furono interrotti da due damerini dai vestiti pastello, colore che fece inorridire il direttore della Maison. Valentin conosceva Raffaella? Ma che cazz. Forse dovevo avvisare che andavo a prendere quella dell’83, dettagli, è più disagio così. AH AH AH AH E' TUO ZIO ALBERIGO?? ME PAREVI LUI!! UGUALI! Raffa urlava sguaiata dando le pacche a Valentin. Uno sguardo a lei, uno sguardo ai due. Un po’ infastidito da quella invasione, Iago si ritrasse leggermente. ”Vi prego, signori, non parliamo di lavoro adesso. Passate prossimamente alla Maison se volete un colloquio. Senza le giacchine pastello. Esta noche pensate a divertirvi.”. Intanto Raffa aveva iniziato a dare capocciate qua e là, prima di salire sul palco e iniziare a cantare. Cazzo, ma dove era finito Pedro? L’aveva portata apposta per lui e lui non c’era. Que hijo de puta, salvando sua zia. Non lo pensava realmente, ovvio. Probabilmente gliel’avrebbe portata l’indomani a colazione. Il problema era dove parcheggiare Raffa per la nottata. Quella s’era innamorata(?). Ci avrebbe pensato poi. Lo sguardo si posò sullo stand della porchetta. Quel chico mexicano aveva qualcosa di familiare…dannatamente familiare. Cazzo era Zorro! No fermi tutti, Iago era una faina, e non ci mise molto a scoprire la vera identità di Negrito Navarro. ”Ma que…” Si avvicinò. ”Ma Naavke, ma che fa?”. El gringo assottigliò lo sguardo. ”Naavke? Chi è Naavke? Io no intiendo. Io taglio porcheta. Vuole porcheta senior?” E niente, doveva essere impazzito. Anche il buon Nero aveva una certa età. Forse era giunto il momento per Iago di iniziare la sua scalata al potere e prendersi Libra. Scosse la testa, notando Kai in atteggiamenti promiscui con una bella moretta. Hai capito il depressone, alla fine ce l’ha fatta! Pensò, contento per lui. Gli tirò una pacca sul culo passandogli vicino e ridendo, prima di raggiungere lo stand in cui il vecchio dell’Egon tentava di far indovinare l’altezza e il peso del prosciutto. ”OOOOOH, SIGNOR TORRES……vuole provare???” Fece spallucce. Se ne intendeva di misure almeno quanto di sartoria, e in effetti le due cose erano collegate. ”Mmmh, secondo me el gancio sta a dos metros e diez, e pesa quarantadue chili.” Pure lui aveva sforato con l’accuso. ”EEEEEEEEEEH. Sull’altezza quai ci ha preso eh, proprio ha sbagliato di poco poco poco… il peso mi pare un peletto esagerato. Pesa più di Obi sto prociutto oh.” Iniziò a ridere sguaiatamente. In effetti aveva ragione. Intercettò infine il Don, che parcheggiava la bici nuova (ricordiamo che la precedente l’aveva persa a carte con Adrian), e lo salutava con entusiasmo. ”Benedetto figliolo, hai portato Raffaella Carrà…che mito, sono un suo fan. Poi mi faccio autografare la Bibbia eh. Vieni a ballare con noi? Mi hanno detto che sei un tangero!” Come facesse Don Matthew a sapere tutte quelle cose, boh. Che poi i preti non erano contro Halloween? Probabilmente no, dato che il suo fido amico baffuto (sempre il Maresciallo Cecchini che lo assisteva nella bisca clandestina), lo seguiva vestito da bimba dell’esorcista. Coi baffi. Però, che cosplay originale. ”Madre de dios! Oh, me perdoni padre. Arrivo subito!” Li lasciò andare avanti a preparare quello che doveva essere un flash mob, e si accese una sigaretta. La sua attenzione cadde su una figura solitaria seduta su una panca (Eustacia). Sembrava veramente incarnare la vedovanza espressa dal suo costume. Bella e sfortunata, povera chica. Avrebbe ordinato un paio di birre allo stand più vicino (e si, per lui la birra era una poracciata, ma quello passava il convento sks). Si sarebbe avvicinato a lei, e gliene avrebbe offerta una, ancora tappata. ”Però, l’umore che riflette il tema del costume. Interpretaciòn perfecta! A forza di parlare italiano-spagnolo-norvegese, quella sera Iago era diventato un ibrido strano. La stanchezza causata dai viaggi nel tempo non lo aiutava di certo. ”Balli? E’ una festa, dopotutto.” Avrebbe porto la mano alla ragazza, mentre Don Matthew e Raffaella si scatenavano con Thriller insieme agli zombie, Dorothea Middleton rapiva Valentin e Rachida spariva misteriosamente dietro al truck di Negrito Navarro. Nessuno ancora aveva indovinato il peso del prosciutto, così Clelio aveva lasciato tutto a Hobi e si era lanciato nelle danze. Piano piano ovviamente, un passettino alla volta. Raffaella invece si era lanciata in danze sfrenate con Don Matthew, tra un casquet e l’altro e il limbo sotto alla Bibbia a suo di salmo responsoriale reppato #wat. Se la ragazza avesse accettato, l’avrebbe trascinata con sé in quel delirio. Se così non fosse stato, beh. Aveva il ritmo nel sangue, avrebbe ballato comunque! A la izquierda, al a derecha, vamos mamacitos.

    Uso il condizionale perchè non mi permetterei di decidere per Eustacia ihih. Scappa ragazza, scappa finchè sei in tempo!
     
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    Joon & Hoseok
    È lungo e non ho voglia di rileggere... vi voglio bene :luv:


    Hoseok sei sicuro di non aver bevuto troppo? Domandò con la voce macchiata da qualche tratto di preoccupazione, fase matura e giusto un po' allarmata del tipico sentimento di premura che provava nei confronti del più grande. Conosceva ormai i limiti dell'altro, avendo avuto occasione di trascorrere con lui diverse serate come quella da quando i due avevano iniziato a lavorare insieme, tuttavia quella sera aveva portato all'HopeLab un paio di bottiglie del prosecco migliore che aveva in cantina. Fra l'altro, non era mai stato del tutto convinto di quegli incontri di "bere per andare a bere" che tanto sembravano essere radicati nella cultura norvegese. Questi giovani d'oggi... Lasciatisi alle spalle l'HopeLab, dove aveva brindato con il collega alzando un bicchiere pieno di succo alla pera, Joon e Hoseok (un altro dinamico duo) avevano iniziato a camminare verso il Luna Park. Ooh, Jungkook mi ha appena detto che ci saranno anche lui e Petra. Magari li becchiamo in giro. Informò Hoseok per poi continuare a mormorare fra sé e sé, lasciandosi scivolare il cellulare nella tasca posteriore del pantalone (x). All'abbigliamento basato sullo stile della festa retro-stroboscopica aveva aggiunto qualche dettaglio halloween-esco: un cappello da cowboy, un fazzoletto rosso al collo, un paio di pistole finte che gli spuntavano dalle fondine affisse alla cintura e gli stivali da vero buttero toscano (what)... senza nessun serpente all'interno. Hoseok gli aveva proposto di prendere in prestito una delle sue fruste, ma Joon si era visto costretto a rifiutare gentilmente l'offerta dell'amico. Qual cortesia! Joon sperava che un po' d'aria fresca avrebbe stemperato i livelli di ubriachezza dell'altro - che, come sempre, se la stava cavando con le prove matematiche che Joon gli stava proponendo, azzeccando perfino le radici quadrate. Per finire, una semplice: trentaquattro più trentacinque? Ridacchiò, ben consapevole dei risvolti più maliziosi e ammiccanti in cui aveva trasportato lui stesso la conversazione, pronto a raccogliere i commenti del più grande: finché l'avrebbe visto divertito, sarebbe stato sereno anche lui totalmente non innamorato, no. Immerso nel proporgli di iscriversi a "Tú sí que vales", fece finta di non accorgersi di essere passato vicino ad un mega-trattore con tanto di festa cantante sopra il macchinario e accelerò il passo quando stavano per avvicinarsi allo stand di Rachida, stringendo un po' il braccio di Hoseok, oltre che la collana di perle e la borsetta (what). I Chicos Malos l'avevano avuto una volta, non l'avrebbero avuto una seconda volta.
    Ehi, Hoseok, perché non andiamo- Inutile a dirsi, per quanto cercasse di restare il più lontano possibile dal disagio dell'ambiente cittadino, Hoseok ne era imbevuto completamente dalla testa ai piedi. Non volendo davvero allontanarsi dall'altro per paura di imbattersi in nemici peggiori, l'avventuriero seguì il suo master fino alla presa del prosciutto dove si era raccolta una gran folla Conte vi guarda attorno al proprietario dell'Egon, il fantomatico Clelyone - la cui esistenza, di tanto in tanto, Joon metteva in dubbio. Tipo la fatina dei denti o quelli che inserivano nel verso giusto una chiavetta USB al primo tentativo. Mah, creature fantastiche. Ad ogni modo, tutti stavano cercando di vincere un ghiotto montepremi, talmente grosso da portare Joon a domandarsi da quale animale fosse derivato. Sembrava di stare nel mezzo della borsa di New York, stonks📈. Distratto per meno di un secondo, Joon non si sarebbe aspettato di vedere Hoseok con in mano una motosega mentre, impegnato a far forza contro i presciuti (sic), veniva aizzato al lavoro da Clelyo. Ho-Hoseok? Sei sicuro di saperla usare? Lo conosceva in quanto esperto di torture, ma non credeva di averlo mai visto tenere in mano una motosega. Certe volte era meglio non farsi domande. Fortunatamente di lì a poco un elegantissimo zio Fester si avvicinò allo stand del presciutto, tentò la fortuna, venne molestato da Hoseok, e quindi uscì di scena. Forse era giunta l'ora di fare lo stesso e Joon, attento ai movimenti delle braccia del collega, ancora pericolosamente dotato di motosega, se lo trascinò dietro e lontano dagli insaccati. Prima, però, che potessero tornare a godersi un po' di solitudine, come Joon avrebbe tanto desiderato, i due dinamici duo (what) si incontrarono: riconosceva facilmente l'odore che aleggiava attorno a Jungkook e Petra e di certo non si sarebbe messo a far loro la paternale, nonostante gli sguardi allarmati che gli lanciò la ragazza. Ehi, come va? Vi state divertendo? Siete passati alla presa del prosciu- ah, nulla. Lasciate stare. Comportatevi bene, okay? Fermando sul nascere quella proposta, non volendo condannare i due a vivere esperienze poco piacevoli - o forse scongiurando l'incontro con energie troppo cariche di disagio -, chiacchierò per un po' con gli amici e quindi si divisero, tornando ognuno sulla propria strada.
    Sei proprio instancabile... ti sei messo a lavorare perfino la sera di Halloween. Commentò con ironia accompagnata da un sorrisetto nervoso Joon, trasportando via Hoseok e avvertendo la calma tornare a riappropriarsi del suo umore solo quando fu abbastanza distante da quel concentrato di dysagio. Forse avevano camminato un po' troppo, dato che erano arrivati in una zona poco bazzicata del Luna Park. Tirato un piccolo sospiro di sollievo, si rese conto di aver sbagliato a tranquillizzarsi così in fretta. E-ehi Hoseok... ma cos'è quello? Domandò stringendosi al braccio del collega, facendo capolino dalle spalle più piccole dell'altro solo per poi spostarsi di fronte a Hoseok, sapendo dell'innato coraggio del più grande. Avrebbe dovuto ricordarselo: certe volte, era meglio non fare domande. Tu, strana figura. Che stai facendo lì nell'ombra? Chiese rivolgendosi alla sagoma informe. Improvvisamente, la strana figura si alzò: bastò una sola occhiata a Joon per capire la gravità della situazione. Non credeva che avrebbe mai avuto l'occasione in vita sua di incontrarlo. Indossava abiti medievali e, barcollando per via della bassa statura, si stava per avventare contro i due turisti (?): era lo gnomo armato di ascia. Sca-scappa! HOO~OOSEOO~OKKK!!!!. Prima di afferrare la mano del collega e costringerlo a correre via con sé, Joon pensò bene di effettuare un placcaggio ai fianchi stretti di Hoseok e caricarselo direttamente su una spalla, seminando ben presto la strana figura dello gnomo armato di ascia. Per fortuna, erano ancora vivi.
    Ansante e piegato sulle proprie ginocchia, Joon stava cercando di riprendere fiato dopo la corsa che li aveva portati in salvo. Appoggiandosi con i gomiti contro una lunga barra in ferro, si rese improvvisamente conto di essere arrivati in prossimità della pista di pattinaggio dove diversi clienti del Luna Park si stavano dilettando in piroette più o meno riuscite. Aah... che cosa carina. Mormorò fra sé e sé mentre gli occhi luccicavano e la memoria si riempiva di felici momenti d'infanzia, di quando si divertiva con le sorelle maggiori a scivolare lungo il ghiaccio come se fossero tre cigni su uno specchio d'acqua fermo nel tempo. Hoseok, ti va di provare? Se non sei capace, non importa, puoi reggerti a me. Ti faccio vedere come si fa, va bene? Ti fidi? In fondo, il pattinaggio su ghiaccio e su rotelle non erano poi così differenti: era tutta questione di baricentro (e Stefania se ne intende! *cri cri*). Strappati un paio di biglietti d'ingresso e abbandonate le scarpe per fasciare i piedi con dei pattini retrò (e giusto un po' usurati), Joon fu rapido ad approfittare della situazione per mettere in campo tutta la galanteria imparata negli anni, guidando Hoseok in quella nuova esperienza con gioia e una buona dose di pazienza.
    Era sicuro del fatto che non si sarebbe mai dimenticato di momenti come quelli e quel sogno, la cui fine venne segnalata solo dal trillare di una campanella a bordo della pista, che segnalava la fine del loro turno, l'avrebbe accompagnato ancora per molto tempo. Nonostante l'inizio rocambolesco di quella serata, Halloween sembrava essersi rivelato per il cuore di Joon molto più dolce di quanto era stato San Valentino. Circondato da una miriade di piccoli cuoricini rosa che continuavano a gonfiarsi fino a scoppiare, Joon attese di poter avere Hoseok di nuovo al suo fianco, quando fu il collega a proporgli di fare un salto sulla ruota panoramica. La ruota? Oh, certo. Non c'è troppa fila, forse potremmo salire presto. Osservò, stranamente emozionato dall'idea di poter condividere un'altra esperienza tipicamente romantica con Hoseok. Prima di partire in direttissima fino alla Luna, però, Joon decise di prendere un saggio e profondo respiro: erano amici e colleghi che andavano a farsi un giro sulla ruota panoramica, per godersi il panorama notturno e pieno di luci, stretti in una piccola cabina a diversi metri d'altezza. Non tutto doveva per forza essere incorniciato fra preziosi intarsi amorosi! Neanche a dirlo, quel discorsetto fu del tutto inutile poiché Joon fu facilmente stordito dalle morbide carezze che le luci stavano lasciando di volta in volta sui lineamenti di Hoseok. Sono senza speranze.
    Prima che il più grande potesse avvertire qualche vago sentore di paura per via dell'altezza che stavano per raggiungere, Joon ebbe l'accortezza, con una scusa, di proporre all'altro di farsi più vicino a lui, così da potergli infondere un po' di sicurezza con la sua vicinanza. Hobi, perché non ci facciamo una foto insieme? Gli domandò con serenità, rivolgendogli un caldo sorriso. Ricevuta la risposta positiva da parte dell'altro, Joon si fece più vicino a Hosoek, pronto a cingergli le spalle solo per rientrare meglio nell'occhio della fotocamera - ovviamente. Prima che potesse portare a termine quella mossa da vero pro degli appuntamenti delle scuole medie, una luce molto più invadente e bianca inondò l'abitacolo occupato dai due. Ma cos'è? Il flash? Non me lo ricordavo così potente- Stringendo all'inverosimile gli occhi, Joon non capì più quel che stava succedendo, accecato e confuso da un ronzio simile a quello di un grosso insetto. Hoseok non vedo più nulla. Si lamentò confuso, fino a quando una ventata d'aria fredda non lo colpì direttamente in faccia: il portellone dell'abitacolo era stato aperto. Una vocina lontana iniziò a parlare una lingua strana e irriconoscibile (no, non era nemmeno il latino), fatta di intermittenze e segnali informatici. Bli blu bli blu. Bli blu. Blu bli bli blu. Un messaggio inequivocabile: volevano Hoseok.
    Non ricordava di essersi addormentato, ma una volta riaperti gli occhi non trovò Hoseok vicino a sé. Dove era finito? Sarebbe tornato? Era stato tutto un sogno... oppure Hoseok era stato davvero rapito dagli alieni? Si sarebbe dovuto preoccupare o si trattava della prassi per l'amico? Le sue serate di solito terminavano così? E chi poteva saperlo. Joon si domandò se il giorno seguente avrebbe dovuto fissare ai pali della luce della città dei volantini con la faccia di Hoseok. Ehi amico, non puoi rimanere lì per sempre. Devi scendere. Sconvolto e pallido in volto, venne perfino squadrato dall'addetto a far salire e scendere i clienti. Chi diamine saliva sulla ruota panoramica da solo? E come glielo spiego... Con gli occhi ancora sbarrati, intimorito al solo pensiero di alzarli al cielo, Joon si allontanò il prima possibile da quella ruota infernale, sperando che quella nottata non avesse in serbo altri sorprese per lui.

    ⋯ da qui in poi è tutta una giulia-ception, scusate ⋯

    Oh... Petra? Come mai sei da sola? Dov'è Jungkook? La ragazza gli sembrava piuttosto fuori di sé e lo accolse con un ampio sorriso, pronta a passarsi una manciata di fazzoletti contro le labbra unticce per via della ricca cena appena consumata - forse dovuta alla fame chimica. Yo Joon! Non ne ho idea. Ho chiacchierato per un po' con tipo il proprietario del Luna Park, un tipo tutto strano con la barbetta da capra. L'hai visto? Troppo cool, dude. Ha detto che ci sarebbe stata un'invasione zombie o qualcosa del genere- bho. Forse Cookie ha ritrovato la sua gente. Lo sai che lui è un po' così, tutto emo, mezzo morto. Batté un paio di volte le palpebre, quindi si spostò gli occhiali dal naso solo per stropicciarsi gli occhi con le punte delle dita, disperato. Prima Hoseok veniva rapito dagli alieni, poi perdeva Jungkook nel mezzo di un Luna Park. Fra l'altro, per la fortuna che aveva, era sicuro che l'altro si fosse trasformato. Emise un lunghissimo e silenzioso urlo all'interno della propria testa, quindi si ricompose e tornò a guardare Petra con un sorriso.
    Certo, va bene... ha ritrovato la sua gente. Allora facciamo così, aspettiamo che vadano via un po' di persone e poi andiamo a raccattarne le part- insomma, lo andiamo a cercare? Non si allontana troppo, di solito. Magari sente il nostro odore e... ci rintraccia. Mormorò prendendo posto sullo sgabello vicino a Petra, lasciandosi penzolare le mani fra le gambe divaricate mentre la più giovane annuiva lentamente ma con convinzione. Va bene, dude. Mi sembra forte come idea. Almeno Petra sembrava tranquilla. Forse non si rendeva ancora conto che avrebbero dovuto fare attenzione ad ogni parte del corpo del povero amico e che, se ne avesse persa qualcuna, sarebbero stati dolori - per lo meno per Jungkook. Forte. Ripeté più piano, portandosi un palmo della mano contro la guancia e sondando la folla con sguardo annoiato.
    Come era comprensibile, Joon si sentiva un po' confuso dopo gli eventi di quella serata: aveva scampato per volontà della fortuna un temibile duello e morte certa mentre Hoseok imbracciava allegramente una motosega, ma non era nemmeno riuscito a scattare una foto della serata in santa pace senza essere interrotto da niente popò di meno che forze sovrannaturali e aliene. Se non è un segno questo... Così, mentre imbronciato e pensieroso non seguiva i discorsi di Petra, che lentamente stava scendendo dai picchi euforici delle droke mentre gli proponeva imitazioni improponibili di acuti dei Bee Gees, venne allarmato solo quando riuscì a captare il nome (gridato) del migliore amico. Ah, AH! AH! STAYIN ALIVEEEEEE-DUDE! Non è lui? JUNGKOO~OOOK! Sgranati gli occhi, li diresse verso due figure che si avvicinarono ben presto a Joon e Petra - che rapidamente raccolse il torace dell'amico in uno stretto abbraccio, non accorgendosi della linea di bava che le atterrò fra le radici dei capelli. Immagino che questo coso sia vostro. Annunciò la voce monocorde e stanca del giovane dal vestito smeraldino che non si presentò nemmeno, lasciando Jungkook alle cure delle figure di riferimento e responsabili - e Joon stava parlando esclusivamente di se stesso. Uh, sì. Questo coso è nostro... Jungkook, sei intero, che sollievo. Sospirò nel portarsi una mano al tettepetto, effettuando velocemente una più approfondita analisi sul corpo dell'altro, portandogli le mani sulle spalle e scrutandogli il viso: non sembrava mancargli nessuna parte.
    Sarebbero potuti tornare a casa di lì a poco, senza essere costretti a scandagliare l'intero Luna Park. Finalmente una buona notizia! Prima che Joon potesse ringraziare l'affascinante sconosciuto, l'ennesimo acuto di Petra lo fece sobbalzare. OH MIO DIO! MA SEI TUUU!!! SEI MYLORDDDD! Petra sparaflashò (è un verbo lo dico io adesso) una quarantina di foto al povero ragazzo che aveva consegnato Jungkook ai due e il biondo, soffiando come un vampiro, si nascose dietro un fantomatico mantello nero lasciando al suo posto una singola rosa. Direi che... forse è meglio finire qui questa serata. Sospirò nel girare fra due dita lo stelo dell'elegantissima rosa rossa, sperando che Jungkook non tornasse a sfuggirgli di mano per rincorrere Mylord che era sparito - evidentemente, il suo lavoro lì era finito. Così, dopo essersi assicurati di aver fatto tornare Jungkook in forma umana, richiedendo a Navarro un chilo di porchetta da portar via, i due amici presero sotto braccio il ragazzo-zombie e tutti e tre si diressero verso casa.

    Edited by Kagura` - 2/11/2020, 13:01
     
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    Impegnato a riciclare la malta che aveva impiegato per acconciare le liberty spikes di Pepi spalmandosela anche sui suoi capelli, Jungkook si preparò a mettere su i mattoni il miglior outfit retrò di cui era capace: un coordinato con magliettina e camicetta color cipcipcanarino, con tanto di nodino in vita e jeansini cuoricini, per poi finire con un tirabaci da maestro un po' come quello di Zac Efron in Hairspray (GoOd MorNinG BalTiMorE). Fatto fattooOOoOooo?!?!? BENE allora andiamo avanti hihi Con questo piglio retrò, il dinamico duo si avviò a passo di tipitipititpitpitip come in Take On Me al Luna Park, che scintillante di luci da festa li invitava a fare bisboccia dura. Bro secondo me stai una favola, hai spaccato 'co sto ssssciatussh. Sollevando lo sguardo in quello di Petra, Jungkook non potè che concordare: dai non si può che essere entusiasti se a fare il trucco di Halloween è l'unica e sola Rachida, Sibilla della Movida! Amore picolo, tu sta molto bene sembra facia di mio sio Alberigo. O era lo sio di Rafa, no so più niente. Ti ho dipinto come sgiocher di cavaliere della note, tiè stai benisimo ce se vede basci. Dunque, lasciata indietro Rachida, impegnata a rincorrere Valentin a pochi metri di distanza, Jungkook non si avvide della presenza del suo adorato Milord da mesi perduto nell'etere per poter tornare da Pepi, pronta a rotolare insieme a Clelyo vicino allo stand del prosciutto. Più che Joker, il povero Koka pareva il fratello piccolo e brutto della mummia, però vabbè non fa niente ci sarebbe stato tempo per liberarsene. «Frà, secondo me stasera vediamo pure la bambina dell'Esorcista coi baffi. Me lo sento bro.» Dichiarò adamantino lui, muovendo le mani proprio per gesticolare l'intero discorso in modo chiaro, anche se ancora aveva qualche problema ad aprire le palpebre dopo le tonnellate di trucco, carta e colla vinilica che Rachida gli aveva spalmato sulla faccia, posseduta dagli spiriti di Giovanni Muciaccia e TRRIR signore dell’immagine. Senti diamo un calcio a questa serata, ti porto in un posto. Mezzo cieco e già un po' sballato dai fumi della colla vinilica, Jungkook si affrettò a seguire Petra là dove avrebbe voluto portarlo, ben presto al cospetto di uno spacciatore che la ragazza pareva conoscere abbastanza bene - yo rispetto more like orsù acciderbolina ossequi messere. YO! Rispetto fratelli, Milo il tuo costume da tizio scheletro mi piace un sacco e- Poison... la roba ce l'hai? Vittoria! Latte e biscotti tutta la notte per Pepi e Jungkook, che agguantati i loro edibili a forma di fatine o Jessicone erano pronti ed entrare nel loop del disagyo.
    Bboni... Ttate Bboni... Nel bel mezzo dell'oscurità del giardino mentre facevano ritorno al cuore del Dromme, una risatina soffocata sfiorò la schiena di Jungkook un po' come Alien, eppure, quando si voltò, non vide nessuno. Agguantò quindi la manica di Petra tirandola un paio di volte per attirare la sua attenzione, però neanche lei potè vedere nulla. Bboni.. Ttate BboooOOOONIIIII!!!! ed ecco che un poderoso Maurittio scatenò il suo urlo di guerra, mentre portando la testa ancor più giù nelle spalle iniziò a rotolare giù per la collina vestito da zucca di Halloween, sbaragliando tutti nella sua cascatona. Jungkook e Petra riuscirono a schivare la zuccona urlante senza collo solo per qualche centimetro so close, mentre andava ad infrangersi contro la tenda da indovina di Rachida, che per averle spiaccicato una galina avrebbe dato la caccia alla zuca di diavolo per tutta Besaid. Finalmente salvi, i due brofrà arrivarono alla casa del grande fratello degli specchi VIP. Magiglionzolo era ancora intrappolata nel castello (non ce sta a Besaid il castello cit) e allora i nostri baldi cavalieri senza macchia e senza paura avrebbero dovuto salvarla - era quella, la loro quest del giorno. Jungkook quindi picchiettò sulla spalla di Pepi per avvisarla di gridare la famosa frase "Magliglionzolo, sciogli i duoi capelli!" alla ReCina prima di addentrarsi nel laPirinto degli specchi in cui era intrappolata non perchè fosse lì di sua spontanea volontà per acchiappare qualche bello scoop o qualche uccellino selvatico hihihi. SBONK Jungkook perse quasi metà dei chili del trucco che aveva in faccia a forza di sbattere contro gli specchi, però una volta arrivato all'ultimo che gli faceva il naso ( :~P ) grosso capì di essersi perso. No, non si trattava della prima quest del Besaid, ma solo degli edibili che avevano iniziato a fare effetto, tant’è che di punto in bianco fecero cadere Jungkook in uno degli specchi come Alice fino ad arrivare dritto dritto nella:
    MELE MELEVISIONE TE LE TE LE CHIEDIAMO CE LE CE LE RACCONTI MELE MELE PER TE (zan zan zan~)
    Improvvisamente vestito da follettino, il povero Koka si ritrovò con delle forbici dalla punta arrotondata in mano, pronto a finire il lavoretto del giorno: un acchiappa api che avrebbe fermato Orco Rubio dal conquistare la radura degli gnomi, proprio mentre Ronfo era impegnato nei Regni di Fiaba del Nord. Milo Cotogno aveva bisogno d'aiuto! Allora Jungkook indossò un grosso cappello da mago ed iniziò a recitare gesticolando l'incantesimo per recuperare tutte le api, agitando anche il lavoretto in aria mentre Milo Cotogno chiamava Nonno Cartiglio e Radio Gufo gufava. Frà? Bro? Dove sei finito? L'eco di Petra arrivò fino al Fantabosco e spaventò tutti quanti, tant'è che Lupo Lucio iniziò a correre di qua e di là, urlando È tornato Re Quercia, mammalupaaaaaa! Incaglio clamoroso, tutti i personaggi attesero l'arrivo del Re, ma quando non arrivò presero Jungkook in braccio come eroe di fate e folletti, e lo ributtarono nella televisione in mezzo alla frutta, ritornando a Città Laggiù proprio sulle gambe discinte della ReCina, che intonava L'unico frutto dell'amor è la papaya, è la papaya... l'unico frutto dell'amor è la papaya del mio guor... AAAH! Ma voi siete pazzi? Ma guarda un bò questi. Io sono la regina della casa. Inchinatasi di fronte alla suprema, Jungkook imitò i gesti di Petra, solo che stando sulle gambe della regnante trovava tutto un po' scomodo, anche la treccia ricciuta della queen, che lei si assicurò di fermare attorno alla vita sottile del ragazzo per non lasciarlo sfuggire dalle sue spire. Ciao Changuk che biascere vederti! Mi fuoi salvare anghe tu? Domandò, mentre allungando una mano verso l'amica per essere salvato anch'egli, Jungkook si affrettò a capitombolarsi via dalla presa di Malgy per evitare di essere molestato mentre lei esprimeva gratitudine verso Pepi arrivata per liberarla dal castelloh, facendole tanti doverosissimi complimenti per il look. Aw, Malgy, grazie. Grazie di Guore. Vuoi diventare la mia fata madrina? PUFF. La domanda magica infranse l'incantesimo in cui entrambi si erano loopati, e con un paio di mele in mano prese dal Fantabosco, Kookie raggiunse finalmente la sua bro all'esterno, entrambi usciti miracolosamente vivi dalla casa.
    Ormai Jungkook non era più capace di intendere e di volere molto chiaramente, e si aggrappò alle spalle dell'amica per riuscire quantomeno a camminare diritto mentre un profumino di pigne ed erba gli inondava il naso. Si riposarono qualche minuto sulle gradinate, ma Pepi riportò entrambi sull'attenti quando intercettò Joon, già fagocitato da Hoseok in una rocambolesca seratona. Oh merda bro c'è tua madre- Allora, barcollante, Jungkook si alzò, afferrando caldamente la mano di Petra per raggiungere la sua amata mamma per poi rannicchiarsi tra le sue tette i suoi pettorali per un leggero abbraccio. «Happy Halloweeeen~» Biascicò con le mani il ragazzo, proprio mentre lo sguardo premuroso di Joon sfiorava entrambi i bambini con fare comprensivo. Ehi, come va? Vi state divertendo? Siete passati alla presa del prosciu- ah, nulla. Lasciate stare. Comportatevi bene, okay? Felicio come una pasqua, Jungkook sfoderò un bel sorrisone ad entrambi i più grandi, dimentico di minacciare Hoseok mentre si ricongiungeva a Petra e commentava le parole di mamajuni con due pollici in su. «Siamo stati al Fantabosco e Petra ha salvato la Regina dagli uccelli!» Specificò, molto attento nel raccontare la splendida avventura agli altri con qualche licenza poetica prima di congedarsi dalla coppia e continuare con la seratona, stavolta vicino alle montagne russe. Tu ed io... e le montagne russe. Vediamo chi vomita prima? Piantando così un bacio dritto tra le liberty spikes di Pepi e ciecandosi gli occhi per la terza volta (la prima era la quest), Jungkook trovò la sua proposta la più geniale del mondo, mentre per nulla turbato si avviava sul carrettino che li avrebbe fatti volare ALTISSIMO. Si allacciarono le cinture, e mentre Koka era impegnato a osservare il cuoricino d'argento fisso alla propria cintura come se fosse l’opera d’arte più stupenda dell'universo, sentì Petra attirare la sua attenzione per costringerlo a vivere nel momento e godersi il blast. Secondo me vomita prima il carretto, ma se vomiti prima tu poi andiamo a farci un kebab da quel tipo coi baffi, okay? Okay, amico. Okaa~aaay. Ce l'avranno al seitan? Manco il tempo di rispondere, e la giostra prese una velocità allucinante da 0 a 17000 km/h in 0.00000002 secondi, tanto forte che spazzò via il trucco di Koo e catapultò Jungpepi nello spazio cosmico, così in alto che riuscirono a vedere Mitch volare nel cielo come un gabbiano e pure gli alieni che avevano rapito Hobi poco prima sulla ruota panoramica. Una volta atterrati dal lancio nella stazione internazionale, Jungkook pareva stonato proprio come aveva iniziato, mentre Petra aveva assunto un colorito dalle sfumature un po' sombi che le sarebbe stato proprio utile durante il Thriller Dance Off. Peccato che, nel scendere dalla montagna russa/razzo NASA Kook notò uno degli avventori vestito da medico, con indosso un camice che tanto gli ricordava quello degli operatori del Mordersonn.
    Un momento di panico e- Jungkook? Dove sei finito? Mah- tu guarda questo... Jungkook era ormai perso e pronto ad unirsi alla mandria di Zombie richiamata da Don Matthew, ma nel mentre, i passi leggeri di una ragazza dagli anfibi neri fermò l'incedere di Petra, piazzandosi di fronte a lei con fare quasi burbero mentre le consegnava un volantino. È Halloween, e la mia band suona stasera. Si chiama Murder of Crows. Borbottò Eira portandosi una ciocca di capelli neri ad un orecchio, forse più emozionata di quanto dava a vedere, prima di tirare appena le labbra tinte di color cremisi in una specie di smorfia simile ad un sorrisetto, le guance pallide che si imporporavano appena. Se ti interessa suoniamo all'Haunted Hearse. Concluse lei ben più sbrigativa di quanto avesse pianificato, correndo via ed al tempo stesso godendo del suo habitat naturale in una festa spaventosa: l'agitazione certamente non derivava dal dover pubblicizzare un concerto di musica goth durante una festa di Halloween, ma da una giovane attrazione ai suoi albori. Così, mentre Eira spariva trasformandosi in un nugolo di pipistrelli e Petra addentava un kebab e Jungkook... Beh, Jungkook vagava un po' l e n t o e tranquillo come non morto, si ritrovò nei pressi della pista di pattinaggio proprio mentre Don Matthew gridava IT'S CLOSE TO MIDNIGHT SOMETHING EVIL IS LURKING IN THE DARK!!!!! Non poteva crederci. Impossibile, fantastico, meraviglioso, perfetto: tra tutti gli odori degli hoomany in quel posto un po' sudicio, Zombiegoo riuscì a captare l'odore dell'unico e solo Milord, ed ovviamente sniff SNORF continuò a seguirne le tracce come un coniglio da tartufo finchè non si insinuò alle sue spalle, afferrandone i fianchi mentre emetteva dei click più che compiaciuti. Ahhh finalmente, si era riunito al suo amato Milord! Lo strinse a sè in un abbraccio non troppo consapevole del fatto che il povero Aksell non sapesse nemmeno che il creepy dude alle sue spalle fosse lo stesso del prom, tuttavia Jungkook non poteva dirsi tanto sveglio in quello stato alterato, e preda del suo istinto, tuffò il naso nell'arco del collo dell'altro, annusandone il profumo a pieni polmoni mentre lo reggeva saldamente, più per trattenerlo sè che per aiutarlo con i pattini su cui scivolava poco stabilmente. «Click click click» Commentò un po' ingrifato e molto contento Jungkook, che con degli inquietanti gorgoglii dimostrava la sua devozione ad Aksell ancora intrappolato nella sua presa. Val era ormai stato sequestrato da Jessicona, dunque quello pareva il momento più propizio per voltare Milord, e così facendo, Goo potè finalmente osservare il suo viso: era lui, senza maschera, finalmente pronto a farsi sbaciucchiare dal suo sombi innamorato. Gli posò quindi le due manine morte contro le guance, e incantatosi qualche secondo ad osservarlo dopo averle tastate appena appena, schiuse le labbra e si avvicinò tanto da lasciare una leccatina contro le labbra dell'altro, abbandonando schiocchi di estrema felicità ed appagamento prima di rafforzare la presa delle braccia attorno alla vita dell'altro, per raccoglierlo in braccio come fosse una piuma, scappando così con il suo ricco bottino amoroso via dagli occhi indiscreti degli hoomany. Si fermò solo una volta che venne distratto dall'odore della porchetta di Navarro, posando così Milord per potersi avvicinare al cibo. Attirò quindi un po' goffamente Aksell a sè, e con un braccio attorno ai suoi fianchi fece per addentare la carne arrostita di qualche morsetto, abbastanza per renderlo innocuo ma non per poter tornare umano, giacchè un colpo di vento lo riportò verso le sponde più dolci di Milord (ancora con i pattini ai piedi, e quindi, impossibilitato a fuggire). Lo trascinò con sè sino al centro della pista di Thriller, e mentre gli altri sombi andavano a colpi di HEE HEE, Jungkook restò semplicemente appolipato al suo adorato hoomano, intrecciando un palmo tra i suoi capelli per continuare a scandagliare la pelle del suo collo e della sua mascella con il naso e qualche altro bacetto non-morto, schioccando mansueto mentre strofinava appena la fronte contro la tempia dell'altro. Stava per arrivare perfino a lasciar scivolare la manina ((birichina)) sulle curve fasciate di verde del fondoschiena di Aksell, però venne preso in contropiede proprio da quest'ultimo, forse un tantino seccato per essere stato molestato da uno sombi con una cotta. Lo riprese dalla collottola come fosse un animaletto, e mentre Jungkook cercava invano di mordere la mano di Milord per riprendere a coccolarlo, venne riportato alle cure di Joon e Petra, fortunatamente integro e con tutti gli arti al posto giusto. «Click click! Click- click click click~» Si lamentò il povero Koo, strofinando appena il naso e le labbra contro la guancia di Aksell un’ultima volta per poi vederselo scivolare via dalle mani, ora agganciato a Petra come un baby koala di Halloween mentre sbavicchiava con gli occhi puntati sull'umano smeraldino che tanto gli piaceva. Per lo meno, proprio come al prom, tutte quelle belle esperienze della serata gli sarebbero ritornate alla mente come dolci ricordi, parola di folletto!

    Edited by ‹Alucard† - 6/11/2020, 22:43
     
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    Brenda & Linda
    ma che è sto delirio non lo so, tiè scusate queste cose iniziano a diventare più lunghe dei post “seri” forse devo cambiare carriera e diventare ufficialmente un clown


    Sono in Porta Venezia, amo. Ma non trovo il taxi... adesso richiamo. Vi aggiorno ragazzi. Quando il pollice si staccò dal lato destro dello schermo, la nota vocale fu inviata all'adorato Val che lo stava aspettando nel mezzo di lugubri bare. Eva non aveva previsto una situazione del genere e mentre con lo sguardo scrutava la strada su cui si affacciava l'Aamot, la lingua strisciò velocemente contro labbro inferiore: bingo. Niente di meglio di iniziare una serata con un Gran Theft Auto Besaid Edition. Grazie, gliela riporto 'sta sera intatta. Prometto. Pronunciò serio e mandò un bacio volante al povero tizio disarcionato dal posto di guida. Infilatosi dietro il volante, cancellò con un movimento della mano le prime due stelline di brutta reputazione che apparirono sul lato destro del parabrezza. Debbie e Ali non sarebbero mai venuti a sapere di quel piccolo prestito effettuato senza autorizzazione del proprietario, ma non era certo il momento di pensare alla ghisa. Avrebbe fatto sbrigare le pratiche a quelli del Mordersønn, ora c'era una dancing queen da andare a recuperare. Messosi la cintura e ingranata la marcia eccola là, una voce proveniente dalla radio, evidentemente nella playlist dei preferiti del precedente proprietario della macchina. Con certe note sostenute il cantante sembrava essere ottimo per l'allarme di casa. 🎶Ma perché ogni minuto. Dura un'eternitàààààààààààààààà🎶 Con violenza pigiò il tasto per l'espulsione del CD e lesse in una calligrafia incerta: I grandi successi di Al Bano LIVE da i MIGLIORI ANNI 2017 con Carlo Conti. Accostò, abbassò lentamente il finestrino e giavellottò via il CD.
    Raggiunta l'impresa funebre della signora Rosdahl, dove sapeva che avrebbe trovato Val ad aspettarlo, suonò il clacson un paio di volte che classe e fece un rapido cenno con il capo. Sali in macchina, andiamo a fare shopping. Lo avvisò senza frenarsi dal fargli scivolare addosso lo sguardo - più per leggerne l'umore, ovviamente. Solo, forse un po', per notare amichevolmente con che grazia gli indumenti scelti gli fasciavano il corpo. Si chiese come si sarebbe cambiato da lì a poco. Signora Rosdahl, non si preoccupi, glielo porto sano e salvo ˢᵃⁿᵒ ᵉ ˢᵃˡᵛᵒ ˢᵃⁿᵒ ᵉ ˢᵃˡᵛᵒ, lo faccio divertire ᵈᶦᵛᵉʳᵗᶦʳᵉ ᵈᶦᵛᵉʳᵗᶦʳᵉ ᵈᶦᵛᵉʳᵗᶦʳᵉ Uno strano riverbero fece apparire un'espressione sorpresa sul viso di Eva: sperò che sarebbe stato in grado di mantenere almeno quella promessa. Poi rivolse l'intera attenzione a Valentin, già in moto verso il VintAge, ultima tappa prima di quella finale: la festa retrò al Luna Park. Non mi devi dire niente, è una fortuna che abbia trovato questa carriola e non ti racconto cos'ho trovato nella radio... Che schi- Iniziò a dire ma, quando non si accorse di essere ascoltato dall'amico, lo osservò di sottecchi. Valentin non sembrò nemmeno essersi accorto dell'interruzione nel breve racconto di Eva e per qualche secondo il più giovane venne pizzicato dall'idea di lanciare fuori dal finestrino anche il cellulare che l'altro stava tenendo tanto affettuosamente fra le dita. Semplicemente, a labbra chiuse, si mise a mormorare il motivetto di una canzone senza schiudere le labbra. You think I'd crumble? You think I'd lay down and die? Spento il motore e terminato il motivetto, Eva si allungò per lasciare un buffetto sotto il mento dell'altro. Allora? Sei pronto per la Disco Night? Siamo arrivati loverboy. Lo avvisò e una volta entrati, pronti a svaligiare gli scaffali del negozietto di abbigliamento, Eva venne frenato nella ricerca da un inaspettato ma piacevole regalo. Ho una cosa per te. L'ho fatto io, sicuramente qui troveremo dei pantaloni da abbinarci se ti piace. Il verde sta molto bene con il tuo incarnato, quindi almeno provalo, non accetto un "no" come risposta~ Rapide, le manine avide di Eva non si lasciarono scappare la ghiotta occasione e estratto il regalo dal pacco, se lo portò al cuore mentre tubava intenerito. È così bello, Valentin. Come potrei dire di no? Più serio - e per questo usò il nome completo dell'amico - Eva ringraziò con un sorriso sincero Valentin, quindi si mise a piena disposizione delle sue mani e del suo occhio attento ad ogni dettaglio, pronto ad indossare quello che il suo stilista avrebbe deciso per lui.
    Una volta che Eva ebbe infilato il perfetto completo smeraldo (tanto che vestiti così, di rosa e verde, sembravano i due Fantagenitori) anche l'ultimo dinamico duo raggiunse Luna Park solo per essere accolti da una sagra dell'orrore nel vero e proprio senso della parola. Linda... Mi sto chiedendo perchè siamo venuti qui. Almeno c'è la stanza degli specchi, perchè i costumi mi stanno facendo male agli occhi- Portandosi due dita al ponte del naso, forse volendo coprire quella visuale da incubo, Linda non poté che concordare con la sua amata Brenda e, in un francese tutto suo perché lui è spia russa, che ne sa dei francesi, ammise: Che oVVoVe! Meglio la sobViété. Quel modo di parlare gli ricordava un certo imbianchino di Oslo, un fissato con attività e tessuti tutti suoi e che faceva il filo (di seta) al suo capo preferito, Nikolaj... fatto sta che fatto sto, che non si sarebbe dimenticato i consigli di Master Miccio. Gli occhi sgranocchi (non più tutta quella storia dell'eterocromia) di Eva forse avevano visto troppo, ma non vennero risparmiati nemmeno dalla visione di una disperata Rachida Sibilla della Movida che sembrava non essersi dimenticata dei loro focosi trascorsi della serata del Prom. Erano appena arrivati e già Linda non ce la faceva più quindi, folgorando la sibilla con lo sguardo dietro le spalle di Brenda (a cui si aggrappò saldamente), si lasciò portare in salvo verso nuove prospettive di importante networking. Quindi, dopo un incontro con una favolosa stella bella più di bambola star con tanto di caschetto (forse per prevenire i dolori delle capocciate che continuava a tirare) e un certo tipo che aveva il sentore di conoscere, Eva rimase si sentiva un po' sposatooffeso. Vi prego, signori, non parliamo di lavoro adesso. Passate prossimamente alla Maison se volete un colloquio. Senza le giacchine pastello. Esta noche pensate a divertirvi. Prima di tutto, non si scherzava sulla parola con la "s", che tutti e due erano ancora giovincelli. Secondo di tutto, con gli ultimi capi usciti della collezione primavera-quarantena della Estella non c'avrebbe rivestito manco una vecchia ciavatta. Quindi dopo un "ma te guarda questo" molto silenzioso, Linda non esitò a condividere con Brenda i suoi pensieri. Comunque, solo Alessandro mi può parlare così. Nei suoi sogni. E mandò un bacio in cielo al suo carissimo Michele che non è morto.
    Poco dopo si trovarono di fronte ad un rappresentante del Partito, l'unico e solo, dato che di rosso esistevano solo due cose ed era un po' presto per Natale. Tоварищ. Lo salutò con tono severo, accogliendo lo sguardo stranito di Brenda con una certa perplessità: certo il rosso Corsa era un po' un azzardo di quei tempi, però cos'avrebbe proposto lui? Un rosso pompeiano? Certo magari il Compagno poteva appartarsi in qualche modo ma in quel momento gli sembrava poco opportuno. La confusione di Linda si acquietò non appena Brenda chiarì i motivi per cui i due si erano presentati al cospetto di Deadpool dell'universo della Marvel. Vorremmo sparare. Arricciate le labbra, annuì a tutte le proposte del Compagno mentre si teneva il mento fra l'indice e il pollice, si complimentò con Valentin per la scelta quindi andò per una sobria arma bianca, chiedendo un po' di coltelli - da pesce, da dessert e anche la rotellina per la pizza. Così, in quella nebulosa che richiamava l'aria di circo dell'Est Europa e una becera rievocazione della Kant, famosa compagna di Diabolik (64 verticale) i due riuscirono a far fuori tutti i bersagli in men che non si dica. POSSO DARVI LE BolLiCiNEh!!!!! Però non prima che cantiate Duloc. Altrimenti niente premio. Stava per fingere un golpo al guore, quando ricevette una gomitata da parte di Linda e sbuffò sonoramente. Ehi amico tu e il mulo. Sù pulitevi il.... viso! Duloc èè- Duloc èè- Duloc è il paaaraaadisoooooo! Continuò la patetica canzoncina che - chissà perché - conosceva, con tanto di perfetta imitazione delle mosse delle marionette con tanto di faccia impassibile. Preso da un eccesso di vanagloria, volle strafare, perché al disagio bisogna rispondere con il disagio per spaventarlo. Questi erano vecchi consigli della sua nonna russa che non aveva mai avuto, che gli aveva consegnato insieme ad uno stufato di cavolo e pane nero.
    Quindi, prima che il rappresentante del Partito potesse consegnare loro il montepremi in bbbollicine, Eva fu rapido a sparire dietro la baracchella che avevano appena riempito di buchi veri. Tornato sotto una nuova luce e un mantello dorato e ancora vestito sotto, venne immediatamente circondato alle spalle da cinque power ranger: uno rosso, uno giallo, uno verde, uno blu e uno pelato. Una aveva perfino un piccolo coniglio grigio in testa nana sei tu. Tutti insieme iniziarono a cantare una canzone in tedesco che però parlava della capitale della Madre Patria Russia e Eva non mancò di mostrare tutte le mosse di piede che conosceva meglio. Avrebbe volentieri imbastito anche una grande celebrazione a Boney M. per "Rasputin", ma il post si è dilungato fin troppo. Accettò le bollicine e l'anello una volta terminata la performance, venne eletto regina del ballo e controllò che Brenda avesse seguito attentamente i suoi passi, sperando di restituire all'amico un po' di allegria. Più si avvicinavano alla pista di pattinaggio, meno Eva era consapevole di ciò che gli sarebbe successo di lì a poco, impegnato a chiedersi se l'anello vibrasse. Quando si strinse i pattini a rotelle ai piedi era ormai troppo tardi. Dannato e imbranato, non gli restò che fare altro se non appendersi all'amico a cui ovviamente non aveva potuto dire di no: era già triste e miserabile, come potergli negare quella gioia? Pora stella. Quindi con gran disappunto - celato benissimo - cercò di fare una bella figura mentre salutava la cara amica Sofie che indossava un vestitino niente male ma che sui pattini faceva schifo tanto quanto lui. Se Kai avesse accondisceso a fare Richard Gere, lui avrebbe volentieri indossato i panni della Zeta-Jones.
    Un po' distratto da quegli scenari e dal desiderio mai provato fino a quel momento di rimanere in vita, stretto al braccio di Valentin come se fosse un nerboruto omone, nemmeno si accorse del cambio di consegne o dell'arrivo di una mandria di zombie direttamente dal sub-continente indiano. Ma che evento multiculturale! Ugh.. Guarda Linda! Questi non sanno proprio fare skincare, guarda… tutte le cellule morte sulla fac- Alzò lo sguardo per quello che gli bastò a definirsi sposatodisgustato e, in quel momento, credette di contare sui suoi fianchi più mani del dovuto. Uh... e così è lui eh? Eva alzò un sopracciglio con una certa confusione, almeno fino a quando, girando di poco il viso, non si ritrovò la faccia pallida di Jungkook. Tutto accadde così velocemente che Eva non ebbe nemmeno il tempo di urlare uno struggente "no" e, mentre Val veniva rapito da una signora (non credeva che all'amico interessassero le GILF), lui se la doveva vedere con un mezzo-morto un po' infoiato. Mesi fa l'aveva intuito che Jungkook era un tipo quantomeno particolare ma non l'aveva considerato fino a quel punto animalesco, tanto da passare dal mutismo ad emettere dei soli e strani gorgoglii. Quello sarebbe stato un mistero di Halloween da scoprire solo in seguito. Per il momento, Eva trovò finalmente il giusto sostegno fra le braccia un po' più voluminose del giovane che, poco più basso di lui perché non indossava i pattini, gli fece quasi tenerezza, almeno fino a quando non iniziò a centrifugargli le labbra.
    Jungkook, caro, sono contento di vedert- Ma prima che potesse terminare quel tentativo di prendere il controllo della situazione nel modo più pacato possibile, Eva venne sollevato di peso e trasportato verso chissà quale direzione. Ne aveva conosciuta di gente strana eppure Jungkook sembrava voler arrivare primo in qualsivoglia competizione; tuttavia, il big brain (?) di Eva arrivò in soccorso, suggerendogli che forse la ragione per cui Jungkook era così fuori di sé non era semplice euforia, ma forse c'era lo zampino di qualche elemento in più. E visto che gli sarebbe stato impossibile allontanarsi, Eva cercò di mantenersi per più tempo possibile in piedi e vicino al ragazzo-zombie che l'aveva catturato donandogli alcuni pensieri su cui riflettere - come una strana fantasia nei panni di Ann Darrow. Appoggiato un braccio sopra la spalla di Jungkook più vicina a lui, lasciò che l'altra mano scivolasse in un movimento sinuoso lungo il profilo del proprio busto. Ehi, vuoi una bottiglia di Coca-cola con quella? Domandò riferendosi ovviamente a se stesso, con le palpebre socchiuse e sguardo ammiccante, osservandolo nutrirsi in modo un po' primitivo di un trancio di porchetta - forse in una quantità non sufficiente per sfamarlo del tutto. I comportamenti di Jungkook continuavano a dargli indizi ma l'uno completamente scollegato dall'altro - quello che aveva capito, e anche bene, era che gli piaceva. Nel bel mezzo di quella baraonda - fra bici, balli dall'oltretomba, bionde coi caschetti, Antonella Clerici - non credeva di poter godere di tutti quei tentativi di approcci romantici che Jungkook continuava a fallire miseramente, forse in una botta fortissima dovuta chissà a quale sostanza ingerita (oltre al kebab di dubbia provenienza). Quindi, prima che la situazione diventasse irrecuperabile, Eva, che era di buon cuore e voleva regalare solo il meglio agli altri, decise di prendere per la collottola il più giovane e restituirlo ai rispettivi proprietari - tanto li aveva già spiati e individuati in passato, scandagliando ogni archivio fisico o virtuale. Sfortunatamente venne paparazzato alla grande e, pur sapendo che sulla confezione c'era scritto "durata 26 ore", sapeva che l'illuminante non era più allo stato di inizio serata - di sicuro non dopo l'incontro appiccicaticcio con il ragazzo-zombie. E così, soffiando e nascondendosi in un lussuoso mantello, svanì nel nulla dato che lì il suo lavoro era finito (2).
     
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    † Joon ~ Hobi †

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    BolLiCiNEh anche per Hobi, che all'HopeLab ormai era già bello che andato perchè Joon volpone aveva avuto l'idea geniale di portare del prosekkoh, unico e solo punto debole del povero barista, che in due ~b i c c h i e r i n y~ aveva detto addio alla propria già fragile sanità mentale in compagnia del suo caro ed attraente collega. Hoseok sei sicuro di non aver bevuto troppo? Que Volpòn! Sicuramente porre proprio a Hobi domande sulla sicurezza non sarebbe stato saggio da parte di Joon, che da povera preda, si era ritrovato nella tana del lupo senza nemmeno saperlo. Haha~ hic~ chi ha bevuto troppo? Tranqui~illo Joonie, se non ti hic~ senti bene me la vedo io! Ecco là Hobi che già si immaginava con un completo da infermiera a curare ogni male del povero Joon, prima che quest'ultimo trascinasse entrambi fuori dall'HopeLab per dirigersi verso il Dromme. Ooh, Jungkook mi ha appena detto che ci saranno anche lui e Petra. Magari li becchiamo in giro. Un cenno vigoroso del capo, e le braccine non troppo spesse di Hoseok si attorcigliarono come serpentelli attorno al bicipite destro di Joon in cerca anche di virtuale protezione dai due bambini spaventosissimi che vedeva spesso scorrazzare intorno all'altro e che si divertivano a minacciarlo una volta sì e l'altra pure. A~Ahaha, i piccoli! Fusseggiò Hobi, già colpito da un improvviso istinto materno. Si, materno, no spoiler huahuahuaHUAHUA. Rispecchiando però l'outfittyno di Joon, Hoseok si presentò al suo fianco da degno cavaliere della discodance con indosso un paio di jeans scuri - con tanto di cintura Gucci tarocca - ed una camicetta in pelle color rosso fuoco pasiòn che aveva ripescato dalla sua meravigliosa collezione di vestiario che si prestava a party hard un po' diversi da quello di Halloween wink wink~ Comunque, conciato letteralmente per le feste, il nostro eroe con gli occhialetti da aviatore non smise di marciare tutto contento, aiutandosi con la salda presa su Joon per mantenere l'equilibrio di straight non ha nemmeno la camminata HAHA. Per finire, una semplice: trentaquattro più trentacinque? Allora, amici non vi illudete: Hoseok poteva anche essere ubriaco, ma sicuramente sarebbe riuscito a svolgere qualsiasi indovinello se questo comprendeva le giuste insinuazioni. Dunque, come fosse un fisico del Cern, Hobi risolse l'operazione in meno di 0.00002 secondi, sollevando così le sopracciglia nel dirigere lo sguardo vispo in quello di Joon. Qui? Va bene, non pensavo ti piacessero queste cose, cariño~ Vi ricordate Adam l'anno scorso, che per colpa dello spaventapasseri diventò improvvisamente un poliglotta extraordinaire? Bene, Hoseok sembrava accusare degli effetti sovrannaturali simili, però solo con lo spagnolo, che chissà perchè aveva la sensazione gli sarebbe stato molto utile nel corso della serata. Allora guapo, che facciamo? Incalzò lui, ridacchiante, schioccando un bacetto proprio al centro della guancia del povero Joonie prima di assottigliare lo sguardo in direzione del Luna Park, il cui ingresso era ormai a pochi passi da loro. Mmh, meglio farlo nella casa degli specchi no? Rimandiamo, non ti offendere querido. Cinguettò allora Hoseok tutto contento, liberando almeno momentaneamente Joonie dal pericolo mortale che stava per assalirlo assieme alle molestie del suo accompagnatore.
    Ormai avevano già seminato Maurittio rotolante e le fatine la cui polvere sembra talco ma non è, quindi non restava che incontrare la Sibilla della Movida qualche metro dopo l'entrata. Sciao Hobi! Ti devo dare il bascio academico dall'ano scorso! Aprendo così i palmi per fermare l'indovina nel suo tragitto disastroso e proteggere Joon e le sue.. perle, Hoseok schiuse le labbra in un luminosissimo sorriso, come suo solito. Sciao Rachida - no il bascio me lo puoi dare solo dalle labbra - poi per il resto vediamo con guapito hehe~ Indicando con gli indici sottili Joonie (guapito), Hoseok si assicurò di non ricevere attenzioni indesiderate dalla Sibilla, che perplessa si fermò e rovistò nella sua enorme borsa dove forse nascondeva anche le galine dalle fauci di Valentin, perchè non si sa mai, poteva venirgli un attacco di fame e poi l'indovina sarebbe impazzita e avrebbe iniziato a seguirlo col fucile etc etc - E va bene Hobi, tu ancora povero? Ho filtro d'amore che ti ho promeso così lui vede solo amore e tuo culo, e ogi non ai meso i pantalone bianchi! Indignata nel vedere che i suoi consigli sentimentali non erano stati presi alla lettera, Rachida s'incassò, e recuperata dalla borsa una frontierina con un paio di antenne aliene, la piantò dritta sulla testa di Hoseok. Lanscio a te maledisione di alieno, da capeli poi pasa a tutto il corpo atensione! Dichiarò lei in uno slancio malefico prima di sparire in una nuvola di fumo ed aver lanciato il malocchio extraterrestre al povero Hobi. Haha! Joonie, chissà che voleva dire! Completamente ignaro, Hobi non sapeva nemmeno in che guaio la Sibilla della Movida l'avesse cacciato, ed ignorandone le parole profetiche proseguì il suo giro, oltrepassando un trattore all'ingresso. Joonie! Fermo ma- ma quello è- IAGONEEE Papitooooo~ Trascinando con sè Joonie nel restargli incollato come fossero ormai siamesi ciao niko, Hobi ed il suo formidabile cavaliere si fermarono davanti ad uno dei clienti regolari dell'Egon, con cui Hoseok puntualmente cinguettava così per non farsi scappare un cliente tanto gnOkko dal club. Era un po' adulto per i propri gusti ma comunque anche l'occhio vuole la sua parte, no? Ora Joonie, ti mostro come fare conversazione con un latin lover~ Mormorò quindi Hoseok, avvicinandosi all'orecchio del più piccolo per spiegargli la sua strategia, prima di venire posseduto ancora una volta dallo spirito dell'España. Attese che Iago si fosse liberato delle sue conversazioni e poi saltò all'attacco. Hola papito~ Tu... Sguardo intenso. ¿Conoces a Pin Pon? Momento di silenzio, e acquisito un taglio alla Lord Farquaad, Iago proseguì con fare pensoso Mm... Es un muñeco muy guapo y de cartón. HA! Per fortuna Lord Iarquaad Blanco Torres aveva capito tutto! Se lava la carita ... con agua y con jabón! Che intesa! Riuscivano persino a finire le frasi l'un l'altro! Meglio di così non poteva andare, ma Hoseok si avvide del fatto che tanto andava d'accordo con Papito solo perchè Raffaellona aveva colpito la testa del povero direttore con uno dei suoi poderosi casquet, e allora prima che rinvenisse, Hobi ritenne più saggio lasciare Pin Pon indietro, agguantando la mano di Joonie per portarlo via dalle potenti testate della Raffa prima che anche il suo prezioso collega venisse danneggiato irreparabilmente.
    Ehi, Hoseok, perché non andiamo- Joonie non si sbagliava: puoi portare via Hobi dal disagyo, ma non il disagyo da Hobi. Per quanto avesse provato a distaccare Hoseok dal devasto esso ritornava in loop a coinvolgerlo, per questo avventuriero e master si fermarono davanti allo stand di Clelyone che aveva indetto via Instagram una gara di peso del prosciutto tra gente che urlava e baldi cavalieri pronti a darsi battaglia sino all'ultimo grammo di saloome. Ci provo io! Il grido di guerra si levò a Mordor, e mentre Hoseok si lasciava alle spalle l'amato elfo Joonir (non lo so tutti i nomi degli elfi finiscono per ir) andò a guadagnarsi il pane con tanto di arma letale. Ecco che, non che non lo fosse già, Hobi venne ufficialmente consacrato a pericolo pubblico sul suolo di Besaid un po' come i terremoti di magnitudo 8,35 sulla scala Richter Su wiki dice che è Bomba Zar - l'arma termonucleare più grande mai testata hihi non appena accese la motosega ed iniziò ad affettare la cosciotta. Ho-Hoseok? Sei sicuro di saperla usare? WIIIII~~ Fortemente devastato Hobi pareva fuori di sè mentre creava delle fettine perfette di Gran Biscotto, e gioioso nel voler condividere quel momento di immensa felicità con il futuro consorte, allungò un braccio per afferrargli i fianchi, scattando in avanti per via della potenza del rinculo della motosega. WOA JOONIR! INIZIA A PENSARE CIÒ CHE VUOI FARE CON IL GHIOTTO MONTEPREMI! Squillò Hobi leggermente in hype, maneggiando la motosega come se non volesse fare altro da tutta la vita, tuttavia, venne distratto dal passaggio di Iago - completamente ripresosi - con Raffa, e proprio allora Hoseok si sovvenne del fatto che doveva fare un trentaquattro più trentacinque con Joonie nella stanza degli specchi, dunque buttò via la motosega e si lasciò trascinare via dall'altro, ben contento di poterlo molestare ancora un po'. Ecco che, però, ogni bollente spirito venne assopito dall'arrivo dei due bambini di Joon, un po' puzzosi di erba ma tutto sommato sani e forti. In brevissimo tempo, Hobi si nascose dietro la schiena del minore, un po' per paura nei confronti dei JungPepi, un po' perchè colto da un moto di pianto. Com'erano carini quei piccolini? Perchè non ne aveva ancora avuti di propri? Oh com'è dura la vita di una fanciulla in età da marito! Ehi, come va? Vi state divertendo? Siete passati alla presa del prosciu- ah, nulla. Lasciate stare. Comportatevi bene, okay? Hoseok tirò su col naso, e dopo essersi ricomposto, salutò i due con la mano, ricevendo un l~e~n~t~o cenno con la testa da parte di Jungkook prima di vedere entrambi i più giovani volatilizzarsi nel disagyo.
    Sei proprio instancabile... ti sei messo a lavorare perfino la sera di Halloween. Gonfiando le piume un po' come l'uccellino-master durante la festa di compleanno di Yoongi, Hoseok gongolò tutto contento per i complimenti che Joonie gli dedicava ogni volta, e stava per trascinarlo verso la casa degli specchi quando un'ombra attraversò velocemente la visione periferica di entrambi, una figura misteriosa e pericolosa. E-ehi Hoseok... ma cos'è quello? Panico pa-panico paura paura ecco che Hoseok stava già facendo i viaggi a fantasyland dell'anno scorso, quando sia lui che Cat erano rimasti rinchiusi in una casa infestata. Tuttavia stavolta non aveva così paura, e non solo perchè Joonie, prezioso come sempre, si fosse piazzato gentilmente di fronte a lui: c'era qualcosa in quell'entità che faceva capire a Hobi di non preoccuparsi. Avrebbe potuto domarla. Tu, strana figura. Che stai facendo lì nell'ombra? Fu Joonie ad interpellare la forma nascosta per primo, rivelando così uno gnoMO ARMaTo di AscIa con il foulardino da babuska che strillava di qua e di là mentre inciampava nel mantello medievale, sicuramente troppo lungo rispetto alle sue gambette corte. Sca-scappa! HOO~OOSEOO~OKKK!!!! Hoseok però non si mosse, pronto a blastare lo gnometto con tutta la sua (non considerevole) forza mentre Joonie panicava un pochettino. Hobi conosceva i suoi polli molto bene. Tirò quindi fuori il flautino duecentesco che aveva usato all'Egon per richiamare Leo pronto a pronunciare l'incantesimo di Bibble di Barbie Mermaidia e farla finita una volta per tutte. Jiminie!!!! Se ti becco ad urlare così un'altra volta ti faccio vedere i-io~ ah! Colto di sorpresa ed interrotto nel mezzo del suo rituale scaccia-gnomi dalle braccia di Joon, Hobi si sentì ~piacevolmente~ scombussolato dal fatto di essere stato agguantato come una PinSipessa proprio dal suo dolce e aitante accompagnatore: allora era lui Elina, la principessa di Fairytopia destinata a diventare la regina delle fate al fianco di Joonie! Ormai l'idillio era proprio nel pieno, tant'è che Hobi non si accorse nemmeno che il suo adorato PinSipe l'aveva fatto atterrare proprio sulle sponde del baratro: la pista di pattinaggio. Aah... che cosa carina. Anche tu sei carino~ Hobi continuava a fantasticare imperterrito, e non capiva che di lì a poco sarebbe diventato Bambi appena nato quando sotto ai piedi gli sarebbero state attaccate delle rotelle aliene. Hoseok, ti va di provare? Se non sei capace, non importa, puoi reggerti a me. Ti faccio vedere come si fa, va bene? Ti fidi? Ormai Joonie era circondato da lucenti sprazzi di sole e roselline volanti, quindi Hobi accettò senza riserve tutto ciò che avesse in mente di fare per restargli vicino un altro po' e conoscerlo meglio. Il giro sui pattini non fu terribile come Hoseok si immaginava, e a parte qualche capitombolo, Joon gli restò accanto con tenerezza e pazienza, dimostrandogli ancora una volta di essere lui il compagno perfetto, se solo avesse avuto il coraggio di vederlo. Per questo motivo, sulle orme di quei sentimenti acerbi e ancora quasi nascosti, Hobi portò gli occhioni da cerbiatto in quelli dell'altro, chiedendogli a dispetto della propria paura dell'altezza di andare insieme a fare un giro sulla ruota panoramica.
    La ruota? Oh, certo. Non c'è troppa fila, forse potremmo salire presto. Difficile, per Hobi così come per Joonie, immaginare che quelle attività più dolci c'entrassero qualcosa con un rapporto puramente professionale ed amichevole, tuttavia Hoseok parve non riuscire a separarsi da quei confini che tanto saldamente aveva tracciato per se stesso e per Joon, spingendo ogni definizione e consapevolezza in qualche angolo remoto della propria mente, teso solo a godersi il momento in compagnia dell'altro a cui si era stretto forse un po' troppo rispetto al normale, anche una volta in alto. Hobi, perché non ci facciamo una foto insieme? Un calore familiare e felice si irradiò nel petto di Hoseok, che ricambiando il sorriso dell'amico gli rispose con un caloroso "sì" lo voglio, allacciandosi casualmente ai suoi fianchi per scattare una fotina assieme a lui. Woah Joonie cos'è questo flash- Bofonchiò Hobi un po' confuso dalla luce abbagliante che gli colpì lo sguardo di punto in bianco, costringendolo a sollevare il volto per esserne completamente accecato. Ma cos'è? Il flash? Non me lo ricordavo così potente- Nel mentre, Hoseok era quasi KO tra la luce folgorante ed il ronzio fortissimo. (((Hoseok non vedo più nulla))). Già il solo lamento di Joonie arrivò lontano e flebile alle orecchie del povero Hoba, colto nel mezzo di un discorso intergalattico a colpi di Bli blu bli blu. Bli blu. Blu bli bli blu. [È lui, è Elina. Vieni con noi, venerabile Elina].. Chissà perchè, Hoseok ne capiva ogni parola! Non si ricordava di saper parlare una lingua aliena, così come lo spagnolo, ma boh doveva essere la stessa cosa. Allora, convinto che si trattasse dei nostri amici Disney, James, Hapyberdey, Suzuki e Mericrisma che volevano fare una festa, si slacciò dai fianchi di Joonie per poi essere sollevato dal magnete cosmico dal sedere. Di un dettaglio però si accorse troppo tardi: Joonie non stava andando con lui? Joonie? JooooooOOOONIEEEEEEEEE~!!! No-on è il momento di dormireeeEEEEEEEEe!
    Ed Hobi fu rapito dagli UFO.
    Tao tao.
    Levitò e levitò, finchè non diventò una pagnotta hihi non arrivò al portellone, che venne richiuso alle sue spalle con velocità per diradare la luce e dispiegare le facce di... Ma tu non sei Hapyberdey...
    bOnk
    Quando Hobi si risvegliò dal suo svenimento, si ritrovò in una stanza tutta bianca, in cui i rumori intermittenti vennero sostituiti da un suono singolare, una melodia suonata da centinaia e centinaia di alieni, che tutti con la pelle verdina si dedicavano ad un sentito concerto R&B alla diamonica, pronti per celebrare il risveglio di Hoseok. Piripiripi pipiripiripiri~ Nel riaprire gli occhi, Hobi si rese conto di essere ora avvolto in una leggera vestaglietta bianca, e non poteva credere ai suoi occhi: c'erano file innumerevoli di Joonie verdi con le antenne che suonavano la diamonica. È il mio compleanno o cosa... Sicuramente se Mericrisma aveva voluto fargli gli auguri si era proprio impegnata. Tutti quei pettorali verdi- Bofonchiò un po' stordito lui, che si ritrovò in breve tempo sopraffatto da uno dei Joonielieni, che avvicinandosi a Hobi con fare rispettoso si inchinò davanti a lui, per poi iniziare un caloroso discorso con tanto di Bli blu bli blu. Bli blu. Blu bli bli blu, bli bli blu bli blu. Blu blu bli. Blu blu bli blu bli blu blu bli blu. A quel punto Hobi spalancò leggermente gli occhi, un po' perchè ricordava Joon un po' più voluminoso di lui ma non tanto quanto quell'Joonielieno, ed un po' perchè non si aspettava di udire quelle parole tanto reverenziali. Io? Il dio Elina? Il Dio alieno sulla Terra? Ah si, che figo! Aha~ Quindi questa è anche una cerimonia di fertilità! Ma non mi dire~ E tu come ti chiami, tesoro? Domandò curioso Hoseok, per nulla turbato dal fatto di essere stato rapito dal pianeta Terra, nè tantomeno del fatto che questo Joonielieno si stesse avvicinando a lui tanto da sfiorarlo con la sua pelle verdina. Bli blu bli blu bli blu. Bli blu. Un sottile !gasp! e Hobi comprese tutto in men che non si dica. Impollinator 34+35~ Che bel nome. Ti piacciono le mie antenne? Credo che andremo molto d'accordo~
    Seratina piena vero? E dire che Hoseok aveva appena iniziato! Sembravano esser passate ore dense e interminabili eppure il cerchio di luce tornò a splendere su Besaid proprio sulla pista da ballo al Dromme. Se n'erano andati quasi tutti tranne Negrito Navarro, Don Matthew ed i suoi sombi. Per fortuna, quando Hobi fu depositato sulla Terra con i compito di essere il dio alieno Elina tra gli hoomany, venne lasciato proprio accanto al furgone della porchetta di cui parve avere una fame incontrollata non appena tornato dal pianeta Bli Blu. Salve mi fa.. Mi fa un panino per favore- Domandò lui, mentre si portava una mano tra i capelli arruffati e si abbottonava la camicia un po' disordinata, pieno di bacetti e glitter ovunque non so che cosa sia non me lo chiedete non ve lo dirò. Wow che seratona~ Le fusa di Hoseok vennero solo interrotte dalle sciabolate del porchettaro, che gli lanciò il panino dritto in mano senza nemmeno voler essere pagato e allora, dopo essersi nutrito, Hobi fece per arrivare all'ingresso, quando venne fermato dagli sombi di Don Matthew che lo circondarono. Non sembravano minacciosi, specialmente in questo momento in cui iniziò a suonare la sigla finale della serata che Hoseok conosceva a memoria. 🎶De-spa-cito~🎶 Ed ecco che tutti quanti iniziarono a battere le mani a ritmo in un vero e proprio cerchio hiphop invitando tutti quanti al centro a ballare - Hobi compreso. E che fai, non balli? Pasito a pasito, suave suavecito, nos vamos pegando poquito a poquitoOOOOOOOO~ Che hype tutti a fare RRRRAARARA e snip snap e YO YO e cin sei set ot e si fecero tutti un freestyle pazzesco sulle note del Maestro Beppe Vessicchio Daddy Yankee, fino a che Hoseok non si rese conto di non sentirsi molto bene. Si appoggiò un attimino ad uno sombi, ma inorridito si tirò indietro e: splotch. E via la porchetta che aveva mangiato. Come mai tutta quella nausea in un momento? Non ce la stava facendo tantissimo, tant'è che Don Matthew si avvicinò a lui e lo prese un attimo dalle spalle. Stai bene figliolo di Diobono? Goccetto? E gli porse una fiaschetta con dentro il grappino di nononno. M-ma è grappi- No. Altro conato. Le nausee mattutine? Di già? Si chiese Hobi molto confuso, prima di volgere lo sguardo in quello azzurro e pieno di santità del Don. Beh, figliolo, sono pure le 3 del mattino. favorito FAVORITO BEiBEY Giusto! Uh, non è che mi può portare a casa di Joonie? Devo dargli una notizia importante. E niente, sulle note di Despacito, Don Matthew mandò tutti gli zombie a letto e poi si prese Hobi sulla bici, sfrecciando per le strade di Befas diretto sino al bosco, pronti a mettere una coccardina color arcobaleno fuori dalla porta di casa Lovenskiold, Blu Bli a voi~

    ᵠᵘᵉ ˡᵉ ᵉⁿˢᵉñᵉˢ ᵃ ᵐᶦ ᵇᵒᶜᵃ ⁽ᵉʰ ᵒʰ⁾ ⁽ᵘʰ ᵒʰ, ᵘʰ ᵒʰ⁾ ᵀᵘˢ ˡᵘᵍᵃʳᵉˢ ᶠᵃᵛᵒʳᶦᵗᵒˢ ⁽ᵉʰ ᵒʰ⁾ ⁽ᶠᵃᵛᵒʳᶦᵗᵒˢ, ᶠᵃᵛᵒʳᶦᵗᵒˢ ᵇᵃᵇʸ⁾
    ᴰᵉˢᵖᵃᶜᶦᵗᵒ

     
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